Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per la
programmazione dei flussi d'ingresso dei lavoratori non appartenenti
all'Unione europea per l'anno 2001.
(Parere al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai sensi dell'articolo 3
del Testo unico 25 luglio 1998,n.286. Esame. Parere favorevole con
osservazioni.)
PREMESSA
Il Testo unico sull'immigrazione, emanato con decreto legislativo 25 luglio
1998,n.286 e il relativo Regolamento di attuazione,adottato con DPR 31
agosto 1999,n.394, hanno profondamente innovato la disciplina vigente in
tema di politiche migratorie, disponendo due importanti strumenti
legislativi.
- il Documento programmatico triennale relativo alla politica
dell'immigrazione e degli stranieri, che analizza il fenomeno migratorio
verso il nostro Paese negli aspetti internazionali, strutturali, politici,
economici e sociali, utilizzando dati e statistiche e predisponendo le
relative azioni di governo;
- il DPCM di programmazione dei flussi di ingresso dei lavoratori non
appartenenti all'Unione europea, nel quale vengono fissate, annualmente, le
quote di ingressi consentite.
Nell'anno 2000, per la prima volta dall'entrata in vigore del Testo unico,
le norme sono state pienamente applicate, determinando risultati positivi,
sia per l'iniziativa sinergica delle Amministrazioni principalmente
interessate ( Lavoro, Interno e Affari Esteri), sia per il mercato del
lavoro, nel quale è stato intrapreso un significativo percorso verso la
legalità dei rapporti di lavoro, stipulati con immigrati.
Il DPCM
In questo contesto positivo, si colloca la tempestiva approvazione del DPCM
per le quote di ingressi per l'anno 2001, unitamente alla relativa
Relazione di accompagnamento, ambedue approvati dal Comitato dei Ministri
il 15 dicembre 2000.
Per l'anno 2001, il DPCM conferma il numero di 63.000 nuovi ingressi per
lavoro subordinato, anche stagionale e per lavoro autonomo, come già
disposto nell'anno 2000.
Questa decisione suscita perplessità.
Nella relazione di accompagnamento del DPCM sono analiticamente descritte
le valutazioni ecomomiche e sociali , utilizzate per determinare il
fabbisogno di lavoratori immigrati per l'anno 2001. La prima di tali
valutazioni è di natura incrementale ed è stata predisposta dal Ministero
del Lavoro, anche tramite le Direzioni Regionali del Lavoro. Al 13 dicembre
2000, tale fabbisogno è stato calcolato in 105.778 unità (analiticamente
specificate dal Trentino - Alto Adige, dal Veneto e dal Friuli - Venezia
Giulia).
L'indicazione risulta attendibile, sulla base delle seguenti
considerazioni. Anche con il DPCM per l'anno 2000 sono state fissate quote
di ingressi di lavoratori immigrati per un totale di 63.000 unità. Già a
partire dal mese di giugno 2000, tali quote erano state esaurite dalle
domande delle imprese, dei singoli datori di lavoro privati (nel caso di
assunzioni di Colf) e anche dalle sponsorizzazioni. Non pare, quindi,
essere congrua la scelta di reiterare una scelta numerica così bassa.
A sostegno di questa considerazione militano i seguenti fattori
(incrementali e decrementali), elencati nella relazione di accompagnamento,
sui quali è opportuno fare delle specificazioni:
- Risulta che la domanda di servizi (alla persona e lavoro domestico) è
forte da parte delle famiglie. Essa, tuttavia, non è conteggiata nella
rilevazione delle intenzioni di assunzione da parte delle imprese o dai
ministeri e rimane, quindi, inesplorata. Nella premessa del DPCM il settore
del lavoro di cura e del lavoro domestico è evidenziato come uno dei
settori principali per i quali necessita la manodopera immigrata. Va perciò
evidenziato e preso in considerazione il fabbisogno di lavoro domestico e
di cura.
- Si fa rilevare che, anche nell'anno 2000, sono stati autorizzati circa
40.000 ricongiungimenti familiari, per i quali si prevede una potenziale
disponibilità al lavoro nell'anno 2001. E' opportuno far osservare che la
cifra proposta non è stata suddivisa, secondo le categorie degli aventi
diritto al ricongiungimento familiare: minori di 18 anni, coniugi, genitori
e fratelli a carico e, pertanto, diventa difficile ragionare su dati
incerti. Se, poi, si considera che - in genere - le persone ricongiunte
sono bambine/bambini minori di 14 anni e mogli, molte delle quali sono
madri che, secondo le tradizioni di alcune importanti Comunità presenti in
Italia, non intendono lavorare fuori dalla propria abitazione, risulta
evidente che il dato proposto non è pertinente. A ciò va aggiunto che i
familiari non conoscono l'italiano all'atto del ricongiungimento, essendo
ciò un grave limite per l'eventuale e immediato accesso al lavoro.
- Si rende noto che, qualora il disegno di legge sull'asilo, attualmente
alla Camera dei Deputati, fosse approvato, anche i richiedenti asilo
riconosciuti potrebbero lavorare nel 2001. Sono necessarie due
osservazioni. La prima riguarda la proposta di legge sull'asilo, che non
sembra essere in dirittura di arrivo, malgrado le pressanti richieste delle
organizzazioni che tutelano i profughi e i perseguitati e malgrado
l'appello all'Italia e alla Gran Bretagna della Commissaria delle Nazioni
Unite per i Diritti Umani Mary Robinson che, il 7 febbraio scorso, ha
chiesto ai due Paesi di adottare una linea di accettazione dei profughi
legittimi. La seconda concerne la sovrastima della possibilità di lavorare
per i potenziali richiedenti asilo. Il provvedimento in discussione alla
Camera ha disposto che il richiedente asilo non può lavorare all'atto della
presentazione della domanda di asilo, ma soltanto dopo 6 mesi dalla data
della medesima e qualora la Commissione centrale non abbia dato risposta.
Anche in questo caso , sembra non opportuno prendere in considerazione i
richiedenti asilo nel calcolo del fabbisogno di lavoratori immigrati per
l'anno 2001.
- Si sottolineano, infine, i dati della disoccupazione degli stranieri
presenti in Italia che, nel 1999, ammontavano a 204.573 persone. La stessa
relazione afferma trattarsi di dati non molto significativi, considerato
che gli avviati al lavoro non risulterebbero cancellati dalle liste di
disoccupazione e che molti degli iscritti in tali liste lavorano,
malauguratamente, nel sommerso. Poichè il Ministero del Lavoro ha avviato
una iniziativa per la cancellazione dei disoccupati fittizi dalle liste di
collocamento e poichè risulta essere in aumento l'attività degli ispettori
del Lavoro, dell'INPS e dell'Inail, si valuta che tale cifra possa subire
una drastica riduzione.Sarebbe opportuno che gli immigrati, disoccupati
iscritti, siano considerati nella loro condizione reale, ai fini della
determinazione del fabbisogno per l'anno 2001.
CONCLUSIONI
Le elezioni politiche e il blocco dell'attività parlamentare rendono quasi
certa l'impossibilità , per l'anno 2001, di un ulteriore decreto sui flussi
programmati, qualora il DPCM oggi in discussione fosse quantitativamente
inadeguato, come, peraltro, già appare.
Si valuta che sarebbe, quindi, opportuno aumentare fin da subito a 100.000
lavoratori immigrati non appartenenti all'Unione Europea i nuovi ingressi
per l'anno 2001. L'aumento di 37.000 ulteriori ingressi, rispetto a quanto
disposto nel DPCM in discussione, dovrebbe essere inserito nelle seguenti
quote, in quanto più bisognose di apporti lavorativi, come emerge anche
dalla relazione di accompagnamento:
20.000 nella quota del lavoro subordinato, indeterminato e determinato, di
cui all'articolo 1 comma1
13.000 nella quota del lavoro stagionale, di cui all'articolo 1 comma 2.
Ferma restando la forte sottolineature dell'azione intrapresa dal Governo
per portare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati a un
quadro di certezza normativa e alla parità dei diritti/doveri e delle
opportunità con i loro omologhi italiani, è positivo anche evidenziare che,
per il decreto sui flussi del 2001, è stata messa in campo una attività di
consultazione degli organismi preposti, così come disposto dall'articolo 3
del Testo unico, di ampio rilievo e di indubbia qualità.
Di quanto è stato elaborato e discusso, il Relatore ringrazia gli estensori
e i partecipanti e desidera rendere noti, a conclusione di questa disamina,
alcuni punti da portare all'attenzione del Governo per la stesura
definitiva del DPCM:
- articolo 2 comma 1 lettera d) : si suggerisce di esaminare con urgenza le
domande di riconoscimento del titolo di infermiere professionale,
conseguito all'Estero, giacenti presso il Ministero della Sanità, al fine
di inserirle negli ingressi 2001, in aggiunta ai 2000 ingressi già
previsti;
- articolo 3 comma 1 : non risulta chiara la possibilità degli ingressi per
lavoro stagionale da parte di lavoratori immigrati, cittadini di Paesi con
Accordi di riammissione; non sembra opportuna la diminuzione della quota di
ingressi di lavoratori marocchini, considerata l'importanza della Comunità
marocchina in Italia; non è comprensibile l'esclusione della quota di
ingressi garantiti per i lavoratori rumeni, già riconosciuti nel 2000.
Il parere è favorevole, con osservazioni.
sen. Giovanni Lubrano di Ricco