ANCORA ESPULSIONI COLLETTIVE IN VISTA

Malgrado gli accordi di riammissione conclusi negli ultimi anni dallÕItalia con la Tunisia, con il Marocco, con lÕEgitto, con lÕAlgeria, e da ultimo anche dopo le ŅinteseÓ informali dellÕestate del 2004 con la Libia, continua comunque anche dÕinverno, non appena il mare si calma, lo stillicidio di sbarchi a Lampedusa e nel resto della Sicilia.

Dietro la definizione di ŅclandestinoÓ, si cela una umanitˆ sofferente composta molto spesso potenziali richiedenti asilo o protezione umanitaria ( perchŽ provenienti da paesi come il Sudan, la Somalia, la Sierra Leone, lÕEritrea, persone alle quali si  negato ogni diritto, persino il diritto alla vita. Alcuni cronisti lamentano persino che questi sbarchi sono resi possibili dal miglioramento delle condizioni del mare, quasi che fosse auspicabile un peggioramento delle condizioni meteo e magari un'altra strage. Forse si vorrebbe ancora un macabro effetto ŅannuncioÓ, come se i cadaveri sempre pi numerosi di ŅclandestiniÓ siano un prezzo necessario per rendere pi efficaci le politiche di contrasto delle migrazioni clandestine.

Un monito per quanti vogliono tentare ancora lÕavventura dellÕingresso clandestino verso la Sicilia, un chiaro esempio dei rischi che un passaggio illegale in Italia pu˜ comportare.

Un elemento di novitˆ  adesso costituito dalla diffusione del sospetto verso i clandestini tra i quali si nasconderebbero fondamentalisti islamici se non veri e propri terroristi. Si  giunti persino ad inventare i fatti, come le rivolte (mai avvenute) che Ņi calandestini iscenavano arrivati nel centro di raccolta di Lampedusa per farsi dividere e trasferire a CrotoneÓ ( Corriere della sera del 21 gennaio 2005), quando invece i trasferimenti a Crotone rimangono ancora oggi frutto del fallimento della politica governativa basata sulle espulsioni collettive e sui centri di detenzione amministrativa .

Un altro elemento di novitˆ  costituito adesso dalla presenza a Lampedusa di una delegazione di poliziotti libici, giunti nellÕisola per ŅtorchiareÓ i migranti appena sbarcati, o salvati da una morte sicura, allo scopo non certo di ricostruire le reti criminali che li hanno trafficati, ma per facilitare le pratiche di espulsione collettiva verso la Libia. Sono anni che le organizzazioni antirazziste hanno denunciato con nomi ed indirizzi le agenzie che trafficano i clandestini a Malta, in Grecia, in Turchia, e quelle agenzie sono ancora in funzione, mentre non si  fatto nulla per combattere la corruzione delle forze di polizia che operano in quei paesi consentendo le partenze ad ondate successive. Ma di questo ai governi che stipulano gli accordi di riammissione non importa nulla, tanto poi a pagare, anche con la vita, sono soltanto dei disperati che non avranno nemmeno testimoni e tribunali per provare gli abusi che subiscono.

In molti casi, gli accordi di riammissione hanno consentito la esecuzione di vere e proprie espulsioni collettive, vietate dalle convenzioni internazionali, in quanto le forme di riconoscimento da parte dellÕautoritˆ diplomatica del paese ricevente sono state tanto sommarie da non consentire neppure una attribuzione certa della nazionalitˆ. Altre volte le autoritˆ consolari dei paesi di provenienza hanno potuto visitare richiedenti asilo, anche dopo che la loro istanza era stata accolta, come avvenuto a Caltanissetta ai naufraghi della Cap Anamur nel luglio del 2004, ed i riconoscimenti da loro effettuati hanno comportato il ritiro del riconoscimento del diritto di asilo o della protezione umanitaria. Il contenuto degli accordi di riammissione  peraltro mutato nel tempo, e mentre in origine si prevedeva solo il rimpatrio degli immigrati irregolari di nazionalitˆ del paese che li sottoscriveva, negli ultimi anni si  diffuso il ricorso a clausole che prevedono anche il rimpatrio di cittadini di paesi diversi da quelli firmatari, indipendentemente dal riconoscimento della loro effettiva identitˆ. Da parte delle attuali forze di governo si insiste ancora sul contrasto dellÕimmigrazione clandestina con lo scambio di funzionari di collegamento e la fornitura di attrezzature e mezzi. Ma gli sbarchi proseguono, seppure in misura pi ridotta anche nei mesi invernali, non appena il mare si calma, e non  quantificabile il numero di quanti sono sorpresi dalle tempeste e soccombono alla furia delle onde.

Gli unici risultati della magistratura siciliana nel contrasto dei trafficanti si tradurranno nel solito desolante spettacolo dellÕarresto dei pi deboli tra gli ŅscafistiÓ, di quei migranti che magari accettano di condurre le carrette del mare perchŽ non hanno i soldi per pagare lÕintera tariffa imposta dai trafficanti. E intanto le reti del racket presenti sul territorio siciliano si rinforzano sempre di pi, perchŽ, pi aumenta la repressione, in assenza di possibilitˆ effettive di ingresso per lavoro e di accesso alla procedura di asilo, e pi aumentano il profitto dei trafficanti, le intimidazioni subite dalle vittime, la loro omertˆ ( alla quale sono costrette anche dopo gli sbarchi, quando, piuttosto che incontrare mediatori ed interpreti indipendenti, sono costrette a subire estenuanti interrogatori, adesso anche da parte di agenti di polizie straniere, rinchiusi in centri di detenzione senza alcuna garanzia e senza assistenza legale).

Ancora in queste ore, a Lampedusa come a Crotone, come giˆ nello scorso mese di ottobre, si sta assistendo alla negazione del diritto di presentare domanda di asilo per intere categorie di persone giunte irregolarmente ( come la quasi totalitˆ dei richiedenti asilo) sul territorio italiano, selezionate sulla base della presunta appartenenza nazionale, adesso anche con la ŅcollaborazioneÓ della polizia libica, senza che i singoli abbiano la minima possibilitˆ di accedere alla procedura di asilo.

In questo modo, per un numero non definito di persone si sta negando la applicazione dellÕart. 10.3 della Costituzione italiana, norma che per la Corte di cassazione ha una immediata efficacia precettiva e che riconosce lÕasilo politico con una estensione ancora maggiore di quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.

Si continua a violare la riserva di giurisdizione prevista dallÕart. 13 della Costituzione italiana in quanto le misure di trattenimento coattivo e di allontanamento forzato sono state adottate ed eseguite dalle autoritˆ di polizia senza alcuna convalida da parte dellÕautoritˆ giudiziaria, convalida che sarebbe stata necessaria comunque a seguito dellÕinternamento nel centro di permanenza temporanea di Lampedusa secondo quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.105 del 2001, con un orientamento giurisprudenziale ribadito ancora con le pi recenti sentenze della Corte pubblicate nel corso del 2004.

Si deve ricordare al riguardo che lÕaccompagnamento coattivo in frontiera, anche nei casi nei quali non sia preceduto da un trattenimento in un centro di permanenza temporanea  qualificabile come Ņmisura limitativa della libertˆ personaleÓ come tale soggetta alle rigide previsioni dellÕart. 13 della Costituzione.

Appare evidente, anche sulla base dei filmati ripresi dalle televisioni, come a coloro che sono stati bloccati a Lampedusa  negato il diritto ad agire in giudizio Ņ per tutelare i propri diritti in materia civile, penale ed amministrativaÓ previsto dagli art. 6 e 13 della CEDU e dallÕart. 24 della Costituzione italiana.

Si sta violando lÕart. 14 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dellÕuomo che riconosce tutti i diritti previsti dalla stessa Convenzione senza alcuna distinzione basata sul sesso, sul colore, sullÕorigine nazionale e che afferma che tutti devono avere eguale protezione davanti alla legge. La selezione dei migranti irregolari e la scelta di quelli tra loro da rimpatriare immediatamente in Libia assume carattere discriminatorio proprio per la discrezionalitˆ e la sommarietˆ delle procedure di identificazione.

La esecuzione dei rimpatri forzati verso la Libia, eseguiti sulla base di intese ministeriali e di accordi operativi a livello di forze di polizia, costituirebbe una ennesima, gravissima violazione dellÕart. 10.2 della Costituzione italiana secondo cui Ņla condizione giuridica dello straniero  regolata dalla legge in conformitˆ delle norme e dei trattati internazionali.

Invitiamo ancora una volta i parlamentari europei ed italiani ad essere presenti nei luoghi di sbarco ed a vigilare sugli accordi di riammissione costituendo delegazioni che si rechino in Libia e negli altri paesi di transito.

Fulvio Vassallo Paleologo

ASGI Š ICS Palermo

 

 

 

 

 

 

 

APPENDICI

 

OTTOBRE 2004 : I RESPINGIMENTI COLLETTIVI DA LAMPEDUSA

 

 

ITALIE

Le gouvernement doit donner lÕaccs ˆ lÕasile aux personnes ayant besoin de protection

 

Mercredi 6 octobre 2004

COMMUNIQUƒ DE PRESSE

 

Selon certaines informations, des centaines de personnes originaires dÕAfrique ou du Moyen-Orient ont ŽtŽ renvoyŽes par avion en Libye depuis la petite ”le italienne de Lampedusa. Ces agissements soulvent la question importante de la dŽtermination du gouvernement italien ˆ lutter contre lÕimmigration, quel quÕen soit le prix en termes de droits humains.

Amnesty International est prŽoccupŽe depuis longtemps par lÕabsence de textes de loi adŽquats et exhaustifs relatifs ˆ lÕasile en Italie. MalgrŽ les dŽclarations rŽcentes du ministre de lÕIntŽrieur, assurant quÕil opŽrait conformŽment ˆ la loi, Amnesty International reste profondŽment troublŽe par la rapiditŽ avec laquelle des centaines de personnes semblent avoir ŽtŽ expulsŽes de Lampedusa ces derniers jours et par lÕabsence de transparence de cette opŽration. LÕorganisation craint que les dernires tentatives du gouvernement italien pour traiter les arrivŽes par la mer ne compromettent sŽrieusement le droit fondamental de demander et de recevoir lÕasile, ainsi que le principe de non-refoulement interdisant de renvoyer contre son grŽ une personne vers un territoire o elle risquerait de subir de graves violations de ses droits humains.

Amnesty International demande au gouvernement italien de mettre un terme ˆ ces opŽrations. Le gouvernement italien doit faire en sorte que tous les demandeurs dÕasile aient accs ˆ une procŽdure de demande dÕasile Žquitable et satisfaisante. Dans le cas o les arrivŽes dŽpasseraient les capacitŽs de rŽception et de traitement de lÕItalie, Amnesty International rappelle que lÕItalie peut demander lÕaide de la communautŽ internationale, en se fondant sur le principe de partage de la responsabilitŽ, sans perdre de vue que lÕItalie devra toujours admettre les demandeurs dÕasile et les rŽfugiŽs sur son territoire, sans discrimination.

Des garanties de procŽdure essentielles, comme un conseil juridique efficace, un interprte compŽtent et la possibilitŽ de contacter le HCR et des ONG, constituent des conditions fondamentales pour que lÕItalie remplisse ses obligations dŽfinies par le droit international relatif aux rŽfugiŽs et aux droits humains, et par le principe de non-refoulement. Amnesty International recommande que le gouvernement italien facilite lÕaccs rapide du HCR aux personnes risquant lÕexpulsion, pour faire en sorte que les personnes ayant besoin de protection puissent lÕobtenir. Amnesty International demande aussi au gouvernement italien dÕappliquer le principe de transparence, en permettant une Žtude indŽpendante de ses actions, et en dialoguant avec le HCR et les ONG.

Dans son rapport Time to make human rights a reality (index AI : MDE 19/002/2004), Amnesty International a soulignŽ ses graves prŽoccupations concernant la situation des droits humains en Libye, un pays qui nÕa toujours pas signŽ la Convention de 1951 relative au statut des rŽfugiŽs. Amnesty International craint que certaines personnes renvoyŽes de Lampedusa courent le risque, une fois en Libye, dՐtre refoulŽes vers un pays o elles pourraient subir des actes de torture ou des traitements cruels, inhumains ou dŽgradants. La Libye a signŽ la Convention de lÕOUA rŽgissant les aspects propres aux problmes des rŽfugiŽs en Afrique et a donc lÕobligation de ne renvoyer personne vers un pays o il existe un risque de violations des droits humains. Pourtant, au cours des derniers mois, la Libye a violŽ ses obligations de non-refoulement, comme le montre par exemple le renvoi dՃrythrŽens vers leur pays dÕorigine en juillet et aožt 2004. Parmi ces personnes, nombre dÕentre elles seraient dŽsormais dŽtenues au secret dans une prison Žgalement secrte, aux conditions de dŽtention trs dures.

Amnesty International reconna”t le droit de la Libye ˆ contr™ler les frontires de son territoire. LÕorganisation remarque cependant que les autoritŽs libyennes manquent rŽgulirement au respect des garanties juridiques nationales et des normes internationales concernant lÕarrestation, la dŽtention et le procs, bouleversant ainsi les vies de centaines dÕopposants politiques rŽels ou supposŽs, ainsi que dÕimmigrants et de demandeurs dÕasile potentiels. Amnesty International craint que les personnes expulsŽes dÕItalie, quÕil sÕagisse de citoyens libyens ou non, courent le risque dՐtre dŽtenues pour entrŽe et sortie illŽgale de Libye, rŽelle ou supposŽe. Ces personnes risquent aussi des mauvais traitements en dŽtention.

Amnesty International demande au gouvernement libyen de permettre au HCR dÕaccŽder aux personnes expulsŽes dÕItalie, pour sÕassurer de leur sŽcuritŽ et faire Žtat de toute violation de leurs droits fondamentaux, notamment le droit ˆ demander et recevoir lÕasile en Libye, si ces personnes choisissent de le faire.l

 

Pour obtenir de plus amples informations, veuillez contacter le Service de presse d'Amnesty International ˆ Londres, au +44 20 7413 5566, ou consulter le site http://www.amnesty.org

 

 

 

 

TŽmoignages relatifs au traitement rŽservŽ aux migrants de la part des autoritŽs libyennes.

 

*Le Pays* (Ouagadougou)

ACTUALITƒS

18 Octobre 2004

Propos Recueillis Par HervŽ Yameogo

 

Le vendredi 15 octobre 2004, le Burkina Faso a accueilli plus d'une centaine de nos compatriotes rapatriŽe de la Libye. Ils ont ŽtŽ reus au stade du 4 aožt o ils ont ŽtŽ recensŽs avant que chacun ne rentre chez lui. Nous leur avons rendu visite pour en savoir plus sur leur OdyssŽ forcŽe.

Nicolas Yoani : (SecrŽtaire gŽnŽral de la communautŽ burkinab en Libye): " Nous ne devons pas pleurer sur notre sort"Ce rapatriement est une politique libyenne visant maintenant ˆ purifier son pays. Je dis purifier parce qu' en 1999 les Libyens ont fait savoir que l'Afrique c'est Libye et que la Libye c'est l'Afrique. Nous sommes alors partis dans ce pays pour y travailler. Et aujourd'hui on nous dit que la Libye est victime d'une invasion d'immigrŽs clandestins. On ne sait pas ce que a veut dire. Tous ce que nous savons c'est que nous avons ŽtŽ victimes, sinon les otages des ambitions politiques de certains pour se libŽrer de je ne sais quoi. Mais ce qui est sžr c'est que les membres de cette communautŽ ont acquis une certaine expŽrience dans ce pays-lˆ. Maintenant il s'agit de savoir comment utiliser cela pour le dŽveloppement du Burkina Faso. Nous sommes des adultes et nous ne devons pas pleurer sur notre sort surtout que nous sommes conscients de ce qui se passe. Nous devons au contraire nous battre pour relever notre pays. Parmi nous, il y a des gens qui ont exercŽ dans plusieurs secteurs d'activitŽs. Et cela est un atout pour le Burkina.

Moi j'ai passŽ trois ans et demi lˆ-bas mais il y en a qui y ont fait 4 ans ou dix ans de sŽjour. Il faut dire que les Libyens ont ŽtŽ clairs en nous rapatriant. Ils ont dit qu'ils exigent maintenant certaines conditions pour rentrer en Libye. Il y a d'abord le passeport qu'il faut avoir auprs de l'ambassade de Libye au Burkina; ensuite une fois arrivŽ en Libye il faut tre muni d'un contrat de travail; enfin il faut tre enregistrŽ au niveau de l'administration Libyenne. Tous ceux qui ne sont pas en possession de ces diffŽrents papiers ont ŽtŽ priŽs de quitter le pays. C'est ce qui nous a ŽtŽ dit officiellement ˆ travers notre ambassade.Nous avons ŽtŽ rapatriŽs par un cargo. Il avait ˆ son bord 161 Burkinab ˆ ma connaissance, dont 85 prisonniers et le reste composŽ de gens qui Žtaient obligŽs de partir parce que ne remplissant pas les conditions. Je voudrais remercier ambassade du Burkina en Libye qui nous a beaucoup soutenus afin que nous puissions emporter nos bagages. Personne ne se plaint d'avoir laissŽ une aiguille lˆ-bas ˆ Tripoli. Nous lui manifestons notre gratitude pour tout ce qu'il a fait et continue de faire pour nos compatriotes qui y sont toujours...

Yannick Tougma: " Les Libyens sont racistes"

Je ne suis pas satisfait de mon sŽjour en Libye. La vie y est dure. Beaucoup de nos frres Žtaient dŽsoeuvrŽs et parcouraient les rues dans la misre. Il y en qui ont logŽ dans des enclos parce qu'ils n'avaient pas les moyens pour louer un appartement. Et les Libyens sont racistes.

Ousseni Boly: " La Libye est un grand espoir pour l'Afrique"

Je suis parti en Libye en 1999. Gr‰ce ˆ Dieu je gagnais bien ma vie. Vu l'ouverture de la Libye pour l'Union africaine, beaucoup de gens s'y sont ruŽs. Mais c'Žtait des gens qui Žmigraient sans un visa parce que le Guide de la RŽvolution libyenne le leur avait permis. La Libye Žtait sous embargo et ne contr™lait pas les entrŽes de ces gens qui foulait son sol. Aujourd'hui il n' ya plus d'embargo ; les EuropŽens ne veulent plus les Africains chez eux. La Libye doit contr™ler l'immigration sur son sol. Elle n'a pas chassŽ les gens dŽfinitivement. Elle a seulement dit de partir et revenir dans les conditions et les normes pour avoir de bons boulots car il y aura l'installation de grandes sociŽtŽ en 2005. La Libye est un grand espoir pour toute l' Afrique. Je pense que les Africains doivent nourrir de nouvelles idŽes pour l'exploitation du potentiel de ce pays. Je remercie les autoritŽs burkinab. Je remercie le Guide de la rŽvolution libyenne de s'tre toujours mis ˆ la disposition de l'Afrique. Mais il faut qu'il veille ˆ la sŽcuritŽ des Noirs chez lui. Sa population n'Žpouse pas forcŽment sa vision ˆ l'Žgard des Noirs africains.? Nous aimerions que notre ambassade soit mieux dotŽe pour protŽger les compatriotes qui rŽsident en Libye. Quand nous avons des problmes avec la police libyenne par exemple l'ambassadeur ne peut pas nous voir quand il le dŽsir. Cela n'est pas normal. Il faut que la Libye respecte les droits de l'homme. Il serait bon de rŽflŽchir dans le cadre de l'Union africaine, sur la possibilitŽ de crŽation des agences de recrutement pour aller y travailler.

Issoufou OuŽdraogo (Ex prisonnier en Libye): " On nous privait d'eau en prison"

Nous avons ŽtŽ refoulŽs ˆ cause de la couleur de notre peau. Le racisme sŽvit en Libye. Nous n'y sommes pas aimŽs. Nous sommes payŽs en deˆ de notre dž . Ils nous demandent des papiers sans crŽer les conditions qui puissent nous permettre de les Žtablir sur place en Libye. Notre rapatriement n'a pas ŽtŽ fait dans l'ordre. Il y en a qui ont ŽtŽ extirpŽs de leur maison sans bagage. Certains sont sortis directement de la prison pour tre rapatriŽs. D'autres n'avaient rien, mme pas de chaussures. C'est gr‰ce ˆ la solidaritŽ des uns et des autres qu'ils ont pu s'habiller convenablement. En prison, nous Žtions pas bien traitŽs. On nous privait d'eau et de nourriture et il n'y avait pas de soins pour les malades. On a ŽtŽ dŽpossŽdŽ de nos papiers (passeport, carte d'identitŽ...)

Dramane Bakoan: " Ce retour n'a pas ŽtŽ volontaire"

J'ai fait un an et demi en Libye. Ce rapatriement n'a pas ŽtŽ volontaire. Les autoritŽs libyennes se sont servies de ce terme pour faire croire ˆ face du monde que nous quittons leur pays de bon grŽ.

Il y avait une telle pression que nous Žtions obligŽs de partir. Des gens ont ŽtŽ arrtŽs dans la rue pour tre rapatriŽsPiouss Kouarabou (Ex prisonnier en Libye): " Je n'ai plus rien"Je pense que ce qui nous est arrivŽ est de la faute du prŽsident libyen. Il nous a fait venir travailler comme des esclaves durant l' embargo qui pesait sur son pays. Et une fois l'embargo levŽ, il nous jette ˆ la porte. Moi j'ai ŽtŽ saisi sur mon lieu de travail par des policiers. Ils m'ont retirŽ tous les papiers et mme les 700 F CFA que j'avais sur moi. PrŽsentement je n'ai rien sur moi. Je ne sais pas comment rentrer au village. Je n'ai ni sou ni papier.

 

_http://fr.allafrica.com/stories/200410210199.html

 

*Mamadou SangarŽ( SP-CSBE : " les rapatriŽs de Libye n'Žtaient pas des dŽlinquants"*

 

 

*Le Pays* (Ouagadougou)

INTERVIEW

21 Octobre 2004

PubliŽ sur le web le 21 Octobre 2004

Propos Recueillis Par HervŽ Yameogo

 

Aprs avoir recueilli les propos de nos compatriotes rapatriŽs de la Libye le 15 octobre 2004, nous donnons la parole au SecrŽtaire permanent du Conseil supŽrieur des Burkinab ˆ l'Žtranger (CSBE), Mamadou SangarŽ, pour avoir une version officielle de la situation.

 

*Aviez-vous ŽtŽ saisi auparavant par les autoritŽs libyennes du rapatriement des Burkinab qui sont rentrŽs ˆ Ouaga le 15 octobre 2004 ?*

Oui, nous avons ŽtŽ saisi du projet de rapatriement des Burkinab par notre ambassade ˆ Tripoli. Le 20 juillet 2004, les autoritŽs libyennes ont initiŽ une rencontre avec l'ensemble des ambassadeurs des pays de l'Afrique subsaharienne pour Žchanger avec eux et leur donner l'information selon laquelle elles voudraient rapatrier toute personne en situation irrŽgulire. Notre ambassade nous a fait parvenir l'information. Et depuis lors nous suivions l'Žvolution de cette affaire.

 

*Cela veut-il dire que c'est une mesure qui ne concerne pas seulement le Burkina?*

C'est tout a fait cela. ‚a ne concerne pas seulement le Burkina Faso. Tous les ambassadeurs des pays subsahariens ont pris part ˆ cette rencontre. Cela veut dire qu'ils sont concernŽs au mme titre que le Burkina. Naturellement, chaque pays a cherchŽ avec les autoritŽs libyennes, les possibilitŽs et les meilleures conditions de l'organisation de ce rapatriement. Chaque pays ayant des lois et rglement, il est important que les gens qui s'y rendent veillent ˆ tre en conformitŽ avec ces lois. Chaque pays a aussi ses ambitions Žconomiques et sŽcuritaires. Et parfois, il peut arriver qu'on ait du mal ˆ contr™ler un certain nombre de situations. Je pense que ce qui est mis en exergue ici, c'est le fait que des gens soient en situation irrŽgulire.

 

*Savez-vous pour quelle raison certains de nos compatriotes rapatriŽs ont fait la prison en Libye ?*

Le mot prison est un peu fort dans leur cas. Lorsque nous avons reu l'information disant qu'il y a des dŽtenus qui font partie de notre contingent (161 personnes dont 2 femmes), a nous a un peu troublŽ. Nous pensions ˆ des dŽlinquants ou ˆ des gens qui se seraient rendus coupables de crimes, d'infractions, etc.. Mais nous nous sommes rŽjouis de constater ˆ leur arrivŽe ici au Burkina que ce n'Žtait pas le cas. Toute chose qui renforce notre fiertŽ et notre satisfaction quant au comportement de nos compatriotes ˆ l'Žtranger. En fait, il s'agit simplement des gens qui ont fait l'objet de raffle lors de contr™les de routine. Cette opŽration Žtait envisagŽe par les autoritŽs libyennes dans la logique du rapatriement. Lorsqu'on vous interpelle et que vous tes en situation irrŽgulire on vous amne dans des lieux de dŽtention et aprs on vous achemine vers chez vous. Voilˆ un peu la nuance : ce n'Žtait pas des prisonniers. Au niveau national, nous avions mme mis un dispositif de sŽcuritŽ en place pour que ces personnes qui Žtaient indiquŽes comme des prisonnires soient traitŽes spŽcialement. Mais ˆ leur arrivŽe, l'ambassade nous a rassurŽ que ce n'Žtait pas des dŽlinquants. ImmŽdiatement, nous avons levŽ le dispositif. Elles ont tous ŽtŽ traitŽes alors ˆ la mme enseigne que les autres.

 

*Que fait d'une manire gŽnŽrale votre institution ˆ l'Žgard des Burkinab vivant ˆ l'Žtranger?*

Le Conseil supŽrieur des Burkinab de l'Žtranger est un service du ministre des Affaires Žtrangres. Le SecrŽtariat permanent du Conseil ˆ travers ses attributions, n'est que la cheville ouvrire du gouvernement et dans cette logique oeuvre pour le bien-tre de nos compatriotes vivant ˆ l'Žtranger. Je m'explique : le Burkina est un pays de migration. Les gens s'en vont, parfois de faon ordonnŽe ou de faon dŽsordonnŽe. Ils peuvent tre confrontŽs ˆ des problmes. Sachant cela, le gouvernement a mis sur pied cette structure qu'est le Conseil supŽrieur des Burkinab ˆ l'Žtranger pour pouvoir suivre nos compatriotes lˆ o ils vont dans la mesure, naturellement, des moyens dont il dispose. Mais un grand effort doit tre encore fait pour rapprocher l'administration centrale de nos compatriotes qui sont ˆ l'Žtranger. Et cela est matŽrialisŽ ˆ travers les missions consulaires que nous organisons chaque annŽe en direction de ces personnes-lˆ, et qui constituent pratiquement l'administration centrale en miniature. Puisque ces missions sont composŽes des reprŽsentants de la sŽcuritŽ, de la justice, du ministre des affaires Žtrangres, qui se dŽplacent ˆ l'Žtranger pour dŽlivrer le maximum de pices et autres documents burkinab afin de permettre ˆ nos compatriotes de se mettre ˆ jour vis-ˆ-vis des lois des pays d'accueil.Mais, il y a des situations qui nous dŽpassent dans la mesure ou chaque pays ˆ sa rŽglementation. Lorsque par exemple l'accs ˆ un pays requiert l'acquisition d'un visa et que vous y allez de faon clandestine, il est certain que ce cas est trs difficile ˆ gŽrer. Toutefois, tant que la possibilitŽ s'offre ˆ nous de sauver un compatriote en lui dŽlivrant tel ou tel document, nous le faisons.

 

*Avez-vous un appel ˆ lancer ?*

Aujourd'hui, les migrations internationales sont de plus en plus complexes. Cela prŽoccupe tous les pays du monde, tant le pays de dŽpart, le pays de transit que le pays d'accueil. Si je prends le cas de l'Europe, les politiques sont beaucoup plus restrictives en matire d'immigration. Cela veut dire qu'il faut qu'on essaie d'Žvoluer vers une Žmigration beaucoup plus ordonnŽe. OrdonnŽe en ce sens que le candidat ˆ l'Žmigration doit tre averti de ce qu'il doit remplir comme conditions, de ce qui l'attend lˆ-bas et du devoir qu'il a de se mettre en rgle vis-ˆ-vis des lois et rglements de son pays d'accueil. Ce n'est pas toujours Žvident. Malheureusement, il y a des gens qui vont en ordre dispersŽ, certes ˆ la recherche d'un mieux-tre. C'est normal. Mais nous pensons que pour que le mieux-tre qu'ils cherchent puisse tre utile ˆ eux et ˆ pays, il faut organiser l'Žmigration. Ce n'est ni un encouragement , ni un empchement ˆ partir. Mais nous disons qu'il faut que ce soit fait de faon ordonnŽe de sorte que nos compatriotes qui Žmigrent ne soient pas confrontŽs ˆ des problmes lˆ-bas et soient parfois obligŽs de revenir dans des conditions un peu difficiles.Pour ce faire, la presse est d'un apport trs prŽcieux. Elle est un partenaire important qui peut contribuer ˆ porter l'information et ˆ mener la sensibilisation partout Burkina ; puisque c'est un phŽnomne qu'il faut gŽrer tant en amont qu'en aval. En amont, il faut que les gens sachent o ils vont et comment ils doivent y aller. En aval, une fois arrivŽs ˆ l'Žtranger, qu'ils sachent comment se comporter et ce qu'il faut faire. Voilˆ tant de choses pour lesquelles nous comptons beaucoup sur les mŽdias du Burkina pour pouvoir nous aider dans ce sens. C'est, naturellement, un travail de longue haleine mais je pense qu'au fil du temps, on pourra se rŽjouir un jour de voir que c'est une migration bien spŽcialisŽe qui sera beaucoup plus rentable.

 

 

*This Day* (Lagos)

NEWS

October 23, 2004

Posted to the web October 25, 2004

By Ndubuisi Francis

 

Lagos

 

No fewer than 1000 Nigerian deportees have arrived the country from Libya in the past one week as the North African country is said to be clamping down on aliens without valid resident documents. The deportees started arriving the Murtala Muhammed Airport, Lagos in chartered flights from the beginning of the week, according to Immigration sources.

THIS DAY gathered that the deportees were mostly Nigerians who had taken unconventional routes to enter European countries but got holed up in Libya.

According to Immigration sources, the deportees were from various states of the country, some of whom may have been stranded in Libya for months and even years.Some of the deportees at the international wing of the Murtala Airport, Lagos yesterday declined interviews when approached by newsmen.Investigations revealed that while most of them were said to have either left for their various states or tried to put up with relations in Lagos since arriving the country, some of those still at the airport were those deported yesterday or without the necessary funds to travel home or to acquaintances in Lagos. It was gathered yesterday that even when some of the deportees had managed to make some savings while there, they were not allowed by the Libyan authorities to take their funds and belongings before deportation.

The deportation of Nigerians from Libya is not a new phenomenon. It has in fact been intensified in the past few years.

 

*Libya Deports Hundreds of Nigerians*

http://allafrica.com/stories/printable/200410250340.html

*Vanguard* (Lagos)

NEWS

October 23, 2004

Posted to the web October 25, 2004

By Kenneth Ehigiator & Adaku Icheku

 

HUNDREDS of Nigerians were yesterday deported home by the Libyan government in a chartered aircraft.The deportees, mainly youths, were brought into the country in batches, with the first batch arriving the NAHCO shed of the Murtala Muhammed Airport, Ikeja, Lagos late Thursday night. Although the exact number of deportees is not immediately known, Weekend Vanguard learnt that it runs over a thousand. Efforts to ascertain the number of the deportees from the relevant authorities also proved fruitless, as officers said to be armed with the figure were not available for comments.

Some of the deportees advanced varied reasons for their deportation from Libya. While some said they were brought back home because of President Olusegun Obasanjo's continued assurance of the Libyan government that Nigeria's economy was now comfortable for Nigerians, others quoted the Libyan government as acting under pressure from the European Union. According to them, the EU is accusing the Libyan authorities of allowing immigrants without necessary papers to use Libya as a launch pad to crossing into Europe through the Meditarranean sea.

At NAHCO shed yesterday, only a few of the deportees were seen on ground, as several others had already left for their various homes across the country.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COME LA LIBIA TRATTA I MIGRANTI ( E LE ORGANIZZAZIONI CHE VOGLIONO INDAGARE SUL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

 

 

 

   

Libya Blocks Visit by Rights Group

Torture, Political Trials, Treatment of Migrants Remain Major Concerns

(New York, December 7, 2004) The Libyan government has blocked a scheduled visit by a Human Rights Watch research team. The team was slated to begin a three-week fact-finding trip on Tuesday, but the Libyan government has withheld the visas, Human Rights Watch said today.

"The Libyan government says it is opening to the world, but it behaves as if there is much to hide. They are letting in oil companies and tourists, but keeping out human rights groups. "

Sarah Leah Whitson, Middle East director at Human Rights Watch

  

PrintPrinter Friendly Version

Also Available in

arabic 

Related Material

Amnesty International Report: Libya: Time to Make Human Rights a Reality
Report

Free Email Newsletter

Contribute to Human Rights Watch

ŅThe Libyan government says it is opening to the world, but it behaves as if there is much to hide,Ó said Sarah Leah Whitson, Middle East director at Human Rights Watch. ŅThey are letting in oil companies and tourists, but keeping out human rights groups.Ó  
 
The United States and European Union have rewarded Libyan leader Muammar Qadhafi and the Libyan government for renouncing terrorism and weapons of mass destruction by lifting sanctions and trade embargoes. Heads of state and business leaders have flocked to Tripoli in recent months as the economy slowly reforms.  
 
But internal repression remains intense. Libyan law bans independent political parties, associations and media. Torture is common, and hundreds of political prisoners are behind bars after trials that were deeply flawed.  
 
The visit would have been Human Rights WatchÕs first to Libya, following more than six months of promises and delays by the Libyan government. Amnesty International spent two weeks in Libya in February, producing a report that criticized a pattern of human rights violations, a failure to investigate past abuses, and a climate of fear.  
 
Human Rights Watch planned to investigate the cases of political prisoners, specifically the arrest and incommunicado detention of
Fathi al-Jahmi and the 86 students and professionals imprisoned for supporting or sympathizing with the banned Libyan Islamic Group, also known as the Muslim Brotherhood, although they were reportedly not accused of planning or committing violent acts. On Wednesday, an appeals chamber of the special ŅPeopleÕs Court,Ó which tries political cases, upheld the sentences for the group, including for two university professors sentenced to death.  
 
Two specialists from Human Rights Watch planned to investigate the human rights conditions of women and the governmentÕs treatment of migrants and refugees. Asylum seekers and migrants living in or transiting through LibyaŃparticularly those from sub-Saharan AfricaŃface police abuse, arbitrary detention and substandard detention conditions. Deportations and expulsions to countries like Eritrea and Somalia are common, where the returnees are at risk of serious abuse.  
 
Some EU member states have proposed to establish offshore asylum processing centers in Libya, even though Libya has failed to ratify the 1951 Refugee Convention and has no functioning asylum system.  
 
ŅGiven LibyaÕs terrible treatment of migrants and asylum seekers, the EUÕs offshore processing centers would likely violate the right to seek asylum,Ó Whitson said. ŅThe EU would be shifting responsibility for migrants and asylum seekers to a developing country with a poor human rights record.Ó  
 

 

 

 

COME UN PAESE DI RECENTE INGRESSO NELLÕUNIONE EUROPEA VIOLA I DIRITTI FONDAMENTALI : IL CASO DI MALTA

 

SAFI, Malta (di-ve news)--January 13, 2005 -- 2010CET-- Amnesty
International is calling for a prompt, thorough and impartial
investigation into reports that members of the Armed Forces of Malta
have subjected scores of asylum-seekers and unauthorized migrants to
physical assault resulting in numerous injuries, says a press
statement.

Reports received by Amnesty International on Thursday morning say that
over 90 inmates of a detention facility at Safi army barracks conducted
a peaceful protest, refusing to re-enter the centre at the end of an
exercise period.

Eyewitnesses have reported that at around 10 am, after the protestors
refused an order to re-enter the barracks, soldiers, dressed in riot
gear and armed with batons and shields, charged the peaceful protestors
and subjected them to deliberate and gratuitous violence.

Amnesty International says that it holds photographs taken at the scene
that lend credence to these reports. It has been claimed that many
people were injured, and some 26 were transferred to hospital for
treatment. At least one person was observed to have blood gushing from
a head wound following the assault and several reportedly suffered
fractures.

If these allegations are substantiated, then such ill-treatment would
be in clear violation of international treaties and standards ratified
by Malta, as well as domestic law. The perpetrators of such human
rights violations should be brought to justice and the victims should
receive compensation, ends Amnesty International.

Meanwhile, an AFM press release on Thursday evening says that at about
0800CET, a group of about 80 male third country nationals (TCN)
residing in one of the two closed centres managed by the AFM at Safi
Barracks forced their way out of their compound, overwhelmed the
guards, and ran towards the boundary fence surrounding Safi Barracks
adjacent to a main public road and a residential area.

AFM says that about 1000CET, after efforts to convince the TCNs to
peacefully return to their compound were exhausted, it was decided to
use military personnel to escort the TCNs into their compound.

In the melee that ensued after the soldiers closed in on the TCNs, a
number of TCNs suffered some injuries. Two soldiers were also injured,
one of whom sustained a fracture. All injured were administered first
aid by the AFM medical officer and a number of AFM first aiders who
were on the spot.

************************

  <
http://www.di-ve.com/dive/portal/portal.jhtml?id=168356&pid=null>
AD condemns the acts of violence on illegal migrants and calls for a
reform in the Maltese army
by Roberta Scerri, di-ve news (robsce@di-ve.com)

Diocesan Commission also condemns the incidents whilst calling for
social justice
Malta, di-ve news -- January 15 2005 -- 1830CET - In the light of the
fights which took place at the Hal Safi detention centre, Dr. Harry
Vassallo said government should conduct a reform in the Maltese army.

During a press conference in Sliema, Alternattiva Demokratika
chairperson Dr. Harry Vassallo welcomed the fact that the Prime
Minister ordered an inquiry immediately after the incidents and augured
that these investigations will be concluded in a reasonable time.

He said that all those who ordered, permitted or committed illegal acts
of violence should be prosecuted and if found guilty condemned and
demoted.

"The daily difficulties faced by soldiers in detention centres should
be addressed to ensure that bad working conditions do not create a
fertile breeding ground for racial hatred."

AD leader said that preventive and educational measures to uproot any
racist sentiments in the army should be introduced. The policy of
detention should also be revised and insisted that "while one can
understands that a minimum period of detention is necessary to screen
irregular migrants, long periods of detention are resulting in a time
bomb which has now exploded in our face."

AD's spokesperson on European affairs and Secretary General of the
European Green Party Arnold Cassola, will table questions in the
European Parliament on the shameful acts of violence which took place
last Thursday 13th January in the Hal Safi detention centre.

James Debono, AD's spokesman for civil rights whilst calling for
greater openness in detention centres and for a discussion in
parliament on the incidents, said that "the fact that a prestigious
organisation like Amnesty International is accusing the Maltese army of
racism is a very serious blot on Malta's international reputation as a
democratic country where the rule of law prevails"

Meanwhile Curia's Diocesan Commission for Justice and Peace in a press
release stated that the incidents that happened, raise serious
preoccupations on the way the county is behaving with illegal migrants
and their human dignity whilst they are detained at the various
detention centres.

The Commission said that every policy must be measured according to the
effect it will have on the human person, particularly the most
vulnerable. These violent incidents, the dangers which create racist
sentiments, as well as a plea for greater security for those who work
in these centres, call for the authorities to make decisions that
reflect social justice. The inquiry ordered by the Prime Minister is
the first step towards this social justice.

The acts of solidarity shown by the Maltese people in the last days
towards the victims of the tsunami, should now be repeated within our
country with these refugees said the commission.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PER IL MINISTRO DEGLI INTERNI PISANU DIETRO LÕIMMIGRAZIONE CLANDESTINA IL TERRORISMO ISLAMICO

Comunicato stampa del 20/01/2005

"E assolutamente necessario proseguire con la massima determinazione le
attivitˆ di contrasto all'immigrazione clandestina come premessa
indispensabile per governare efficacemente quella legale".
Il ministro dell'interno Pisanu si  congratulato con il capo della
polizia per l'operazione che ha sgominato una banda internazionale
dedita al traffico di esseri umani.

Il ministro dellÕinterno on. Giuseppe Pisanu si  vivamente
congratulato con il capo della polizia per lÕincisiva operazione che ha
sgominato una pericolosa banda internazionale dedita al traffico di
esseri umani ed allo sfruttamento dellÕimmigrazione clandestina.
LÕiniziativa rientra nel piano di interventi straordinari avviato
lÕestate scorsa contro le diverse forme di criminalitˆ organizzata
operanti in Calabria e getta nuova luce su questi fenomeni.

Il ministro Pisanu ha sottolineato che Ņpreoccupa molto la capacitˆ
dimostrata dai criminali di gestire i flussi migratori illegali in modo
da intasare il Centro di accoglienza di Lampedusa e determinare cos“ il
trasferimento dei cittadini in quello di Crotone, dal quale venivano
poi organizzate le fughe.

Peraltro le risultanze di queste indagini mettono bene in evidenza
tutti i drammatici risvolti dellÕimmigrazione clandestina, che ho pi
volte denunciato in Italia, in Europa e in diverse sedi istituzionali:
lo sfruttamento dei migranti alla partenza con lÕimposizione di
ŌtariffeÕ pesantissime per il viaggio; i rischi mortali delle
avventurose traversate di mari e deserti; la consegna nei luoghi di
arrivo al turpe mercato del lavoro nero e della manovalanza criminale.

Questo conferma Š ha sottolineato il ministro dellÕinterno Š che 
assolutamente necessario proseguire con la massima determinazione le
attivitˆ di contrasto allÕimmigrazione clandestina come premessa
indispensabile per governare efficacemente quella legale, facendo leva
sugli accordi di collaborazione con i paesi di origine e transito.
La catena di violenze va spezzata, possibilmente al primo anello, e
comunque contrastata in tutte le sue fasi con interventi appropriati
sul piano internazionale e sul piano interno. Per questÕultimo aspetto
ritengo indispensabile potenziare gli attuali centri di permanenza
temporanea e di accoglienza, trasformandoli in nuovi Ōcentri
polifunzionaliÕ, dedicati allo svolgimento delle attivitˆ
amministrative e giurisdizionali previste dalla disciplina
dellÕimmigrazione e dellÕasilo.

Su questo tema i responsabili delle regioni e delle autonomie locali
sono chiamati ad una inevitabile assunzione di responsabilitˆ: o
collaborare con lo stato favorendo la realizzazione dei centri, o
esporre le collettivitˆ da loro amministrate ai rischi derivanti dalla
presenza incontrollata o difficilmente controllabile di immigrati
clandestini nei loro territori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I FATTI PARLANO CHIARO : TERRORISTI O NAUFRAGHI ?

 

 

LA SCHEDA / I precedenti
I naufragi e le vittime
delle navi dei clandestini

ROMA - La 'rotta dei clandestini'  spesso teatro di sciagure. Quello avvenuto la scorsa notte  solo l'ultimo di una serie di incidenti che hanno coinvolto clandestini stipati su imbarcazioni inaffidabili. Ecco un riepilogo dei pi gravi negli ultimi anni:

- 25 dicembre
1996: la notte di Natale avviene l' incidente pi grave, rimasto per lungo tempo nel mistero. Almeno 200 (ma forse pi di 300) immigrati clandestini muoiono annegati nel tratto di mare tra Malta e la Sicilia, dopo lo scontro tra il cargo libanese 'Friendship' e la motonave Yohan.

- 28 marzo 1997
: il giorno di venerd“ santo, la nave albanese 'Kater I Rades' affonda dopo una collisione con la corvetta della Marina militare italiana 'Sibilla'. Sono tratte in salvo 34 persone e recuperati 4 cadaveri. Altri 52 corpi saranno estratti dopo il recupero del relitto nel mese di ottobre.

- 21 novembre 1997
: canale d'Otranto, 16 clandestini albanesi partiti da Durazzo muoiono per lo scoppio del gommone.

- 9 febbraio 1998
: Nel basso Adriatico affonda un gommone partito da Valona. Almeno cinque i morti.

- 25 ottobre 1998
: al largo di Valona, davanti all'isola di Safeno, un gommone esplode nella collisione con un altro scafo che torna dall'Italia, sei i morti.

- 27 novembre 1998
: un gommone affonda a largo di Brindisi dopo lo scontro con un altro scafo di contrabbandieri. Sette i morti.

- 27 maggio 1999
: al largo di Otranto (Lecce) un gommone di scafisti entra in collisione con un natante della guardia di finanza. Cinque i clandestini morti, tra cui due bambini.

- 15-16 agosto 1999
: secondo alcune notizie, al largo delle coste montenegrine sarebbe naufragata una 'carretta del mare' carica di famiglie Rom che tentavano di giungere in Italia. Oltre un centinaio i morti.

- 1 novembre 1999
: un gommone si schianta sulle secche di Torre Cavallo (Brindisi), muoiono annegati i sei clandestini a bordo.

- 30-31 dicembre 1999:
un gommone naufraga nel Canale d'Otranto causando 59 morti. La conferma avviene due settimane dopo. L'ipotesi del naufragio era stata avanzata dai parenti delle vittime che ne avevano denunciato la scomparsa.

- 4 maggio 2000
- a quattro chilometri dalla costa del Salento, un gommone carico di immigrati sperona un'imbarcazione della polizia. Muoiono due immigrati e i dispersi sono almeno dieci.

- 10 giugno 2001:
un gommone di clandestini albanesi affonda al largo di Trani (Bari). Alcuni raggiungono la riva a nuoto, altri sono salvati dai soccorritori. I cadaveri trovati sono cinque, ma ci sarebbero altri sette dispersi.

- 7 marzo 2002
- Nel Canale di Sicilia, a circa 65 miglia a Sud dell' isola di Lampedusa, naufraga un barcone di sette metri che trasportava decine di immigrati clandestini. Il bilancio  di 12 morti.

- 11 marzo 2002
- Un gommone naufraga in acque internazionali, a 20 miglia al largo di Otranto (Lecce): sull' imbarcazione viaggiavano 28 clandestini, sei muoiono.

- 8 giugno 2002
- Finisce nel sangue l' ennesimo viaggio dei disperati: a poche decine di metri della costa di Castro Marina, nel leccese, scafisti senza scrupoli scaraventano in acqua una quarantina di clandestini ed accoltellano quelli che oppongono resistenza. In mare sono recuperati quattro cadaveri.

(15 settembre 2002)

 

 

 

http://www.repubblica.it/online/cronaca/sbarco/precedenti/precedenti.htm

 

 

Canale di Sicilia Š migranti morti o dispersi nel corso del 2003

data ritrovamento

localitˆ pi vicina

fonte della notizia

cadaveri recuperati

dispersi

totale vittime

16 giugno

Lampedusa

www.repubblica.it

7

60

67

20 giugno

Kerkenna

(Tunisia)

www.repubblica.it

20

189

209

29 giugno

Capo Bon

(Tunisia)

www.repubblica.it

9

³ 0

³ 9

19 luglio

Libia

il manifesto

21

³ 0

³ 21

18 agosto

Lampedusa

www.repubblica.it,

il manifesto

1

0

1

3 ottobre

Tunisia

Televideo RAI,

La Gazzetta di Parma

1

0

1

17 ottobre

Lampedusa

la Repubblica,

il manifesto

1

7-10

8-11

19 ottobre

Lampedusa

la Repubblica,

il manifesto

13

52-72

65-85

22 ottobre

Bou-Ficha

(Tunisia)

www.repubblica.it

6

22

28

10 novembre

Pantelleria

www.repubblica.it,

il manifesto

1

0

1

12 dicembre

Tripoli (Libia)

www.repubblica.it

1

0

1

totale

81

³ 330

³ 411

Tabella a cura di Paolo Cuttitta Š Universitˆ di Palermo

 

 

DATI AGGIORNATI AL 19.11.2004

 

Canale di Sicilia Š migranti morti o dispersi nel corso del 2004

data ritrovamento

localitˆ pi vicina

fonte della notizia

cadaveri recuperati

dispersi

totale vittime

21 gennaio

Lampedusa

www.ansa.it

1

0

1

9 aprile

Libia

www.ansa.it

0

³ 30

³ 30

5 maggio

Kerkenna

(Tunisia)

www.ansa.it

1

³ 0

³ 1

5 giugno

Sfax

(Tunisia)

www.ansa.it

6

4

10

24 giugno

Lampedusa

il manifesto

1

0

1

5-11 luglio

Tripoli (Libia)

www.ansa.it

5

³ 0

³ 5

agosto

Zelid (Libia)

la Repubblica

18

23

41

5 agosto

Lampedusa

www.ansa.it

1

0

1

7 agosto

Siracusa

www.ansa.it

28

0

28

26 agosto

Genova

il manifesto

1

0

1

22 settembre

Zarzis (Tunisia)

associated press

4

0

4

1 ottobre

Lampedusa

www.repubblica.it

0

30

30

2 ottobre

Chott Meriem (Tunisia)

www.ansa.it

22

42

64

14 ottobre

Malta

www.repubblica.it

1

0

1

28 ottobre

Licata

www.repubblica.it

1

0

1

14 novembre

Malta

www.ansa.it

0

³ 10

³ 10

totale

90

139

³ 229

Tabella a cura di Paolo Cuttitta Š Universitˆ di Palermo

 

 

in corsivo i dati da verificare