Senato
della Repubblica
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INTERROGAZIONE
(a risposta orale)
Al
ministro dell’Interno
Al
ministro degli Affari esteri
Premesso che:
tutte le organizzazioni di tutela dei diritti umani e dei profughi,
dall’Unhcr e dalla Croce Rossa internazionale a Human Rights Watch e Save
the Children, prevedono una “catastrofe umanitaria” in caso di
guerra in Iraq, con un numero di sfollati e profughi generalmente stimato fra
mezzo milione ed oltre un milione solo per l’Iraq;
non solo è ampiamente prevedibile che parte di tale drammatico
esodo si riversi in direzione dell’Europa e segnatamente
dell’Italia, ma l’incremento degli arrivi di profughi specialmente
kurdo-irakeni, a bordo di Tir e/o di traghetti, segnala che l’esodo è
già in corso in previsione della guerra, arginato solo, per ora, dalle
cattive condizioni del mare d’inverno;
è altresì prevedibile che la spinta a fuggire non
riguardi soltanto i cittadini irakeni, di etnia araba o kurda, ma anche la
minoranza kurda in altri paesi, nei quali in coincidenza della guerra si
accentua la repressione per il comune rifiuto di ipotizzarne
un’autonomia: lo attestano le notizie Ansa delle ultime due settimane su
esecuzioni sommarie di prigionieri politici kurdi in varie prigioni iraniane,
sull’apertura in Siria di processi a carico dei dirigenti
dell’unico partito kurdo semilegale, e sulla decisione delle
autorità turche di restaurare lo stato d’emergenza nelle province
kurde in caso di guerra;
negli stessi paesi, incluso ovviamente l’Iraq, a fronte della
mobilitazione generale delle rispettive forze armate, non solo non è
prevista alcuna forma di obiezione di coscienza, ma la renitenza alla leva
comporta conseguenze gravissime, dalla perdita totale dei diritti civili in
Turchia (come attesta una ricerca dell’associazione Papa Giovanni XXIII
di Rimini), fino alla pena di morte;
nel decennio trascorso, in occasione della guerra in Bosnia e poi nel Kosovo, l’Italia offrì ai profughi da quei paesi, e dall’ex Jugoslavia in genere con la legge 390/’95, la possibilità di ottenere una protezione umanitaria temporanea, con l’esplicita inclusione degli obiettori e dei renitenti alla leva;
nel caso dei kurdi e degli irakeni, la situazione è aggravata
dalla gestione diretta degli esodi da parte di una cinica
imprenditorialità mafiosa, della quale, recentemente, la stessa Procura
di Trieste che ne ha arrestato alcuni esponenti rilevava la sostanziale
invulnerabilità, e rispetto alla quale l’unica soluzione appare
non certo la militarizzazione delle frontiere di partenza e di arrivo (atta
solo a moltiplicare il prezzo dell’esodo in denaro e in vite umane), ma
l’offerta di canali alternativi di espatrio legale, accessibili per le
persone in fuga e per i loro familiari;
Per sapere, se non ritengano necessario ed urgente:
a)
emettere gli
atti legislativi e amministrativi previsti e consentiti dalla legislazione
vigente, affinché, da ora e per tutta la durata dell'eventuale conflitto
e del dopoguerra in Iraq, sia riconosciuto lo status di protezione umanitaria a tutti i cittadini
irakeni ed ai cittadini di altri paesi di etnia kurda, nonché, a coloro
che venendo dai paesi variamente coinvolti nel teatro di guerra si dichiarino
obiettori o renitenti alla leva e attribuito, loro, un permesso di soggiorno
temporaneo e rinnovabile per motivi di protezione umanitaria, abilitante al
lavoro e al ricongiungimento familiare, senza pregiudizio per l’eventuale
richiesta di asilo politico;
b)
dare
disposizioni alle autorità consolari italiane in Iran, Giordania, Siria
e Turchia, affinché in via eccezionale, come già avviene da parte
delle Ambasciate degli Usa e di altri paesi, si prendano in esame “in
loco” con procedura d’urgenza eventuali richieste di protezione
umanitaria e/o di asilo politico, nonché di ricongiungimento familiare
con persone che abbiano richiesto o ottenuto in Italia l’asilo politico,
attribuendo agli interessati, se del caso, un visto temporaneo per
l’ingresso in Italia.
Tana de Zulueta
Daria Bonfietti
Luciano Guerzoni
Nuccio Iovene
Francesco Martone
Patrizia Toia