A.A. 2002 Đ
2003 Universit
degli Studi di Palermo Facolt di
Scienze della Formazione Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione ABSTRACT DELLA TESI DI LAUREA IN SEMIOTICA Mamma, li turchi! LŐimmagine degli immigrati nei media
Relatore:
Prof. Gianfranco Marrone
Candidata:
Giusy Gattuso
|
Indice
PremessaÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...É...ÉÉpag. 3
IntroduzioneÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ....Épag.
6
Capitolo 1: La
narrazioneÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ....pag. 10
Capitolo 2: I
TemiÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...Épag. 15
Capitolo 3: Le
FigureÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.É.pag.19
Capitolo 4: Spazi, tempi,
attoriÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.É..pag.21
Capitolo 6:
LŐenunciazioneÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ....pag. 26
Capitolo 7: Il linguaggio e un caso
singolare: il talk showÉÉÉÉpag. 28
Capitolo 8: I
pubbliciÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.É.pag. 31
Capitolo 9: LŐaltro e la paura: il ruolo
dei mediaÉÉÉÉÉ...É....pag. 32
Capitolo 10: Conclusioni: la comunicazione
interculturale nel bricolage televisivoÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.Épag. 34
Post ScriptumÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...ÉÉÉpag.
36
BibliografiaÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ..pag.
39
Appendice I: Composizione del corpus di
analisiÉÉÉÉÉ...ÉÉpag. 42
Appendice II: La griglia
dŐanalisiÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...É.pag. 42
Appendice III: La raccolta del materiale:
una strada in salitaÉ...É..pag. 42
LŐobiettivo della ricerca stato quello
di indagare sullŐimmagine degli immigrati nei media analizzando le strutture narrative, i temi, le
figure, gli spazi, i tempi, gli attori, le passioni, lŐenunciazione, il
linguaggio, i pubblici-modello dei testi del corpus di riferimento, nonch il
concetto di alterit e il meccanismo della paura che i testi stessi
costruiscono.
LŐesposizione della ricerca stata organizzata presentando allŐinizio unŐintroduzione che approfondisce la tesi sostenuta, la metodologia utilizzata, il corpus di riferimento. Seguono dieci capitoli.
Nel primo ho analizzato le strutture narrative ovvero lŐarchitettura narrativa soggiacente che offre schemi generali per interpretare il senso del discorso attraverso lŐindividuazione dei valori, degli attanti narrativi, delle modalit e dellŐarticolazione logica delle categorie semantiche nei quadrati semiotici.
Nel secondo capitolo mi sono occupata dei temi. La tematizzazione la ricopertura semantica delle strutture narrative attraverso la selezione di uno dei temi possibiliÓ[1]: il tema, infatti, costituisce la cerniera tra la semantica narrativa e la sua resa figurativa.
Nel terzo capitolo ho ricercato le figure. Esse ricoprono i temi con forme di verbalizzazione, immagini, parole, musica, visioni varie del mondo.
Nel quarto ho avuto modo di approfondire tre questioni: quella della spazializzazione e della temporalizzazione in cui si costruiscono i soggetti e quella dellŐattorizzazione attraverso cui si realizza la concretizzazione degli attanti narrativi in una serie di figure del mondo che chiamiamo personaggi.
Nel quinto ho esaminato la dimensione patemica: le passioni che percorrono i testi analizzati, le strategie oggettivanti e soggettivanti del discorso e il caso controverso della definizione di infotainment.
Nel sesto capitolo ho indagato a proposito
dellŐenunciazione cio lŐatto materiale attraverso cui si produce un discorso
analizzando, per quanto il taglio del corpus lo permettesse, le identit e i
tipi di contratti presentati dalle testate.
Nel settimo ho scandagliato il linguaggio (scritto e verbale): le forme di resa espressiva, le figure retoriche, le definizioni degli immigrati, i registri, le forme della political correctness e, ancora, il caso particolare del talk show, re della parola televisiva e invasore degli odierni i palinsesti.
NellŐottavo mi sono soffermata sul pubblico, in particolare sul pubblico-modello o intended audience, cio quel costrutto testuale che la televisione o il settimanale costruiscono e che rappresentano attraverso i propri testi.
Nel capitolo nono ho
proposto delle riflessioni sulla concezione dellŐaltro e sulla costruzione
della paura attraverso i media.
ŇChe televisione emersa in generale dal mio corpus? E come appaiono gli immigrati in essa e nei settimanali?Ó A queste domande, traendo le conclusioni, ho risposto nel capitolo decimo.
Ho aggiunto, poi, un Post Scriptum, in cui ho
effettuato il confronto con la parte del corpus relativa allŐanno 2003, e tre
appendici.
Nella prima ho descritto il corpus originario
attraverso una presentazione generale, una classificazione e una schedatura.
Nella seconda ho inserito la griglia dŐanalisi. Essa
costituisce uno strumento molto utile per rilevare tutte le variabili
pertinenti alla mia analisi, per fare dei confronti e reperire degli esempi
concreti.
Infine, la terza e ultima appendice racchiude tutte le peripezie che ha richiesto la raccolta del materiale: le ricerche in Rai, in Mediaset e nelle associazioni costituite da immigrati.
Volevo,
infine, precisare il perch della scelta del titolo ŇMamma, li turchi!Ó.
QuestŐesclamazione risale al periodo dell'arrivo dei mori in Sicilia: la gente
era terrorizzata al solo nominarli e quando si avvicinavano ai castelli o ai
fortini gridava, spaventata, questa curiosa espressione folkloristica di paura.
Tale locuzione , infatti, ed stata spesso citata in opere riguardanti la
paura verso gli immigrati e la xenofobia ma, nelle connotazioni moderne, ha
preso anche un tono ironico. Essa, comunque, evoca antiche paure ancora oggi
presenti nei confronti dei diversi in generale.
Introduzione
Per quanto riguarda la metodologia utilizzata, questa ricerca si ispira alla semiotica strutturalista
francese e, in particolare, alla sociosemiotica strutturale che studia i
fenomeni sociali, ovvero come vengono costruiti gli oggetti sociali e come i
soggetti individuali e collettivi vi si inscrivono[2].
Il suo scopo principale quello di ricostruire le
procedure di senso attraverso cui esiste qualcosa come una socialit. Rispetto
alla semiotica generale costituisce, perci, uno sguardo empirico verso la
concretezza dei vissuti sociali.
Il metodo sociosemiotico di tipo interdisciplinare per cui lŐapertura verso altri metodi importante: spesso, infatti, lŐapporto delle categorie proprie di altre discipline pu essere decisivo. NellŐanalisi ho fatto riferimento, ad esempio, allŐipotesi dellŐanalisi interazionale della conversazione che mi sembrata funzionale a cogliere alcuni meccanismi che si dispiegano nei programmi e negli articoli del mio corpus. Tale teoria ha, dunque, affiancato secondariamente la visione globale di tipo sociosemiotico, senza per questo propormi uno studio di tal genere in senso stretto quanto una lettura ispirata alle sue procedure.
Ho fatto uso, inoltre, di una griglia
dŐanalisi per rilevare via via
nel corpus tutte le caratteristiche dei programmi e degli articoli che erano
pertinenti alla mia analisi. Ho elaborato, quindi, le categorie descrittive e
interpretative trascelte sulla base della letteratura sullŐargomento e secondo
i livelli del percorso generativo del senso. Ci allo scopo di far uso di un
metodo omogeneo e non dellŐintuizione momentanea, di capire quali variabili ci
sono in gioco e di preelaborare una ricognizione finale.
La semiotica, infatti, cerca di ritagliare in una
nebulosa di contenuti delle categorie e delle opposizioni da cui deriva
lŐeffetto di senso globale, facendole scaturire dai testi. Molte di queste
categorie saranno delle opposizioni portanti e dei topics ricorrenti.
Questo metodo garantisce un rilevamento che consente
confronti e forme di riscontro testuale dando la possibilit di mostrare degli
esempi concreti cio delle forme testuali che hanno prodotto dei determinati
effetti di senso, affinch diano veridicit alle mie teorie, in una sorta di
proficuo ancoraggio alla fattualit.
Relativamente
alla tesi sostenuta vorrei chiarire il fatto che, avendo scelto questa metodologia,
le unit e le ipotesi non devono essere stabilite preliminarmente ma devono
scaturire dallŐanalisi del testo (inteso nella sua pi ampia accezione). Il
modello di partenza che ho scelto di utilizzare , comunque, quello del percorso generativo del senso.
Il corpus di riferimento
composto da testi scritti e audiovisivi e si divide in due parti. La prima
parte comprende tutti gli articoli dei settimanali Famiglia Cristiana e LŐEspresso dellŐanno 2000
sul tema dellŐimmigrazione. La seconda include le puntate dedicate a questo
tema, sempre nellŐanno 2000, dalle trasmissioni televisive Maurizio Costanzo
Show, Terra!, Giubileo 2000, Le ragioni della
speranza, Il Fatto, Un mondo a colori.
Le tabelle seguenti (la
prima relativa ai settimanali e la seconda alle trasmissioni televisive)
illustrano brevemente e globalmente la composizione del campione:
Settimanali |
Numero articoli |
Famiglia Cristiana |
42 spazi, di cui: 6 inchieste 12 articoli di cronaca 1 articoli personaggio 8 articoli di coda 16 articoli da rubriche + 16 tabelle e 7 riquadri interni |
LŐEspresso |
31 spazi, di cui: 6 inchieste 8 articoli di cronaca 1 dossier 3 articoli di coda 10 articoli da rubriche 3 vignette + 17 tabelle e 18 riquadri interni |
Trasmissioni televisive |
Numero Puntate |
Numero Servizi |
Maurizio Costanzo Show (canale 5) |
3 |
|
Terra! (canale 5) |
|
3 (da tre puntate) |
Giubileo 2000 (raiuno) |
|
4 (da quattro puntate) |
Le ragioni della Speranza (raiuno) |
3 |
|
Il fatto (raiuno) |
5 |
|
Un mondo a Colori (raidue) |
4 |
|
Successivamente, sono
stati aggiunti al corpus originario gli articoli di Famiglia Cristiana (8 articoli) e
de LŐEspresso (6 articoli) del periodo compreso fra la met di giugno e la met di
luglio del 2003 con lo scopo di comparare i due momenti e, alla fine del
lavoro, capire cosŐ cambiato nel frattempo.
Questo veloce raffronto ha completato ulteriormente il quadro complessivo dellŐimmagine degli immigrati sui media, approfondendo anche a livello diacronico, oltre che sincronico, la trattazione.
Capitolo
1
La
narrazione
In questo capitolo ho analizzato la costruzione narrativa sottostante ai testi e ho fatto uso degli strumenti che offre la semiotica narrativa greimasiana.
In particolare, ho seguito il modello del Ňpercorso generativo del sensoÓ, uno strumento teorico che permette di distribuire e articolare fra loro le osservazioni che possibile fare di fronte a qualsiasi testo. Secondo questo paradigma il senso presente in un qualsiasi testo articolato in significazione secondo livelli di pertinenza collocati a vari piani in ordine crescente di profondit e concretezza. Di questi livelli quello narrativo il pi profondo ed articolato in due strati: quello dei valori (rappresentato dal quadrato semiotico) e quello pi concreto e antropomorfo dei concatenamenti delle azioni (rappresentato dallo schema e dai programmi narrativi).
Relativamente ai valori, ho riscontrato nei settimanali una tendenza a seguire i valori coerentemente allŐindirizzo ideologico o religioso della testata ossia cattolico per Famiglia Cristiana (come accoglienza, solidariet, generosit, aiuto, amore
) e laico-liberale per LŐEspresso (come libert, affrancamento, curiosit, tolleranza, uguaglianza,
); nei programmi televisivi emergono invece i valori che provocano pi suspance, che stimolano lŐattenzione patemica e fanno pi sensazionalismo (come successo, solidariet, comprensione, integrazione, ma anche razzismo, guerra, violenza, inimicizia).
LŐimpressione generale che tv e settimanali non
veicolano valori omogenei; che spesso entrano in
conflitto valori che pertengono alle logiche televisive come la
commercializzazione, la spettacolarizzazione, ecc. e valori che riguardano gli
ambiti della persona, della morale, del rapporto sociale, ecc.; che i valori
etici-estetici spesso oscillino, non si attestino attorno a una proposta
definitiva, fatto causato ad esempio dalla frequente reversibilit dei ruoli,
soprattutto in ambito televisivo. CŐ, insomma, una diffusa incertezza e
mobilit sui valori e sulle assiologie che, per altro verso, anche unŐaltra
faccia di una duplicit presente con cui spesso vengono presentati i caratteri
dei partecipanti. Infatti, essi costituiscono una rete di tipi umani e
motivazioni tra le quali non risulta immediata la decidibilit patemica e
morale e ci finisce per provocare un certo disorientamento nel pubblico.
Pi la televisione che
i settimanali provvede ad un rifornimento regolare di valori da riprendere ed
elaborare, successivamente, sulla carta stampata. Quel che
certo che sempre tracciata una precisa linea di confine fra quel che bene
e quel che male. Talvolta, per, succede anche che si realizzi una sorta di
sospensione valoriale, data anche dalla scarsa visibilit e dal non
pronunciarsi o da non sbilanciarsi troppo su particolari circostanze. I valori
proposti riprendono frequentemente le forme comunicative dei grandi miti, dei
temi, dei simboli, degli stereotipi storicamente e culturalmente determinati.
Volendo fare un riferimento a delle ricerche precedenti sullŐargomento[3]
direi che mentre prima lŐimmigrato era o forza-lavoro o sradicato e solo a ci
veniva ridotta la sua figura, per cui alla sua personalit sfuggivano i tratti
che non rientravano nello stereotipo del deviante o del lavoratore manuale,
oggi la percezione cambiata in quanto vengono mostrate, e talora esibite,
tutte le ŇcomplicanzeÓ proprie di una personalit costituitasi con riferimento
a norme e valori diversi da quelli dominanti nella nostra cultura nazionale.
Ho applicato, inoltre, alla mia analisi un
modello di quadrato semiotico che, solitamente, viene utilizzato in ambito
pubblicitario e che d la possibilit di costruire una tipologia dei possibili
modi in cui un soggetto tende a valorizzare un oggetto attraverso la proiezione
dellŐopposizione tra valorizzazione utopica e pratica. EŐ il famoso quadrato
ideato da Floch[4]:
Valorizzazione critica
Valorizzazione ludica
Nel mio caso, nella valorizzazione pratica
lŐimmigrato viene considerato come strumento; nella critica preferito per la
sua convenienza; nellŐutopica realizza la propria identit congiungendosi con
lŐoggetto di valore e, infine, la ludica valorizza lŐimmigrato per il piacere,
il divertimento che procura o per la sua bellezza o esoticit.
Queste valorizzazioni costituiscono
quattro classi in cui si raccolgono le forme di razionalit con cui spesso gli
immigrati vengono considerati o scelti come protagonisti di un articolo o di
una trasmissione e vengono riempite da immigrati socialmente e culturalmente
molto diversi fra loro.
UnŐopera piuttosto
recente di Landowski[5] propone un quadrato semiotico che si rivelato di
grande interesse per il mio lavoro. In essa egli intraprende una semiotica del
discorso come atto e suggerisce di configurarla come una sorta di poetica della
presenza dellŐaltro proponendo quattro modi in cui lŐaltro (lŐimmigrato nel mio
caso) pu essere vissuto nelle nostre societ: dallŐinclusione allŐesclusione, dallŐammissione
alla segregazione. Le testate da me analizzate
si pongono su tutte le posizioni possibili del quadrato:
Inclusione, assimilazione
Esclusione
Ammissione, aggregazione
Segregazione
LŐimmigrato assume, poi, le pose narrative
pi varie: fa notizia sia quando funge da Soggetto operatore di trasformazioni
(eroe) o di stato sia da Antisoggetto, sia da Destinante o Antidestinante, sia
come Sanzionatore o Aiutante.
LŐimmagine complessiva dellŐimmigrazione
risulta, dunque, molto variegata e rispecchia le strategie di notiziabilit
utilizzate dal discorso giornalistico per rendere appetibile la notizia al
pubblico. La visione generale dellŐimmigrazione non uniforme ed incoerente
per molti versi: tv e settimanali non assumono un atteggiamento determinato ma
occupano tutte le possibili opposizioni espresse dallŐassiologia valoriale.
Questa continua oscillazione dovuta a varie ragioni: prima fra tutte il fatto
che i media, per certi versi, sono lo specchio del mondo e rendono conto delle
oscillazioni che nel mondo sono presenti, della variet in esso presente ma,
per altri, sono un discorso sul mondo e ne offrono una loro rappresentazione;
essi, poi, sono anche una componente del mondo e della societ e hanno con la
realt un rapporto di intersemioticit[6].
Dietro
questa rappresentazione si staglia unŐetica sociale in perenne movimento,
fluida, polimorfa e plurivalente con i suoi conflitti, le sue tensioni, i suoi
poteri e le sue resistenze.
In questo
capitolo mi sono spostata ad un livello superiore del percorso generativo del
senso elaborato da Greimas[7].
Oltre alla dimensione sintattica del discorso, infatti, che concretizza le
articolazioni narrative profonde, vi la dimensione prettamente semantica. In
essa i valori e le modalit narrative vengono manifestati e riempiti di
contenuti semantici attraverso il
ricorso a determinati temi.
Nel mio corpus ho
rilevato 15 temi e li ho divisi in quattro gruppi secondo un
criterio quantitativo:
1Ą gruppo:
La paura verso gli immigrati (14
testi)
La
Chiesa e lŐimmigrazione (14 testi)
2Ą gruppo:
LŐntegrazione (10 testi
Gli immigrati di successo (8
testi
Gli immigrati come risorsa (7 testi
3Ą gruppo:
La criminalit (7 testi)
LŐimpegno verso il paese di
origine (6 testi)
La prostituzione(6 testi)
4Ą gruppo:
I centri di accoglienza (5 testi)
La solidariet (5 testi)
I matrimoni misti (5 testi)
I senzatetto (4 testi)
I rifugiati (3 testi)
Il viaggio (3 testi)
Imparare dagli immigrati (2
testi)
La maggior parte degli articoli e delle puntate si concentrano, dunque, su quelli della paura verso gli immigrati e sulla Chiesa.
Il tema della paura trattato, soprattutto, ne LŐEspresso e ne Il Fatto. Si pu dire, per molti versi che, da un punto di vista testuale, vi una costruzione narrativa ripetuta che rivela un meccanismo stabile di produzione mediale della paura: lo straniero visto spesso come il nemico.
Chiaramente, quasi tutti gli articoli e le puntate che trattano della Chiesa li ho ritrovati in Famiglia Cristiana e Giubileo 2000 ma non solo. La Chiesa occupa diversi ruoli attoriali: ha una funzione di guida, elargisce i suoi valori e sanziona (destinante), aiuta, salva e lotta (eroe) per conquistare nuovi adepti e mantenere il suo potere. Non manca la trattazione dei temi dellŐintegrazione, degli immigrati di successo e degli immigrati come risorsa.
A livello televisivo, vi una diffusa disomogeneit di
temi data spesso dalla compresenza di una variet di argomenti generali,
linguaggi e, soprattutto, di sottotemi in uno stesso programma.
Interessante anche
il viaggio: il modo di vivere il
viaggio da parte degli immigrati
mostrato dai settimanali e dalla tv stato analizzato da Landowski[8]
che ha elaborato un quadrato semiotico considerando come categoria di base
quella della giunzione rispetto allŐaltro:
Congiunzione
Disgiunzione
Viaggiatore disponibile Passeggero programmatore
(LŐesteta) (Il turista)
Famiglia Cristiana
Giubileo 2000
Le ragioni della speranza
Un mondo a colori
Non disgiunzione
Non congiunzione
Viaggiatore curioso Passeggero respnsabile
(LŐetnografo) (LŐuomo dŐaffari)
LŐEspresso LŐEspresso
Maurizio Costanzo Show Il Fatto
LŐimmagine dŐinsieme, dunque, quella di un viaggiatore polimorfo:
manca solo il passeggero immigrato programmatore, colui che semplicemente in
vacanza cio il turista per eccellenza in quanto, sia nel quadro televisivo sia
nella carta stampata del mio corpus, totalmente assente.
Ogni tema, poi, pu essere visto come un microracconto tematico con i suoi attanti narrativi e i suoi valori inscritti nellŐoggetto di valore. Per esempio il tema dellŐintegrazione ha per soggetto gli immigrati, per antisoggetto i razzisti e la societ indifferente, per destinante la Chiesa, il Comune, il mondo politico o gli imprenditori e per valori lŐaiuto, la convivenza, lo scambio.
Inoltre, unendo tutti i temi pi generali che ho
riscontrato nel mio corpus stato possibile ricostruire una sorta di
macroracconto secondo il punto di vista dellŐintegrazione del soggetto. Per
illustrarlo ho creato un modello composto da due rette di cui una rappresenta
il livello del discorso e lŐaltra il livello narrativo.
centri dŐ
impegno x
viaggio crimin
senzatett accogl chiesa success
paese origin
prostituz rifugiati
paure solidar risorsa fam mist imparare
Integrazine
da
immigrati
pr dŐuso pr dŐuso antisogg manipolsanzion sanzione sanzione
pr dŐuso sanzion sanzion aiutant aiutant sanzione pr dŐuso valore
Livello narrativo:
funzioni narrative e momenti narrativi
Capitolo 3
Le figure
Le figure, dunque, ricoprono i temi
con forme, immagini, parole, visioni varie del mondo. La figurativizzazione pu essere resa tramite la verbalizzazione (per esempio
attraverso le descrizioni verbali), la musica (per esempio la funzione di
commento o di interpretazione che essa assume in alcuni servizi televisivi di
cronaca nera) o le immagini
Per ognuno dei temi che
ho esaminato nel capitolo 2 ci sono, naturalmente, delle precise figure:
La
paura verso gli immigrati: racket, bande criminali, proteste
La
Chiesa e lŐimmigrazione: perdono, confini, Islam, clandestini
LŐintegrazione: lavoro, luoghi di culto, scuole, manifestazioni
Gli
immigrati di successo: lavoro, fabbriche, strumenti, prodotti
Gli
immigrati come risorsa: neonati, diluvio, lavoro
La
criminalit: blitz, carabinieri, manette, controlli, aggressioni
LŐimpegno verso il paese di origine: biblioteche, luoghi di studio
La
prostituzione: strade, immagini spinte. preti, clienti, politici
I
centri di accoglienza: sbarre, celle, carabinieri, centri, sbarchi
La
solidariet:volontari, mani, tabelle
I
matrimoni misti: bambini, mani giunte, abbracci, matrimoni
I
rifugiati: campi profughi, uomini in cammino, famiglie, case, navi
Il viaggio: ponti, fiumi,
frontiere, reti, fughe, navi, silenzio
Imparare dagli
immigrati:esercizi, scuola, meditazione, preghiere
Analizzando il
mio corpus ho rilevato come la maggior parte delle figure sono stereotipate,
classicamente e tradizionalmente riprese quando si parla di determinati temi,
richiamate da fatti di attualit o dal repertorio rappresentativo del tema
considerato. Le eccezioni sono davvero rarissime.
Si verifica, quindi, un dominio degli
stereotipi in cui le figure usurate non vengono risemantizzate ma ribadiscono
una visione iconizzante del mondo.
In definitiva, un proliferare di figure di neonati di
colore o dagli occhi a mandorla, dellŐOccidente consumistico e del diluvio, di
immigrati al lavoro.
Anche le figure vengono, inoltre, utilizzate per creare effetti di continuit, soprattutto nel caso televisivo. Le continuizzazioni figurative possono avvenire sia sul piano del contenuto sia sul piano dellŐespressione.
Capitolo
4
Spazi,
tempi e attori
Sul fronte delle strutture discorsive la sintassi narrativa viene articolata in dettaglio attraverso procedure di spazializzazione, temporalizzazione e attorizzazione. In questo modo lŐastrattezza della narrativit si trasforma in una vera e propria storia. Si passa, perci, dagli schemi generali del livello profondo a quelli pi concreti e particolareggiati del livello superficiale. Qui le strutture narrative sono collocate in uno spazio ed un tempo e, in essi, circolano gli attori.
EŐ bene chiarire, inoltre, lŐimportanza di distinguere fra due punti di vista: quello dellŐenunciato e quello dellŐenunciazione. In ogni racconto giornalistico, infatti, ci sono almeno due storie: quella enunciata (livello dellŐenunciato) si riferisce a una figura o situazione del mondo che diventa il tema della notizia e quella dellŐenunciatore (livello dellŐenunciazione) relativa alla figura del discorso che deve dare la notizia.
Si hanno, poi, due strategie principali di allestimento televisivo[9]: quella della costruzione del luogo e quella della costruzione del non luogo. La prima si verifica quando si ha la tendenza a ricostruire, attraverso le scenografie, dei luoghi veri che tendono a modellarsi il pi possibile sul prototipo dei luoghi sociali come una piazza o un salotto; la seconda, la costruzione del non luogo, invece, enfatizza il carattere virtuale e la costruzione dello spazio di interazione con il telespettatore: si sottolinea, insomma, il fatto che si tratta di uno studio televisivo, una forma di enunciazione enunciata di ci che abbiamo chiamato lŐessere in televisione. Si vedono quindi microfoni, monitor, schermi, ecc..
A proposito degli spazi, ho constatato come, sul piano dellŐenunciato, vengono privilegiati i luoghi aperti e vasti mentre, a livello dellŐenunciazione, si alternano, a seconda delle testate, quelli aperti o quelli chiusi.
Le immagini de LŐEspresso e i montaggi di Un mondo a colori sono fra i pi elaborati: il fine la produzione
di effetti di senso come, ad es., quello di dinamicit.
A livello televisivo,
vengono applicate sia le strategie di costruzione del luogo (tendenza a
ricostruire, dei luoghi sul prototipo dei luoghi sociali) come nel Maurizio
Costanzo Show che riproduce una
sorta di salotto-teatro, sia quella di costruzione del non luogo (enfatizza il
carattere virtuale dello studio televisivo) come in Terra! dove ostentata la presenza dei monitor.
Anche per ci che riguarda il tempo evidente una comune costruzione lineare del tempo del
racconto in Famiglia Cristiana
mentre essa molto pi articolata (con prolessi, analessi, ecc.) ne LŐEspresso e nelle trasmissioni televisive.
Ci si sofferma molto sulla costruzione degli antefatti significativi
(contesto, cause) e meno sia sugli eventi singoli in dettaglio sia sullo
scenario futuro. Ci potrebbe essere sintomatico di un atteggiamento della tv
verso il futuro degli immigrati in Italia e anche del sentire della societ
italiana nei loro confronti: evidentemente questo futuro non ha prospettive che
abbiano preso una forma o una mappa anche solo cognitivamente.
A proposito dellŐattorizzazione, i giornali tendono ad attribuire ruoli
attoriali agli individui, assegnano ruoli tematici ad attori sociali e
tracciano dei round characters mentre i programmi televisivi propendono per la
trasgressione dei ruoli, il cogliere lŐimmigrato nel quotidiano, per la
centralit della conduzione in Maurizio Costanzo Show e Il Fatto in contrasto con la sua marginalit in Terra!, Le ragioni della speranza, Giubileo 2000 e Un mondo a colori.
A livello televisivo, la presentazione dellŐimmagine degli immigrati
varia: si va da quella degradante (sono vittime, profughi, delinquenti,
clandestini, ecc.) a quella gente decorosa (la gente normale) fino a quella
esaltante (quelli di successo).
Capitolo
5
Le
passioni
Le passioni sono inerenti la terza dimensione della significazione discorsiva cio quella patemica. La semiotica fa uso del cosiddetto Ňbarometro passionaleÓ per misurare nel tempo le turbolenze e le bonacce patemiche che determinano lŐefficacia comunicativa del testo nei confronti del pubblico, ovvero la capacit di produrre emozioni.
Relativamente ad esse ho rilevato la presenza di patemi ricorrenti come la speranza e lŐamarezza, la rassegnazione e la nostalgia, presentati in forme stereotipate e infarciti di effetti di patemizzazione, di verit ed elementi Kitsch, molto pi palesi ne LŐEspresso che in Famiglia Cristiana e diffusissimi in tv, con barometri passionali oscillanti.
EŐ ormai condiviso nellŐambito degli studi semiologici, inoltre, che nei programmi non si pu distinguere fra la cosiddetta ŇinformazioneÓ e lŐÓestetizzazione spettacolareÓ[10] n fra lŐŇinformazione oggettivaÓ e i Ňcommenti soggettiviÓ.
Molti studiosi dei mass media fanno ancora queste distinzioni convinti che lŐinformazione, da una parte, regoli il passaggio del sapere e che lŐestetizzazione e lo spettacolo, dallŐaltra, renda pi o meno gradevole questo sapere.
La prospettiva dŐanalisi semiotica non contempla questa suddivisione poich ci che considera complessivamente una produzione di senso dove anche le scelte estetiche agiscono sin dai livelli pi profondi. Si tratta solo di differenti strategie scelte dal programma: quelle oggettivanti o quelle soggettivanti. Le strategie oggettivanti dissimulano per definizione lŐistanza dellŐenunciazione e vogliono suggerire che la tv o il settimanale stanno mostrando le verit del mondo. Degli esempi sono lŐuso della diretta, lŐhappening (cio lŐimprovvisazione esibita), le immagini dure, di cattiva qualit, la presenza di figure garanti. Si dissimula, in questo caso, il punto di vista dellŐenunciatore, creando cos unŐillusione referenziale: lŐatteggiamento documentaristico, oggi meno in voga. Le strategie soggettivanti vogliono, invece, mostrare le verit del soggetto enunciatore, esibirne il punto di vista per cui tutto viene riportato alla sua credibilit (come dire Ňsto facendo un discorso vero perch sono sincero, lo sentoÉ). Si ha, quindi, un emergere enunciazionale e patemico dellŐio. Anche in questo caso si crea unŐillusione referenziale ma la ŇrealtÓ che si viene a creare riferibile non pi al mondo ma al soggetto. Si esibiscono allora, ad esempio, immagini della sfera privata dei vip o si enfatizza il mondo privato dello spettatore. EŐ la strategia pi congeniale alla tv odierna: lo spettacolo, presente in ogni programma televisivo, si fa ostentato, insomma, e si trasforma spesso in sensazionalismo.
Soprattutto, poi, molto diffuso quel
fenomeno che comunemente (ma anche forzatamente, considerata la mia premessa)
viene definito infotainment. Questo genere discorsivo televisivo generato
dallŐunione fra i generi propriamente detti informativo e spettacolare (anche
se, voglio ribadirlo, tutti i programmi hanno la loro componente spettacolare:
diciamo che le trasmissioni spettacolari sono quelle in cui questa dimensione
molto manifesta), nato allo scopo di costruire una forte identit giornalistica
del programma ma, nello stesso tempo, di renderlo piacevole, attrattivo,
gradevole e comunicativamente efficace.
Vi , infine, sia in tv sia sui settimanali un diffuso uso (e talvolta abuso) di procedure di patemizzazione.
Capitolo
6
LŐenunciazione
LŐenunciazione lŐatto materiale attraverso cui si produce un discorso e, allo stesso tempo, il processo nel quale lŐenunciato (il contenuto del messaggio) passa dallŐemittente al destinatario.
Bisogna ben distinguere, dunque,
fra enunciato ed enunciazione: sul
piano dellŐenunciato (lŐoggetto il cui senso fa essere il soggetto cio il
prodotto dellŐatto del raccontare) si trova la produzione dei racconti o almeno
i loro schemi narrativi suscettibili di espansione: il tempo del racconto
ossia il racconto in s di un fatto; sul piano dellŐenunciazione (lŐatto col
quale il soggetto fa essere il senso cio lŐatto del raccontare) il discorso si
fa esso stesso azione: in esso si dispongono differenti strategie di
comunicazione che determinano altrettanti tipi di ruoli discorsivi per ciascuno
dei due protagonisti (emittente e ricevente) del discorso che si sta per
enunciare: si tratta, appunto, del tempo del discorso cio il modo in cui il
fatto si saputo e si enuncia.
Alla base di ogni scambio comunicativo cŐ sempre una
forma di contratto ossia un accordo implicito o esplicito sui valori che
saranno messi in gioco; questo patto potr essere presupposto o stipulato,
potr trasformarsi nel testo stesso o via via nel tempo a seconda delle
esigenze strategiche del momento e attraverso tutta una serie di microtattiche.
Ogni testata, quindi, cerca una strategia della complicit in cui costruire un
rapporto diretto col lettore, in cui il destinatario diventa una sorta di
co-enunciatore.
Ci sono, inoltre, diversi tipi di contratto possibili
che determinano diversi approcci: quelli informativi, in cui lŐenunciatore si
carica del dover informare e del saper trovare la notizia e lŐenunciatario del
voler sapere e del voler comprendere; quelli paritetici in cui le due istanze
intersoggettive si assumono entrambe il voler sapere e il voler comprendere;
quelli pedagogici in cui lŐenunciatore informa e spiega poich lŐenunciatario
non dotato del poter comprendere.
Si ha, quindi, un nuovo criterio di verit: non si tratta pi di quello determinato dal rapporto di adeguatezza alla realt esterna ma dal rapporto intersoggettivo fra enunciatore ed enunciatario che trovano un accordo sulla veridicit dellŐenunciato.
Ogni testata costruisce, inoltre, una sua identit. LŐidentit un effetto di senso derivante dallo
stile praticato dalla testata ed costruito nel paradigma (cio in opposizione
agli altri poich nessun io pu essere dato se non in relazione ad un altro) e
nel sintagma (cio i modi in cui opera).
La costruzione
di unŐidentit stabile attraversa tre fasi: 1) riconoscimento dellŐaltro e dei
suoi tratti pertinenti; 2) costruzione di s e dei propri tratti pertinenti in
opposizione allŐaltro (in termini paradigmatici e sincronici) attraverso
procedure di differenziazione; 3) mantenimento e la perseveranza di alcuni di
questi tratti, quelli prevalenti che differenziano dallŐaltro, nonostante le
continue metamorfosi: tutto ci allo scopo di rendersi riconoscibili (in
termini sintagmatici e diacronici).
Ho descritto alcuni tratti
salienti dellŐidentit dei componenti del mio corpus poich, date le modalit con cui ho ritagliato il mio
corpus (distribuito nellŐarco di un anno ma relativo solo agli articoli sugli
immigrati) non sarebbe stato possibile tracciarla in maniera completa, integra
ed esauriente.
Le identit dei settimanali sono risultate pi coese e
coerenti, plasmate nel giornalismo dŐinchiesta, con plurimi punti di vista per LŐEspresso, come credibile voce della Chiesa per Famiglia
Cristiana. I programmi tv sono
apparsi alcuni storicamente attecchiti e con una conduzione forte, altri pi
recenti si presentano meno sistematici, con caratteristiche meno costanti e pi
dispersivi.
Capitolo 7
Il linguaggio e un caso singolare: il talk show
Analizzare la lingua dei media vuol dire confrontarla con quella ŇsocialeÓ per definizione. Significa occuparsi di una sorta di rete intertestuale linguistica che non un sistema chiuso ma fortemente intrecciato e immerso nella realt, per cui sar necessario esaminarne i nessi, i rapporti e i nodi di confluenza. Tutti i testi e i linguaggi passando per il canale dei media, subiscono delle riformulazioni mirate a fini ben precisi: vengono riutilizzati, citati e ŇacclimatatiÓ alle nuove situazioni mediatiche attraverso operazioni di contrapposizione dialettica e reciproco bilanciamento.
La lingua , quindi, una parte fondamentale della Ňmessa in scenaÓ del testo mediatico, sia esso televisivo o della carta stampata.
La scrittura dei giornali italiani risulta
caratterizzata da una forte espressivit e dal ricorso continuo sia a frasi
fatte sia a sperimentazioni nuove. Ho rilevato anche la presenza di strutture
tradizionali provenienti dalle sfere burocratiche e giuridiche nonch la
ricerca di una resa icastica e impressiva dei dettagli. Molti sono i giochi
linguistici usati per ŇanimareÓ la scena: discorsi diretti, incipit dŐeffetto,
gerghi, linguaggi specializzati, strutture sintattiche e testuali anomale,
perifrasi di carattere espressivo, frasi secche ad effetto, interrogazioni retoriche,
ecc..
Nei programmi tv evidente una colloquialit aperta, una
gradualit di registri che va dal parlato/parlato al becero, toni dal didattico
al divertente.
Un fenomeno che si riscontra spesso , inoltre, quello della political correctness attraverso cui si cerca di codificare il riconoscimento delle differenze sociali e il mutuo rispetto.
Il talk show ormai ha pervaso tutto il
palinsesto televisivo, insediandosi in buona parte dei programmi. La
spettacolarit insita nel talk show, infatti, potenzialmente di grado molto
elevata e, in una tv che la rincorre continuamente, il risultato non poteva
essere diverso.
Il conduttore ben
definito e accentratore, mediatore e partecipativo, con una grande competenza
nel riconoscere, approvare lŐappropriatezza delle frasi scambiate o nel
provocarne la produzione al momento giusto.
Nel corso della
conversazione normale la rottura isotopica che realizza degli scarti rispetto
alla norma ma qui costruita secondo una strategia coerente: per es. si fanno
discutere simmetricamente lŐintellettuale e la ragazza che vuole sposare un
miliardario. Cos, le pi disparate categorie socio-professionali partecipano
ai programmi in maniera incongrua rispetto ai propri ruoli: si tratta di una
deposizione vera e propria dei ruoli[11],
dunque, anche a livello di linguaggio, per cui ad es. lŐesperto o il politico
non usano pi linguaggi specifici ma si esprimono con semplicit.
Vengono utilizzati, inoltre,
tutti i registri e tutti i toni con una prevalenza del parlato-parlato, un
palese mimetismo della conversazione quotidiana e il coinvolgimento del
pubblico, nuovo luogo sociale in cui si contratta sui valori. Gli ospiti, poi,
sono molto eterogenei e i temi trattati fra i pi disparati.
Capitolo 8
I pubblici
In questo capitolo mi sono occupata dellŐanalisi dei pubblici-modello o
intended audience ossia quei costrutto testuale che la televisione o il
settimanale costruiscono e che rappresentano attraverso i propri testi.
Ho effettuato solo una ricostruzione parziale di tali pubblici visto il modo in cui stato tagliato il corpus ed stato anche necessario il riferimento ad altre fonti.
Per quanto riguarda LŐEspresso si pu parlare di un lettore-cittadino impegnato mentre
per Famiglia Cristiana si pu
tracciare lŐimmagine di un lettore attivo, riflessivo, cristiano e, spesso,
molto religioso.
Maurizio Costanzo Show ha un telespettatore che vuole ŇaffabulareÓ, Terra! un Ňcritico e appassionatoÓ, Giubileo
2000 e Le ragioni della speranza un religioso, Il Fatto
un ben informato, Un mondo a colori un curioso.
Ma chi e comŐ visto
lŐimmigrato da questi telespettatori?
EŐ una curiosit e,
alternativamente, una vittima per lo spettatore del Maurizio Costanzo Show; una realt appassionante di oggi da indagare per
quello di Terra!; un emarginato
o, comunque, una persona da aiutare per quelli di Giubileo 2000 e de Le ragioni della speranza; un cittadino da capire per quello de Il Fatto; una realt di oggi da affrontare adeguatamente e
con razionalit per quello di Un mondo a colori.
Capitolo
9
LŐaltro
e la paura
Il discorso sullŐaltro attualmente si fronteggia secondo prospettive diverse: da un lato si va verso di lui accettando la comunicazione e il confronto, dallŐaltro ci si ripiega sempre di pi su s stessi nel tentativo di difendere la propria identit. Anche lŐatteggiamento dei media, in questo senso, bifronte: da una parte alcuni programmi e settimanali mostrano una grande apertura, dallŐaltro cŐ un indietreggiare, una paura manifestata anche con i testi mediatici.
Essi spingono
soprattutto su quellŐelemento di stigmatizzazione di senso comune degli
stranieri che la paura, prodotta da un meccanismo tautologico[12]
e autopoietico: tautologico poich la semplice enunciazione di essa dimostra la
realt che esso enuncia e anche autopoietico visto che si definiscono le
situazioni come reali solo in quanto esse lo sono nelle loro conseguenze[13],
anche se la definizione sotto ogni punto di vista falsa, bizzarra,
improbabile. EŐ cos che, grazie agli imprenditori morali della paura ossia i
media, leggende metropolitane, dicerie, pregiudizi possono diventare prima
risorse simboliche e poi verit sociali oggettive.
Ma non vi solo la paura della societ verso gli immigrati bens anche quella di questi ultimi verso la societ. Navi di clandestini, scafi carichi fino a scoppiare, di eroi che appaiono impauriti di fronte al nuovo, da noi quasi alla ricerca della paura ma che giungono dai loro paesi come eroi senza paura[14], alla ricerca dellŐautorit da riconoscere.
La paura a livello semiotico occupa uno spazio semantico ampio e articolato e presenta varie determinazioni come il timore, lo spavento, il terrore, ecc.. Essa definita quindi in termini passionali perch essa stessa una passione che ha come nucleo il turbamento o lŐostacolo. In ogni intrigo passionale il soggetto che patisce, nel nostro caso di paura, portato a sentire lŐeffimero della propria esistenza di soggetto ŇpienoÓ e a riconoscersi come oggetto in un programma altrui (dallŐanalisi di I. Pezzini del racconto LŐultima visita del Gentiluomo malato di Giovanni Papini): il destino, insomma, di essere una posizione sintattica. Questa talvolta anche la condizione e dei migranti per come vengono presentati ed ŇesibitiÓ in tv o sui settimanali e del pubblico nei confronti degli immigrati per come viene rappresentato giornalisticamente e televisivamente.
Capitolo
10
Conclusioni: la comunicazione
interculturale nel bricolage televisivo
Che televisione , dunque, emersa in
generale dal mio corpus? E come appaiono gli immigrati in essa e nei
settimanali?
Innanzitutto, una neo-televisione che presenta
un flusso non pi unitario ed omogeneo nei confronti dei temi sociali: un
grande supermarket dellŐimmaginario, in cui vi unŐofferta
espressivo-simbolica differenziata e pi fili di discorso: pi punti di vista,
pi mission, pi matrici culturali e pi frame simbolico-cognitivi, pi
audience e target, pi modi di trattare lo stesso tema.
Il discorso televisivo instabile, ipersemplificato nei contenuti, con la presenza di demenzialit e spiegazioni dellŐovvio che indicano una profonda incertezza sulla condivisione dei saperi, complesso nelle strutture con il fine di risultare pi veloci e vivaci, con continui cambiamenti di footing, incassature, sovrapposizioni di sensi e usi idiosincratici, virgolettature, messe fra parentesi, presa delle distanze, oscillazione fra diverse competenze, alla ricerca di autolegittimazione in un universo di insicurezze.
LŐimmigrato , per lo
pi, sradicato, forza lavoro, vittima, carnefice, ecc.. Tutti i tratti che
rientrano nello stereotipo comune sono calcati dai media. Ma vengono
considerate anche le ŇcomplicazioniÓ proprie di unŐidentit costituitasi con
riferimento a norme e valori diversi da quelli dominanti nella nostra cultura
nazionale come le regole alimentari previste dalle varie confessioni religiose,
lŐintegrazione degli scolari stranieri nelle scuole italiane, la richiesta dei
luoghi di culto per le minoranze religiose, la problematica dei matrimoni
misti, ecc..
Spesso, lŐimmigrazione
diviene metafora sociale della devianza: lŐinfrazione reale o virtuale viene
ingigantita. Vi sono, poi, due tendenze: la prima quella di rendere
retoricamente omogenee criminalit organizzata e microcriminalit, trasformando
un sintomo e un epifenomeno in una causa o in un fatto strutturale; la seconda
quella di equiparare la devianza al crimine. Cos lo straniero diventa il
personaggio rappresentativo dellŐillegalit trovando la sua consacrazione di
nemico pubblico.
Gli immigrati sono
mostrati dai media, comunque, secondo due stigmatizzazioni prevalenti: o sono
dei nemici o sono non persone, invisibili, che non esistono socialmente o, se
esistono, sono tollerati e non visti, in sospensione, in un limbo che pu
essere in ogni momento allontanato o fatto sparire e che, addirittura solo come
violatore della legge pu ottenere la protezione da essa[15].
Complessivamente, quindi, unŐimmagine articolata sia nei due settimanali sia in televisione: fluida, sfumata, incerta, mutevole, proteiforme, flessibile, multiforme, eclettica, versatile, polimorfica e polivalente; ma in questo senso cŐ una nota positiva: , infatti, se non altro, unŐimmagine pluralista.
Serve, dunque, una tv multirazziale, multietnica e forse la vera realizzazione di questo passo avanti potr realizzarsi solo quando anche gli immigrati entreranno in numero significativo nelle file del giornalismo, dello spettacolo, del mondo della pubblicit e della comunicazione, fra gli autori, i registi, i tecnici, ecc..
Post
Scriptum
Ancora oggi, sfogliando le pagine dei
quotidiani, dei settimanali e guardando la tv evidente come il tema
dellŐimmigrazione continua ad essere di grande attualit. Ho stabilito, dunque,
un rapido e laconico confronto fra lŐanno che avevo scelto allŐinizio (il 2000
appunto) e il periodo compreso fra la met di giugno e la met di luglio dellŐanno
in corso ossia il 2003. La comparazione si concentrata, in particolare, sui
settimanali (chiaramente sempre Famiglia Cristiana e LŐEspresso), mentre sulla
questione televisiva mi limiter a fare delle osservazioni generali a margine.
La scelta del periodo non casuale: in
questo lasso di tempo, infatti, sono successe delle vicende che hanno animato
il dibattito sugli immigrati nei media.
Il corpus, come gi
anticipato nellŐintroduzione, comprende gli articoli di Famiglia Cristiana (8 articoli) e
de LŐEspresso (6 articoli) del periodo compreso fra la met di giugno e la met di
luglio del 2003 (nn. 25, 26, 27, 29) con lo scopo di comparare i due momenti e,
alla fine del lavoro, capire cosŐ cambiato nel frattempo.
Dal confronto sono emerse sottili trasformazioni distribuite nei vari livelli e nelle varie parti del testo legate, soprattutto, allŐincombenza e allŐurgenza del momento connessa al vespaio scatenato dalla legge Bossi-Fini.
Complessivamente ho rilevato una certa revisione (una
sorta di ritocco) sui valori di entrambe le testate verso quelli che spingono
pi ad affrontare lŐurgenza del momento ossia il coraggio, la piet, la
responsabilit contro il pericolo della legge Bossi-Fini, lasciando da parte le
critiche allŐimmigrazione largamente trattate (ne LŐEspresso soprattutto) nel corpus del 2000. Ci si
concentra ora sullŐimportanza dellŐidentit e della convivenza pacifica e si
sottolinea lŐipocrisia politica anche se ci non toglie che lŐimmigrato resti
un problema. Il quadro risulta molto pi omogeneo, uniforme e concorde che nel
2000.
Su tutti i temi prevale quello di attualit del Ňcacciare gli immigratiÓ accompagnato, comunque, dalle medesime figure linguistiche e visive, dagli stessi spazi e tempi, con qualche lieve differenza attoriale (mancano i preti di frontiera in Famiglia Cristiana e sono pi individuali e meno trasgrediti i ruoli tematici ne LŐEspresso). Uguali o molto simili anche i patemi, solo con qualche effetto di verit in pi per LŐEspresso (i dati statistici costantemente presenti ad es.) e cos anche per il linguaggio, equilibrato per la testata cattolica ed esuberante per quella di sinistra, a parte una leggera attenuazione nellŐuso delle figure retoriche ne LŐEspresso e un uso pi limitato dellŐironia in Famiglia Cristiana.
In tv lŐimmagine dellŐimmigrati sembra continuare ad essere sempre polimorfa ma anche molto pi concentrata sullŐurgenza dei fatti del giorno o della settimana, meno generica e pi pragmatica e il tema prevalente la polemica sulla legge Bossi-Fini.
Complessivamente ho rilevato, quindi, sottili
trasformazioni distribuite nei vari livelli e nelle varie parti del testo
legate, soprattutto, allŐincombenza e allŐurgenza del momento connessa al
vespaio scatenato dalla legge Bossi-Fini: quasi come dire, appunto, Ňtutto sar
lo stesso mentre tutto sar cambiatoÓ, celebre frase de Il Gattopardo che Tomasi di Lampedusa mette in bocca a Don
Fabrizio, in contrasto con Óse vogliamo che tutto rimanga comŐ bisogna che
tutto cambiÓ (pronunciato da Tancredi) perch pi impersonale, senza
progettualit, propria di coloro che comprendono un programma di trasformazione
ma non lo condividono, finendo per accettare una sorta di pace rassegnata che
si lascia trasportare dal flusso degli eventi.
In definitiva, oggi lŐimmagine dellŐimmigrazione risulta molto meno polimorfa e instabile, meno contraddittoria e fluida, pi omogenea e coesa rispetto a quella del 2000, concentrata sullŐimpellenza dei fatti e sulle polemiche intorno alla legge Bossi-Fini.
á AA.VV. (1998), Stile
Stampa,
Editrice La Stampa, Torino.
á Bailey K.D. (1995), Metodi
della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna.
á Balbo L., Manconi L.
(1990), I razzismi possibili, Feltrinelli, Milano.
á Balbo L., Manconi L.
(1992), I razzismi reali, Feltrinelli, Milano.
á Barbagli M. (1998), Immigrazione
e criminalit in Italia, Il Mulino, Bologna.
á Barthes
R. (1975), Barthes di Roland Barthes, tr. it. Einaudi, Torino (1980).
á Bloor D. (1994), La
dimensione sociale della conoscenza, Raffaello Cortina, Milano.
á Bolaffi G. (1996), Una
politica per gli immigrati, Il Mulino Bologna.
á Bonifazi C. (1998), LŐimmigrazione
straniera in Italia, Il Mulino, Bologna..
á
Basso P.L.,
Calabrese O., Marsciani F., Mattioli O. (1995), Le passioni nel serial tv, Eri Rai Vqpt, Roma.
á
Calafato
P., Caprettini G.P., Coalizzi G. (a cura di) (2001), Incontri di Culture, la semiotica tra frontiere e
traduzioni, UTET,
Torino.
á
Caprettini G.P.
(1993), Del Maurizio Costanzo Show e della religione rumorosa, Vallecchi, Firenze.
á
Caprettini G.P.
(1997), Segni, testi e comunicazione, Utet Libreria, Torino.
á
Casetti F. (a
cura di) (1988), Tra me e te. Strategie di coinvolgimento del telespettatore
nei programmi della neotelevisione, Eri Vqpt Rai, Roma.
á
Cassano F.
(1989), Il gioco della scienza, Laterza, Roma Đ Bari.
á
Fabbri P.
(1996), La svolta semiotica,
Lezioni tenute a Palermo per la Sigma Tau.
á
Floch J. M.
(1992), Semiotica, marketing e comunicazione, Franco Angeli, Milano.
á
Floch J. M. (1995), Identits visuelles, Puf, Paris, tr. it. Identit visive, Angeli, Milano (1997).
á
Geertz C.
(1999), Mondo Globale, Mondi Locali, cultura e politica alla fine del
ventesimo secolo, Il Mulino,
Bologna.
á Landowski E. (1989), La socit rflechi. Essais de socioĐsmiotique, Seuil, Paris, La societ riflessa, tr. it. Meltemi, Roma (1998).
á
Marrone G.
(1998), Estetica del
telegiornale, Meltemi, Roma.
Appendice 1:
Composizione del corpus dŐanalisi
Nella versione originale comprende una presentazione
generale, una classificazione e una
schedatura del corpus.
La griglia dŐanalisi
Comprende la griglia costruita sulla base dei livelli
del percorso generativo del senso di
Greimas.
Appendice 3:
La raccolta del materiale: una strada in salita
Racchiude tutte le peripezie che ha richiesto la
raccolta dei componenti del corpus: le ricerche in Rai, in Mediaset e nelle
associazioni costituite da immigrati.
Autorizzo il Cestim
CESTIM -
CENTRO STUDI IMMIGRAZIONE ONLUS
via S.Michele alla Porta 3 - 37121 Verona al trattamento dei miei dati
personali secondo le disposizioni previste dalla Legge nĄ675 del Ő96 e alla
pubblicazione del presente abstract della mia tesi.
[1] Marrone (1998).
[2] Pozzato (1992).
[3] Balbo L., Manconi L. (1990), I razzismi possibili, Feltrinelli, Milano.
Balbo L., Manconi L. (1992), I razzismi reali, Feltrinelli, Milano.
[4] Floch (1995).
[5] Landowski (1997).
[6] Marrone (1999).
[7] Per avere un quadro preciso del percorso generativo del senso consultare:
Greimas A.J. (1970), Du sens, Editions du Seuil, Paris, tr. it. Del senso, Bompiani, Milano (1974) e
Marrone G. (1998), Estetica del telegiornale, Meltemi, Roma
e anche ci che su questo argomento stato specificato nel capitolo 1 al paragrafo 5.
[8] Landowski E. (1996), Stati di luoghi in Versus 73/74, 1996.
[9] Pezzini I. (1999), La tv delle Parole. Grammatica del Talk Show, Eri Rai Vqpt, Roma.
[10] Marrone (1998).
[11] Pezzini I. (1999), La tv delle Parole. Grammatica del Talk Show, Eri Rai Vqpt, Roma.
[12] Dal Lago (1999).
[13] McHugh (1968).
[14] Greimas (1970).
[15] Dal Lago (1999).