ASGI–Provincia di Torino Progetto Atlante a cura di Chiara Favilli
http://www.provincia.torino.it/xatlante/00start.htm
Si è concluso con un regolamento amichevole il ricorso promosso
dai cittadini dell’ex-iugoslavia Paso Sulejmanovic, Hazdira Sulejmanovic,
Nenad Sulejmanovic e Halida Sultanovic contro l’Italia per la violazione
degli articoli 3, 13 e 14 della Convenzione in occasione della loro espulsione
verso la Bosnia Erzegovina. Tale accordo è stato recepito dalla Corte
Europea con una sentenza
adottata l’8 novembre e che ha sancito la cancellazione dal ruolo
della causa. Dopo un breve riferimento ai fatti di causa ed agli elementi di
diritto la sentenza riporta il testo dell’accordo raggiunto dalle parti.
Il Governo si è così impegnato a revocare i provvedimenti di
espulsione; a consentire ai ricorrenti e ai loro familiari di rientrare in
Italia non oltre il 31 ottobre 2002; a concedere ai ricorrenti un permesso di
soggiorno per motivi umanitari ai sensi dell’art. 5, comma 6, del d.
lgsl. 286/98 rinnovabile annualmente salvo che vi siano ostacoli connessi alla
commissione di reati in materia di immigrazione; ad adoperarsi con il Comune di
Roma per l’individuazione di un alloggio temporaneo prima di trovare un
alloggio definitivo in un campo attrezzato; ad intervenire presso le autorità
competenti affinché i figli in età scolare possano essere
iscritti alla scuola e recuperare il tempo perduto dal loro rinvio in Bosnia,
ad intervenire affinché uno dei ricorrenti possa accedere alle cure
mediche fornite dal servizio sanitario nazionale. Inoltre il Governo
verserà a ciascuno dei 16 beneficiari elencati nell’accordo
7746,90 €. Inoltre 2 656,31 € a titolo di rimborso spese saranno
versati all’avvocato dei ricorrenti, Nicolò Paoletti, che ha
rinunciato al suo onorario in quanto ha assistito i ricorrenti a titolo
gratuito.
La Presidenza danese ha presentato il quarto
rapporto annuale sui diritti umani relativo al 2002. Lo scopo del rapporto
è quello di passare in rassegna le politiche europee che costituiscono
una concreta attuazione ai valori della democrazia, dello stato di diritto, del
rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali sui quali si
basa la stessa Unione.
Il 24 e 25 ottobre si è tenuto un importante Consiglio
dell’Unione dedicato a sciogliere dei nodi cruciali riguardanti
l’allargamento dell’Unione e definire così la struttura
delle future negoziazioni con i Paesi candidati. Innanzitutto è stata
approvata la proposta di raccomandazione della Commissione sulla scelta dei
Paesi che risultano 10: Cipro, la Repubblica Ceca, l’Estonia,
l’Ungheria, la Lettonia, la Lituania, Malta, la Polonia, la repubblica
Slovacca e la Slovenia. Questi Stati saranno in grado di concludere i negoziati
entro la fine dell’anno. Per quanto riguarda la Bulgaria e la Romania
l’obbiettivo è di raggiungere l’adesione entro il 2007.
l’Unione ha anche sottolineato i progressi compiuti dalla Turchia per la
conformità ai criteri di Copenaghen rilanciando la necessità di
ulteriori riforme ed ha affermato che in dicembre ritornerà sulla
questione. Per quanto riguarda le questioni finanziarie sono state adottate
decisioni chiave riguardanti l’applicabilità del patto di
stabilità, l’accesso ai fondi strutturali, e la compensazione di
bilancio. Il Consiglio europeo si è riunito a Bruxelles il 24 e 25
ottobre 2002. Tema centrale è stato il prossimo allargamento dell'UE, a
seguito della ratifica da parte dell'Irlanda del trattato di Nizza. Il
Consiglio europeo ha preso decisioni che permetteranno all'Unione di presentare
agli Stati candidati posizioni di negoziato su tutte le questioni in sospeso al
più tardi entro l'inizio di novembre, al fine di concludere i negoziati
di allargamento con i primi paesi in occasione del Consiglio europeo di
Copenaghen di dicembre. In particolare, per il periodo 2004-2006, gli
stanziamenti di impegno complessivi per i Fondi strutturali e di coesione da
aggiungere in vista dell'allargamento dovrebbero ammontare a 23 miliardi di
euro per il periodo considerato, ripartiti tra i nuovi Stati membri
conformemente alle pertinenti posizioni comuni dell'Unione europea concordate
con gli Stati candidati.Gli Stati candidati dovrebbero intensificare e
accelerare i loro preparativi per garantire di poter presentare alla
Commissione le loro richieste di assistenza, i loro documenti di programmazione
e i progetti del Fondo di coesione, affinché possano essere adottati
all'inizio del 2004. E' stato inoltre previsto un pagamento anticipato che
sarà versato nel primo anno successivo all'adesione, a concorrenza del
16% del contributo totale dei Fondi strutturali per il periodo 2004-2006. I
pagamenti nel corso del 2004 destinati a operazioni strutturali nei nuovi Stati
membri non incideranno comunque sui pagamenti da includere nel bilancio 2004
per operazioni strutturali negli Stati membri attuali. Anche dopo
l’adesione dei Paesi candidati l’Unione avrà, come per i
precedenti allargamenti, per un breve periodo di tempo il potere di introdurre
misure di salvaguardia se i nuovi Stati membri non rispettano i nuovi obblighi.
È stata anche affrontata la questione della regione di
Kalingrado riconoscendo la particolarità della Regione in quanto parte
della federazione russa ma separata dal resto della Federazione da altri Stati.
Le conclusioni sono state riprese nell’incontro UE Russia svoltosi
l’11 novembre durante il quale sono stati presi precisi impegni da ambo le
parti. Sono stati così compiuti i massimi sforzi per risolvere i
problemi connessi al futuro passaggio di persone e merci tra la regione di
Kalingrado e le altre parti della Russia e per intensificare la cooperazione
per promuovere lo sviluppo economico e sociale della regione. Il punto di fondo
è quello di conciliare le nuove disposizioni che saranno in vigore in
Lituania sulla circolazione delle persone in conformità all’acquis
di Schengen con l’attuale regime di transito delle persone. A questo fine
l’Unione europea provvederà ad emanare entro luglio 2003 un
Facilitated Transit Document (FTD) da applicarsi al passaggio via terra dei
cittadini russi tra Kalingrado e la Russia.
I cittadini svizzeri hanno rigettato
il quesito referendario che avrebbe condotto all’espulsione dei
richiedenti asilo giunti da Paesi considerati sicuri, in pratica da tutti i
Paesi confinanti con la Svizzera. Il quesito è stato respinto dal 50.1%
dei votanti contro 49,9% di favorevoli con una partecipazione alle urne del
46,7%. Inoltre il referendum era stato approvato dalla maggioranza nei 26
Cantoni, in particolare in tutti i cantoni di lingua tedesca (per
l’approvazione occorrono infatti sia la maggioranza dei cantoni sia la
maggioranza di tutti i votanti).
Per quanto riguarda il Regolamento che stabilisce i criteri e i
meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di
una domanda d’asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino
di un Paese terzo le
delegazioni non hanno raggiunto l’accordo. Il punto che non ha permesso
di raggiungere l’accordo è stato quello relativo al tempo di
permanenza in uno Stato membro affinché questo sia considerato
responsabile dell’esame della domanda e non invece legittimato a
respingere il richiedente asilo nello Stato di ingresso. Come riporta la stampa
l’Italia ha richiesto che tale termine sia di 6 mesi mentre Francia,
Belgio, Olanda e Lussemburgo proponevano 2 anni. Non è stato accettato
il compromesso della presidenza danese volto a fissare il termine ad un anno e
quindi il negoziato è stato rinviato al gruppo di lavoro per una
settimana (le conclusioni ufficiali, seppur provvisorie, nella versione inglese
parlano di “silent procedure in order to reach a political agreement”) in modo da poter rispettare la
scadenza di Siviglia che ne ha chiesto l’approvazione entro dicembre
2002.
Scontata era l’approvazione delle due proposte di iniziativa
francese volte a definire norme comuni in materia di definizione dei reati di
favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegale
nonché delle sanzioni previste per tali reati.
Il Consiglio GAI ha discusso sullo stato di attuazione delle
priorità definite dal Consiglio europeo di Siviglia. Sono stati
presentati due rapporti da parte della Presidenza e il Commissario Vitorino ha
relazionato oralmente sulle risorse disponibili a livello comunitario per
l’attuazione delle misure in programma. Il Consiglio dell’Unione ha
invitato la Commissione ha redigere al più presto la relazione scritta
sul punto (il Consiglio europeo di Siviglia l’aveva richiesta entro lo
scorso ottobre).
Il Consiglio ha approvato i nuovi mandati per la conclusione di accordi
di riammissione con Turchia, Cina, Albania, Algeria e Cina. Il Consigli ha
anche discusso del tema più in generale ricordando anche la clausola di
riammissione che lega gli Stati ACP come definita dall’accordo di Cotonou
(articolo 13, § 5). Il tema è stato discusso anche durante il
Consiglio Affari generali e relazioni esterne del 19 novembre che ha approvato
le conclusioni sulla Cooperazione intensificata con i Paesi terzi per la gestione dei
flussi migratori. Alla luce
dei criteri decisi nel Consiglio di aprile il Consiglio ha individuato i
seguenti Paesi con i quali sviluppare una cooperazione intensificata con
possibilità in alcuni casi di sviluppare un regionale con riguardo ai
Paesi vicini: Albania, Cina, Russia, Repubblica federale di Jugoslavia,
Marocco, Tunisia e Ucraina, Libia, Turchia. A maggio 2003 il Consiglio
esaminerà di nuovo la materia sulla base di una relazione sull’andamento
dei lavori che dovrà essere presentata dalla Commissione. Il Consiglio
ha inoltre ribadito che tutti i negoziati attuali o futuri dovrebbero includere
i temi del rimpatrio, della riammissione, documentazione, gestione dei flussi migratori,
politiche preventive di assistenza tecnica finalizzata allo sviluppo delle
capacità istituzionali. La clausola che dovrà essere contenuta in
qualsiasi accordo di associazione, cooperazione o equivalente dovrà
inoltre contenere i seguenti elementi: dialogo approfondito sulla questione
migrazione; impegno a sviluppo economico e sociale delle regioni di origine dei
migranti; esame comune dell’immigrazione clandestina in vista anche della
definizione di una politica di prevenzione; rimpatrio dei cittadini di paesi terzi
in situazione illegale e degli apolidi; conferma dell’obbligo di
riammissione dei propri cittadini compresa la fornitura della documentazione
necessaria e la messa a disposizione delle strutture amministrative necessarie
a tal fine; conclusione di accordi di riammissione che riguardino anche
cittadini di Paesi terzi e apolidi; cooperazione per gestione dei flussi
migratori in modo da incoraggiare la cooperazione per garantire un trattamento
equo ai cittadini delle due parti. La Commissione europea può eventualmente
fornire assistenza per l’attuazione della clausola. Fino a quando la
Commissione non ha ricevuto mandato a negoziare con un Paese terzo questo
può concludere accordi bilaterali con gli Stati membri che lo
richiedano.
Il Consiglio ha adottato i due Programmi d’azione sul rimpatrio.
Il primo è un programma d’azione di portata generale, basato sul
libro verde sulla politica di rimpatrio e sulla Comunicazione sul rimpatrio. Il
Programma riguarda sia i rimpatri volontari che i rimpatri forzati ed è
articolato in una serie di misure che devono essere adottate sia di tipo
operativo sia di armonizzazione della normativa.
Il secondo Programma d’azione specifico in quanto si rivolge ai
cittadini afgani per il quale è previsto un finanziamento di 17 milioni
di Euro per il 2003. Il Consiglio ha anche chiesto che il piano sia attuato
prima possibile attraverso il necessario coordinamento con le autorità
afgane.
A seguito dell’iniziativa austriaca presentata nel Consiglio GAI
del 14/15 ottobre 2002 sono state adottate le conclusioni usi Paesi terzi
sicuri in relazione alle richieste d’asilo. Come si legge al punto 5
delle conclusioni i Paesi candidati all’adesione saranno considerati
paesi terzi sicuri a partire dalla firma dei negoziati di accessione, in quanto
devono aver già dimostrato di rispettare i criteri di Copenhagen oltre
ad aver già convenuto di recepire l’acquis comunitario che implica il rispetto della
Convenzione di Ginevra e della Convenzione europea dei diritti umani. Lo Stesso
vale per i Paesi appartenenti all’EFTA.
Il Consiglio ha anche discusso la proposta di decisione quadro sul
razzismo e la xenofobia sulla base di un compromesso complessivo presentato
dalla Presidenza. Le delegazioni hanno discusso a lungo su come conciliare la
necessaria punibilità delle condotte considerate dalla decisione e le
fondamentali libertà di associazione, di espressione e di stampa. La
Presidenza ha allora deciso di modificare il proprio compromesso venendo
incontro alle riserve di alcuni Stati membri ampliando l’ambito di
applicazione della decisione quadro ma richiamando espressamente il rispetto
dei diritti umani come sancito dall’art. 6 del T Ue e i principi
costituzionali degli Stati membri. La proposta torna ora ai gruppi di lavoro
nell’auspicio di poter raggiungere un accordo in una delle prossime
riunioni del Consiglio.
Il Consiglio ha adottato delle conclusioni sull’intensificazione
della cooperazione della rete di ufficiali che si occupano di immigrazione. Con
questa azione il Consiglio da seguito a quanto stabilito dal Consiglio europeo
di Siviglia, rafforzando la rete già presente nei Balcani ed
intensificando le azioni di scambio di informazioni e buone pratiche.
Il Consiglio, nonostante l’intenzione della presidenza danese
alla vigilia, non è riuscito a raggiungere un accordo sulle direttive
procedure e sulla direttiva accoglienza. Per entrambe l’accordo dovrebbe
realizzarsi nel Consiglio di dicembre.
Il Consiglio ha anche approvato le conclusioni in materia di
cooperazione consolare comune considerata una delle misure strategiche
nell’ottica dell’intensificazione e del maggiore efficacia dei
controlli in fase di rilascio dei visti. A questo fine le conclusioni
sottolineano l’importanza dello scambio di informazioni e di dati, la
creazione della banca dati comune in materia di visti. Richiede alle missioni
diplomatiche degli Stati membri di procedere ad un reciproco scambio di
informazioni regolarmente ed almeno uno volta al mese, agli Stati membri di
dare attuazione quanto prima al regolamento sul modello uniforme di visto e di
valutare le possibilità di una cooperazione intensificata tra gli uffici
che si occupano di immigrazione nei Paesi terzi oltre a come utilizzare la cooperazione
consolare nell’attuazione dei Programmi di rimpatrio.