UNA DISCUSSIONE PUBBLICA SULLE
NUOVE NORME E PRASSI CONTRO GLI IMMIGRATI
1. Il Laboratorio sull’Immigrazione dell’Università
Ca’ Foscari di Venezia indice per il 15 dicembre una giornata di studio e di critica dei nuovi
progetti di legge sull’immigrazione e il diritto d’asilo in corso
di elaborazione in Italia, in Europa, negli Stati Uniti.
Questa decisione ci è imposta dal grave segno univoco di tali
provvedimenti che in modo omogeneo si configurano come provvedimenti contro la nuova immigrazione, contro gli immigrati (regolari o irregolari che siano) e contro i richiedenti asilo. È una tendenza
preoccupante, dinanzi alla quale delle strutture di formazione come le nostre
sono chiamate a prendere pubblica posizione se non vogliono sottrarsi alle
proprie responsabilità civili.
2. In Occidente i lavoratori immigrati vivono dovunque in una
condizione di minorità materiale, giuridica e politica, quale
forza-lavoro a basso costo e senza diritti. Questa condizione di inferiorità sociale viene ora ad essere ulteriormente
appesantita dalle nuove leggi alle porte, o appena varate. Leggi che spesso son
già entrate materialmente in vigore prima ancora di esserlo sul piano
formale: attraverso una quantità di atti “spontanei” o
organizzati, e di misure di ordine pubblico che hanno quotidianamente per
bersaglio immigrati e immigrate, e attraverso le campagne di criminalizzazione
dei migranti che con la guerra in corso hanno assunto intensità e
violenza via via crescenti.
3. La rassegna delle ‘ultime novità’ da esaminare (e
contrastare) è impressionante.
Negli Stati Uniti il Patriot Act ha sospeso a tempo indeterminato le garanzie fissate
dal I e dal IV emendamento della Costituzione, ha introdotto una nuova figura
di reato, il sospetto di reato, e ha attribuito poteri illimitati (di vita e di
morte) contro i “sospetti” a tribunali militari speciali che
emetteranno sentenze inappellabili; e non c’è dubbio che tra i
primi destinatari di queste misure “eccezionali” ci saranno i
lavoratori immigrati, sospettati e sorvegliati speciali per definizione.
In Inghilterra il governo ha rispolverato -anzitutto “per”
gli immigrati islamici- l’internamento senza processo, che già
colpì negli anni ’60 migliaia di irlandesi, e sta attuando la
secca revisione in peggio delle norme sul diritto di asilo equiparando nei
fatti i richiedenti asilo ai migranti per ragioni economiche.
In Spagna la Ley de extranjeria ha inasprito le condizioni per ottenere il permesso
di soggiorno e irrigidito le norme sul rimpatrio dei “clandestini”
al punto tale che sono a rischio di espulsione molte decine di migliaia di
immigrati.
In Germania il progetto di legge Schily prevede l’esistenza di
due ben distinte classi di immigrati: i pochi immigrati ad alta qualificazione,
che hanno alcune garanzie in più, e la massa degli immigrati a bassa
qualificazione che tornano ad essere declassati a “ospiti a tempo”,
tali solo fino a quando sua maestà il mercato ha bisogno di loro. Anche
in questo caso il diritto d’asilo viene ristretto.
Quanto all’Italia, le associazioni degli immigrati hanno
già messo in luce e criticato i punti-chiave della cd. legge Bossi-Fini.
Che sono: il contratto di soggiorno, che pone un vincolo strettissimo tra una
data occupazione e il permesso di soggiorno; l’estensione del periodo di
tempo in cui si può essere trattenuti nei centri di “prima
accoglienza”; il passaggio da 5 a 6 degli anni necessari per poter
richiedere la carta di soggiorno; la restrizione dei ricongiungimenti
familiari; lo svuotamento del diritto di asilo peraltro già pressocché
inesistente nel nostro paese. Per il momento, pare accantonata
l’introduzione dei reati di ingresso clandestino e di permanenza in
clandestinità, ma si è già preparato il terreno in questo
senso. E prima ancora che la nuova legge sia entrata in vigore, si sono
già fatte strada pratiche discriminatorie “nuove” quali
quella della preferenza nazional-razziale o cultural-religiosa per i popoli
“cristiani” e bianchi rispetto a quelli non-cristiani e di colore,
il marchio sulle mani o sui vestiti degli immigrati, la loro esclusione dai
benefici fiscali e così via.
4. Il risultato di questa mondializzazione delle politiche
restrittive e punitive verso gli immigrati è sotto gli occhi di tutti.
Si va verso una nuova forma di lavoro vincolato, sul tipo di quello dei
coolies di buona memoria.
Si va verso la reintroduzione del modello gastarbeiter, ‘rimani solo fin tanto che ci servono
le tue braccia’, un modello che gli emigranti (italiani in primis) e il
movimento operaio contestarono negli anni ’60. Si va verso la
moltiplicazione delle legislazioni speciali nei confronti degli stranieri, che
nascono eccezionali ma poi diventano normali. Si va verso
l’approfondimento della precarietà degli immigrati, la riduzione
dei loro già ridottissimi diritti individuali e, a maggior ragione, di
quelli collettivi, verso la moltiplicazione dei controlli e delle restrizioni
sulla loro esistenza. Si va verso un ulteriore consolidamento del diritto
differenziale e la creazione di una scala gerarchica ancora più
stratificata tra gli immigrati (che ricorda, a chi ha memoria, certi
“anni bui”…).
E per quanto non si faccia che parlare dei “clandestini”,
tutto ciò riguarda in effetti non soltanto una sezione
dell’immigrazione, ma l’intero campo del lavoro immigrato. Poiché ciò
che serve al mercato è una larga massa di lavoratori immigrati massimamente
duttile e sottomessa, che sia
di esempio ai lavoratori autoctoni spronando anche loro alla massima
duttilità e sottomissione.
5. Questa linea di tendenza propria agli Stati Uniti ed all’intera
Europa (che qualche studioso ha definito “nuovo schiavismo”) sta
trovando momenti di contrasto sia nelle iniziative di lotta dei sans papiers, delle associazioni degli immigrati e, in parte, dei
sindacati, sia negli organismi anti-razzisti e nelle “buone
pratiche” adottate da un certo numero di operatori sociali e strutture
educative, di assistenza e di volontariato.
Quello che viene spesso a mancare però, è il confronto
ravvicinato, l’adeguata reciproca conoscenza e cooperazione tra questi
soggetti sicché prevale tuttora la separatezza nazionale e perfino
l’angustia localistica dei diversi momenti di dibattito e di intervento.
Si colloca proprio a questo “livello” la proposta di una
giornata di confronto e di analisi critica delle “nuove” tendenze
delle politiche e delle legislazioni in materia di immigrazione operanti
all’oggi in Italia e in Europa, che metta faccia a faccia le associazioni
di immigrati e di sans-papiers di diversi paesi (Italia, Francia, Svizzera…) tra loro e con
alcuni degli studiosi e il giro ampio degli operatori che sono in contatto col
nostro lavoro di formazione (ad iniziare dall’Associazione Liberi
Migranti di recente costituzione). Un primo momento di collaborazione a livello
internazionale, insomma, tra quanti sono impegnati, nei più diversi
ambiti, perché i lavoratori immigrati abbiano una condizione di piena
parità economica, sociale e politica e perché la loro presenza
(forzata e inferiorizzata) in Occidente si converta in una occasione per promuovere
un autentico scambio fraterno tra i diversi popoli e le diverse culture.
Va da sé che questo incontro non solo è aperto ad altri
apporti critici, ma è concepito proprio al fine di sollecitarli, senza nessuna forma di
esclusivismo. Per questo motivo abbiamo esteso l’invito alla
partecipazione a tutti coloro che sembrano, almeno in potenza, interessati alla
cosa.
a La giornata di studio si svolgerà a Venezia, nell’aula grande di San Basilio con inizio alle ore 9.30 e si concluderà alle ore 17.30.
a Dalle
ore 18 in poi ci sarà spazio per incontri informali volti allo scambio
di esperienze e a stabilire momenti e forme di collegamento tra le strutture di
lavoro omogenee.
a San
Basilio può essere raggiunto dalla Stazione ferroviaria muovendo prima
in direzione di piazzale Roma e poi delle Zattere (20 minuti di cammino), e si
può raggiungere in modo ancora più agevole da piazzale Roma
(chiedendo di San Sebastiano, o di San Basilio).
a Per
ogni informazione (inclusa la possibilità di alloggio per la serata di
venerdi 14), ci si può rivolgere al Laboratorio Immigrazione: tel.
041-2346011; e-mail: labimm@unive.it