dal
21 al 24 ottobre 2003
1. CIAMPI, necessario integrare
lavoratori immigrati (ANSA)
2. IMMIGRAZIONE: Pisanu, la legge
bossi-fini e' da rivedere (ANSA)
3. PROSTITUZIONE - Si insedia
ufficialmente il Tavolo sulla prostituzione istituito dalla Provincia di Ancona (Redattore Sociale)
4. PROSTITUZIONE - Borini (Free Woman):
''Fenomeno in costante aumento. Le ragazze lavorano sempre più su appuntamento
e per strada si vedono meno''
(Redattore Sociale)
5. RIFUGIATI – ''Storie di diritti
negati'': 5 associazioni per una ricerca sui richiedenti asilo (Redattore Sociale)
6. IMMIGRAZIONE - Cala il numero di
sbarchi dei clandestini, il più basso degli ultimi anni (tra le 13mila e le
14mila persone). ''Ingiustificati gli allarmismi politici e mediatici'' (Redattore Sociale)
7. IMMIGRAZIONE – Msf: ''Finalmente
l'impegno del Governo a garantire la permanenza degli irregolari con problemi
di salute'' (Redattore Sociale)
8. “Ci servono tanti soldi e radar, non
la polizia” (Corriere della Sera)
9. IMMIGRAZIONE: 5+5, prioritaria lotta
a clandestinità/ANSA Conclusa con un documento la conferenza di Rabat (ANSA)
10. IMMIGRAZIONE: Forlani (UDC), più
cooperazione tra paesi UE togliere embargo a Libia, rivedere la legge
Bossi-Fini
(ANSA)
11. IMMIGRAZIONE: Violante, incerto il
futuro proposta di Fini
(ANSA)
12. IMMIGRATI: esaminate
550 mila domande regolarizzazione (AGI)
13. RIFUGIATI – Richiedenti asilo
vittime di torture e violenze. Il 51% arriva dal Medio Oriente; il 75% ha meno
di 35 anni (Redattore Sociale)
14. RIFUGIATI – Sono circa 250 i
richiedenti asilo senza dimora intercettati ogni giorno in alcune zone di Roma.
Il 26% dorme all'aperto da un anno o più (Redattore Sociale)
15. RIFUGIATI – Il percorso dei
richiedenti asilo: in media 6 notti all'aperto e poche informazioni. Solo il
10% ha avuto un corretto orientamento; 10 mesi per arrivare in Commissione (Redattore Sociale)
16. CLANDESTINI:
Cuffaro, un piano Marshall per il Mediterraneo (AGI)
17. MAFIE
STRANIERE IN ITALIA: tratta esseri umani nuovo business (AGI)
18. IMMIGRAZIONE: Francia, presentata
riforma diritto asilo de Villepin propone razionalizzazione procedure (ANSA-AFP)
19. IMMIGRAZIONE: 5+5; Maroni a Rabat,
collaborazione e quote ministro del lavoro sottolinea importanza legge
Bossi-Fini (ANSA)
20. IMMIGRAZIONE: europarlamentari
Italia invocano UE / ANSA Prodi, o politica di tutta Europa o altre Lampedusa (ANSA)
21. COX: direttive approvate su immigrati,
ma paesi frenano intervista al Corriere della Sera (ANSA)
22. IMMIGRAZIONE: Berlusconi,
accoglienza degna nostra civilta' (ANSA)
23. IMMIGRAZIONE: Berlusconi,
accoglienza degna nostra civilta' (2) (ANSA)
24.
CLANDESTINI:Pisanu,tragedia che pesa su coscienza Europa (AGI)
25. CLANDESTINI:
Pisanu, Europa adotti sistema quote di ingresso (AGI)
26. IMMIGRATI: Fini, non
forza lavoro ma uomini con dignità (AGI)
27.
CLANDESTINI: Domenici (ANCI), sostenere progetti decentrati (AGI)
28. SBARCHI: Vigna,
mafia e 'ndrangheta estranee
(AGI)
29. RIFUGIATI - Schiavone (Ics): ''Con
le nuove norme saranno trattenuti migliaia di immigrati che non hanno commesso
alcun reato''
(Redattore Sociale)
30. IMMIGRAZIONE:donne somale, colpa e'
indifferenza generale
(ANSA)
31. COOPERAZIONe - I 160 milioni mai
erogati alle ong alle imprese italiane che operano all'estero? Legambiente:
''E' assurdo''
(Redattore Sociale)
32. COOPERAZIONE - Ong Italiane: ''Le
risorse dei paesi poveri finiscono nelle tasche delle imprese italiane” (Redattore Sociale)
33. WELFARE – Dal Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali 13milioni e mezzo di euro per i progetti delle
associazioni
(Redattore Sociale)
1. CIAMPI, necessario integrare lavoratori immigrati (ANSA) 24 ott 2003 ROMA -
Per sostenere lo sviluppo ''e' necessario sapere sempre meglio integrare nel
sistema nazionale i lavoratori immigrati richiesti in molte aree del paese da
nostre imprese agricole e industriali'', ha detto il presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale. E' positivo inoltre, ha sottolineato,
che si torni a tassi positivi di crescita demografica. E contribuisce a
sostenere lo sviluppo ''la politica di bilancio in condizioni di equilibrio
della finanza pubblica''.
2. IMMIGRAZIONE: Pisanu, la legge bossi-fini e' da rivedere (ANSA) 24 otto - ROMA - ''La legge Bossi-Fini ad un anno dalla sua
approvazione ha manifestato punti di forza e debolezze che vanno riviste''. Lo
ha dichiarato il ministro dell'Intero, Giuseppe Pisanu, nell'informativa al
Senato sull'immigrazione. ''Dunque, proprio su proposta del ministro Bossi - ha
detto il responsabile del Viminale - il governo si appresta a fare un bilancio
complessivo ad un anno dall'entrata in vigore del provvedimento''. Riferendosi
poi a quanto sostenuto dal presidente del Copaco, Enzo Bianco, che aveva
parlato di circa un milione e mezzo di immigrati pronti a partire dal Nord
Africa, il ministro ha spiegato che ''In Libia, su 5 milioni di abitanti, ci
sono 2 milioni di immigrati, stabilizzati e che non sono sul piede di partenza''
3. PROSTITUZIONE - Si insedia
ufficialmente il Tavolo sulla prostituzione istituito dalla Provincia di Ancona
(Redattore
Sociale) 24 ottobre 2003
ANCONA - Enti locali, Aziende Usl, associazioni, ma anche prefetture, questure,
commissariati di polizia e comandi dei carabinieri. Sono i membri che
partecipano al Tavolo provinciale sulla prostituzione, istituito dalla
Provincia di Ancona per combattere in sinergia lo sfruttamento della
prostituzione e la tratta. Il Tavolo, dopo i primi mesi di attività, si è ora
insediato ufficialmente e ha messo a punto i propri obiettivi. I suoi compiti?
Programmare gli interventi nella provincia, funzionare come raccordo tra le
istituzioni (UE, Ministeri, Regione, prefetture, questure, Enti locali), tra i
diversi attori che lavorano nel campo della prostituzione (Enti pubblici e
privato sociale), tra aree (servizi sociali, sanità, formazione professionale).
Non solo: il Tavolo si occuperà di definire le strategie di reperimento delle
risorse finanziarie per avviare i diversi progetti, di attivare azioni di
accompagnamento, di informazione e formazione, di stimolare il lavoro di rete
con l’organizzazione di momenti di ascolto e di scambio tra i soggetti che
lavorano a vario titolo nei progetti, di monitorare e valutare le varie azioni.
Le zone su cui si concentra il lavoro del Tavolo sono i Comuni di Falconara,
Montemarciano, Senigallia, tutti territori fortemente interessati al fenomeno
della prostituzione di strada: aree periferiche industriali e commerciali che
di notte diventano deserte, attraversate da una strada statale a grande
scorrimento (la SS 16) e con numerose aree di servizio; zone molto vicine alle
linee ferroviarie Ancona-Bologna e Falconara-Roma, nelle vicinanze dello scalo
aeroportuale di Ancona-Falconara e a 10 Km dal porto di Ancona, punto di arrivo
e partenza dei traghetti per Albania, Croazia e Grecia, Montenegro, Turchia. I
dati arrivano dall’associazione Free Woman, membro del Tavolo, che porta avanti
dal 1995, in collaborazione con gli enti locali e le istituzioni, progetti per
contrastare il fenomeno dello sfruttamento e della tratta. Le ragazze che ogni
notte popolano queste strade, nella zona Nord di Ancona, provengono
principalmente da Nigeria, Albania, Moldavia, Ucraina, Romania, Brasile,
Russia.
4. PROSTITUZIONE - Borini (Free Woman):
''Fenomeno in costante aumento. Le ragazze lavorano sempre più su appuntamento
e per strada si vedono meno'' (Redattore Sociale)
24 ottobre 2003 ANCONA – Monitoraggio costante del territorio, analisi del
fenomeno dello sfruttamento, sinergia. Sono questi i punti fondamentali da cui
parte il lavoro del neonato Tavolo sulla prostituzione della Provincia di
Ancona. Riccardo Borini, dell’associazione Free Woman, ci ha spiegato in che
modo è nato il progetto.Da dove nasce il Tavolo? “Nasce tutto da un progetto avviato nel 1995, come
associazione di volontariato, e dall’attività degli anni seguenti. Poi gli Enti
locali, Regione, Provincia, Comune di Ancona, Falconara, Montemarciano,
Senigallia hanno via via aderito al progetto. Si è quindi reso necessario uno
spazio stabile di raccordo sulle questioni dello sfruttamento e della
prostituzione, e la Provincia di Ancona ha istituito il Tavolo. Vi partecipano
Enti locali, Ausl, associazioni e anche prefetture e forze dell’ordine”. In
altre realtà italiane non sempre è facile stabilire rapporti di collaborazione
con le forze dell’ordine…“I
rapporti qui sono buoni. Non solo era già stato istituito – anche se ora è
venuto meno – un Consiglio territoriale per l’immigrazione presso la
Prefettura, che si occupava nello specifico di tratta, ma esiste anche un
referente della questura di Ancona sull’articolo 18”. In che cosa consiste
questa collaborazione? “La
questura ci avvisa quando, dopo operazioni particolari o retate, entra in
contatto con ragazze in difficoltà, soprattutto per fare partire percorsi di
protezione sociale per le vittime della tratta. Con la legge Bossi Fini, poi, e
i problemi con i permessi di soggiorno e le espulsioni, si è intensificata
molto la collaborazione con l’Ufficio stranieri”.Ritornando al Tavolo, quali
sono i suoi compiti?“Il
Tavolo è un organismo di indirizzo politico; decide quindi le risorse da
destinare ai progetti e coordina le attività tra tutti gli attori coinvolti.
Esiste poi un Tavolo più tecnico, questo intercomunale, che si occupa della
parte pratica, operativa, della messa in pratica degli interventi. Questo
secondo Tavolo coinvolge in particolare il Comune di Montemarciano, Senigallia,
Falconara. Si occupa quindi del lavoro delle unità di strada, degli sportelli,
del materiale informativo per le ragazze”.Come è cambiato il fenomeno della
prostituzione nelle vostre zone? “La prostituzione è cambiata molto. A partire da quella di strada.
Qualche dato: nel 2002 avevamo 30-60 presenze, nel 2003, fino ad aprile, le
presenze sono calate notevolmente, solo 10-30; da maggio ad oggi c’è invece di
nuovo un lieve aumento, da 20 a 40. Questo significa che il fenomeno è in
costante mutamento. Le ragazze lavorano sempre più su appuntamento, quindi per
strada si vedono meno: scendono da una macchina di un cliente, per intenderci,
e salgano subito dopo su quella di un altro. Le nigeriane, invece, che sono
sempre di più, si sono spostate in zone ancora più periferiche e nascoste, in
mezzo ai campi, dove è facile scappare se arriva la polizia. E’ chiaro che in
questo modo chi sfrutta le ragazze rischia molto meno, diventano invisibili”.E
la prostituzione indoor? E’ un fenomeno diffuso nelle zone in cui lavorate?“E’ molto diffusa. Basta dare un’occhiata
agli annunci sui giornali, e mi riferisco ai quotidiani non a quelli
“specializzati”. Sono aumentati in modo visibile: le ragazze segnalano il
numero di telefono e la zona in cui ricevono i clienti. Diciamo che a Nord di
Ancona è più diffusa la prostituzione su strada, mentre a Sud, sulla costa,
intorno a località balneari come Numana, sono le case chiuse ad essere più
numerose”. Come cambia, quindi, la vostra attività?“Stiamo pensando e mettendo a punto nuove modalità
di intervento. La nostra unità di strada esce due volte a settimana, ma accade
sempre più spesso che dopo 3, 4 contatti le ragazze non si vedono più. E’
difficile quindi stringere, approfondire i contatti. La prima cosa che faremo
sarà allargare il Tavolo anche ai Comuni che hanno più diffuso nei loro
territori il fenomeno della prostituzione in appartamenti, locali notturni,
centri massaggi. Forme di sfruttamento molto più strette e difficili da
contrastare, per cui diventa ancora più fondamentale un lavoro di sinergia
coordinato”.
5. RIFUGIATI – ''Storie di diritti
negati'': 5 associazioni per una ricerca sui richiedenti asilo (Redattore Sociale) 24 ottobre 2003 ROMA – Da una parte, la
mancanza assoluta di dati quantitativi sulla condizione dei richiedenti asilo a
Roma, dall’altra l’assenza di analisi su bisogni e aspettative di persone
costrette a lasciare improvvisamente la propria terra, spesso in conseguenza di
persecuzioni o violenze: sono le due motivazioni che hanno spinto diverse
associazioni ad avviare un monitoraggio sul territorio cittadino, nell’ambito
del progetto “Diritti umani e volontariato”. Ora le 5 associazioni (Centro
Astalli, Casa dei Diritti Sociali-Focus, Ronda della Solidarietà, Medici contro
la tortura, Progetto Casa Verde) presentano il risultato della loro ricerca
nella pubblicazione “Storie di diritti negati”, presentata oggi alla Sala
Assunta. L’attività di monitoraggio, durata 12 mesi a partire dal giugno 2002,
ha consentito di intervistare 250 persone, di cui oltre l’81% sono richiedenti
asilo; poco meno del 15% ha già ottenuto lo status di rifugiato, mentre il
rimanente 4% circa è in possesso di un permesso di soggiorno per motivi
umanitari. “La situazione dei richiedenti asilo in Italia, già compromessa da
diversi anni per la mancanza di una legge organica in materia, si è aggravata
dopo l’approvazione della cosiddetta legge Bossi-Fini – denunciano le
associazioni -. In vista della piena efficacia degli articoli in materia di
asilo (che avverrà in seguito all’entrata in vigore del regolamento di
attuazione, in via di promulgazione) è iniziato un periodo di attesa, in cui
sono state sospese le già esigue misure di assistenza previste dalla normativa
in vigore e la stessa procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato
è divenuta nebulosa e ancora più incerta”. I risultati del monitoraggio
ribadiscono la gravità della situazione: “Viene confermata la vergognosa
trafila che i richiedenti asilo deve sopportare: mancanza di informazioni sui
propri diritti, notti all’aperto, file lunghissime davanti alla Questura,
attesa di anni prima di essere convocati dalla Commissione che decide sulla
loro domanda di asilo. Tutto questo, mentre non possono lavorare e non hanno
alcuna certezza sul proprio futuro”, osserva la ricerca, che al III capitolo
presenta 10 casi studio di richiedenti asilo e rifugiati, monitorati dal maggio
2002 a giugno 2003. “Attraverso la lettura delle loro storie, può essere
approfondito il percorso che hanno compiuto in Italia, la precarietà della loro
condizione, i bisogni, le speranze, le attese negate – sottolinea l’indagine -,
ma anche le buone pratiche di orientamento e assistenza che si riescono a
mettere in atto da parte sia di Istituzioni che di Associazioni del settore.
Purtroppo ancora per troppe poche persone”. Sintetizzando i risultati del
monitoraggio, le associazioni notano “la mancanza di un organico ‘sistema
pubblico’ di accoglienza, orientamento e integrazione dei richiedenti asilo e
rifugiati, capace di dare un supporto, seppur minimo, alle loro attese e ai
loro bisogni. La mancanza di una legge specifica sull’asilo (l’Italia è l’unico
Paese europeo a conservare questo triste primato) e l’insufficienza cronica di
risorse finanziarie dedicate, non consentono alcuna programmazione e dunque
l’adozione di piani o misure significative”. Non mancano le buone pratiche di
Istituzioni locali e di associazioni di volontariato, “ma non bastano. Eppure
la questione richiedenti asilo in Italia riguarda un numero limitato di
persone, ben inferiore alla media europea, che certamente dovrebbe essere alla
portata di uno dei Paesi più industrializzati al mondo. Basterebbe volerlo”
6. IMMIGRAZIONE - Cala il numero di
sbarchi dei clandestini, il più basso degli ultimi anni (tra le 13mila e le
14mila persone). ''Ingiustificati gli allarmismi politici e mediatici'' (Redattore Sociale) 24 ottobre 2003 - ROMA - Ingiustificati
gli allarmismi politici e mediatici sull'immigrazione irregolare: secondo i
dati quest'anno si potrebbe registrare il numero di sbarchi più basso degli
ultimi anni (tra le 13mila e le 14mila persone). Lo evidenzia la ricerca “Gente
umana. L’immigrazione irregolare in Italia tra allarmismo politico-mediatico e
realtà dei numeri”, curata da Luigi Manconi e Andrea Boraschi per
l'associazione "A buon diritto". Lo studio, ancora in versione
provvisoria, è stato illustrato stamani dallo stesso Manconi durante la
conferenza stampa alla Sala Assunta promossa dal Centro Astalli per la
presentazione del volume “Storie di diritti negati” e della ricerca sugli
orientamenti giurisprudenziali in materia d’asilo. “A fronte di alcuni periodi
in cui l’afflusso di migranti sulle nostre sponde si intensifica (è il caso
delle prime settimane di giugno 2003 e di questa seconda metà di ottobre), la
tendenza complessiva risulta in linea con quelle degli anni precedenti, a
partire dal ’98, ed è una tendenza alla riduzione”, sottolinea lo studio. I
cambiamenti riguardano le rotte di viaggio, la provenienza dei migranti,
l’organizzazione e la gestione delle “tratte”. Nei primi 9 mesi e mezzo di
quest’anno si stima che circa 11mila stranieri siano arrivati irregolarmente,
via mare, sulle coste italiane; 181 gli sbarchi; nello stesso periodo
considerato, relativo però al 2002, gli arrivi erano stati quasi 15mila, per un
totale di 248 sbarchi, con una media di 57.7 persone per sbarco, contro le 59.4
del 2003. Più numerose le tragedie avvenute nel corso degli sbarchi o della
navigazione verso le nostre coste nei primi 10 mesi dello scorso anno: 113
morti, 82 dispersi, 182 feriti (fino ad oggi, quest’anno sono stati
rispettivamente 68, 159, 76). Nel 2003 la regione più interessata dagli sbarchi
(165 finora) è la Sicilia, per un totale di 10.345 persone arrivate. In
generale, il gruppo più significativo è costituito dai somali (12,3% degli
identificati), seguiti dai palestinesi (11,5%), dagli iracheni (8,3%), mentre
il 7,3% degli stranieri sbarcati è di etnia curda. Complessivamente i
nord-africani sono il 20,6%, gli eritrei il 5,3%. Invece nel 2002 curdi e
cingalesi rappresentavano le comunità più numerose; gli albanesi sono
notevolmente diminuiti rispetto agli anni ’90, mentre tra i nord-africani il
gruppo più significativo resta quello dei marocchini (35%). Impressionante, e
in aumento, il numero dei dispersi, che comprende “migranti che, avvistando
un’imbarcazione, si gettano in mare per raggiungerla a nuoto, senza riuscirvi e
senza più venire recuperati; vittime di naufragi, stimati numericamente sulla
base delle testimonianze dei superstiti, di cui si perde ogni traccia; persone
gettate in mare dagli scafisti per ‘alleggerire’ le imbarcazioni in condizioni
di navigazioni difficili, o cadute a seguito di colluttazioni avvenute sugli
scafi, in conseguenza della fame e della sete, della costrizione e dello
sconforto”. Questi dispersi – commenta la ricerca – sono nella maggioranza dei
casi “migranti deceduti, di cui non è mai stato rinvenuto il corpo”: 195 morti
(113) e dispersi (82) nel 2002 e 227 (76 dispersi e 159 morti) fino al 20
ottobre di quest’anno: 1 morto o 1 disperso ogni 47 migranti sbarcati (1 ogni
91 nel 2002). In ogni caso la ricerca conferma “una sostanziale costanza nel
tempo del fenomeno ‘immigrazione irregolare’, con la sola eccezione del picco
del ’99 (20.174 arrivi), che vede oscillare il numero degli sbarchi tra le
12mila e le 15mila unità. E per 3 immigrati irregolari su 4 l’Italia è soltanto
una tappa di transito verso un paese diverso, non solo dell’Europa”.
7. IMMIGRAZIONE – Msf: ''Finalmente
l'impegno del Governo a garantire la permanenza degli irregolari con problemi
di salute''
(Redattore Sociale) 24 ottobre
2003 ROMA - Medici Senza Frontiere ha espresso soddisfazione per l'impegno
assunto dal Governo italiano a garantire la permanenza sul territorio italiano
degli stranieri privi di permesso di soggiorno con problemi di salute. "Il
Governo italiano finalmente si impegna a tutelare il diritto alla salute delle
persone che arrivano nel nostro paese in cerca di una vita migliore. A nome di
tutti i cittadini italiani che sostengono le nostre attività mi congratulo con
il sottosegretario Mantovano e mi impegno a monitorare l'effettiva applicazione
di questo principio di umanità - ha detto Enrico Davòli, direttore esecutivo di
Medici Senza Frontiere-Italia - La legge Bossi-Fini non ha modificato quanto
già previsto dalla Turco-Napolitano in materia di tutela della salute degli
irregolari spiega Roberto Losciale, responsabile del Dipartimento legale di
MSF-Italia e cioè che anche agli irregolari devono essere assicurate le cure
urgenti ed essenziali, anche se continuative. Ma questo diritto fino a oggi è
stato sostanzialmente negato per una scorretta interpretazione della legge. MSF
ha infatti constato moltissimi casi di espulsione di stranieri affetti da gravi
patologie. Finalmente l'On. Manotovano assicura non solo la corretta
applicazione della legge e quindi il divieto di allontanare gli irregolari
bisognosi di cure - ma anche l'introduzione di un ulteriore strumento di
tutela: la concessione di permessi di soggiorno straordinari per gli stranieri
che scoprono di essere gravemente malati una volta arrivati in Italia".
L’organizzazione si è detta però preoccupata per il destino dei richiedenti
asilo che approdano sull'isola di Lampedusa. “Nelle ultime settimane episodi
drammatici come questo sono diventati una tragica costante. – sottolinea Msf -
Il 3 ottobre, almeno 100 persone, incluse 17 donne e 17 bambini, sono partiti
da Tripoli, capital e della Libia. Quattro ore dopo la partenza il motore del
natante si è rotto, i passeggeri della barca avevano provviste di acqua e cibo
per sole 36 ore. Al quarto giorno è avvenuto il primo decesso. Dieci giorni
dopo, al loro arrivo a Lampedusa, tutti i bambini erano morti e solo due delle
17 donne erano ancora vive, una di queste versa ancora in stato di coma”.
"Il governo italiano, semplicemente, non è preparato a prevenire questo
tipo di tragedie a Lampedusa" spiega Loris De Filippi, Capo Missione di
MSF-Missione Italia. "Nonostante l'Italia non sia sotto assedio, da metà
giugno del 2003 circa 5000 rifugiati sono arrivati sull'isola. Ad ottobre,
circa 600 rifugiati sono arrivati e quasi ogni girono c'è una barca in arrivo.
A causa delle manchevolezze delle autorità italiane nell'assumersi le proprie
responsabilità, l'accoglienza rimane disorganizzata, il livello di assistenza è
minimo e i rifugiati che sopravvivono non sono nemmeno informati dei loro
diritti più elementari" Secondo Msf la posizione italiana rifletta
l'attuale trend presente in tutta l'Unione Europea, “ focalizzandosi
principalmente sulla deterrenza invece che investire in un sistema di seconda
accoglienza ed un'assistenza di più alto livello”
8. “Ci servono tanti soldi e radar, non
la polizia”
(Corriere della Sera) 23
ottobre 2003 RABAT (Marocco) “Non è certo con i
poliziotti che si risolve questo problema» Il ministro libico per la sicurezza: non vogliamo proteggere
noi le vostre coste, abbiamo 9 mila chilometri di confine. Il Maghreb e
l’Europa, cinque Paesi a confronto con altri cinque, l’Italia per noi, insieme
a Francia, Spagna, Portogallo, Tunisia. Mentre le carrette della disperazione
continuano ad affondare nello specchio dei nostri mari, qui in Marocco, a
Rabat, ci ha pensato l’Oim, l’Organizzazione internazionale
per la migrazione, a riunire intorno a un tavolo i Paesi interessati per
cercare soluzioni a questo dramma. È la seconda conferenza, ma è la prima con
carattere operativo: una delle idee è di creare una Interpol mediterranea,
ovvero organizzare la collaborazione di tutte le forze di sicurezza dei Paesi.
«Ma non è così, non è con la polizia che si risolve questo problema». Mohamed
Mesrati è il ministro libico per la giustizia e la sicurezza. Per capire:
l’omologo del nostro ministero dell’Interno. Monsieur
Mesrati, ma le carrette continuano a partire ogni giorno, proprio dalle vostre
coste della Libia. Cosa pensate di fare? «Noi mica vogliamo guardare
le vostre coste per voi. Il problema dell’immigrazione clandestina deve essere
risolto nel suo complesso. Servono tanti soldi e tanti aiuti da portare nei
Paesi d’origine. Non la polizia». Ma c’è gente disperata
che continua a morire in mare. Tanta gente. E’ un’emergenza, un dramma. «E
noi in Libia tutto il tempo guardiamo a questo problema, partecipiamo a tutte
le conferenze, cerchiamo soluzioni». E dunque? In luglio
avete fatto anche un accordo con il nostro Paese. Il ministro dell’Interno
italiano è venuto da voi per concordare una strategia per la lotta
all’immigrazione clandestina. Un accordo dai termini segreti... «Segreti?
Non c’è nulla di segreto in quell’accordo». Non avete
chiesto voi la segretezza? «Affatto». E
allora? Cosa avete deciso? «Cosa stiamo ancora decidendo si deve
dire. Il problema è vasto e complesso. Dopo l’accordo di luglio la vostra
polizia italiana in agosto è venuta in Libia per studiare la situazione. Poi ci
siamo di nuovo incontrati a fine settembre a Malta con il ministro Pisanu e,
ancora, la prossima settimana verrà una delegazione a parlare di nuovo con
voi». E alla fine? Cosa avete deciso per i controlli
delle coste? «Controlli? Ma avete presente come è fatta la Libia?». In che senso? «In Libia ci sono 2 mila chilometri
di coste sul mare e altri 7 mila chilometri di confini desertici. Neanche se
decidessimo di mettere tutti e 5 i milioni di libici a fare da guardia a questi
confini saremmo capaci di controllarli. È dal 1970 che la Libia ha cominciato
ad avere problemi con l’immigrazione illegale da parte di tutta l’Africa.
Abbiamo speso un sacco di soldi, abbiamo provato in tutti i modi, abbiamo
sempre fallito». Ma adesso avete idea di quante persone
siano in Libia pronte per partire dalla vostre coste? «No,
assolutamente». E dunque adesso cosa pensate di fare?
Cosa state decidendo con l’Italia? «Abbiamo bisogno di soldi, tanti
soldi e di mezzi e di tanto hi-tech. Una nostra commissione tecnica ha
preparato una lunga lista per l’Italia di ciò che ci serve: elicotteri,
binocoli, radar. Ma c’è il problema dell’embargo con l’Unione Europea. Abbiamo
chiesto per questo all’Italia di farsi portavoce in Europa». Ma se riusciste mai ad avere tutti questi mezzi, allora
sareste capaci di controllare le vostre coste, i vostri confini desertici?
Sareste in grado di controllare l’immigrazione clandestina?
«Qualsiasi programma di sicurezza non sarà mai sufficiente». Alessandra Arachi
9. IMMIGRAZIONE: 5+5, prioritaria lotta
a clandestinità/ANSA Conclusa con un documento la conferenza di Rabat (ANSA) - RABAT, 23 OTT - La seconda Conferenza
ministeriale sull'emigrazione nel Mediterraneo occidentale (dialogo 5+5) si e'
conclusa nel primo pomeriggio di oggi a Rabat, in Marocco. Alla Conferenza
hanno partecipato 5 paesi dell'Europa meridionale (Italia, Spagna, Portogallo,
Francia e Malta) e 5 paesi dell'Africa settentrionale (Marocco, Algeria,
Tunisia, Libia e Mauritania). Tutti i partecipanti hanno approvato il documento
finale proposto dalla presidenza marocchina in quanto paese ospitante e
accompagnato da un documento attuativo di integrazione. Tra i punti salienti
della risoluzione approvata oggi, la lotta all'immigrazione clandestina come
priorita' che prescinde anche dagli accordi di cooperazione. ''Si e' partiti
dalla lotta al traffico di clandestini - ha detto Roberto Maroni, che guidava
la delegazione italiana - per arrivare alla lotta all'immigrazione clandestina
nel suo insieme''. ''Abbiamo voluto sottolineare l'importanza della lotta
all'immigrazione clandestina slegandola dalla cooperazione un risultato
importante e per nulla scontato, soprattutto da parte dei paesi del Maghreb''.
Nel documento finale del 5+5 si auspica una''gestione efficiente dei flussi
migratori'' nel quadro di una stretta collaborazione tra i paesi delle due rive
del Mediterraneo. Si chiede di promuovere il miglioramento delle condizioni di
vita di soggiorno, di lavoro, degli immigrati maghrebini regolari. I paesi del
5+5 si impegnano anche a procedere nella messa in atto delle raccomandazioni
contenute nella 'Dichiarazione di Tunisi'' e fanno appello per il reperimento e
la disponibilita' dei fondi a questo necessari. Tra le novita' di questa
sessione dei 5+5, il nuovo atteggiamento della Libia che a detta di molti
osservatori si e' mostrata piu' aperta e disponibile, pur sottolineando spesso
che il suo territorio e' solo un punto di passaggio dei flussi migratori
clandestini, e che non un solo un libico e' emigrato in Europa. La Libia e'
apparsa disposta a collaborare per combattere l'emigrazione clandestina, ma ha
messo sul piatto della bilancia la fine dell'embargo europeo e aiuti economici
e tecnologici. Il ministro del Lavoro Maroni si e' detto soddisfatto per i
risultati raggiunti in questa Conferenza, ricordando come l'Italia abbia
dimostrato il ruolo importante che contro l'immigrazione clandestina giocano
gli accordi bilaterali. ''Gli accordi bilaterali funzionano - ha detto - con la
Tunisia un accordo bilaterale ha sensibilmente ridotto il fenomeno. Con il
Marocco ne stiamo per concludere uno analogo e speriamo di convincere comunque
la Libia, anche se su questo ci sarà molto da lavorare”. Maroni porterà il documento
approvato oggi a Berlusconi che il 5-6 dicembre parteciperà a Tunisi alla
riunione dei capi di stato e di governo del 5+5.(ANSA).
10. IMMIGRAZIONE: Forlani (UDC), più cooperazione tra paesi UE togliere
embargo a Libia, rivedere la legge Bossi-Fini (ANSA) -
ROMA, 23 OTT - La legge sull'immigrazione va cambiata, l'embargo alla Libia
revocato e la cooperazione tra i paesi europei rafforzata. Lo chiede il
senatore dell'Udc Alessandro Forlani. "Anche su questo tema - dice il
parlamentare - l'Europa deve superare divisioni anacronistiche e dannose ed
adottare strategie coraggiose e strumenti più efficaci ed impegnativi. Gli
accordi bilaterali conclusi dai singoli stati europei con i paesi di origine
dei potenziali immigrati sono importanti ma non più sufficienti e spesso
l'impegno richiesto appare insostenibile, nella pratica attuazione, da parte
dei singoli firmatari. La pretesa di fermare gli sbarchi attraverso interventi
sporadici e parziali o cooperazioni di polizia non supportate da mezzi
adeguati, o addirittura attraverso accordi finanziariamente insostenibili da
parte dei singoli paesi appare ormai utopistica ed elusiva".Secondo
Forlani "si pone un problema di complessiva strategia europea in termini
di politica estera, con la rimozione di un anacronistico embargo alla Libia che
limita la collaborazione e con più efficaci strategie di cooperazione economica
e prevenzione dei conflitti. Deve considerarsi urgente, anche per il nostro
paese, una disciplina organica del diritto di asilo, invocata dal presidente
Casini. La stessa normativa sull'immigrazione, già profondamente riformata lo
scorso anno, richiede forse qualche correzione ed integrazione"(ANSA).
11. IMMIGRAZIONE: Violante, incerto il futuro proposta di Fini (ANSA) - FIRENZE, 23 OTT - "Non so che fine farà la
proposta Fini" sul voto agli immigrati, "ma penso che entro il mese
di febbraio andremo in aula. A quel punto si vedrà". Lo ha detto Luciano
Violante intervenendo a Firenze a un dibattito organizzato dai Ds toscani che
stanno pensando di far inserire nel nuovo Statuto della Regione l' estensione
del voto agli immigrati. Secondo Violante "nella proposta Fini quello che
non è accettabile è condizionare il diritto di voto al reddito: non si fa più
così dal Quattrocento".Il presidente dei deputati dei Ds definisce
"importante" l' iniziativa della Quercia toscana: "Proporre il
diritto di voto per gli immigrati per le elezioni regionali, credo che sia una
iniziativa molto seria. naturalmente ciò va visto in relazione con gli articoli
117 e 118 della Costituzione che attribuiscono alle Regioni particolari
funzioni per questo tipo di elezioni. Aspetto di conoscere il parere del
costituzionalista, che dice sia possibile, per avere le idee più chiare. Ma è
certo che il centrodestra sta venendo su posizioni che noi portiamo avanti da
anni".
12. IMMIGRATI:
esaminate
550 mila domande regolarizzazione (AGI) -
Roma, 23 ott. - Già 550.000 domande di regolarizzazione di immigrati
extra-comunitari su complessive 705.172 presentate sono state esaminate dalle
prefetture che hanno proceduto finora a 632.842 convocazioni. 87 Prefetture su
un totale di 103 hanno gia' terminato questo lavoro relativo alle
regolarizzazioni che si prevede possa essere concluso su tutto il territorio
nazionale entro il prossimo 31 dicembre. Sono le cifre fornite al Comitato
parlamentare di controllo e di vigilanza in materia di Immigrazione
(Schengen-Europol, presidente Alberto Di Luca) dal prefetto Anna Maria
D'Ascenzo, capo Dipartimento per le Liberta' Civili e l'Immigrazione del
Ministero dell'Interno. Nella seduta del Comitato parlamentare Di Luca ha messo
in rilievo che "il calo del 40% degli sbarchi di clandestini verificatosi
dal 1° gennaio al 10 agosto di quest'anno e' il risultato sia
dell'applicazione della Legge Bossi-Fini sia dell'efficacia degli accordi in
vigore con alcuni paesi di partenza". "A questo si affianca - ha
detto ancora - il dato che per ogni clandestino arrivato ben quattro sono stati
allontanati nello stesso periodo". Di Luca - informa una nota del Comitato
- ha espresso "i piu' vivi complimenti al Prefetto e a tutte le strutture
del Viminale impegnate in questa attivita' di applicazione della Legge che non
ha proprio nulla della sanatoria e che e' persino improprio chiamare
regolarizzazione. Si e' infatti dimostrata, e cosi' verra' ricordata, come la
piu' importante operazione di emersione dal lavoro nero. Inoltre - ha
proseguito Di Luca - mi sembra che gia' dai dati oggi comunicati dal Prefetto
D'Ascenzo, si possa dire che i tempi richiesti risulteranno cinque volte piu'
veloci della ultima 'semplice' sanatoria del centrosinistra".
13. RIFUGIATI – Richiedenti asilo
vittime di torture e violenze. Il 51% arriva dal Medio Oriente; il 75% ha meno
di 35 anni
(Redattore Sociale) 23 ottobre
2003 - ROMA – Molti richiedenti asilo e rifugiati hanno subito nei Paesi di
origine torture e violenze di ogni genere: di loro si occupa l’associazione
umanitaria “Medici contro la Tortura”, composta da medici, psicologi,
psicoterapeuti e terapisti della riabilitazione, passata dalle 62 visite
registrate nel 1999 alle 255 del 2002. I dati relativi alle attività dello
scorso anno vengono riportati nel volume “Storie di diritti negati”, curato dal
Centro Astalli e presentato oggi alla Sala Assunta.Il 51% delle vittime di
tortura contattate nel 2002 dall’associazione – che opera a Roma da oltre 10
anni con richiedenti asilo che hanno subito nei paesi di origine trattamenti
violenti, degradanti e disumani per motivi politici, religiosi o etnici -
proveniva dall’area medio-orientale, quasi esclusivamente dal Kurdistan
(iracheno,iraniano e turco), il 27% dall’Africa subequatoriale; seguono
l’Africa nord-orientale (soprattutto Sudan) e nord-occidentale, che include le
regioni del Maghreb. Le persone assistite sono prevalentemente giovani, di età
compresa tra i 17 e i 53 anni; il 75% ha meno di 35 anni e solo il 3% supera i
45 anni. Nell’85% dei casi i pazienti sono di sesso maschile, in arrivo
soprattutto dall’Asia islamica e dall’Africa nord-orientale. La presenza
femminile più rilevante proviene dall’Europa orientale (38%) e dall’Africa
subequatoriale (27%). Le vittime di origine africana hanno un titolo di studio
più elevato (l’86% ha almeno un diploma superiore) rispetto a quelle
provenienti dall’area medio-orientale (36%). Il 61%dei pazienti parla almeno
un’altra lingua oltre alla propria; la percentuale sale all’83% nel caso dei
curdi.Nella casistica analizzata da “Medici contro la tortura”, il 64% delle
vittime ha subito percosse violente (tipologia di tortura che arriva al 72% tra
chi proviene dall’Africa nord-occidentale). Le vittime provenienti dal Medio
Oriente e dall’Africa nord-orientale subiscono più frequentemente torture mediante
posizioni innaturali forzate (rispettivamente, 21% e 20%), immersione in
liquami e getti d’acqua gelida (14% e 18%),violenze con gravi lesioni
permanenti (27% e 24%) e torture particolarmente crudeli (9% e 8%). La maggiore
frequenza di condizioni carcerarie disumane e degradanti corrisponde alle
persone provenienti dall’Africa nord-orientale (Sudan): nel 16% dei casi
riferiscono di essere stati tenuti in celle sottoterra. La tortura tramite
ustioni e/o corrente elettrica è riferita più frequentemente dalle persone
provenienti dall’area medio-orientale e dall’Africa subequatoriale (circa il
30%). Le situazioni in cui le vittime hanno subito violenza sessuale e
psicologica è più frequente in chi proviene dall’Africa subequatoriale
(rispettivamente 23% e 44%); se i maschi subiscono in maggior misura tutti i
tipi di tortura, per la violenza sessuale (39% nelle donne contro 12% negli
uomini) e quella psicologica (41% nelle donne contro 26% negli uomini) il
triste primato spetta al genere femminile.“Il sovrapporsi delle sofferenze
causate dalle violenze subite nel proprio Paese a quelle durante la fuga e a
quelle legate alla condizione di estremo bisogno in cui si trovano i
richiedenti asilo nel nostro paese, rende necessaria la formulazione di un
progetto terapeutico-riabilitativo ad hoc e di inserimento sociale”, nota
l’associazione. Per quanto riguarda le condizioni di accoglienza in cui le
vittime si trovano in Italia, Medici contro la tortura sottolinea che “oltre
1/5 degli assistiti non è ospitato presso alcun centro ed è senza dimora
fissa”: una percentuale raddoppiata dal 1999 al 2002 (14% contro 29%). “Le
vittime di tortura sono persone vulnerabili per le quali occorre una tipologia
di intervento e di accompagnamento specifico e qualificato – nota l’associazione
-. Invece la loro sorte e la loro cura è spesso affidata solamente all’attività
di associazioni che non possono accompagnare tutti coloro che hanno bisogno di
sostegno. La speranza è che finalmente a livello istituzionale cresca
l’attenzione per questi temi e si abbia la capacità di coordinare meglio quello
che già c’è,ma soprattutto promuovere quello che ancora manca in termini di
azioni e strutture”.
14. RIFUGIATI – Sono circa 250 i
richiedenti asilo senza dimora intercettati ogni giorno in alcune zone di Roma.
Il 26% dorme all'aperto da un anno o più (Redattore Sociale) 23 ottobre 2003 ROMA – Sono circa 250 i
richiedenti asilo senza dimora intercettati quotidianamente in alcune zone di
Roma dall’Associazione “Ronda della Solidarietà”, che da anni si occupa degli
homeless dedicando una particolare attenzione ai potenziali richiedenti asilo.
Nell’ambito del Progetto “Diritti umani e volontariato”, l’associazione ha
condotto una ricerca sui gruppi di senza fissa dimora presenti in tre zona
della città: Colle Oppio, Stazione Tiburtina e via Marsala. I risultati
dell’indagine sono illustrati in “Storie di diritti negati”, volume curato dal
Centro Astalli e presentato oggi alla Sala Tra i motivi per cui queste persone
non hanno dimora, “certamente le insufficienti misure di accoglienza previste
in Italia, che spingono molti a cercare di raggiungere altri Paesi”, nota la
“Ronda”, che stima un possibile flusso annuo di potenziali richiedenti asilo
senza tetto:si tratta di 6.000 persone, delle quali solo l’1%risiede
stabilmente in Italia, mentre il 17% rimane fino a 1 mese nella penisola, gli
altri sono “di passaggio”.Dalle 101 interviste effettuate, emerge che Colle
Oppio (67% delle rilevazioni) è un luogo di transito: a distanza di un mese
cambiano il 74% delle persone. Invece a Tiburtina (14% delle rilevazioni) il
periodo di permanenza è decisamente più lungo: nessun intervistato era lì da
meno di 1 anno. A via Marsala è stato effettuato il 19% delle interviste, a
fronte di una percentuale di senza dimora presenti da meno di una settimana che
è di poco inferiore a quelli di Colle Oppio. Il 75% dichiara di non aver
richiesto assistenza (quindi un posto letto) alle strutture comunali: alcuni
“perché informati della mancanza di posti disponibili, ma la maggior parte
perché vuole lasciare l’Italia”. Il 12% dichiara di essere in lista di attesa
per essere ammesso in un centro di accoglienza, mentre il 3% dichiara di non
aver chiesto un posto letto per ottenere invece il “contributo dei 45 giorni”
(l’alternativa all’accoglienza in un centro del Comune). Oltre 1/3 degli
intervistati (il 35%) dichiara di non avere una dimora da oltre un mese; ma i
rifugiati e i richiedenti asilo - soprattutto sudanesi - che dicono di dormire
all’aperto o in strutture fatiscenti da un anno o più sono il 26% (da oltre un
anno il 10%).Come arrivano nel nostro paese? Il costo medio di un viaggio per
arrivare in Italia si aggira intorno ai 3.700 dollari per una durata media di
22 giorni. I mezzi di trasporto utilizzati sono soprattutto la nave (49%) e il
camion (45%), usati spesso in abbinamento. Il 3% dichiara di aver fatto
l’intero viaggio su mezzi di fortuna, ad esempio i gommoni. Paese di transito è
la Grecia, “ponte” verso l’Italia per il 42,3% degli intervistati, spesso
passati anche dalla Turchia, tappa obbligata per i curdi iracheni (42,3%).
Dalla Germania proviene il 7,7% (quasi tutti richiedenti asilo che in base alla
“Convenzione di Dublino” vengono rinviati in Italia). Tra coloro che dichiarano
di voler lasciare l’Italia, ben il 38,1% ambiscono a raggiungere la Germania
come meta finale. Anche la Gran Bretagna è considerata una buona meta dal
28,6%; seguono Francia, Norvegia, Svezia e Olanda. I richiedenti asilo, tra gli
intervistati, sono il 17%, a cui va sommato il 7%delle persone che dichiarano
di aver scelto l’Italia come paese d’asilo e sono in attesa di recarsi in
Questura per la formulazione della domanda. Tra il 64% di coloro che dichiarano
di non avere uno status, figura chi ha intenzione di lasciare l’Italia. L’età
media è pari a 24,2 anni, con un arco che va dai 15 ai 48 anni. I “più anziani
” provengono dall’Africa, mentre quelli di etnia curda dichiarano generalmente
un’età molto giovane. Per quanto riguarda la nazionalità e il luogo di permanenza,
gli iracheni (80%del totale degli intervistati) si concentrano a colle Oppio,
mentre presso la Stazione Tiburtina vivono soprattutto i sudanesi (il 10% del
campione); i turchi curdi sono il 3%. Il curdo è la lingua parlata dalla
maggioranza degli intervistati (74%), seguita dall’arabo (11%), mentre una
minoranza parla persiano, turco e inglese. La conoscenza dell’italiano è molto
scarsa; i curdi dichiarano di non avere molte difficoltà, grazie soprattutto al
sostegno dei curdi già presenti in Italia da tempo. Per quanto riguarda i
titoli di studio, il 45% ha conseguito il diploma di scuola media, il 31 % il
diploma elementare, il 14% quello delle superiori; il 4% ha frequentato
l’Università e la metà di questi è laureato. Tuttavia il 6% degli intervistati
afferma di non aver frequentato neppure un giorno di scuola.
15. RIFUGIATI – Il percorso dei
richiedenti asilo: in media 6 notti all'aperto e poche informazioni. Solo il
10% ha avuto un corretto orientamento; 10 mesi per arrivare in Commissione (Redattore Sociale) 23 ottobre 2003 - ROMA – Quale percorso
compie in Italia il richiedente asilo, dal momento del suo arrivo fino
all’esito della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato?
L’indagine “Storie di diritti negati”, curata dal Centro Astalli, raccoglie i
risultati di un monitoraggio ad hoc compiuto da 5 associazioni sul territorio
romano. I primi giorni dall’arrivo in Italia si configurano come “un forte
momento di difficoltà. La media delle notti passate all’aperto per il totale
dei 250 intervistati (sia uomini che donne) è pari a 6”. Risulta molto
difficoltoso per i richiedenti asilo accedere alle informazioni sulle forme di
assistenza previste e sulla corretta procedura per la richiesta d’asilo:
“Spesso le ricevono dalla polizia, anche se frettolosamente e non sempre in
presenza di interpreti e mediatori, da connazionali o altri stranieri”.
Soltanto il 10% circa “dichiara di aver ricevuto, nel primo periodo dall’arrivo
in Italia, un corretto orientamento da parte di organismi di volontariato e del
privato sociale. Eppure accedere a tali informazioni è vitale: sia per
usufruire delle già esigue forme di assistenza previste, sia per affrontare
l’audizione decisiva davanti alla Commissione Centrale necessariamente
preparati”. I tempi per la presentazione della richiesta d’asilo in Questura
(nel luogo di arrivo o a Roma) variano complessivamente da 1 a 10 giorni nel
59,5% dei casi, fino a un mese per il 19,8% e a 3 mesi o più per il 15,2%.
Presso alcune Questure, ad esempio quella di Roma, è necessario recarsi più
volte (due o più) sia per la presentazione della richiesta, sia per assolvere
gli obblighi previsti nelle varie fasi della procedura. “L’attesa fuori dagli
uffici supera spesso le 5 ore – riferisce la ricerca -. In alcuni casi, la fila
davanti la Questura inizia la notte precedente, perché l’accesso agli uffici è
organizzato secondo un sistema di numerazione ad esaurimento. Chi arriva tardi
è costretto ad una nuova attesa il giorno successivo”. Oltre la metà degli
intervistati (61,1%) è ancora in attesa dell’intervista presso la Commissione
Centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, mentre il 25,2% ha
già sostenuto l’intervista; tra loro, solo il 40% è a conoscenza dell’esito. Il
tempio medio di attesa dell’intervista è di 10 mesi dalla data della richiesta
(con punte anche di 18 mesi), a cui va aggiunto il tempo necessario per essere
informati sulla decisione della Commissione Centrale che, in assenza di
sospensioni per ulteriori indagini e verifiche nel paese di origine del
richiedente asilo, è di 2 mesi in media. “Il sentimento più diffuso riportato
dal richiedente asilo al termine dell’intervista è di forte delusione per la
sua brevità e di scarsa comprensione di quanto accaduto”. Al momento della
rilevazione, il 55,7% degli intervistati, presenti in Italia da almeno 2 mesi,
è ospitato presso un centro di accoglienza a Roma, il 22,6% presso privati
(affittuari, ospitalità di amici, connazionali) e il 17,6% è privo di alloggio,
“che quasi sempre significa dormire all’aperto”. Il problema della casa “resta
uno dei nodi insoluti dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati e i
rischi per loro di restare senza una vera dimora sono, nei primi anni della
loro permanenza in Italia, piuttosto alti”. Per quanto concerne l’accesso ai
servizi sanitari, il 77,1% degli intervistati ha dichiarato di aver fatto una
visita medica in Italia: oltre il 75% di questi ha usufruito dei servizi di
un’associazione di volontariato, all’interno del centro di accoglienza o presso
un ambulatorio, mentre il 17% circa si è recato presso un medico di base o il
pronto soccorso di un ospedale. “Il richiedente asilo che arriva in Italia può
aver subito violenze e torture, può essere ammalato e debilitato per il
viaggio, può egli stesso essere sopravvissuto a un naufragio, può aver
trascorso del tempo in un campo profughi, in un carcere, nascosto in una
foresta, aver perduto i suoi cari – ricorda l’indagine -. Necessita dunque di
una particolare assistenza medica e psicologica, sia all’arrivo che nel tempo.
Di tutto questo, al momento, si fanno carico, quasi esclusivamente le
Associazioni di volontariato”. Come provvedono alle spese personali i
richiedenti asilo? Il 36,6% afferma di ricevere aiuti da familiari o
associazioni, mentre il 39,7% preferisce non rispondere e il 22,1% dichiara di
lavorare in nero. “Senza un lavoro in nero o nonostante questo, il richiedente
asilo, reso indigente, entra in un circuito di povertà ed emarginazione sociale
che trasforma radicalmente il suo status e la percezione che ha di sé: da
persona in cerca di protezione per un fondato timore di persecuzione, a ospite
temporaneo di mense e dormitori di emergenza, a senza fissa dimora, oppure
lavavetri, raccoglitore di pomodori, venditore di giornali ecc. – osserva la
ricerca -. Ciò costituisce l’ennesima, dolorosa negazione dei suoi umani
fondamentali, questa volta ad opera del Paese in cui, con fiducia e speranza,
ha chiesto asilo”.
16. CLANDESTINI:
Cuffaro, un
piano Marshall per il Mediterraneo (AGI) -
Palermo, 23 ott. - "E' necessario che l'Europa dedichi un'attenzione ed
uno sforzo particolare ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Si tratta di
passare ad una articolata politica di prossimita'". Lo ha detto il presidente
della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro. "Gli stanziamenti comunitari
nei confronti dei Paesi confinanti - ha aggiunto - e' indispensabile che siano
significativamente elevati. A questo risultato si puo' giungere predisponendo
un piano straordinario per il Mediterraneo". Una sorta di "piano
Marshall in forza del quale ogni regione - spiega - adotti un'altra regione e
ne diventi partner privilegiato per il suo sviluppo". Tra le proposte
anche la creazione di una Assemblea parlamentare euro-mediterranea, la
costituzione di una Banca euro-mediterranea, "per la cui sede - continua -
candidiamo la Sicilia". Infine, il presidente della Regione propone la
creazione di una Fondazione euro-mediterranea per promuovere il dialogo fra
culture e civilta'. (AGI)
17. MAFIE
STRANIERE IN ITALIA: tratta esseri umani nuovo business (AGI) - Roma, 23 ott. - Il traffico e la tratta di
esseri umani sono il nuovo, grande business delle organizzazioni criminali
straniere presenti in Italia: secondo il Dipartimento di stato Usa, sono tra le
700mila e i 4 milioni le persone che ogni anno lasciano il loro Paese, o sono
costretti a lasciarlo, per cercare migliori condizioni di vita in Occidente. E'
quanto emerge dalla ricerca "Mafie straniere in Italia", curata da
Enzo Ciconte per il Centro studi "Temi" fondato nel '98 dalla
Confesercenti. "Il traffico e la tratta di esseri umani - scrive Ciconte -
sono sempre piu' integrati con il traffico di droga e questo testimonia che
vecchi e nuovi mercati criminali si sono sovrapposti". Attualmente, le
mafie straniere presenti sul nostro territorio si possono ragguppare in due
grandi categorie: le mafie "stanziali" e quelle "di transito e
d'affari". Le mafie stanziali sono la mafia albanese, la cinese e la
nigeriana. Gli albanesi sono coinvolti anche nel compimento di reati di tipo
predatorio ed e' per questo che sono percepiti come soggetti socialmente
violenti e pericolosi: detengono il monopolio della prostituzione di strada e
hanno stretto rapporti di collaborazione con i turchi (import di eroina) e i
colombiani (cocaina). I nigeriani gestiscono la prostituzione delle loro
connazionali con l'aiuto delle "maman" e di riti
magico-tribali-religiosi, mentre per lo spaccio della droga si servono di
corrieri di altri Paesi, per lo piu' marocchini, tunisini, algerini ed europei
dell'Est. I cinesi si sono radicati in specifiche realta' territoriali, come il
quartiere Esquilino a Roma o la zona di Prato, promuovendo attivita' economiche
al cui interno viene impiegata manodopera sfruttata o, in alcuni casi, ridotta
in caso di schiavitu'. Le mafie di transito sono, invece, la turca, la
colombiana e la russa, tutte e tre dedite al traffico di droga e al riciclaggio
di denaro sporco: "Mantengono rapporti con la madrepatria all'interno
della quale, utilizzando pratiche corruttive, hanno instaurato rapporti con
esponenti del potere politico e finanziario". (AGI)
18. IMMIGRAZIONE: Francia, presentata riforma diritto asilo de Villepin
propone razionalizzazione procedure (ANSA-AFP) -
PARIGI, 23 OTT - Il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin ha
proposto una "razionalizzazione delle procedure" del diritto d'asilo
per ridurre i tempi di esame delle domande, presentando in serata al Senato il
suo progetto di riforma in materia. Tale progetto rientra nell'ambito
dell'armonizzazione delle politiche europee in materia di diritto d'asilo. De
Villepin ha descritto per la Francia una situazione del diritto d'asilo
"in crisi", parlando di "procedure ridondanti, un dispositivo
saturo, intollerabili ritardi nelle risposte, centri di accoglienza sommersi e,
soprattutto, rifugiati ingiustamente mantenuti nella precarietà per lunghi
mesi".Pur riconoscendo che "l'afflusso di coloro che chiedono asilo
testimonia dell'aggravarsi delle violazioni dei diritti umani e delle
persecuzioni su scala planetaria", il capo della diplomazia francese ha
sottolineato che "il 90% delle domande non possono essere accolte perché
si basano su motivazioni economiche e sociali che non rientrano nel diritto
d'asilo". "Il fatto è che molti stranieri sollecitano il nostro
sistema d'asilo non per ottenere la protezione del nostro Paese ma per restarvi
il più a lungo possibile, essendo la loro motivazione di natura
economica", ha spiegato. Per rimediare a tale situazione, de Villepin
propone che i richiedenti asilo si rivolgano a uno "sportello unico"
- che sarà l'Ofpra (ufficio francese di protezione dei rifugiati e apolidi) - e
a un canale di "ricorso unico", vale a dire la Commissione ricorsi
dei rifugiati. Nel quadro dell'armonizzazione europea, il progetto di legge
comporta tre innovazioni: "l'abbandono del criterio dell' origine statale
delle persecuzioni" e le nozioni, più controverse, di "asilo
interno" e "Paese d'origine sicuro". Per tener conto del fatto
che "intere regioni sfuggono all' autorità degli Stati" - ha detto de
Villepin . "ormai la qualifica di rifugiato potrà essere concessa anche se
le minacce di persecuzione provengono da attori non statali", milizie
locali, organizzazioni mafiose o terroristiche. Per contro, il concetto di
asilo interno permetterà all' Ofpra "di non accogliere la domanda d'asilo
di una persona che avrebbe accesso a protezione su una parte del territorio del
suo Paese d'origine e che potrebbe ragionevolmente esservi inviata senza timore
di venire perseguitata".Quanto ai richiedenti asilo provenienti da Paesi
"sicuri", le loro domande non saranno necessariamente respinte, bensì
trattate secondo una procedura speciale e accelerata. In vista delle probabili
critiche dell'opposizione di sinistra al progetto governativo, il ministro ha
tenuto a riaffermare "la tradizione francese dell'asilo". "La
Francia conta di restare una terra d'asilo", ha sottolineato.
19. IMMIGRAZIONE: 5+5; Maroni a
Rabat, collaborazione e quote ministro del lavoro sottolinea importanza legge
bossi-fini
(ANSA) - RABAT, 22 OTT - Il
ruolo della collaborazione tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo per
gestire i flussi migratori, le quote di immigrazione legale per gli
extracomunitari e il ''pilastro della legge italiana sull' immigrazione 189
Bossi-Fini'' sono stati al centro dell' intervento che il ministro del lavoro
Roberto Maroni ha fatto questo pomeriggio alla seconda Conferenza ministeriale
sulla migrazione nel Mediterraneo occidentale apertasi oggi a Rabat. Alla
Conferenza, chiamata ''dialogo 5+5'', partecipano cinque paesi dell'Europa
meridionale - Spagna, Francia, Italia, Portogallo e Malta - e cinque paesi del
Nordafrica - Algeria, Libia, Mauritania, Tunisia e Marocco -. La Conferenza fa
seguito a quella tenutasi l'anno scorso a Tunisi e gli esperti dei paesi
interessati stanno ora approfondendo i temi fondamentali contenuti nella
''Dichiarazione di Tunisi'' che concluse la precedente sessione: regolare i
flussi migratori attraverso una gestione concertata dei movimenti delle persone
e un rafforzamento degli scambi umani; diritti e obblighi dei migranti e
processo di integrazione; migrazione e co-sviluppo. Nel suo intervento, il
ministro del Lavoro italiano ha ribadito come sia fondamentale per il controllo
dei flussi migratori la collaborazione tra i paesi interessati (quelli di
origine, di transito e di destinazione finale degli immigrati) e come questa
collaborazione debba portare a una gestione dei flussi migratori nell'intero
bacino del Mediterraneo. Maroni ha definito ''pilastro'' della politica
migratoria italiana la legge 189 (detta Bossi-Fini) che e' entrata in vigore lo
scorso anno. Tale legge - secondo il ministro - unisce regole destinate a facilitare
il lavoro, l'assistenza sociale e l'integrazione degli emigranti, aggiungendo
misure piu' strette per ogni forma di illegalita'. La 189 - sempre secondo
Maroni - amalgama vecchi e nuovi metodi per gestire l'immigrazione del lavoro e
''introduce strumenti innovativi che saranno pienamente operativi una volta che
il meccanismo sara' completamente implementato, ma che stanno gia' contribuendo
a una effettiva lotta contro la immigrazione irregolare''. Maroni ha ricordato
come la nuova legge abbia gia' permesso la regolarizzazione di oltre 600 mila
immigrati in Italia, di questi piu' di 70 mila provenienti da paesi dell' area
del Maghreb: circa 54 mila dal Marocco, 10 mila dalla Tunisia, 6 mila dall'
Algeria, 200 dalla Libia e 70 dalla Mauritania. Nel 2003 - ha ricordato il
ministro - oltre 80 mila cittadini non comunitari sono potuti entrare in Italia
per lavorarvi attraverso il sistema delle quote. Maroni ha ricordato anche come
attraverso la collaborazione e i nuovi strumenti concordati per l'emigrazione
si possa garantire un flusso di risorse umane sulle basi di necessita'
qualitative e quantitative effettive, e a questo riguardo ha menzionato un
progetto pilota ''in corso di definizione proprio in questi giorni in
collaborazione con il governo tunisino''. Si tratta del progetto che prevede
l'inserimento di lavoratori tunisini nel mercato del lavoro nelle regioni
Lombardia e Veneto, ''prima applicazione di un modello che spero - ha concluso
Maroni - possa essere replicato con successo in altri paesi del Mediterraneo
meridionale''. (ANSA).
20. IMMIGRAZIONE: europarlamentari Italia invocano UE / ANSA Prodi, o
politica di tutta Europa o altre Lampedusa (ANSA) -
STRASBURGO, 21 OTT - Gli echi della tragedia di Lampedusa arrivano all'Europarlamento,
dove trovano un consenso unanime e trasversale fra gli esponenti politici
italiani sulla necessità di coinvolgere l'Unione Europea per intervenire in
maniera efficace ed impedire che disastri di questo genere si ripetano. Ad
affermare in maniera esplicita che è l'Ue la cornice nella quale affrontare
questo problema è stato il presidente della Commissione europea Romano Prodi.
"O noi capiamo che questa è una politica di tutta l'Europa e siamo
coerenti con questo, o avremo questi episodi ancora e ancora in futuro",
ha spiegato a chiare lettere, in una intervista televisiva, il presidente
dell'esecutivo Ue, il quale ha però messo in risalto come su questo tema il
raggiungimento di politiche comuni non sia sempre facile. Il riferimento è all'introduzione
di quote di ingresso per gli extracomunitari, argomento dibattuto durante
l'ultimo vertice Ue di giovedì e venerdì scorso a Bruxelles, ma che non ha
trovato il consenso dei partner europei, che, ha osservato Prodi, "hanno
bloccato l'iniziativa della Commissione e dell' Italia".La necessità di
lavorare a livello europeo, e quindi di non lasciare sola l'Italia
nell'affrontare un problema che ha perso i contorni di una questione puramente
nazionale, è stata evocata da più di un esponente italiano all'Europarlamento.
L'Unione europea - ha osservato il capogruppo europeo di Fi Antonio Tajani -
deve capire che "il problema dei 7.000 km di coste italiane è una
questione europea, sono 7.000 km di frontiera sud dell'Europa". Il leader
dello Sdi Enrico Boselli ha sottolineato come "l' Europa deve capire che
il problema non può essere affrontato dall'Italia da sola".La
sollecitazione a considerare quello dell'immigrazione un tema europeo è venuta
anche dal presidente del Pdci Armando Cossutta, mentre il segretario del Prc
Fausto Bertinotti chiede che Italia e Europa "fondamentalmente pensino i
rapporti con i paesi poveri del mondo in maniera diversa, per evitare questi
picchi di disumanità".L'altra faccia della medaglia delle iniziative da
adottare per evitare il ripetersi di tragedie come quella di Lampedusa è
rappresentata dalla stipula di accordi con i paesi dai quali vengono le ondate
di immigrazione clandestina. Un tema sollevato da vari esponenti italiani e sul
quale si è soffermato il ministro per le Politiche comunitarie Rocco
Buttiglione, il quale ha sollecitato accordi con tutti i paesi della sponda sud
del Mediterraneo per "bloccare l'immigrazione clandestina e aprire invece
i canali dell'immigrazione legale".E' l'Europa, ha insistito Buttiglione,
che deve siglare accordi con i paesi rivieraschi, "in modo da bloccare i
flussi all'origine", perché innanzitutto occorre porre fine "a questa
ecatombe di gente".
21. COX: direttive approvate su immigrati, ma paesi frenano intervista al
Corriere della Sera (ANSA) -
ROMA, 22 OTT - Una parte dell'Europa "ha già fatto il suo dovere".
Commissione e Parlamento "hanno adottato ben sei direttive
sull'immigrazione". Il Consiglio europeo, invece, cioé i capi di Stato e
di governo, "neanche una". Pat Cox, presidente dell'Europarlamento -
intervistato dal CORRIERE DELLA SERA - parla della tragedia di Lampedusa:
"Ho passato la sera a guardare le immagini sulle tv italiane. Quello che è
successo ha sconvolto tutti e tutta l'Europa deve farsene carico. Purtroppo non
è la prima volta che ci troviamo di fronte a simili tragedie. (...) Stiamo
aspettando che entri in funzione l'Agenzia europea per il controllo delle
frontiere esterne. Sono sicuro che i Paesi della Ue troveranno gli strumenti
per rendere più efficace la sorveglianza. Ma è un'illusione pensare che sia
possibile gestire i problemi dell'immigrazione con una logica semplicemente
militare. Qualche mese fa in Italia ho sentito qualcuno proporre di puntare i
cannoni contro le barche dei profughi...". E' stato Umberto Bossi, leader
della Lega nord, ministro del governo Berlusconi - precisa il CORRIERE DELLA
SERA. "E' sbagliato - ribatte Cox - gli immigrati non sono un obiettivo
militare, ma se mai un obiettivo di una politica di civiltà".(ANSA).22-OTT-03
08:32
22. IMMIGRAZIONE: Berlusconi, accoglienza degna nostra civilta' (ANSA) - STRASBURGO, 22 OTT - Silvio Berlusconi nel manifestare
il suo cordoglio e il suo dolore per la tragedia degli immigrati morti nel
tentativo di raggiungere Lampedusa, ha detto che "la nostra formazione
cristiana ci induce a guardare a questi immigrati con uno spirito di
accoglienza degno del nostro livello di civiltà". (ANSA)
23. IMMIGRAZIONE: Berlusconi, accoglienza degna nostra civilta' (2) (ANSA) - STRASBURGO, 22 OTT - "Questi immigrati - ha detto
ancora Berlusconi parlando davanti all'Europarlamento - lasciano i loro paesi
dove c'é miseria e vengono nel nostro continente spinti dalla voglia di
lavorare, con la forza delle loro braccia. Dobbiamo fare tutti una attenta
riflessione su come l'Europa colta, cristiana, del benessere deve aprirsi a chi
viene qui con la speranza di cambiare il proprio futuro e quello dei propri
figli". (ANSA).
24. CLANDESTINI:Pisanu,tragedia che pesa su
coscienza Europa (AGI) - Roma, 22
ott. - Il naufragio dei clandestini a largo Lampedusa e' "una grande,
ignorata tragedia, che pesa come un macigno sulla coscienza civile dell'Europa
ma chiama anche in causa la responsabilita' dei Paesi da cui partono o
transitano i migranti clandestini diretti in Europa". E' quanto ha
affermato il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, parlando in Aula alla
Camera del recente naufragio. Per Pisanu, e' "doveroso alzare lo sguardo
al di sopra delle emozioni e delle polemiche", per cogliere le dimensioni
e la complessita' del fenomeno e cercare, "senza improvvisazioni, regole e
strumenti per governarlo". Il ministro dell'Interno ha sottolineato che
lasciare il fenomeno a se stesso, e cioe' "alla forza selvaggia della
disperazione, al crudele cinismo dei traghettatori e degli altri sfruttatori ci
costerebbe di piu', molto di piu' di ogni ragionevole tentativo volto a
governarlo". In altri termini, il 'lasser faire' sull'immigrazione avrebbe
costi umani, sociali e politici insostenibili per ogni paese civile. Quindo
Pisanu ha ricordato le tre linee di fondo, tra loro strettamente connesse, che
hanno caratterizzato il programma della Presidenza Italiana. "La prima -
ha detto - e' quella degli aiuti allo sviluppo dei paesi del Terzo Mondo da cui
hanno origine i flussi migratori piu' importanti. A questo proposito mi limito
a ricordare che attualmente le rimesse degli emigrati ai paesi d'origine
superano nettamente l'ammontare complessivo degli aiuti provenienti dal Primo
Mondo, cosicche' possiamo dire che il contributo piu' consistente ai paesi
sottosviluppati arriva proprio dai piu' poveri dei paesi piu' ricchi: gli
emigrati". La seconda linea di azione e' la regolazione dei flussi
migratori, mediante accordi bilaterali e multilaterali tra paesi di origine e
transito, da un lato, e paesi di destinazione dei migranti dall'altro. La terza
e' la gestione integrata delle frontiere esterne europee, indispensabile sia
per governare i flussi legali, sia per condurre con la maggiore efficacia
possibile la guerra alle organizzazioni criminali che sfruttano l'immigrazione
clandestina. (AGI)
25. CLANDESTINI:
Pisanu,
Europa adotti sistema quote di ingresso (AGI) - Roma, 22 ott. - "La chiave di una politica
europea dell'immigrazione sta nell'adozione di un sistema di quote di ingresso
nei Paesi dell'Unione. Le quote dovrebbero essere stabilite autonomamente da
ciascun Paese e concordate con i Paesi di origine dei migranti, in cambio della
loro collaborazione per regolare i flussi legali, per bloccare l'immigrazione
clandestina e per riaccogliere i clandestini espulsi". E' quanto ha
affermato il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, parlando in Aula alla
Camera sul naufragio dei clandestini a largo di Lampedusa. "Ho avanzato
questa proposta nelle sedi istituzionali dell'Unione ed il tema sara' ora
oggetto di un apposito studio della Commissione - ha aggiunto Pisanu -.
L'iniziativa si basa, come molti Colleghi sanno, sulla significativa esperienza
maturata da noi italiani: abbiamo visto che negoziando quote relativamente
limitate di ingressi regolari, si ottiene dai Governi una collaborazione
stretta sia per il controllo delle frontiere, sia per il rimpatrio degli
espulsi. In questo modo noi abbiamo azzerato l'immigrazione dall'Albania e
dallo Sri Lanka, ed abbiamo ridotto del 90% quella dalla Tunisia".
"In estrema sintesi - ha spiegato -, possiamo dire che quest'anno siamo
riusciti a rimandare a casa per ogni clandestino sbarcato quattro clandestini
scoperti in Italia, e possiamo dire di averlo fatto non con azioni di
deportazione, ma in virtu' di accordi di rimpatrio regolarmente stipulati con i
paesi di origine e di transito".(AGI)
26. IMMIGRATI:
Fini, non
forza lavoro ma uomini con dignità (AGI) -
Roma, 22 ott. - Gli immigrati "non sono forza-lavoro non sono solo
braccia, innanzitutto sono persone con una dignita' umana".- Lo ha detto
Gianfranco Fini intervenendo al primo convegno internazionale degli
imprenditori italiani nel mondo. Il Vicepremier ha ammonito: "non
mercifichiamo tutti, ricordiamoci che si tratta di persone, uomini, donne,
bambini. Persone che - ha proseguito - desiderano non essere discriminati con
il sacrosanto diritto di vedersi integrati a patto di rispettare regole e
doveri del paese che li ospita". Per Fini l'Italia "che ha alle
spalle esperienze di emigrazione, può e deve avere un atteggiamento all'insegna
di valori, rispetto e considerazione. C'e' un rischio di retorica? Questa non
e' retorica, sono valori e la politica o ha dei solidi valori di riferimento o
la riduciamo ad amministrazione e diventa una occupazione come tante". Il
vicepresidente del Consiglio ha quindi sottolineato che tutto questo e' alla
base della sua proposta di legge per il voto agli immigrati che rappresenta, ha
detto, "uno dei tanti passaggi fondamentali per garantire l'integrazione,
integrazione che e' un dovere - ha concluso - altrimenti la Storia non ci ha
insegnato nulla".
27. CLANDESTINI:
Domenici
(ANCI), sostenere progetti decentrati (AGI) - Roma, 22 ott. - "E' necessario invertire la
tendenza lanciando subito dei segnali forti intervenendo nelle aree d'origine.
I Comuni e le Regioni che, in assenza di finanziamenti, hanno promosso microprogetti
di cooperazione decentrata vanno sostenuti e potenziati. Mille progetti
concreti sono piu' utili di un solo megaprogetto di cui e' difficile ipotizzare
la realizzazione". Cosi' il Presidente dell'Anci, Leonardo Domenici, sulla
tragedia dei migranti accaduta a Lampedusa. "Non e' possibile rimanere a
guardare - aggiunge Domenici - come Anci abbiamo dato vita, insieme
all'Acnur(Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e al
Ministero dell'Interno-Dipartimento liberta' civili e migrazione, ad un
programma d'interventi che ha coinvolto oltre 150 Comuni italiani, creando un
sistema nazionale di accoglienza e assistenza, coordinato dall'Anci, che ha
permesso di rispondere ad oltre 4000 cittadini stranieri". "Ma questo
certamente non basta. Oggi, infatti, sono in missione a Lampedusa
rappresentanti dell'Anci e dell'Acnur per verificare concretamente, insieme al
Sindaco di Lampedusa, le piu' urgenti necessita' e quali sono gli interventi da
realizzare. E' necessaria, pero' - conclude il Presidente del'Anci - l'apertura
di un adeguato centro di prima accoglienza in Sicilia su cui siamo disponibili
anche a discuterne insieme al ministero dell'Interno".
28. SBARCHI:
Vigna, mafia
e 'ndrangheta estranee (AGI) - Roma, 22
ott. - Dietro gli sbarchi dei clandestini sulle nostre coste non c'e' la mano
della mafia o della 'ndrangheta. Ad affermarlo e' il procuratore nazionale
antimafia, Piero Luigi Vigna, intervenuto alla presentazione di una ricerca
sulle mafie straniere in Italia promossa dal Centro studi della Confesercenti.
"Sulla base delle informazioni avute sia dai procuratori distrettuali sia
dalle forze dell'ordine - spiega Vigna - ritengo che Cosa nostra e 'ndrangheta
siano del tutto estranee a questo business: voglio dire, per paradosso, che se
fossero loro ad organizzare gli sbarchi, avremmo meno morti. Sul tema si sono
fatte molte ipotesi, tutte infondate: si e' detto che quando i centri di
accoglienza si svuotano, subito arrivano nuovi clandestini, e non e' vero; che
gli sbarchi non potrebbero avvenire senza il consenso implicito di Cosa nostra,
ma francamente non vedo i mafiosi a fare da guardacoste; che il beneplacito
agli sbarchi nasca da accordi a livelli di vertici, su traffici come quello di
droga, ma non si sono trovati riscontri. Non ho idea di come Provenzano veda
gli sbarchi, ma spero di poterglielo chiedere.." Per Vigna, il fenomeno
dell'immigrazione clandestina "e' molto difficile da arginare. Ci sono in
gioco delle condizioni di vita insostenibili per povertà, fame , conflitti
bellici, razziali o di religione che spingono persone che si sentono votate
alla morte a giocare una sorta di roulette tragica nel tentativo, spesso vano,
di salvare la vita. L'ideale sarebbe intervenire su queste condizioni, ma
questo e' un compito che va oltre le competenze dei singoli governi, e che
spetta alla comunità internazionale; nel frattempo, bisogna garantire aiuti
adeguati, vigilando sulla loro effettiva destinazione, e rafforzare gli accordi
con i Paesi d'origine, anche attraverso forme di dazione di mezzi a quelli piu'
collaborativi".
29. RIFUGIATI - Schiavone (Ics):
''Con le nuove norme saranno trattenuti migliaia di immigrati che non hanno
commesso alcun reato'' (Redattore Sociale)
22 ottobre 2003 FIRENZE - “Visto che il governo presenta all’estero il
Programma Nazionale Asilo come fiore all’occhiello della nostra politica, a
copertura della mancanza di una normativa unica ed organica, il progetto non
può ora essere svuotato di contenuto”. Così interviene alla 2°Assemblea
Nazionale delle Città dell’Asilo Gianfranco Schiavone, responsabile nazionale
servizio immigrazione e asilo dell’ICS. “Vogliamo portare delle riflessioni
concrete. La normativa contenuta nella Bossi Fini parla di sistema di protezione,
e in questo ambito affida all’Anci un servizio centrale di monitoraggio. Cosa
si intende con questa parola? Nella nostra ottica, se si vuole dare senso alla
parola protezione, l’Anci è chiamato ad una valutazione concreta della
situazione, indicando quanti sono gli assistiti, quante le domande rifiutate,
quali le situazioni più anomale. Bisognerebbe poi creare un Gruppo di lavoro
tra tutti gli enti coinvolti, per valorizzare un lavoro che dev’essere comune,
e rafforzare oltre ai comuni la presenza delle regioni”. Inoltre, riguardo al
futuro sistema di protezione “implica un approccio negativo verso i richiedenti
asilo, considerati come potenzialmente abusivi, in possesso di domande
tendenzialmente da rifiutare. Si configura insomma un sistema generale di trattenimento”.
Senza considerare, continua Schiavone, che “in questo modo saranno trattenute
migliaia di persone che non hanno commesso reati né irregolarità
amministrative, assenti, come riporta la Convenzione di Ginevra del 1951, in
caso di ingresso in un paese finalizzato alla richiesta di asilo”. “Il problema
va visto in un’ottica più ampia”, commenta Antonio Ragonesi, referente Anci,
“si sta portando avanti una politica sbagliata sull’immigrazione, senza pensare
che la questione asilo chiama necessariamente in causa la gestione dei flussi
migratori”. Un altro rischio, legato alla costituzione dei centri di
identificazione di competenza dello stato, è che venga a mancare il raccordo
tra governo centrale e governi locali, Comuni in particolare: “la responsabilità
dev’essere di entrambi, solo un lavoro d’intesa può dare un segnale forte per
le politiche migratorie nel loro complesso”. Il Programma Nazionale Asilo è
stato recepito nella nuova normativa? “Bisogna distinguere tra gli interventi
alle frontiere, nei centri di identificazione di competenza del governo e la
seconda fase di accoglienza diffusa in mano secondo il Programma agli enti
locali. Come essere sicuri che chi passa dai centri di identificazione abbia la
stessa tutela di accoglienza diffusa prevista per la minoranza che da li non
passa?”
30. IMMIGRAZIONE:donne somale, colpa e' indifferenza generale (ANSA) - ROMA, 21 OTT - La morte di decine di immigrati somali
naufragati nel canale di Sicilia è la conseguenza della guerra civile infinita
che sta devastando la Somalia e della quale, "anche solo per omissione, i
governi europei e nordamericani sono corresponsabili". Insomma, la colpa è
dell' "indifferenza generale" nei confronti di un popolo stremato da
un decennio di guerra. La denuncia arriva dalla presidente dell'associazione
delle donne somale emigrate in Italia (Adosoe) Zeina Ahmed Barahow che si
definisce "indignata" dal comportamento dei governi e chiede al
governo italiano di riconoscere l'eccezionalità della situazione somala e,
"in nome dei vincoli speciali esistenti tra i due paesi", farsi
difensore di quel popolo. Ai familiari delle vittime e ai naufraghi
sopravvissuti, l'Adosoe esprime invece "profondo dolore e
solidarietà". "Coloro che hanno trovato orrenda morte nelle acque
della Sicilia non erano 'i soliti immigrati clandestini', attirati dal miraggio
di condizioni di vita e di lavoro più vantaggiosi che in patria, aspirazione
peraltro legittima, - afferma Barahow - ma persone, famiglie, che una patria,
nella colpevole indifferenza generale non ce l' hanno e neppure forse sanno o
ricordano cosa sia. In assenza di uno Stato e di un governo, non potendo
accedere neppure ai più elementari servizi pubblici, ivi inclusa la
rappresentanza e la protezione diplomatica e consolare, i nostri sventurati
compatrioti che vogliono sfuggire ad un destino di guerra, stenti, malattia e
miseria non hanno letteralmente altra possibilità, caso unico al mondo, che
l'immigrazione illegale. e si è visto a prezzo di quali rischi".Al governo,
dunque, l'Asosoe chiede di "riconoscere il carattere di eccezionalità di
questa situazione e di ergersi a difensori degli inermi nostri concittadini
vittime della violenza infinita che sconvolge la Somalia". Il primo e più
urgente passo dovrebbe consistere, conclude Barahow, "nel promuove nelle
opportune sedi europee e nordamericane il riconoscimento di uno statuto
speciale per i profughi di nazionalità somala".
31. COOPERAZIONe - I 160 milioni mai erogati alle ong alle imprese italiane
che operano all'estero? Legambiente: ''E' assurdo'' (Redattore
Sociale) 21 ottobre 2003 ROMA - “In questa faccenda c’è
dell’assurdo: i 160 milioni di Euro stanziati per la cooperazione
internazionale e mai erogati ora andranno alle imprese italiane che operano
all’estero. L’ultimo atto operato dal nostro Governo sul taglio dei fondi per
la cooperazione internazionale è gravissimo se si pensa che quei soldi non sono
mai stati disponibili per i progetti ai quali erano stati destinati, mentre potrebbero
essere magicamente disponibili per iniziative imprenditoriali”. Commenta così
Maurizio Gubbiotti responsabile del Dipartimento internazionale di Legambiente.
“È ormai evidente – continua Gabbiotti - la scelta fatta da chi ci governa:
cancellare dalla sua agenda politica quelle tematiche che, al contrario,
dovrebbero essere i punti che una seria politica internazionale non deve
perdere di vista. L’Italia però ha scelto di confermarsi maglia nera in Europa
in materia di cooperazione allo sviluppo dei Paesi poveri”. Basta infatti
ricordare, spiega ancorsa l'organizzazione, che il nostro Paese dall’1% del Pil
addirittura promesso a gran voce dal Governo attuale, e’ tornato allo 0,39% da
raggiungere entro il 2006 (target dell’Unione europea), per restare poi
impantanato con lo 0,13% al penultimo posto, davanti solo agli Usa, per quota
del Pil destinata ai Paesi poveri.
32. COOPERAZIONE - Ong Italiane: ''Le risorse dei paesi poveri finiscono
nelle tasche delle imprese italiane” (Redattore Sociale) 21
ottobre 2003 ROMA – “Oltre il danno la beffa” è il commento di Sergio Marelli,
Presidente dell’Associazione delle ONG Italiane sulla decisione che la quinta
Commissione del CIPE intende prendere: ha infatti all’ordine del giorno la
creazione di un fondo ex novo di 160 milioni di Euro provenienti dagli
stanziamenti per la cooperazione internazionale non spesi negli ultimi tre
anni. Questa somma si è resa disponibile, secondo quanto dichiarato dal Vice
Ministro al Commercio Estero Adolfo Urso, in seguito alla scadenza della legge
triennale che prevede che una percentuale dei fondi (il 20%) non utilizzati
dalla cooperazione per lo sviluppo possa essere “riutilizzata”. Una somma che
servirà ad aumentare dal 25 al 49% il sostegno della Sace alle iniziative
imprenditoriali, in particolare nei Balcani, nel Mediterraneo, in Cina e in
Russia.“Le Ong, oltre a non aver ricevuto i soldi stanziati per la cooperazione
si trovano oggi a non poter fare affidamento su queste risorse nemmeno per i
prossimi anni. – commenta l’associazione - Siamo infatti di fronte ad un
progressivo andamento verso la commercializzazione della cooperazione. Si va
imponendo in questa maniera il concetto del “legamento degli aiuti” che va ad
assommarsi al disimpegno manifestato per le tematiche della cooperazione, da
parte di un Governo che ha già proposto di tagliare del 15% i fondi destinati
alla cooperazione internazionale per il 2004 rispetto allo stanziamento dello
scorso anno.” “Di fronte a questa scandalosa prospettiva, che di fatto non fa
che favorire gli investimenti privati a discapito dei fondi destinati alla
cooperazione, chiediamo dunque - conclude Marelli - che il Governo non commetta
un ennesimo furto delle risorse destinate ai Paesi poveri per favorire
l’internazionalizzazione delle imprese italiane”.
33. WELFARE – Dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali 13milioni e
mezzo di euro per i progetti delle associazioni (Redattore
Sociale) 21 ottobre 2003 ROMA – Il Ministero del Lavoro e delle
Politiche sociali ha emanato i bandi per la concessione di finanziamenti alle
associazioni di volontariato (legge 266/91) e alle associazioni di promozione
sociale (legge 383/00) che presentino progetti sperimentali.Ne dà notizia lo
stesso ministero, che sottolinea come le domande debbano essere indirizzate al
Ministero del Welfare dalle associazioni di volontariato iscritte negli albi
regionali entro il 30.10.2003 e dalle associazioni di promozione sociale
iscritti nei registri nazionale e regionali entro l’8.11.2003.Per le
associazioni di volontariato sono stati stanziati 3 milioni e 500mila euro,
mentre alle associazioni di promozione sociale andranno 10 milioni di euro. La
direttiva 2003 per progetti sperimentali di volontariato è stata pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale, serie generale, n.227 del 30 settembre scorso; quella
relativa ai progetti dell’associazionismo di promozione sociale sulla Gazzetta
Ufficiale del 24 settembre. Il sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini, ha
affermato: “Le due direttive si prefiggono l’obiettivo di rispondere alle
domande e ai bisogni che le stesse associazioni avevano individuato. Per gli
organismi di volontariato, in particolare, abbiamo provveduto ad aumentare il
fondo nazionale progetti, passato da un milione a 3 milioni e mezzo di euro. Le
iniziative che finanzieremo dovranno riguardare, in via prioritaria, la
disabilità, quale segno d’attenzione ad un mondo di cui si ricorda l’Anno
Europeo”.Ulteriori informazioni su sito del Ministero: www.welfare.gov.it
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