dal 3 al 7 ottobre 2003
1. IMMIGRAZIONE - Più di 1 europeo su 4 vede nell'immigrazione una minaccia
alla cultura e all'identità nazionale, circa il 36% all'occupazione e
all'ordine pubblico. I dati della Fondazione Nord Est. (Redattore Sociale)
2. RIFUGIATI – Ruud Lubbers confermato Alto Commissario dell'Unhcr fino a
tutto il 2005. (Redattore
Sociale)
3. POVERTA’ - Bambine costrette a sposarsi con adulti per riscattare i
debiti della famiglia. La fame in Malawi fa riemergere arcaiche consuetudini. (Redattore Sociale)
4. POVERTA' - Anche l'Italia aderisce alla campagna ''No excuse 2015'' per
combattere la povertà assoluta nel mondo.
(Redattore Sociale)
5. IMMIGRAZIONE: Dai comuni nuovo sistema di accoglienza inaugurato a Roma,
presente direttore Organizzazione Migrazioni (Ansa)
6. IMMIGRAZIONE - Inaugurata la sede del Sid: garantirà servizi di accoglienza,
cooperazione decentrata, reinserimento. (Redattore Sociale)
7. IMMIGRAZIONE – Livia Turco: ''L'Europa fortezza non sarà un attore nelle
politiche di integrazione''. Silvia Costa: ''Importanti l'accesso al lavoro, la
lingua e l'istruzione''. (Redattore
Sociale)
8. IMMIGRAZIONE – Alessandrini (Cnel): ''Il diritto al voto per gli
stranieri residenti? Priorità per riequilibrare le politiche migratorie''. (Redattore Sociale)
9. IMMIGRAZIONE: Ue; entro l'anno agenzia controllo frontiere. Lo annuncia
rappresentante Commissario Europeo Giustizia. (Ansa)
10. Comunità Europea: ricongiungimenti familiari degli extracomunitari. (Stranierinitalia)
11. IMMIGRAZIONE - La situazione sgomberi e politiche dell'alloggio a
Treviso. Presto il fondo di garanzia per gli affitti. (Redattore Sociale)
12. Minorenni in vendita. Sospetti sul traffico Italia-Albania. (Panorama.it)
13. MINORI - Primo congresso mondiale di ex bambini lavoratori sullo
sfruttamento del lavoro minorile in Toscana. (Redattore Sociale)
14. Bambini stranieri a scuola, un vademecum del Ministero dell’istruzione.
(migranews.org)
15. L'inchiesta: sono soprattutto le Pmi ad assumere immigrati. Rari gli
stranieri nella grande industria italiana. (Stranierinitalia)
16. Lampedusa, sbarcano 133 immigrati. Tra le persone giunte nel porto
dell'isola su un barcone di dieci metri, ci sono anche 35 donne e nove bambini.
Hanno trovato ricovero nel centro di prima accoglienza dell'isola. (Il Nuovo)
17. Frattini: Turchia capofila lotta al traffico di clandestini. (Agi)
18. L’Europa tuteli gli immigrati. Alla vigilia della Conferenza
intergovernativa dell'Unione europea - che si apre il 4 ottobre a Roma -
Amnesty International e un gruppo che raccoglie decine di Ong europee, in un documento
esprimono preoccupazione per le disposizioni in materia di diritti umani
contenute nel progetto di Costituzione. (Nigrizia)
19. OCCUPAZIONE: Eurispes, Istat include immigrati regolarizzati (Ansa)
20. OCCUPAZIONE: De Franciscis (Udeur), l'Istat da' i numeri (Ansa)
1.
IMMIGRAZIONE - Più di 1 europeo su 4 vede
nell'immigrazione una minaccia alla cultura e all'identità nazionale, circa il
36% all'occupazione e all'ordine pubblico. I dati della Fondazione Nord Est. (Redattore Sociale), ROMA, 7 ottobre 2003. In Europa
più di 1 cittadino su 4 vede nell'immigrazione una minaccia alla cultura e
all'identità nazionale, circa il 36% all'occupazione e all'ordine pubblico (+8%
rispetto al 2000). E la "geografia della paura" si concentra
soprattutto in pregiudizi verso chi arriva dai Balcani o dai paesi arabi; chi
non è orientato politicamente nutre maggiori timori. I dati risalgono alla fine
del 2002 e sono tratti da una ricerca curata dalla Fondazione Nord Est
illustrata stamani al Cnel dal sociologo Ilvo Diamanti, docente di sociologia
dell’Università di Urbino e di Parigi, in occasione del convegno “Le politiche
dell’Ue per l’immigrazione: diritti fondamentali, integrazione sociale, cooperazione
allo sviluppo”. L’indagine ha riguardato in particolare Spagna, Francia, Gran
Bretagna, Germania e Italia, oltre a 3 paesi dell’allargamento: Repubblica
Ceca, Ungheria e Polonia. “Il fenomeno dell’immigrazione è vissuto in Europa
con preoccupazione crescente”, ha ribadito il sociologo; in generale, il 33.3%
degli intervistati lo vede come una minaccia, e la percentuale è salita in modo
significativo dal ’99 (27%) ad oggi. Ben l’81% dei cittadini europei
interpellati afferma che tra le priorità delle politiche dell’Ue deve figurare
la lotta all’immigrazione regolare. “Ma su questo tema non bisogna fare troppa
demagogia – ha commentato Diamanti -: 2 immigrati su 3 oggi regolari in Italia
sono entrati nel nostro paese come irregolari e clandestini. È giusto puntare
sull’ingresso regolare, ma anche sapere che l’immigrato arriva non attraverso i
canali che la legge ha previsto: giunge in Italia più nei camion e alle
frontiere che grazie ai concordati stipulati tra le ambasciate”. In Italia e
Francia l’immigrazione è percepita più come un problema di sicurezza, legato
quindi all’ordine pubblico, mentre in Germania i timori dell’opinione pubblica
investono il settore lavoro e in Spagna (ma anche in Francia) il tema
dell’identità. In ogni caso, “l’unificazione dell’Europa sta avvenendo nel
segno della paura – ha evidenziato il sociologo -, che riguardava gli stranieri
provenienti dai Balcani fino al 2000: ora l’ostilità maggiore, dopo il 2001, si
concentra sugli immigrati in arrivo dai paesi arabi”. Quindi il “confine”
europeo si è spostato dall’est al sud, “oltre il Mediterraneo che, più che mare
di scambio e comunicazione, rischia di apparire un muro. Ma nessuna civiltà –
ha osservato Diamanti – può accettare di percepire l’altro come qualcuno da cui
difendersi”. Tuttavia emergono alcune diversità marcate a livello nazionale
nella percezione dell’immigrazione: ad esempio, nelle zone metropolitane urbane
e nelle periferie le paure nei confronti degli immigrati appartengono
soprattutto alla classe operaia, ai disoccupati e comunque ai ceti marginali.
“Al degrado della qualità urbana – ha spiegato il sociologo – si somma la
percezione dello straniero come un concorrente sul mercato del lavoro”. Invece
tra i ceti medi dell’area alpina il timore va declinato come “minaccia di un
ambiente tranquillo, chiuso: l’immigrato turba la vita sociale”. Di
conseguenza, “maggiore è la paura nei confronti degli immigrati, minore e più
debole è la domanda di costruzione dell’Europa, crescente il timore
dell’allargamento, ritenuto poco strategico e poco sicuro”. Però – ha concluso
lo studioso – “costruire le istituzioni europee e l’Europa politica non è altro
che affrontare il tema dell’immigrazione”. “Negli ultimi 4-5 anni
l’immigrazione è diventata una questione principale per la politica nazionale
italiana, anche se in nome di questo fenomeno si possono scambiare politiche
poco dignitose per una manciata di voti”, ha rilevato Diamanti, evidenziando
anche come i sondaggi, “strumenti di rilevazione dell’opinione pubblica, la influenzino
e condizionino sulla visione dell’immigrato e delle politiche migratorie: ma
spesso i sondaggi non rispecchiano la realtà”.
2. RIFUGIATI – Ruud Lubbers confermato Alto Commissario dell'Unhcr fino a
tutto il 2005. (Redattore Sociale),
GINEVRA, 7 ottobre 2003. GINEVRA - Su proposta del Segretario Generale,
l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha esteso il termine del mandato
dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Ruud Lubbers fino
alla fine del 2005, portando a cinque anni la sua durata complessiva. A
Ginevra, Lubbers ha espresso soddisfazione per il rinnovato sostegno e per la
fiducia da parte del Segretario Generale Kofi Annan e della comunità
internazionale. "Il nostro obiettivo comune è quello di perseguire
soluzioni per i rifugiati e gli sfollati di tutto il mondo - ha dichiarato
l'Alto Commissario -. Ci troviamo in un momento in cui stiamo svolgendo
iniziative interne ed esterne di ampia portata che credo possano contribuire al
raggiungimento dei nostri obiettivi e mettere in condizione l'Unhcr di
affrontare le numerose nuove sfide che si presenteranno". Per oltre
vent'anni Ruud Lubbers, 64 anni, ha ricoperto incarichi per il governo dei
Paesi Bassi - di cui è stato anche Primo Ministro per 12 anni, il periodo più
lungo nella storia del suo paese - ed ha riservato una particolare attenzione
allo sviluppo di soluzioni innovative per i rifugiati, soprattutto con
riferimento alle crisi che si protraggono in Africa e in Asia. Tra queste, la
promozione di una maggiore assistenza internazionale per lo sviluppo dei paesi
poveri che ospitano la maggior parte dei rifugiati e programmi di istruzione
finalizzati a fornire loro le competenze di cui hanno bisogno per ricostruire
le proprie vite e le proprie società. Lubbers, che ha assunto l'incarico di
Alto Commissario il primo gennaio 2001, ha lanciato importanti programmi e
operazioni di emergenza in diversi paesi e regioni, tra cui l'Africa
occidentale, l'Angola e l'Afghanistan, dove oltre 2,5 milioni di rifugiati e
sfollati hanno fatto ritorno alle proprie case nell'ambito di uno dei più
imponenti programmi di rimpatrio dell'Unhcr. L'Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati (Unhcr) dispone attualmente di circa 6mila operatori
dislocati in 250 uffici in 115 paesi. Circa l'85% di questi è impegnato in
operazioni sul terreno, la maggior parte dei quali spesso opera in condizioni
di pericolo e lontano dalla propria famiglia. Il budget totale richiesto per il
2004 dall'agenzia per svolgere le sue operazioni in favore di oltre 20 milioni
di persone in tutto il mondo ammonta a circa 1 miliardo di dollari.
3.
POVERTA’ - Bambine costrette a sposarsi con
adulti per riscattare i debiti della famiglia. La fame in Malawi fa riemergere
arcaiche consuetudini. (Redattore Sociale), 7 ottobre 2003. A CAUSA della
fame sta riemergendo la consuetudine in base alla quale diverse famiglie
costringono le giovani figlie ad avere relazioni con adulti più anziani allo
scopo di pagare debiti o rimborsare mutui. E’ quanto ha rilevato la commissione
del Malawi per i diritti umani (Malawi Human Rights Commission). Un rapporto dell’Mhrc afferma che la
pratica del “kupimbira” – che permette a una famiglia povera di contrattare con
un uomo ricco un prestito di denaro o di bestiame in cambio della propria
figlia, senza alcun riguardo della sua età – “è tornata in superficie negli
ultimi due anni circa, a causa della fame devastante che ha imperversato le
zone settentrionali del Malawi”.
Solo recentemente il paese ha ridotto la diffusa carestia causata da una
combinazione di condizioni atmosferiche irregolari, dell’impatto dell’Hiv/Aids
e della controversa vendita delle riserve strategiche nazionali di cereali. Più
di 3 milioni di persone hanno richiesto aiuti alimentari al culmine della crisi
dello scorso anno. La situazione è aggravata dal fatto che il Malawi è tra le
nazioni più povere del mondo, con circa il 65% della popolazione che vive in
estrema indigenza, con meno di un dollaro al giorno. L’autore del rapporto dell’Mhrc, il principale ricercatore
della commissione, Harry Kambwembwe, ha condotto un’indagine sulla pratica di
cui stiamo parlando in seguito a una lettera giunta alla stessa commissione da
un cittadino preoccupato. La lettera “portava alla luce un caso a Iponga
[nell’estremo nord del paese] in cui una ragazza di 13 anni era stata costretta
dai genitori a sposare un uomo più anziano come restituzione di 4.000 K [circa
45 dollari] che essi gli dovevano”, dice il rapporto. Dopo aver condotto interviste e raccolto dichiarazioni
scritte da parte di leader della comunità, testimoni e gruppi ecclesiali,
Kambwembwe ha avuto la conferma che il fatto aveva effettivamente avuto luogo e
che altre simili usanze che violavano i diritti dei minori venivano praticate
in quell’area. Il suo resoconto sottolinea che l’usanza del “kuhaha/kuhara” era
tra quelle che venivano praticate ma di cui non si parlava apertamente. Il
rapporto spiega di che si tratta: “E’ quando un uomo vuole una ragazza poco più
che bambina e concorda con i suoi genitori di prendersi cura di lei finché non
sarà abbastanza matura da sposarlo. Il pretendente si occupa delle necessità
della ragazza, comprese le spese scolastiche. Ma ha anche il diritto di
interrompere la sua frequenza in qualsiasi momento lo voglia. Persino prima
della pubertà, l’uomo ha il diritto di trattarla come una moglie. La ragazza
non può rifiutare questa situazione perché i suoi genitori hanno già incassato
la dote”. Il kupimbira è molto
“popolare” tra i popoli Nyakyusa e Ngonde, nelle aree vicine al confine.
Organizzazioni cattoliche hanno condotto campagne di educazione e
coscientizzazione per prevenire il perpetuarsi di “questa orrenda pratica che
riduce in schiavitù delle ragazzine da parte di uomini anziani contro la loro
volontà”. Kambwembwe afferma che tutte queste usanze sono incostituzionali e
assimilabili allo schiavismo. “Si tratta – si legge nel suo rapporto – di una
pratica molto arcaica e inumana che non dovrebbe essere tollerata nel nostro
ordinamento democratico. La commissione (Mhrc) quindi ha l’obbligo di
salvaguardare e promuovere i diritti di queste ragazze così vulnerabili”. Essa
fa quindi appello a un intervento urgente tramite la definizione di “forti e
ben mirate strategie di educazione civica”, sottolineando che per il fatto che
le aree interessate sono situate in luoghi remoti “pressoché prive di mezzi di
comunicazione (giornali, radio e televisione)”, sono necessarie campagne in
loco.Lo studio mette in guardia sul fatto che “nella progettazione di interventi
nell’area, la scelta della lingua è molto critica in quanto la maggior parte
delle persone non parlano né inglese né Chichewa [le due lingue ufficiali]”.
Come punto di partenza, il rapporto raccomanda che l’Mhrc dovrebbe sperimentare
programmi congiuntamente con le chiese, che hanno già in atto dei programmi
nelle aree interessate.
4. POVERTA' - Anche
l'Italia aderisce alla campagna ''No excuse 2015'' per combattere la povertà
assoluta nel mondo. (Redattore Sociale),
ROMA, 6 ottobre 2003. Parte anche in Italia “No excuse 2015” la campagna Onu di
pressione sui Governi per eliminare la povertà assoluta dal mondo: “Niente
scuse per il 2015” lo slogan della campagna per gli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio, un’iniziativa che vede le Nazioni Unite rivolgersi direttamente ai
cittadini di ciascun Governo per contribuire attivamente alla realizzazione di
un mondo più giusto. “Gli Obiettivi del Millennio non devono essere raggiunti
nelle Nazioni Unite, ma in ogni singolo Paese, con l’impegno di ogni Governo e
di ogni popolo” ha detto il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan,
individuando nel coinvolgimento di tutti la vera chiave del successo. Dal punto
di vista mediatico l’adesione del Paese a questa iniziativa internazionale sarà
rappresentata da otto coloratissime porte nel tratto finale del tragitto
Perugia-Assisi che faranno da cornice alla Marcia della Pace del 12 ottobre
2003, spiegano i promotori, otto gigantesche porte a firma delle Nazioni Unite
per spiegare cosa si può e si deve fare per costruire davvero un mondo senza
più povertà e senza più ingiustizie entro il 2015 otto gòli
obirettiviillustrati sui rispettivi pannelli che rappresentano anche le
rivendicazioni della Campagna: eliminare la povertà estrema e la fame;
assicurare l'istruzione elementare universale; promuovere la parità fra i
sessi; diminuire la mortalità infantile; migliorare la salute materna;
combattere l'HIV/AIDS e le altre malattie; assicurare la sostenibilità
ambientale e sviluppare una partnership globale per lo sviluppo. Ciò che si chiede è, in sostanza, la
sottoscrizione di un documento di petizione rivolto ai propri Governi affinché
questi rispettino gli obiettivi concordati durante il Millenium Summi. “La
realizzazione di questi obiettivi richiede l’impegno di tutti i paesi. –
sottolineano i sostenitori dell’iniziativa - Nei paesi poveri la sfida è di
raggiungere i primi sette obiettivi, mentre i paesi ricchi devono agire
nell’ambito dell’ottavo obiettivo” . Al centro della Campagna per gli Obiettivi
di Sviluppo nei paesi ricchi è, dunque, l’ottavo obiettivo, quello relativo
alle responsabilità specifiche dei Paesi sviluppati e per questo motivo, la
campagna del Millennio intende premere affinché i governi dei Paesi ricchi
compiano delle azioni precise – entro determinate scadenze temporali -
nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, della riduzione del debito e
della riforma del commercio internazionale, affinché l’obiettivo di loro
competenza possa essere raggiunto entro il 2015. Si può aderire all’iniziativa
attraverso il sito ufficiale della Campagna per gli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio (www.millenniumcampaign.it), ciascun cittadino può firmare
direttamente on line il documento di petizione delle campagna oppure off line
inviando un’e-mail ad adesione@millenniumcampaign.it, esprimendo così il
proprio esplicito rifiuto di appartenere alla generazione che ha perso
l’opportunità di eliminare la povertà assoluta nel mondo.
5. IMMIGRAZIONE: Dai
comuni nuovo sistema di accoglienza inaugurato a Roma, presente direttore
Organizzazione Migrazioni (Ansa), ROMA, 6
ottobre 2003. Servizi innovativi di accoglienza e integrazione in Italia,
cooperazione decentrata e reinserimento nell'area di origine di rifugiati, profughi
e gruppi vulnerabili di migranti (minori non accompagnati, anziani, portatori
di handicap e vittime di tratta): sono gli obiettivi principali del Sid
(Sistemi di interventi decentrati e in rete) inaugurato a Roma
dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) e dall'Organizzazione
Internazionale per le Migrazioni (Oim), rappresentate dal Direttore Generale
dell'Oim, ambasciatore Brunson McKinley e del Sindaco di Ancona, Fabio Sturani,
delegato Anci per le politiche dell'immigrazione e dell'inclusione sociale. In
particolare, il nuovo sistema dell'Anci si rivolge alle categorie di immigrati
più vulnerabili (minori, anziani) che sfuggono ai principi che hanno ispirato
le quote d'ingresso regolare per lavoratori migranti e ricadono nella
definizione di "flussi migratori non programmati". Si tratta di un
numero di persone difficilmente quantificabile ma in costante aumento e
comunque non inferiore alle 20.000 persone, che permangono in una zona d'ombra
tra ingresso irregolare e possibilità di permanenza legale in Italia. Tra le
prime attività di cui si occuperà il Sid figura il Servizio Centrale di
informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli Enti
locali che prestano servizi di accoglienza. Il Servizio Centrale raccoglie l'eredità
del Programma Nazionale Asilo (Pna). Il programma si propone di realizzare da
un lato una mappatura completa dei servizi disponibili a livello locale e
dall'altro creare nuovi servizi di accoglienza, counselling, orientamento
sociale e al lavoro. L'Unità SID prevede inoltre un'attività di cooperazione
decentrata tra Comuni italiani e autorità locali e nazionali nei paesi
d'origine, in particolare in aree a forte pressione migratoria verso l'Italia.
In questo contesto sarà incentivata la partecipazione di comunità straniere
presenti in Italia e le loro associazioni nella promozione dello sviluppo delle
proprie aree di origine. In questa occasione, McKinley ha definito il
protocollo "molto importante" perché pone le basi per lo sviluppo di una
gestione dell'immigrazione in Italia non più basata sull'emergenza bensì su un
approccio integrato e coordinato da parte delle autonomie locali che possa
perdurare nel tempo. McKinley ha definito "strategico" il ruolo dei
Comuni nelle politiche per l'immigrazione perché conoscono l'articolazione
interna di questo fenomeno.Fabio Sturani ha sottolineato che "la gestione
della presenza degli stranieri sul territorio è materia con la quale i Comuni
si confrontano quotidianamente". Per l'Anci - ha aggiunto - è strategica
ogni forma di partnership che favorisca il lavoro di rete e la capacità di
affrontare il fenomeno incidendo anche sulle aree d'origine dei flussi".
In base all'accordo, Anci e Oim si impegnano a costituire tra loro un
Coordinamento con il compito di definire le iniziative da intraprendere,
individuare le linee strategiche degli interventi e promuovere progetti di
comune interesse.
6. IMMIGRAZIONE - Inaugurata la sede del
Sid: garantirà servizi di accoglienza, cooperazione decentrata, reinserimento. (Redattore Sociale),
ROMA, 6 ottobre 2003. L'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) e
l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), hanno inaugurato oggi
la sede dell'Unità dei Sistemi di Interventi Decentrati e in Rete (Sid) in via
dell'Ara Coeli 3, alla presenza del Direttore Generale dell'Oim, Amb. Brunson
McKinley e del Sindaco di Ancona, Fabio Sturani, Delegato Anci per le politiche
dell'immigrazione e dell'inclusione sociale. Il Sid intende avviare servizi
innovativi di accoglienza e integrazione in Italia, cooperazione decentrata e
reinserimento nell'area di origine di rifugiati, profughi e gruppi vulnerabili
di migranti (minori non accompagnati, anziani, portatori di handicap e vittime
di tratta). Queste ultime categorie, infatti, sfuggono ai principi che hanno
ispirato le quote d'ingresso regolare per lavoratori migranti e ricadono nella
definizione di "flussi migratori non programmati". Si tratta di un
numero di persone difficilmente quantificabile ma in costante aumento e
comunque non inferiore alle 20.000 persone, che permangono in una zona d'ombra
tra ingresso irregolare e possibilità di permanenza legale in Italia. Tra le
prime attività di cui si occuperà il Sid figura il Servizio Centrale di
informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli enti
locali che prestano servizi di accoglienza, istituito dalla legge 189 del 2002
che modifica la normativa in materia di immigrazione e asilo, c.d Bossi-Fini.
Il Servizio Centrale raccoglie l'eredità del Programma Nazionale Asilo (Pna)
che ha saputo dare, attraverso il coordinamento e la messa in rete dei servizi
offerti dai Comuni a rifugiati e richiedenti asilo, valenza nazionale a
interventi prima frammentati sul territorio. Attraverso l'Unità Sid, si intende
estendere tale metodologia innovativa ad una più ampia utenza immigrata
realizzando da un lato una mappatura completa dei servizi disponibili a livello
locale e dall'altro creando nuovi servizi di accoglienza, counselling,
orientamento sociale e al lavoro. L'Unità Sid prevede inoltre un'attività di
cooperazione decentrata tra Comuni italiani e autorità locali e nazionali nei
paesi d'origine, in particolare in aree a forte pressione migratoria verso
l'Italia. In questo contesto sarà incentivata la partecipazione di comunità
straniere presenti in Italia e le loro associazioni nella promozione dello
sviluppo delle proprie aree di origine attraverso il trasferimento e lo scambio
di professionalità e di esperienze, la gestione delle rimesse per lo sviluppo,
la creazione di joint ventures e altre attività. In questa occasione, l'Amb.
McKinley ha dichiarato: "Il protocollo d'intesa tra Oim e Anci che
istituisce il Sid è un accordo molto importante che pone le basi per lo
sviluppo di una gestione dell'immigrazione in Italia non più basata
sull'emergenza bensì su un approccio integrato e coordinato da parte delle
autonomie locali che possa perdurare nel tempo", e aggiunge "in
questo scenario, i Comuni assumono un ruolo strategico nelle politiche per l'immigrazione
perché conoscono l'articolazione interna di questo fenomeno, soprattutto nei
settori dell'accoglienza e dell'integrazione sociale degli immigrati sul
territorio." Fabio Sturani ha sottolineato che "la gestione della
presenza degli stranieri sul territorio è materia con la quale i Comuni si
confrontano quotidianamente: l'A nci considera strategica ogni forma di
partnership che favorisca il lavoro di rete, la condivisione di politiche per
l'integrazione, e la capacità di affrontare il fenomeno incidendo anche sulle
aree d'origine dei flussi", e ha aggiunto "è fondamentale per i
Comuni che si costituiscano nuove reti che estendano il modello Pna a altri
fenomeni migratori, a partire da quello dei minori stranieri non accompagnati,
diventati ormai per gli enti locali una vera e propria emergenza." In base
all'accordo, l'Anci e l'Oim si impegnano a costituire tra loro un Coordinamento
con il compito di definire le iniziative da intraprendere, individuare le linee
strategiche degli interventi e promuovere progetti di comune interesse.
7. IMMIGRAZIONE – Livia Turco:
''L'Europa fortezza non sarà un attore nelle politiche di integrazione''.
Silvia Costa: ''Importanti l'accesso al lavoro, la lingua e l'istruzione''. (Redattore Sociale),
ROMA, 6 ottobre 2003. L'Europa fortezza non sarà un attore reale nelle
politiche di integrazione". Lo sostiene Livia Turco, deputata dei Ds e già
ministro degli Affari sociali, intervenuta oggi al convegno “Le politiche
dell’Ue per l’immigrazione: diritti fondamentali, integrazione sociale,
cooperazione allo sviluppo”, in corso fino a domani presso il Cnel. “L’Italia
ha una grande responsabilità: far vivere nel terzo millennio la cultura
mediterranea con la sua vocazione universalistica – ha aggiunto Turco -. Il
modo in cui l’Italia e l’Europa governano i flussi migratori è un banco di
prova per rendere concreta una politica di pace; infatti i flussi non sono un
pezzo della politica, ma lo sguardo reale con cui l’Europa guarda al mondo”.
“Se chiediamo agli altri paesi europei di assumere un impegno nel controllo
delle frontiere comuni, dobbiamo pronunciarci su una politica di asilo, di
integrazione, contro il razzismo e la xenofobia – ha argomentato la deputata
diessina -. Invece cifre allarmanti dicono che in Italia, paese di transito, il
diritto di asilo non esiste più”. Inoltre per Turco è indispensabile che il
Governo italiano “adotti una nuova politica per l’integrazione”. E
l’immigrazione clandestina “si contrasta rendendo conveniente e accessibile l’immigrazione
regolare, favorendo il meccanismo di incontro tra domanda e offerta di lavoro,
configurando in modo più flessibile il sistema delle quote”. È necessario,
quindi, “non lucrare sulle paure, ma stabilire con gli immigrati un patto di
reciproca necessità su cui costruire una pacifica convivenza”. Per Silvia
Costa, consigliere del Cnel, è auspicabile appoggiare “l'orientamento europeo
sulla cittadinanza civile, come nucleo di diritti e doveri che lo straniero
acquisisce nel tempo: un concetto innovativo da verificare nella praticabilità
dei singoli paesi”. E le politiche di integrazione europee devono “comprendere
al loro interno anche una verifica delle politiche di lotta alla povertà e
all’esclusione sociale”. Tra i capitoli principali di una politica di
integrazione necessariamente “multisettoriale”, Costa individua non solo
l’accesso al mercato del lavoro, ma anche “l’istruzione e l’insegnamento della
lingua, con il riconoscimento dei titoli di studio e professionali: non in
tutti i paesi membri esiste il diritto a un corso di lingua gratuito nelle
scuole”; importanti anche “le politiche della casa e di alloggi, senza
costruire ghetti, l’accesso ai servizi sociosanitari, con il diritto di
accedere alle prestazioni di emergenza, alla tutela della maternità, al di là
dello status di immigrato regolare”. Secondo Costa, infine, vanno maggiormente
sostenute le associazioni degli immigrati e le donne, quali “soggetti
strategici per la mediazione interculturale”; occorre favorire un maggiore
intreccio collaborativo tra politiche d’integrazione e coinvolgimento diretto
di parti sociali, associazionismo, società civile. “Le politiche di
integrazione – ha concluso – sono ancora concepite come accoglienza e
solidarietà, più che come riconoscimento dei diritti civili e sociali degli
immigrati”.
8. IMMIGRAZIONE – Alessandrini (Cnel):
''Il diritto al voto per gli stranieri residenti? Priorità per riequilibrare le
politiche migratorie''.
(Redattore
Sociale), ROMA, 6 ottobre 2003. "Il diritto al voto amministrativo
per gli immigrati residenti di lunga durata – come già avvenuto in Danimarca,
Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia - dovrebbe essere una priorità per un
riequilibrio delle politiche migratorie”. Lo ha auspicato Giorgio Alessandrini,
presidente vicario Organismo nazionale di coordinamento delle politiche di
integrazione sociale degli stranieri del Cnel, aprendo stamani gli interventi
del convegno sul tema “Le politiche dell’Ue per l’immigrazione: diritti
fondamentali, integrazione sociale, cooperazione allo sviluppo”, promosso oggi
e domani al Parlamentino del Cnel. Le politiche di integrazione, dunque, devono
essere “centrali” nelle scelte del paese, anche se si tratta di un “processo
difficile che si colloca in grandi tensioni, fra globalizzazione e identità”,
ha rilevato Alessandrini, delineando alcune urgenze: “Il passaggio dalle
pratiche solidaristiche all’integrazione nel sistema sanitario, difficile anche
per le carenze della legge; un servizio di osservazione qualitativo e quantitativo
del fenomeno migratorio; un programma nelle politiche per assicurare pari
opportunità; un apporto dell’associazionismo non autoreferenziale, nel rispetto
del principio di sussidiarietà”. Un’attenzione particolare va riservata alle
donne, “che possono subire una doppia discriminazione: di genere e per la loro
origine etnica; proprio loro rivestono un ruolo importante nell’integrazione
delle generazioni future”. Le autonomie e le comunità locali restano le
“protagoniste nelle sfide dell’integrazione, la risorsa strategica per una
risposta efficace alla nuova complessità della coesione sociale”. Secondo
Alessandrini è urgente anche “un cambiamento profondo di indirizzo politico nel
diritto di asilo, che recuperi un giusto equilibrio tra politiche di
accoglienza civile e politiche di sicurezza”, con un relativo “adeguato
investimento di risorse finanziarie”, finora fermo “tra lo 0,8 e lo 0,9 delle
spese per le politiche interne dell’Unione, e per oltre il 40% destinato al
Fondo europeo per i rifugiati, istituito nel 2000 e quasi totalmente gestito
dagli Stati membri, da alcuni dei quali prevalentemente speso per il rimpatrio
dei richiedenti asilo”. Diritti fondamentali, integrazione sociale,
cooperazione allo sviluppo, promozione dell’area di libero scambio sono alcuni
degli altri temi dibattuti nel corso della conferenza sulle politiche
dell’Unione europea per l’immigrazione. Lo scopo della conferenza è quello di
impegnare la presidenza italiana dell’Ue, nel secondo semestre del 2003, sui
tre obiettivi della politica comunitaria sull’immigrazione: una forte saldatura
tra politiche immigratorie e politiche di cooperazione per lo sviluppo, con la
promozione di accordi tra Ue e paesi di origine degli immigrati; il
completamento, già fissato entro il 2004, del quadro giuridico comunitario in
tema di immigrazione ed asilo; la promozione del metodo aperto di coordinamento
delle politiche di integrazione sociale, che sono di competenza dei singoli
Stati. Protagonisti della conferenza saranno, accanto ai rappresentanti delle
governo e delle istituzioni, i rappresentanti dei Consigli economici e sociali
europei, degli Enti locali, delle ong, delle associazioni di tutela degli
stranieri, delle parti sociali
9. IMMIGRAZIONE: Ue; entro l'anno
agenzia controllo frontiere. Lo annuncia rappresentante Commissario Europeo
Giustizia. (Ansa),
ROMA, 6 ottobre 2003. In arrivo l'Agenzia dell'Ue per il controllo delle
frontiere: entro l'anno la Commissione europea avanzerà una proposta operativa
in tal senso. Lo ha detto Joaquim Nunes De Almedia, del Gabinetto del
Commissario europeo per la Giustizia e gli affari interni, intervenuto alla
conferenza europea sull'immigrazione in corso al Cnel. L'agenzia - ha precisato
- "ha l'appoggio del governo italiano. Si occuperà della formazione di
guardie di frontiera, delle analisi dei rischi, del materiale informativo.
Inoltre controllerà le zone a rischio più deboli". De Almedia ha
sottolineato che a livello europeo non si pensa ad una polizia comune, ma allo
sviluppo di un controllo comune delle frontiere. "Dobbiamo avere il
controllo del nostro territorio, non siamo per le porte aperte a tutti - ha
osservato - gli illegali devono essere rimpatriati". A suo avviso, a
differenza di quanto si pensa, l'integrazione sociale degli immigrati in Europa
negli ultimi 20-30 anni "é stato un successo. Chi vede invece questa come
un problema ha difficoltà a vedere che le società sono cambiate".Per De
Almedia, "le classi politiche devono fare più pedagogia per migliorare
l'integrazione degli immigrati ma le popolazioni immigrate devono rispettare i
nostri valori fondamentali". Le competenze sulla politica di integrazione,
nell'ambito della Costituzione europea, "non può essere decisa a
Bruxelles. Devono rimanere competenze nazionali o addirittura regionali e
locali".Il rappresentante della Commissione ha, fra l'altro, rilevato che
"l'immigrazione non è né una panacea né un problema ma una realtà che va
gestita". Si è detto contrario alle politiche di contrasto dell'immigrazione
("non è solo disumana ma contraria ai nostri interessi") e ha
sottolineato che non c'é alcun legame fra disoccupazione ed immigrazione
("non fa né alzare né abbassare i salari. Ma non è certamente
negativa"). "L'Italia - ha aggiunto - accetta l'immigrazione legale
con meno tabù di quanto accada in altri paesi europei. L'Italia ha sempre avuto
un atteggiamento lodevole in tal senso. Siamo però un pò preoccupati su alcuni
strumenti" che attualmente mancano, come la direttiva sull'asilo
politico."Siamo inoltre d'accordo - ha proseguito - sull'idea del governo
italiano di contrattare le quote legali di immigrazione in cambio di accordi di
riammissione con i paesi terzi interessati".
10. Comunità Europea: ricongiungimenti familiari degli
extracomunitari. (Stranierinitalia),
6 ottobre 2003. E’ stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità
Europea n. L 251/12 del 3 ottobre 2003, la Direttiva 2003/86/CE del 22
settembre 2003 con la quale si fissano alcuni orientamenti comuni in materia di
ricongiungimenti familiari che dovranno essere adottati dagli Stati membri
entro il 3 ottobre 2005. Si prevede che lo straniero potrà chiedere il
ricongiungimento familiare soltanto dopo un soggiorno di almeno due anni nel
territorio di uno Stato della Comunità. Il diritto al ricongiungimento spetta al coniuge ed ai figli
minorenni, mentre negli altri casi (es. ascendenti, ulteriori coniugi in caso
di poligamia, conviventi di fatto, ecc.) la decisione è rimandata ai provvedimenti
dei singoli Stati membri.
11. IMMIGRAZIONE - La situazione
sgomberi e politiche dell'alloggio a Treviso. Presto il fondo di garanzia per
gli affitti. (Redattore Sociale),
TREVISO, 6 ottobre 2003. Immigrati a Treviso e dintorni: a che punto sono le
politiche per la prima e seconda accoglienza, per l’alloggio, per
l’integrazione? In una città che, negli ultimi anni, ha fatto parlare di sé per
gli atteggiamenti di chiusura – anche eclatanti - dell’amministrazione comunale
nei confronti degli stranieri e di chi è “diverso”, si riscontrano le recenti
chiusure di pubblici servizi per gli immigrati, decise dal Comune: il
dormitorio (con l’invito della Prefettura, finora inascoltato, a provvedere ad
un’altra struttura) e le docce. Rimane stazionaria la situazione sgomberi
(alcuni annunciati ma non ancora attuati), così come permane l’emergenza
alloggi, all’avvicinarsi della stagione fredda. “Circa 400 persone sono senza
alloggio a Treviso e nelle immediate vicinanze: si tratta per la maggior parte
di stranieri in regola, accampati in fabbriche dismesse, presso l’ex ospedale
psichiatrico o ex seminari, ai caselli ferroviari o in una roulottopoli. Di
questi, almeno 150-200 sono a rischio sgombero” spiega Gianni Rasera,
presidente del coordinamento provinciale “Fratelli d’Italia” che riunisce
associazioni di immigrati e di volontariato, cooperative e gruppi attivi
nell’ambito dell’immigrazione. Il problema è la mancanza di una seria politica
della prima e seconda accoglienza e di azioni coordinate (e lungimiranti) tra i
Comuni del territorio. “Possiamo calcolare anche alcune migliaia di immigrati
che, in tutta la provincia, vivono in condizioni di sovraffollamento, dovuti al
costo eccessivo degli affitti. Questo rischia di creare ghetti e allarme
sociale” continua Rasera “E inoltre, si riscontrano migrazioni interne alla
penisola: stranieri regolarizzati nel Sud Italia, che si spostano al Nord in
cerca di lavoro, andando ad aggravare la già precaria situazione abitativa, in
quanto mancano strutture anche minime di prima accoglienza”. “Fratelli
d’Italia” sta lavorando con la Provincia di Treviso ad un progetto di fondo di
garanzia per l’accesso agli alloggi, che dovrebbe partire a breve e che vede la
Provincia garante nei confronti dei proprietari di immobili, versando un
deposito cauzionale per l’affitto, che viene poi recuperato attraverso la busta
paga del lavoratore; la somma deriva dal fondo regionale 2001-2002 per
l’immigrazione: circa 2 miliardi delle vecchie lire, che potrebbero far
stipulare circa 800 contratti d’affitto. “Ma il fondo, da solo, non basta -
continua Rasera -. Bisogna vincere la sfiducia dei proprietari, che persiste
anche quando si offrono garanzie; ma, soprattutto, le istituzioni devono
affrontare il problema in modo coordinato nel territorio: ‘Fratelli d’Italia’
ha invitato la Provincia a convocare le conferenze dei sindaci delle varie Ulss
per stabilire interventi mirati e coordinati. Finora non c’è nulla a livello
pubblico come strutture di accoglienza in provincia, e quel poco che c’è è in mano
al volontariato. Inoltre bisognerebbe trovare anche forme di sostegno per chi
desidera acquistare la casa e avviare centri di prima accoglienza, con azioni
di educazione al buon abitare”.
12. Minorenni in vendita.
Sospetti sul traffico Italia-Albania. (Panorama.it), 6
ottobre 2003. Arben stava per avere un compagno di giochi, un fratellino. «Porta i soldi alla madre, ma non sono
per lei, sono per quello che ha in grembo»: è una delle frasi estrapolate dalle
intercettazioni telefoniche (di poche settimane fa) con cui è motivato
l'arresto di Angelo Borrelli, 69 anni, il commerciante di Sersale (Catanzaro)
accusato di avere acquistato nel 1999 Arben (che oggi ha 7 anni) a Durazzo per
10 milioni di lire e un televisore a colori. La madre naturale del bambino
albanese sta infatti per dare alla luce l'ottavo figlio e il sospetto di
polizia e magistrati è che Borrelli e la moglie Iole Rodio, 57 anni, volessero
farsi carico anche del futuro del piccolo che sta per nascere. Riempiendo, sì,
d'amore e di attenzioni i due fratelli, ma, secondo gli investigatori, saltando
le regole della legalità per soddisfare il loro desiderio di essere genitori
grazie al potere dei soldi e alla mediazione del crimine organizzato. «Il nostro è stato un atto di umanità»:
così si sono giustificati con il magistrato i coniugi calabresi. Che hanno
fornito versioni contrastanti sulle modalità con cui Arben (il nome è scelto da
Panorama per proteggere l'anonimato del bambino) è arrivato a Sersale ed è
diventato «loro» In un primo tempo, per mettere a tacere la curiosità del
paese, la matura coppia diceva a tutti di averlo avuto in affidamento da una
polacca. La donna potrebbe ottenere gli arresti domiciliari, ma a casa non
troverà ad aspettarla il figlio venuto dall'Albania, affidato a una comunità,
in attesa che sul suo destino si pronunci il Tribunale per i minorenni di
Catanzaro. «La via del male è
lastricata di buone intenzioni»: la saggezza di Fëdor Dostoevskij dà solo una
chiave di lettura dell'inchiesta che il pm di Pescara Giampiero Di Florio sta
conducendo da un anno e mezzo sul traffico di minorenni tra Valona, Durazzo e
Ancona. Un commercio che secondo il ministero dell'Ordine pubblico albanese
riguarda 6.075 bambini portati illegalmente in vari paesi europei, 3.971 in
Italia. L'indagine, partita dal
capoluogo abruzzese nel settembre 2002 con l'arresto di Ramis e Xhulijeta
Petalli, è riuscita a chiudere il canale che faceva capo a Besin Metani, il
temuto boss di Durazzo che aveva fatto fortuna trafficando in esseri
umani. Un commercio costoso e
rischioso, fatto di stamperie per falsificare i documenti, corruzione di chi
effettua controlli nei porti, soldi da dare ai «porteur», cioè agli uomini e
alle donne che come i Petalli si fingono parenti dei ragazzi traghettati
nell'Adriatico. Nel quaderno di
seconda elementare che aveva appena cominciato a frequentare Arben ha avuto
soltanto il tempo di raccontare le sue vacanze a Chianciano, e quanto gli sono
piaciuti «gli occhi grandi della signora Dolcetti». Adesso Fatmira, la donna
che lo ha messo al mondo, lo rivuole con sé. Mentre un'altra donna si dispera
all'idea di perderlo.
13. MINORI - Primo congresso mondiale di
ex bambini lavoratori sullo sfruttamento del lavoro minorile in Toscana. (Redattore Sociale),
FIRENZE, 6 ottobre 2003. Si svolgerà nel maggio del 2004 nel capoluogo toscano
il primo congresso mondiale di ex bambini lavoratori sullo sfruttamento del
lavoro minorile. L’iniziativa sarà presentata domani a Firenze, presso la Sala
dei Duecento di Palazzo Vecchio da Mani Tese/Rete Lilliput, Cgil, Cisl, Uil, in
collaborazione con la Regione Toscana e il Comune di Firenze. Parteciperanno
alla conferenza stampa il Presidente della Regione Toscana Claudio Martini, il
Sindaco di Firenze Leonardo Domenici , Daniela Lastri Assessore pubblica
istruzione, politiche infanzia, adolescenti e giovani di Firenze, Frans
Roselaers Direttore del Programma IPEC - OIL – Ginevra, Kailash Satyarthi
Segretario Internazionale Global March against Child Labour, il Direttore
Centrale delle Indagini su Condizioni e Qualità della Vita dell’Istat Linda
Laura Sabbadini, Carmelo Cedrone in rappresentanza di Cgil, Cisl, Uil,
Mariarosa Cutillo Coordinatore Europeo Global March against Child Labour,
Isabella Pirone del Gapa di Catania. Il Congresso ha ricevuto in questi giorni
l’alto patronato del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e
rappresenta, sottolineano i promotori, l’apice di un percorso che vedrà
impegnata Mani Tese, come coordinatore europeo della Global March against Child
Labour in diverse iniziative tra cui il 20 novembre la Giornata internazionale
per i diritti dell’infanzia ed il lancio nazionale del Childen’s World Congress
on Child Labour nel febbraio 2004.
14. Bambini stranieri a scuola, un
vademecum del Ministero dell’istruzione. (migranews.org), 6 ottobre 2003. Un vero e proprio
vademecum per l'accoglienza dei bambini stranieri nei servizi educativi per
l'infanzia (nidi e materne) del paese. Una scuola per tutti... - questo il
titolo del volume - è una iniziativa del Ministero dell’Istruzione pensato per
fornire agli insegnanti un aiuto concreto nel non facile compito di accogliere
bambini provenienti da culture spesso molto diverse. Oltre ad indicazioni di
carattere più strettamente metodologico, il testo contiene anche informazioni
pratiche quali quelle sul "pronto soccorso linguistico" (l'elenco
delle parole chiave nelle lingue straniere più diffuse) e sugli "avvisi di
routine e i messaggi" per le famiglie. L'ultimo capitolo inoltre fornisce
gli indirizzi e i numeri di telefono di tutte le associazioni di immigrati e
dei centri che si occupano di famiglie e genitori stranieri nelle diverse
regioni italiane. Il vademecum rientra in un progetto più complessivo per
l'inserimento dei bambini stranieri che comprende varie iniziative, fra cui
anche un corso di formazione al quale hanno partecipato 100 coordinatori
pedagogici (le figure che a loro volta devono formare gli insegnanti).
Un’iniziativa che punta a creare le migliori condizioni possibili per
accogliere i bambini stranieri e le loro famiglie, educando alla tolleranza,
alla interculturalità e alla comprensione reciproca. Gli ultimi dati nazionali
infatti parlano di una crescita delle iscrizioni dei bambini stranieri per il
ciclo 2003-04 dell'8% (mentre calano del 2,5% quelle dei bambini italiani).
15. L'inchiesta: sono soprattutto
le Pmi ad assumere immigrati. Rari gli stranieri nella grande industria
italiana. (Stranierinitalia),
6 ottobre 2003. Azienda Italia, chi assume gli immigrati? Una risposta è
arrivata da una mini-inchiesta del quotidiano Repubblica, che ha svelato dati interessanti sul
numero di stranieri che trovano lavoro nelle aziende italiane, grandi o piccole
che siano.Ecco in sintesi i dati della ricerca: sono soprattutto le piccole
e medie imprese ad assumere immigrati. Quote ridotte, invece, nei gruppi di
ampie dimensioni: nella grande industria gli stranieri sono una rarità.Gli
immigrati sono quasi sempre impiegati per mansioni di bassa manovalanza ( per
lavori spesso appaltati a ditte esterne). Imprese in dettaglio. Il gruppo Luxottica, presente nell´area di Belluno, dà lavoro
a 60 stranieri su 5000. Vengono dal Nord Africa, dalla Romania, dall´ex blocco
sovietico e la loro collocazione è quella cosiddetta della manovalanza
media.Alla Fiat
lavorano circa 400 extracomunitari, su 86 mila dipendenti, di cui la metà solo
nell´area torinese. Vengono dal Nord Africa e dall´ est europeo e sono tutti
integrati. Il dato va considerato alla luce di due elementi. Primo: l´azienda
non assume più nessuno da qualche anno. Secondo: tutti i lavori a livello più
basso, dalle pulizie tecniche ai servizi, sono affidati a ditte esterne.Divella, uno degli industriali della pasta più
famosi, nell´impianto in provincia di Bari impiega un solo straniero su 250
dipendenti: è un marocchino addetto all´ufficio commerciale. Il gruppo Benetton, che ha già delocalizzato molte produzioni
in paesi dove il costo del lavoro è più conveniente, impiega 150 persone
provenienti dall´ Europa dell´est, dalla Cina, dal Nord Africa tutte con la
qualifica di "tecnico" medio-alto. I dipendenti italiani sono 2500.
Il gruppo Merloni ne
impiega 125 (su 5000), tutti operai nord africani e tutti concentrati nelle
fabbriche vicino Bergamo, Treviso e Torino. L´azienda ha cercato anche di
assumere un pò di manodopera ben qualificata, ma confessa di aver rinunciato
per i troppi vincoli burocratici incontrati. Negli organici del gruppo Telecom figurano 150 stranieri (su 81 mila
dipendenti) in massima parte provenienti da ogni angolo d´Europa.In Italia
Secondo le statistiche della Camera di Commercio di Milano, la Regione che
assume più immigrati è la Lombardia: oltre 33 mila, il 20 per cento del totale.
Seguono il Veneto (22 mila, il 13,5 per cento del totale) e l´Emilia Romagna
(circa 19 mila, l´11,5 per cento). Il Sud è praticamente a zero. La maggior
parte delle aziende che assumono i lavoratori stranieri ha un massimo di 9
dipendenti
16. Lampedusa, sbarcano 133
immigrati. Tra le persone giunte nel porto dell'isola su un barcone di dieci
metri, ci sono anche 35 donne e nove bambini. Hanno trovato ricovero nel centro
di prima accoglienza dell'isola. (Il Nuovo), LAMPEDUSA, 5 ottobre 2003. Una carretta
del mare è approdata questa mattina nel porto di Lampedusa. Sono sbarcati 133
immigrati, tra cui 35 donne e nove bambini. L' imbarcazione in legno, lunga
dieci metri, era stata avvistata ieri sera da un aereo della Marina militare a
65 miglia a sud dell'isola. Dopo l’avvistamento il barcone è stato agganciato
da due motovedette della guardia costiera che l’hanno scortato fino a
Lampedusa. Gli immigrati, di diverse nazionalità, sono stati trasferiti nel
centro di prima accoglienza dell'isola, di nuovo sovraffollato. Nei giorni
scorsi infatti, in seguito alla nuova ondata di sbarchi, sono giunti circa 400
clandestini.
17. Frattini: Turchia capofila
lotta al traffico di clandestini. (Agi), 4 ottobre 2003. La collaborazione tra Turchia ed Unione
Europea nella lotta contro il traffico di clandestini e' sempre piu' stretta.
Lo hanno detto i ministri degli Esteri di Italia e Turchia al termine di una
colazione a Villa Madama. "Ho raccolto" ha detto il capo della
diplomazia italiana, Franco Frattini, "la disponibilità molto apprezzabile
da parte di Ankara a collaborare ancora di più non solo con l'Italia, ma con le
operazioni europee di prevenzione e controllo". Secondo Frattini
"questo vuol dire coinvolgere la Turchia nella strategia europea messa a
punto a Salonicco che prevede iniziative politiche nei confronti dei Paesi
terzi di origine e di transito dei flussi migratori". Il ministro degli
Esteri turco Abdullah Gul, ha sottolineato da parte sua, che le misure adottate
da Ankara hanno portato a una "sensibile riduzione" delle migrazioni
attraverso il suo Paese. La lotta contro il traffico dei clandestini e' uno dei
temi principali della politica della presidenza italiana dell'Unione Europea
nei confronti dei paesi del Mediterraneo. Il tema è stato affrontato nel maggio
scorso durante le visite che Frattini ha fatto in nord Africa e in Medio
Oriente e durante quella di Berlusconi in Turchia il 12 maggio. Il ministro
degli Esteri italiano ha ribadito l'apprezzamento per le riforme compiute da
Ankara per adeguarsi ai criteri di adesione all'Unione e si e' detto convinto
che, mantenendo questo ritmo, alla fine del 2004 potranno essere avviati i
negoziati per l'ingresso nell'Ue. Frattini ha assicurato che la presidenza
italiana continuerà a portare avanti il suo "impegno ad aiutare la Turchia
a completare le riforme nei campi civile, giudiziario, politico ed economico,
come stabilito a Copenaghen".
18. L’Europa tuteli gli
immigrati. Alla vigilia della Conferenza intergovernativa dell'Unione europea -
che si apre il 4 ottobre a Roma - Amnesty International e un gruppo che
raccoglie decine di Ong europee, in un documento esprimono preoccupazione per
le disposizioni in materia di diritti umani contenute nel progetto di
Costituzione. (Nigrizia), 3 ottobre 2003. Il
documento chiede alla Conferenza intergovernativa di premere per il pieno
rispetto dei fondamentali diritti umani e dedicare la necessaria attenzione
alle carenze presenti nella Parte III del progetto di Costituzione, in materia
di immigrazione, asilo, cooperazione giudiziaria e cooperazione di polizia.
«Senza un preciso chiarimento – affermano le Ong – alcune delle disposizioni
della nuova Costituzione rischiano di essere male applicate e di abbassare gli
attuali standard in materia di diritti umani». Tra i vari punti sollevati, la
gestione dei flussi di asilo «Il progetto
di Costituzione - sostengono le Ong - contiene una disposizione riguardante
"il partenariato e la cooperazione con paesi terzi per gestire i flussi di
richiedenti asilo o protezione sussidiaria o temporanea". Senza un
chiarimento, questa formula rischia di essere male applicata, nel senso di
autorizzare gli Stati membri a "subappaltare ai paesi terzi i propri
doveri di protezione". Questo articolo "contiene la possibilità che
l’Unione europea spinga i paesi terzi ad accogliere le persone che chiedono
protezione all’interno dell’Unione"». Per quanto concerne l’immigrazione le Ong sottolineano che «occorre chiarire e integrare il
riferimento al trattamento equo dei cittadini di paesi terzi legalmente
residenti negli Stati membri». A giudizio delle Ong «gli standard di
trattamento devono essere equiparati a quelli relativi al trattamento dei
cittadini di nazionalità degli Stati membri». Il documento è stato promosso
da:Amnesty International, Cimade (Service Oecumenique d’entraide), ECRE
(European Council on Refugees and Exiles), Finnish Jurists for Human Rights,
ILPA (Immigration Law Parctitioners’ Association), Jura Hominis (Sezione
Italiana di International Commission of Jurists), JUSTICE, NJCM (Sezione
olandese di International Commission of Jurists), OMCT - Europe (World
Organisation Against Torture), Open Society Institute (Brussels), Statewatch.In
Italia vi hanno aderito:ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà e Medici Senza
Frontiere - Missione Italia. Il documento "Verso una Costituzione per
l’Europa: Giustizia e Affari interni. I commenti delle Organizzazioni non
governative per la Conferenza intergovernativa" può essere scaricato da www.amnesty-eu.org
o da www.statewatch.org
oppure lists.peacelink.it.
19. OCCUPAZIONE: Eurispes, Istat
include immigrati regolarizzati (Ansa), ROMA, 3
ottobre 2003. L'Eurispes polemizza con l'Istat sui dati diffusi il 24 settembre
relativi alle forze lavoro che, nel terzo trimestre, secondo l'istituto di statistica,
hanno registrato un incremento degli occupati di 231.000 mila unità rispetto
allo stesso periodo del 2002. L'Eurispes parla di "occupati fantasma
dell'Istat" e per spiegare chi siano i 231.000 afferma che "basta
guardare i dati sulle regolarizzazioni degli immigrati dell'ultimo anno e
considerare i modi come l'Istat costruisce il suo universo di
rilevazione". Il Presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara osserva che
"il prodotto interno diminuisce, la produzione industriale è in calo, gli
ordinativi delle imprese segnano una flessione, gli investimenti sono crollati
ed i consumi rallentano, secondo quanto denunciano tutte la categorie
interessate" per cui "all'interno di un siffatto scenario
macroeconomico non è logicamente possibile che l'occupazione si accresca, a
meno di non ipotizzare un abbassamento consistente della produttività e delle
retribuzioni".L'Istituto di Statistica, spiega Fara, "effettua una
indagine campionaria trimestrale intervistando 200.000 persone, scelte fra
quelle iscritte alle anagrafi comunali". Non appena gli immigrati si
regolarizzano secondo la legge Bossi-Fini, vengono iscritti come residenti nel
comune nel quale vivono. "Ovviamente, gli immigrati che si regolarizzano
hanno tutti un lavoro, che è la condizione indispensabile per ottenere il
permesso di soggiorno". Gli immigrati regolarizzati nell'ultimo anno,
aggiunge l'Eurispes, "dovrebbero essere più di duecentomila, giacché
sappiamo che a giugno 2003 le prefetture erano riuscite ad evadere oltre il 30%
delle oltre 700.000 domande presentate dagli extracomunitari, mentre a fine
settembre 2003 si è tranquillamente superato il 70%. Facendo le debite
proporzioni secondo Fara - risulta che l'emersione legale e quindi statistica
degli extracomunitari ammonterebbe nel giugno 2003 a 259.000 unità, dato
sorprendentemente vicino o addirittura sovrapponibile al numero dei nuovi posti
di lavoro immaginati dall'Istat". L'Eurispes rileva ancora che "la
regolarizzazione degli extracomunitari interessa innanzitutto il nord Italia
(54%), seguito dal Centro (29%) e solo in misura minore il Sud (17%). L'aumento
dell'occupazione secondo la rilevazione trimestrale dell'Istat investe
innanzitutto il Settentrione (62%), secondariamente il Centro (27%) e solo
marginalmente il Mezzogiorno (11%)". Quindi, secondo Fara, "in
tutt'altra luce vanno letti i dati sul Mezzogiorno, che rappresentano un vero e
proprio campanello d'allarme. Nel Mezzogiorno la situazione dell'occupazione
continua ad essere gravissima, poiché, sempre secondo la rilevazione dell'Istat,
1.300.000 persone, per lo più giovani, sono ancora alla ricerca di un lavoro.
Questo significa che il tasso di disoccupazione permane elevatissimo, al 17%,
che è il doppio della disoccupazione a livello europeo e cinque volte quella
del Nord"."In realtà conclude il Presidente dell'Eurispes -
l'occupazione nel Sud si è ulteriormente ridotta: infatti le iscrizioni degli
extracomunitari sono quasi sicuramente superiori all'incremento
dell'occupazione rilevato dall'Istat. Ciò significa che, poiché i lavoratori
stranieri regolarizzati avevano già un'occupazione nel 2002, il tasso di
attività complessivo ha subito un calo nell'ultimo anno".
20. OCCUPAZIONE: De Franciscis (Udeur),
l'Istat da' i numeri (Ansa), ROMA, 3
ottobre 2003. Sull'occupazione l'Istat "dà i numeri": ne è convinto
il portavoce dell'Udeur, Sandro De Franciscis. "Non prendiamoci in giro. I
231.000 nuovi occupati di cui parla l'Istat sono solo un bel sogno. La realtà -
sottolinea - é ben diversa da quella che ci vorrebbe far credere l'Istituto
Centrale di Statistica. Non si tratta di giovani, o meno giovani, che
finalmente escono dal tunnel della disoccupazione. E questa sarebbe una belle
notizia. No, il calcolo è stato fatto su quelle migliaia di immigrati che già lavoravano,
ma in nero, nel nostro paese e che ora hanno deciso di uscire dalla
clandestinità: si sono muniti di un contratto di lavoro e quindi si sono potuti
regolarizzare"."La disoccupazione, soprattutto al Sud, è invece
ancora livelli allarmanti e resta - conclude De Franciscis - la vera emergenza
nazionale. Invece di giocare con i numeri, il governo farebbe bene dopo oltre
due anni, di ricordarsi di quel 'Patto' firmato con gli italiani e di
affrontare il problema con determinazione e senza bluff".
La rassegna stampa è curata dall’ufficio stampa
dell’OIM: Tel. 06 44186 223 E-mail iomromepress@iom.int ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER
LE MIGRAZIONI (OIM) Missione di collegamento in Italia
e di coordinamento per la Regione del Mediterraneo Via Nomentana 62 • 00161 Roma • Italia Tel: +39.06.44 23 14 28 • Fax: +39.06.440 25 33 • E-mail: MRFRome@iom.int • Internet: http://www.iom.int |
La rassegna stampa può essere consultata anche
sul sito www.immagineimmigratitalia.it Sito Web realizzato nell'ambito del Progetto
comunitario "Immagine degli immigrati in Italia tra
media, Società civile e mondo del Lavoro" |
Per non ricevere più questa
rassegna stampa, inviare un messaggio a iomromepress@iom.int scrivendo nell'oggetto:
"cancellare".