Al Ministro della Giustizia
Onorevole Roberto Castelli
Sede
Oggetto: conseguenze negative
derivanti dai disegni di legge del Governo in materia di Giustizia minorile.
Organizzazioni
proponenti:
Comitato
“oltre il razzismo”, via Vanchiglia 3, Torino
Ufficio
migranti della Caritas diocesana, via Ceresole 42, Torino
Associazione
studi giuridici sull’immigrazione, via Gerdil 7, Torino
Volontariato
vincenziano, via Vigone 67, Torino
Del
Comitato congiunto Comune di Torino Ministero della Giustizia per la ridefinizione
del penale minorile:
Adriana
Luciano, docente di Sociologia del lavoro, Università degli Studi di
Torino
Davide
Petrini, docente di Diritto penale del lavoro, Università degli Studi di
Torino
Franco
Prina, docente di Sociologia della devianza, Università degli Studi di
Torino
Signor
Ministro
Siamo
organizzazioni di volontariato, associazioni, insegnanti di scuola secondaria e
dell’università, pubblici dipendenti, sacerdoti, che negli anni si
sono occupati di minori.
Siamo
preoccupati per le possibili
conseguenze per le vite di coloro di cui abbiamo seguito e seguiamo le vicende
di alcuni provvedimenti da Lei caldeggiati. Le sottoponiamo alcune riflessioni,
che abbiamo anche trasmesso alle organizzazioni e alle persone con cui siamo in
contatto in tutta Italia, insieme all’elenco delle adesioni.
Le proposte
contenute nei disegni di legge del Governo in materia di diritto di famiglia e
dei minori hanno il merito di affrontare alcuni problemi reali della giustizia
minorile e di cercare ad essi delle risposte.
Fra questi
problemi i più evidenti sono quelli della attuale frammentazione delle
competenze fra giudici diversi (tribunale ordinario, giudice tutelare,
tribunale per i minorenni), con linee di confine così sottili da
determinare comunque dei conflitti, e delle procedure non definite tali da
consentire prassi giudiziarie diverse e, in qualche caso, distorte. Non
c’è ragione per mantenere condizioni giudiziarie diverse a seconda
della condizione giuridica dei genitori del bambino e non si comprende
perché gli interessati (adulti e bambini) non debbano essere più
garantiti nella tutela giudiziaria dei diritti attraverso regole definite del
processo.
Peraltro le
proposte dei disegni di legge del Governo non rispondono in modo adeguato a
questi problemi e, anzi, costituiscono addirittura un peggioramento, non
tenendo conto delle acquisizioni culturali in decenni di esperienza nella
tutela dell’infanzia.
In
particolare c’è un arretramento sul tema della specializzazione
dei giudici. Infatti le proposte sezioni dei tribunali ordinari per i minori e
famiglia non saranno specializzate se non nel nome, perché non hanno
quasi mai competenze esclusive e, soprattutto, non prevedono la partecipazione
di esperti delle scienze umane. La valutazione dell’interesse del minore
richiede la conoscenza e la considerazione, a volta a volta, di profili
psicologici, pedagogici, medici, sociologici, che sono tutti estranei alla
competenza esclusivamente giuridica dei magistrati professionali. Una buona
decisione nasce dal concorso di varie conoscenze, sia giuridiche, sia delle
scienze umane, e il compito del giudice giurista è quello di ricondurre
al diritto una conoscenza che deve essere giusta sotto il profilo umano.
Inoltre
invece di procedere alla necessaria unificazione delle competenze minorili e
familiari civili e penali, i disegni di legge governativi frantumano
ulteriormente la giustizia della persona prevedendo organi giudiziari diversi
per il civile e per il penale. Il bambino e la famiglia non sono frazionabili, il
bambino va valutato nella famiglia e con tutti i problemi che eventualmente la
famiglia ha. La separatezza del penale minorile impedirebbe di valutare
l’adolescente che commette un reato nella sua evoluzione e nella sua
storia familiare, con un ritorno ad un giudizio sul fatto - reato come avviene
per gli adulti.
Ancora ci
spaventa la deriva centralistica, opposta agli indirizzi prevalenti del
Governo, di attribuire gli interventi nei settori civile e rieducativo della
famiglia e dei minori ai servizi sociali ministeriali, sottraendoli alla
competenza dei servizi territoriali locali, i quali, secondo la Costituzione, hanno i compiti
istituzionali di assistenza. Anche questa proposta va in controtendenza con le più recenti riforme
costituzionali che hanno trasferito competenze dallo Stato agli enti locali.
Infine
l’intenzione di trasferire ragazzi condannati per reati commessi da
minorenni, dopo il diciottesimo anno di età, nei carceri degli adulti,
mostra una assoluta sfiducia nella possibilità di educazione e di
recupero degli adolescenti devianti, interrompendo percorsi educativi che
possono essere utilmente iniziati.
Davvero
ciò significherebbe mandare a monte quanto si è fatto prima e
avviare i ragazzi ad una scuola di delinquenza, avendo come maestri adulti ben
più agguerriti e capaci di violenze.
Signor Ministro, la ringraziamo per
l’attenzione, speriamo che la nostra segnalazione la induca ad una
più approfondita riflessione e restiamo in attesa di un Suo cortese
riscontro.
Lettera alle associazioni e ai singoli
partecipanti al convegno sui minori.
Oggetto: esposto al Ministro Castelli
sulle possibili conseguenze negative dei disegni di legge del Governo sulla
Giustizia minorile.
Siamo le
associazioni che hanno promosso il Convegno sui minori stranieri non
accompagnati tenutosi presso l’Itis Avogadro di Torino nel febbraio
dell’anno scorso.
Sui minori
non accompagnati stiamo proseguendo la nostra attività in collaborazione
con gli Uffici comunali e la Procura dei minori, che ha raggiunto una intesa
per sciogliere il nodo di indecisione prodotto dalla impossibilità di
intervento del Comitato nazionale.
C’è
stata una ultima riunione in cui il Procuratore Pazè ha sostenuto che
è assoluto dovere dell’Ufficio tutele provvedere alla pronta
devoluzione della tutela per i minori presenti nella giurisdizione ed è
dovere del tutore proporre al Tribunale un progetto per il tutelato in materia
di istruzione e lavoro. Il tribunale potrà decidere per la approvazione
del progetto e quindi anche per il lavoro del minore presso una definita
azienda se questo è nel suo interesse, anche in assenza di permesso di
soggiorno per lavoro.
In una
successiva riunione presso la Prefettura in sede di Consiglio per la
integrazione la posizione è stata presentata al Comune, al Prefetto e
alla Questura.
Siamo in
attesa di conoscere i risultati dei colloqui che il Presidente del Comitato
minori stranieri, dott.ssa Carlà, ha avuto con la Prefettura, il Comune
e la Questura.
Nel corso
dell’incontro con la Procura, l’Ufficio tutele, l’Ufficio
minori stranieri, la Questura e le Associazioni abbiamo anche sottoposto alle
associazioni presenti una valutazione preoccupata delle proposte di legge del
Governo in materia di giustizia minorile. Vi inviamo il testo della
valutazione, steso con la collaborazione di Graziana Calcagno, già
Procuratore per i minori di Torino, ora in pensione.
Siamo
seriamente preoccupati per i possibili sviluppi della situazione e pensiamo di
inviare la valutazione al Ministro nella forma in cui la ricevete, già
sottoscritta dalle associazioni promotrici.
Se la
condividete, mandateci la vostra adesione, possibilmente entro lunedì 27
maggio, seguente indirizzo e-mail:
francesco.ciafaloni@retericerca.it
In caso di insuccesso nella trasmissione usare
l’indirizzo: migranti@diocesi.torino.it
Per eventuali comunicazioni rivolgersi al seguente
numero telefonico: 011.5217594 (o eccezionalmente al numero 011.8178900)
Per favore precisate se ritenete opportune altre
forme di manifestazione delle nostre preoccupazioni: lettere ai giornali,
manifestazioni pubbliche.
Vi ringraziamo, restiamo in attesa di una risposta:
Cordiali saluti.
Francesco Ciafaloni, per il Comitato oltre il
razzismo
Fredo Olivero, per la Caritas migranti
Lorenzo Trucco, per l’Asgi
Carlo Baffert, per il Volontariato vincenziano
Adriana
Luciano
Davide
Petrini
Franco
Prina