ANCORA RICHIEDENTI ASILO ALLO SBANDO IN SICILIA
Numerosi profughi giunti dal
Sudan in Sicilia, trasferiti ad Agrigento dopo essere stati trattenuti diversi
giorni a Lampedusa, stanno trovando in questi giorni accoglienza presso il
Centro Santa Chiara di Palermo.
Tutti hanno dovuto
trascorrere diversi giorni nel centro di "prima accoglienza" di
Lampedusa, in realtà un vero e proprio centro di detenzione non previsto
dalla legge, luogo di reclusione , come documentato anche dalla Rai alcuni mesi
fa; dove i richiedenti asilo che sono costretti a giungere clandestinamente nel
nostro paese, in assenza di una via legale di entrata, sono trattati come
animali, con un numero marchiato sul palmo della mano o sul vestito,senza
potere contattare nessuno, e tantomeno legali o parenti, prima di essere
trasferiti ad Agrigento e qui essere ammessi, quando va bene, a presentare la
istanza di asilo.
Dovunque in Sicilia mancano
regole certe, interpreti, associazioni indipendenti ( non convenzionate con
Questure e Prefetture) capaci di garantire una vera mediazione.
Molto spesso gli operatori
umanitari sono messi nella impossibilità di agire all'interno dei centri di permanenza
temporanea, veri e propri centri di detenzione che fanno rimpiangere persino le
carceri.
A Trapani nell'assistenza ai
richiedenti asilo si sono verificati in passato diversi episodi incresciosi per
la mancanza di interpreti ufficiali e per la continua delegittimazione degli
operatori volontari da parte dei responsabili della struttura Serraino Vulpitta:
l'accesso alla procedura di asilo è diventato un vero e proprio braccio
di ferro tra gli operatori umanitari e gli uffici stranieri della Questura.
Anche Agrigento, come Trapani
non fa eccezione. Così, nel caso dei sudanesi arrivati adesso a Palermo,
soltanto una parte dei profughi è stata ammessa a presentare istanza di
asilo, tutti hanno indistintamente ricevuto il provvedimento di espulsione.
A tutti, una volta dimessi
dal centro di detenzione, un consiglio: di venire a Palermo, rivolgersi al
Centro Santa Chiara, che peraltro da tempo non è più nelle
condizioni di prestare accoglienza notturna, ed aspettare lì la
convocazione in questura ,sempre a Palermo, per la presentazione effettiva
della domanda di asilo o per l'allontanamento intimato con il provvedimento di
espulsione.
La Questura e la Prefettura
di Agrigento hanno così "scaricato" un problema che sarebbe
stato risolvibile con un tempestivo rilascio a tutti gli immigrati della
ricevuta di ammissione alla procedura di asilo. Fortunatamente a Palermo la
Questura si è dichiarata disponibile ad accelerare al massimo la
consegna della fatidica ricevuta e l'avvio delle pratiche per la richiesta di
asilo,che dovrebbe avvenire entro pochi giorni, ma rimane il problema di
quaranta immigrati attualmente assistiti presso il Centro Santa Chiara con le
sole forze degli operatori volontari.
Tutto questo mentre il
Progetto nazionale asilo che anche in Sicilia ha visto l'apertura di tre centri
di accoglienza ( nelle province di Catania, Agrigento e Palermo) non riesce a
far fronte alle richieste, e subisce il rischio di un drastico
ridimensionamento dei fondi previsto dal Governo per l'anno venturo ( da otto a
due soli miliardi per il prossimo anno).
Di contorno, da Trapani ad
Agrigento e a Palermo, il consueto sgomitamento delle associazioni che si
ritengono depositarie uniche del diritto alla assistenza dei rifugiati e
accampano rapporti privilegiati con Questure e Prefetture, sulla base di
convenzioni che costano al pubblico erario centinaia di milioni; associazioni
che, al momento del bisogno si ritirano in buon ordine, salvo poi a criticare
chi è costretto ad intervenire gratuitamente per assicurare la
sopravvivenza dei richiedenti asilo.
Chiediamo agli enti locali,
alle prefetture ed alle Questure di accelerare al massimo i tempi per
l'ammissione alla procedura in modo da consentire l'accoglienza dei profughi
sudanesi all'interno del Progetto Nazionale Asilo.
Chiediamo all'ACNUR ed a
tutte le agenzie umanitarie di monitorare costantemente i centri di permanenza
temporanea siciliani e le strutture adibite "di fatto" a tale
destinazione nelle isole di Lampedusa e di Pantelleria, anche al fine di
evitare un uso indiscriminato della misura del respingimento in frontiera che
può comportare la violazione del principio di non refoulement.
Chiediamo che in tutti gli
uffici di frontiera e nei centri di detenzione vi siano interpreti indipendenti
e personale che sia capace di informare obiettivamente sulla possibilità
di chiedere asilo o protezione umanitaria, possibilità spesso preclusa
ai "clandestini" che giungono in Sicilia.
Palermo 1.11.2001
Fulvio Vassallo Paleologo
ASGI- SICILIA
Don Baldassare Meli e Cetti
Genovese
CENTRO SANTA CHIARA - PALERMO