EMIGRAZIONE NOTIZIE N. 42 ñ 27 NOVEMBRE 2002
FINANZIARIA 2003: UN PESANTE ATTACCO ALLíASSOCIAZIONISMO 1
IL RICORDO DI FRANCESCO DE MARTINO 2
IMMIGRATI: I COMMISSARIATI NON ACCETTANO
DENUNCE 3
IMMIGRAZIONE: TUTELARE I DIRITTI 4
RIFORMA ISTITUTI ITALIANI DI CULTURA:
LETTERA APERTA A BACCINI 4
PITTELLA: INTENSIFICHIAMO LA GARA DI
SOLIDARIETAí VERSO LE POPOLAZIONI COLPITE DAL SISMA 4
CGIE: ASSEMBLEA STRAORDINARIA Lí11-12-13
DICEMBRE 5
MARTINI: I TEMPI SONO MATURI PER LA GRAZIA
AD ADRIANO SOFRI 5
IL MINISTRO TREMAGLIA HA INCONTRATO IL
GOVERNATORE DEL WEST AUSTRALIA 6
NO GLOBAL: LUCAí (DS) INCONTRA I 7 DETENUTI
A VITERBO 6
STORIE TRA EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE ALLA
FIERA DEL LIBRO DI ROMA 7
IMMIGRATI: INIZIATIVA A MILANO CONTRO LA
LEGGE BOSSI-FINI 7
IL CGIE CHIEDERAí LA COMPLETA APPLICAZIONE
DELLA LEGGE DI RIFORMA DEI PATRONATI 7
SALERNO: 2-3 DICEMBRE SEMINARIO SUL
PROGETTO LEO.NET 8
FRATTINI: MASSIMA ATTENZIONE VERSO LE
ASPETTATIVE DEGLI ITALIANI ALLíESTERO 9
IMMIGRAZIONE: ìTANA LIBERA TUTTIî,
SPORTELLO DI INFORMAZIONE SULLA SANATORIA 9
GLI ìAZZURRI NEL MONDOî IN BRASILE 9
STORIA DI LUCCHESI NEL MONDO - PER UNA
STORIA BARGHIGIANA 10
Il
testo della Finanziaria per il 2002, licenziato dalla Camera e in discussione
in questi giorni al Senato, contiene al proprio interno un vero e proprio
articolo anti associazioni. Un articolo nato da un emendamento che líArci, le Acli
e líintero Forum del Terzo Settore hanno definito una mannaia che ìmette in
discussione la libertý di associazione, alterando gravemente la vita di
migliaia di onlusî. Si prevede in sostanza (art. 21, disposizioni varie per gli
enti locali) che la quota che le associazioni e i circoli ñ attraverso adesioni
e tesseramento ñ versano allíassociazione nazionale di riferimento, venga
versato anche ai comuni.
Líarticolo
infatti recita testualmente al comma 13: ìle associazioni e i circoli aderenti
ad enti di promozione sportiva o ad organizzazioni nazionali (Ö) sono
sottoposti ad autorizzazione comunale e devono versare al comune nel cui
territorio operano, una quota ìuna tantumî pari a quella relativa
allíaffiliazione allíorganismo nazionale, e una annuale commisurata al numero
dei soci di entitý pari a quella che versano agli organismi nazionali predetti.
Per ottenere líautorizzazione comunale non Ë obbligatoria líaffiliazione. I
comuni impiegano le entrate derivanti dallíapplicazione del presente comma per iniziative
di natura socio-assistenzialeî.
Insomma
una sorta di tassa ìche mette a rischio la sopravvivenza stessa di centinaia di
piccole e medie associazioni e che ñ dice Tom Benetollo, presidente nazionale
dellíARCI ñ stravolge e rovescia completamente le politiche finora portate
avanti dalle istituzioni". Invece di promuovere e sostenere
líautofinanziamento delle associazioni ñ continua líArci ñ si tassano le libere
quote associative e si riporta indietro la storia, con la riproposizione
dellíautorizzazione comunale, da anni superata con la denuncia di inizio
attivitýî.
Assai
critica anche la CGIL. Achille Passoni, segretario nazionale della
confederazione non usa infatti giri di parole: ìSi colpisce al cuore
líassociazionismo italiano che Ë parte importante del tessuto democratico del
nostro paese, fatto di partecipazione e di socialitý. Tutto ciÚ avviene poi in
un quadro in cui il Governo sta giý procedendo allo smantellamento di ogni
ipotesi di welfare locale integrato, come dimostrano tanto i tagli effettuati
sui trasferimenti ai comuni e alle province quanto la proposta di delega sul
terzo settore che punta a finanziare solo pochi centri di eccellenza decisi con
decreto ministerialeî.
Anche
le associazioni cattoliche sono molto preoccupate. ìCi aspettavamo un
riconoscimento del ruolo sociale delle associazioni ñ ha dichiarato il
presidente delle ACLI ñ e non una mossa che tende a metterle in scaccoî.
Critiche
da tutti i lati quindi che evidenziano anche una mancanza di metodo: infatti le
associazioni fanno notare come su un tema cosÏ delicato e importante non vi sia
stata alcuna consultazione. Nessun tavolo Ë stato aperto, nÈ con il Forum del
terzo settore, nÈ con altri. ìQuesto ñ hanno dichiarato i rappresentanti del
Forum ñ rappresenta un colpo pesante allíinterlocuzione, tante volte dichiarata
necessariaî.
ìLíimpegno
di tutti, associazionismo, sindacato e opposizione deve essere tale ñ conclude
Passoni ñ perchÈ al Senato questa scelta negativa e punitiva venga bloccata,
evitando quella pericolosa frantumazione e penalizzazione dellíassociazionismo
che renderebbe il nostro paese pi˜ povero, tanto economicamente, quanto e
soprattutto socialmenteî.
(A.G.,
Rassegna sindacale n. 43)
Il
18 novembre Ë morto a Napoli, allíetý di 95 anni, il senatore a vita Francesco
De Martino.
Francesco
De Martino grande personalitý di studioso e di dirigente politico ha lasciato
nel variegato mondo della cultura e della politica italiane, una sua
inconfondibile impronta caratterizzata da una lineare coerenza socialista e
democratica.
Eí
stato un grande studioso del Diritto romano e della Roma Antica, sviluppando
per lunghi anni una ricerca in campi inesplorati con risultati che
costituiscono ancora oggi punti precisi di riferimento.
Ma
ciÚ che ci preme sottolineare, in questa circostanza, Ë líattenzione e la
sensibilitý che De Martino ha rivolto alla sinistra italiana per contribuire a
superare gli storici steccati che líhanno indebolita ed impoverita, per
sviluppare una politica capace di unire tutte le sue componenti. Infatti, De
Martino in questi anni non si perde nelle analisi sulle vicende passate della
sinistra nelle quali Ë stato protagonista di primo piano e dalle quali emergono
anche conferme della validitý di molte analisi e previsioni da lui stesso
fatte, ma concentra il suo interesse sui mutamenti intervenuti in una realtý
sociale o politica in continua trasformazione. Eí rispetto a questi mutamenti
nazionali ed internazionali che deve essere aggiornato il significato che
assume líessere socialista.
Per
questo che líunitý della sinistra per De Martino emerge come una necessitý
inderogabile, pur non ignorando nÈ sottovalutando gli ostacoli che lungo questa
prospettiva bisogna superare.
Dalla
lettura di un suo recente libro: ìSocialisti e comunisti nellíItalia
repubblicanaî, ed. R.C.S. ñ 2000, che raccoglie saggi e relazioni sui maggiori
rappresentanti della sinistra, dal 1980 al 1999, da Nenni a Togliatti fino a
Saragat, De Martino coglie dalle loro biografie, pur nel rispetto delle rispettive
posizioni politiche, quelle parti potenzialmente riconducibili nel crogiuolo
unitario della sinistra per sottolinearne la validitý e líattualitý rispetto ai
compiti futuri.
Grande
interprete della tradizione meridionale italiana, socialista fortemente legato
al mondo del lavoro, uomo di governo che ha recato un contributo importante
alla crescita democratica dellíItalia repubblicana: questo Ë stato Francesco De
Martino.
Erasmo
Boiardi
Calorosa
accoglienza della cittý calabrese alla moltitudine proveniente da tutta Italia
(con rappresentanze anche europee e degli Stati Uniti) che sabato 23 novembre
si Ë data appuntamento per manifestare in favore della scarcerazione dei
ìnew-globalî arrestati dalla Procura di Cosenza e per rivendicare una libertý
di espressione e dissenso, che in tutti i modi viene ostacolata o, come in
questo caso, punita.
Díobbligo
il ringraziamento allíamministrazione cittadina, alla giovane Sindaca ed ai
numerosi volontari, capaci di mettere a proprio agio decine di migliaia di
persone giunte alla Stazione centrale della cittý silana dopo molte ore di
treno e di pullmans. Il comitato di benvenuto, dispensando sorrisi a tutti, ha
fornito le risorse necessarie ad affrontare una giornata che si presentava si
faticosa, ma grazie allo splendido clima anche affascinante e degna di essere
vissuta.
Arance,
mandarini, vino, acqua, pane, mappe della cittý, numeri di telefono utili,
ciascun manifestante si Ë immediatamente trovato tra le mani un ricco paniere,
che non solo ha cancellato le fatiche del viaggio, ma ha fatto anche si che
tutte quelle paure che ormai da un anno e mezzo a questa parte accompagnano
questo genere di appuntamenti, svanissero in un piazzale illuminato da uno
splendido sole e affollato da 60.000 persone (dati della questura).
Naturalmente,
Ë giusto dividere i meriti del successo di questa giornata di protesta e di
proposte, tra tutti i partecipanti, forze dellíordine comprese, capaci di
rimanere defilate soffocando quel desiderio di protagonismo troppe volte
dannoso alla convivenza civile. Ma, pi˜ di tutto, nella nostra memoria
rimarranno impresse le centinaia di persone, soprattutto anziani, che dalle
finestre e dai balconi hanno accompagnato con gioia, ed anche con lacrime di
commozione, il lungo serpentone che si districava tra le vie della cittý.
Nel
corteo erano presenti tutte le bandiere politiche dellíattuale opposizione,
Cobas, la Disobbedienza civile, una delegazione degli operai di Termini
Imerese, giunta direttamente dalla Sicilia, ed anche una rappresentanza, in
abiti da cerimonia storici, del Municipio cosentino.
Durante
il lungo cammino percorso dalla manifestazione, si sono fatti largo nello
spezzone dei disobbedienti due dei tre ragazzi, scarcerati quella stessa
mattina, che sono stati accolti da affettuosi abbracci e dai forti applausi, di
un movimento dei movimenti che combatte le ingiustizie prodotte da questo
sistema sociale: sfruttamento, precarietý, disoccupazione, devastazione
ambientale.
A
Piazza Fera in pieno centro cittadino si Ë conclusa una festa per iniziarne
subito uníaltra accompagnata dai suoni di diversi gruppi musicali, una festa
che non ha vissuto, come Ë ormai abitudine, da quando le forze dellíordine
hanno abbandonato la tattica di attendere in assetto da guerriglia un movimento
dichiaratamente pacifista, nessun momento di tensione e nessun episodio degno di passare alla cronaca, tranne che
i canti intonati a squarciagola da giovani e anziani uniti in un simbolico abbraccio
generazionale dai clamorosi avvenimenti messi in moto da una procura a caccia
di titoli e di prime pagine.
Cristiano
Marcellino
Dal
ricatto del datore di lavoro a quello del padrone di casa, Ë un percorso ad
ostacoli quello delle migliaia di immigrati che entro lí11 novembre scorso sono
riusciti ad aprire vertenze contro i datori di lavoro che non volevano metterli
in regola.
Un
telex del Viminale ha fissato a martedÏ 19 novembre il termine per consegnare
in questura copia della denuncia e chiedere il permesso di soggiorno semestrale
promesso dalla ìcircolare Mantovanoî. Ma a Roma molti commissariati di Ps, nei
quali Ë decentrata líoperazione, oppongono un duro ostruzionismo chiedendo agli
immigrati copia del contratto díaffitto o addirittura la presenza fisica del
padrone di casa, e rifiutando in caso contrario di accettare líistanza. Decine
di immigrati in attesa sono stati allontanati, per questi motivi, , dai
commissariati di Esquilino, Tor Bella Monaca, Viminale, Tuscolano, San Lorenzo
e di Torre Maura, dove, venerdÏ scorso, la documentazione di un lavoratore
licenziato era stata addirittura stracciata in faccia allíinteressato.
Va
ricordato che la documentazione sul domicilio non Ë elencata fra quelle
richieste per depositare copia della vertenza di lavoro: puÚ semmai essere
richiesta successivamente, allíatto dellíemissione del permesso di soggiorno, e
comunque puÚ essere sostituita da una semplice dichiarazione di ospitalitý. Ma
anche in questo caso alcuni commissariati della capitale, fra cui Esquilino e
Torre Maura, pretendono di vedere la busta paga del titolare dellíaffitto e
decidere se questi ospita troppi connazionali.
ìSe,
come ci viene segnalato, questo ostruzionismo non si verifica solo a Roma,
rischia di chiudersi anche lo spiraglio tardivamente aperto dal governo per la
denuncia dei datori di lavoro disonestiî, dichiara Dino Frisullo, segretario di
Senzaconfine. ìCome si puÚ pretendere da stranieri costretti al lavoro nero,
ricattati e spesso licenziato, quella perfetta regolaritý di affitto che tanti
italiani non possiedono? Denunceremo i responsabili degli uffici di polizia che
rifiutano di adempiere ai loro obblighi, cosÏ come chiederemo alla magistratura
di riaprire i termini per le denunce, assurdamente fissati per lo stesso giorno
in cui gli immigrati hanno saputo del rifiuto del loro datore di lavoro di
metterli in regolaî.
ìScaduti
i termini della regolarizzazione, che ha visto la presentazione di circa
700.000 domande, sarý bene che ogni Caritas diocesana vigili ora sulla tutela e
la garanzia dei diritti degli immigrati che hanno avuto la possibilitý di
essere regolarizzati dai loro datori di lavoroî. CosÏ si legge in una nota
inviata nei giorni scorsi dalla Caritas Italiana alle Caritas diocesane, che
richiama alcune attenzioni, prima fra tutte la tutela del diritto alla salute,
attraverso la garanzia che ogni lavoratore immigrato abbia líiscrizione al
Servizio Sanitario Nazionale e quella allíINAIL per eventuali infortuni sul
lavoro. Si richiede inoltre di monitorare la presenza dei minori, figli dei
regolarizzandi, al fine di consentire loro la possibilitý del successivo
inserimento nel permesso di soggiorno dei genitori, quando questo verrý
ottenuto. Nellíottica di coniugare legalitý e solidarietý, si ricorda líobbligo
della notifica entro 48 ore, dellíaccoglienza di un immigrato anche in
situazione di emergenza. Per quanto riguarda i richiedenti asilo viene
richiamata una nota in cui líAcnur comunica che ñ sulla base dei permessi di
soggiorno giý rilasciati dalle questure competenti e sulla base di altri
documenti che riterrý comprovanti líidentitý del richiedente ñ procederý al
rilascio di certificati díidentitý ai richiedenti asilo che ne presenteranno
domanda. Si sottolinea comunque che líAcnur non puÚ purtroppo garantire che
tale soluzione venga riconosciuta dalle autoritý competenti.
(Migranti-Press/Emigrazione
Notizie)
Il
Segretario del Comites/Grecia, Angelo Saracini, ha inviato il 18 novembre
scorso, una lettera aperta allíOn. Mario Baccini, Sottosegretario agli Esteri,
a proposito della riforma degli Istituti Italiani di Cultura.
ìSenzíaltro
Baccini sta sulla strada giusta per una riforma della nostra cultura allíestero
ñ scrive Saracini -, ma si Ë dimenticato, ancora una volta, come díaltra parte
i suoi predecessori, di altre realtý culturali italiane allíestero, come per
esempio le scuole italiane che svolgono il loro lavoro in maniera
apparentemente pi˜ modesto, ma con risultati molto importanti per il
mantenimento dellíidentitý culturale delle nostre Comunitý sparse per il mondo.
Queste scuole ñ sottolinea il Segretario del Comites Grecia ñ sono il centro di
riferimento di molte famiglie italiane, e non solo. Come la scuola italiana di
Atene, esistente da pi˜ di 120 anni, che svolge un servizio sociale di non poco
conto, nonostante le difficoltý economiche che costantemente ritornano e non
sono risolte da nessun Governoî.
ìInoltre
ñ suggerisce Saracini ñ in una riforma pi˜ generalizzata della nostra cultura
allíestero, si potrebbero coinvolgere i Comites, le Camere di Commercio, le
ìDante Alighieriî, i Coasit, líEnit, ma anche enti italiani privati, che con
una legge specifica, potrebbero collaborare tra loro, senza ricreare cosÏ
camere stagne ed isolate. Infine anche gli addetti scientifici, ora quasi
sconosciuti e con scarsissimi risultati, potrebbero essere utilizzati oltre che
come ricercatori anche come coordinatori di una nuova realtý culturale
allíestero. CosÏ la nostra cultura ñ conclude il segretario del Comites/Grecia
ñ potrebbe riavere una ìchiara famaî derivante da un nuovo coinvolgimento delle
nostre realtý culturaliî.
LíOn.
Gianni Pittella, responsabile nazionale dei DS per gli italiani allíestero,
lancia un appello alla comunitý italiana nel mondo affinchÈ venga intensificata
la giý significativa gara di solidarietý nei confronti delle popolazioni
colpite in Molise e in
Puglia dal terremoto.
LíOn.
Pittella, che ha incontrato le famiglie delle 29 vittime causate dal crollo
della scuola a San Giuliano di Puglia, informa che proprio il comitato delle
famiglie delle vittime funge da punto di riferimento per la raccolta delle donazioni
e ha aperto un conto bancario n. 1302 ABI 8414 CAB 81170 presso la banca di
credito cooperativo di Colletorto (Campobasso) intestato a:
Comitato
Vittime Scuola Elementare.
Il
Comitato ha anche un suo sito:
http://web.tiscali.it/vittimedellascuola/vittime
della scuola
e
un indirizzo di posta elettronica: vittimedellascuola@tiscali.it
LíOn.
Pittella invita gli italiani allíestero a moltiplicare i segni concreti di
solidarietý ad una comunitý tanto prostrata quanto dignitosa nellíaffrontare
una vicenda cosÏ drammatica.
LíAssemblea
Plenaria straordinaria del Consiglio Generale degli Italiani allíEstero Ë
convocata a Roma presso il Ministero degli Affari Esteri - nella sala delle
Conferenze Internazionali, nei giorni 11, 12 e 13 dicembre 2002 con inizio alle
ore 10.00.
Ordine
del giorno:
MercoledÏ
11 dicembre
Ore
10.00 ñ13.30 / Ore 15.00 ñ 18.30
Relazione
sulle attivitý del Governo verso gli italiani nel mondo.
Relazione
del Comitato di Presidenza
Elezioni
per il rinnovo dei Comitati degli Italiani allíEstero: iter di approvazione del
progetto di modifica della Legge dei COMITES, stato dei lavori organizzativi
per líelezione dei COMITES, eventuale proroga del mandato dei COMITES
Bilancio
annuale e pluriennale dello Stato (Legge Finanziaria 2003)
Procedure
per gli aumenti pensionistici, verifiche reddituali e finanziamento dei
Patronati.
GiovedÏ
12 dicembre
Ore
09.30 ñ 13.30 / Ore 15.00 ñ 18.30
Proposte
di modifica della Legge istitutiva del CGIE (Legge 6.1.1989, n. 368, modificata
dalla Legge 18.6.1998, n. 198): presentazione delle mozioni e delle proposte di
modifica, dibattito generale, discussione e approvazione delle proposte di modifica, approvazione del testo
finale allíindirizzo del Parlamento e del Governo.
Seguiti
della Conferenza Stato-Regioni-Province autonome-CGIE.
VenerdÏ
13 dicembre
Ore
09.30 ñ 13.00 / 14.30 ñ 17.00
Provvedimenti
legislativi riguardanti gli italiani allíestero:
Riforma
della Legge 153 ñ stato dellíiter di approvazione
Legge
per la convocazione della 1^ Conferenza dei giovani italiani nel mondo;
Convenzioni
con i Patronati operanti allíestero;
Eventuali
richieste di pareri: dibattito e approvazione
Indagine
sui giovani italiani allíestero (presentazione stato dei lavori).
ìAnche
se oggi (lunedÏ, 18 novembre, ndr) non posso essere con voi a Pisa, a causa di
impegni che avevo assunto giý da tempo, voglio farvi sapere che sto dalla parte
di Adriano Sofriî. Eí questo il messaggio che il presidente della Regione
Toscana, Claudio Martini, ha inviato in occasione della manifestazione,
promossa dal sindaco di Pisa Paolo Fontanelli, che si Ë svolta davanti al
carcere pisano Don Bosco.
ìLa
mia ñ spiega Martini ñ non Ë una posizione ideologica. Lo ritengo innocente
perchÈ in quei lunghi anni bui, molti furono i protagonisti di uno scontro
sociale, sfociato spesso nel sangue e nella disperazione, ma ritengo vi sia una
profonda differenza tra una responsabilitý penale ed una compartecipazione
morale. CiÚ che poi pi˜ mi rende sbilanciato dalla sua parte Ë il pensiero che
líuomo della condanna non Ë pi˜ líuomo della pena. Se líobiettivo di uno Stato
Ë la rieducazione, nella funzione della pena, mi chiedo cosa cíË da riformare e
recuperare oggi in un uomo come Adriano Sofri?î.
Nella
sua dichiarazione Martini ribadisce ìil rispetto assoluto del dolore di chi,
come la famiglia Calabresi, ha subito una perdita irrimediabileî, ma Sofri,
sottolinea il presidente toscano, Ë persona che da anni e con continuitý dý
ampia prova di coscienza civile e di impegno sociale: ìlo dico pensando alle
sue riflessioni, con le quali, nel corso di questi lunghi anni, con luciditý e
in modo inequivocabile, ha avuto occasione di chiarire al mondo il suo
percorso. Un percorso umano e morale che lo ha fatto apprezzare da tutti e
anche le recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio fanno seguito alle
interrogazioni pressochÈ identiche che Ulivo e Polo hanno presentato, a marzo,
sul suo casoî.
ìTutto
ciÚ ñ conclude Martini ñ deve far ritenere che i tempi siano maturi per questo
provvedimento ed io per primo mi auguro che il presidente Ciampi compia questa
scelta di umanitýî.
Apprezzamento
per la ìsensibilitý ed intelligenza del Governo australiano verso la comunitý
italianaî e fiducia di ìpoter presto visitare i connazionali emigratiî, forse
nel 2004. Eí stato un incontro allíinsegna della cordialitý quello che si Ë
svolto martedÏ 19 novembre tra il Ministro per gli Italiani nel Mondo. On.
Mirko Tremaglia, e il Governatore del Western Australia, il Generale John
Sanderson. Il Ministro ha ricordato al Governatore ìla strettissima
collaborazione che, da sempre, unisce il Governo australiano e gli italianiî e
ìlíimpegno, giý intensissimo, di consolidare i rapporti di amicizia tra i due
Paesiî.
Tremaglia
ha quindi ricordato il nodo ancora irrisolto della doppia cittadinanza,
auspicando che il problema possa trovare uno sbocco positivo nel quadro dei
rapporti culturali. ìOgni passo in avanti nelle relazioni tra i nostri due
Paesi ñ ha spiegato il Ministro ñ non potrý non giovare alla migliore
collaborazione in vista della scadenza pi˜ importante: quella dellíesercizio
del diritto di voto da parte degli Italiani nel mondoî. Dopo aver sottolineato
che lo storico traguardo del 20 dicembre del 2001 ha posto fine a una
lunghissima battaglia politica, Tremaglia si Ë detto ìfelice dellíattento
riscontro che ho rilevato nel Governo australiano. Sono certo ñ ha affermato ñ
che gli interessi comuni sul piano economico e culturale si inseriranno in un
quadro ancor pi˜ proficuoî.
Tremaglia
ha quindi auspicato di poter visitare al pi˜ presto la comunitý italiana in
Australia, forse giý nel 2004 in occasione della tradizionale Fiera Reale che,
in quellíanno, avrý come Ospite díOnore proprio líItalia. Uníipotesi che ha
riscosso líimmediato consenso del Governatore Sanderson, il quale, ringraziando
il Ministro, ha messo in luce ìlo straordinario contributo che gli italiani
hanno dato e continuano a dare alla crescita dellíAustralia. Molti di loro ñ ha
rilevato ñ sono perfettamente integrati anche nella vita pubblica, tanto che,
solo nel West Australia, contiamo una decina di sindaci di origine italiana e
ben 98 club italiani. Ma, attualmente, ci sono anche due italiani nel Governo e
nel Parlamento". Il Generale Sanderson ha poi sottolineato come, in una societý
multiculturale come líAustralia, il ruolo delle diverse comunitý sia anche di
ìfare da ponteî con i Paesi díorigine: ìUn lavoro ñ ha commentato ñ che la
comunitý italiana sta conducendo ottimamente. Gli italiani ñ ha concluso il
Governatore congedandosi dal Ministro ñ sono fieri delle loro origini e del
contributo che hanno dato alla crescita del nostro Paeseî.
Sono
ìseriamente preoccupatiî per il futuro e in qualche caso ìletteralmente
terrorizzati per líabnormitý delle accuse piovute loro addossoî i sette
attivisti no global detenuti nel carcere di Viterbo sugli sviluppi
dellíindagine della procura di Cosenza. Mimmo Lucý (Ds) li ha incontrati ìuno
ad unoî allíinterno dellíistituto penitenziario. ìNon riescono a comprendere i
motivi della custodia cautelare, una misura che appare loro assolutamente
inspiegabile e sconcertante. In quel gruppo ñ dice Lucý ñ ci sono ragazzi che
avrebbero dovuto cominciare un lavoro in questi giorni, cíË chi non fa altro
che piangere e disperarsi, chi rifiuta di mangiare, chi si Ë fatto visitare da
uno psicologoî. Per questo motivo Lucý, responsabile Associazionismo e Terzo
settore dei Ds, esorta ìle istituzioni a non dimenticare questi ragazzi in
carcere. La magistratura, che va sempre rispettata nelle sue decisioni, faccia
al pi˜ presto il suo lavoro. Ci auguriamo che il Tribunale del riesame
La
partecipazione della casa editrice Il Grappolo alla prossima Fiera del Libro di
Roma Ë allíinsegna delle tematiche dellíemigrazione e della scoperta di talenti
letterari.
Il
1ƒ dicembre, nella Sala Azzurra, alle ore 10,30 sarý presentata líAntologia
Parole di Sabbia di scrittori che hanno in comune la condizione della
ìmigrazioneî, intesa come spostamento, movimento, attraversamento di luoghi e
culture in una prospettiva sempre aperta. Agli scrittori si alternano poeti
italiani e stranieri: Carmine Abate, Hawad, Alberto Masala, Serge Pey e Jack
Hirschman.
Allíincontro
parteciperanno Armando Gnisci, Francesco Argento, Christiana De Caldas Brito,
Attilio M. Scataglini e líeditore Antonio Corbisiero.
Si
parlerý anche di letteratura dellíemigrazione. Romanzi e raccolte poetiche
scritti da nostri connazionali allíestero raccolti nella collana RADICI che
vanta giý una quindicina di titoli tra cui due libri che si sono imposti
allíattenzione della critica e del pubblico in Italia: ìSon of Italyî di Pascal
DíAngelo e ìCristo tra i muratoriî di Pietro Di Donato.
Saranno
presentate anche novitý della collana per ragazzi DIVENTARE GRANDI e alcuni
testi di nuovi autori, come il romanzo giallo RALLENTY del romano Attilio Maria
Scataglini.
Per
ulteriori informazioni:
Edizioni
Il Grappolo ñ Parco S.Anna . 84080 Piazza del Galdo (Salerno) ñ Telefax 089 ñ
894457 ñ e-mail il.grappolo@xcom.it ñ Internet:
www.ilgrappolo.it
Il
ìTavolo immigrazione del Milano Social Forumî e ìCgil lavoro e societýî
organizzano a Milano, sabato 23 novembre alle ore 16.00, presso i locali della
Camera del Lavoro (sala Di Vittorio) ñ Corso di Porta Vittoria, 43, ìqualcosa
da raccontareî: storie narrate e interventi sulla vita degli immigrati in
Italia, sulla nuova legge che li vuole o braccia da lavoro ricattati e a
rischio di irregolaritý o clandestini imprigionati ed espulsi. Alla iniziativa
partecipano:
ìTeatro
della Cooperativaî: Giorgio Ganzerli, Bebo Storti, Renato Sarti leggono brani
tratti da La nave fantasma, testo di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti in
collaborazione con Giorgio Ganzerli e Bebo Storti.
Sono
previsti interventi degli on. Luana Zanella e Alfonso Gianni, Federica Sossi
(Tavolo immigrazione del Milano Social Forum), Rossella Polizzi (Ufficio
Immigrazione Cgil Milano), Sabri Kechrida (Centro immigrazione, asilo e
cooperazione internazionale, Parma), Edda Pando (ass. Todo Cambia e Tavolo
Immigrazione del Milano Social Forum).
Dopo
un lunghissimo dibattito e sul finire della scorsa legislatura, il precedente
parlamento approvÚ la legge di riforma dei patronati (legge n. 152 del 30 marzo
2001), tanto attesa dai lavoratori sia in Italia che allíestero, ma anche dalle
stesse organizzazioni di patronato. Da allora, ed Ë trascorso ormai oltre un
anno e mezzo, la nuova legge ha trovato solo parzialmente applicazione perchÈ da parte del governo non vengono
emanati gli indispensabili Regolamenti applicativi. Nel frattempo il CGIE, ed
in particolare la Commissione sicurezza e tutela sociale, facendosi anche
interprete delle continue pressioni e sollecitazioni dei COMITES e di molti
rappresentanti della stessa rete diplomatico-consolare italiana, non ha perduto
occasione per sollecitare il governo a rendere efficace la norma in modo
completo, secondo la volontý del legislatore. Infatti da parte di tutti i
soggetti interessati si attende di poter stipulare, al pi˜ presto, le
convenzioni previste dalla nuova normativa (art. 10, comma 1, lettera b);
quantomeno quella tra i patronati operanti all'estero ed il Ministero degli
Affari Esteri. Una convenzione che permetterebbe alla rete
diplomatico-consolare italiana, perennemente in sofferenza di sedi, uomini e
mezzi, di demandare ai patronati tutti quei servizi richiesti dai cittadini
italiani allíestero e non rigidamente vincolati ad essere erogati da organismi
statali. Servizi che, oggi, i consolati italiani fanno fatica a garantire agli
emigrati, anche per líattivitý che devono dedicare alla messa in ordine delle
anagrafi consolari. Un lavoro, questíultimo, gravoso e, tra líaltro, urgente
onde permettere líorganizzazione del voto allíestero per corrispondenza, la cui
scadenza si avvicina velocemente e che sarebbe, addirittura, giý alle porte
laddove si dovessero rinnovare i Comites con la legge di riforma proposta dal
CGIE, o si dovesse votare improvvisamente per un referendum.
Anche
in un convegno organizzato a Colonia dallíItal-Uil della Germania, in occasione
del 50ƒ del patronato Ital, in diversi e autorevoli interventi Ë stata ribadita
líurgenza dellíemanazione dei Regolamenti applicativi della legge di riforma
dei patronati. Peraltro, in quellíoccasione, ha lasciato tutti perplessi la
notizia, appresa dallíintervento del vice presidente nazionale dellíItal, Luigi
Gatti, che, in un recente incontro tra i patronati del CE.PA. e la Direzione
Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, da parte del
Ministero non sia stata fornita alcuna assicurazione di una loro imminente
emanazione.
Non
vorremmo che dietro líincompleta attuazione della legge di riforma dei
patronati vi fossero non solo i ricorrenti problemi di carattere burocratico
bensÏ altre motivazioni a noi sconosciute. In ogni caso il ritardo Ë
estremamente grave perchÈ impedisce una maggiore protezione e la possibilitý di
fornire migliori servizi a tutti i lavoratori in Italia e allíestero.
Proprio
per líimportanza che riveste per gli emigrati, il problema Ë stato messo
allíordine del giorno della prossima assemblea plenaria di dicembre del CGIE.
Quella sarý pertanto líoccasione per sollecitare di nuovo il Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali a dar seguito, una volta per tutte, alla piena
attuazione della legge di riforma dei patronati.
Dino
Nardi, presidente Commissione Sicurezza e Tutela Sociale del Cgie
Avrý
luogo a Salerno nei giorni 2 e 3 dicembre 2002, nella Sala della Giunta della
Provincia, in Via Roma, il seminario intermedio progetto LEO.net, Osservatorio
Europeo delle politiche locali per líimpiego, promosso da Bidasoa Activa
(Spagna), partner transnazionali: Comune di Gandia, Comune di Culleredo
(Spagna); Eurocda-Salerno (Italia); Comune di Hendaia (Francia); Sferigefinska
Folkhogskolan Svefi Folk High School (Svezia); Kemi-Tornio Polytechnicís
Municipalitý Union (Finlandia).
Líosservatorio
in particolare si occuperý di far conoscere le politiche europee dellíimpiego
rivolte alle aree territoriali inferiori ai 100 mila abitanti, di diffondere le
buone pratiche emergenti dalle politiche di sviluppo locale, di sollecitare la
Commissione europea a indirizzare finanziamenti verso le aree incluse nel
progetto.
Al
seminario sono inviati i sindaci dei comuni Irno-Picentini, i rappresentanti
del Patto territoriale e delle comunitý montane, dellíUniversitý degli studi di
Salerno, gli studenti, i rappresentanti delle associazioni, delle imprese, dei
sindacati, dei ceti professionali e artigiani, i parlamentari, i rappresentanti
della Regione Campania-Osservatorio del mercato del lavoro.
Per
ulteriori notizie e informazioni:
On.
Francesco Calvanese ñ Presidente Eurocda-Salerno - Via Porto 28, Salerno
Tel/fax:
089-230828; e-mail: fcalvan@tin.it
Programma
LunedÏ
2/12
Ore
9.00: saluti del Presidente della Provincia di Salerno e dei sindaci dei Comuni
Irno-Picentini;
Ore
9.30: valutazione comparata della
prima fase realizzativa del progetto e dei Questionari somministrati nei
diversi territori
Ore
11.00: pausa-caffË
Ore
11,15: conclusioni dei gruppi di lavoro locali
presentazione
da parte di ciascun partner (20í)
valutazione
comune
Ore
13.00: pausa pranzo
Ore
15.00 : presentazione da parte dellíorganizzazione promotrice (Bidasoa
Activa-Spagna) pagina web ìe-LEO.netî. Guida
MartedÏ
3/12
Ore
9.00: Preparazione del
Rapporto intermedio 2002. Approfondimento delle problematiche di maggior
rilievo emerse nellíattivitý Progettuale
Ore
11.00: preparazione della attivitý
della seconda fase
-
preparazione dello scambio di visite dei rappresentanti locali deidiversi
gruppi di lavoro
-
preparazione dei materiali informativi transnazionali (opuscoli, bollettino,
cdrom ecc.)
Ore
13.00: Discussione
Nel
messaggio di insediamento del neo Ministro degli Esteri, Franco Frattini,
inviato ai diplomatici e al personale del Dicastero da lui presieduto vi Ë un
passaggio del testo riguardante gli italiani nel mondo. ìAlle forti aspettative
degli italiani allíestero ñ scrive il Ministro Frattini ñ intendo assicurare la massima attenzione. Ritengo
che líItalia ricopra un ruolo sempre pi˜ di rilievo sulla scena mondiale,
grazie anche al continuo rafforzamento dei vincoli con i suoi connazionali
allíestero, la cui presenza e consistenza nel mondo ne costituiscono elementi
di forzaî. Frattini ribadisce di voler ìaccrescere la giý intensa
collaborazione con il Ministro per gli Italiani nel Mondo, On. Mirko Tremaglia,
per il consolidamento ulteriore dei vincoli tra il nostro Paese e le
collettivitý allíesteroî.
La
campagna Tana Libera Tutti Ë nata allo scopo di creare le migliori condizioni
possibili per líaccesso alla sanatoria, attraverso la proposizione di un metodo
di condivisione dellíofferta di lavoro, e fornendo informazioni e chiarimenti
sulle condizioni legali di accesso ad essa.
Lo
sportello di Via Belmeloro 1/e -
Bologna - Ë stato visitato e contattato da moltissimi, soprattutto stranieri, ma
anche italiani, ed Ë stato un punto di osservazione prezioso perchÈ ha permesso
il contatto con realtý diverse. Molte delle persone che hanno presentato la
domanda di emersione ci hanno fatto numerose domande su eventuali problemi
futuri, altri si sono rivolti a noi timorosi (o consapevoli) di essere stati
truffati da individui, pi˜ o meno organizzati, che dopo aver estorto loro
danaro sono spariti.
In
questa situazione, proprio per cercare di favorire il successo delle domande
presentate, TLT ha deciso di non ritenere conclusa quella esperienza e di
mantenere aperto lo sportello concentrandosi, tra gli altri, su questi tre
punti:
1)
trasparenza e certezza delle informazioni: si tratta di chiarire i dubbi che
possono sorgere nel corso delle procedure di verifica delle domande di
emersione e gli indirizzi della prefettura su alcuni temi, quali: cambio di
lavoro nel corso della procedura, casa e simili;
ricorsi
per líaccertamento del rapporto di lavoro: si tratta di chiarire la sorte di
coloro che non hanno presentato ricorso al giudice del lavoro entro lí11
novembre;
denunce
di situazioni di sfruttamento e possibilitý di ottenere un permesso di
soggiorno ex art. 18 T.U. immigrazione.
Lo
sportello TLT sarý aperto tutti i lunedÏ dalle 18.00 alle 21.00 sempre in Via
Belmeloro 1/e ñ Bologna ñ Tel. 051 22 28 55 ñ e-mail tlt@katamail.com
Presenti
líOn. Romeo Ricciuti, segretario degli Azzurri nel Mondo, il Sig. Aldo Lorenzi,
Segretario organizzativo e Massimo Romagnoli, Responsabile per líEuropa della
stessa Associazione Ë stato nominato a San Paolo, durante una cena di gala
presenti numerose autoritý, il Presidente della Associazione ìAzzurri nel
Mondoî per il Brasile nella persona del Sig. Andrea Ruggeri, vice presidente
del Comites di San Paolo e presidente del Cei (Centro da EmigraÁ“o Italiana).
Nella stessa occasione sono stati nominati i rappresentanti della Associazione
delle cittý di Rio de Janeiro, Ribeir“o, Curitiba e il responsabile giuridico
in Brasile.
Si
puÚ sicuramente affermare che i primi italiani che giunsero nella regione del
Rio Cagado, a sud dello Stato di Minas Gerais, Brasile, provenivano dal comune
di Barga, ProvÌncia di Lucca. Erano Luigi Carrara ed i Fratelli Angelo e Giulio
Equi.
Documenti
rintracciati nell'Archivio della cittý di Juiz de Fora, la capitale regionale,
ci dicono che il Carrara e i fratelli Equi arrivarono in quella regione
nell'anno 1876 per fare il commercio ambulante con gli agricoltori. Š possibile
che prima di loro fossero giunti altri italiani, ma di loro non È rimasto
documento. I barghigiani, dunque, furono i primi.
La
regione del Cagado, ove
attualmente si trovano i municipi di Pequeri, Bicas, Mar de Espanha, Guarar·,
Santana do Deserto, Chiador e altri, era allora piena di ricche fazendas e il
lavoro agricolo era svolto dagli schiavi neri.
La
campagna per líabolizione della schiavit˜, che sarebbe stata decretata nel
1888, sollecitava i proprietari terrieri a cercare manodopera bianca. Fu cosi
che Giulio Equi, uomo molto
intraprendente, si mise ad organizzare la raccolta di lavoratori italiani,
conquistandosi la fiducia dei signori delle terre e delle coltivazioni di
caffË.
Nel
1879, dopo aver partecipato alla fondazione del paese di San Pedro do Pequeri,
Giulio Equi tornÚ in Italia, a Fornaci di Barga, suo paese d'origine, e qui
prese in moglie la fidanzata Eliza Magri di Loppia. Aiutato dal padre Antonio,
Giulio avviÚ verso il Brasile molti contadini della zona: partirono i suoi
fratelli Ferdinando, Pietro e
Giuseppe ed i fornacini Antonio Rigali, detto ìDiavoloî, Giulio Magri, Pietro
Carrara, Sebastiano Mennincucci, Michele Michelangelo, Andreino Rigali, Batista
Pedrini e Giovanni Pieranzi. Nel 1992, Giulio Equi torna a San Pedro do Pequeri
con la sposa Eliza Magri e la figlia Marianna di due anni. Fecero il viaggio
sul piroscafo a vapore Umberto I e con loro erano Vittorio Lucchesi, Eugenio
Bernardini, Ferdinando Buonaccorsi, Giacomo Riani, Luigi Bonaldi, Vincenzo di
Biasi, Federico Brunelli, Antonio Agostini, Vittorio Batastini, Giacomo Pieri,
Giacomo Riani, Antonio Allotti e Narciso Micheli di Borgo a Mozzano. Con
questi, quasi tutti provenienti dalla zona di Fornaci-Loppia, Filecchio, Ponte
allíAnia, Giulio e Ferdinando Equi
fondarono la colonia italiana de San Pedro do Pequeri.
Altri
italiani arrivarono. Il paese cresceva. Tutta la regione dal Cagado era in
sviluppo. Ma il centro principale della italianitý era San Pedro do Pequeri,
dove Giulio Equi ed i suoi fratelli avevano impiantato grandi negozi, caffË, fabbriche di birra e
liquori e tenevano attivitý commerciali d'importazione e d'esportazine. Erano
il fulcro della comunitý, i padroni assoluti della vita economica della
cittadina. Generosi e progressisti,
aiutarono a fondare un giornale e costituirono la Societý Italiana de
Beneficenza Dante Alighieri. Fernando fu il primo giudice civile del paese. Gli
italiani che arrivavano avevano dagli Equi assistenza e venivano aiutati a
sistemarsi.
Altri
lucchesi, fornacini, e barghigiani, giunsero a Pequeri: Stefano Nanni, Luigi
Ferrari, Giuseppe Carrara, Giuseppe Girardi, Giacomo Marchetti, Vincenzo e
Pietro Marra, Giuseppe Pellegrini, Luca Menincucci, Pietro Barsotti, Vittorio
Ruffino e Luigi Santini.
Fra il 1885 ed il 1920, la Colonia di
San Pedro do Pequeri contava gi·
circa 620 famiglie italiane. In
tutta la regione del Cagado erano
circa 1.600 famiglie italiane con molti lucchesi.
Nel
1895 Ferdinando Equi sposÚ la nipote Marianna, figlia del fratello Giulio. Uomo
intelligente fu nominato agente consolare díItalia e colonnello della Guardia
Nazionale del Brasile. MorÏ il 15 di luglio del 1900 per una epidemia di febbre
amarella. La vedova Marianna tornÚ a Fornaci con il figlio Giulietto. Due anni
piu tardi si rimaritÚ con Enrico Vanni di Ponte allíAnia e dopo la nascita di
una figlia, Giulietta, tornarono assieme a Pequeri, dove vissero una vita molto
felice, circondati della stima di tutta la comunitý. Giulietto, invece, rimase
a Fornaci, affidato alla cura del nonno Giulio. Enrico Vanni e Marianna avevano
8 figli brasiliani. Marianna morÏ
in 1921. Dopo due anni, Vanni sposÚ Zara Queiroz avendo due figli.
Il
13 luglio fu realizzato il primo raduno dei discendenti di Enrico Vanni. Circa
180 discendenti furono riuniti in Pequeri per festeggiare il suo grande patriarca. La storia degli Equi e Vanni
in Brasile È raccontata nel libro
Vanni, una famiglia italiana come tante... di mia responsabilitý.
Cesar
Vanni Giornalista e socio dell'Istituto di Storia e Geografia dello Stato di
Minas Gerais (Brasile) e direttore della rivista Comunitý Italiana-Rio de
Janeiro.
Pubblichiamo
alcuni pareri sulla condanna di Giulio Andreotti da parte della Corte díAppello
di Perugia, apparsi su ìLíAvvenire dei Lavoratoriî di Zurigo di martedÏ 19
novembre 2002.
VERDETTO SHOCK
Giulio Andreotti non ha perso il suo sangue freddo e ha scherzato sulla
sentenza della corte di Perugia. Sorpresa e indignazione espressa in blocco
dalla classe politica italiana. Tra i pi˜ partecipi Silvio Berlusconi, anche
lui sotto processo a Milano. La rinnovata fede della corte di Perugia nei
confronti dei superpentiti potrebbe essere un cattivo presagio per Berlusconi,
che affronta pericolose accuse che arrivano da fonti simili.
The Guardian, Gran Bretagna
di Andrea Ermano
Il coro di "stupore e rammarico"
radiotelevisivo come pure le invettive vaticane dellíOsservatore
romano in difesa di Andreotti lasciano il mondo a bocca aperta. Líopinione
pubblica internazionale constata che in Italia non solo vi Ë spazio per un
senatore a vita i cui collegamenti mafiosi sono comprovati in modo
incontestabile, ma anche che il presidente del consiglio on.
Berlusconi insieme al presidente della CEI card. Ruini partecipano a
uníalzata di scudi a priori contro una sentenza di cui non si conoscono neppure
le motivazioni.
Lo spettacolo d'ipocrisia cui assistiamo in questi giorni da parte
del potere politico ed ecclesiastico italiani non fa certo onore al nostro
Paese.
Tra l'altro, la grande risonanza suscitata dalla condanna di
Andreotti a Perugia ha appannato la notizia della scomparsa di un esponente di
primo piano dellíandreottismo siciliano, líex sindaco dc di Palermo,
Ciancimino, condannato nel 1993 per i suoi associazione mafiosa e spentosi ieri
a Roma dove scontava gli arresti domiciliari.
Ora, proprio i rapporti di Andreotti con
Ciancimino rappresentano uno degli elementi che indussero la procura
generale di Palermo a procedere contro il senatore a vita ritenendo che il suo
atteggiamento configurasse obiettivamente uníopera di sostegno e di
rafforzamento di Cosa Nostra.
Vito Ciancimino era entrato nella DC negli anni Cinquanta
assumendo in breve tempo un notevole potere nel capoluogo siciliano
ed esponendosi del pari a forti critiche per la spregiudicatezza del suo
"stile" amministrativo.
Giý nel 1963, quando guidava líassessorato ai lavori pubblici, fu
sottoposto a uníispezione disposta dal Presidente della Giunta regionale
siciliana che incaricÚ dellíinchiesta una commissione presieduta dal prefetto
Bevivino. La commissione accertÚ pesanti e ripetute irregolaritý nel rilascio
di circa quattromila licenze edilizie concesse tra il 1959 e il 1963 a cinque
sole persone, delle quali quattro erano semplici manovali, che vivevano in
modeste condizioni economiche e che risultarono essere i prestanome dei veri
costruttori, in parte riconducibili allo stesso Ciancimino, in parte collegati
direttamente a Cosa Nostra.
Questo
risulta dalla sentenza del Tribunale di Palermo del 17 gennaio 1992 con la
quale líuomo politico democristiano venne condannato per associazione a
delinquere di stampo mafioso. I rapporti di Andreotti
con Ciancimino (come pure con altri esponenti siciliani della corrente
andreottiana collusi con la mafia) risultano comprovati oltre ogni
ragionevole dubbio, ma "il complessivo contegno tenuto dal sen. Andreotti
nei confronti del Ciancimino" - si legge nella sentenza
palermitana di assoluzione per insufficienza di prove - "denota
certamente la indifferenza ripetutamente mostrata dallíimputato rispetto ai
legami che notoriamente univano il suo interlocutore alla struttura
criminale". I giudici palermitani tuttavia hanno ritenuto che ciÚ non
dimostrasse "inequivocabilmente" la presenza di "condotte
penalmente rilevanti". E nondimeno la stessa sentenza definisce la
corrente andreottiana una "struttura di servizio" di Cosa Nostra.
<<In ordine ai rapporti intrattenuti
dallíimputato [Giulio Andreotti, n.d.r.] con Vito Ciancimino deve rilevarsi che
dagli elementi di prova acquisiti eí emerso che líex Sindaco di Palermo, in un
periodo in cui era stato raggiunto da pesanti accuse in sede politica ed in cui
era ampiamente nota la sua vicinanza con ambienti mafiosi, instaurÚ rapporti di
collaborazione con la corrente andreottiana, sfociati poi in un formale
inserimento in tale gruppo politico, e che i medesimi rapporti ricevettero, su
richiesta dello stesso Ciancimino, líassenso del sen. Andreotti nel corso di un
incontro appositamente organizzato a questo scopo.
A ciÚ fecero seguito - pur tra alterne vicende -
ulteriori manifestazioni di cointeressenza, sia sotto il profilo dei
finanziamenti finalizzati al pagamento delle quote relative al ´pacchetto di
tessereª gestito dal Ciancimino, sia sotto il profilo dellíappoggio dato dai
delegati vicini al Ciancimino alla corrente andreottiana in occasione dei
congressi nazionali del partito svoltisi nel 1980 e nel 1983.>>. Fin qui le Conclusioni
della "Sentenza Andreotti", emessa a Palermo nellíottobre 1999, nel
merito dei rapporti tra Andreotti e Ciancimino.
A tali rapporti debbono poi aggiungersi anche quelli intrattenuti
dal ex leader dc con Lima, Sindona, i cugini Salvo e altri esponenti della
mafia nonchÈ con Gelli. I giudici di Palermo, come rileva Nicola
Tranfaglia nel suo libro sulla "Sentenza Andreotti", hanno ritenuto
di non considerare l'insieme di questi rapporti, ma di tener
fermo solo che nessuno di essi, assunto singolarmente, bastava a
dimostrare "inequivocabilmente" il sussistere di fatti penalmente
rilevanti.
E' pero' evidente che ciascuno di essi risulta giý di per sÈ
sufficiente a certificare gravissime responsabilitý sul piano storico,
etico e istituzionale da parte del senatore a vita. Ed Ë poi
verosimile che assumendo i fatti accertati tutti insieme, sulla base di un
rigoroso inquadramento logico-contestuale, emerga una prova della
responsabilitý anche giuridica di Andreotti. Esattamente questa Ë d'altronde la
ragione per cui la procura di Palermo ha presentato ricorso contro la sentenza
di assoluzione con formula dubitativa. E' come se gli inquirenti palermitani
dicessero alla Corte: "vi basterý collegare tutti gli episodi e vedrete
che scomparira' ogni ragionevole dubbio circa la colpevolezza
dell'imputato". CiÚ sia detto non certo per affermare
questo o quel contenuto penale, ma solo per riassumere lo stato delle cose
rispetto a un uomo che, comunque si concluda la sua vicenda
giudiziaria, passera' alla storia come uno tra i principali responsabili
della contiguitý tra l'antistato mafioso e l'establishment
politico-ecclesiastico del nostro Paese.
SORPRENDE LA SORPRESA
Intervento al consiglio comunale di Milano del 18 novembre 2002
di Andrea Gentilini (*)
Sorprende la sorpresa. Come se Andreotti fosse nato ieri, come se
non fosse il protagonista di una carriera irresistibile ma assai discussa. Nel
mio piccolo la condanna morale e politica nei suoi confronti lího emessa 15
anni fa. Choccante fu la lettura di "Delitto imperfetto" di Nando
dalla Chiesa. E da quel dií, ho seguito, con molto distacco, le vicende
giudiziarie mentre invece ho combattuto, con molta foga, líandreottismo.
Líandreottismo Ë il realismo ad oltranza, il realismo mane e sera, servito a
colazione, a pranzo, a cena. Mediare, mediare sempre su tutto e con tutti, non
rompere mai perchÈ la rottura favorisce il nemico. Non rompere neppure quando
cíÈ di mezzo la violenza e la morte. Líandreottismo Ë la politica che, in nome
del realismo, utilizza anche la criminalitý organizzata, Ë la politica che si
intreccia con la mafia (la "polimafia" scrisse un giorno Pansa). Ma
come si fa a mediare con la morte? La politica puÚ tentare di riunire nello
stesso fronte il padrone e líoperaio, il bianco e il nero, il credente e
líateo, ma non puÚ mai mettere insieme la vittima e líaggressore!
Líandreottismo purtroppo non Ë stato spurgato dalla vita politica italiana.
Ecco perchÈ quasi tutti i leader, compreso il Capo dello Stato, hanno reagito
cosÏ sdegnati alla sentenza di Perugia. La campana di quei 24 anni suona anche
per loro. Specie per quei (ex) democristiani che se la prendono coi giudici e
che fanno finta di non capire la vera radice della tragedia della Dc e il
perchÈ del suo inesorabile declino: un partito non puÚ contenere troppo a lungo
al suo interno le vittime dei delitti di mafia - e di camorra, e di terrorismo
deviato dalla P2 - e i complici, se non i mandanti, di tali delitti. Líorologio
della politica italiana Ë ancora fermo lÏ, a quel 20 marzo del ë79. Quando le
lancette ripartiranno? Quando finalmente si farý tesoro dellëesperienza
negativa (ex malo bonus, dicevano gli antichi). Quando gli uomini politici si
metteranno sulla gobba il fardello delle proprie responsabilitý. Quando uno,
anche uno solo, avrý il coraggio di dire: "sÏ, confesso che lího fatto io,
proprio io". Quando si farý un bagno di veritý.
*) Consigliere comunale dei DS presso il Comune di Milano
CATTIVI RAPPORTI
di Giuseppe Tamburrano
I
rapporti tra i socialisti ed Andreotti non sono stati buoni. Nenni - che nel
1946 lo definÏ ´il pettegolino della Dcª - vedeva in lui il rappresentante
della destra clericale e una ´bestia neraª del Psi. Andreotti avversÚ in ogni
modo la collaborazione della Dc con i socialisti. Nel febbraio del 1960 adombrÚ
addirittura la nascita di un nuovo partito cattolico.
Al congresso di Napoli del gennaio 1962 criticÚ la relazione di
Moro, favorevole ad una cauta apertura a Nenni. Fu lui a presiedere nel 1972-73
il governo che escluse i socialisti. E perÚ fu Andreotti che diresse il governo
(1976-78) che aprÏ al Pci di Berlinguer: arcana della Prima Repubblica!
Si scontrÚ nel caso Moro con Craxi (il quale disse: ´Tutte le
volpi prima o poi finiscono in pellicceriaª). Ma venne la pace e con Craxi
collaborÚ durante i non esaltanti anni del CAF. Non so se, nei tempi che
corrono, possa essere giudicato ancora un uomo di destra. Con quella storia
alle spalle credo che non gli sia facile "collocarsi".
*) Presidente della Fondazione Nenni
´ANCORA SILENZI E AMBIGUITAí. I PARTITI RIFLETTANO SULLA
LORO STORIAª
di Luciano
Violante (*)
La condanna come mandante di omicidio
di chi Ë stato per sette volte presidente del Consiglio aprirebbe interrogativi
inquietanti in qualsiasi democrazia. A maggior ragione in Italia, dove il
conflitto tra politica e magistratura Ë da anni violento ed esibito. Ma il
civile comportamento del senatore Andreotti Ë tale da disincentivare polemiche
pretestuose. E la sentenza di Perugia non Ë stata pronunciata da un tribunale,
ma da una Corte díAssise, composta da sei cittadini estratti a sorte e da due
giudici di carriera. Per condannare occorre la maggioranza dei voti e quindi
tre giudici popolari si sono pronunciati per la condanna. Va anche detto che la
sentenza di Perugia presenta un aspetto non convincente, che potrý essere
risolto solo leggendo le motivazioni. Si tratta dellíassoluzione dei presunti
esecutori dellíomicidio e del mediatore tra la mafia e il senatore. Questa
assoluzione sembra contraddittoria con la condanna. Eí bene quindi che i
giudici depositino sollecitamente le motivazioni della loro decisione, anche
perchÈ Ë solo sulla base di queste motivazioni che si puÚ esprimere un giudizio
attendibile.
Ma Ë troppo facile limitarsi alla necessitý di attendere
le motivazioni della sentenza o a trincerarsi, come altri hanno fatto, dietro
una presunta innocenza ´politicaª del senatore Andreotti. La vicenda, e i
commenti che ne sono seguiti, hanno messo in luce la mancanza di una seria
analisi politica delle vicende che hanno caratterizzato la fine della Prima
Repubblica. Questa mancanza ha consegnato alla magistratura e alle sentenze che
accertavano responsabilitý penali un ruolo politico che ad esse non compete. Si
tratta infatti di un ruolo che Ë conseguenza di principi e regole che vanno
bene per la giurisdizione ma non per la politica. Ad esempio la sentenza del
tribunale di Palermo pur assolvendo Giulio Andreotti dallíaccusa di
associazione mafiosa ha messo in risalto come in pi˜ di uníoccasione il
senatore avesse mentito in ordine ai suoi rapporti con esponenti mafiosi. Se
siamo privi di una nostra autonoma analisi e ci affidiamo alle sentenze, cosa
deve valere: il dispositivo della sentenza o i brani della sua motivazione? La
storia della Prima Repubblica non Ë una storia criminale, ma il crimine, come
violenza e come corruzione, ha avuto in quella storia un ruolo politico che
nessuno puÚ disconoscere.
Il sommario della violenza Ë impressionante: 11 stragi e
12.690 attentati, con oltre 500 morti e oltre 4.000 feriti gravi, compiuti
dalle organizzazioni del terrorismo nero e rosso. In alcuni casi le indagini
vennero deviate da apparati pubblici. Il numero delle vittime della mafia Ë
incalcolabile. Eí fuori discussione che la mafia ha avuto rapporti con la
politica. Complessivamente sono stati 24 i magistrati uccisi da terroristi e
mafiosi.
Tangentopoli non fu la causa, ma líeffetto
della rottura tra la societý italiana e i tradizionali partiti di governo.
Quella rottura, infatti, fu consumata innanzitutto dai due referendum, quello
del 1991 sulla preferenza unica e quello del 1993 che introdusse il sistema maggioritario:
i grandi sconfitti furono Dc e Psi che avevano invitato a votare contro. In
questo mutato quadro politico si interruppe il patto di solidarietý che sino ad
allora aveva legato la parte dellíimprenditoria corruttrice o concussa al pezzo
del mondo politico corrotto o concussore. Conseguentemente gli imprenditori
cominciarono a denunciare le richieste di tangenti; i processi andarono avanti
con una forza impetuosa, travolgendo, insieme ai colpevoli, anche alcuni
innocenti.
Chi beneficiÚ di quella crisi fu il centro-destra guidato
da Berlusconi nella campagna elettorale del 1994. Il Pds non seppe interpretare
il desiderio di cambiamento che in quella crisi nasceva nella societý italiana.
Il paradosso Ë che nellíalleanza vincente si ritrovarono insieme a coloro che
erano stati travolti da Tangentopoli coloro che avevano chiesto la loro
condanna esibendo il cappio, come la Lega, o con apposite manifestazioni di
piazza, come il Msi-Alleanza Nazionale.
I partiti politici italiani hanno la responsabilitý di non
avere mai riflettuto nÈ insieme, nÈ individualmente, su questi aspetti della
storia recente. Non per ricercare una interpretazione condivisa, che forse Ë
impossibile. Ma perchÈ ciascuno potesse tracciare le proprie valutazioni del
periodo, sottoponendosi alla critica altrui e criticando le altrui
ricostruzioni. Non si tratta di istituire commissioni, ma di aprire coraggiose
analisi e chiamate di responsabilitý alle quali nessuno puÚ ritenersi del tutto
estraneo. Questa analisi non Ë fine a se stessa. LíItalia ha bisogno di un
formidabile processo di modernizzazione in tutti i campi, compresa la
giustizia. Ma questa modernizzazione Ë impossibile sinchÈ restano ambiguitý,
silenzi e invettive che riguardano la stessa natura delle forze politiche in campo
ed i loro rapporti con quella fase della storia díItalia. La responsabilitý
penale Ë cosa del tutto diversa dalla responsabilitý politica; ma la
responsabilitý politica diventa líombra dellíaltra quando i partiti non hanno
il coraggio di affrontare la realtý.
*) Capogruppo Ds alla Camera