MIGRANTI E BANCHE
Facilitare laccesso dei migranti ai servizi bancari
Rapporto finale
Italia
Lunaria
Settembre 2000
INDICE
1 INTRODUZIONE 3
2 IMMIGRAZIONE IN ITALIA: UN FENOMENO IN RAPIDA TRASFORMAZIONE 4
2.1 Il modello mediterraneo di immigrazione 4
2.2 Alcuni dati sullimmigrazione in Italia 4
2.3 Rifugiati e richiedenti asilo in Italia 6
2.4 Linserimento nel mercato del lavoro 7
2.5 Le rimesse degli immigrati 8
3 IL SISTEMA BANCARIO IN ITALIA 10
4 BANCHE E MIGRANTI 11
4.1 La selezione del campione di ricerca 11
4.2 Il contatto con gli istituti bancari 12
4.3 La reazione degli istituti bancari alla nostra ricerca 13
4.4 Laccesso degli immigrati ai servizi bancari 14
4.5 Le modalità di accesso ai servizi bancari 15
4.5.1 Libretto di deposito e conto corrente bancario 15
4.5.2 Carta Bancomat e carta di credito 17
4.5.3 Le rimesse allestero 17
4.5.4 Il cambio di valuta 18
4.5.5 I prestiti personali 18
4.6 I servizi agevolati esistenti 19
4.7 I suggerimenti degli istituti bancari 20
5 MIGRANTI E BANCHE 21
5.1 metodologia usata nella raccolta di informazioni 21
5.2 Laccesso degli immigrati ai servizi bancari 22
5.3 I servizi bancari più richiesti dagli immigrati 22
5.3.1 Libretti di deposito e conti correnti bancari 23
5.3.2 Bancomat, libretto di assegni e carta di credito 23
5.3.3 Cambio di valuta e invio delle rimesse 23
5.3.4 I prestiti personali 24
5.4 I suggerimenti degli immigrati 24
6 CONCLUSIONI 25
6.1 Discriminazioni nel mondo bancario? 25
6.2 Considerazioni finali 26
1 INTRODUZIONE
Presentiamo in questo rapporto i risultati di unindagine svolta nellambito del progetto "Migranti e banche". Il progetto ha lobiettivo di facilitare laccesso degli immigrati ai servizi bancari. Promosso da Lunaria e sostenuto dalla Commissione Europea, ha coinvolto oltre allItalia 4 paesi: Belgio, Finlandia, Spagna e Inghilterra.
Il progetto ha agito parallelamente su due interlocutori: gli istituti bancari e gli immigrati. I dirigenti bancari sono stati coinvolti nella fase di monitoraggio e sono i principali destinatari del presente rapporto. Gli immigrati sono stati coinvolti nel monitoraggio e sono destinatari di una guida pratica in 4 lingue che conterrà informazioni utili per accedere ai servizi bancari.
Un rapporto internazionale raccoglierà i risultati raggiunti nei paesi coinvolti nel progetto.
Il presente rapporto illustra i risultati del monitoraggio svolto in Italia da Lunaria.
Gli obiettivi che ci siamo proposti di conseguire realizzando lindagine sono i seguenti:
Per realizzare lindagine abbiamo attivato:
2 IMMIGRAZIONE IN ITALIA: UN FENOMENO IN RAPIDA TRASFORMAZIONE
Tra i paesi coinvolti nellindagine, lItalia è probabilmente quello che ha conosciuto nellultimo decennio la crescita più significativa dei flussi migratori. Se si esclude un numero limitato di persone provenienti dalle ex-colonie e, più tardi da Filippine, Capo Verde e Maghreb, in Italia il numero di immigrati è sempre stato molto ridotto fino alla metà degli anni 80. Limmigrazione in Italia è dunque un fenomeno relativamente recente. Occorre inoltre sottolineare che le differenze nel livello di integrazione degli immigrati sono molto accentuate.
2.1 Il modello mediterraneo di immigrazione
Limmigrazione in Italia presenta caratteristiche peculiari rispetto a quelle assunte dallo stesso fenomeno in altri paesi europei. Il Rapporto Immigrazione, Lavoro, sindacato, società (Ediesse, 2000) prodotto dallIres-Cgil introduce la categoria di modello mediterraneo di immigrazione, individuando alcuni elementi che distinguono la realtà dei paesi della costa nord del mediterraneo da quella di altri paesi europei.
Un primo aspetto è quello relativo alla trasformazione di questi paesi da terre di emigrazione a regioni che accolgono forza lavoro e popolazione immigrata (Pugliese, 2000). Il secondo più importante elemento è quello relativo alla composizione di genere: nellimmigrazione recente verso i paesi nord mediterranei il numero di donne e uomini è sostanzialmente uguale. Questa caratteristica può essere spiegata dalla forte domanda di lavoro nei servizi, presente anche negli altri paesi ma con caratteristiche diverse. Per fare un esempio, limmigrazione filippina e capoverdiana a partire dai primi anni 80, è fondamentalmente dovuta allintroduzione di manodopera nel lavoro domestico. Più in generale, i bisogni di uneconomia dei servizi, tra i quali spiccano quelli alla persona, prodotto delle carenze tradizionali dello Stato sociale di questi paesi, generano una domanda di lavoro in comparti e per mansioni nelle quali le donne hanno più chance di inserirsi (Pugliese, 2000). In questo modello generale, alcune regioni e distretti industriali del Nord-est dellItalia costituiscono unanomalia: il modello di piccola e media impresa altamente flessibile di quelle zone, determina, a differenza che in altri paesi del nord mediterraneo, una domanda di forza lavoro industriale con caratteristiche di flessibiltà simili a quelle richieste nei servizi. Non è quindi un caso se città medio-piccole come Brescia, Vicenza o Treviso, conoscono una forte incidenza della manodopera immigrata.
Terzo elemento che contraddistingue i paesi mediterranei è relativo allassenza, fino a tempi recenti, di una normativa organica che regolasse gli ingressi. La firma dei trattati europei (Schengen) e la crescita dellimmigrazione hanno comportato la chiusura delle frontiere e, in alcuni casi, la trasformazione di persone presenti sul territorio da tempo in "clandestini" (Pugliese, 2000). Ciò ha indotto le autorità italiane (più recentemente le spagnole) ad avviare un processo di regolarizzazione per gli immigrati che potessero dimostrare di essere presenti sul territorio prima della promulgazione dellultima legge (40/1998).
Ultimo elemento distintivo del Sud Europa è quello più scontato, relativo alla posizione geografica di questi paesi, confinanti con paesi ad alta pressione migratoria o con punti di passaggio verso lEuropa (Tarifa, Otranto).
2.2 La presenza immigrata in Italia
Le cifre relative alla presenza immigrata sul territorio italiano sono molto cambiate negli ultimi anni. La legge 40/1998 e il meccanismo di sanatoria in questa contenuto (che non ha ancora raggiunto la sua conclusione) non permettono di dare dati definitivi sugli ultimi due anni.
Gli stranieri in possesso di un permesso di soggiorno di qualsiasi genere presenti in Italia alla fine del 1998 sono 1.250.214; le più grandi concentrazioni risultano a Roma (219.368), Milano (161.746), Torino (46.345) e Napoli (43.166).
La distribuzione geografica vede percentuali più alte al Nord, dove il mercato del lavoro è più dinamico e alcune concentrazioni nelle grandi città quali Roma e Napoli: il 53,9% degli immigrati vive al Nord, il 29,4% al Centro, l11,2% a Sud e il 5,5% nelle isole. Dal 1990 al 1998 queste percentuali sono cambiate in maniera significativa: nel 1990 erano l'11,1% nelle isole e l41,5% al Centro, mentre a Nord si era sotto il 40%. Roma con il suo aeroporto, Sicilia e Puglia, vicine ai confini dEuropa sono stati inizialmente punti di ingresso e di prima occupazione nel settore agricolo e hanno poi visto diminuire la presenza immigrata, attratta dal mercato del lavoro più dinamico del Nord. Ma il mutamento della distribuzione geografica degli immigrati sul territorio è spiegabile anche con la trasformazione dei flussi migratori.
La trasformazione nei flussi di provenienza è riscontrabile confrontando i dati sulle comunità straniere più grandi, con quelli relativi agli ultimi anni e quelli sanatoria.
Le cinque più grandi comunità straniere presenti in Italia (se si esclude la statunitense, la quarta in ordine di grandezza) sono: la marocchina (145.843), lalbanese (91.573), la filippina (67.574), la tunisina (47.261) e quella proveniente dalle repubbliche che formavano la Jugoslavia (40.848). Sempre considerando solo limmigrazione non comunitaria, dalla sesta alla decima comunità le presenze variano tra le 38.000 della Cina e le 17.000 della Croazia; il gruppo include Romania, Senegal, Polonia, Sri Lanka, Egitto, Perù, Brasile e India.
Se compariamo questi dati con quelli del 1990, osserviamo che sono molto cresciute le comunità provenienti da Albania, Romania, Cina, Perù, Sri Lanka, Polonia mentre quelle Tunisina, Senegalese e Egiziana sono rimaste stabili o quasi.
Un ulteriore elemento di novità è costituito dalla crescita dei flussi dai paesi dellEst europeo: dal 1990 cresce il numero di persone che lascia quei paesi, con una crescita relativa soprattutto a Romania, Moldavia e Ucraina. Questultimo dato contribuisce a spiegare laumento della concentrazione della presenza immigrata nel Nord-Est del paese.
In termini percentuali lEst europeo rappresenta il 22,5% della presenza immigrata, lAfrica il 28,8% (Nord Africa 18,7%), lAsia 19,3%, lAmerica Latina l8,4%.
Veniamo ai flussi più recenti. Nel 1998 sono stati emessi 95.024 permessi di soggiorno, 60.8% di questi a donne, il che rappresenta una novità, e 12.123 a minori (60% per ricongiungimenti familiari). Le comunità dove il numero di uomini supera quello delle donne sono quella curda, irachena e jugoslava: tre comunità che tendono a lasciare il territorio del proprio paese per ragioni legate in qualche modo alla situazione politica.
Nel 1998 il flusso migratorio verso lItalia ha superato quello verso la Francia e quasi raggiunto quello verso la Germania. Se confrontiamo i flussi del 98 con lo stock possiamo osservare come limmigrazione da Asia e America Latina cresca (nel 1998 1 o 2 punti sopra lo stock) e diminuisca drasticamente dallAfrica (dal 28,8% dello stock al 14,1% del 1998). I paesi dellEst europeo sono quelli da cui limmigrazione aumenta in maniera più vigorosa, forse anche a causa della facilità di entrare in Italia con un visto turistico abbastanza facile da ottenere. Nel 1998 le persone entrate regolarmente in Italia rappresentano il 34,6% del totale contro il 22,5 dello stock. Il calo dallAfrica si spiega con le peggiori condizioni di vita del continente e con le crisi politiche che lo attraversano (che hanno fatto crescere enormemente il numero di profughi e richiedenti asilo in tutto il continente) e a una programmazione migratoria non ancora del tutto calibrata.
Non è possibile fare riferimento alla presenza immigrata in Italia senza parlare della sanatoria conseguente alla legge 40/1998. Come è noto, quella legge conteneva un meccanismo che consentiva agli stranieri presenti sul territorio privi di permesso di soggiorno di regolarizzare la loro posizione. Più di 300.000 persone hanno fatto domanda per ottenere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Il 51,2% delle domande è stato presentato al Nord, il 31,7% al Centro, il 12,8% al Sud e il 4,3% nelle isole. Le città con più domande sono state: Milano (73.757), Roma (71.513), Torino (19.379) e Napoli (17.261).
Se guardiamo alla nazionalità delle persone che hanno fatto richiesta di permesso, vediamo come i paesi dai quali i flussi migratori sono in calo sono ai primi posti per numero di domande (Marocco, Egitto e Senegal): si tratta di migliaia di persone che hanno vissuto e lavorato lungamente in Italia senza poter regolarizzare la loro posizione. I primi cinque gruppi sono quelli albanese, rumeno, marocchino, cinese e nigeriano; altri gruppi importanti sono quelli pakistano, bengalese, indiano e senegalese.
Dallinizio della sanatoria altre persone sono entrate in Italia e lavorano senza possibilità di regolarizzare la propria posizione. La gran parte di queste persone viene dallEst europeo, dallAmerica Latina (un importante gruppo dellEcuador dopo la crisi politico economica vissuta recentemente dal paese) e dallAsia.
La sanatoria è stato un momento di grande importanza anche per la nostra ricerca: alla fine di questo troppo lungo percorso a ostacoli, 300.000 persone in più si troveranno ad avere una posizione regolare e costituiranno un possibile bacino dutenza aggiuntivo per le banche.
2.3 Rifugiati e richiedenti asilo
LItalia non è mai stato un paese di accoglienza per i profughi come altri paesi europei. Negli ultimi anni questa situazione è molto cambiata per ragioni dovute allesplodere di crisi internazionali (a partire dalla Somalia). Più in generale questo aumento di richieste dasilo è un cambiamento che ha investito tutti i paesi europei: non più membri di elìtes politico intellettuali e dissidenti in fuga da persecuzioni politiche, ma masse di persone che fuggono dalla pulizia etnica, dalla persecuzione fisica, ecc. I primi da menzionare sono tutti quelli provenienti dalla ex Yugoslavia: bosniaci, kosovari, serbi, rom che hanno chiesto asilo, ricevendo in cambio permessi temporanei di soggiorno umanitario. Poi si possono menzionare le persone provenienti dalle crisi successive che hanno investito la regione dei grandi laghi in Africa (Ruanda, Burundi, Congo e Brazzaville) e, infine, soprattutto a partire dal caso Ocalan, i kurdi di Turchia e Iraq.
In termini assoluti le cifre italiane sono molto basse se paragonate a quelle di Svizzera e Germania (nel 1998 rispettivamente: 7674, 100.000, 41.000). Ciononostante, durante il 1998 e il 2000 i flussi sono certamente cresciuti. Una delle ragioni è senzaltro la firma della convenzione di Dublino, che attribuisce al paese Ue nel quale il rifugiato arriva la competenza sul suo caso, indipendentemente dalla sua volontà. Secondo il C.I.R: (Comitato italiano per i rifugiati) nel 1999 il numero di richieste è cresciuto fino a toccare le 34.000, escluse quelle persone provenienti dal Kosovo che hanno ricevuto il permesso temporaneo di protezione umanitaria, per poi essere rimpatriate.
LItalia non ha ancora approntato una legge specifica sullasilo e non è preparata ad affrontare flussi di richiedenti asilo come quelli attuali. Per questa ragione le procedure sono lentissime e molte persone devono aspettare uno o due anni per ottenere lassenso o il diniego alla loro richiesta di asilo senza poter lavorare regolarmente.
2.4 Lintegrazione nel mercato del lavoro
Veniamo adesso allinserimento della manodopera immigrata nel mercato del lavoro italiano. Lalta percentuale di lavoro nero e informale rende difficile poter dare dei dati precisi. Un primo modo di aggirare questostacolo è quello di utilizzare il numero di permessi di soggiorno per ragioni di lavoro emesso dalle Questure. I permessi di lavoro sono il 57,4% del totale dei permessi di soggiorno. Questo dato non è però omogeneo: in Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Calabria questa percentuale cresce fino al 60% (in Lombardia 66%); in Friuli e Puglia, due regioni di confine, il numero di permessi di lavoro scende al 44%.
Altra distinzione da fare è quella tra permessi di soggiorno per lavoro dipendente e permessi di soggiorno per lavoro autonomo. Il numero di permessi per lavoro dipendente raggiunge il 93,1% del totale (autonomo 6,9%). In Lombardia, Molise, Toscana, Calabria il numero di lavoratori autonomi cresce fino a percentuali che vanno dal 10 al 14,6. Il numero di lavoratori autonomi è destinato a crescere alla fine del processo di regolarizzazione, visto che il numero di domande per questo tipo di permesso di soggiorno è pari al 13,1% del totale. Questi permessi si riferiscono a due diverse tipologie di immigrati: professionisti e uomini daffari da un lato e le persone che, pur essendo lavoratori dipendenti de facto, sono costretti a chiedere quel permesso a causa del mercato del lavoro altamente flessibile e spesso informale nel quale operano (edilizia, agricoltura ad esempio).
Il numero di disoccupati è anch'esso difficile da calcolare a causa delle enormi differenze a livello locale. Questo è un dato che dipende molto dallefficienza delle istituzioni locali, degli uffici del lavoro e dal livello di integrazione degli immigrati. Va aggiunto che la gran quantità di lavoro nero disponibile non rende così importante la registrazione come disoccupato (questo vale anche per gli italiani, vista lassenza di sussidi).
Venendo ai dati, gli immigrati disoccupati iscritti al collocamento sono cresciuti da 146.912 nel 1996 a 205.593 a fine 1998. La crescita va imputata allaumento del numero di presenze e al più alto livello di integrazione, che porta alla conoscenza dei meccanismi burocratici e dei diritti. Il numero di disoccupati cambia da regione a regione ed è stagionale: il largo uso di contratti a termine, il lavoro nel turismo e in agricoltura, lalto livello di flessibilità di alcune imprese italiane, sono gli elementi che determinano questo andamento instabile.
Si può senzaltro affermare che gli immigrati lavorano in tutti i settori produttivi e che loccupazione si adatta alla struttura produttiva del territorio. Altro elemento da notare è lalto tasso di occupazione in quei settori produttivi che vedono un alta intensità della manodopera quali ledilizia, lagricoltura i servizi di cura. Quando si viene alle cifre il problema è quello di quali dati scegliere. Cè una grande differenza tra il numero di permessi di soggiorno per lavoro e gli iscritti allInps. Per questo è difficile calcolare con precisione quanti lavorano in ciascun settore. Un elemento importante, in Italia, è la presenza nel settore industriale del Nord-est.
Utilizzare i dati dellInps ci aiuta ad avere dei dati certi..
La tabella 1 mostra il numero di iscritti allInps settore per settore nelle diverse aree geografiche.
Tabella N.1Distribuzione geografica dei lavoratori immigrati iscritti allInps
Agricoltura |
Manifatturiero |
Costruzioni |
Commercio |
Servizi |
Altro |
|
Nord |
0,08 |
53,4 |
12,51 |
26 |
1,67 |
6,35 |
Centro |
0,49 |
42 |
13,63 |
38,11 |
1,62 |
4,16 |
Sud |
0,25 |
37,52 |
9,91 |
44,31 |
3,14 |
4,87 |
Italia |
0,15 |
50,8 |
12,60 |
28,81 |
1,72 |
5,92 |
(Fonte: Pugliese, 2000)
Da questi dati sono esclusi i lavoratori domestici e la gran parte dei lavoratori agricoli. E da rilevare la sproporzione tra il lavoro edile, empiricamente individuabile come uno dei settori che più utilizzano il lavoro immigrato e la sovrarappresentazione del settore industriale che occupa tutto lavoro regolare. Anche la distribuzione territoriale è fuorviante: i 2/3 dei lavoratori sono iscritti allInps nellItalia del Nord (contro il 56% dei permessi emessi in quelle regioni); i 4/5 dei lavoratori industriali sono al Nord, contro il 5% del Sud (Pugliese, 2000).
Altra fonte importante sono gli Uffici provinciali del lavoro che, nel 1999, hanno avviato al lavoro 217.871 persone così suddivise: 69,5% al Nord, 18,4% al Centro, 12,1% al Sud. Il numero di iscritti agli Uffici di collocamento (219.046), poco più alto di quello degli iscritti, ci rinvia a un mercato del lavoro flessibile e dinamico nel quale la manodopera immigrata può trovare lavoro regolare, anche se temporaneo.
Il 22,6% di queste persone sono state occupate in agricoltura, 40,1% nel settore industriale, il 37,3% nei servizi e in altre attività.
Un ultimo dato è relativo al lavoro domestico (pulizie e assistenza), una buona parte del quale è al nero. Ciononostante i collaboratori domestici immigrati registrati allInps sono il 45,6% del totale (95.184), gran parte nelle grandi città.
2.5 Le rimesse
Il dato relativo alle rimesse è molto importante ai fini della nostra indagine. Il dato nuovo, relativo allultimo anno è quello del confronto delle rimesse da e verso lItalia. Nel 1998, per la prima volta, le rimesse degli immigrati in Italia hanno superato quelle degli emigranti italiani (760 miliardi di lire contro 535). Stesso trend va registrato per il 1999 (988 miliardi di lire contro 619). La Caritas e lUfficio italiano dellIlo stimano che, sommando alle rimesse ufficiali quelle che passano per canali informali, si raggiungono i 1500 miliardi di lire. Il flusso delle rimesse è raddoppiato in quattro anni, e lammontare pro-capite delle rimesse è di 1.490.000 di lire (esclusi i minori).
Guardando ai paesi verso i quali le rimesse sono dirette possiamo notare che la somma più grande si dirige verso lAsia con 393,5 miliardi (Filippine 327,1; Cina 48,5; India 2,4). Questo primato è dovuto principalmente alla presenza più antica della comunità filippina, che lavora prevalentemente nelle case e, conseguentemente ha una maggiore capacità di risparmio, un numero piuttosto alto di posizioni regolari e un paese dorigine che fa grande affidamento sulle rimesse. Gli africani hanno una capacità molto più bassa, cosa che può essere spiegata in modi diversi: progetti migratori diversi, una diversa collocazione nel mercato del lavoro, un numero più alto di famiglie residenti in Italia.
Per quel che riguarda lEuropa dellEst lentità delle rimesse è molto più bassa (19 miliardi, 48.000 liras pro capite). Ciò può essere imputato alla vicinanza di questi paesi, alla maggior frequenza dei viaggi, al maggiore sviluppo dei canali informali. Caso simile è quello della comunità marocchina, che torna spesso nel proprio paese portando risparmi e una quantità imponente di beni.
Le regioni da dove partono più soldi sono Lazio, Lombardia e Toscana. Le prime due regioni sono anche quelle di Roma e Milano, le città con più immigrati, con la Lombardia che vede anche la presenza di città importanti per il lavoro immigrato come Brescia. La presenza significativa di immigrati integrati socialmente e nel mercato del lavoro, la crescita di attività imprenditoriali, i dati sulle rimesse, inducono a concludere che la creazione di servizi bancari per immigrati che tengano conto della specificità della loro condizione, sono un bisogno attuale.
3.1 IL SISTEMA BANCARIO IN ITALIA
Il sistema bancario italiano si caratterizza, rispetto a quelli degli altri paesi europei, per un elevato grado di frammentazione nonostante che a partire dagli inizi degli anni 90, sia stato avviato un processo di concentrazione e fusione degli intermediari bancari. Nel 1989 gli intermediari bancari attivi in Italia erano 1.176, oggi sono 877 e gestiscono 27.132 sportelli. I primi cinque gruppi bancari sono arrivati a gestire nel 1999 il 51 per cento del mercato bancario. La ristrutturazione del sistema bancario si è sviluppata congiuntamente con le privatizzazioni. Dal 1993 la quota di fondi intermediari facenti capo a istituti controllati dallo Stato o dalla Fondazioni è scesa dal 70 al 12 per cento. Il passaggio da un sistema in cui le banche erano delle "istituzioni" e costituivano un sistema semi-monopolistico sul territorio (che non presentava problemi di concorrenza) al sistema privato, ha modificato fortemente le politiche di produzione e distribuzione dei servizi bancari. I criteri di efficienza e di alta redditività impongono una più alta vocazione al profitto e favoriscono quindi il posizionamento degli istituti bancari sui clienti affluent che hanno patrimoni superiori ai 150 milioni di lire. Questi processi tuttora in corso, affiancati dalla rivoluzione tecnologica determinata dalla crescente importanza dei servizi trading on line e dallintroduzione dellEURO, configurano il mondo bancario italiano come una realtà in transizione che sta ridefinendo le proprie politiche.
Tabella N.2 Il sistema bancario italiano
Banche |
N. Banche |
N. Sportelli |
Banche Spa |
234 |
19947 |
Banche popolari |
49 |
4.205 |
Banche di credito cooperativo |
531 |
2862 |
Istituti centrali di categoria |
6 |
30 |
Filiali banche estere |
57 |
88 |
TOTALE |
877 |
27132 |
4 BANCHE E MIGRANTI
4.1 Introduzione: La selezione del campione di ricerca
Nella selezione del campione di istituti bancari su cui effettuare la nostra ricerca abbiamo dovuto tenere presenti due ordini di fattori:
* la pluralità delle modalità di integrazione socio-economica degli immigrati a seconda dellarea di riferimento;
* la complessità del sistema bancario italiano e letereogeneità degli istituti bancari esistenti.
La collocazione degli immigrati nel mercato del lavoro, come vedremo più avanti, è un fattore che ha una grande incidenza sulle modalità con cui le banche si rapportano agli immigrati.
Abbiamo dunque individuato 7 città italiane distribuite nel nord, nel centro e nel sud dItalia che si distinguono per una significativa presenza di immigrati sul proprio territorio ma che si differenziano per le modalità del loro inserimento socio-lavorativo. Le città sono le seguenti:
- Milano: città del Nord Italia in cui la presenza degli immigrati si caratterizza per un alto livello di inserimento nel mercato del lavoro dipendente e dei servizi.
- Padova: città del Nord - Est in cui un grande numero di immigrati lavora con contratti regolari (ma anche al nero) presso piccole imprese.
- Bologna: città del Centro-Nord in cui la presenza degli immigrati si concentra nel settore edilizio e manifatturiero.
- Prato: città del Centro caratterizzata dalla grande presenza di immigrati cinesi che lavorano presso piccole imprese tessili e di lavorazione del cuoio.
- Roma: la capitale ospita 145.289 immigrati stabilmente residenti inseriti prevalentemente in settori del mercato del lavoro poco qualificati (edilizia, servizi alla persona, colf).
- Perugia: città del Centro che ospita 17.763 immigrati di cui gli studenti universitari rappresentano una quota rilevante.
- Napoli: città del Sud caratterizzata da una larga diffusione del lavoro nero.
Abbiamo quindi proceduto a individuare il numero di istituti bancari presenti in ogni città e alla selezione del campione tenendo conto di due elementi:
- la necessità di inserire nel campione istituti di diversa tipologia (banche nazionali e locali, banche spa, banche popolari e crediti cooperativi)
- lopportunità di inserire nel campione agenzie collocate nei quartieri a più alta concentrazione di popolazione immigrata.
Questa fase di selezione è risultata molto impegnativa a causa delle difficoltà incontrate nel reperimento dei dati relativi agli istituti bancari. Inoltre lindividuazione delle agenzie collocate nei quartieri ad alta densità di popolazione immigrata, ha richiesto il contatto con associazioni locali di tutela dei diritti degli immigrati e un loro coinvolgimento nella ricerca.
Sono state selezionate 275 agenzie locali appartenenti a 56 istituti bancari diversi così suddivise:
Milano 60
Roma 60
Bologna 49
Perugia 20
Napoli 47
Prato 19
Padova 20
I nomi dei 56 istituti bancari coinvolti nellindagine sono riportati nellAll.1.
NellAll.2 è possibile riscontrare il numero di agenzie bancarie selezionate per ciascun istituto.
4.2 Il contatto con gli istituti bancari
Le modalità seguite per contattare gli istituti bancari sono le seguenti:
- invio per posta ai responsabili degli uffici marketing delle direzioni generali degli istituti bancari selezionati di un plico contenente: una lettera di Lunaria di presentazione del progetto, la lettera della Commissione Europea che invitava le banche a collaborare alla ricerca, copia del questionario (Cfr. Allegato 4), depliant di presentazione del progetto, Report annuale delle attività di Lunaria, elenco delle agenzie territoriali selezionate nel campione di ricerca.
- invio per posta ai direttori delle agenzie territoriali selezionate di un plico contenente la stessa documentazione inviata agli uffici marketing a eccezione dellelenco delle agenzie selezionate.
- 1° contatto telefonico con gli uffici marketing nazionali per verificare che il materiale fosse pervenuto.
- altri non quantificabili ma ripetuti contatti telefonici per sollecitare linvio del questionario e per richiedere le interviste.
- interviste ai responsabili degli uffici marketing nazionali.
Il contatto con gli istituti bancari è risultato molto impegnativo e estremamente difficoltoso. Gli interlocutori sono risultati difficilmente reperibili, molto diffidenti nonostante la documentazione inviata e i contatti telefonici avessero evidenziato la natura non conflittuale della ricerca e il sostegno della Commissione Europea alliniziativa. Inoltre il processo di riorganizzazione che alcuni istituti e gruppi bancari stanno attraversando, ha provocato un cambiamento di funzioni allinterno del personale e un blocco della comunicazione interna che hanno impedito in alcuni casi larrivo della documentazione al referente competente. Ciò ha reso necessario in molti casi procedere allinvio di nuovo materiale, di nuove lettere, la realizzazione di più telefonate solo per capire quale fosse il nuovo referente. In altri casi i dirigenti degli uffici marketing hanno esplicitato subito la loro indisponibilità giustificata per lo più con la mancanza di tempo. Ciò è avvenuto anche nel caso di due istituti i cui responsabili marketing hanno evidenziato il loro interesse per la ricerca e la presenza di immigrati tra i loro utenti (Cariprato e Carige). Solo tre dirigenti hanno esplicitamente espresso il proprio disinteresse per liniziativa negando non solo la compilazione del questionario, ma anche la realizzazione dellintervista (Banca di Roma, Banca Nazionale del Lavoro, Banca popolare del Lazio) affermando che non effettuano differenze di trattamento tra cittadini italiani e immigrati.
I risultati dellindagine sono dunque i seguenti: 12 direzioni generali hanno risposto al questionario pari al 21,42% del totale delle direzioni generali interpellate, 8 hanno concesso unintervista (14,28%); 16 agenzie locali hanno risposto al questionario pari al 5.81% delle agenzie selezionate nel campione.
E necessario però evidenziare che le tre serie di risultati non si sovrappongono perfettamente: sono state realizzate tre interviste a dirigenti che non hanno ritenuto opportuno rispondere al questionario (CARIPLO, COMIT, Credito cooperativo di Roma); sono pervenuti 7 questionari di agenzia che appartengono a banche le cui direzioni generali non hanno collaborato allindagine: in questo caso dunque i direttori di agenzia hanno scelto di propria iniziativa di partecipare alla ricerca.
Considerando dunque complessivamente le risposte che ci sono pervenute dalle agenzie territoriali e dalle direzioni generali, gli istituti bancari coinvolti nella ricerca sono 22 pari al (39,28%) di quelli contattati (Cfr. Allegato 3).
4.3 La reazione degli istituti bancari alla nostra ricerca
Lo scarso numero di risposte ottenute nel corso della ricerca spingerebbe a concludere che gli istituti bancari non considerano gli immigrati presenti in Italia un segmento di clientela interessante dal punto di vista economico e sono scarsamente interessati alloggetto della nostra ricerca.
Questa conclusione sembra trovare riscontro in alcune risposte date ai questionari e in alcune interviste. I motivi sono per lo più di carattere economico, ma non mancano, secondo le dichiarazioni di alcuni dirigenti, anche motivi di ordine culturale.
I motivi economici risiedono nella precarietà lavorativa che caratterizza ancora oggi gran parte degli immigrati presenti in Italia: se infatti sta crescendo il numero di immigrati inseriti regolarmente nel mercato del lavoro, resta ancora grande il numero di coloro che sono dotati di permesso di soggiorno per lavoro autonomo. Questa categoria di persone non comprende solo coloro che operano nel settore dei servizi (turismo - ristorazione - piccolo commercio), ma anche coloro che lavorano al nero nel settore edilizio, tessile, manifatturiero, di lavorazione dei metalli e della ceramica, delle pelli e in genere nelle piccole imprese. Queste persone, anche se hanno un reddito regolare, non sono in grado di dimostrarlo nel momento in cui chiedono un servizio ad una banca.
A questo proposito è opportuno tenere conto delle tendenze che caratterizzano il mercato del lavoro in Italia. Le aziende (sostenute dal mondo finanziario) sollecitano sempre più ladozione di misure di flessibilità che comportano la diffusione di contratti di lavoro a termine, part-time o di collaborazione con una conseguente diminuzione dei contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato. La valutazione dellaffidabilità di un cliente sulla base del possesso o meno della busta paga o di un reddito fisso non sembra dunque risultare in armonia con il processo di precarizzazione della forza lavoro attualmente in corso.
In secondo luogo gli immigrati si caratterizzano comunque come piccoli clienti che presentano per le banche alti costi di gestione e scarsa redditività. Dunque la scelta di predisporre servizi agevolati per questo tipo di clientela non può essere supportata solo da motivi economici, ma anche da scelte di tipo sociale. E ciò è successo, come vedremo, nel caso di alcune banche.
In terzo luogo gli stessi dirigenti bancari sottolineano lincidenza di fattori culturali che hanno contribuito a costruire nellimmaginario collettivo uno stereotipo negativo dellimmigrato. Tre dirigenti bancari intervistati hanno evidenziato la delicatezza del tema oggetto della ricerca in una fase in cui in Italia sia le forze politiche che i mass media hanno lanciato una campagna allarmistica che evidenzia la connessione tra il fenomeno dellimmigrazione e la sicurezza proponendo in modo martellante lidentificazione immigrazione - criminalità.
Va però detto che nello stesso tempo sono emersi segnali interessanti per le prospettive future.
Il Governatore della Banca dItalia nella sua relazione annuale ha definito il flusso delle rimesse degli immigrati nei loro paesi di origine come un fenomeno in crescita e degno di attenzione. Lo stesso Governatore, in un intervento al convegno internazionale "Le migrazioni internazionali nel XXI° secolo", si è fatto portavoce degli interessi dellimprenditoria italiana sollecitando misure miranti a favorire lingresso di lavoratori stranieri in Italia per carenza di manodopera locale.
Queste dichiarazioni testimoniano lesistenza di una inedita attenzione del mondo bancario italiano nei confronti del fenomeno dellimmigrazione e trovano riscontro nei risultati della nostra indagine.
è I dirigenti intervistati hanno ribadito come il mondo bancario sia strettamente legato agli interessi del mondo economico: se limmigrazione in Italia diverrà più stabile, la domanda di servizi bancari crescerà e le banche dovranno adeguare la loro offerta di servizi. Buona parte dei dirigenti bancari contattati concorda nel ritenere che il fenomeno dellimmigrazione sarà maggiormente preso in considerazione dalle banche quando diverrà numericamente più incisiva la cosiddetta "immigrazione di seconda e terza generazione".
è Il processo di stabilizzazione di una parte della popolazione immigrata è già in atto soprattuto nel Nord Italia. Proprio nel Nord sono nate le prime esperienze di servizi agevolati per gli immigrati. 4 istituti bancari, tra quelli che ci hanno risposto, hanno già predisposto servizi agevolati (Banco Ambrosiano Veneto, Banca Popolare di Milano, Banca Toscana, Monte dei Paschi di Siena) mentre il Credito Cooperativo di Roma sta approntando un pacchetto di servizi che lancerà a settembre. Due banche hanno poi stretto accordi con la Western Union nellintenzione di favorire linvio di rimesse allestero (ICCREA -Banche di credito cooperativo e Banco di Sassari).
è Alla domanda "Ritiene che gli immigrati costituiscano un target interessante per la sua banca?" hanno risposto sì 10 direzioni generali su 12 e 10 agenzie su 14. Le risposte positive vengono supportate segnalando le potenzialità di sviluppo di attività di business proprie di alcune comunità (senegalesi, bengalesi, cinesi), limportanza crescente delle rimesse e più in generale le potenzialità che sono proprie di un fenomeno economico-sociale in crescita.
è A livello più generale alcuni dirigenti hanno evidenziato che se i clienti affluent sono più redditizi per la banca, è vero anche che esiste una soglia oltre la quale questa fascia di clienti non può andare. Diviene dunque importante per le banche non perdere i clienti piccoli sviluppando strategie di marketing ad hoc e curando la fidelizzazione di questi clienti che, se soddisfatti, possono svolgere un effetto moltiplicatore economicamente rilevante.
4.4 Laccesso degli immigrati ai servizi bancari
Sul piano formale non esistono ostacoli allaccesso degli immigrati ai servizi bancari. I rapporti tra immigrati e banche sono dunque regolati dalle norme sulla trasparenza bancaria contenute nel Testo Unico in materia bancaria e creditizia del 1994 (TUB) che dettano alcune regole miranti a tutelare la clientela. La normativa obbliga le banche ad esporre nei locali aperti al pubblico avvisi sintetici e fogli informativi analitici che evidenzino i tassi di interesse, i prezzi, le spese per le comunicazioni alla clientela ed ogni altra condizione economica relativa alle operazioni e ai servizi forniti, compresi gli interessi di mora e le valute applicate per limputazione degli interessi. Il TUB impone inoltre, a tutela del cliente, la forma scritta dei contratti in parola pena la nullità del contratto: una copia del contratto deve essere inoltrata al cliente. Le variazioni delle condizioni contrattuali devono inoltre essere comunicate al cliente pena la nullità delle stesse.
E facile però constatare che, non avendo la maggior parte delle banche predisposto materiale informativo in lingue straniere, tanto meno hanno provveduto a predisporre contrattualistica in lingue diverse dallitaliano. Ciò significa che un immigrato che non conosce perfettamente la lingua italiana si trova comunque ad essere discriminato sul piano della possibilità effettiva di ricevere informazioni adeguate. Una sola banca tra quelle consultate ha predisposto contrattualistica in inglese (Banca Toscana). 6 banche hanno predisposto depliant informativi in lingua straniera: 5 in inglese, 3 in francese, 2 in tedesco, 2 in arabo, 1 in cinese e portoghese. Nessuna banca ha assunto personale immigrato nella propria struttura. Solo una banca (Monte dei Paschi di Siena) ha organizzato un corso di formazione linguistico (inglese-francese) per i propri operatori collocati nelle agenzie che hanno utenti immigrati.
Nonostante lesistenza di norme nazionali di riferimento, gli istituti bancari sono liberi di decidere se offrire o meno laccesso a un servizio e definirne le modalità. I documenti richiesti per aprire un conto corrente o un semplice libretto di deposito variano da banca a banca. Molto spesso laccesso a questi servizi viene negato se limmigrato non può dimostrare di avere un lavoro dipendente.
Particolarmente difficile risulta laccesso al credito e a mutui per la casa.
Lindagine non ha consentito di verificare quanti sono gli utenti immigrati delle banche che hanno partecipato alla ricerca. Ciò è dovuto allesistenza di un sistema anagrafico bancario che differenzia solo tra residenti e non residenti. Ciò rende impossibile estrapolare i dati relativi ai clienti immigrati che, viste le modalità di accesso ai servizi, sono solo residenti anche se non cittadini.
Gli unici dati disponibili sono quelli offerti dai due istituti che hanno predisposto un pacchetto di servizi agevolati: Banco Ambrosiano Veneto e Banca popolare di Milano. Il numero di utenti che hanno richiesto questi pacchetti risulta nel primo caso pari a 3.500 pari allo 0,4% del numero totale dei clienti, nel secondo pari a 5.000 (0,3%).
Il rapporto tra immigrati e banche in Italia è sicuramente ancora molto limitato per i motivi già citati sopra: la precarietà economica, la necessità di avere un permesso di soggiorno regolare, le difficoltà di comunicazione. Ciò nondimeno almeno una parte del mondo bancario sta iniziando a cogliere le potenzialità socio-economiche del fenomeno dellimmigrazione e intravede la necessità di predisporre strumenti adeguati per contattarla con i propri servizi. 6 dirigenti bancari hanno infatti esplicitamente riconosciuto lesistenza di disparità di trattamento tra cittadini italiani e immigrati.
4.5 Le modalità di accesso ai servizi bancari
4.5.1 Libretto di deposito e conto corrente bancario
Il libretto di deposito è un servizio che non comporta nessun rischio per la banca. Il conto corrente bancario comporta qualche rischio in più per la possibilità che il cliente "vada in rosso". Questi due servizi sono tra i più richiesti dagli immigrati. A questo proposito si deve considerare che in Italia diventa sempre più difficile trovare casa in affitto se non si possiede un conto corrente in banca. Daltra parte i datori di lavoro tendono sempre più a versare gli stipendi dei propri dipendenti tramite bonifico bancario. Si tratta dunque di due servizi bancari di base che incidono sempre più sulla vita dei cittadini italiani e stranieri.
Le Tabelle qui sotto evidenziano lesistenza di una grande eterogeneità nel comportamento delle banche. I documenti richiesti per accedere a questi servizi variano a seconda della banca a cui ci si rivolge.
Tabella N.3 Risultati direzioni generali
Documenti per aprire libretto di risparmio
BUSTA PAGA 2
CERTIFICATO RESIDENZA 9
CODICE FISCALE 3
DOCUMENTO DI IDENTITA 12
PERMESSO DI SOGGIORNO 6
CASI VALIDI 12
Tabella N. 4 Risultati direzioni generali
Documenti per aprire conto corrente
BUSTA PAGA 5
CERTIFICATO DI RESIDENZA 8
GARANZIA DI UN CLIENTE IMMIGRATO 1
GARANZIA DI UN CLIENTE ITALIANO 3
CODICE FISCALE 3
DICHIARAZIONE DEI REDDITI 1
DOCUMENTO DI IDENTITA 9
PERMESSO DI SOGGIORNO 5
VERSAMENTO INIZIALE 1
3 CASI PERSI 9 CASI VALIDI
Tabella N.5 Risultati agenzie
Documenti per aprire libretto di risparmio
BUSTA PAGA 1
CERTIFICATO DI RESIDENZA 5
CODICE FISCALE 12
DOCUMENTO DI IDENTITA 15
PERMESSO DI SOGGIORNO 8
VERSAMENTO INIZIALE 5
15 CASI VALIDI
Tabella N.6 Risultati agenzie
Documenti per aprire conto corrente
BUSTA PAGA 3
CERTIFICATO DI RESIDENZA 8
CODICE FISCALE 11
DOCUMENTO DI IDENTITA 15
PERMESSO DI SOGGIORNO 9
VERSAMENTO INIZIALE 5
15 CASI VALIDI
Due banche chiedono per lapertura del libretto di deposito la presentazione della busta paga, 6 del permesso di soggiorno. 9 richiedono il certificato di residenza, tutte il documento didentità. Perché per accedere a un servizio che non comporta alcun rischio per la banca non si ritiene sufficiente presentare semplicemente il documento didentità come succede per i cittadini italiani?
Anche per aprire un conto corrente i documenti richiesti variano da banca a banca. In questo caso una banca richiede anche la garanzia di un altro cliente immigrato, 3 banche richiedono la garanzia di un cliente italiano. Un dirigente intervistato ha affermato che spesso prima di aprire il conto corrente, la banca chiama il datore di lavoro per avere la conferma che il potenziale cliente è suo dipendente o collaboratore.
I dati sembrano confermare che laccesso a questi servizi è garantito, ma i documenti e le garanzie richiesti per renderlo effettivo talvolta sono supplementari a quelli richiesti a cittadini italiani.
4.5.2 Carta Bancomat e carta di credito
Tutte le banche intervistate, tranne una, hanno dichiarato laccessibilità degli immigrati al Bancomat e alla carta di credito. 7 direzioni generali su 12 hanno evidenziato che laccesso a questi servizi viene assicurato alle stesse condizioni richieste ai cittadini italiani. Ma analizzando in dettaglio i requisiti richiesti è possibile evidenziare che: quasi tutte le banche concedono la carta Bancomat solo dopo un congruo periodo di tempo (in un caso 6 mesi) al fine di verificare laffidabilità dellutente; in secondo luogo quasi tutte condizionano laccesso a questo servizio al versamento automatico dello stipendio sul conto corrente. Ciò significa che gli immigrati regolarmente presenti in Italia che hanno una precarietà lavorativa, che lavorano in proprio o coloro che lavorano al nero non possono di fatto accedere a questi servizi. Va detto che anche ai cittadini italiani la carta Bancomat viene di solito data dopo qualche settimana. Difficilmente però è necessario attendere mesi.
Maggiori difficoltà si presentano per lottenimento della carta di credito. Una banca non la concede, due banche chiedono una fideiussione, una banca chiede un garante, una banca chiede lanzianità del rapporto di lavoro oltre al versamento automatico dello stipendio sul conto corrente.
La preoccupazione maggiore delle banche è quella della solvibilità del cliente, preoccupazione più che comprensibile. Ma gli stessi dirigenti bancari riconoscono che le verifiche che vengono svolte dagli operatori prima di concedere laccesso a un servizio sono più accurate rispetto a quelle che vengono svolte nei confronti dei cittadini italiani. Le banche non sono state in grado di fornire dati sul tasso di insolvenza dei loro utenti immigrati. Ma la Banca popolare di Milano che ha predisposto il conto corrente "Extrà" ha dichiarato che su 8000 conto correntisti avuti in tré anni, solo 250 sono risultati insolventi. Il dirigente intervistato ha dichiarato che il tasso di insolvenza non si differenzia poi molto da quello dei correntisti italiani. Laltro dato disponibile si riferisce al Banco Ambrosiano Veneto che ha predisposto il conto People: su 5.000 contocorrentisti, 250 sono risultati insolventi. In questo caso la dirigente intervistata ha sottolineato che i direttori di agenzia sono preoccupati da questo dato e tendono a rafforzare gli strumenti di controllo. I problemi maggiori vengono identificati nellalta mobilità degli immigrati che in caso di insolvenza divengono irreperibili: risulta difficile per la banca recuperare leventuale credito.
4.5.3 Le rimesse allestero
Gli immigrati possono utilizzare le banche anche per inviare i propri risparmi nel paese di origine. Lentità delle rimesse inviate allestero dagli immigrati presenti in Italia è divenuta ormai consistente raggiungendo nel 1999 i 988 miliardi. Tuttavia gli immigrati preferiscono utilizzare per linvio dei propri risparmi canali diversi da quelli bancari. Su questo ci soffermeremo più avanti. Per quanto riguarda le banche, preferiscono riservare questo servizio ai propri clienti, anche se almeno a livello formale il servizio è accessibile anche ai non clienti.
I costi delloperazione variano da banca a banca. La quota fissa richiesta oscilla tra un minimo di L.15.000 e un massimo di L. 37.000. Alcune banche chiedono in più una commissione proporzionale allimporto inviato che oscilla tra lo 0.5% e il 2%. Il costo delloperazione è lo stesso previsto per i cittadini italiani. Solo la Banca Popolare di Milano e il Banco ambrosiano veneto hanno previsto costi agevolati rispettivamente L.10.000 e L.5.000.
E opportuno rilevare che il fenomeno delle rimesse risulta particolarmente interessante per le banche, se teniamo conto che unorganizzazione finanziaria non bancaria come Finint, che gestisce i servizi Western Union in Italia, è passata dai 4 miliardi di commissioni attive percepite nel 1996 ai 19 miliardi nel 1998.
Alcune banche hanno dunque deciso di realizzare accordi con banche estere presenti nei paesi di origine per facilitare linvio di rimesse anche a quei familiari che non hanno lì un conto corrente. E il caso della Banca Commerciale Italiana (COMIT) e del Banco Ambrosiano Veneto (BAV). COMIT ha realizzato accordi con istituti bancari dei seguenti paesi: Srilanka, Marocco, Tunisia, Filippine, Perù, Senegal. BAV ha realizzato accordi con alcune banche del Senegal.
Altro elemento che testimonia linteresse delle banche a entrare in questo segmento di mercato è lesistenza di alcuni accordi tra banche e Western Union. LICCREA (Istuto centrale del credito cooperativo) ha recentemente concluso un accordo con Finint per distribuire i servizi Western Union presso i propri sportelli.
Lo stesso ha fatto il Banco di Sassari. Il cliente immigrato di queste banche potrà dunque scegliere se utilizzare il bonifico bancario per effettuare le proprie rimesse che costa in media di meno, ma è più lento (servono come minimo 5 giorni, ma a volte anche 10 prima che i soldi arrivino a destinazione) o il servizio Western Union presente nella sua banca che costa di più, ma è più rapido.
Per concludere su questo punto, è doveroso sottolineare che i costi dellinvio delle rimesse sono abbastanza alti ed è per questo che gli immigrati, quando possono, utilizzano canali non bancari per inviare i loro risparmi alla famiglia (amici, viaggi propri).
4.5.4 Il cambio di valuta
Gli immigrati ricorrono alle banche anche per cambiare valuta straniera. Laccesso a questo servizio non presenta particolari problemi anche se 5 banche tra quelle intervistate, oltre al documento di identità, normalmente ritenuto sufficiente per svolgere questa operazione, richiedono il permesso di soggiorno e il codice fiscale.
4.5.5 I prestiti personali
Laccesso al credito è quello che presenta maggiori difficoltà per gli immigrati. La concessione di un prestito costituisce per la banca un operazione ad alto rischio che comporta la richiesta di garanzie particolari. Ciò vale sicuramente anche per i cittadini italiani: un cittadino italiano che non può provare di avere un reddito fisso e quindi che non è lavoratore dipendente, ottiene con molte difficoltà un prestito.
A maggior ragione le banche usano una particolare prudenza nel concedere prestiti a immigrati. I questionari rivelano che sino ad oggi non sono molti gli immigrati che hanno richiesto questo servizio: il dato risulta evidente dalle risposte dei direttori di agenzia. Tuttavia 5 direzioni generali hanno dichiarato di aver concesso prestiti ad alcuni utenti immigrati. Le garanzie richieste sono: la dichiarazione dei redditi, il versamento su conto dello stipendio e, in alcuni casi, garanzie personali o patrimoniali.
In un solo caso il dato è stato quantificato: la Banca popolare di Milano ha concesso 730 prestiti corrispondenti al 21,5% dei propri utenti immigrati.
Queste rilevazioni, a un primo approccio contraddittorie, sono facilmente spiegabili. Se lintegrazione socio-economica degli immigrati in Italia è ancora agli inizi e sono pochi coloro che sono in grado di presentare garanzie sufficienti per ottenere un prestito, è vero però che laddove la banca adotta una strategia mirante a facilitare laccesso al servizio, la domanda sale. La Banca Popolare di Milano, nellambito del pacchetto Extrà ha predisposto forme di finanziamento per far fronte a problemi familiari, per lacquisto dei libri scolastici e per lavvio di unattività commerciale. In tutti e tre i casi è previsto il rimborso mensile. Lintero pacchetto di servizi è stato elaborato e realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, la Fondazione San Carlo, il Fondo di garanzia per il credito al Commercio e al Turismo (FIDOCOMET) e gli uffici stranieri dei sindacati CGIL, CISL e UIL. Attraverso la stipulazione di una convenzione con la Fondazione San Carlo e FIDOCOMET è stato costituito un fondo di garanzia a copertura di eventuali crediti non soluti. La procedura di accesso al credito è lunga e complessa soprattutto per quanto riguarda lerogazione di finanziamenti a sostegno dellimpresa e mira a valutare a fondo la sostenibilità economica dei progetti presentati. Sino ad ora il dirigente della BPM afferma che non si sono riscontrati casi di insolvenza di coloro che hanno ottenuto un finanziamento a sostegno della propria impresa.
4.5.6 I servizi agevolati esistenti
Come più volte accennato, le banche monitorate che hanno già approntato un pacchetto di servizi agevolati specificamente rivolti agli immigrati sono due la Banca popolare di Milano (Conto EXTRA) e il Banco Ambrosiano Veneto (Conto PEOPLE).
Le due banche hanno giustificato questa scelta con motivazioni diverse.
La BPM, come banca popolare, ha una forte radice sociale: alla valutazione economica che considera limmigrazione un fenomeno in crescita e di forte rilevanza (soprattutto nel lungo periodo), si accompagna dunque anche la scelta dellistituto di valorizzare, anche sul piano dellimmagine, le sue ragioni sociali.
Il BAV ha una lunga esperienza con lemigrazione italiana allestero con la quale ha già sperimentato politiche di marketing ad hoc. La crescita dellimmigrazione è stata subito colta dallistituto come un fenomeno sociale in crescita su cui investire.
Entrambi gli istituti sono convinti che la maggiore stabilizzazione degli immigrati in Italia indurrà gradualmente il mondo bancario a confrontarsi con questo fenomeno.
EXTRA e PEOPLE hanno una struttura molto simile e vengono promossi mediante materiale informativo in più lingue: italiano, francese, inglese e arabo il primo, italiano, francese, inglese, arabo e spagnolo il secondo.
EXTRA prevede:
- lapertura di un libretto di risparmio e/o di un conto corrente a condizioni agevolate;
- la possibilità di inviare denaro allestero al costo di L.10.000;
- un servizio gratuito di assistenza telefonica per risolvere particolari casi di necessità (rimborso spese di viaggio per un parente in caso di ricovero in ospedale, trasmissione di messaggi urgenti ai familiari etc);
- la possibilità di accedere a piccoli finanziamenti, rimborsabili mensilmente, per far fronte a spese familiari, sanitarie o per la casa);
- la possibilità di accedere a piccoli finanziamenti per lo studio;
- finanziamenti a sostegno dellattività commerciale;
- conti correnti agevolati per associazioni che rappresentano o svolgono servizi per gli immigrati.
PEOPLE prevede:
- conto corrente bancario a basso costo (spese annue di 30.000 lire fino a 100 operazioni), chiusura gratuita, scoperto bancario fino a 3 milioni di lire in caso di accredito dello stipendio su conto corrente.
- Bancomat;
- polizza assicurativa Europassistance che garantisce una diaria giornaliera di 100.000 lire in caso di ricovero per infortunio e un contributo spese per il rimpatrio della salma nel paese di origine.
Il Credito Cooperativo di Roma sta formulando un pacchetto di servizi simile a questi che verrà lanciato a settembre 2000.
La Banca Popolare dellEmilia Romagna non ha predisposto un pacchetto di servizi ad hoc, ma offre un conto corrente agevolato ai lavoratori interinali. Il dirigente intervistato afferma che molti utenti di questo servizio sono immigrati. E allo studio lipotesi di offrire agli utenti immigrati una polizza assicurativa per coprire le spese di trasporto della salma nel paese di origine in caso di morte.
Il Monte dei Paschi di Siena ha stipulato un accordo con il Centro Islamico Italiano che prevede conti correnti agevolati per gli immigrati di religione musulmana. Poichè questa religione vieta la corrispensione degli interessi, questi vengono devoluti al Centro Islamico.
La Banca Toscana ha predisposto modulistica contrattuale in più lingue.
E opportuno infine segnalare uniniziativa che non è stata rilevata direttamente nel corso della ricerca, ma che abbiamo trovato citata in letteratura. A Prato la Cassa di Risparmio di Firenze ha promosso qualche anno fa, in collaborazione con lufficio stranieri del Comune, tre seminari informativi sugli strumenti bancari rivolti alla comunità cinese. I corsi avevano lo specifico obiettivo di promuovere la diffusione di informazione sul funzionamento degli istituti bancari e sui diversi servizi. Liniziativa era stata promossa a seguito di numerosi casi di erronea utilizzazione da parte di alcuni piccoli imprenditori cinesi di alcuni strumenti bancari, in particolare assegni e cambiali.
Le difficoltà incontrate nello svolgimento della ricerca, non ci permettono di affermare che queste sono le uniche banche in Italia che hanno predisposto servizi specifici per gli immigrati.
4.7 I suggerimenti degli istituti bancari
Gli strumenti di intervento auspicati dai dirigenti bancari contattati per facilitare le relazioni tra banche e migranti possono essere suddivisi in due categorie:
- interventi che le banche stesse dovrebbero attivare
- interventi che richiedono la partecipazione di terzi.
Interventi che le banche stesse dovrebbero attivare
- Corsi di formazione rivolti agli operatori bancari. In alcuni casi il bisogno di formazione viene circoscritto allarea linguistica, in altri viene evidenziata la necessità di prevedere corsi che illustrino la disciplina dellimmigrazione in Italia e forniscano elementi di conoscenza sulle comunità straniere presenti sul territorio.
- Produzione di materiale informativo in più lingue a seconda delle comunità numericamente più importanti presenti sul territorio.
Interventi che richiedono la partecipazione di terzi.
- Campagne di informazione rivolte alle comunità straniere con la collaborazione di associazioni di immigrati.
- Costituzione di fondi di garanzia per favorire laccesso al credito. Questo è un suggerimento ricorrente che è stato formulato in modi diversi. Le banche sembrano consapevoli delle difficoltà che gli immigrati incontrano nellaccesso al credito. Per questo ipotizzano la costituzione di fondi di garanzia su iniziativa di un gruppo di banche che dovrebbero condividere il rischio connesso allerogazione di prestiti a sostegno dellavvio di progetti di impresa, o su iniziativa di enti non bancari (comuni, regioni, Associazione delle banche italiane, Governo).
- Iniziative di formazione rivolte agli immigrati che sono interessati ad avviare progetti di impresa "sostenibili".
IMMIGRATI E BANCHE
5.1 Introduzione: metodologia usata nella raccolta di informazioni tra gli immigrati.
Gli obiettivi che ci siamo proposti con questo livello di indagine sono i seguenti:
- analisi dei bisogni: ci siamo prefissi di verificare quali sono o potrebbero essere i servizi bancari più utili per gli immigrati;
- monitoraggio delle difficoltà incontrate nellaccesso ai servizi;
- raccolta di proposte e suggerimenti su come potrebbe essere migliorato il rapporto tra immigrati e banche.
Prima di descrivere la metodologia usata per la raccolta di informazioni tra gli immigrati, è opportuno fare una premessa.
In Italia solo con lapprovazione del del Testo Unico n.286/98 "Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dellimmigrazione e norme sulla condizione dello straniero" sono state introdotte delle norme contro la discriminazione . La legge affida alle regioni la costituzione di centri di osservazione, di informazione e di assistenza legale per le vittime delle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Ma sino ad oggi solo una regione, la Toscana, si è attivata per provvedere in questa direzione. Ciò significa che attualmente non esistono in Italia osservatori pubblici contro la discriminazione e non esistono dunque dati sulla discriminazione raccolti con metodo scientifico a carattere nazionale.
Conseguentemente per verificare qual è lapproccio degli immigrati nei confronti degli istituti bancari abbiamo utilizzato tre diverse modalità di raccolta delle informazioni:
- abbiamo realizzato un depliant informativo e una locandina in italiano, francese e inglese attraverso i quali abbiamo pubblicizzato un numero telefonico a cui segnalare casi di discriminazione o difficoltà incontrate nellaccesso ai servizi bancari. Il depliant e le locandine sono state inviate per posta a 200 associazioni di tutela dei diritti degli immigrati e comunità di immigrati distribuite sul territorio nazionale. La diffusione di questi materiali ha attivato la segnalazione di 10 segnalazioni telefoniche.
- abbiamo contattato i responsabili di 20 associazioni antirazziste distribuite sul territorio nazionale informandoli del progetto e chiedendo loro informazioni su casi di discriminazione di cui fossero stati a conoscenza;
- abbiamo svolto, in collaborazione con lassociazione Progetto diritti che gestisce a Roma uno sportello di assistenza legale, 34 interviste a immigrati residenti a Roma: in alcuni casi gli immigrati hanno riempito personalmente il questionario apposito, in altri il questionario è stato riempito dalloperatore che ha realizzato le interviste.
Sono stati intervistati immigrati appartenenti a diverse comunità straniere e con diverse collocazioni professionali.
Le organizzazioni interpellate hanno manifestato grande interesse per liniziativa, ma hanno dichiarato di non possedere dati e informazioni sul tema oggetto del progetto. Buona parte delle organizzazioni contattate ci ha confermato lesistenza di difficoltà in questo campo, ma solo una ong (Cir) ci ha segnalato un caso specifico fornendoci informazioni dettagliate. Nemmeno lAbusdef, lassociazione di difesa dei consumatori che si occupa specificamente dellaccesso ai servizi bancari, era in possesso di informazioni utili alla nostra ricerca.
Il numero relativamente basso di segnalazioni riscontrate non può essere però considerato sufficiente per concludere che nel sistema bancario italiano non esiste un problema di disparità di trattamento tra cittadini italiani e immigrati per due ragioni.
Gli immigrati conoscono poco o non conoscono le associazioni di tutela dei consumatori: è più probabile che comunichino un eventuale comportamento discriminatorio a operatori di associazioni che frequentano più abitualmente. Si tratta di associazioni e ong che erogano servizi di assistenza sociale, legale, sanitaria, di integrazione lavorativa e alloggiativa che tuttora rappresentano i problemi prioritari che gli immigrati devono affrontare.
Inoltre la denuncia di un comportamento lesivo, se perseguita fino in fondo, richiede tempo, coraggio, consapevolezza e forza che non sempre gli immigrati possiedono: la fragilità della loro integrazione sociale ed economica rende difficile la rivendicazione dei loro diritti quando questi vengono lesi.
5.2 Laccesso ai servizi bancari
Come già accennato, in Italia laccesso degli immigrati ai servizi bancari è ancora molto limitato. Le interviste svolte evidenziano però che il ricorso agli istituti bancari potrebbe essere più frequente se venissero adottati strumenti di informazione e di promozione adeguati e se venissero chieste forme di garanzia che tenessero conto della reale condizione della maggior parte degli immigrati in Italia. Ciò sembra trovare conferma nei dati già riportati sullaffluenza degli immigrati ai servizi agevolati predisposti da BPM e BAV: laddove è stata adottata una strategia di marketing mirata, la risposta è stata positiva.
Riguardo al primo aspetto le persone intervistate sottolineano lassenza di materiali informativi in più lingue che impedisce una corretta e dettagliata informazione sui servizi offerti e sui requisiti richiesti per accedervi.
Riguardo al secondo aspetto, la necessità di dimostrare un reddito fisso è il principale ostacolo che gli immigrati trovano nellaccedere ai servizi bancari.
La condizione socio-economica degli immigrati sembra dunque essere lelemento di maggior peso ai fini del loro rapporto con il mondo bancario. 4 persone intervistate hanno dichiarato di non avere avuto rapporti con le banche perché consapevoli di non poter presentare garanzie sufficienti.
Sono pochi i casi in cui laccesso a un servizio è stato negato esplicitamente perché lutente era un immigrato. Gli immigrati intervistati hanno definito latteggiamento degli operatori ostile in 4 casi, diffidente in 8 casi, disponibile in 9, gentile in 12.
5.3 I servizi bancari più utilizzati dagli immigrati
I servizi più richiesti dagli immigrati intervistati sono risultati: il conto corrente bancario (17 casi), il libretto di deposito (9 casi), il Bancomat (12), il libretto di assegni (11), il cambio di valuta (13). Solo 5 tra gli immigrati intervistati hanno provato a chiedere un prestito personale con esiti negativi. 7 di loro hanno provato a fare un acquisto a rate (che prevedeva lintervento di un intermediario finanziario non bancario), solo uno di essi con esito positivo grazie allintervento del datore di lavoro come garante. Solo 6 immigrati hanno dichiarato di usare la banca per inviare i loro risparmi nel paese di origine anche se in 15 casi è stata dichiarata questa possibilità. Due rifugiati hanno utilizzato la banca per riscuotere il contributo di prima assistenza.
Le segnalazioni che ci sono pervenute telefonicamente sono le seguenti:
- una signora bengalese non ha ottenuto lapertura di un libretto di deposito in quanto sprovvista di permesso di soggiorno;
- un signore pakistano non ha ottenuto lapertura di un conto corrente bancario in quanto non provvisto di busta paga nonostante non avesse richiesto il Bancomat né il libretto di assegni;
- un signore pakistano (ormai cittadino italiano) fa da garante presso la sua banca per facilitare lapertura di conti correnti e libretti di deposito ai propri connazionali;
- un signore bengalese segnala la differenza di trattamento esistenti nel Nord Italia rispetto al centro e al sud dove è molto più difficile, anche per gli immigrati che sono dotati di busta paga, ottenere un mutuo per lacquisto della casa;
- una signora indiana non ha ottenuto un prestito di un 1,5 milioni per sostenere la sua attività di lavanderia dalla Banca presso la quale ha un conto corrente bancario;
- una signora iraniana non ha ottenuto un mutuo per lacquisto della casa nonostante avesse tutte le garanzie richieste dalla banca; la stessa signora ha dichiarato che quando ha chiesto di aprire il conto corrente, la banca ha chiamato la cooperativa presso la quale lavorava per verificare lesistenza del rapporto di lavoro, procedura che la stessa banca non ha adottato nel caso di suo marito (italiano);
- un signore congolese non ha ottenuto un piccolo prestito per sostenere la propria attività di import-export in quanto non munito di busta paga;
- un rifugiato congolese non è riuscito ad ottenere un prestito a sostegno della sua impresa dalla sua banca, nonostante avesse un consorzio di cooperative disposto a garantire per lui;
- un falegname bengalese non ha ottenuto un prestito dalla sua banca perché privo di busta paga;
- un rifugiato kurdo ha avuto difficoltà nellaprire un conto corrente presso una banca estera con sede in Italia.
5.3.1 Libretti di deposito e conti correnti bancari
Lapertura di un libretto di deposito non presenta particolari difficoltà per gli immigrati. Va rilevato però che anche un servizio come questo, che non comporta nessun rischio per la banca, è accessibile quasi esclusivamente a coloro che sono dotati di un regolare permesso di soggiorno. Esso è stato richiesto a 7 immigrati su 9 che hanno avuto accesso a questo servizio. Solo in un caso è stata richiesta anche la garanzia di un cittadino immigrato cliente della banca.
Lapertura del conto corrente bancario presenta ulteriori difficoltà: oltre al documento di identità (richiesto in 8 casi) e al permesso di soggiorno (richiesto in 11 casi), alcune banche richiedono la busta paga (2 casi), la dichiarazione dei redditi (2 casi), il certificato di residenza (3 casi), la garanzia di un cittadino italiano (3 casi).
Appare evidente dunque lestrema etereogeneità dei documenti richiesti dalle diverse banche per accedere a questi due servizi.
5.3.2 Bancomat, Libretto degli assegni e Carta di credito
La carta Bancomat richiesta da 12 immigrati intervistati, è stata negata solo in 4 casi (ma uno di questi lha ottenuta rivolgendosi a unaltra banca). Il libretto di assegni è stato ottenuto da 11 richiedenti su 14, la Carta di credito da 5 richiedenti su 7.
Laccesso a questi servizi è dunque più difficile per gli immigrati che non hanno una busta paga o comunque una somma cospicua sul proprio conto. Da notare il numero esiguo dei richiedenti la Carta di credito: si tratta di un servizio che non riveste ancora una grande importanza per la vita quotidiana degli immigrati che privilegiano ancora lacquisto in contanti.
5.3.3 Cambio valuta e invio delle rimesse
Il cambio di valuta presso una banca è stato effettuato da 13 immigrati su 34: oltre alla presentazione del documento di identità solo in 4 casi è stato richiesto il permesso di soggiorno. E da notare che presso gli uffici di cambio extrabancari è possibile cambiare denaro con il solo documento di identità (talvolta anche senza).
Per linvio di denaro alle proprie famiglie gli immigrati preferiscono utilizzare canali non bancari. Su 27 persone che hanno dichiarato di inviare denaro nel proprio paese, 13 ricorrono agli amici, 3 usano i vaglia internazionali, 11 utilizzano agenzie diverse (Western Union 7), Corriere internazionale (1), Door to door (1), Delgado Travel (1), mentre solo 5 utilizzano anche la propria banca.
Lelemento della fiducia e della gratuità del servizio spinge evidentemente gli immigrati ad affidare il proprio denaro agli amici, quando ciò è possibile. Lutilizzo di agenzie non bancarie, molto costoso, è spiegabile con la rapidità (il denaro giunge a destinazione in un giorno) e con il fatto che in molti casi viene inviato a persone che non hanno un proprio conto corrente. Sono infatti ancora poche, come abbiamo visto, le banche che hanno realizzato accordi con banche dei paesi di origine che permettono la riscossione delle rimesse anche a persone non bancarizzate.
5.3.4 Il prestito personale
Laccesso al credito è molto difficile per gli immigrati che non sono in grado di presentare solide garanzie. Gli immigrati ne sono consapevoli e solo 5 intervistati hanno richiesto un prestito alla propria banca senza riuscire ad ottenerlo. Se laccesso al credito è difficile anche per i cittadini italiani privi di busta paga, i casi che ci sono stati segnalati telefonicamente sopra riportati, dimostrano che gli istituti bancari adottano una particolare prudenza nei confronti degli utenti immigrati. Lunaria ha ricevuto direttamente una segnalazione da parte di una donna iraniana residente in Italia da molti anni, di professione medio-alta, sposata con un cittadino italiano: la signora non ha ottenuto un mutuo per la casa nonostante potesse offrire tutte le garanzie richieste dalla banca.
Lindagine ha rilevato la presenza di difficoltà anche nelle relazioni tra gli immigrati e gli intermediari finanziari che vengono utilizzati da negozi e aziende per offrire ai propri clienti la rateizzazione del pagamento dei loro prodotti: 5 richieste su sei hanno avuto un esito negativo. In un caso lacquisto di un motorino a rate è stato rifiutato esplicitamente perché il richiedente era un immigrato.
5.4 Le richieste e i suggerimenti degli immigrati
Informazione e mediazione interculturale sono le esigenze più sentite dagli immigrati contattati. La possibilità di trovare materiale informativo e contrattualistica in più lingue faciliterebbe il loro rapporto con gli istituti bancari (7 casi) così come la presenza di mediatori interculturali (5 casi).
Gli immigrati ritengono però che anche la sensibilizzazione degli operatori bancari, attraverso la realizzazione di corsi di formazione interni mirati e di incontri con le comunità straniere potrebbero favorire la conoscenza reciproca e lo sviluppo di un rapporto di maggiore fiducia (3).
Particolarmente sentito è il problema della necessità di dimostrare un reddito fisso, che solo pochi sono in grado di soddisfare. 10 intervistati ritengono eccessive le garanzie richieste per accedere ai servizi e 3 denunciano una eccessiva diffidenza degli operatori nei confronti degli immigrati.
Linvio delle rimesse dovrebbe essere incoraggiato dallabbassamento della commissione trattenuta dalla banca, mentre per facilitare laccesso al credito 3 intervistati individuano nella costituzione di esperienze di finanza alternativa, una "Banca etica" per gli immigrati, unalternativa alla situazione esistente.
6. CONCLUSIONI
6.1 Discriminazioni nel mondo bancario?
Gli Art. 43 e 44 del Testo Unico n.286/98 "Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dellimmigrazione e norme sulla condizione dello straniero" pongono le basi per la tutela antidiscriminatoria in Italia. Lart.43 comma 1 definisce il concetto di discriminazione individuandola in "ogni comportamento che, direttamente o indirettamente, comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, lascendenza o lorigine nazionale o etnica, le convinzioni e le pratiche religiose, e che abbia lo scopo o leffetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o lesercizio, in condizioni di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica".
Il comma 2 dello stesso articolo individua i potenziali autori dellatto discriminatorio illecito e al punto b stabilisce che compie atto di discriminazione "chiunque imponga condizioni più svantaggiose o si rifiuti di fornire beni o servizi offerti al pubblico ad uno straniero soltanto a causa della sua condizione di straniero o di appartenente ad una determinata razza, religione, etnia o nazionalità".
La legge dunque fa rientrare nel concetto di discriminazione azioni che, anche indirettamente, si traducono in un trattamento sfavorevole a danno di una persona a causa della sua appartenenza etnica, nazionale, religiosa ecc.
Si può dunque, in riferimento alla legislazione vigente, parlare di discriminazione del mondo bancario italiano a danno degli immigrati?
Sicuramente no sul piano formale. Come abbiamo visto, la legislazione bancaria non prevede nessun limite formale allaccesso degli immigrati ai servizi bancari e daltra parte se lavesse previsto, esso sarebbe stato abrogato in seguito allapprovazione del Testo Unico 286/98.
Ma riteniamo di aver riscontrato della nostra indagine casi di discriminazione concreta diretta e indiretta che si configurano come "restrizioni" allaccesso ai servizi bancari.
In particolare, alcune segnalazioni che ci sono pervenute telefonicamente si configurano come discriminazioni dirette e consapevoli: ricordiamo il caso della cittadina iraniana che non ha ottenuto il mutuo per la casa pur offrendo adeguate garanzie. La definizione di discriminazione diretta e consapevole non ci sembra impropria se consideriamo che la banca contattata ha consigliato alla signora di far richiedere il mutuo (alle stesse condizioni) dal marito "in quanto cittadino italiano".
Ancora più evidente è la discriminazione diretta ed esplicita compiuta dal dirigente della banca che ha spiegato la mancata concessione di un prestito al rifugiato congolese con laffermazione "la nostra banca ha deciso di adottare una politica restrittiva nei confronti degli immigrati". Questi casi sarebbero potuti rientrare a pieno titolo sotto la tutela contro la discriminazione prevista dagli Art. 43 e 44 del T.U.286/98.
Le segnalazioni che ci sono pervenute sono numericamente limitate, ma non sappiamo e non possiamo sapere, quanti sono i casi di discriminazione che si sono verificati in questo ambito che non sono mai stati rilevati.
La difficoltà nel reperimento delle informazioni, lassenza di un sistema pubblico di raccolta dei dati, la mancanza di una cultura radicata di lotta alla discriminazione che non si limiti alla denuncia degli eventi eclatanti (aggressioni fisiche, atti di razzismo dichiarato), la impossibilità di diffondere informazioni sul nostro progetto in modo capillare, non ci permettono di affermare che quelli rilevati sono gli unici casi di discriminazione verificatisi nel mondo bancario.
Ma al di là dei casi specifici, lindagine ha rilevato la presenza di una certa diffidenza del mondo bancario nei confronti di utenti che non sono italiani o europei. Come abbiamo sottolineato più volte, la precarietà sociale e lavorativa che caratterizza buon parte degli immigrati presenti in Italia condiziona fortemente il rapporto immigrati-banche. Ma le interviste effettuate ai dirigenti bancari e agli immigrati evidenziano anche lincidenza di "pregiudizi culturali" che possono concretizzarsi in comportamenti definibili come casi di "trattamento sfavorevole" e dunque di discriminazione indiretta.
Ricordiamo che 6 dirigenti bancari tra quelli che hanno risposto al questionario hanno esplicitamente riconosciuto lesistenza di disparità di trattamento tra cittadini italiani e immigrati. Due dirigenti tra quelli intervistati hanno dichiarato che a parità di condizioni, un cliente italiano è sicuramente favorito rispetto ad un cliente immigrato.
Daltra parte, lassenza, tranne qualche eccezione, di materiale informativo e di moduli contrattuali in lingue diverse da quella italiana, profila una disparità di trattamento delle banche nei confronti di utenti che non siano italiani almeno sul piano dellinformazione.
Il bisogno di informazione sulle modalità di accesso ai servizi bancari è confermata dal fatto che Lunaria ha ricevuto numerose richieste di informazione non solo da parte di immigrati e rifugiati, ma anche da parte di associazioni e ong che svolgono attività di segretariato sociale rivolte a queste categorie di persone.
Le informazioni che ci sono state richieste non concernono solo i servizi bancari più difficilmente accessibili agli immigrati quali i prestiti e i mutui per la casa, ma anche servizi di base come lapertura di conti correnti.
6.2 Alcune considerazioni finali
® E opportuno evidenziare le difficoltà incontrate nel reperimento di informazioni presso gli istituti bancari. Se la fase di transizione che il mondo bancario italiano sta attraversando spiega le difficoltà registrate nel contattare i dirigenti competenti, la scarsità di collaborazione dei dirigenti effettivamente contattati sembra evidenziare un diffuso disinteresse degli istituti bancari al tema oggetto della nostra indagine.
® La limitata collaborazione delle banche non ci ha permesso di verificare se esiste una differenza di comportamento delle agenzie bancarie a seconda della loro collocazione geografica.
® Tuttavia la lettura incrociata dei risultati raccolti attraverso il monitoraggio effettuato presso gli istituti bancari, le interviste agli immigrati e le segnalazioni telefoniche pervenuteci permettono di trarre alcune conclusioni.
Ciò è spiegabile soprattutto a causa della fragilità del processo di integrazione socio-economica di una parte consistente della popolazione immigrata in Italia.
Non mancano però barriere di tipo culturale e strutturale che scoraggiano gli immigrati ad utilizzare i servizi bancari. La carenza di materiale informativo mirato, leterogeneità dei documenti richiesti per accedere ai diversi servizi a seconda della banca che viene contattata, lesistenza di agenzie finanziarie non bancarie che permettono di inviare le rimesse allestero con più rapidità rispetto alle banche, anche se con un costo più alto, sono fattori ugualmente determinanti.
La complessità del sistema bancario italiano, le difficoltà incontrate nella raccolta di informazioni, lassenza di organismi pubblici specificamente predisposti a raccogliere dati sui casi di discriminazione a livello locale e nazionale non ci permettono di affermare che i risultati raggiunti nel corso della nostra indagine possano essere considerati esaustivi.
Riferimenti bibliografici
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