Il movimento europeo dei
migranti è in costruzione
Una partecipazione straordinaria ha caratterizzato tutti gli appuntamenti in cui, all’interno del Forum Sociale Europeo, si è discusso del tema delle migrazioni internazionali e dei diritti dei migranti. Questa grande presenza di donne e di uomini provenienti da diversi paesi europei e dagli altri continenti è un evento di grande rilievo: a Firenze, il movimento dei movimenti ha finalmente dimostrato di voler assumere come centrale il tema delle migrazioni, una questione trasversale, connessa come è ai processi di ristrutturazione e destrutturazione del mercato del lavoro, alle politiche di abbattimento del welfare state, ai processi di esclusione sociale. Va affermandosi la consapevolezza che la lotta radicale contro la globalizzazione neoliberista è monca se non assume l’obiettivo del conseguimento della pienezza dei diritti dei migranti, quei 19 milioni di cittadini che l’Europa di Nizza, di Laeken, di Siviglia vuole mantenere in una condizione di invisibilità, di sfruttamento, di apartheid.
In
molti interventi il protagonismo dei migranti ha avuto modo di esprimersi e di
testimoniare come in tutta Europa stiano crescendo e moltiplicandosi forme di
autorganizzazione, esperienze che vanno sostenute in quanto sono fondamentali
per la crescita di tutto il movimento che si batte per i diritti dei migranti e
contro il razzismo, ma non solo. La soggettività dei migranti
arricchisce, e ne è elemento indispensabile, la forza di tutto il
movimento che lotta contro la guerra, contro il neoliberismo, per i diritti sul
lavoro, democratici, sociali e civili di tutti.
Nella gran parte dei paesi europei si è diffuso un uso politico e ideologico del tema del controllo e della limitazione dell’immigrazione: i topoi razzisti dell’ “invasione”, degli immigrati come fonte di insicurezza per i nazionali, della “clandestinità” come sinonimo di criminalità sono abitualmente adoperati come “moneta” da spendere sul mercato elettorale, utilizzata a piene mani dai partiti di destra, ma contesa anche da partiti di sinistra. La cittadinanza europea, proposta nella Carta europea dei diritti è una cittadinanza escludente, riconosciuta solo a chi ha la nazionalità degli stati-membri. I milioni di migranti che risiedono in Europa stabilmente e contribuiscono alla sua ricchezza economica e culturale sono destinati, secondo Aznar, Blair e Berlusconi, a rimanere privi di diritti.
-
la
garanzia del diritto a migrare e a entrare in Europa;
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la
libera circolazione per tutti, compresi i cittadini di “paesi
terzi”;
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la
regolarizzazione a regime di tutti i sans-papiers
-
l’idea
di una cittadinanza inclusiva, capace di garantire a tutti coloro che risiedono
nel territorio europeo pieni
diritti civili, politici, sociali, secondo il principio che è cittadino
europeo chiunque nasca sul territorio europeo o vi risieda regolarmente;
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la
garanzia piena del diritto alla coesione familiare;
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la
garanzia di uguali diritti per tutti i lavoratori e l’introduzione di misure
che tutelino dallo sfruttamento i lavoratori stranieri, compresi quelli precari
e senza contratto di lavoro;
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la
lotta contro ogni forma di discriminazione, xenofobia e razzismo;
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la
garanzia dei diritti dei rom;
-
la
garanzia piena del diritto di asilo.
I
migranti, i rom, le associazioni antirazziste, le realtà autorganizzate
che si sono confrontate a Firenze nell’Assemblea dei migranti, hanno
concordato per il prossimo anno la promozione di iniziative, mobilitazioni e
campagne comuni perfezionando e approvando le proposte avanzate nel documento
preparatorio elaborato dal Tavolo migranti dei Social Forum Italiani.
L’Assemblea propone una nuova idea di cittadinanza che assuma come fondamento teorico
la saldatura tra il riconoscimento dei diritti umani universali - civili,
politici e sociali - a tutti gli esseri umani e la consapevolezza della dimensione
ormai concretamente pluriculturale delle società contemporanee. Una tale rivisitazione
dell’idea di cittadinanza comporta la necessità di svincolare i
diritti di cittadinanza dalla nazionalità e di modificare l’Art.17
del trattato dell’Unione. Ciò in sostanza significa sostituire al
principio della nascita quello della residenza in un determinato territorio
come principio fondativo di una cittadinanza non solo civile e politica (dunque
comprensiva del diritto di voto), ma anche sociale.
I
centri di detenzione sono il simbolo della politica neoliberista di
criminalizzazione dei migranti: a Woomera (Australia) come a Ponte Galeria
(Italia), a
Malaga (Spagna) come a Manchester (Regno Unito) e a Zurigo (Svizzera), essi sono luoghi di
sospensione del diritto e uno dei principali strumenti di attuazione delle
politiche repressive nei confronti dei migranti. Donne e uomini, colpevoli solo
di aver osato cercare una vita migliore, vengono trattenuti per mesi in vere e
proprie prigioni, difese da militari armati e da reti di filo spinato.
Verrà lanciata su scala europea una campagna per la loro chiusura e per bloccare la
costruzione di nuove strutture. La campagna ha già un primo
appuntamento: a Torino, il 30 novembre 2002 si svolgerà una
manifestazione nazionale contro i centri di detenzione e contro la legge
Bossi-Fini alla quale parteciperanno delegazioni europee.
Dalla guerra del Golfo in poi i governi mondiali hanno scelto
di rilegittimare l’uso della guerra come strumento di risoluzione delle
controversie internazionali, con l’intervento in Kossovo hanno inventato
la “guerra umanitaria”, dopo l’attacco dell’11
settembre hanno trovato nella “guerra permanente al terrorismo” un escamotage
per giustificare
una volta per tutte l’uso indiscriminato delle armi contro le popolazioni
civili con la cosiddetta
“guerra preventiva”. Ma i profughi e i richiedenti asilo, che in
buona parte rappresentano la diretta conseguenza di quelle e di molte altre
guerre, vedono negato ogni giorno il diritto di asilo. Il Forum Sociale Europeo
propone una campagna europea per l’effettiva garanzia del diritto di
asilo a qualsiasi
persona perseguitata, anche da soggetti non statali, per motivi politici o in
ragione della sua appartenenza religiosa, culturale, di genere, e per chiedere
all’Unione Europea l’adozione in tempi brevi di direttive che
vincolino gli stati membri ad uniformare, al livello più alto, i propri
sistemi di accoglienza e le politiche di integrazione dei richiedenti asilo e
dei rifugiati.
L’Assemblea Europea dei Migranti si è data un
nuovo appuntamento a febbraio a Parigi: in un incontro di due giorni le campagne
e le iniziative individuate a Firenze verranno ulteriormente discusse e
tradotte in un percorso di lavoro coordinato in tutta Europa.
MOZIONI PRESENTATE NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA
MOZIONE PROPOSTA DAL TAVOLO MIGRANTI DEI SOCIAL FORUM ITALIANI
La cosiddetta sanatoria vede oggi 11 novembre chiudersi i
termini per la richiesta di regolarizzazione per i migranti sprovvisti del permesso
di soggiorno.
Il Tavolo Migranti dei Social Forum, riunitosi a Firenze in
occasione del F.S.E., ribadendo la sua critica nei confronti di una
regolarizzazione che ha escluso a priori ampi settori della popolazione
migrante, dai lavoratori autonomi a quelli dediti ad attività saltuarie,
flessibili e precarie, rileva come solo a pochi giorni dalla scadenza del
termine il governo abbia preso atto dell’iniquità di una
sanatoria, che demanda all’arbitrio del datore di lavoro la scelta tra
regolarizzare o meno il suo dipendente.
La
circolare ministeriale del 31 ottobre, che cerca di porre rimedio a
quell’iniquità, consentendo di richiedere il permesso di soggiorno
anche ai lavoratori migranti che aprono una vertenza contro i datori di lavoro
che non li regolarizzano, è intervenuta tardivamente. Pochi giorni di
tempo non possono essere sufficienti a informare le migliaia e migliaia di
immigrati che in tutt’Italia si sono visti licenziare per la loro
speranza di emergere dalla clandestinità, o sono stati semplicemente
posti di fronte all’alternativa tra il licenziamento o la continuazione
del lavoro “al nero”, né possono bastare per organizzare
migliaia e migliaia di vertenze di lavoro.
Se il Governo ha inteso rimediare a un’evidente
ingiustizia, contenuta nella legge di regolarizzazione, deve anche consentire
di rimuovere gli effetti di quell’ingiustizia, concedendo ai migranti il
tempo necessario per aprire le vertenze contro i datori di lavoro.
Il Tavolo Migranti dei Social Forum ritiene quindi assolutamente
necessario che venga disposta una proroga dei termini per la regolarizzazione,
perché non accada che da domani uomini e donne, che si sono visti negare
il diritto ad esistere da una legge ingiusta, possano diventare vittime delle
espulsioni o della segregazione nei centri di detenzione amministrativa, che
sono assi portanti del sistema di repressione dell’immigrazione
instaurato dalla legge Bossi-Fini.
MOZIONE PROPOSTA DALLE ORGANIZZAZIONI
UMANITARIE DI CALAIS (FRANCIA):
IL FORUM SOCIALE EUROPEO CONDANNA LA REPRESSIONE A SANGATTE
Nella notte tra il 7 e l’8 novembre 2002, circa 50 stranieri hanno dovuto rifugiarsi dal Campo di Sangatte in una palestra di Calais, nel Nord della Francia. Due giorni prima, il Ministro degli Interni francese ha chiuso il campo, a dispetto del fatto che l’UNHCR ha stabilito lì un’antenna di monitoraggio. Il campo è stato aperto nel Settembre 1999 su richiesta delle organizzazioni locali: allora, i rifugiati stavano vivendo condizioni di vita durissime a Calais. Da quando i nuovi arrivati non vengono più accolti nel campo, la situazione umanitaria è tornata alla situazione di tre anni prima.
I rifugiati, in maggior parte Afgani, Kurdi provenienti
dall’Iraq e Sudanesi, cercano ogni giorno di attraversare il canale,
rischiando la propria vita per raggiungere il Regno Unito. Nel corso di 4 anni,
il Governo francese non ha mai affrontato il problema, mentre ha reso sempre
più difficile richiedere asilo; più di 50.000 rifugiati sono
riusciti a raggiungere il Regno Unito. L’attuale governo, sotto pressione
del governo Britannico e della compagnia Eurotunnel, ha deciso di chiudere
Sangatte senza proporre nessuna soluzione alle richieste politiche e umanitarie
dei rifugiati.
Negli ultimi due giorni, un impressionante numero di forze di polizia hanno impedito ai nuovi arrivati l’accesso al campo. L’intera zona di Calais è sotto il controllo della polizia per intimidire i rifugiati e disperderli lungo il canale e la costa del nord.
Le organizzazioni umanitarie di Calais così come le organizzazioni
francesi e inglesi hanno condannato duramente questa operazione di polizia.
Esse si sono collegate alle organizzazioni del Forum Sociale Europeo, riunite a
Firenze, in Italia, esprimendo il loro sostegno alle organizzazioni di tutela
dei diritti dei rifugiati e chiedendo il pieno rispetto dei diritti umani e la
protezione dei rifugiati in Francia e in Europa.
MOZIONE PROPOSTA DAL LECCE SOCIAL FORUM
Il 13 novembre 2002, tredici paesi dell'area del
mediterraneo si incontrano
a Lecce per mettere a punto "IL PIANO DI
ALLERTA E REAZIONE RAPIDA CONTRO L'IMMIGRAZIONE ILLEGALE". Perché ora? Perché a Lecce?
Si insiste
nell'affrontare la questione esclusivamente dal punto di vista repressivo.
L'irregolarità è in realtà una costante di tutte le
migrazioni e dipende dal carattere più o meno aperto della normativa in
tema di ingresso e di soggiorno nei paesi di destinazione. Occorrerebbe, al
contrario, assicurare l'imprescindibile tutela dei diritti fondamentali dei
migranti. Le logiche del proibizionismo, dove vietare equivale ad impedire, non
sono altro che ingenue illusioni. Ma è proprio questa, purtroppo, la
logica che ispira la politica segregazionista e xenofoba della legge
Bossi-Fini. Le misure di allontanamento che, con ogni probabilità, i
ministri convenuti intendono adottare comporteranno rilevanti compressioni dei
diritti fondamentali dei migranti. L'approccio in atto rivela, su scala non
solo nazionale, la tendenza alla criminalizzazione, dietro cui nascondere una
realtà che vede migliaia di esseri umani costretti a fuggire da
situazioni intollerabili di guerra e miseria determinate dalle politiche
neoliberiste. Non saranno certo politiche più repressive a fermarli.
Ciò che è accaduto e continua ad accadere nel Canale d'Otranto e
nel Canale di Sicilia sta a dimostrare che l'uso della forza militare è
destinato soltanto ad aumentare il numero delle vittime. Un altro
approccio è possibile! Emancipandosi dalla filosofia
dell'ordine
pubblico e dal rifiuto razzista dell'immigrazione. Prevedere l'espulsione o il
respingimento coatto come sanzione per qualsiasi forma di irregolarità
significa consegnare i migranti alla gestione arbitraria delle autorità
di polizia. Misure che si collocano persino al di fuori dalla prospettiva di
gradualità della disciplina degli allontanamenti entro cui si muove il
recente Libro Verde della Commissione europea. Ma ora, per i ministri, il
problema è come fronteggiare il certo riversarsi sulle nostre coste dei
profughi che fuggiranno dai paesi coinvolti nell'annunciato conflitto
bellico. Il LECCE SOCIAL FORUM, IL
COORDINAMENTO LECCESE DELLE ASSOCIAZIONI ANTIRAZZISTE INVITANO TUTTE LE REALTA'
DEMOCRATICHE ITALIANE (SOCIAL FORUM, ASSOCIAZIONI E CHIUNQUE SENTA DI DOVER
MANIFESTARE IL PROPRIO DISSENSO) A MOBILITARSI E PARTECIPARE IN OCCASIONE DEL
SUDDETTO SUMMIT ALLA MANIFESTAZIONE
FRANCIA: APPELLO PER LA REGOLARIZZAZIONE DI TUTTI I SANS-PAPIERS IN EUROPA
La situazione dei sans-papiers, problema ricorrente in Francia, non
costituisce una particolarità nazionale. Dappertutto in Europa, le
stesse persone in situazioni di miseria aspettano un destino migliore. E’
a questo livello che si pone la questione ed è l’Europa a dover
rispondere.
Ai sans-papiers che, da molte settimane, fanno sentire, ancora
una volta, la loro voce, il governo francese risponde con una istruzione ai
prefetti che chiede di esaminare i dossiers caso per caso tenendo conto del
" piano sociale ed umano ". Il ministro dell’Interno, Nicolas
Sarkozy, sostenendo di proporsi una politica " equilibrata " e "
conforme agli interessi della Francia " in materia di immigrazione,
promette una legge che darà al governo " i mezzi giuridici di
bloccare i fenomeni che, a giusto titolo, esasperano i Francesi ". Si sa
che l’espulsione dei sans-papier è irrealizzabile dal punto di vista
materiale, economico e anche semplicemente umano. Che ne sarà di quelli
che non saranno regolarizzati?
Nessuna allusione, in queste dichiarazioni, alla dimensione
europea, che dovrebbe oramai guidare ogni iniziativa degli Stati membri
dell’Unione europea in materia di politica di asilo e di immigrazione.
Nessuna attenzione, durante il Consiglio europeo di Siviglia del giugno 2002,
una cui gran parte è stata dedicata alla futura politica di immigrazione
e di asilo, ai diritti dei principali interessati, i cittadini degli Stati
terzi.
Nessuna menzione di coloro che sono residenti di fatto e
vengono chiamati sans-papiers o clandestini.
Ancora una volta, l’essenziale del dibattito si è svolto sulla
sorveglianza delle frontiere, la possibilità di riammissione nei Paesi
d’origine, la cooperazione poliziesca nella lotta all’immigrazione
clandestina.
L’Europa, man mano che si costruisce, elabora delle regole che, secondo i
suoi governanti, pretendono di " gestire i flussi migratori ".
Chiudere agli uni l’accesso al territorio europeo,
organizzare l’entrata di altri – coloro dei quali le economia
europee ed i sistemi pensionistici avrebbero bisogno – questa è la
" gestione " che ci viene annunciata.
In attesa della grande armonizzazione annunciata delle politiche
migratorie europee, in ciascuno degli Stati dell’Unione si inaspriscono
gli atteggiamenti. Quanto alla gestione, le regolamentazioni come le pratiche
amministrative sono il più delle volte un cocktail di repressione,
sospetto di frode, diniego di diritto. Talvolta, quando i movimenti dei
sans-papier suscitano importanti manifestazioni di solidarietà, i poteri
pubblici procedono a grandi regolarizzazioni. Poi ricominciano a produrre
situazioni di non diritto per coloro che assomigliano agli schiavi del terzo
millennio.
Le istanze politiche dell’Unione europee lavorano ai
testi sul diritto al ricongiungimento familiare o sulle norme minime
d’accoglienza per i richiedenti asilo, per esempio, ma, se evocano la
necessità di lottare contro il razzismo e la xenofobia, danno scarsa
importanza ai diritti dei residenti stranieri, e soprattutto in alcun caso a
quelli illegali, che sono tali per effetto di politiche discriminatorie.
Ora è tempo che si discuta, per l’appunto, a
livello europeo, di un vero e proprio diritto dei migranti.
Poiché loro sono qui. Decine, forse centinaia di
migliaia sul complesso del territorio europeo. Vale a dire una goccia
d’acqua rispetto al disordine che regna sul pianeta. Una goccia
d’acqua che viene presentata come una marea o un flusso insostenibile,
alimentando in tal modo la xenofobia e il razzismo.
Questi cittadini di paesi poveri, instabili o in guerra hanno
scelto l’Europa, per sempre o per qualche anno.
Quasi sempre vi lavorano, talvolta vi allevano i figli, alcuni
partecipano alla vita del loro quartiere, agiscono nell'ambiente prossimo.
Molti svolgono un ruolo importante nell’aiuto allo sviluppo del loro
villaggio o della loro regione, o più semplicemente nella sopravvivenza
di numerosi parenti rimasti in patria. Essi dunque contribuiscono alla
ricchezza economica e culturale dell’Europa e allo sviluppo del resto del
mondo.
Risulta intollerabile che tali persone, alcune delle quali vivono da noi oramai da anni, restino escluse del tutto dal quello che fonda la cittadinanza, vivano nella costante paura dell’espulsione, si vedano private di elementari diritti e siano preda di criminali di ogni genere : datori di lavoro illegali, locatari indegni, prosseneti, ecc.
L’argomento dell’ " irrealismo " opposto
a coloro che si indignano del destino che è riservato a queste persone
è stato da tempo dimostrato infondato : i sans-papier europei sono qui
perché trovano lavoro e se avessero veri e propri diritti potrebbero
pagare i loro contributi previdenziali e molti creerebbero attività e
posti di lavoro. Non è stato mai dimostrato il rischio di attirare
eccessivamente i migranti e la libera circolazione verso l’Europa
favorirebbe anche movimenti in senso contrario, con la partenza spontanea di
alcuni di coloro che vengono qui a cercare la loro fortuna.
E’ certo, invece, che il rispetto dei valori dello Stato
di diritto implica la lotta contro ogni forma di diseguaglianza e non si
può accettare che a taluni vengano conferiti degli status subalterni.
Per questi motivi riteniamo giusto chiedere
- che tutti i residenti di fatto sul territorio
dell’Unione europea ottengano un permesso di soggiorno là dove
essi vivono ;
·
che
le istanze politiche europee obblighino gli Stati membri a tutelare queste
persone contro coloro che cercano di sfruttarli ed a garantire loro
l’accesso ai diritti che derivano dalla loro presenza e dal loro lavoro ;
·
che
gli Stati dell’Unione europea decidano misure volte ad eliminare la
situazione degli stranieri senza diritti, istituendo uno status di residente
europeo ;
·
che
l’Europa inserisca fra i suoi principi la libera circolazione per tutti,
cittadini dell’Unione o di Stati terzi ;
·
che
nell’immediato sia risolta la situazione degli attuali sans-papier, con
una direttiva che obblighi gli Stati membri a procedere alla regolarizzazione
di tutti.
·
13
settembre 2002
·
Primi
firmatari
MOZIONE PROPOSTA DAL "WORKSHOP KURDISTAN" PER UNA
CAMPAGNA SUI PROFUGHI DI GUERRA E PER UNA CANDIDATURA KURDA (LA CITTA' DI
DIYARBAKIR) PER IL FORUM SOCIALE MONDIALE DEL 2004, DOPO PORTO ALEGRE 2003 (sottoscritta da molte
associazioni e assunta dalla presidenza dell'assemblea dei/sui migranti per
riproporla nell'assemblea generale dei SF, insieme però alla ferma
richiesta di dimissioni di Valery Giscard d'Estaing dalla Presidenza della
Convenzione europea per le motivazioni vergognosamente razziste della sua presa
di posizione contro l'ingresso nella UE della Turchia e di altri paesi di
religione e cultura islamica).L'Assemblea del Forum Sociale Europeo,
raccogliendo la grande spinta di protagonismo e democrazia e la proposta di
pace e convivenza che viene dalle organizzazioni e dal popolo kurdo, vittima di
un terribile esodo e della guerra passata e imminente, e raccogliendo in
particolare l'invito della Piattaforma per la Democrazia di Diyarbakir, rappresentativa
di decine di municipalità e di 324 organizzazioni della società
civile kurda in Turchia, decide: 1) di fare propria e riproporre a tutte le
associazioni e gruppi italiani ed europei la campagna intitolata a Malli
Gullù, giovane donna e militante kurda morta uccisa dagli stenti sulla
nave dell'esodo verso l'Italia, in difesa del diritto all'asilo, ad
un'accoglienza civile e non segregante e al ritorno in condizioni di sicurezza
per i profughi kurdi e tutti i profughi di guerra; 2) di vincolare rigidamente
la candidatura turca all'ingresso nella UE ad un'amnistia generale che liberi
Abdullah Ocalan e tutti i prigionieri politici kurdi e turchi, all'abrogazione
della legislazione d'emergenza e all'avvio di un reale pluralismo,
all'abbandono del progetto devastante delle dighe sul Tigri e l'Eufrate, al
libero ritorno dei profughi interni ed esterni e alla ricostruzione delle
migliaia di villaggi distrutti dalla guerra; 3) di invitare tutte le
organizzazioni europee a una presenza di massa a Diyarbakir nella Festa del
Capodanno di Primavera, il Newroz del 21 marzo 2003, e di accogliere l'invito
della Municipalità e della "Piattaforma per la Democrazia" per
organizzare un grande incontro per la pace e la democrazia nel corso del 2003 e
per candidare Diyarbakir ad ospitare nel 2004 l'assemblea del Forum Sociale
Mondiale. Prime adesioni: ICS, Azad, Uiki, Aassociazione per la pace, Attac CT,
Ciss-Cepir PA, Coordianmento di enti locali CISCASE, Comitati di
solidarietà con il Kurdistan di Firenze, Alessandria e Sardegna, Naga
MI, Rete No-Global NA, Dip.to Immigrazione Prc, Giuristi democratici, SinCobas,
Ciac Parma.