EMIGRAZIONE NOTIZIE N. 38/39
24/31 ottobre 2001
IL REGOLAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA PER CONTROLLARE E BLOCCARE LE FINANZE DEI TERRORISTI
1. 1. La stampa di questi giorni ha dato
sommarie notizie sull’intervento dell’Unione europea rivolto a
bloccare il terrorismo. Qui riportiamo la parte essenziale del Regolamento
europeo, N. 467 del 6 marzo 2001, atto legislativo obbligatorio in tutti i 15
Stati membri, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee
del 9/3/2001, numero 67/L. Il Regolamento fa parte degli atti aventi valore di
legge, approvati dal Consiglio dei ministri, emanato a firma del Presidente di
turno, lo svedese I. Thalén. Il solo art. 13 dà mandato alle
leggi degli Stati membri di “determinare le sanzioni da imporre in caso
di violazione del Regolamento, efficaci, proporzionate e dissuasive”. Il
testo consta della premessa-giustificazione, tipica degli atti comunitari,
quale complemento che illustra i motivi giuridici e sociali
dell’intervento legislativo. Formata da 10 paragrafi, seguiti da 16
articoli dispositivi. Il Regolamento 467/2001 “vieta l’esportazione
di talune merci e servizi in
Afghanistan, inasprisce il divieto dei voli e estende il congelamento dei
capitali e delle altre risorse finanziarie nei confronti dei talibani
dell’Afghanistan”. L’allegato 1 elenca le persone, le
entità e gli organismi dei talibani (pagine 5-6-7 del Regolamento).
2. Il Regolamento poggia
sulla risoluzione n. 1333/2000, 19 dicembre 2000, del Consiglio di sicurezza
dell’Onu per far cessare la protezione dei talibani ai terroristi
internazionali e per far “consegnare Usama Bin Laden alle pertinenti
autorità affinchè sia processato”. Il Consiglio di
sicurezza decise, inoltre, con la risoluzione 1267/1999, nuove misure “nei
confronti dei talibani, in particolare il divieto di esportare talune merci, il
divieto di fornire certi tipi di consulenza tecnica e formativa, e la chiusura
forzata degli uffici dei talibani e della ariana Afghan-airlines”.
3. Gli articoli che
seguono i paragrafi suddetti, dispongono, fra l’altro, che:
siano congelati i capitali, attività e
benefici finanziari, contanti, assegni, titoli di credito, tratte, ordini di
pagamento, depositi presso Istituti finanziari, saldi sui conti, debiti e
titoli di debito, titoli negoziati, azioni, certificati azionari, titoli a
reddito fisso, pagherò, warrant, obbligazioni, contratti, interessi,
dividendi e altri redditi, credito, compensazioni, garanzie, fideiussioni e
altri impegni finanziari, lettere di credito, polizze, atti di cessione, documenti
che attestino la detenzione di capitali e risorse finanziarie, qualsiasi altro
strumento di finanziamento delle esportazioni (art. 1);
- il
congelamento riguarda ogni persona fisica o giuridica, entità o
organismi, con il divieto di mettere a disposizione dei talibani, direttamente
o indirettamente, i fondi prima elencati (art. 2); il divieto per gli
aeromobili decollati in Afghanistan di atterrare e decollare nei 15 Stati
membri (art. 6); l’obbligo degli Stati membri di “determinare le sanzioni
da imporre in caso di violazione delle disposizioni del
Regolamento”…le sanzioni devono essere efficaci, proporzionate e
dissuasive (art. 13).
Il
Regolamento è entrato in vigore il 10/3/2001 (art. 16).
Fra i soggetti indicati nell’allegato 1 vi
sono tutti i membri del Governo dell’Afghanistan e della rete della
pubblica amministrazione, e, inoltre, gli uomini dell’organizzazione
Al-Quaida, primo dei quali Usama Bin Muhammad Bin Awad Bin Ladin, in tutto ben
97 soggetti, singoli o enti e istituzioni (pag. 5-7), fatto che indica
l’eccezionalità dei rapporti mondiali che denotano una guerra in
atto.
4. La situazione
internazionale accertata era già grave, da aver determinato due
risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu nel 1999 e nel 2000,
quelle con i numeri 1267 e 1333, e l’atto dell’Unione europea del 9
marzo 2001. Eppure solo dopo sei mesi, con l’attacco alle Torri di New
York e la dimostrata pericolosità del terrore adottato come azione
statale, il mondo si è mosso e, in Italia, vi sono stati recentemente i
decreti, obbligatori in applicazione del Regolamento 67/2001, il decreto legge
in Gazzetta ufficiale n. 226 del 28 settembre 2001 e il secondo decreto del 12
ottobre 2001, deliberato dal Consiglio dei ministri, sulla sicurezza e il varo
di una apposita struttura, il Comitato di sicurezza.
Anche competenti per l’Europa, sono indicati e stabiliti, dal citato
Regolamento 467/2001, i ministri economici e finanziari del Belgio, Danimarca,
Germania con tutti i suoi Laender, Grecia, Spagna, Francia, Irlanda, Italia,
Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Finlandia, Svezia, Regno Unito,
e la stessa Commissione europea (Allegato II). Un successivo Regolamento, N.
1354, 4/7/2001, allarga l’area sospetta.
Da notarsi il ritardo quasi generale di fronte all’incombere del
pericolo, ritardo che probabilmente ha favorito le centrali del terrore le
quali contano, come molti altri fatti dimostrano (episodi di Milano), su basi
di appoggio specifiche e su negligenze e persino su acquiescenze.
Intervistato da Tagesspiegel il professore Huntington, divenuto celebre per
il libro “The clash of civilizations” (Lo scontro delle
civiltà), ha dichiarato che la rete terroristica esiste in 50 o 60 Paesi
in varie forme, quindi la guerra durerà per decenni e comprenderà
azioni militari, diplomatiche e politiche, misure legali e dei servizi segreti.
(G.V.)
I FONDI CONGELATI IN BASE AL REGOLAMENTO CE 467/2001
Gli
Stati membri dell’Unione europea, in adempimento della norma in epigrafe,
di cui si dice nella nota precedente, hanno comunicato di avere già
congelato beni bancari e finanziari dei talebani. Le notizie raccolte dalla
Commissione sono le seguenti:
- il
Belgio ha congelato beni per 15 miliardi di lire italiane,
- la
Francia per lire 8 miliardi di 312 conti,
- l’Olanda
400 milioni,
- la
Spagna un solo conto di cui non è stata resa nota l’entità,
- la
Gran Bretagna 180 miliardi prima dell’11 settembre e 7 miliardi sulla
base della lista diffusa dall’Unione europea dopo gli attentati,
- l’Austria
ha reso noto di avere una inchiesta in corso,
- l’Italia
non ha dato informazioni di dettaglio sul congelamento,
- altri
Paesi hanno dichiarato di non aver ancora congelato somme, e cioè la
Svezia, l’Irlanda, la Danimarca, il Lussemburgo, il Portogallo, la
Finlandia, la Grecia.
La lista, di cui al Regolamento 467/2001, è stata ampliata e
aggiornata con un successivo regolamento il 4 luglio, n. 1354/2002, per
includervi altri soggetti legati all’associazione terroristica Al Qaida.
Dopo l’111 settembre, l’Unione ha adottato, con procedura di
urgenza, un ulteriore, terzo, regolamento, con effetto uniforme e immediato.
Di questi due nuovi regolamenti daremo notizia completa nei numeri
successivi.
VA IN PARLAMENTO IL DECRETO LEGGE CONTRO IL TERRORISMO
La
Gazzetta ufficiale del 19 ottobre ha pubblicato il decreto-legge n. 374 che
dà maggiore spazio alle lotte contro il terrorismo istituendo una nuova
e doppia fattispecie di reato, contro le associazioni con finalità di
terrorismo internazionale e contro i fiancheggiatori delle stesse organizzazioni.
Nel codice penale, dopo l’articolo 270/bis, vengono aggiunti i
seguenti articoli:
- art.
270-ter, Associazioni con finalità di terrorismo internazionale,
- art.
270-quater, Assistenza agli associati-fiancheggiatori.
Il decreto legge aggiunge il reato di uso di aggressivi biologici e chimici
all’articolo 1 della legge n. 110 del 18.4.1975.
I colpevoli sono puniti con la reclusione da sette a quindici anni, i
“semplici” partecipanti all’organizzazione sono puniti da
cinque a dieci anni, mentre chi dà semplice assistenza logistica ai
terroristi è punito con 4 anni di reclusione.
Pubblichiamo nella “Documentazione” il testo integrale del
provvedimento, che consta di 11 articoli ed è già entrato in
vigore il 19.10.2001.
Alla lotta al terrorismo è stato dedicato il Consiglio dei ministri
europeo che si è svolto a Gand, in Belgio, nei giorni 19 a 20 ottobre.
Tre risoluzioni contro il terrorismo sono state approvate. Il vertice è
stato preceduto da un incontro a
tre, Blair, Chirac-Jospin, Schroeder, dedicato a evitare contrapposizioni fra
chi opta per il piano militare in atto e chi oscilla fra azioni militari e
diplomazia, con Blair che si è mosso per spingere Francia e Germania a
non attardarsi a inesistenti distinguo.
Intanto la stampa ha rivelato che gli ispettori della Farnesina e la
magistratura stanno accertando il caso del Consolato italiano a Karachi
(Pakistan), dove tra il 15 e il 18 dicembre 1999 furono concessi illegalmente
visti di ingresso per l’Italia a Afghani, per il corrispettivo fino a 10
milioni di lire. Uno dei visti fu anche dato a “una persona il cui
nominativo era inserito nelle liste di inammissibili di Schengen”.
In una relazione di dodici pagine del consigliere di Ambasciata Alessandro
Stassi sono contenute le accuse.
Il quadro della lotta al terrorismo è completato dal vertice
asiatico di Shanghai (20-21 ottobre) dal forum dell’APEC (Asia-Pacific
Economic Cooperation), di cui fanno parte 21 nazioni: Australia, Canada,
Indonesia, Singapore, Thailandia, Usa, Cina, Hong Kong, Taiwan, Messico, Papua,
Nuova Guinea, Cile, Perù, Russia, Vietnam.
La Conferenza è stata caratterizzata dal Vertice, veramente
inimmaginabile prima dell’11 settembre, fra Bush (Usa), Jian Zemin
(Cina), Putin (Russia), che muta l’intero scacchiere delle alleanze mondiali
e trova precedenti solo nella seconda guerra mondiale.
GOVERNO E REGIONI RIVEDONO IL DISEGNO DI LEGGE PER GLI IMMIGRATI
Il
Governo ha accolto le richieste della Conferenza delle Regioni nel senso di
modificare il disegno di legge per gli immigrati con il quale si apportano
modifiche alla vigente legge N. 40/1998.
Le osservazioni delle Regioni riguardano le funzioni degli enti locali e
delle Regioni stesse su alcuni momenti della politica delle immigrazioni:
1) la
procedura di definizione delle quote annuali di ingresso degli immigrati deve
comportare, in via preventiva, la conferenza unificata Regioni-Città;
2) nel
lavoro di coordinamento deve essere presente anche un Presidente di Regione o
Provincia autonoma designato dai Presidenti delle Regioni;
3) anche
i programmi formativi e di inserimento al lavoro devono essere attuati con le
Regioni.
Si è concluso così un lavoro svolto nei giorni 111 e 12
ottobre. Il dibattito si sposta ora in Parlamento.
Rimane immutata la logica complessiva del provvedimento.
L’immigrazione resta collegata e vincolata a un contratto di lavoro, a
tempo indeterminato, determinato, autonomo. Restano le sanzioni contro
l’immigrazione clandestina, con una prima espulsione per via
amministrativa, mentre la seconda e la terza volta scattano sanzioni penali e
arresto da uno a quattro anni, inoltre restrizioni nei ricongiungimenti
familiari (ne abbiamo già dato notizia nei numeri 34 e 45, 26/9 e 3/10
2001 del nostro Notiziario).
La situazione mondiale stempera, per altro, taluni contrasti parlamentari,
e si invoca, anzi, maggiore lotta contro la clandestinità (Piero
Fassino, Il Sole 24 Ore, 17 ottobre 2001, pagina 7). Ricordiamo che mai un
diritto di clandestinità è stato sostenuto, nelle sue lotte
decennali, dalla FILEF.
Il problema dei clandestini è visto anche in altre legislazioni che
lo puniscono. Non vi sono fondate ragioni per non munirsi di un contratto di
lavoro e sfuggire dalle mani di ingaggiatori malavitosi.
In Francia l’ingresso e il soggiorno illegali sono puniti con 1 anno
di reclusione e il pagamento fino a 7 milioni di lire con l’interdizione
di 3 anni dal territorio.
Nel Regno Unito vi è una figura specifica di reato per gli ingressi
con mezzi illeciti e si va fino alla reclusione da sei mesi a due anni.
In Germania è prevista una pena detentiva fino a un anno per chi non
è in possesso di permesso, mentre sono comminati 3 anni di reclusione a
coloro che, dopo essere già stati espulsi, rientrano nella Repubblica
federale.
Ma il vero problema, visto che anche la legge N. 40/1988 è stata
elusa, specie per i disservizi e la vulnerabilità delle frontiere,
è l’effettivo controllo delle stesse.
EURO: LA REGIONE TOSCANA FORMERÀ 1000 “MEDIATORI DI
FIDUCIA”
Arriva
l’Euro e nasce il ‘mediatore di fiducia’. La Regione Toscana
formerà un migliaio di operatori tra quanti lavorano nei servizi sociali
degli enti pubblici, ma anche presso sindacati ed associazioni di volontariato.
Quando l’Euro entrerà in corso, a gennaio, è infatti
probabile che numerosi cittadini (soprattutto tra gli anziani) si trovino in
difficoltà. E per superare il disagio si rivolgeranno agli enti a loro
più vicini, in Comune o alle associazioni di fiducia. Formare operatori
in grado di fronteggiare ogni situazione e fornire risposte esaurienti è
lo scopo che la Regione Toscana si prefigge.
Il comitato Euro, presieduto dall’assessore Carla Guidi e che si è riunito il 16
ottobre, ha già definito le date dei due seminari che serviranno ad
istruire i ‘mediatori di fiducia’. E saranno ‘seminari
tecnologici’: particolare importante per una Regione che ha scommesso
sulle nuove tecnologie, “per ridurre – come sottolinea
l’assessore Guidi – le distanze tra cittadini ed istituzioni, ma
anche tra istituzione ed istituzione”.
Per le due giornate seminariali, il 23 novembre ed il 6 dicembre 2001,
sarà infatti utilizzato il sistema multimediale Trio che, attraverso la
sua articolazione in sedici poli sul territorio toscano, permette la formazione
in tempo reale a distanza.
La prima giornata sarà rivolta a quanti operano nel sociale, nel
pubblico come presso associazioni di volontariato. Il secondo appuntamento
è invece riservato agli operatori degli Uffici relazioni con il pubblico
e a chiunque altro sia interessato.
La richiesta di partecipazione dovrà pervenire all’U.O.C.
“Scuola di Governo” della Regione Toscana, in via di Novoli, 53,
entro il 31 ottobre.
Ma le iniziative non si fermano qui.
La Regione Toscana ed il Comitato Euro stanno studiando anche la
predisposizione di materiale da distribuire a coloro che hanno
difficoltà visive: convertitori adeguati, monete fac-simile per prendere
familiarità con gli Euro ed imparare a riconoscerli al tatto.
I GRUPPI CONSILIARI REGIONALI DS DI EMILIA-R. E LOMBARDIA ESAMINANO
DOCUMENTO SUGLI ITALIANI NEL MONDO
In
vista del Congresso nazionale dei Democratici di sinistra, previsto per i
giorni 16-18 novembre prossimi a Pesaro, i Gruppi consiliari regionali dei Ds
dell’Emilia Romagna e della Lombardia hanno indetto una riunione
congiunta per il giorno 26 ottobre a Bologna, presso la sala riunioni Ds - Palazzo Regione Emilia-Romagna
– Viale Aldo Moro, 50 – dalle ore 9.00 alle ore 17.00, per
esaminare la proposta del documento nazionale sugli Italiani all’Estero
da presentare al Congresso nazionale (documento che riportiamo integralmente in
“Documetazione”, ndr)
e la proposta di
istituzione del Coordinamento Ds per gli Italiani all’estero.
Alla riunione saranno presenti: On. Renzo Imbeni, Vice Presidente del
Parlamento europeo, Pierangelo
Ferrari, Capogruppo Ds Regione Lombardia e Lino Zanichelli, Capogruppo Ds
Regione Emilia-Romagna.
Per informazioni rivolgersi a:
Consigliere Marco Tam – Gruppo Ds Regione Lombardia 02/67482261
Consigliera Silvia Bartolini – Gruppo Ds Regione Emilia-R.
051/6395208
L’OPERA NOMADI DICE NO ALLA GUERRA
La
terra di origine del popolo Rom e Sinti è in questi giorni scossa da
venti di guerra. Il popolo dei Rom e Sinti da sempre è estraneo ai
signori della guerra. Mai si è fatto promotore di una guerra nemmeno per
difendere il diritto inalienabile di ogni popolo ad avere una Terra.
Purtroppo, paradossalmente, questo innato pacifismo si scontra con una
cruda realtà che vede il popolo dei Rom e dei Sinti essere sempre una
delle vittime principali delle guerre scatenate dal Signore della Guerra di
turno ed essere sempre perseguitato:
dalla Spagna nel 1942 dove essi vengono completamente emarginati se non
espulsi insieme a Mori ed Ebrei, al Portogallo dove venivano frustati con corde
chiodate, al Ducato di Milano e nello Stato pontificio dove gli uomini venivano
puniti con tratti di corda e le donne e i bambini con una serie di staffilate.
Dalla Moravia, all’Austria dove alle donne e ai bambini condannati veniva
tagliato un orecchio, alla Francia dove venivano marchiati a fuoco sulla
guancia o rasati, ai Paesi Bassi dove venivano fustigati a sangue e venivano
loro perforate le narici. Dall’Imperatore Massimiliano d’Austria
che sancì il principio che uccidere uno zingaro non è reato, ad
Elisabetta I di Inghilterra che decretò per loro la pena di morte, al re
di Svezia che ordinò che i Rom arrestati venissero impiccati senza
processo, a Federico Guglielmo di Prussia che condannava alla forca tutti i
maggiori di 18 anni… come possiamo vedere, la soluzione finale nei
confronti del popolo dei Rom e dei Sinti perseguita dal Nazifascismo che
produsse la morte di più di 500.000 Roma e Sinti durante la 2^ guerra
mondiale ha molti padri fondatori.
Ancora oggi i Rom e i Sinti sono stati le prime vittime delle guerre
esplose nei Balcani (solo in Kosovo negli ultimi 2 anni 900 Rom sono stati
uccisi o fatti sparire).
Il popolo dei Rom e Sinti, per tutto questo, si dichiara ESTRANEO e CONTRO
ogni guerra e per un mondo giusto in cui ci sia pari dignità e diritti
umani per tutti i popoli.
IMMIGRAZIONE: CONVEGNO A ROMA IL 29-30 OTTOBRE
Organizzato
dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dall’Organismo
Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli
stranieri presso il CNEL e dall’Organizzazione Internazionale per le
Migrazioni (OIM), con il supporto del Fondo Sociale Europeo, avrà luogo
a Roma il 29-30 ottobre 2001 presso il Parlamentino del Cnel – Viale
David Lubin, 2 il Convegno sull’”Immigrazione: quadro di
riferimento europeo e internazionale, lavoro e integrazione sociale”. Il
Convegno rappresenta l’occasione per focalizzare l’attenzione sulla
dimensione europea e internazionale del fenomeno immigrazione, sul confronto
delle diverse esperienze di integrazione nei Paesi europei, sull’urgenza
di un quadro legislativo europeo come auspicato dalla Comunicazione della
Commissione al Consiglio ed al Parlamento del 22 novembre 2000.
Il Convegno rappresenta anche il momento conclusivo, dopo
l’esperienza avviata dall’Oim nel maggio 2000, in collaborazione
con il Ministero del Lavoro italiano di sperimentare una serie di strumenti a
supporto di una politica di gestione dei flussi migratori, volto a tirare le
fila di quanto realizzato nei diversi paesi europei di immigrazione, ma anche a
delineare possibili future strategie, meccanismi operativi e forme di
cooperazione fra i diversi interlocutori, per meglio rispondere alle esigenze
degli Stati di origine e di quelli di destinazione, e per fornire ai migranti
mezzi adeguati per una positiva integrazione sociale e lavorativa.
LA SETTIMANA DELLA LINGUA ITALIANA IN DANIMARCA
Nell’ambito
delle iniziative previste per la settimana della lingua italiana nel mondo
(15-20 ottobre) cui partecipano 93 istituti italiani di cultura
all’estero, l’Istituto di cultura di Copenaghen ha siglato un
accordo di collaborazione con la redazione de “Il Ponte”, rivista
degli italiani in Danimarca, della cui redazione fanno parte anche alcuni
esponenti del COM.IT.ES.
Con il numero di ottobre, che uscirà in concomitanza della settimana
della lingua italiana, inizia infatti una stretta collaborazione tra
l’Istituto di Cultura e Il Ponte, unica rivista interamente in lingua
italiana pubblicata in Danimarca, che ha una tiratura di circa cinquemila
esemplari. Da questo numero saranno regolarmente presenti nella rivista due pagine
contenenti il calendario delle attività culturali organizzate
dall’Istituto o in collaborazione con l’Istituto e approfondimenti
e commenti sulle attività stesse.
La rivista, già consolidata e molto diffusa in seno alla locale
comunità italiana, arriverà ora anche nelle case dei danesi, soci
e amici dell’Istituto di Cultura, che desiderano essere informati sulle
attività dell’Istituto e sulle interessanti tematiche proposte
dalla rivista in lingua italiana.
Nella consapevolezza dell’importanza della lingua per la formazione
del cittadino europeo, l’Istituto di Cultura di Copenaghen dà con
questa iniziativa il proprio contributo alla diffusione dell’italiano in
Danimarca in adesione agli obiettivi indicati nella Decisione del Consiglio dei
Ministri UE e del Parlamento Europeo, che hanno dichiarato il 2001 Anno Europeo
delle Lingue.
La rivista Il Ponte è consultabile anche online al seguente
indirizzo: www.ilponte.dk
UNA SEMPLICE PIETRA DI FAIDO
Visita
ai cantieri di Alptransit, dove sono iniziati i lavori preparatori al traforo
ferroviario del Gottardo: “Il cantiere del secolo. Le gallerie
ferroviarie più lunghe del mondo”.
Entriamo in profondità, fino al fronte di scavo, della galleria di
accesso di Faido-Polmengo che, dopo oltre due chilometri e mezzo,
raggiungerà l’asse del tunnel vero e proprio. I lavori sono
già a buon punto.
Questa galleria ausiliaria, arrivata sull’asse della futura
direttissima ferroviaria, si allargherà in una grande grotta, dove
verranno portate e montate le grandi fresatrici meccaniche che inizieranno a
trapanare i due tunnel paralleli dell’Alptransit, in direzione Nord.
Il materiale che viene scavato (anche qui da una “talpa”, sia
pur più piccola, con la testa rotante resa irresistibile da elementi
radiali muniti di scalpelli di acciaio rinforzato che aggrediscono la parete
sotto una spinta che arriva a 2.000 tonnellate) è costituito da una
roccia grigia la cui destinazione viene già decisa in galleria. Una
parte, appena trasportata all’esterno e triturata, viaggerà su un
tappeto mobile, lungo più di quattro chilometri, per andare a colmare la
ferita di una antica cava di granito, il resto diventerà sabbia e ghiaia
e, trattato sul posto, tornerà in galleria sotto forma di calcestruzzo
per il consolidamento e rivestimento di volta e pareti. Prendo in mano una di
quelle pietre e chiedo ad un geologo, che segue i lavori, se può
descrivermela. Mi dice che quella tratta di galleria presenta una roccia di una
grande uniformità. Mi fa poi vedere una sorta di targa, posta sopra un
masso-prototipo su cui già hanno dettagliatamente riportata
l’analisi di quel materiale. Leggo con piacevole sorpresa e grande
interesse quella descrizione che trascritta suona così: “Questo
blocco di roccia è formato da Gneiss della Leventina che è
composto da: quarzo, feldspati, plagioclasi, biotite, muscovite. In alcune
piccole fessure, ma quasi uniformemente distribuite, si trovano: pirite,
calcite, dolomite adularia. La struttura variabile può essere listata,
pieghettata, granulare, occhiadina, con noduli di quarzo. La roccia si rivela:
dura, compatta, resistente, abrasiva…”.
Beata semplicità di un sasso. Che riassume la storia del mondo. Che
tiene la descrizione di diluvi e glaciazioni, sollevazioni tettoniche e
depositi marini, cataclismi ed eruzioni. Di resistenze ed intrusioni, deriva
dei continenti e immani temperature e pressioni. Questo è quel sasso.
Ogni sasso. Non di meno. Ma allora perché noi dovremmo voler
semplificare tutto: essere solo bosniaci croati e ortodossi, oppure bosniaci
serbi e cattolici, oppure ancora bosniaci “turchi” e mussulmani? E
altri perché solo confederati ticinesi? E altri solo autonomisti
friulani? E altri ancora solo afghani telebani? O leghisti padani? Se un sasso
può insegnare qualcosa…
Intanto potrebbe essere vissuto come uno dei Libri, scritto-dettato, senza
intermediari né profeti, perché venga letto da tutti, senza
bisogno di fanatici e misogini mullha o nostrani esangui ed eccitati esegeti,
ma proprio da tutti, non solo da montanari, scienziati e analfabeti.
Leonardo Zanier, Zurigo, 26.9.01
ROTTERDAM: 6a CONFERENZA INTERNAZIONALE DI METROPOLIS
A
Rotterdam, Olanda, dal 26 al 30 novembre 2001, avrà luogo la 6^
Conferenza internazionale di Metropolis, un progetto che riunisce studiosi,
policy maker e ONG di oltre venti Paesi per discutere di migrazioni.
I temi affrontati riguardano le politiche migratorie, con particolare
riferimento alle pratiche di ammissione; lo statuto della cittadinanza; le
politiche locali di integrazione; le trasformazioni che interessano le grandi
città a seguito dei flussi migratori.
Tali temi saranno discussi nell’ambito di sessioni plenarie, con il
supporto di numerosi esperti, e approfonditi in seminari specifici, a cui sono
dedicati i pomeriggi dell’incontro.
Durante la conferenza di Rotterdam, Ismu e il Dipartimento Affari Sociali
della Presidenza del Consiglio coordineranno un seminario sui sistemi di
gestione dei flussi migratori in entrata.
Si tratta di un tema di particolare attualità e interesse che si
intende sviluppare in una prospettiva di comparazione delle pratiche attivate
in differenti Paesi.
Come è noto, l’Italia propende per una gestione degli ingressi
sulla base di flussi quantitativamente predeterminati a partire dal fabbisogno
di manodopera. Tale tendenza generale è, in sé, diffusa ma
differiscono le modalità con cui essa viene implementata a livello
normativo e amministrativo e con cui si realizza la selezione degli ingressi:
definizione di quote su base locale, sistemi di punteggio per valutare le
competenze, ecc.
La Conferenza fornirà un’occasione di confronto anche per
questo tema, oltre alla possibilità di affrontare questioni specifiche
nel contesto di circa quaranta seminari che verranno offerti.
Per eventuali informazioni si può consultare il sito web di
Metropolis:
www.international.metropolis.net
DAL 24 AL 27 OTTOBRE MANIFESTAZIONI IN SVIZZERA PER I 25 ANNI DELLA
FEDERAZIONE ABRUZZESE
La
Federazione Emigrati Abruzzesi in Svizzera (FEAS) festeggia quest’anno il
suo venticinquesimo compleanno. E’ un importante evento che ci induce a
rivolgere il nostro sguardo al passato, onde poter ricordare debitamente coloro
che hanno operato direttamente o indirettamente per il bene di questa nostra
Federazione Regionale. A tale proposito la FEAS con il patrocinio della Regione
Abruzzo, organizza dal 24 al 27 ottobre 2001 presso la sala congressi
“GERSAG” di Emmenbrücke, delle giornate culturali di Pittura,
Cucina, Coro folcloristico e Teatro. Organizza inoltre, domenica 28 ottobre
2001 il XII congresso delle Federazioni Emigrati Abruzzesi in Svizzera.
E’ prevista la partecipazione del presidente della regione Abruzzo On.
Giovanni Pace.
Il Presidente della FEAS, Antonio Razzi
120 ANNI DI PRESENZA ITALIANA IN MESSICO IN VIDEOCONFERENZA
Per
iniziativa della nuova Famiglia bellunese di Còrdoba e della
Università di Veracruz (Messico) – in particolare del suo
vice-rettore di origini bellunesi dr. Emilio Zilli Debernardi – una
videoconferenza collegante tra loro diversi centri universitari dello Stato, ha
dibattuto il tema “120 anni di presenza italiana in Messico”,
relatore principale il prof. Don Benigno Zilli Manica (sempre di origine
bellunese), insigne studioso sulla storia dell’emigrazione veneta in
Messico. Si ricorda che Veracruz, importante porto sul Golfo del Messico,
è il luogo dove 120 anni addietro (giusto il 19 ottobre 1881) avvenne lo
sbarco dei primi 480 emigranti partiti dal Veneto (in particolare da Belluno) e
stabilitisi poi nel territorio di quello Stato.
“AZZURRI NEL MONDO”: COSTITUITO UN CENTRO STUDI INTERNAZIONALE
DELLA PRESENZA
ITALIANA NEL MONDO
L’Associazione
“Azzurri nel Mondo”, nell’ambito di una serie di progetti
avviati in favore dei connazionali all’estero e tesi a offrire risposte e
soluzioni alle loro problematiche, dà vita al “Centro Studi Internazionale
della Presenza Italiana nel Mondo. “Il Centro Studi si propone come
strumento polivalente di ricerca, accoglienza, amplificazione della presenza
italiana nel mondo. I dati forniti dalle strutture pubbliche (Comuni, Consolati
e così via), permetterebbero finalmente di unificare tutte le
informazioni. Attraverso le genealogie delle famiglie si potrebbero meglio
comprendere le dinamiche dei flussi migratori”. “Il Centro –
si precisa – prevede la possibilità di alloggiare quanti,
rientrando in Italia per la prima volta, desiderino informazioni sui membri
superstiti della loro famiglia nei centri di loro provenienza ed in altre aree
del mondo”.
Il Centro prevede, tra le sue molteplici iniziative, la realizzazione di un
museo dedicato alle opere più significative dei nostri connazionali
all’estero, archivio fotografico e cinematografico, oggetti di
particolare valore simbolico, nonché la costruzione di un auditorium per
una capienza di 10 mila persone, per convegni culturali, concerti e altre iniziative.
“Il Centro – sottolinea ‘Azzurri nel Mondo’ –
vuole costituire un collegamento diretto tra tutte le comunità italiane
e l’Italia con il fine di promuovere scambi culturali ed economici e mira
ad “affiancare la sua opera a quella del Ministero per gli Italiani nel
Mondo”.
Il Centro sarà costituito prevalentemente da capitale privato
proveniente dalle donazioni degli italiani all’estero e da capitale
pubblico.
TASSA SUL PASSAPORTO: UN BALZELLO SUL LAVORO ITALIANO ALL’ESTERO
La
tassa sul passaporto dei lavoratori emigrati italiani abbiamo già avuto
modo di definirla come un balzello sul lavoro italiano all’estero. Un
balzello che viene, tra l’altro, applicato ad personam secondo il luogo
(nazione e singole rappresentanze diplomatico-consolari presenti in una stessa
nazione) ed a seconda del funzionario che si trova allo sportello passaporti.
Una questione che prude a tantissimi emigrati perché, essendo legata
alle interpretazioni di una vecchissima legge, essa presta il fianco a ripetute
critiche e malumori da parte dei cittadini italiani residenti all’estero.
Da parte nostra abbiamo cercato di capirne di più di questo problema e
di farvi porre rimedio fin dall’ormai lontano 1988 quando ponemmo la
questione, per la prima volta, all’Ufficio Emigrazione dell’Ambasciata
d’Italia a Berna. La spiegazione ci venne data ma il problema rimase
insoluto, tanto che a fasi alterne è stato sempre rispolverato e
risollevato nelle istanze competenti affinchè vi si ponesse rimedio.
Anche perché scoprimmo, con sorpresa, che quella vecchia norma veniva
interpretata in modo ancor più restrittivo in Paesi di emigrazione come
l’America latina, dove gran parte degli emigrati italiani hanno
oltretutto grandi difficoltà a sbarcare il lunario, e dove la gratuità
del rinnovo del passaporto italiano è addirittura condizionata
unicamente dallo stato di indigenza certificato da un assistente sociale e non
anche, come per esempio in Svizzera, per il solo fatto di essere emigrati che
svolgono lavori manuali. Alcuni anni or sono sembrava che la questione fosse ad
un passo dalla soluzione poiché in una legge finanziaria venne inserita,
tra l’altro, anche una norma che prevedeva la gratuità del
passaporto per tutti, poi non se ne fece niente perché lo Stato dovette
recuperare un centinaio di miliardi per la missione italiana nella ex
Jugoslavia. Stessa fine fece, nel 1999, una proposta di legge analoga
presentata dal senatore Lauricella dei Ds.
Adesso la questione è nuovamente d’attualità
poiché pure questo Governo ha fatto sua la richiesta formulata da anni
dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), e sostenuta con
forza anche dalla Conferenza degli Italiani nel Mondo dello scorso anno, per
una revisione completa della legge sul rilascio ed il rinnovo del passaporto.
Infatti, nella relazione del Governo al recente Comitato di presidenza del CGIE
è stato comunicato che, a riguardo della materia passaporti,
l’Amministrazione ha predisposto un nuovo disegno di legge che recepisce
in parte il contenuto della proposta di legge presentata nella passata
legislatura e poi decaduta. Tale nuova proposta, in sostanza, prevede:
1) abrogazione
della norma che prevede la necessità dell’autorizzazione del
giudice tutelare nel caso di genitori residenti all’estero e nei casi di
separazione, divorzio o filiazione naturale, purchè l’altro
genitore dia il suo assenso al rilascio del passaporto, nonché nei casi
in cui la titolarità dell’esercizio esclusivo della potestà
sia di un solo genitore (ad esempio perché l’altro è
defunto);
2) abolizione
del costo del libretto passaporto e della sua tassa annuale per tutti i
cittadini italiani;
3) introduzione
della validità decennale del passaporto eliminando la necessità
del rinnovo quinquennale con notevole vantaggio sia per il cittadino che per
l’Amministrazione.
Ed a parere del governo tutte queste innovazioni sono destinate ad
agevolare i connazionali concedendo loro nuovi benefici sia per quanto riguarda
l’aspetto sociale sia sul piano economico. La legge, inoltre, se
approvata, consentirebbe di ridurre in misura considerevole (come anche da
parte nostra è stato sempre evidenziato) il carico di lavoro conseguente
alle richieste di rinnovo di passaporto per gli Uffici consolari e le Questure.
Ovviamente il fatto che l’Amministrazione abbia predisposto questo
disegno di legge, come del resto l’esperienza insegna, non significa
assolutamente che il problema della tassa sul passaporto, e cioè che il
balzello sul lavoro italiano all’estero, sia risolto! Pertanto è bene che tutti si stia allerta
(associazioni, Comites e CGIE) e che chi può investa della questione i
propri rappresentanti politici (specie se della maggioranza di governo)
affinchè sostengano questo disegno di legge sino alla sua approvazione
definitiva e, magari, facendolo inserire già nella Finanziaria 2002 in
modo che ci sia la certezza che venga approvato ancora entro quest’anno e
prima che se ne perdano nuovamente le tracce negli archivi profondi del
Parlamento. Altrimenti si rischierà che, tra qualche tempo, si
dovrà rispolverare per l’ennesima volta il problema come la famosa
fola dello stento che dura tanto tempo…
Dino Nardi
Presidente Commissione Sicurezza e Tutela del Cgie
COLONIA: CONVEGNO SULL’UMANESIMO STORICO LATINO
La
Fondazione Cassamarca, l’Istituto di Romanistica
dell’Università di Colonia con il patrocinio del Consolato
Generale d’Italia a Colonia hanno indetto nei giorni 2-4 novembre 2001 un
Convegno di studi sul tema “Umanesimo storico latino e realtà
economiche socio-culturali contemporanee”, presso l’Università
di Colonia. La relazione introdutiiva sarà svolta dall’Avv. On.
Dino De Poli, Presidente della Fondazione Cassamarca, dell’Utrim-Ulm e
dell’Unaie. Seguiranno le relazioni del Prof. Agostino Sottili,
Università di Milano sul tema “Pellegrini italiani in Renania,
studenti renani in Italia: scambi culturali in età umanistica”, di
Ivano Pocchiesa, giornalista, sul tema “Due umanisti feltrini: Vittorino
e Bernardino da Feltre” e una manifestazione culturale presso
l’Istituto di Lingua e cultura italiana di Colonia concluderanno il pomeriggio
di venerdì 2 novembre.
Per la giornata di sabato 3 novembre sono previste in mattinata le
relazioni di: Ivo Prandin, giornalista su “Mecenatismo e conservazione in
Italia; Prof. Anne Neuschäfer, dell’Università di Aquisgrana su “Editori e librai nella
Venezia del Cinquecento: il libro come veicolo umanistico”; Prof. Giorgio
Osti, Università di Trieste su “Coscienza sociale e politica nei
giovani italiani” e della dott.ssa Angela Sinesi, Colonia su
“Emigrazione e media”.
Nel pomeriggio svolgeranno relazioni:
Aduo Vio, imprenditore a Bochum su “Essere imprenditore italiano
oggi, in Germania e nell’Europa Unita” e del dr. Luigi Rossi,
storico dell’Emigrazione a Bochum su “Presenza italiana a Colonia e
in Renania tra il XIII e XVI secolo”.
Per la domenica 4 novembre sono previste in mattinata le conclusioni del
convegno, una riunione del Gruppo Giovani Unaie Italia e Gruppo Giovani Unaie
Germania e una visita al museo Farina e un incontro con i membri della famiglia
Farina.
I COMITES E I SERVIZI PER LE COMUNITA’ ITALIANE ALL’ESTERO
Riceviamo
e volentieri pubblichiamo la nota inviata al Cgie da Marisa Pompei,
Coordinatrice Inca-Cgil in Gran Bretagna, sul funzionamento dei Comites in
alcune circoscrizioni consolari inglesi.
Pensiamo sia il caso di portare a conoscenza del Cgie alcune considerazioni
che possano offrire motivo di riflessione a tutti coloro che, impegnati a vario
titolo nel mondo dell’emigrazione, possono contribuire ad un
miglioramento dei rapporti fra cittadini emigrati e le istituzioni che si fanno
carico dei loro problemi.
Le considerazioni vertono sui Comites ed in particolar modo su alcuni
aspetti della gestione di questi organismi che ci fanno pensare che lo scopo
per il quale furono creati sia stato completamente perso di vista creando non
più un organismo rappresentativo ma un club dove interessi particolari
di individui o di associazioni prevalgono sull’interesse generale della
Comunità in una relazione incestuosa che non lascia spazio, o per lo
meno ne lascia molto poco ed a caro prezzo come vedremo, a qualsiasi tipo di
partecipazione dall’esterno.
Si verificano casi in cui i Comites diventano finanziatori indiretti di
alcune associazioni come nel caso del Comites di Bedford. In questa
circoscrizione consolare il Comites affitta dalle ACLI da circa dieci anni un
numero di metri quadrati di spazio esageratamente sproporzionato rispetto alle
proprie necessità visto il numero delle volte che l’assemblea si
riunisce. Le attività del Comites sono quasi inesistenti e il
finanziamento esiguo ricevuto dal Ministero viene assorbito quasi tutto dalla
voce affitto. Questo è il prezzo che il Comites ha deciso di pagare per
sostenere le Acli.
La situazione si ribalta invece completamente nel Comites di Manchester
dove il Comitato ha chiesto ed ottenuto per l’utilizzo di una stanza una
volta a settimana per tre ore all’Inca Cgil, che lavora in uno dei
settori più sensibili dell’emigrazione, quello della previdenza e
dell’assistenza, un affitto di 1200 sterline l’anno. Questo
è il prezzo che il Comites ha deciso di far pagare per permettere agli
italiani della circoscrizione consolare di Manchester di essere assistiti,
nell’ottenimento di diritti fondamentali come quello delle pensioni,
dall’Inca-Cgil.
Al di là della correttezza amministrativa e politica
dell’operazione che pensiamo sia degna di maggior scrutinio e anche
dell’ovvio torto che naturalmente ci riguarda, ci rimane un senso di
amarezza nel constatare quanto lontani siano alcuni organismi e dagli scopi per
i quali furono creati e dagli emigrati che pretendono di rappresentare.
Marisa Pompei
Coordinatrice Inca-Cgil in Gran Bretagna
TREMAGLIA: IL GOVERNO INTENDE
ACCOGLIERE LA PROPOSTA DI ELEVARE A 10 MILIARDI IL
CONTRIBUTO ALLA STAMPA ITALIANA
ALL’ESTERO
“Finalmente
un’altra vergognosa discriminazione sta per finire”. Sono queste le
prime parole pronunciate dal Ministro per gli Italiani nel Mondo, On. Mirko
Tremaglia, alla notizia che il Governo intende accogliere la sua richiesta di
elevare a 10 miliardi il contributo alla stampa italiana all’estero.
Fin dall’inizio del suo mandato, Tremaglia ha posto tra gli obiettivi
prioritari del Ministero proprio quello di arrivare a riconoscere il ruolo e la
dignità di questa stampa, a cominciare dall’aumento dei contributi
che la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per
l’Informazione e l’Editoria – ogni anno elargisce a questi
media. E’ bene ricordare che ad oltre 369 testate edite all’estero
e per l’estero, in base alla legge 416 sull’editoria, veniva
destinata la cifra di 2 miliardi, cifra elevata, dopo la riforma, a 4 miliardi.
Il Ministro Tremaglia, insieme al Consiglio Generale degli Italiani
all’Estero, in ogni occasione aveva evidenziato il forte divario tra i
finanziamenti destinati alla stampa edita in Italia e quelli riservati alla
stampa italiana edita all’estero, presentando anche una proposta di legge
già nel 1996 (la n. 916 del 15 maggio). Un divario che ha ben
sottolineato nelle lettere indirizzate ai Sottosegretari alla Presidenza del
Consiglio, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, in cui chiedeva di portare a 10
miliardi i contributi.
Oggi, dopo la notizia che il Governo intende accogliere la richiesta del
Ministro Tremaglia, si compie un altro passo avanti verso il riconoscimento
ufficiale anche di questo settore che nel corso dei decenni ha rappresentato un
importante ed insostituibile collegamento tra l’Italia e le
collettività all’estero, nonché, per le nuove generazioni,
uno strumento di apprendimento della lingua italiana.
“Finalmente – ha affermato Tremaglia anche in considerazione di
un altro riconoscimento ufficiale, quello del valore del contributo degli
italiani nel mondo alla crescita economica dell’Italia contenuto nel
Documento di Programmazione Economica e Finanziaria – si può
cominciare a parlare di una nuova politica per gli Italiani nel Mondo”.
STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO:SODDISFAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA
FUSIE DE SOSSI PER L’ANNUNCIO DEL MINISTRO TREMAGLIA
Il
Presidente della FUSIE – Federazione Unitaria della Stampa Italiana
all’Estero – Domenico De Sossi ha espresso vivissima soddisfazione
per la notizia che il Governo intende accogliere la proposta del Ministro per
gli Italiani nel Mondo di elevare a 10 miliardi il contributo annuale della
Presidenza del Consiglio (legge 416) alla stampa italiana all’estero.
“Al Ministro Tremaglia, che peraltro aveva anticipato questa sua
iniziativa nel corso dell’udienza formale del 3 ottobre scorso con il
nostro Comitato di Presidenza, desidero esprimere il più vivo
apprezzamento e la più cordiale riconoscenza di tutte le testate
italiane all’estero per il suo impegno efficace e costante, teso a
risolvere i problemi storici della presenza italiana nel mondo,
riconfermandogli il sostegno unitario e la collaborazione di tutta la Stampa
Italiana all’Estero”.
“L’esistenza e lo sviluppo della stampa italiana
all’estero – ha concluso De Sossi – è un dovere morale
e politico delle Istituzioni nazionali tutte, come riconoscimento degli
innegabili meriti storici e della permanente validità del ruolo della
stampa in lingua italiana che è ancora veicolo essenziale di
comunicazione e di mediazione culturale tra le due Italie, quella che vive
entro i confini nazionali e quella che vive si sviluppa e si integra nei
diversi Paesi di accoglimento.”.
URSO CONFERMA IL FAVORE DELL’ITALIA PER LO SVOLGIMENTO A DOHA DEL
WORLD TRADE
ORGANIZATION (WTO)
Il
Vice Ministro per le Attività Produttive, Adolfo Urso, ha incontrato il
18 ottobre 2001 l’Ambasciatore in Italia del Qatar, S.E. Ali Fahad Al
Hajri con il quale ha discusso i preparativi per la ormai imminente Conferenza
ministeriale dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) prevista a
Doha dal 9 al 13 novembre prossimi.
Il Vice Ministro, a nome del Governo italiano, ha ribadito la
necessità che la conferenza si svolga nella capitale del Qatar nei modi
e nei tempi previsti per non perdere il favorevole momento politico per il
lancio di un nuovo round negoziale sul commercio internazionale e per evitare
che un eventuale spostamento di sede danneggi ingiustamente l’immagine
del paese arabo e porti un ulteriore elemento di imbarazzo nell’attuale
già complesso quadro internazionale.
SALUTO AGLI ITALIANI DI STOCCARDA
DAL NUOVO CONSOLE GENERALE MARIO MUSELLA
Il
nuovo Console Generale di Stoccarda Mario Musella ha rivolto ai nostri
connazionali che vivono nella circoscrizione consolare del
Baden-Württemberg il seguente messaggio di saluto:
“Nel momento di assumere le mie funzioni di Console Generale a
Stoccarda, desidero rivolgere a tutta la nostra Collettività nel
Baden-Württemberg un caloroso saluto. Sono cosciente di assumere un
incarico molto importante soprattutto alla luce del fatto che proprio in questo
Land risiede la nostra Collettività più numerosa in Europa e che,
con lunghi anni di lavoro e di abnegazione, ha contribuito non solo al benessere
di questa Regione ma anche a tenere alti i valori che la nostra Società
rappresenta, siano essi culturali che economici e che poggiano su solide basi
della nostra tradizione storica. La nostra Collettività all’estero
rappresenta una risorsa per il nostro Paese e come tale è mia intenzione
valorizzarla. Ci sono, all’interno di una grande Comunità come la
nostra, inevitabilmente dei problemi che vanno risolti ma che, come tali,
“insieme” vanno affrontati.
Mi riferisco al problema delle difficoltà che incontra la fascia
più debole dei nostri connazionali colpiti da provvedimenti di
espulsione o che incontrano difficoltà nel rilascio o rinnovo dei
permessi di soggiorno o a quello del settore scolastico. Cercherò, cari
Connazionali, di impegnarmi al massimo anche in tali contesti certo comunque,
che insieme cercheremo di percorrere quel cammino che ci porterà a
costruire la “comune casa europea”.
Per quanto attiene alla problematica delle espulsioni il Console Generale
ha fatto riferimento al comunicato stampa della Commissione Europea con il
quale si rende nota la decisione di aderire alla Corte di Giustizia in
relazione ai provvedimenti di espulsione adottati dalle autorità di
alcuni Laender nei confronti di cittadini stranieri, in particolare italiani.
“Si tratta di un risultato – non definitivo ma incoraggiante
– ottenuto grazie a sinergie fra connazionali e loro rappresentanti da un
lato ed istituzioni italiane (Ministero degli Affari Esteri, Rappresentanza a
Bruxelles, rete consolare in Germania ed Ambasciata d’Italia in Berlino)
dall’altro”.
IL Console Musella ha inoltre rivolto alla nostra Collettività
l’augurio di una proficua collaborazione e ha concluso: “Non
esitate a contattare gli uffici di questo Consolato generale per ogni vostra
necessità. Da parte mia è desiderio instaurare un rapporto
diretto per una maggiore comprensione nella ricerca comune di soluzioni ai
Vostri problemi ma anche nell’intento di migliorare e valorizzare la
nostra presenza in questo Paese di accoglimento”.
SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA: PARITA’ IN MATERIA DI
SICUREZZA SOCIALE PER RIFUGIATI E
APOLIDI
Con
una sentenza su alcuni casi proposti dalla magistratura tedesca, la Corte di
giustizia dell’Unione europea ha aperto un significativo passaggio per il
riconoscimento del diritto alla parità di trattamento in materia di
sicurezza sociale per rifugiati e apolidi residenti in uno Stato membro. Con la
sentenza la Corte di Lussemburgo ha confermato l’inclusione di tali categorie tra i beneficiari del
regolamento Cee che coordina i regimi di sicurezza sociale all’interno
dell’Unione europea. La sentenza limita il beneficio ai soli rifugiati e
apolidi che si muovano all’interno dell’Ue, escludendo quelli in
entrata da un Paese terzo. La speranza è che, in seguito alla sentenza,
Consiglio dei ministri e Parlamento adottino la proposta della Commissione che
mira a includere tutti i provenienti da Paesi terzi nel raggio d’azione
del Regolamento. (A.G., Rassegna sindacale)
LA RENTRÉE
A circa un anno dalla sua ultima apparizione (dicembre 2000),
“Agorà”, il mensile della Federazione delle Colonie Libere
Italiane in Svizzera (FCLIS), riprende le pubblicazioni e lo fa in grande
stile. Grazie alla sua raffinata copertina patinata ed un nuovo formato, la
rivista di informazione, politica e cultura edita a Lugano, si presta ad una
facile consultazione e lettura. Inoltre, l’impianto editoriale della
nuova edizione è stato arricchito attraverso tutta una serie di
approfondimenti: inchieste, interviste e commenti, che rendono più
interessante, oltre che utile, sfogliare le pagine di questa rivista.
L’obiettivo che si propone “Agorà” è quello
di poter rappresentare un valido strumento di conoscenza per le attività
ed i servizi offerti dalla Federazione delle CLIS nel suo lavoro di promozione
culturale, nel suo impegno sociale (consulenza, informazione e assistenza per i
problemi sociali e civili degli emigrati) e per le sue attività
formative.
Il nostro augurio è che “Agorà” possa continuare
a soddisfare le aspettative dei suoi lettori e, soprattutto, che un numero
sempre maggiore di nostri concittadini possa usufruire della qualità dei
servizi offerti da questa gloriosa rivista.
Cristiano Marcellino
DOCUMENTAZIONE
DEMOCRATICI DI SINISTRA. DOCUMENTO CONGRESSUALE ITALIANI NEL MONDO:
UN’OCCASIONE PER L’ITALIA E LA SINISTRA
Pubblichiamo
il testo del documento tematico, preparato dall’Ufficio Italiani nel
Mondo della Direzione dei Democratici di Sinistra, che potrà integrare
la riflessione e la discussione sulle tematiche che interessano i nostri connazionali all’estero
durante lo svolgimento dei congressi che si vanno svolgendo in questo periodo
anche nelle strutture Ds in Europa e Oltreoceano, in preparazione del Congresso
nazionale di Pesaro del 16-18 novembre 2001. Il documento, che ha per titolo
“Italiani nel mondo: un’occasione per l’Italia e per la
Sinistra”, si articola in
tre parti: 1) Una presenza attiva e originale; 2) la proposta programmatica; 3)
il profilo organizzativo.
1. Una presenza attiva e originale.
1.1 I Democratici di Sinistra che risiedono e operano all’estero in
organizzazioni di partito e tematiche intendono offrire all’elaborazione
congressuale l’originalità delle loro esperienze di insediamento e
di integrazione, sviluppate nelle diverse aree e paesi del mondo nei quali
l’emigrazione italiana ha sedimentato consistenti presenze, che hanno
assunto la forma di comunità stabili e riconosciute.
Si tratta di esperienze maturate sulle frontiere più avanzate della
globalizzazione, nel vivo di contraddizioni che palesano un intreccio sempre
più profondo tra inedite potenzialità e laceranti
marginalità.
Gli italiani all’estero costituiscono, infatti, una rete di
riferimenti che può avere un valore strategico per la proiezione internazionale
dell’Italia e, nello stesso tempo, possono offrire un patrimonio di
riflessioni, indicazioni e valori capaci di contribuire ad affrontare in modo
aperto e moderno la transizione sociale in atto nel paese. Essi, inoltre,
vivono in aree che restituiscono pienamente la contraddizione tra paesi poveri
e paesi dotati di alto potenziale economico, tra soggetti sociali che guardano
alla mondializzazione in un’ottica di sviluppo e di dinamizzazione dei
processi economici, finanziari e comunicativi e gruppi sociali interessati da
più dirette esigenze di sopravvivenza o ispirati da orientamenti critici
e contestativi. Anche sotto il profilo culturale, attraverso .la
stratificazione generazionale delle comunità italiane, è
possibile riscontrare una gamma assai varia di atteggiamenti e posizioni
riguardanti il modo come misurarsi con gli esiti sociali della mondializzazione
e, in particolare, con i flussi di
immigrazione, che ne sono una delle componenti più significative.
Queste comunità, dunque, sono
finestre aperte sulle potenzialità e sulle contraddizioni che il
mondo presenta in questo avvio di secolo, crocevia di relazioni interetniche,
laboratori di integrazione e di multiculturalità, che hanno sedimentato
un patrimonio di riflessioni e orientamenti al quale è possibile
attingere per motivare le politiche di integrazione e di coesione sociale.
1.2 La condizione di immigrato, inoltre, rappresenta una cartina di
tornasole del livello e della qualità dei diritti civili e di
cittadinanza riconosciuti in momenti e paesi determinati.
Questo è particolarmente attuale nella fase che si è aperta a
seguito degli attentati terroristici dell’undici settembre contro gli
USA. La necessità di confrontarsi con un’insidia tanto pericolosa
e devastante apre le porte a una spirale di conflittualità, non solo
militare, che potrebbe comportare preoccupanti risvolti sociali e civili:
l’acutizzarsi della diffidenza per il diverso, il rafforzamento dei
filtri e dei vincoli alla mobilità e all’integrazione, il
possibile svilimento del clima generale di democrazia. Gli immigrati, come in
altri passaggi storici, saranno i primi a risentire di questa contrazione della
pratica democratica diffusa e, per questo, possono essere i più
interessati ad attestarsi sul più immediato confine della difesa e dello
sviluppo delle libertà civili e politiche, oltre che del sostegno di
politiche sociali eque e coesive.
La Sinistra, di fronte a questi motivi che attengono strettamente alla
capacità di governare alcune delle situazioni più significative
del mondo di oggi, come può attardarsi a considerare secondario, se non
residuale, il suo rapporto con la storia dell’emigrazione e con la
variegata e vasta realtà delle comunità di origine italiana ?
Come può rinunciare ad assumere una caratterizzazione più aperta
e moderna, attraverso una presenza diretta tra i soggetti che da tempo vivono
in una dimensione di dialogo culturale e di integrazione sociale ?
Si tratta di un impegno che si colloca al di là della pur necessaria
preoccupazione di dovere affrontare una prova impegnativa e ravvicinata qual
è l’esercizio del voto per corrispondenza. Non si pone soltanto un
problema di adeguata competitività elettorale, ma una scelta che attiene
alla stessa identità e all’insediamento sociale della Sinistra
come forza moderna e di governo.
1.3 Dopo la “svolta” e la fondazione di un nuovo soggetto della
Sinistra italiana, partner dell’Internazionale Socialista e del Partito
del Socialismo Europeo, nel partito ha preso piede gradualmente un
atteggiamento di riconsiderazione critica delle tematiche degli italiani
all’estero. Si sono diluite, così, posizioni che in nome di un
superamento storico dell’emigrazione italiana e di una sopravvenuta
marginalità dei problemi ad essa legati, avevano condotto di fatto all’abbandono
dell’impegno politico e organizzativo in questo campo.
Il Congresso di Torino ha segnato un punto di svolta sotto il profilo
giuridico per le organizzazioni del partito all’estero, nel senso che ne
ha sanzionato il riconoscimento statutario sia sotto il profilo associativo (nuclei,
sezioni, federazioni nazionali, unioni continentali) sia sotto quello
federativo (parificazione dei segretari continentali ai segretari regionali e
loro presenza nella Direzione nazionale) sia sotto quello istituzionale
(presenza di diritto dei presidenti COMITES e dei membri del CGIE
rispettivamente nelle platee congressuali federali e continentali).
Si è determinata, così, una condizione necessaria ma non
sufficiente se non sia accompagnata da una più diretta ed esplicita
assunzione politica delle tematiche e dei problemi degli italiani
all’estero. Questa più specifica ed elevata consapevolezza non
può essere una concessione di momenti particolari, anche se
significativi, come le elezioni e i congressi, ma un elemento caratterizzante della più generale
modernizzazione culturale, politica e organizzativa che la Sinistra deve
affrontare se vuole assumere una credibile funzione di riferimento sociale e di
governo.
Analoghe considerazioni valgono per l’Ulivo. Esso deve soddisfare con
maggiore convinzione l’esigenza di internazionalizzare il suo progetto
politico coinvolgendo le comunità di origine italiana nella sua proposta
di governo e deve rispondere con maggiore prontezza alla diffusa domanda di una
diretta presenza politica e organizzativa all’estero, partendo dalle
forze di centro-sinistra esistenti ma rendendosi strumento di riferimento e di
partecipazione per un’opinione più vasta e differenziata.
Al patrimonio di esperienze, idee e valori accumulato dagli italiani
all’estero deve guardare, insomma,
l’intera politica italiana, cercando di darne una coerente lettura
bipolare e misurandosi con le soluzioni di rinnovamento sociale e civile che la
loro storia di integrazione e di progresso suggerisce.
2. La proposta programmatica.
2.1 Questo salto culturale e politico nei confronti delle realtà di
origine italiana presenti nel mondo potrà avvenire tanto più
efficacemente quanto più evidente sarà il protagonismo delle
stesse forze che all’interno delle comunità intendano rendersi
interlocutori attivi e credibili. Per questo, è necessario superare
abitudini meramente rivendicative e
protestatarie ancora diffuse e assumere una posizione aperta e
propositiva che leghi il confronto ideale e politico ai processi reali in corso
e ai problemi da affrontare.
I versanti sui quali sviluppare elaborazione e iniziativa politica sono
quelli dell’integrazione in una dimensione interetnica e interculturale e
del rapporto partecipativo alla vita culturale e politica del nostro paese.
L’elemento di fondo a cui legare l’una e l’altra linea di
riflessione è l’avvento di nuove generazioni che non hanno una
conoscenza diretta dei luoghi della partenza, spesso nemmeno conservano la
dotazione linguistica dell’italiano ma avvertono, o possono essere utilmente
stimolate a farlo, un richiamo spiccato per le origini e per la ricomposizione
della loro identità culturale. Nessun intervento può essere
veramente efficace e duraturo se non sia collocato in una prospettiva di
relazione con le giovani generazioni, che rappresentano il fronte più
avanzato della grande platea degli italici diffusa in tutto il mondo.
Le politiche fin qui adottate portano il peso, quasi senza eccezione, di
una visione assistenziale dei rapporti con gli emigrati, restando ancora
lontano da una concezione che metta i giovani di origine italiana al centro
delle relazioni che l’Italia deve riannodare con la sua vasta e
multiforme diaspora. Lo stesso indirizzo dei responsabili di governo, quasi
esclusivamente ancorato al riconoscimento dei diritti politici di coloro che
hanno conservato o acquisito la cittadinanza italiana, se non venga integrato
da un forte impegno sul piano culturale e della comunicazione, rischia di
rendere marginale il dialogo con le nuove generazioni. Con la conseguenza che proprio mentre
si sviluppa nel contesto globale una forte domanda di identità e di
radici, i più diretti portatori di questa esigenza non trovano eco e
corrispondenza adeguate.
2.2 Sul versante dell’integrazione, che resta l’opzione
fondamentale per assicurare lo sviluppo e il protagonismo delle nostre
comunità nelle realtà in cui esse si sono storicamente
costituite, è da tenere in considerazione una differenza sostanziale tra
i processi aperti in Europa e le situazioni di altre aree e paesi.
In Europa, infatti, i progressi registrati sul piano
dell’integrazione hanno consentito non solo di acquisire importanti
risultati sotto il profilo della libera circolazione delle persone e, in
particolare, dei lavoratori, ma oggi consentono di porre realisticamente, sia
pure in una prospettiva non immediata,
l’obbiettivo della cittadinanza europea.
Di tale cittadinanza si profila una duplice declinazione, l’una in
una dimensione propriamente sociale (mobilità del lavoro, promozione
dell’inclusione sociale e delle pari opportunità, formazione ed
educazione permanente, sicurezza sociale per tutti i cittadini europei e non
solo per gli attivi, difesa del modello sociale migliorando soprattutto la
qualità della copertura pensionistica), l’altra in una dimensione
civile e politica (reale godimento del diritto di voto attivo e passivo nelle
elezioni europee e comunali, estensione del diritto alle elezioni regionali,
soprattutto negli stati federali).
Il valore unitario e universale della cittadinanza comporta, inoltre, un
impegno per il riconoscimento dei diritti fondamentali per tutti i cittadini
che risiedano stabilmente in Europa, a prescindere dalla loro provenienza.
E’ questo, per altro, anche un modo convincente ed efficace di
contribuire con la forza dei fatti ad una politica di incontro e di
riconoscimento tra mondi culturali diversi, un modo di costruire pace e
coesistenza.
Lievito comune sia della cittadinanza sociale che di quella politica
è lo sviluppo dell’impegno culturale, necessario non solo per
sostanziare i livelli di consapevolezza civile e politica, ma anche per fondare
il diritto alla diversità culturale e linguistica.
Nelle realtà extraeuropee il tema della protezione sociale e della
cittadinanza politica si pone in modo evidentemente diverso non solo rispetto
al vecchio continente ma anche tra le diverse aree sociali e culturali.
In America Latina, ad esempio, per configurare una reale cittadinanza i
temi della solidarietà verso le ampie fasce di marginalità
sociale in cui sono coinvolte direttamente molte persone di origine italiana,
della cooperazione, della formazione e del sostegno allo sviluppo, in
particolare della piccola e media impresa, non sono meno importanti di quello
dell’esercizio delle libertà e dei diritti fondamentali.
L’obbiettivo essenziale, più che quello di favorire il rientro nelle regioni di origine, che
è un rimedio inadeguato e limitato ad alcune ben precise realtà
regionali particolarmente bisognose di flussi di lavoro, è quello di
contribuire concretamente a contenere l’indebitamento e superare la drammatica
crisi finanziaria, di rafforzare le misure di cooperazione e di sostegno
all’autonomo sviluppo di quelle aree e, soprattutto, di usare il sapere,
in tutte le sue forme, come una risorsa strategica per rendere i giovani
protagonisti di dinamismo e di miglioramento.
Nelle altre aree (Nord America, Australia) un rilievo preminente assumono
gli interventi nel campo della cultura, della comunicazione e
dell’interscambio commerciale e professionale. Superate le tendenze
all’assimilazione, che sono state per lungo tempo prevalenti nelle
società anglofone, nella sensibilità comune e nelle stesse
legislazioni nazionali si va facendo spazio l’orientamento alla
coesistenza interetnica e a un’educazione interculturale. In questo nuovo
contesto, la condizione del miglioramento individuale e di un’adeguata
integrazione è strettamente legata alla capacità di autonomia
culturale e di affermazione di una consapevole identità. Il rapporto
critico con i luoghi e la cultura d’origine, alimentato
dall’espandersi a macchia d’olio delle nuove tecnologie della
comunicazione, è dunque essenziale per acquisire gli elementi di fondo
utili a comporre il mosaico di una moderna identità
La condizione di incertezza e di regressione in cui versa da tempo
l’intervento linguistico e culturale, la persistenza di politiche di puro
sostegno avulse da un preciso quadro programmatico, la mancanza di progetti di
grande respiro capaci di polarizzare risorse ed energie inducono a moltiplicare
gli sforzi per imprimere un segno progettuale più incisivo alla proposta
culturale che l’Italia deve avanzare in un orizzonte mondiale.
Per realizzare questo mutamento qualitativo, un contributo importante
può venire, oltre che dalla riforma degli strumenti normativi (
superamento della 153, nuova legge per gli istituti di cultura, creazione di un
parco progetti presso una struttura di coordinamento Stato-Regioni-CGIE),
dall’emergere di una domanda dal basso proveniente sia da istituzioni e
associazioni culturali che da organi rappresentativi delle comunità
(COMITES, CGIE). Questo protagonismo progettuale oggi si può incanalare
in strumenti inediti quali i Piani Paese, che devono essere al più
presto riempiti di contenuti adeguati a pena della loro dequalificazione, se
non della loro vanificazione.
2.3 Sul versante della partecipazione alla vita culturale e civile
dell’Italia, occorre guardarsi dalla semplificazione che l’avvio
del voto per corrispondenza, che pure determinerà un salto qualitativo
nel rapporto di partecipazione politica delle comunità, possa di per
sé rappresentare il rimedio risolutivo dei problemi ereditati dalla fase
di emigrazione di massa e di quelli nuovi. Questi problemi, infatti, sono
legati da un lato all’efficace funzionamento di un complesso di strumenti
istituzionali di servizio e di responsabilizzazione delle nostre
comunità, dall’altro alla definizione di politiche specifiche
capaci di corrispondere a bisogni diffusi e, talvolta, acuti. Se dunque la
Sinistra deve proseguire a misurarsi, come sta facendo da anni, con le soluzioni
politiche e normative che potranno finalmente consentire l’esercizio del
voto all’estero (riserva dell’elettorato passivo agli iscritti
all’AIRE, articolazione della Circoscrizione Estero in ripartizioni
territoriali, opzione per l’esercizio del voto in Italia,
uniformità delle procedure con quelle in vigore in Italia, profonda
bonifica dell’AIRE, omogeneità degli accordi bilaterali con gli
stati esteri, regolamentazione della campagna elettorale), essa deve manifestare un impegno non minore
per la messa a punto di un più generale sistema di rappresentanza
partecipato ed efficace e per l’adeguamento e la modernizzazione delle
strutture periferiche del MAE, giunte ormai sull’orlo del collasso per
l’inadeguatezza delle dotazioni di personale, per il crescere delle
funzioni e per l’eccessiva burocratizzazione delle procedure
amministrative, non ancora coinvolte nelle misure di semplificazione adottate
dal governo di centro-sinistra.
L’esercizio del voto non basterà a realizzare un compiuto
sistema di rappresentanza se non si innesterà su un rafforzamento del
sistema di rappresentanza diffuso e intermedio, rappresentato dai COMITES e dal
CGIE: La loro riforma non è più rinviabile. I COMITES debbono
avere al più presto poteri reali e finanziamenti adeguati, godere di
procedure semplificate e rispettare le incompatibilità previste dalla
precedente proposta di legge. Il CGIE, a sua volta, deve rafforzare la sua
missione, la sua legittimazione democratica e le sue funzioni. Così
è augurabile che orienti la sua iniziativa non solo verso i cittadini
italiani ma anche verso le nuove generazioni e la vasta platea degli oriundi,
sia costituito per suffragio diretto in occasione del rinnovo dei COMITES,
esprima non solo pareri ma anche proposte e progetti.
Anche su questo piano di promozione di una rappresentanza diretta ed
autonoma, si insiste sull’opportunità che il nuovo Ministero per
gli Italiani nel Mondo sviluppi la sua azione con precisione e lucidità
entro i confini della promozione e del coordinamento degli interventi per gli
italiani all’estero, fissati dal decreto di delega, evitando
sconfinamenti, giochi d’immagine e tendenze consociative che possono solo
distogliere dai veri problemi, appiattire la funzione del CGIE, annebbiare la
dialettica ideale e politica che può contribuire a rendere i nostri
connazionali che vivono fuori d’Italia cittadini di pieno diritto. Anziché assorbire immagine e
poteri, il Ministero dovrebbe concorrere a creare quel reale punto di
integrazione e di coordinamento degli interventi di ogni grado e livello (Stato
– Regioni – enti locali – mondo associativo – privati)
previsto dalla legge istitutiva della Conferenza Stato – Regioni –
CGIE.
Sotto il profilo delle politiche volte a corrispondere a bisogni acutamente
avvertiti, a domande diffuse e a esigenze di nuove prospettive, un riferimento
sia pure sommario meritano i temi della diffusione della lingua e della
cultura, della solidarietà sociale, in particolare degli anziani
presenti in aree interessate a fasi di grave crisi economico-finanziaria, della
comunicazione.
Il sistema di insegnamento della lingua e della cultura italiana,
sopravvissuto per decenni alla mancanza di interventi di riforma e a fronte di
interventi finanziari inadeguate, è ormai al limite della rottura.
Esso va profondamente riorganizzato in un quadro flessibile ed efficiente
di gestione, affidato ad un'Agenzia nella quale il MAE sia affiancato dal
Ministero della Pubblica Istruzione e da altre importanti istituzioni
culturali. I criteri da perseguire sono quelli dello sviluppo
dell’integrazione nei sistemi scolastici locali, della programmazione
pluriennale, di un ripensamento della linea di deresponsabilizzazione della presenza pubblica seguita negli
ultimi anni, di un più rigoroso controllo degli enti che beneficiano di
provvidenze pubbliche, del riferimento a criteri obbiettivi per la selezione e
qualificazione del personale, di una più certa definizione dello stato
giuridico di quello reperito in loco, della valorizzazione di quello di ruolo,
anche per scopi di formazione dei docenti.
Per gli istituti di cultura, che debbono operare sulla base di grandi
progetti di diffusione della cultura italiana nel mondo, capaci di utilizzare
l’intera gamma della tastiera multimediale,va ripreso e rilanciato il
progetto di riforma fondato sulla loro autonomia organizzativa e culturale e
sulla partecipazione degli utenti (non solo di origine italiana) alla
programmazione delle attività. Va considerata, inoltre, l’esigenza
di una dotazione finanziaria adeguata agli obbiettivi loro affidati e di un
più dignitoso trattamento giuridico ed economico del personale reperito
in loco.
Sotto il profilo delle politiche di solidarietà, si presenta
drammatica la condizione degli immigrati del secondo dopoguerra in America
Latina, dove, ormai anziani, essi vivono in situazioni maggiore disagio
rispetto a quando sono arrivati. Le necessarie politiche di risanamento
finanziario degli ultimi anni hanno determinato la riduzione di fatto delle
misure assistenziali e previdenziali rivolte ai cittadini italiani residenti
all’estero. Oggi che le condizioni del paese si rivelano più
solide, anche in conseguenza di quei sacrifici, è possibile impostare
misure di solidarietà, sia pure in un quadro di rispetto delle
compatibilità finanziarie e di rispetto dei vincoli internazionali.
Concretamente si pensa, nell’immediato, ad un aumento delle risorse,
già rafforzate nell’ultima finanziaria, destinate
all’assistenza diretta ed indiretta degli anziani indigenti e, a tempi
medi, a un assegno sociale di solidarietà ancorato a condizioni di
bisogno seriamente accertate.
Per offrire, poi, ai giovani che affollano i consolati per ottenere il
passaporto italiano, vanno impostati consistenti programmi di formazione in
loco, un forte incremento delle borse di studio in università italiane
ed esperienze di stages presso aziende italiane interessate ai mercati
latinoamericani. La formazione della cabina di regia tra Stato-Regioni-CGIE
può servire per consolidare la positiva esperienza che le Regioni hanno avviato
in questa direzione, sia pure con scarso coordinamento reciproco.
Il valore strategico del settore dell’informazione e della
comunicazione si va rafforzando in relazione ad una pluralità di
prospettive: l’avvicinarsi della scadenza del voto, che ingigantisce il
bisogno di informazione e di partecipazione; la domanda di informazione e
cultura, che proviene particolarmente dalle generazioni più giovani, che
sono anche le più inclini a utilizzare gli strumenti forniti dalla
multimedialità; lo sviluppo degli scambi commerciali e delle relazioni
professionali.
I punti nodali di intervento possono essere: l’entrata a regime della
nuova legge sull’editoria, che prevede importanti misure per la stampa
italiana all’estero e l’aumento della dotazione finanziaria ad essa
destinata; l’estensione della presenza di RAI International (vedi Canada)
e la qualificazione della programmazione, soggetta ancora a molte critiche; la
riorganizzazione, secondo criteri di specializzazione, del finanziamento delle
agenzie d’emigrazione; il coordinamento dei portali regionali,
sviluppatisi non senza genericità e confusioni; il rafforzamento dei
sistemi di comunicazione a distanza, soprattutto nel campo della formazione
professionale e di quella permamente.
3. Il profilo organizzativo.
3.1 Il disegno organizzativo della Sinistra tra le comunità di
origine italiana non può non tenere conto della forte diversità
di situazioni ambientali nelle quali esse sono insediate e, quindi, non
può non ispirarsi ad un forte criterio di flessibilità che corrisponda
a ineludibili esigenze di realismo e di autonomia.
L’insediamento politico-organizzativo della Sinistra e
dell’Ulivo in Europa, dove è prevalente un orientamento favorevole
al Centro-sinistra e dove esistono notevoli possibilità di collegamento
con il movimento democratico locale, si può dispiegare con
caratteristiche diffuse e più articolate rispetto a quelle che si
presentano nei paesi anglofoni extraeuropei e a quelli, ancora diversi,
dell’America Latina. All’interno delle grandi aree, inoltre, esistono
differenze altrettanto visibili tra i singoli paesi, che inducono a rifiutare
un modulo organizzativo centralistico e uniforme e a preferire soluzioni che
rispondano a esigenze di animazione e di iniziativa specificamente legate alle
singole comunità.
In definitiva, la rete organizzativa che sarebbe opportuno realizzare per
assicurare una struttura di servizio alle comunità e garantire necessari
strumenti di partecipazione in vista di quella complessa prova di esercizio
democratico che è il voto all’estero, deve necessariamente avere
un disegno asimmetrico ed essere collegata a strutture diverse anche sul piano
qualitativo. Così, si può andare in alcuni paesi europei, come la
Svizzera la Germania e il Belgio, da formali strutture di partito non dissimili
da quelle esistenti in Italia, a soggetti associativi più elastici ed
ampi, come i Forum, a circoli politico-culturali. In alcune realtà la
dimensione di coalizione, corrispondente anche se con altri nomi
all’Ulivo, può essere un riferimento soddisfacente.
3.2 Gi obiettivi di politica organizzativa indicati in occasione del
precedente congresso restano sostanzialmente ancora validi. Essi possono essere
distinti secondo che siano riferiti all’ambito europeo o ad altre
realtà.
Nel primo caso si può pensare a:
a) promuovere l’insediamento dei DS in modo diffuso nella dimensione
costituente di un nuovo soggetto della sinistra aperto ad una pluralità
di culture politiche;
b) ricorrere in modo diffuso a patti di cittadinanza volti a realizzare
sinergie con soggetti politici e forze sociali per far maturare momenti di
integrazione nelle specifiche condizione in cui si opera;
c) riaggregare componenti e movimenti che si richiamano alla sinistra
italiana, nelle forme più varie (patti, coordinamenti, rapporti federativi
ecc.) e sulla base di alcuni essenziali punti programmatici (Europa sociale,
cittadinanza europea, integrazione, rapporti con forze socialiste,
centro-sinistra ecc.);
d) costituzione e diffusione dell’Ulivo come soggetto unitario e
autonomo;
e) “patti di integrazione” con le forze della sinistra europea.
La condizione per rendere realistici questi obiettivi consiste nel rendere
visibile e utile la presenza della sinistra attraverso un suo sviluppo
associativo nelle aree a maggiore concentrazione di italiani, realizzando nel
contempo momenti di coordinamento e di direzione a livello nazionale.
Dove si realizzano rapporti di coordinamento o federativi tra diverse
componenti della sinistra, si può ricorrere alla formula del Forum e
realizzare strutture aperte e paritarie.
La breve esperienza compiuta con la Direzione Europea, passata dopo il
congresso di Torino da livello di coordinamento a istanza di direzione
politica, induce a moltiplicare gli sforzi per superare obiettive
difficoltà di funzionamento e per affermare un ruolo ed
un’autorevolezza più incisivi. Nelle concrete condizioni politiche
operative e finanziarie in cui si deve operare, un più stretto collegamento con la delegazione
DS del gruppo del PSE al Parlamento europeo potrebbe essere di grande
giovamento e per garantire alcuni indispensabili presupposti per lo svolgimento
di un ruolo più attivo e riconoscibile.
Al di fuori dell’Europa, le esigenze organizzative si possono
affrontare in modo più lineare. Esse consistono, fondamentalmente,
nell’offrire un riferimento politico a coloro che manifestano un
orientamento di sinistra e, più in generale, alle forze che guardano con
interesse culturale e politico al centro-sinistra. Anche in queste
realtà, le dimensioni progettuali e programmatiche da tenere insieme
sono quella relativa all’integrazione e quella riguardante
l’informazione e la partecipazione alla vita civile e politica italiana,
con particolare riferimento alle scelte relative agli italiani
all’estero. Essenziale è il rapporto con le forze democratiche e
di sinistra locali, in particolare con quelle che aderiscono
all’Internazionale Socialista.
In America Latina, fecondo si è dimostrato il rapporto con gli
eletti di origine italiana collocati in forze di centro-sinistra. Con essi si può
pensare di sviluppare un rapporto di confronto e di iniziativa che potrà
risultare alla lunga di reciproco interesse.
In Australia, in Nord America, in Sud America è stato compiuto un
lavoro di fondazione e di presentazione dei Forum per gli italiani nel mondo,
con esiti alterni, condizionati dalle situazioni ambientali, dagli orientamenti
culturali sedimentati nelle singole comunità, dalla mancanza di mezzi
necessari a soddisfare le esigenze più immediate di funzionamento.
Nei paesi di grande estensione, dove sono sorti o possono costituirsi
più Forum, si può pensare a forme di coordinamento nazionale
molto leggere che possono inglobare anche circoli politco-culturali
eventualmente attivi.
Naturalmente, anche in queste aree è auspicabile un impegno di insediamento
e di attivazione dell’Ulivo, evitando semplici sommatorie di sigle e
riferimenti e ricercando, invece, forme di aggregazione originali e radicate.
In uno scacchiere tanto vasto ed eterogeneo, l’attivazione di alcuni
strumenti di comunicazione e di reciproca relazione, che non attenui
l’autonomia delle singole strutture, ma ne esalti piuttosto la funzione e
l’originalità, rappresenta la condizione essenziale di tenuta e di
sviluppo.
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ALL’INDIRIZZO WEB:
www.istitutofernandosanti.it il web
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