Testimonianza raccolta il
giorno 4 dicembre 2002 alle ore 20,30 a Brescia in via Diaz. La testimone era
molto scossa e parlava a fatica, ma è stata precisa e puntuale nella
ricostruzione dei fatti.
Mi chiamo N. M. Ieri mattina ero
a casa in via Milano con i miei tre figli di 11 mesi e di 11 e 7
anni i due più grandi non erano andati a scuola perchè
raffreddati e col mal di gola. Verso le 10 sono venuti due poliziotti che mi
hanno chiesto passaporto, permesso di soggiorno e documenti dei bambini. I poliziotti mi hanno quindi
portata in questura, con i miei bambini,
perché il permesso di soggiorno era scaduto.
In questura sono stata messa in
una stanza, con i miei bambini, controllata da due poliziotte ed un poliziotto.
Dopo tre ore sono mi hanno portata in un di asilo gestito da suore [ dalle
indicazioni fornite pare si trovi nella zona di Fiumicello - via Volturno
– ndr]. Sia io che i miei figli siamo stati
separati e ciascuno è stato messo da solo in una stanza, non ho
più rivisto nemmeno il mio figlio, lattante di 11 mesi fino a
stamattina. Prima di andarsene una
poliziotta mi ha detto che sarei stata lì fino alle otto del mattino
seguente, quando mi sarei dovuta recare in questura per richiedere un nuovo
permesso di soggiorno valido fino a che mio figlio piccolo non avesse raggiunto
un anno e mezzo di età.
Questa mattina alle 6 e 10 ci
hanno portato in questura, io su una macchina e i miei figli, compreso il
piccolo, su un’altra. Negli uffici della polizia una poliziotta mi ha
chiesto di firmare un foglio e mi ha spiegato che dopo sarei stata libera; ma
dopo che ebbi firmato mi hanno detto: “adesso ti portiamo
all’aeroporto per l’espulsione”. Io quasi piangendo ho
replicato: “Cosa faccio in Romania? Là non ho casa, non posso
curare i miei figli, il piccolo ha avuto più volte le convulsioni”
– ed ho mostrato loro i
certificati medici. I poliziotti (un uomo e una donna) di rimando “non ci
interessa” e (l’uomo) “non ci rompere i coglioni”.
Intanto erano entrati nella stanza anche i miei figli
, il piccolo era in braccio a una poliziotta e piangeva, allora io ho implorato
“voglio il mio bambino, datemelo” e mi sono avvicinata per
prenderlo, ma i poliziotti mi hanno fermata ed hanno gridato “cosa fai?
Picchi il bambino?”
Ci hanno quindi condotto nel parcheggio
delle loro auto, lì hanno cercato di mettermi le manette per caricarmi
in macchina e portarmi all’aeroporto. Io mi sono divincolata, a questo
punto due o tre poliziotti mi hanno preso a calci e pugni alle gambe e sulla
testa [ho visto le ecchimosi ndr], le percosse mi hanno fatta
vacillare e sono caduta all’indietro a terra, dove sono rimasta in stato di stordimento
finchè mi hanno risollevata per le braccia e mi hanno portata in una stanza. Mentre mi picchiavano
erano presenti i miei figli che piangevano e gridavano: ”lasciate stare
la mia mamma, non ha fatto niente”.
Tutto ciò si concludeva nel giro di poco più di
un’ora dal mio arrivo in questura.
Nella stanza dove mi hanno
portata, senza i miei figli, sono rimasta fino alle 15 circa quando è
venuto un poliziotto in abiti civili, gentile , che mi ha chiesto: “cosa è successo
signora?”. “Mi hanno portato via i miei bambini” ho risposto.
Il poliziotto allora mi ha tranquillizzata e mi ha detto: “te li porto
subito” , così ha fatto dopo 10 minuti. Mi ha anche dato un foglio
di espulsione, “con diritto – mi ha detto - di prendere un
avvocato”, e mi ha fatto uscire.
Sono molto stanca e spaventata,
non so se farò denuncia al tribunale per il male che ci hanno fatto, non
so se è un bene per noi o se avremo altri problemi.