srm materiali materiali di lavoro e
rassegna stampa sull’immigrazione 2003 aprile |
Sommario
Progetto CAT (Christian Action and
Networking against
Trafficking in Women)
Palermo 13th - 16th March 2003 |
Supplemento
“RUTH”
n. 5
_________ a cura del:
SERVIZIO
RIFUGIATI E MIGRANTI
della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia Via Firenze 38, 00184 Roma tel. 06 48905101 Fax 06 48916959 E-mail: srm@fcei.it |
Christian
Action and Networking against Trafficking in Women (CAT)
European Exchange Visit
13 - 16 March 2003
Centro Diaconale "La Noce"
Via G. E. Di Blasi, 12
90135 Palermo
PROGRAMME
Thursday, 13th March
Arrivals
19.30 Dinner
Informal
presentation of participants
Friday, 14th March
8.00 Breakfast
8.45 Opening
and Bible reading
Presentation
of the project (Torsten Moritz)
The
situation in Sicily (Jens Hansen)
Coffee
break
Approaches
and working methods (Vivian Wiwoloku)
Exchange
and debate on the different situations in the European countries
12.30 Lunch
Caritas Europa CCME
– Churches’ Commission for Migrants in Europe
Rue De Pascale, 4 Rue
Joseph II 174
1040 Brussels – Belgium B-1000
Brussels - Belgium
Tel: +32 02 280 02 80 Tel:
+32 (0)2 234.68.00
Fax: +32 02 230 16 58 Fax:
+32 (0)2 231.14.13
14.45 Meeting
and exchange with the local actors
Coffee
break
The
legal situation in Italy and ways of advocacy (Annemarie Dupré)
Debate
19.30 Dinner
Visit
to degraded areas of Palermo
Saturday, 15th March
8.00 Breakfast
8.45 Bible
reading
“Let's
make the point, where we are now”
Coffee
break
Meeting
with some women working in order to fight trafficking (Evelyn Aghom, Imediyi
Osasere, Pat Obobaifo, Margareth Akinuwa)
13.00 Lunch
until 17.00 Visit
to the city for the foreign guests
Possibility
for the Italian participants to meet with the staff of the Servizio
Rifugiati e Migranti on the hot issues of
migration and asylum
17.30 Evaluation
of the meeting
Visit
to the office of the "Pellegrino della Terra"
Dinner
at the little restaurant of the "Pellegrino della Terra"
Sunday, 16th March
8.00 Breakfast
Departure
The CAT (Christian Action and
Networking against Trafficking in Women)
project is funded by the European
Commission STOP Programme. The views expressed and information provided by the
project and the partners involved do not necessarily reflect the point of view
of the European Commission and do in no way fall under the responsibility of
the European Commission
Riflessione
biblica
Ruth
1:1-18
Past.
Giuseppe Ficara
La
storia di Noemi e Ruth è una storia di migranti, una storia di affetti,
di amore, di domande, di perché, di difficoltà e di disagi
estremi. Il racconto sembra
dipingere Ruth con colori pastello, come una donna semplice che scivola via
attraverso le difficoltà che la vita le mette davanti. Ma se guardiamo la storia più da
vicino scopriamo che è difficile trovare pace in questo racconto.
Esso ha
inizio con una carestia, e noi oggi conosciamo bene il significato di questa
parola perché abbiamo davanti ai nostri occhi le immagini di quanto
accade nei paesi poveri del mondo, che sono ben l'80% che vive con le briciole
del 20% che i paesi ricchi lasciano cadere dalla loro tavola imbandita.
Noemi
emigra con la sua famiglia, ma rimasta vedova e senza più figli è
costretta a emigrare di nuovo per tornare nella propria terra da dove era stata
costretta ad andar via per la carestia.
La nuora del paese di Moab decide di seguirla, forse per affetto, per
amore, ma il futuro cui vanno incontro è tetro e non presenta alcuna speranza. Ruth sa bene che la sua scelta
significa unire una debolezza a un'altra debolezza, una morte a un'altra
morte. Esse non hanno nulla e si
dirigono verso Betlemme, cioè la "Casa del Pane" il
luogo dove c'è abbondanza di cibo e sostegno, dove non manca nulla. Ma proprio a Betlemme Ruth sarà
costretta a spigolare.
Il
racconto di Noemi e Ruth spiega che il Signore è vicino, presente e
solidale con i poveri, i migranti, le vittime di questa esistenza; ed è
così che dalla discendenza della moabita Ruth verrà il re Davide
e quindi il Messia Salvatore del mondo.
La discendenza regale da una straniera, quella del messia da una
immigrata.
La
storia di Ruth ci mostra qualcosa di essenziale su Dio e quel che può
accadere se le persone sono disposte, senza garanzie, ad allearsi con questo
Dio. Ruth con le sue parole:
"il tuo Dio sarà il mio Dio", ripone in Lui la speranza. Può darsi che Ruth abbia sentito
che il Dio d'Israele si prende cura soprattutto degli interessi di coloro che
sono privi della vitalità e della forza per sopravvivere, ma la storia
di Ruth è essenzialmente la storia di Dio che sceglie ciò che
è pazzo per il mondo per svergognare i saggi e ciò che è
debole nel mondo per svergognare i forti.
E' la
logica di Dio che si rivolge ai poveri, ai deboli, agli incapaci per compiere
la sua opera di grazia e di salvezza; di liberazione, di pace e di amore.
Anche
noi siamo chiamati dal Signore a rivolgere la nostra attenzione verso chi
è stato costretto a lasciare la propria terra e i propri affetti per
dirigersi verso una nuova "casa del pane",
Betlemme, la terra del benessere, della ricchezza, ma anche dell'opulenza.
A noi,
credenti di diverse confessioni cristiane, il Signore domanda di dare la nostra
testimonianza di unità impegnandoci ad accogliere chi vive il disagio
della migrazione. Oggi siamo consapevoli
che si tratta di uno scandalo di cui tutti siamo corresponsabili: lo sfruttamento delle risorse dei paesi
poveri e degli stessi poveri produce ulteriori impoverimenti, disagi, vittime
della fame e della sete. Ormai
tutto ha un costo, anche l'aria pulita, e solo i ricchi possono pagare quelle
risorse che il Signore ha dato a tutti e non solo a pochi.
Le
migrazioni sono appunto, il frutto di questo insensato processo innescato dalla
nostra avidità che produce sofferenze, guerre e nuove schiavitù
come la tratta e la prostituzione, lo sfruttamento di donne e bambini. Il
Vangelo della pace, è anche un Vangelo di accoglienza e di amore che,
innanzi tutto, ci chiama al ravvedimento, all'amore gratuito e disinteressato,
all'accoglienza degli ultimi. Ci dia il Signore di poter agire concretamente
attraverso un impegno umile ed efficace.
Amen!
CAT a Palermo
Past. Jens Hansen
CAT (Azione e Rete Cristiana contro la Tratta delle
Donne) è un progetto europeo, al quale collaborano organizzazioni
cristiane (protestanti, ortodosse e cattoliche) di vari paesi europei. I
capofila sono il CCME (La Commissione delle Chiese per Migranti in Europa) e la
Caritas Europa. Sono coinvolti organismi di chiese in Francia, Belgio,
Germania, Lituania, Repubblica Ceca, Russia, Ucraina, Romania, Grecia ed
Italia. Per l'Italia partecipa il Servizio Rifugiati e Migranti della FCEI.
CAT prevede visite in alcuni dei paesi coinvolti nel
progetto, dei workshop, la preparazione di materiale per la formazione di
operatori e operatrici e campagne di sensibilizzazione sui temi della tratta. A
Palermo, presso il Centro Diaconale La Noce, si è svolto, nei giorni 13
– 16 marzo 2003, uno degli incontri di lavoro previsti (il prossimo si
svolge a Bucarest dal 27 al 30 marzo).
L'incontro è in prima linea servito a far
conoscere agli operatori e alle operatrici dall'estero la situazione in Sicilia
e soprattutto a Palermo. Infatti, la prima unità di lavoro era completamente
dedicata prima a descrivere la situazione in Sicilia e poi a conoscere il
lavoro del "Pellegrino della terra". Vivian Wiwoloku, nella sua
relazione, ha descritto la situazione complessa da affrontare dal Pellegrino: a
Palermo arrivano soprattutto donne africane in prima linea da Nigeria, Ghana e
dalla Costa d'Avorio. Provengono da realtà di povertà, una povertà
che per la Nigeria non ci si aspetterebbe perché il paese è al
sesto posto di produzione di petrolio. Le ricchezze però sono nelle mani
di pochi e la povertà generale favorisce il lavoro dei trafficanti che
inducono le ragazze e le donne a lasciare il paese. L'Europa viene disegnata a
loro come il paradiso.
Il Pellegrino si occupa delle donne vittime della
tratta da più di 8 anni. Prima era un lavoro clandestino in quanto le
donne che arrivano sono prive di documenti. Un passo importante è stato
l'Art. 18 della legge Napolitano-Turco sull'immigrazione che prevede una
protezione delle vittime anche se non intendono denunciare i loro trafficanti.
Infatti l'Art. 18 è all'avanguardia della legislazione europea in
materia, visto che in altri paesi in genere viene rilasciato solo un permesso
di permanenza temporanea per il periodo in cui le donne collaborano con le
autorità giudiziarie. Per mezzo dell'Art. 18 invece le vittime possono
arrivare alla legalizzazione e ad un permesso di soggiorno vero e proprio.
I protettori delle donne africane spesso sono donne
salite un gradino più in alto, donne che hanno pagato il loro debito e
che si possono ora permettere di comprare altre ragazze per costringerle alla
prostituzione. Il problema difficile da affrontare è la liberazione
delle donne che hanno ancora un alto debito da saldare. Devono continuare a
pagare anche e soprattutto perché spesso il contratto viene saldato da
un rituale voodoo che incute paure nelle donne, paure per se stesse e per i
parenti nel paese di origine.
Il Pellegrino della Terra, per mezzo di un ufficio
dove vengono dato delle lezioni in Italiano ed elaborato scambi culturali e di
un ristorante cerca di dare delle prospettive nuove alle donne liberate.
La relazione di Beatrice Grill per la Sicilia e di
Jens Hansen per Messina hanno mostrato che il problema della tratta si estende
sull'Isola a macchia di leopardo ed è diverso da realtà a
realtà. A Messina per esempio, dove il CEDAV (Centro Donne Anti Violenza)
svolge da tre anni un progetto Art. 18 nominato "Dal buio alla luce/libere
di cambiare strada" il gruppo più consistente sono le donne
provenienti dalla Colombia. Loro arrivano sulla stessa rotta della droga in
quanto è la malavita colombiana a gestire anche la loro tratta. Vengono
in Italia con un permesso di soggiorno per motivi di turismo. Le città
italiane di arrivo sono Venezia, Udine, Torino e Catania. Non tutte sono a
conoscenza del lavoro che svolgeranno in Italia. Dalle storie raccolte emerge
che molte di loro sono ragazze-madri con numerosi figli che vengono affidati
alle nonne, in famiglie ove la figura maschile è pressoché
inesistente. Nella città di Catania le donne vivono in case fatiscenti,
nel centro storico degradato (San Cristoforo e San Berillo) in gruppi di
sei-dieci e viaggiano ogni giorno via pullmann o treno per Messina.
Nelle discussioni i partecipanti dell'incontro hanno
messo a confronto le diverse esperienze e le legislazioni esistenti convenendo
che solo una forte rete internazionale di solidarietà è in grado
di contrastare la schiavitù e lo sfruttamento sessuale di un numero di
donne drammaticamente in crescita.
Per rendere validamente operante questa rete sono
stati individuati alcuni metodi di lavoro:
1.
la
continuazione degli interventi diretti per la liberazione delle donne ad opera
delle associazioni già presenti sul territorio.
2.
la
vigilanza sulla corretta attuazione delle leggi in vigore a favore di queste
donne;
3.
interventi
e progetti di sensibilizzazione che offrano nei paesi d’origine, ai potenziali
emigranti, scelte alternative all’emigrazione illegale.
E' emersa inoltre l’esigenza non più
rinviabile di una legislazione europea che sappia raccogliere il meglio delle
varie leggi nazionali per la protezione delle vittime affinché da merce
di scambio e sfruttamento possano pienamente riacquistare la loro
dignità umana.
Jens Hansen
Beatrice Grill
Sicily for
its geographical position in the centre of the Mediterranean Sea, is one of the
entrances in Europe for people coming from the south and the south-east of
world.
Therefore in
Sicily the phenomenon of migration is generally well-known, and in particular
also the trafficking of women.
These
criminal phenomena couldn't have life in Sicily if not by help of the Mafia.
The trafficking of women is indeed a new source of further profit for the
Mafia, but it's also a point of collaboration with the Mafias of others
countries, like Albanian, Russian ... Mafia.
For major
clearness we can affirm that although the Sicilian Mafia is not primarily
involved in trafficking of women, they give permission that on its own
territory other groups can practise illicit traffics, in change of favours
outside and inside territory.
The
distribution of the phenomenon in Sicily we can define like a skin of a
leopard:
Long the
coast we find women coming from Africa, South-America and the countries of
eastern Europe.
These women
practise the prostitution on the streets and are controlled by the foreign
mafias with the support of the local Mafia. In this way the local Mafia is able
to control the activities of the foreign Mafias.
In the
centre of Sicily the phenomenon of trafficking is a recent phenomenon. There we
find more women coming from countries of Eastern-Europe.
These women
are not working on the streets. They are presented to possible customers
through work in public exercises, bar, discotheques, Internet cafe.
Another
phenomenon in the south and the centre of Sicily is the trafficking of women
not for prostitution but for employe them as housekeepers. These women are
older than 40 years. The organisations make profit on these women taking a part
of their entrances.
Article 18
of the law 40/98 has seen the foundation of many associations working on the
phenomenon. Creating a network these associations were able to free a lot of
women and to encourage them to denounce their traffickers.
There is
still much to do and there can be done a lot, but unfortunately the whole
Italian legislation and in particular the actual law put an end to the
development of such capabilities.
The
Bossi-Fini law has certainly maintained the Art. 18, but it will only be a
question of a few time and the government will erase Art. 18. And the new
legislation about prostitution will transfer the prostitution in brothels.
If the women
won't work on the streets it will be muck harder to work as operators and it
will be rather impossible to free women.
A few days
ago the district of Syracuse has presented a project that will be effected in collaboration
with various associations present in the territory of Syracuse.
Since a long
time instead at Palermo there are different associations engaged to contrast
the phenomenon of trafficking. Vivian Wiwoloku will tell us more about this
work.
At Catania
many associations, like the association Penelope for example are working on the
street and giving accommodations for the first hospitality.
In the rest
of Sicily almost everything is entrusted to the volunteers.
Now I am
going to tell you about my experiences in Messina. In Messina there is the
CEDAV (Women anti-violence Centre) engaged with an Art. 18-project called
“Free of changing way/From darkness to light”. The project was born
in the June 2000. I am going to tell you only a few things to describe our
working in these three years. I will speak about forming, advertising,
monitoring of the territory, the target groups of our working-methods applied
in these years.
In the
beginning of the project has been formed a group of different persons: social
assistants, psychologists, lawyers, teachers of the Italian language, cultural
mediators. These operators were formed by the school of forming of the personal
of justice of Messina, for help them to investigate on the themes relative to the
phenomenon of prostitution. The forming began in May 2000 and finished in July
2000.
The lessons
during the forming were about the new law, Art. 18, methods of working and
operating, working on the street, analysis of the sociological and cultural
background and the first hospitality after having freed a woman. The group also
participated to forming congresses of the “Good Shepherd” of
Palermo.
Of great
relief has been the role attributed to the advertising in the city of Messina,
studied by a specialised society, which has invented and realised advertisement
together with the Cedav.
There were
many ways of advertising: leaflets, brochures, posters, publicity on local
newspapers, spots in television, transmitted on the local principals networks.
The leaflet
was distributed in French, Italian and English. The advertising material was
distributed in the whole district of Messina: hospitals, waiting rooms, police
stations, institutions and associations.
To give a
feed-back there were held public conferences.
The
monitoring of the territory gave us a lot of information:
In the city
of Messina the presence of foreign prostitutes is principally circumscribed to
the harbour zone and the railway station. The phenomena emerges with major
frequency in holidays and almost exclusively in evening and night hours.
The women
are of different age and provenience: the greatest group are the women from
Colombia, after them there are African women and women from the east of Europe (Ukrainian,
Russian, Albanian). Both the African and the Colombian women are pendular, they
travel day by day from Catania using trains and busses.
Why do they
come from Catania and do not live in Messina?
In Messina
since a few years street-prostitution of local women has not been present.
Italian prostitutes are working in Hotels and homes. Vice versa in Catania the
presence of local prostitutes is circumscribed in a few zones of the city (San
Berillo and other places), where women of various nationality practise
prostitution also at very low prices.
Therefore
there is a surplus for a question that can however be satisfied at immaterial
prices (already 5 €).
In Messina
instead, without a great concurrence, profits are major.
The biggest
group is represented by Colombian women, the major part of which comes from Bonaventura
and Cali. They arrive in Italy with holiday-visa. Italian cities of arrival are
Venice, Udine, Turin and Catania. They pay about 4000 € to reach Italy
receiving the money in loan with
very high interests by the Colombian Mafia. Many of them don't know the
kind of work they will do in Italy. Many of them are mothers with numerous sons
that are entrusted to grandmothers, in families without male members. In the
city of Catania the women live in very small apartments in the degraded
historic centre (San Cristoforo and San Berillo) in groups of 6-10. Although
they aren't visibly controlled by their protectors, their autonomy is only
apparent. Very often they are blackmailed and menaced indirectly on the family
left home. About modalities of their work, they declare always to use the
preservative but, from the numerous gynaecological and virological visits were
found a lot of illnesses caused by the non-use of preservatives. The Colombian
women ask from 20 to 30 € for each service and a few declare to work only
with known customers. Almost all are contacted by their customers through
cellphone.
The group of
African women is constituted by a least number. They are from Nigeria, Togo, Cameron
and Ghana. We individuated also some Tunisian women. All the African women use
aliases. Some of them appear also to be under age. They don't trust in help
they also retain useless and superfluous. From contacts we had by the help of
an African woman they confessed to be obliged to work continuously to be able
to extinguish a debt of about 40.000 € contracted before coming to
Sicily. Almost all of them have some references to Naples and, although in
Messina there is no visible control, they are in complete subjection at persons
that practise strong authority and sense of terror.
Women of the
east Europe (Albania, Ukraine, Russia) are visibly controlled by their
protectors. They are subjected by the Albanian racket that acquires them and/or
sells them to other criminal organisations. They practise prostitution also
near the harbour and in their flats where they live, but normally they work on
the street. They are subjected to a frequent turn-over: they generally stay in
a city only for few months. The major part of the women of the east reaches
Italy in Bologna and, passing for Naples, arrives at Messina. They are often
very intelligent and declare a strong desire to be freed from the life that
they are conducting. In April 2001 there were a few operations of police that
interested the cities of Messina, Caserta, Naples and Villa San Giovanni
against the Albanian racket. In this operation have been arrested 9 members of
Albanian racket; 3 Ukrainian women and an Albanian woman who denounced their
protectors became a part of the project "from darkness to light".
They now are working regularly and have got an autonomous life. Now, in the
beginning of 2003, this target-group isn't particularly present in Messina,
because of reorganisation of the Albanian racket.
1. unity
of street
2. the
drop in center and a free telephone number
3. first
and second hospitality
4. professional
forming of the women
5. cultural
mediation
6. networking
7. monitoring
La Sicilia per la sua posizione geografica, al centro
del Mediterraneo, è una delle porte d’ingresso in Europa, per tutte
le popolazioni provenienti dal sud, sud-est del mondo.
Questo vuol dire che in Sicilia il fenomeno
migratorio generale è ben conosciuto, ed in particolare, per il tema del
nostro seminario anche il fenomeno della tratta, in Sicilia è conosciuto
e praticato.
Questi fenomeni che più si possono collocare
nella sfera della criminalità, non potrebbero avere vita in Sicilia se
non ci fosse di base l’appoggio della mafia.
Il fenomeno mafioso ha trovato nel traffico degli
esseri umani una fonte di ulteriore guadagno, ma anche di ulteriore consenso e
collaborazione con le mafie di altri paesi, vedi mafia albanese, russa ecc.
Possiamo dire quindi, per maggiore chiarezza, che pur
non gestendo la mafia siciliana in prima persona la tratta degli esseri umani,
ha di sicuro permesso che sul proprio territorio altri gruppi mafiosi
esercitassero traffici illeciti, in cambio di altri favori fuori e dentro il
territorio.
La dislocazione sul territorio possiamo definirla a
“ macchia di leopardo”.
Lungo la costa troviamo una tratta formata in
prevalenza da donne provenienti dall’Africa, dall’America
Meridionale, dall’Est Europeo.
Queste donne per lo più esercitano la
prostituzione lungo le strade e sono controllate dall’organizzazione, la
quale può avvalersi anche di mano d’opera locale per il controllo
dell’attività, fornita dalla mafia che in questo modo opera anche
un controllo sull’attività.
All’interno della Sicilia, il fenomeno sta
nascendo da poco tempo, troviamo per lo più donne di provenienza dai
paesi dell’Est europeo.
Queste donne vengono presentate ai possibili clienti
non nelle strade, ma attraverso il lavoro in pubblici esercizi, per esempio
bar, discoteche, internet cafè.
Un altro fenomeno in crescita nel sud e
nell’interno della Sicilia è la tratta di donne, che non vengono
avviate alla prostituzione, ma sono impiegate nel settore delle badanti. Sono
per lo più donne che hanno raggiunto già la soglia dei 40 anni.
Le organizzazioni lucrano su queste donne facendosi consegnare parte del
guadagno del loro lavoro.
L’art. 18 della legge 40/98 ha visto la nascita
di numerose associazioni che si sono occupate del fenomeno portando alla luce,
anche attraverso la creazione di una rete, tutte le donne che hanno trovato il
coraggio di rompere con i loro aguzzini e di denunziarli.
Molto ancora si può e si deve fare le
potenzialità esistono, ma purtroppo tutta la legislazione italiana ed in
particolare l’attuale legge Bossi – Fini non favoriscono lo
sviluppo di tali potenzialità.
Ad esempio la Bossi – Fini ha mantenuto di fatto l’art. 18,
ma nella pratica con il nuovo disegno di legge, che prevede la creazione di
case chiuse, alfine di non esercitare più la prostituzione lungo le
strade, sono già stati tagliati i fondi per le attività connesse
con l’art. 18.
Come l’unità di strada non viene
più finanziata, re dalla
prostituzione, la creazione di case chiuse renderà ancora più
difficile il lavoro degli operatori ed impedirà la possibile fuga delle
donne.
Da pochi giorni la provincia di Siracusa ha
presentato un progetto per l’aiuto alle donne, sarà effettuato con
la collaborazione di varie associazioni ricadenti nel territorio siracusano, da
tempo invece a Palermo diverse associazioni sono impegnati a contrastare il
fenomeno della TRATTA. Ma di questo parlerà più diffusamente
Vivian Wiwoloku
A Catania molte associazioni, fra cui
l’associazione Penelope, che fa unità di strada e ha alcuni
alloggi per la prima accoglienza.
Nelle altre parti dell’isola quasi tutto
è affidato al volontariato.
A Messina è il CEDAV a impegnarsi con un
progetto Art. 18. L'esperienza del progetto "Dal buio alla luce"
nasce nel giugno del 2000.
Nell'ambito della prima annualità, è
stata formata una équipe di lavoro composta da: assistenti sociali,
psicologhe, avvocate, insegnanti di lingua italiana, mediatrici culturali. La
formazione è stata affidata alla Scuola di Formazione del Personale
della Giustizia minorile di Messina, con lo scopo di approfondire in gruppo le
tematiche relative al fenomeno della prostituzione/tratta. Il percorso
formativo ha avuto inizio nel mese di maggio 2000 e si è concluso nel
mese di luglio dello stesso anno. Gli incontri sono stati centrati sui nuovi
aspetti giuridici e sociali dell'art. 18, nonché sugli aspetti
metodologici e operativi degli interventi dell'unità di strada. Inoltre
sono stati approfonditi aspetti socio-culturali attinenti all'accoglienza ed
all'ospitalità dello straniero. L'equipe ha, altresì, partecipato
al "Corso di Formazione per operatori impegnati con le vittime della
tratta" organizzato dall'associazione Buon Pastore di Palermo con il
patrocinio del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del
Consiglio dei Ministri. Dopo la conclusione di questa fase di formazione, il
gruppo di lavoro è stato accompagnato da formatori e supervisori in
un processo continuo di apprendimento e adeguamento
delle strategie e metodologie d'intervento, in modo da rispondere efficacemente
ai bisogni che di volta in volta emergevano. Durante la seconda
annualità, il gruppo di lavoro si è arricchito di nuove
operatrici, che si sono formate lavorando accanto alle altre.
Di grande rilievo è stato il ruolo attribuito
alla campagna pubblicitaria, studiata da una società specializzata, la
quale ha ideato e realizzato insieme con il CEDAV un logo apposito (dei petali
che sono anche delle ali) ed uno slogan per il progetto - "Libere di
cambiare strada" - che simbolizza sin da subito la possibilità per
le donne vittime di riappropriarsi della propria esistenza. La campagna ha
previsto interventi molteplici e diversificati. Accanto a una pubblicità
cartacea costituita da brochure, adesivi, manifesti, è stata realizzata
pubblicità sui giornali locali ed è stato ideato uno spot
televisivo, trasmesso sulle principali reti locali. Lo slogan "Libere di
cambiare strada" è stato tradotto in due lingue, insieme alle
principali azioni del progetto. Il materiale pubblicitario cartaceo è
stato diffuso in punti strategici del territorio provinciale, quali Consultori
familiari Presidi ospedalieri di Pronto soccorso, Guardie mediche,
Commissariati di polizia. Enti e associazioni con cui il progetto ha iniziato a
collaborare da subito. Il materiale è stato altresì distribuito
nei posti che risultano essere luoghi di esercizio della prostituzione e in
quelli di transito del pendolarismo, collegati al fenomeno. Per restituire alla
cittadinanza i risultati raggiunti col progetto e le problematiche ad esso
connesse sono state indette, a cadenza periodica, delle conferenze stampe
illustrative. Il progetto è stato presentato anche nella città di
Catania in collaborazione con l'associazione Papa Giovanni XXIII, nel corso di
un dibattito organizzato dalla libreria "Voltapagina". Il riscontro
immediato dell'impatto che la pubblicizzazione ha avuto sulla cittadinanza è
risultato pienamente soddisfacente.
Dalle informazioni raccolte durante il monitoraggio
del territorio realizzato nel corso del progetto, il fenomeno della tratta di
donne immigrate nella nostra Provincia presenta le seguenti caratteristiche.
Nell'ambito cittadino, la presenza di prostitute straniere è
principalmente circoscritta alla zona portuale, a quella limitrofa alla
stazione ferroviaria e alla zona del lungomare. Il fenomeno si evidenzia con
maggiore frequenza nei giorni festivi e quasi esclusivamente nelle ore serali e
notturne. Le donne sono di diverse età ed etnie: prevale la presenza
numerica delle colombiane su quella delle africane e dell'Est (albanesi,
ucraine, russe). Sia le africane che le colombiane sono pendolari, in quanto
viaggiano quotidianamente da Catania utilizzando come mezzi di trasporto treni
e pullman. Il pendolarismo dipende da una serie di circostanze. A Messina, da
alcuni anni, è quasi del tutto scomparsa la prostituzione di strada delle
donne locali, essendo invece molto radicata quella al chiuso (alberghi e case
di appuntamento), mentre rimane alta la domanda da parte dei clienti. Viceversa
a Catania la loro presenza in strada è tradizionale in alcune zone della
città (San Berillo e altri luoghi), ove donne di svariate
nazionalità esercitano la prostituzione anche a prezzi bassissimi.
Ciò comporta che l'offerta è in eccedenza per una domanda che
può comunque essere soddisfatta a prezzi irrisori (già dieci mila
lire). A Messina invece, non esistendo grande competizione, i guadagni sono
maggiori. Nella fascia tirrenica della provincia, in prossimità di
Barcellona Pozzo di Gotto, il fenomeno della prostituzione-tratta è
quasi del tutto assente. Presumibilmente, perché la malavita locale non
consente intrusioni da parte delle organizzazioni criminali che gestiscono
questo tipo di traffico. Nella zona della stazione di Milazzo, è stata
registrata in alcuni periodi una presenza non stabile di donne africane. Per
quanto riguarda la fascia ionica, il fenomeno appare quasi inesistente in
stradea mentre si rileva una presenza all'interno della stazione di
Giardini-Naxos.
II gruppo più numeroso è rappresentato
dalle donne colombiane, la maggior parte delle quali proviene da Bonaventura e
Cali. Le stesse arrivano in Italia con permesso di soggiorno per motivi di
turismo. Le città italiane di arrivo sono Venezia, Udine, Torino e
Catania. La cifra da loro pagata per entrare in Italia si aggira sugli 4000 €,
che di solito ricevono in prestito con interessi usurai altissimi, da
organizzazioni malavitose del loro Paese, tramite ipoteche sui beni, pegni e
altro. Non tutte sono a conoscenza del lavoro che svolgeranno in Italia. Dalle
storie raccolte emerge che molte di loro sono ragazze-madri con numerosi figli
che vengono affidati alle nonne, in famiglie ove la figura maschile è
pressoché inesistente.
Nella città di Catania le donne vivono in case fatiscenti, nel
centro storico degradato (San Cristoforo e San Berillo) in gruppi di sei-dieci.
Nonostante non siano visibili controlli da parte di protettori, la loro
autonomia è del tutto apparente in quanto l'azione di ricatto e di
minaccia viene esercitata indirettamente sui familiari rimasti a casa. Circa le
modalità del loro lavoro, esse dichiarano di utilizzare sempre il
preservativo ma, dalle numerose visite ginecologiche e virologiche alle quali
si sono sottoposte con l'appoggio del progetto, sono state diagnosticate
malattie incompatibili con l'uso di tale mezzo anticoncezionale. Le donne
colombiane chiedono dalle 20 alle 30 € per ogni prestazione e alcune
dichiarano di lavorare solo con clienti fissi. Quasi tutte vengono contattate
dai clienti attraverso il telefono cellulare.
II gruppo delle africane è costituito da un
numero minimo. Sono di nazionalità nigeriana, del Togo, del Camerum, del
Ghana ed è stata individuata anche qualche donna tunisina. Tutte
utilizzano alias e qualcuna appare anche essere minorenne. È evidente la
loro diffidenza verso qualunque intervento anche di aiuto ritenuto inutile e
superfluo. Da contatti avuti con le stesse ed in particolare attraverso
l'approccio di una mediatrice africana, hanno infatti confessato di dover
lavora re ininterrottamente per poter estinguere un debito di circa 40.000
€ contratto prima di partire. Quasi tutte hanno dei riferimenti nella
città di Napoli e, nonostante a Messina non sia presente un controllo
palese, le stesse sono in completa soggezione a persone che su di loro
esercitano forte autorità e senso di terrore.
Le donne dell'Est Europa (albanesi, ucraine e russe)
subiscono un controllo più ravvicinato da parte dei protettori. Esse
sono sottomesse ad un racket di nazionalità albanese che le acquista e/o
le vende da/a altre organizzazioni malavitose. Esercitano la prostituzione
anche presso alcuni alberghi e appartamenti cittadini ove vivono, ma
normalmente lavorano in strada. Tra di loro si è riscontrato un turn
over frequente: generalmente si fermano in città solo per pochi mesi,
superati i quali, ne subentrano altre. Le donne dell'Est provengono la maggior
parte delle volte da Bologna e, passando per Napoli, arrivano a Messina.
Presentano un alto tasso di scolarizzazione e dichiarano un forte desiderio di
uscire dalla vita che stanno conducendo. Nell'aprile 2001 sono state portate a
compimento alcune operazioni di Polizia che hanno interessato le città
di Messina, Caserta, Napoli, Villa San Giovanni contro un racket albanese tra i
più organizzati del Sud d'Italia. In tale operazione sono stati
arrestati nove cittadini albanesi; a seguito, tre donne ucraine e un'albanese
che hanno denunciato i trafficanti sono entrate in protezione nel progetto
"Dal buio alla luce". Attualmente sono stati portati a termine i
progetti di protezione; tutte lavorano regolarmente e hanno una vita autonoma.
Al momento, questo gruppo target non è particolarmente presente sul
territorio messinese, come lo era stato nell'anno precedente anche a seguito
della riorganizzazione che i gruppi criminali si stanno dando dopo lo
smascheramento di tale rete.
1.
l'unità
di strada
2.
il drop in center e il numero verde
3.
l'accoglienza
4.
formazione professionale e inserimento socio-lavorativo
5.
la
mediazione culturale
6.
la
rete
7.
monitoraggio
MY EXPERIENCE WITH
"PELLEGRINO DELLA TERRA"
Evelyn
Aghom
Good morning
everybody,
I
work with "Pellegrino della Terra" as a social
worker. I want to speak about two
important issues affecting "Pellegrino della Terra". These issues deal with jobs and
documents.
JOBS
When
we talk about jobs we mean permanent or temporary jobs. We members of "Pellegrino della
Terra" are planning to set up some projects, some of which have already
taken off. For example, the Italian
language courses. This becomes an important tool in breaking the communication
barriers between Italians and foreigners.
Many job offers have been lost as a result of the lack of understanding
the language. After the Italian lessons, many foreigners have started speaking
and understanding the language, although more efforts have to be made.
The
sewing
school has been set up for girls who are willing to leave
the road of prostitution. These girls have to be motivated by paying a little
amount of money for their up bring and their accommodation. I strongly believe that at the end of the sewing course, one can become
even a professional fashion designer, which is definitely a better means of life.
We
have also introduced Italian and African dishes for those girls who are
interested in going into catering. By doing so, these girls will easily
leave the road and have good handwork for their future.
RESIDENCE PERMIT, ECC.
This
is the second important issue that we have to look into. For example, a woman searched for a job
from an Italian, but this Italian refused to offer the job because he
feared problems with the police
due to the lack of documents
We
know of our girls who are willing to work, but without a permit of stay
(soggiorno) they cannot work in peace.
We
appeal to all bodies present to help our girls to obtain the permit of stay and
not by reporting the local people hiding behind this sinful act before they can
be given their permit of stay.
There
should be more collaboration between "Pellegrino della Terra" and
"Our Hope of Joy" association back home (Nigeria). This is needed in order to ransom some of these girls who
have been dumped into prison after being deported from Italy, because their
parents cannot afford to pay the amount requested.
CONCLUSION
I
thank you all for giving me the opportunity to express my views about our
girls. I want to appeal to all the
associations and well meaning individuals to cooperate with "Pellegrino
della Terra" in order to give financial support to these girls. This will
work as a source of motivation and will give them a strong reason to leave drug
trafficking and prostitution. Jobs
and work opportunities should also
be provided for a better living.
The
Italian legislation on victims protection
as far as
Trafficking in Human beings is concerned
Annemarie
Dupré
Three ways of approaching the issue of victims
protection can be distinguished:
1) the
victim of trafficking is simple considered part of the criminal event and
treated therefore in the same way as the perpetrators. This may lead even to a
penal procedure against the women, who had be forced into prostitution, or what
is more often the case she is expelled immediately. In this case the woman,
victim of trafficking is punished for an act of which she is the victim.
2) The
victim is no longer considered part of the criminal act, but is seen as a
possible instrument to fight the criminal activity of trafficking. She is seen
as a testimony who can give proof against the perpetrator. In this case she
gets protection, but only if her testimony is helpful for the procedure and
only as long as she is needed for this procedure. The real reason for
protecting her is that she is an instrument for the persecution of criminal
acts. The protection is not granted in order to protect the victim, but in
order to protect the proof. A woman, victim of the same crime, but not
necessary for the procedure or not willing to testimony will not be protected
and will be expelled immediately. The same happens when the testimony is no
longer needed and the procedure came to an end.
3) The
victim is considered the subject and has rights. The measure to protect the
woman, victim of trafficking, in this case serves to defend the basic rights of
the victim. Her rights have been violated and she is still at risk of violence.
Protection is an instrument in order to protect the victim against the
violation of her rights.
We find in
Europe still all three types of approach. In Germany we met the various
representatives of the police and it became clear that the German legislation
corresponds to the second solution. It is clearly oriented as a measure in
order to guarantee proof against
the perpetrator. The victim is protected as long as she is needed for the procedure.
In case there is no need to get testimony from the victim she does not get
protection and is expelled. Even if the women gets protection this will only
last until the end of the procedure, then she will anyhow be repatriated.
The Italian legislation has another approach, and seems to
be unique in Europe. The actual Italian law reflects the third solution. The
victim gets protection because she is considered a subject of individual
rights. The law is based on both considerations: the protection of the victim,
as a subject of rights and the protection of o testimony of a penal law procedure.
Art.18 of the Testo Unico foresees the protection of the
victim first of all as a measure for the victim. Two considerations are at the
basis of this solution:
1) the
victim is a subject to rights and the violation of these rights need defensive
measures by the State.
2) Only
a victim which feels well protected, also beyond the end of the procedure
against the perpetrator, will consider seriously the possibility to collaborate
with the Institutions and be a good testimony on which the court can count.
The Italian
law foresees the following:
1) the
procedure can be started in two different ways:
- the
need to protect a victim can be discovered by a social institution or
organisation. This happens in most cases, as women more easily turn to such an
organism. This organism presents the request to the “questura”
(police)
- the
need has been declared by the jurisdictional institutions.
2) criterias
for the positive decision are:
- the
women is a victim of violence or exploitation and forced into prostitution. The
women is in danger of further violence, because she tried to get out of this
situation.
- The
women is in danger because of the declarations she made in order to collaborate
with the Institutions.
3) the
residence permit:
in
order to get a residence permit the above mentioned criterias must be
fulfilled, and in addition:
- the
women must accept to enter into a programme of rehabilitation and social
integration
- or
the women must collaborate as a testimony with the Institutions. Also in this
case she has access to programmes of rehabilitation and social integration.
The
residence permit is motivated with “social protection”. The first
permit last 6 months,
can be
extended up to 18 months. This permit gives access to social and health
services, to
study
and the person can be registered with the labour office. The permit can be
converted
in a
permit for study until the end of the studies or for labour for the duration of
the contract, or longer if the
contract is temporary undetermined.
This is the
legislative situation. It works also in practice in many cases, but there are
also many problems. In many cases the women have been arrested by the police,
often in big round-up operations. They had no chance to get information on
their rights as victims of trafficking and had no chance to meet a organisation
which could defend their rights. They have been expelled in big numbers to
countries and into situations where their personal safety was at serious risk
for various reasons. In certain countries these women are at risk to be
persecuted by the local Institutions, i.e. in areas which are governed by a
rigid Sharia system, as certain areas of Nigeria. In other countries these
women risked to be punished by the criminal organisations of the traffickers.
Many of them have bee reintroduced into prostitution in other countries. In
very few cases it can be demonstrated that a re-integration in the country of origin was successful.
In other
cases the trafficked women arrived at the Italian border together with other
smuggled migrants. In most cases these women had no chance to contact an
organisation, which would have been able to give counselling and advice to the
women, who have been repatriated immediately.
Another
important issue for these women is the possibility to ask for asylum. They
nearly never get this possibility. At the border they have no chance to present
their claim, also because they do not know about this possibility and do not
get any counselling. If they got
the possibility to present their request, the decision is nearly always
negative, because the persecution by a criminal organisation is not considered
a cause for asylum.
Reassuming
it can be said that the Italian legislation could become an interesting model
also for the European legislation. Nevertheless the situation of victims is not
always so positive as it could be, because of a incomplete application of the
law. Finally the political will to apply the law or not becomes manifest in the
way the programmes to assist the women are financed. There we note big problems
since some time.
An
example of advocacy at national level in Italy
Our organisation lived a very intensive and positive period
of advocacy in the second half of the nineties. In this period the Italian
Government planned to review drastically the existing immigration law. Our
organisation is coordinating a group of NGOs, which are near to faith
comunities (catholic, protestant jewish), the Gruppo di Riflessione. The
mandate of this very loose group is to advocate for the rights of migrants and
refugees mainly in the field of legislation and law application.
When we found out on the intent of the Government, centre
left oriented, we decided to change our strategies from reacting to prposing.
That means we did no longer wish to be always the reacting part in the
legislative process, but to take the initiative. So we prepared a whole law
proposal on immigration and asylum,
rather tough work. Many other NGOs agreed on the proposal. We presented
this proposal to the Government in a moment, when they were just looking into
the issue and had a desperate need of expertise. From here started a long and
difficult process.
- The
Government worked for months behind closed doors on our proposal and the end
product was absolutely not acceptable for the NGOs.
- The
NGOs started to work with the Parlament. A high number of Parlamentarians,
mainly of the parties of the Government, presented our proposal as their
initiative to the Parlament. Other Parlamentariants presented very restrictive
pproposals.
- When
the Government send its proposal to the Parlament there were now various
proposals.
- Our
group started to accompany the law day by day, first in the commission, later
in the plenary.
- More
than 1000 emendments were presented. We feared that in the hurry of voting the
MPs might not understand the sense of all emendments. We therefore made for
them a guide to the emendments, explaining the briefky and giving an indiation
if the vote should be yes or no. More than 900 emendments have been voted in
the sense we indicated.
The end
product was not a perfect immigration law, but nevertheless one of the most
progressive in Europe.
Today the
political situation changed and we have far less access to political decision
makers, but we continue to work on the basis of this experience.
1)
Which issue do we have to promote?
- Priorities
- Clear
definition of the aims
2) Who
is our counterpart?
- The
political decision makers at various levels
- The
mass media
- The
society
- The
churches
3) Which
are our resources and in which conditions do we live and act?
- Main
stream churches
- Minority
churches
- Small
or big NGOs
- Possible
alliances
- Human
and financial resources
- Acceptability
of the issue in the society or in our basis
- Access
to mass media
4) Which
tools should we use?
- general
campaign
- sensibilisation
of certain groups
- mass
media
- “diplomatic”
approach
- theological,
social, cultural, economic approach
5) How
to plan and to programme?
- timing
and phases
- devision
of labour
- use
of the different capacities and competences
6) Evaluation:
- various
moments of evaluation and re-assetting o fthe initiative
- criterias
for evaluation:
° capacity and feasability
° continuety and respect of the time
frame
°
involvement of large or small
number of people
° professional or more spontenous
approach
° results compared with the foreseen aims
7) Networking
at various levels:
- co-ordinating
- exchange
of good and bad experiences
- devision
of labour
- common
and specific aims
CCME-Caritas Europa Press Release
Visit
of Christian anti-trafficking network in Italy
underlines need for comprehensive victims assistance
Representatives of Christian
organisations from Belgium, the Czech Republic, France, Greece, Italy and
Romania have been visiting Palermo from 13th to 16th March in order
to learn how churches and assistance organisations are active in defending the
rights of victims of trafficking in women. The visit was the second one in a
series of exchange visits between Christian organisations from all over Europe,
which take place in the context of the „Christian Action and networking
against Trafficking in women (CAT)“ project. The CAT project has been
launched by the Brussels-based Churches Commission for Migrants in Europe
(CCME) and Caritas Europa. It aims at improving the capacity of Christian
organisations and their partners to combat trafficking in women by building a
European network. The project receives funding from the STOP Programme of the
European Commission.
During the stay, participants learnt
about the situation of victims of trafficking in Sicily. The situation is
Sicily is characterised by a big number of women being trafficked into
prostitution across the Mediterranean. A high number of women affected come
from Sub-Saharan Africa, especially Nigeria. Often they are kept as slaves of
the trafficking networks through debt bondage and the terror of destructive
cults, especially Voodoo. A judge told the group about the difficulties to
persecute the traffickers for enslavement of these women as victims often
refrain from testifying as a result of this terror.
The participants learnt about the
efforts of the Protestant parishes and related NGOs in Palermo to offer
concrete exit options for victims of trafficking. This exit option includes
establishing small income-generating activities. The group visited a
restaurant, which is an example of such income-generating activities.
Participants also learnt about the importance of the churches´ public
expressions of solidarity with the victims. The visit was the occasion to met
with a big number local of activist, who are combating trafficking in Human
Beings in Sicily. These activists so far had little connection with European
networks and expressed their appreciation for the creation of a Europe-wide
platform of exchange. At the same time the meeting underlined the need for
improved funding for local, regional and national initiatives against
Trafficking in Human Beings.
The group also met for an exchange
of views with Giuseppe di Lello, who is Member of the European Parliament from
Palermo and member of the European Parliament´ s Committee on Citizens´
Freedoms and Rights, Justice and Home Affairs.
Special attention was given to the
legal situation in Italy. Italian Aliens Law foresees the possibility for
long-term residence titles for foreign citizens in a situation of abuse or
severe exploitation. Participants from other countries underlined that it would
be extremely helpful for their assistance work to establish similar provisions
in their countries.
In an evaluation of the visit CCME
moderator Annemarie Dupré said: „The human dignity of women is
violated when they are trafficked. We need to open up practical ways for
restoring their human dignity. We can only do this if these women can freely
decide if they want to stay in Italy or return home. Practical approach needs
to be supported by a workable legal structure for residence permits. Any legal
framework, which forces former victims to return, runs the risk to violate
their human dignity once again”.
For further information please
contact Torsten Moritz at the Churches´ Commission for Migrants in
Europe, Tel. + 32 2 234 68 08
LOTTA CONTRO LA TRATTA
E LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DELLE
DONNE
Riunite a Palermo la Commissione
delle Chiese per i migranti in Europa e la Caritas Europa
Roma (NEV), 19 marzo 2003 - Si
è svolto a Palermo, dal 13 al 16 marzo presso il Centro diaconale
evangelico "La Noce", un incontro di lavoro tra la Commissione delle
chiese per i migranti in Europa (CCME) e la Caritas Europa, aperto ad operatori
ed operatrici provenienti da diverse
associazioni europee ed impegnati nella lotta contro la Tratta. L'appuntamento
di Palermo è stato organizzato dal Servizio rifugiati e migranti (SRM)
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), membro della CCME
e partner italiano del progetto "Christian Action and Networking against
traffiking of women" (CAT). L'incontro ha visto oltre ai rappresentanti
dei diversi organismi cattolici, ortodossi e protestanti europei impegnati
nella lotta contro la Tratta, anche una vasta partecipazione di diverse
associazioni operanti a Palermo e l'intervento di
pastori e membri delle chiese evangeliche siciliane. I partecipanti hanno messo
a confronto le diverse esperienze e le legislazioni esistenti in Europa ed
hanno sottolineato l'importanza di una forte rete internazionale di
solidarietà per contrastare il fenomeno della Tratta, ormai diventata
una
delle attività criminali più fiorenti dell'economia
internazionale ed una delle forme di violenza più disumane per donne e
bambini. Per rendere validamente operante questa rete sono stati individuati
alcuni metodi di lavoro: la continuità di interventi diretti per
liberare le donne vittime di Tratta tramite associazioni presenti sul
territorio; la vigilanza sulla corretta applicazione delle leggi in vigore;
interventi e progetti di sensibilizzazione. "E' stata un'occasione
importante di incontro e di
scambio di esperienze - ha sottolineato Franca Di Lecce del Servizio rifugiati
e migranti - per la messa in rete di esperienze e iniziative esistenti.
Soprattutto, è stata l'occasione di collegare una realtà
periferica come la Sicilia all'Europa delle istituzioni e delle diverse associazioni
religiose e laiche, impegnate a combattere il fenomeno della Tratta". Sono
previsti nuovi incontri in Romania e in Grecia e due laboratori, uno a Praga ad
aprile e uno a Roma in settembre. (nev/gmg)