Alla cortese attenzione
di Sua Eccellenza
Mons.Giovanni Volta
Commissione Ecclesiale Giustizia e Pace
Roma, 20 Novembre
Carissimo Monsignore,
Le scrivo a titolo personale e, probabilmente, al di fuori degli usuali canoni procedurali, per sottoporre alla Sua attenzione il grave e urgente problema dei molti immigrati extra-comunitari che vivono e lavorano in Italia in condizioni di irregolarita' riguardo al permesso di soggiorno.
La Legge 39/1990 (nota come Legge Martelli) ha posto le basi per una corretta gestione del problema dell'immigrazione, evidenziando come, per poter definire il quadro di diritti e di doveri dell'immigrato, sia indispensabile che la sua presenza sia conosciuta e riconosciuta dallo Stato.
A questo scopo la Legge 39 stabiliva un provvedimento di sanatoria delle situazioni di irregolarita' venutesi a creare entro la fine del 1989, ed istituiva un canale permanente di accesso regolare al lavoro, prevedendo l'emanazione, alla fine di ogni anno, di un decreto governativo per la definizione dei flussi in ingresso per l'anno seguente.
Nella nota che allego si cerca di spiegare sinteticamente perche' l'applicazione della Legge 39, a questo riguardo, sia stata carente, e come questo abbia portato alla formazione di una fascia sociale, quella degli immigrati irregolari (si badi: irregolari, non clandestini!), che contribuisce con il lavoro al benessere della nostra societa', ma non vede riconosciuti i propri diritti fondamentali.
Lavorando in un centro di prima accoglienza, vedo quotidianamente l'angoscia di chi non puo' accedere ad un equo salario, non puo' difendere le proprie giuste esigenze perche' rischia di essere licenziato in tronco, non puo' trovare un alloggio dignitoso ne' tanto meno ottenere un regolare contratto d'affitto, non puo' sperare di ricongiungersi alla propria famiglia ne' puo' tornare in patria a rivederla, non ha diritto alla tutela sanitaria, non puo' avere Timore dello Stato, ma solo paura.
E' ora imminente l'emanazione del decreto sui flussi per il prossimo anno. Il Sottosegretario agli Esteri Giacovazzo ha preannunciato che il decreto dovrebbe ricalcare, nei contenuti, quello degli anni precedenti. Se cosi' sara', si accentuera' la sofferenza di molti, senza che alcuno ne abbia beneficio.
Nella nota sono descritte alcune soluzioni alternative. Sono il frutto di una lunga riflessione condotta, oltre che con i responsabili della Caritas Diocesana di Roma (con cui collaboro), con la Comunita' di S.Egidio, la Federazione Chiese Evangeliche e molte altre associazioni di volontariato impegnate nel settore.
Il punto chiave concerne la regolarizzazione della posizione di quanti gia' lavorano. E' da notare che la proposta contempla la possibilita' di autocertificazione da parte del lavoratore. Si intende cosi' sottrarre il lavoratore stesso al possibile ricatto da parte di un datore di lavoro che non sia disposto a regolarizzare il rapporto lavorativo. Questo meccanismo e' stato sperimentato con successo, dal Governo, nella recente operazione di rinnovo dei permessi di soggiorno.
I tempi sono estremamente ristretti, giacche' verosimilmente il Governo emanera' il decreto nel giro di una settimana.
Confido che la Chiesa Italiana trovi il modo di levare la propria voce in difesa di questi fratelli che nel Regno di Dio hanno piena e privilegiata cittadinanza.
Restando a disposizione per ogni chiarimento, Le porgo i piu' cordiali saluti.
Devotamente Suo
Sergio Briguglio
N.B.: Ho inviato una lettera dello stesso tenore a Mons.Armando Franco, Presidente della Caritas Italiana.