DOPO LA CIRCOLARE MANTOVANO OCCORRE PROROGARE I TERMINI DI SCADENZA DELLA REGOLARIZZAZIONE.
Finalmente il Governo
ha dovuto prendere atto dei numerosi ricatti ai quali restavano esposti i
lavoratori immigrati in attesa di regolarizzazione, a causa delle procedure di
emersione del lavoro “in nero” previste dalla legge, che consegnava
ai datori di lavoro il potere enorme di chiedere la regolarizzazione al posto
del lavoratore ( come invece avveniva nelle precedenti regolarizzazioni). In
molti casi sono stati licenziati in tronco immigrati che avevano lavorato in
nero per anni, senza alcuna copertura assicurativa e senza indennità di
fine rapporto, e soprattutto senza alcuna prospettiva di regolarizzazione. Il
mercato dei falsi contratti è così proliferato, senza che agli
immigrati a cui veniva negato quel contratto al quale avevano diritto fossero
riconosciute effettive possibilità di tutela.
Alcuni giudici, da
ultimo il Tribunale di Milano con sentenza del 22 ottobre 2002 avevano ordinato
ai datori di lavoro di presentare la istanza di regolarizzazione prevista dal
D.L. n. 195/02, ma malgrado l’impegno delle associazioni e dei sindacati,
che avevano cercato di promuovere informazione e vertenze a livello locale,
solo una minima parte degli aventi diritto era riuscita a chiedere, e quindi ad
ottenere dalla magistratura una decisione favorevole.
La circolare del
sottosegretario Mantovano, firmata soltanto il 31 ottobre scorso e giunta agli
uffici periferici del governo nei giorni scorsi sembra consentire la regolarizzazione
anche a quei lavoratori “i cui datori di lavoro non intendono procedere
alla loro regolarizzazione”, che “in qualche caso hanno anche
interrotto il rapporto di lavoro”, purchè gli immigrati
interessati adiscano “
formalmente le vie legali al fine di mantenere il rapporto di lavoro o di
riassumere quello interrotto o aprano una vertenza tramite associazioni
sindacali o di patronato”.
Dopo le proteste di
Bossi contro la circolare Mantovano, però, il Ministro Maroni ha cercato
di svuotare il contenuto operativo della circolare, richiamando gli uffici
periferici del lavoro ad una applicazione restrittiva della normativa vigente,
generando un clima di grande incertezza, con la conseguenza che anche per
questa ragione, molti immigrati non avranno il tempo di fare valere i loro
diritti, atteso che il termine di scadenza della regolarizzazione rimane
fissato nell’11 novembre prossimo.
In ogni caso,
moltissimi immigrati licenziati strumentalmente dai propri datori di lavoro non
sono neppure informati della possibilità loro concessa dalla circolare,
dal momento che gli le Prefetture e le Questure ne hanno preso atto, solo dopo
avere incontrato le associazioni e i sindacati nel corso di questi ultimi
giorni.
E’ evidente che
le procedure per la autodenuncia richieste dalla circolare richiedono alcuni
giorni e che conseguentemente molti immigrati irregolari non riusciranno a
promuovere le azioni contro i propri datori di lavoro ed a presentare le
istanze di regolarizzazione entro la data di scadenza della regolarizzazione,
anche per la mancanza o la contraddittorietà delle informazioni
provenienti dal Governo e dai suoi uffici periferici.
Quanto avvenuto,
malgrado la solita “composizione finale” tra le opposte tesi
annunciata dal Ministro Giovanardi
, ha reso ancora più confuso il quadro informativo e le regole
operative, evidenziando anche le contraddizioni forti e persistenti
all’interno del governo in materia di immigrazione, e la insufficienza di
provvedimenti di regolarizzazione che non si traducano in procedure di
regolarizzazione permanente.
CHIEDIAMO QUINDI CHE
IL TERMINE DI SCADENZA PER LA PRESENTAZIONE DELLE ISTANZE DI REGOLARIZZAZIONE
VENGA FATTO SLITTARE DI QUINDICI GIORNI ALMENO.
Il gran numero di
immigrati che si è messo ”in movimento” dopo la circolare
Mantovano per fare valere il proprio diritto alla regolarizzazione ( già
parecchie migliaia in tuta Italia), darà anima e corpo ad un grande
movimento di migranti e italiani che affermi per tutti, e sempre, il diritto
alla regolarizzazione in conseguenza del lavoro comunque svolto in nero.
Sarà questo un
primo importante passo per battere la logica della legge Bossi Fini basata
sulla considerazione dell’immigrato come una merce che i datori di lavoro
possono eliminare a loro piena discrezione ( logica sottesa dal nuovo istituto
del contratto di soggiorno), e sul drastico ridimensionamento dei canali di
ingresso legale per lavoro ( con l’abolizione degli ingressi per ricerca
lavoro garantiti da sponsor).
Una logica tutta
funzionale al mercato ed alle ragioni delle imprese che preferiscono sfruttare
la “flessibilità” dei lavoratori stranieri “in
nero”, occupati a basso costo in tutti i comparti produttivi (
dall’edilizia all’agricoltura), senza alcuna garanzia, anche per
abbattere più facilmente i diritti fondamentali dei lavoratori italiani.
8 novembre 2002
Fulvio Vassallo
Paleologo ( Associazione studi giuridici sull’immigrazione)
PALERMO