Cittadinanza e
partecipazione politica degli immigrati in Europa
La democrazia come sistema politico si fonda su due dimensioni: il
riconoscimento dei diritti di cittadinanza e delle libert politiche agli
individui da un lato e dallaltro la creazione di condizioni necessarie
allassunzione collettiva del destino della comunit. Il fatto che una parte
cospicua della popolazione non gode di alcuni benefici della cittadinanza e non
pu partecipare alle decisioni che riguardano il destino collettivo non pu che
essere in contraddizione con i principi stessi della democrazia. La costruzione
politica dellEuropa ha escluso gli immigrati che vivono e lavorano stabilmente
negli Stati membri dellUnione dai benefici della cittadinanza europea. Nella
bozza di Costituzione dellUnione il tema stato demandato alla sovranit dei
singoli Stati membri creando cos una disomogeneit normativa e regolamentare
che sancisce una sperequazione di trattamento giuridico tra comunitari e non
comunitari da un lato e dallaltro tra immigrati non comunitari che risiedono
in diversi paesi dellUnione. In generale cՏ una debolezza dellUnione spesso
ingabbiata nelle logiche di sovranit nazionale che, di volta in volta, i
singoli stati membri richiamano in nome dellinteresse nazionale. Infatti, il
riconoscimento della stessa cittadinanza europea viene assoggettato al
requisito della nazionalit dei paesi membri e ci rischia di ritardare il
processo di unificazione politica o di consolidamento di un modello europea di
cittadinanza.
La
costruzione dellEuropa politica e laffermarsi di una cittadinanza
esclusiva
La creazione di una cittadinanza europea faceva gi
parte degli obiettivi dichiarati nel Tratto di Maastricht entrato in vigore nel
1993. Finora, per, questo obbiettivo stato perseguito per via indiretta e
come soluzione derivata dallappartenenza ad uno stato membro ed comunque
meno importante della cittadinanza nazionale. Una soluzione che nei fatti,
assomiglia solo in parte alla cittadinanza di tipo classico caratterizzata da
tre elementi principali: un insieme di diritti e doveri, la partecipazione alla
presa di decisione che implica il diritto di voto ed infine il sentimento di
appartenenza ad una comunit. Il Trattato dellUnione riconosce ai cittadini
europei un certo numero di diritti vecchi e nuovi mentre durante il summit di
Nizza del 2000 stata approvata la Carta dei diritti fondamentali dellUnione
che ha confermato e modernizzato i diritti e le libert tradizionalmente
riconosciuti in Europa. Tuttavia, la partecipazione politica ha conosciuto una
evoluzione importante poich dal 1979 stato introdotto il suffragio
universale e i cittadini europei possono eleggere i loro rappresentanti al Parlamento Europeo mentre prima di
allora vi sedevano solo dei rappresentanti eletti nei Parlamenti nazionali.
Il Trattato di Maastricht ha altres riconosciuto il
diritto per i cittadini provenienti da uno degli stati membri dellUnione che
risiedono in un altro paese membro di partecipare alle elezioni sia amministrative
che europee e anche di farsi eleggere. Si tratta di una innovazione
politico-giuridica importante che ha rotto linscindibilit tradizionale tra
nazionalit e cittadinanza. Tuttavia questa cittadinanza europea non ha nessuna
autonomia anche perch lo stesso Trattato di Maastricht afferma che
cittadino dellUnione ogni persona che ha la nazionalit di uno degli stati
membri. Inoltre, il Trattato
di Amsterdam precisa la
cittadinanza dellUnione completa la cittadinanza nazionale ma non la sostituisce
cosicch la cittadinanza europea viene solo a sovrapporsi alla cittadinanza
nazionale e lUnione Europea non dispone di alcuna competenza per la
concessione della cittadinanza europea.
Oggi nel tentativo di dotare lUnione Europea di una
Costituzione resta ancora irrisolto il nodo dello status giuridico di quei 18
milioni di persone che, pur non essendo cittadini dei stati membri, risiedono
stabilmente nel territorio dellUnione. Il fatto che la bozza di Costituzione
non abbia dato risposta a questa categoria di cittadini pone un problema serio
di assetto democratico dellUnione. Infatti, il dibattito politico sul tema
considera inaccettabile sul piano del principio e sul piano politico
lesclusione dei residenti di lunga durata ai benefici della cittadinanza. E
altres paradossale il fatto che lappartenenza nazionale sia il criterio guida
per definire la cittadinanza europea che per definizione una cittadinanza
sopranazionale. In sostanza prevale lorigine nazionale rispetto alla residenza
in un quadro nel quale lelemento qualificante resta la nazionalit per
riconoscere la cittadinanza europea.
Oggi, il tema dellinclusione assume una valenza
particolare e la cittadinizzazione degli immigrati rappresenta un fattore strategico di coesione sociale.
In questa prospettiva la questione del diritto di voto diventa la chiave di
volta non solo della cittadinanza ma anche per il consolidamento di principi un
modello sociale europeo basato sui principi di democrazia liberale. Infatti, il
futuro politico dellEuropa dipende in gran parte dalla sua capacit di
salvaguardare la democrazia e luguaglianza tra cittadini come principio
fondante di un modello di societ e come spazio di libert e di democrazia
partecipata. In tal senso, lintegrazione degli immigrati tramite la loro cittadinizzazione rappresenta una scelta decisiva per garantire
una lealt repubblicana degli immigrati nei confronti delle istituzioni
europee qualՏ una condizione indispensabile per la sicurezza e la convivenza
civile.
Diritto di voto e partecipazione degli immigrati
alla vita pubblica
Nessun dubbio che il diritto di voto costituisce una
delle forme tra le pi importanti di partecipazione politica. La preclusione di
un tale diritto rappresenta una esclusione e di conseguenza un venire meno di
quelle condizioni che sono indispensabili per lintegrit della persona. Senza
partecipazione politica, lindividuo non pu accedere alla cittadinanza.
Nonostante il recente pronunciamento del Parlamento Europeo a favore della
concessione del diritto di voto alle elezioni amministrative e alle elezioni
europee, il quadro della partecipazione politica degli immigrati stabilmente
residenti nei paesi membri resta confuso e senza soluzione omogenea. La realt attuale ci consegna un quadro a tinte fosche,
dove il tema viene demandato ai singoli stati membri se e come riconoscere agli
cittadini non comunitari residenti sul loro territorio il diritto di voto alle
elezioni amministrativi.
Tabella: Il diritto di voto nei
paesi dellUE
PAESE |
CONDIZIONI |
ELEZIONE |
DECORRENZA |
Belgio |
5 anni di residenza |
Comunali e Regionali |
Dal 2004 |
Danimarca |
3 anni di residenza |
Comunali |
Dal 1981 |
Finlandia |
2 anni di residenza |
Comunali |
Dal 1981 |
Gran Bretagna |
Irlandesi e
cittadini Commonwealth |
Tutte le elezioni |
Dal 1948 |
Irlandia |
6 mesi di residenza |
Comunali |
Dal 1963 |
Norvegia |
3 anni di residenza |
Comunali e Provinciali |
Dal 1982 |
Olanda |
5 anni di residenza |
Comunali |
Dal 1985 |
Portogallo |
5 anni di residenza Ex-colonie reciprocit |
Comunali |
Dal 1971 |
Spagna |
Reciprocit |
Comunali |
Dal 1985 |
Svezia |
3 anni di residenza |
Comunali e Regionali |
Dal 1975 |
Fonte: Gazzetta UE
Tuttavia una delle principali forme possibili di
partecipazione politica per gli immigrati, specie se provenienti da stati
terzi, rimangono gli organi consultivi. La quasi totalit dei paesi europei
dispongono di qualche forma o struttura di consultazione per gli immigrati. Il
ruolo, il funzionamento, la percezione e lefficacia di questi dispositivi
varia da un paese allaltro. La stragrande maggioranza dei paesi, con eccezione
della Germania, hanno qualche meccanismo di consultazione sia a livello
nazionale che a livello locale e lItalia si sta movendo in questa direzione.
La situazione
italiana sulla partecipazione politica degli immigrati
Nellanno appena trascorso, la questione della
partecipazione politica degli stranieri ha certamente caratterizzato la vicenda
politica italiana. Dalle varie elezioni di diverse forme di rappresentanza
degli immigrati a livello locale alle proposte sul diritto di voto alle
amministrative, il dibattito si riaperto sulla partecipazione politica. Oggi
vi sono diverse proposte giacenti in Parlamento che hanno come oggetto la
concessione dellelettorato attivo e passivo per i residenti di lunga durata.
La riconversione della destra di Fini su questo tema emblematica della
maturazione dei tempi anche in Italia per conseguire il riconoscimento di
questo diritto fondamentale per lintegrazione degli immigrati nella comunit
nazionale.
Per ora esistono solo proposte e il Parlamento
italiano non si ancora pronunciato sulla questione. E quindi siamo ancora ben
lontano dal compimento di una scelta di piena integrazione dei nuovi membri
nella comunit nazionale. In attesa di una normativa sulla piena partecipazione
o meglio di piena cittadinanza alle comunit straniere residenti viene offerta
la possibilit di eleggere i propri rappresentanti istituzionali aggiungendo
cos unulteriore strumento di rappresentanza accanto alle consulte
sullimmigrazione. Molte sono oggi le realt in cui Comuni e Regioni hanno
modificato il proprio Statuto per consentire agli immigrati di eleggere i
propri rappresentanti nei consigli coerentemente con quanto previsto dalla
Convenzione di Strasburgo del 1992 relativamente ai capitoli A) e B) sulla partecipazione degli immigrati alla vita
pubblica a livello locale.
Negli anni 90, infatti, le forme di partecipazione
erano nelle consulte delle associazioni e delle comunit straniere istituite
dalla legge Martelli e che hanno favorito lemergere di un tessuto associativo
molto esteso sul territorio nazionale. A queste si sono aggiunte forme di
rappresentanza come i consiglieri aggiunti istituito per la prima volta nel
comune di Nonantola gi nel 1993, le rappresentanze e le consulte delle
comunit straniere nei consigli comunali ecc. Le soluzioni possono variare ma la logica la stessa quella
di consentire ai cittadini immigrati non comunitari di scegliersi i propri
portavociche saranno ospiti nelle istanze di rappresentanza istituzionale.
Un rilievo particolare va dato alla partecipazione
degli immigrati nei partiti politici e nei sindacati. Per ora solo i
democratici di sinistra si sono dotati di strutture che consentono la
partecipazione degli immigrati alla vita interna del partito. Nellultimo anno
molto membri immigrati del Forum Fratelli DItalia sono stati cooptati nei
direttivi del Partito e entro breve una delegazione parteciper alla direzione
nazionale. Il nostro partito conta oggi due assessori di origine stranieri.
Aly Baba FAYE
Coordinatore nazionale Forum Fratelli DItalia