ANCORA ESPULSIONI COLLETTIVE IN VISTA
Malgrado gli accordi di riammissione conclusi negli ultimi anni dallÕItalia con la Tunisia, con il Marocco, con lÕEgitto, con lÕAlgeria, e da ultimo anche dopo le ŅinteseÓ informali dellÕestate del 2004 con la Libia, continua comunque anche dÕinverno, non appena il mare si calma, lo stillicidio di sbarchi a Lampedusa e nel resto della Sicilia.
Dietro la definizione di ŅclandestinoÓ, si cela una umanit sofferente composta molto spesso potenziali richiedenti asilo o protezione umanitaria ( perch provenienti da paesi come il Sudan, la Somalia, la Sierra Leone, lÕEritrea, persone alle quali si negato ogni diritto, persino il diritto alla vita. Alcuni cronisti lamentano persino che questi sbarchi sono resi possibili dal miglioramento delle condizioni del mare, quasi che fosse auspicabile un peggioramento delle condizioni meteo e magari un'altra strage. Forse si vorrebbe ancora un macabro effetto ŅannuncioÓ, come se i cadaveri sempre pi numerosi di ŅclandestiniÓ siano un prezzo necessario per rendere pi efficaci le politiche di contrasto delle migrazioni clandestine.
Un monito per quanti vogliono tentare ancora lÕavventura dellÕingresso clandestino verso la Sicilia, un chiaro esempio dei rischi che un passaggio illegale in Italia pu comportare.
Un elemento di novit adesso costituito dalla diffusione del sospetto verso i clandestini tra i quali si nasconderebbero fondamentalisti islamici se non veri e propri terroristi. Si giunti persino ad inventare i fatti, come le rivolte (mai avvenute) che Ņi calandestini iscenavano arrivati nel centro di raccolta di Lampedusa per farsi dividere e trasferire a CrotoneÓ ( Corriere della sera del 21 gennaio 2005), quando invece i trasferimenti a Crotone rimangono ancora oggi frutto del fallimento della politica governativa basata sulle espulsioni collettive e sui centri di detenzione amministrativa .
Un altro elemento di novit costituito adesso dalla presenza a Lampedusa di una delegazione di poliziotti libici, giunti nellÕisola per ŅtorchiareÓ i migranti appena sbarcati, o salvati da una morte sicura, allo scopo non certo di ricostruire le reti criminali che li hanno trafficati, ma per facilitare le pratiche di espulsione collettiva verso la Libia. Sono anni che le organizzazioni antirazziste hanno denunciato con nomi ed indirizzi le agenzie che trafficano i clandestini a Malta, in Grecia, in Turchia, e quelle agenzie sono ancora in funzione, mentre non si fatto nulla per combattere la corruzione delle forze di polizia che operano in quei paesi consentendo le partenze ad ondate successive. Ma di questo ai governi che stipulano gli accordi di riammissione non importa nulla, tanto poi a pagare, anche con la vita, sono soltanto dei disperati che non avranno nemmeno testimoni e tribunali per provare gli abusi che subiscono.
In molti casi, gli accordi di riammissione hanno consentito la esecuzione di vere e proprie espulsioni collettive, vietate dalle convenzioni internazionali, in quanto le forme di riconoscimento da parte dellÕautorit diplomatica del paese ricevente sono state tanto sommarie da non consentire neppure una attribuzione certa della nazionalit. Altre volte le autorit consolari dei paesi di provenienza hanno potuto visitare richiedenti asilo, anche dopo che la loro istanza era stata accolta, come avvenuto a Caltanissetta ai naufraghi della Cap Anamur nel luglio del 2004, ed i riconoscimenti da loro effettuati hanno comportato il ritiro del riconoscimento del diritto di asilo o della protezione umanitaria. Il contenuto degli accordi di riammissione peraltro mutato nel tempo, e mentre in origine si prevedeva solo il rimpatrio degli immigrati irregolari di nazionalit del paese che li sottoscriveva, negli ultimi anni si diffuso il ricorso a clausole che prevedono anche il rimpatrio di cittadini di paesi diversi da quelli firmatari, indipendentemente dal riconoscimento della loro effettiva identit. Da parte delle attuali forze di governo si insiste ancora sul contrasto dellÕimmigrazione clandestina con lo scambio di funzionari di collegamento e la fornitura di attrezzature e mezzi. Ma gli sbarchi proseguono, seppure in misura pi ridotta anche nei mesi invernali, non appena il mare si calma, e non quantificabile il numero di quanti sono sorpresi dalle tempeste e soccombono alla furia delle onde.
Gli unici risultati della magistratura siciliana nel contrasto dei trafficanti si tradurranno nel solito desolante spettacolo dellÕarresto dei pi deboli tra gli ŅscafistiÓ, di quei migranti che magari accettano di condurre le carrette del mare perch non hanno i soldi per pagare lÕintera tariffa imposta dai trafficanti. E intanto le reti del racket presenti sul territorio siciliano si rinforzano sempre di pi, perch, pi aumenta la repressione, in assenza di possibilit effettive di ingresso per lavoro e di accesso alla procedura di asilo, e pi aumentano il profitto dei trafficanti, le intimidazioni subite dalle vittime, la loro omert ( alla quale sono costrette anche dopo gli sbarchi, quando, piuttosto che incontrare mediatori ed interpreti indipendenti, sono costrette a subire estenuanti interrogatori, adesso anche da parte di agenti di polizie straniere, rinchiusi in centri di detenzione senza alcuna garanzia e senza assistenza legale).
Ancora in queste ore, a Lampedusa come a Crotone, come gi nello scorso mese di ottobre, si sta assistendo alla negazione del diritto di presentare domanda di asilo per intere categorie di persone giunte irregolarmente ( come la quasi totalit dei richiedenti asilo) sul territorio italiano, selezionate sulla base della presunta appartenenza nazionale, adesso anche con la ŅcollaborazioneÓ della polizia libica, senza che i singoli abbiano la minima possibilit di accedere alla procedura di asilo.
In questo modo, per un numero non definito di persone si sta negando la applicazione dellÕart. 10.3 della Costituzione italiana, norma che per la Corte di cassazione ha una immediata efficacia precettiva e che riconosce lÕasilo politico con una estensione ancora maggiore di quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Si continua a violare la riserva di giurisdizione prevista dallÕart. 13 della Costituzione italiana in quanto le misure di trattenimento coattivo e di allontanamento forzato sono state adottate ed eseguite dalle autorit di polizia senza alcuna convalida da parte dellÕautorit giudiziaria, convalida che sarebbe stata necessaria comunque a seguito dellÕinternamento nel centro di permanenza temporanea di Lampedusa secondo quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.105 del 2001, con un orientamento giurisprudenziale ribadito ancora con le pi recenti sentenze della Corte pubblicate nel corso del 2004.
Si deve ricordare al riguardo che lÕaccompagnamento coattivo in frontiera, anche nei casi nei quali non sia preceduto da un trattenimento in un centro di permanenza temporanea qualificabile come Ņmisura limitativa della libert personaleÓ come tale soggetta alle rigide previsioni dellÕart. 13 della Costituzione.
Appare evidente, anche sulla base dei filmati ripresi dalle televisioni, come a coloro che sono stati bloccati a Lampedusa negato il diritto ad agire in giudizio Ņ per tutelare i propri diritti in materia civile, penale ed amministrativaÓ previsto dagli art. 6 e 13 della CEDU e dallÕart. 24 della Costituzione italiana.
Si sta violando lÕart. 14 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dellÕuomo che riconosce tutti i diritti previsti dalla stessa Convenzione senza alcuna distinzione basata sul sesso, sul colore, sullÕorigine nazionale e che afferma che tutti devono avere eguale protezione davanti alla legge. La selezione dei migranti irregolari e la scelta di quelli tra loro da rimpatriare immediatamente in Libia assume carattere discriminatorio proprio per la discrezionalit e la sommariet delle procedure di identificazione.
La esecuzione dei rimpatri forzati verso la Libia, eseguiti sulla base di intese ministeriali e di accordi operativi a livello di forze di polizia, costituirebbe una ennesima, gravissima violazione dellÕart. 10.2 della Costituzione italiana secondo cui Ņla condizione giuridica dello straniero regolata dalla legge in conformit delle norme e dei trattati internazionali.
Invitiamo ancora una volta i parlamentari europei ed italiani ad essere presenti nei luoghi di sbarco ed a vigilare sugli accordi di riammissione costituendo delegazioni che si rechino in Libia e negli altri paesi di transito.
Fulvio Vassallo Paleologo
ASGI Š ICS Palermo
APPENDICI
OTTOBRE 2004 : I RESPINGIMENTI COLLETTIVI DA LAMPEDUSA
ITALIE
Le gouvernement doit donner lÕaccs lÕasile aux personnes ayant besoin de protection
Mercredi 6 octobre 2004
COMMUNIQU DE PRESSE
Selon certaines informations, des centaines de personnes originaires dÕAfrique ou du Moyen-Orient ont t renvoyes par avion en Libye depuis la petite le italienne de Lampedusa. Ces agissements soulvent la question importante de la dtermination du gouvernement italien lutter contre lÕimmigration, quel quÕen soit le prix en termes de droits humains.
Amnesty International est proccupe depuis longtemps par lÕabsence de textes de loi adquats et exhaustifs relatifs lÕasile en Italie. Malgr les dclarations rcentes du ministre de lÕIntrieur, assurant quÕil oprait conformment la loi, Amnesty International reste profondment trouble par la rapidit avec laquelle des centaines de personnes semblent avoir t expulses de Lampedusa ces derniers jours et par lÕabsence de transparence de cette opration. LÕorganisation craint que les dernires tentatives du gouvernement italien pour traiter les arrives par la mer ne compromettent srieusement le droit fondamental de demander et de recevoir lÕasile, ainsi que le principe de non-refoulement interdisant de renvoyer contre son gr une personne vers un territoire o elle risquerait de subir de graves violations de ses droits humains.
Amnesty International demande au gouvernement italien de mettre un terme ces oprations. Le gouvernement italien doit faire en sorte que tous les demandeurs dÕasile aient accs une procdure de demande dÕasile quitable et satisfaisante. Dans le cas o les arrives dpasseraient les capacits de rception et de traitement de lÕItalie, Amnesty International rappelle que lÕItalie peut demander lÕaide de la communaut internationale, en se fondant sur le principe de partage de la responsabilit, sans perdre de vue que lÕItalie devra toujours admettre les demandeurs dÕasile et les rfugis sur son territoire, sans discrimination.
Des garanties de procdure essentielles, comme un conseil juridique efficace, un interprte comptent et la possibilit de contacter le HCR et des ONG, constituent des conditions fondamentales pour que lÕItalie remplisse ses obligations dfinies par le droit international relatif aux rfugis et aux droits humains, et par le principe de non-refoulement. Amnesty International recommande que le gouvernement italien facilite lÕaccs rapide du HCR aux personnes risquant lÕexpulsion, pour faire en sorte que les personnes ayant besoin de protection puissent lÕobtenir. Amnesty International demande aussi au gouvernement italien dÕappliquer le principe de transparence, en permettant une tude indpendante de ses actions, et en dialoguant avec le HCR et les ONG.
Dans son rapport Time to make human rights a reality (index AI : MDE 19/002/2004), Amnesty International a soulign ses graves proccupations concernant la situation des droits humains en Libye, un pays qui nÕa toujours pas sign la Convention de 1951 relative au statut des rfugis. Amnesty International craint que certaines personnes renvoyes de Lampedusa courent le risque, une fois en Libye, dÕtre refoules vers un pays o elles pourraient subir des actes de torture ou des traitements cruels, inhumains ou dgradants. La Libye a sign la Convention de lÕOUA rgissant les aspects propres aux problmes des rfugis en Afrique et a donc lÕobligation de ne renvoyer personne vers un pays o il existe un risque de violations des droits humains. Pourtant, au cours des derniers mois, la Libye a viol ses obligations de non-refoulement, comme le montre par exemple le renvoi dÕrythrens vers leur pays dÕorigine en juillet et aot 2004. Parmi ces personnes, nombre dÕentre elles seraient dsormais dtenues au secret dans une prison galement secrte, aux conditions de dtention trs dures.
Amnesty International reconnat le droit de la Libye contrler les frontires de son territoire. LÕorganisation remarque cependant que les autorits libyennes manquent rgulirement au respect des garanties juridiques nationales et des normes internationales concernant lÕarrestation, la dtention et le procs, bouleversant ainsi les vies de centaines dÕopposants politiques rels ou supposs, ainsi que dÕimmigrants et de demandeurs dÕasile potentiels. Amnesty International craint que les personnes expulses dÕItalie, quÕil sÕagisse de citoyens libyens ou non, courent le risque dÕtre dtenues pour entre et sortie illgale de Libye, relle ou suppose. Ces personnes risquent aussi des mauvais traitements en dtention.
Amnesty International demande au gouvernement libyen de permettre au HCR dÕaccder aux personnes expulses dÕItalie, pour sÕassurer de leur scurit et faire tat de toute violation de leurs droits fondamentaux, notamment le droit demander et recevoir lÕasile en Libye, si ces personnes choisissent de le faire.l
Pour obtenir de plus amples informations, veuillez contacter le Service de presse d'Amnesty International Londres, au +44 20 7413 5566, ou consulter le site http://www.amnesty.org
Tmoignages relatifs au traitement rserv aux migrants de la part des autorits libyennes.
*Le Pays* (Ouagadougou)
ACTUALITS
18 Octobre 2004
Propos Recueillis Par Herv Yameogo
Le vendredi 15 octobre 2004, le Burkina Faso a accueilli plus d'une centaine de nos compatriotes rapatrie de la Libye. Ils ont t reus au stade du 4 aot o ils ont t recenss avant que chacun ne rentre chez lui. Nous leur avons rendu visite pour en savoir plus sur leur Odyss force.
Nicolas Yoani : (Secrtaire gnral de la communaut burkinab en Libye): " Nous ne devons pas pleurer sur notre sort"Ce rapatriement est une politique libyenne visant maintenant purifier son pays. Je dis purifier parce qu' en 1999 les Libyens ont fait savoir que l'Afrique c'est Libye et que la Libye c'est l'Afrique. Nous sommes alors partis dans ce pays pour y travailler. Et aujourd'hui on nous dit que la Libye est victime d'une invasion d'immigrs clandestins. On ne sait pas ce que a veut dire. Tous ce que nous savons c'est que nous avons t victimes, sinon les otages des ambitions politiques de certains pour se librer de je ne sais quoi. Mais ce qui est sr c'est que les membres de cette communaut ont acquis une certaine exprience dans ce pays-l. Maintenant il s'agit de savoir comment utiliser cela pour le dveloppement du Burkina Faso. Nous sommes des adultes et nous ne devons pas pleurer sur notre sort surtout que nous sommes conscients de ce qui se passe. Nous devons au contraire nous battre pour relever notre pays. Parmi nous, il y a des gens qui ont exerc dans plusieurs secteurs d'activits. Et cela est un atout pour le Burkina.
Moi j'ai pass trois ans et demi l-bas mais il y en a qui y ont fait 4 ans ou dix ans de sjour. Il faut dire que les Libyens ont t clairs en nous rapatriant. Ils ont dit qu'ils exigent maintenant certaines conditions pour rentrer en Libye. Il y a d'abord le passeport qu'il faut avoir auprs de l'ambassade de Libye au Burkina; ensuite une fois arriv en Libye il faut tre muni d'un contrat de travail; enfin il faut tre enregistr au niveau de l'administration Libyenne. Tous ceux qui ne sont pas en possession de ces diffrents papiers ont t pris de quitter le pays. C'est ce qui nous a t dit officiellement travers notre ambassade.Nous avons t rapatris par un cargo. Il avait son bord 161 Burkinab ma connaissance, dont 85 prisonniers et le reste compos de gens qui taient obligs de partir parce que ne remplissant pas les conditions. Je voudrais remercier ambassade du Burkina en Libye qui nous a beaucoup soutenus afin que nous puissions emporter nos bagages. Personne ne se plaint d'avoir laiss une aiguille l-bas Tripoli. Nous lui manifestons notre gratitude pour tout ce qu'il a fait et continue de faire pour nos compatriotes qui y sont toujours...
Yannick Tougma: " Les Libyens sont racistes"
Je ne suis pas satisfait de mon sjour en Libye. La vie y est dure. Beaucoup de nos frres taient dsoeuvrs et parcouraient les rues dans la misre. Il y en qui ont log dans des enclos parce qu'ils n'avaient pas les moyens pour louer un appartement. Et les Libyens sont racistes.
Ousseni Boly: " La Libye est un grand espoir pour l'Afrique"
Je suis parti en Libye en 1999. Grce Dieu je gagnais bien ma vie. Vu l'ouverture de la Libye pour l'Union africaine, beaucoup de gens s'y sont rus. Mais c'tait des gens qui migraient sans un visa parce que le Guide de la Rvolution libyenne le leur avait permis. La Libye tait sous embargo et ne contrlait pas les entres de ces gens qui foulait son sol. Aujourd'hui il n' ya plus d'embargo ; les Europens ne veulent plus les Africains chez eux. La Libye doit contrler l'immigration sur son sol. Elle n'a pas chass les gens dfinitivement. Elle a seulement dit de partir et revenir dans les conditions et les normes pour avoir de bons boulots car il y aura l'installation de grandes socit en 2005. La Libye est un grand espoir pour toute l' Afrique. Je pense que les Africains doivent nourrir de nouvelles ides pour l'exploitation du potentiel de ce pays. Je remercie les autorits burkinab. Je remercie le Guide de la rvolution libyenne de s'tre toujours mis la disposition de l'Afrique. Mais il faut qu'il veille la scurit des Noirs chez lui. Sa population n'pouse pas forcment sa vision l'gard des Noirs africains.? Nous aimerions que notre ambassade soit mieux dote pour protger les compatriotes qui rsident en Libye. Quand nous avons des problmes avec la police libyenne par exemple l'ambassadeur ne peut pas nous voir quand il le dsir. Cela n'est pas normal. Il faut que la Libye respecte les droits de l'homme. Il serait bon de rflchir dans le cadre de l'Union africaine, sur la possibilit de cration des agences de recrutement pour aller y travailler.
Issoufou Oudraogo (Ex prisonnier en Libye): " On nous privait d'eau en prison"
Nous avons t refouls cause de la couleur de notre peau. Le racisme svit en Libye. Nous n'y sommes pas aims. Nous sommes pays en de de notre d . Ils nous demandent des papiers sans crer les conditions qui puissent nous permettre de les tablir sur place en Libye. Notre rapatriement n'a pas t fait dans l'ordre. Il y en a qui ont t extirps de leur maison sans bagage. Certains sont sortis directement de la prison pour tre rapatris. D'autres n'avaient rien, mme pas de chaussures. C'est grce la solidarit des uns et des autres qu'ils ont pu s'habiller convenablement. En prison, nous tions pas bien traits. On nous privait d'eau et de nourriture et il n'y avait pas de soins pour les malades. On a t dpossd de nos papiers (passeport, carte d'identit...)
Dramane Bakoan: " Ce retour n'a pas t volontaire"
J'ai fait un an et demi en Libye. Ce rapatriement n'a pas t volontaire. Les autorits libyennes se sont servies de ce terme pour faire croire face du monde que nous quittons leur pays de bon gr.
Il y avait une telle pression que nous tions obligs de partir. Des gens ont t arrts dans la rue pour tre rapatrisPiouss Kouarabou (Ex prisonnier en Libye): " Je n'ai plus rien"Je pense que ce qui nous est arriv est de la faute du prsident libyen. Il nous a fait venir travailler comme des esclaves durant l' embargo qui pesait sur son pays. Et une fois l'embargo lev, il nous jette la porte. Moi j'ai t saisi sur mon lieu de travail par des policiers. Ils m'ont retir tous les papiers et mme les 700 F CFA que j'avais sur moi. Prsentement je n'ai rien sur moi. Je ne sais pas comment rentrer au village. Je n'ai ni sou ni papier.
_http://fr.allafrica.com/stories/200410210199.html
*Mamadou Sangar( SP-CSBE : " les rapatris de Libye n'taient pas des dlinquants"*
*Le Pays* (Ouagadougou)
INTERVIEW
21 Octobre 2004
Publi sur le web le 21 Octobre 2004
Propos Recueillis Par Herv Yameogo
Aprs avoir recueilli les propos de nos compatriotes rapatris de la Libye le 15 octobre 2004, nous donnons la parole au Secrtaire permanent du Conseil suprieur des Burkinab l'tranger (CSBE), Mamadou Sangar, pour avoir une version officielle de la situation.
*Aviez-vous t saisi auparavant par les autorits libyennes du rapatriement des Burkinab qui sont rentrs Ouaga le 15 octobre 2004 ?*
Oui, nous avons t saisi du projet de rapatriement des Burkinab par notre ambassade Tripoli. Le 20 juillet 2004, les autorits libyennes ont initi une rencontre avec l'ensemble des ambassadeurs des pays de l'Afrique subsaharienne pour changer avec eux et leur donner l'information selon laquelle elles voudraient rapatrier toute personne en situation irrgulire. Notre ambassade nous a fait parvenir l'information. Et depuis lors nous suivions l'volution de cette affaire.
*Cela veut-il dire que c'est une mesure qui ne concerne pas seulement le Burkina?*
C'est tout a fait cela. a ne concerne pas seulement le Burkina Faso. Tous les ambassadeurs des pays subsahariens ont pris part cette rencontre. Cela veut dire qu'ils sont concerns au mme titre que le Burkina. Naturellement, chaque pays a cherch avec les autorits libyennes, les possibilits et les meilleures conditions de l'organisation de ce rapatriement. Chaque pays ayant des lois et rglement, il est important que les gens qui s'y rendent veillent tre en conformit avec ces lois. Chaque pays a aussi ses ambitions conomiques et scuritaires. Et parfois, il peut arriver qu'on ait du mal contrler un certain nombre de situations. Je pense que ce qui est mis en exergue ici, c'est le fait que des gens soient en situation irrgulire.
*Savez-vous pour quelle raison certains de nos compatriotes rapatris ont fait la prison en Libye ?*
Le mot prison est un peu fort dans leur cas. Lorsque nous avons reu l'information disant qu'il y a des dtenus qui font partie de notre contingent (161 personnes dont 2 femmes), a nous a un peu troubl. Nous pensions des dlinquants ou des gens qui se seraient rendus coupables de crimes, d'infractions, etc.. Mais nous nous sommes rjouis de constater leur arrive ici au Burkina que ce n'tait pas le cas. Toute chose qui renforce notre fiert et notre satisfaction quant au comportement de nos compatriotes l'tranger. En fait, il s'agit simplement des gens qui ont fait l'objet de raffle lors de contrles de routine. Cette opration tait envisage par les autorits libyennes dans la logique du rapatriement. Lorsqu'on vous interpelle et que vous tes en situation irrgulire on vous amne dans des lieux de dtention et aprs on vous achemine vers chez vous. Voil un peu la nuance : ce n'tait pas des prisonniers. Au niveau national, nous avions mme mis un dispositif de scurit en place pour que ces personnes qui taient indiques comme des prisonnires soient traites spcialement. Mais leur arrive, l'ambassade nous a rassur que ce n'tait pas des dlinquants. Immdiatement, nous avons lev le dispositif. Elles ont tous t traites alors la mme enseigne que les autres.
*Que fait d'une manire gnrale votre institution l'gard des Burkinab vivant l'tranger?*
Le Conseil suprieur des Burkinab de l'tranger est un service du ministre des Affaires trangres. Le Secrtariat permanent du Conseil travers ses attributions, n'est que la cheville ouvrire du gouvernement et dans cette logique oeuvre pour le bien-tre de nos compatriotes vivant l'tranger. Je m'explique : le Burkina est un pays de migration. Les gens s'en vont, parfois de faon ordonne ou de faon dsordonne. Ils peuvent tre confronts des problmes. Sachant cela, le gouvernement a mis sur pied cette structure qu'est le Conseil suprieur des Burkinab l'tranger pour pouvoir suivre nos compatriotes l o ils vont dans la mesure, naturellement, des moyens dont il dispose. Mais un grand effort doit tre encore fait pour rapprocher l'administration centrale de nos compatriotes qui sont l'tranger. Et cela est matrialis travers les missions consulaires que nous organisons chaque anne en direction de ces personnes-l, et qui constituent pratiquement l'administration centrale en miniature. Puisque ces missions sont composes des reprsentants de la scurit, de la justice, du ministre des affaires trangres, qui se dplacent l'tranger pour dlivrer le maximum de pices et autres documents burkinab afin de permettre nos compatriotes de se mettre jour vis--vis des lois des pays d'accueil.Mais, il y a des situations qui nous dpassent dans la mesure ou chaque pays sa rglementation. Lorsque par exemple l'accs un pays requiert l'acquisition d'un visa et que vous y allez de faon clandestine, il est certain que ce cas est trs difficile grer. Toutefois, tant que la possibilit s'offre nous de sauver un compatriote en lui dlivrant tel ou tel document, nous le faisons.
*Avez-vous un appel lancer ?*
Aujourd'hui, les migrations internationales sont de plus en plus complexes. Cela proccupe tous les pays du monde, tant le pays de dpart, le pays de transit que le pays d'accueil. Si je prends le cas de l'Europe, les politiques sont beaucoup plus restrictives en matire d'immigration. Cela veut dire qu'il faut qu'on essaie d'voluer vers une migration beaucoup plus ordonne. Ordonne en ce sens que le candidat l'migration doit tre averti de ce qu'il doit remplir comme conditions, de ce qui l'attend l-bas et du devoir qu'il a de se mettre en rgle vis--vis des lois et rglements de son pays d'accueil. Ce n'est pas toujours vident. Malheureusement, il y a des gens qui vont en ordre dispers, certes la recherche d'un mieux-tre. C'est normal. Mais nous pensons que pour que le mieux-tre qu'ils cherchent puisse tre utile eux et pays, il faut organiser l'migration. Ce n'est ni un encouragement , ni un empchement partir. Mais nous disons qu'il faut que ce soit fait de faon ordonne de sorte que nos compatriotes qui migrent ne soient pas confronts des problmes l-bas et soient parfois obligs de revenir dans des conditions un peu difficiles.Pour ce faire, la presse est d'un apport trs prcieux. Elle est un partenaire important qui peut contribuer porter l'information et mener la sensibilisation partout Burkina ; puisque c'est un phnomne qu'il faut grer tant en amont qu'en aval. En amont, il faut que les gens sachent o ils vont et comment ils doivent y aller. En aval, une fois arrivs l'tranger, qu'ils sachent comment se comporter et ce qu'il faut faire. Voil tant de choses pour lesquelles nous comptons beaucoup sur les mdias du Burkina pour pouvoir nous aider dans ce sens. C'est, naturellement, un travail de longue haleine mais je pense qu'au fil du temps, on pourra se rjouir un jour de voir que c'est une migration bien spcialise qui sera beaucoup plus rentable.
*This Day* (Lagos)
NEWS
October 23, 2004
Posted to the web October 25, 2004
By Ndubuisi Francis
Lagos
No fewer than 1000 Nigerian deportees have arrived the country from Libya in the past one week as the North African country is said to be clamping down on aliens without valid resident documents. The deportees started arriving the Murtala Muhammed Airport, Lagos in chartered flights from the beginning of the week, according to Immigration sources.
THIS DAY gathered that the deportees were mostly Nigerians who had taken unconventional routes to enter European countries but got holed up in Libya.
According to Immigration sources, the deportees were from various states of the country, some of whom may have been stranded in Libya for months and even years.Some of the deportees at the international wing of the Murtala Airport, Lagos yesterday declined interviews when approached by newsmen.Investigations revealed that while most of them were said to have either left for their various states or tried to put up with relations in Lagos since arriving the country, some of those still at the airport were those deported yesterday or without the necessary funds to travel home or to acquaintances in Lagos. It was gathered yesterday that even when some of the deportees had managed to make some savings while there, they were not allowed by the Libyan authorities to take their funds and belongings before deportation.
The deportation of Nigerians from Libya is not a new phenomenon. It has in fact been intensified in the past few years.
*Libya Deports Hundreds of Nigerians*
http://allafrica.com/stories/printable/200410250340.html
*Vanguard* (Lagos)
NEWS
October 23, 2004
Posted to the web October 25, 2004
By Kenneth Ehigiator & Adaku Icheku
HUNDREDS of Nigerians were yesterday deported home by the Libyan government in a chartered aircraft.The deportees, mainly youths, were brought into the country in batches, with the first batch arriving the NAHCO shed of the Murtala Muhammed Airport, Ikeja, Lagos late Thursday night. Although the exact number of deportees is not immediately known, Weekend Vanguard learnt that it runs over a thousand. Efforts to ascertain the number of the deportees from the relevant authorities also proved fruitless, as officers said to be armed with the figure were not available for comments.
Some of the deportees advanced varied reasons for their deportation from Libya. While some said they were brought back home because of President Olusegun Obasanjo's continued assurance of the Libyan government that Nigeria's economy was now comfortable for Nigerians, others quoted the Libyan government as acting under pressure from the European Union. According to them, the EU is accusing the Libyan authorities of allowing immigrants without necessary papers to use Libya as a launch pad to crossing into Europe through the Meditarranean sea.
At NAHCO shed yesterday, only a few of the deportees were seen on ground, as several others had already left for their various homes across the country.
COME LA LIBIA TRATTA I MIGRANTI ( E LE ORGANIZZAZIONI CHE VOGLIONO INDAGARE SUL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
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Libya Blocks Visit by Rights GroupTorture, Political Trials, Treatment of Migrants Remain Major Concerns(New York, December 7, 2004) The Libyan government has blocked a scheduled visit by a Human Rights Watch research team. The team was slated to begin a three-week fact-finding trip on Tuesday, but the Libyan government has withheld the visas, Human Rights Watch said today.
ŅThe Libyan government says it is opening
to the world, but it behaves as if there is much to hide,Ó said Sarah Leah
Whitson, Middle East director at Human Rights Watch. ŅThey are letting in oil
companies and tourists, but keeping out human rights groups.Ó |
COME UN PAESE DI RECENTE INGRESSO NELLÕUNIONE EUROPEA VIOLA I DIRITTI FONDAMENTALI : IL CASO DI MALTA
SAFI,
Malta (di-ve news)--January 13, 2005 -- 2010CET-- Amnesty
International is calling for a prompt, thorough and impartial
investigation into reports that members of the Armed Forces of Malta
have subjected scores of asylum-seekers and unauthorized migrants to
physical assault resulting in numerous injuries, says a press
statement.
Reports received by Amnesty International on Thursday morning say that
over 90 inmates of a detention facility at Safi army barracks conducted
a peaceful protest, refusing to re-enter the centre at the end of an
exercise period.
Eyewitnesses have reported that at around 10 am, after the protestors
refused an order to re-enter the barracks, soldiers, dressed in riot
gear and armed with batons and shields, charged the peaceful protestors
and subjected them to deliberate and gratuitous violence.
Amnesty International says that it holds photographs taken at the scene
that lend credence to these reports. It has been claimed that many
people were injured, and some 26 were transferred to hospital for
treatment. At least one person was observed to have blood gushing from
a head wound following the assault and several reportedly suffered
fractures.
If these allegations are substantiated, then such ill-treatment would
be in clear violation of international treaties and standards ratified
by Malta, as well as domestic law. The perpetrators of such human
rights violations should be brought to justice and the victims should
receive compensation, ends Amnesty International.
Meanwhile, an AFM press release on Thursday evening says that at about
0800CET, a group of about 80 male third country nationals (TCN)
residing in one of the two closed centres managed by the AFM at Safi
Barracks forced their way out of their compound, overwhelmed the
guards, and ran towards the boundary fence surrounding Safi Barracks
adjacent to a main public road and a residential area.
AFM says that about 1000CET, after efforts to convince the TCNs to
peacefully return to their compound were exhausted, it was decided to
use military personnel to escort the TCNs into their compound.
In the melee that ensued after the soldiers closed in on the TCNs, a
number of TCNs suffered some injuries. Two soldiers were also injured,
one of whom sustained a fracture. All injured were administered first
aid by the AFM medical officer and a number of AFM first aiders who
were on the spot.
************************
<http://www.di-ve.com/dive/portal/portal.jhtml?id=168356&pid=null>
AD condemns the acts of violence on illegal migrants and calls for a
reform in the Maltese army
by Roberta Scerri, di-ve news (robsce@di-ve.com)
Diocesan Commission also condemns the incidents whilst calling for
social justice
Malta, di-ve news -- January 15 2005 -- 1830CET - In the light of the
fights which took place at the Hal Safi detention centre, Dr. Harry
Vassallo said government should conduct a reform in the Maltese army.
During a press conference in Sliema, Alternattiva Demokratika
chairperson Dr. Harry Vassallo welcomed the fact that the Prime
Minister ordered an inquiry immediately after the incidents and augured
that these investigations will be concluded in a reasonable time.
He said that all those who ordered, permitted or committed illegal acts
of violence should be prosecuted and if found guilty condemned and
demoted.
"The daily difficulties faced by soldiers in detention centres should
be addressed to ensure that bad working conditions do not create a
fertile breeding ground for racial hatred."
AD leader said that preventive and educational measures to uproot any
racist sentiments in the army should be introduced. The policy of
detention should also be revised and insisted that "while one can
understands that a minimum period of detention is necessary to screen
irregular migrants, long periods of detention are resulting in a time
bomb which has now exploded in our face."
AD's spokesperson on European affairs and Secretary General of the
European Green Party Arnold Cassola, will table questions in the
European Parliament on the shameful acts of violence which took place
last Thursday 13th January in the Hal Safi detention centre.
James Debono, AD's spokesman for civil rights whilst calling for
greater openness in detention centres and for a discussion in
parliament on the incidents, said that "the fact that a prestigious
organisation like Amnesty International is accusing the Maltese army of
racism is a very serious blot on Malta's international reputation as a
democratic country where the rule of law prevails"
Meanwhile Curia's Diocesan Commission for Justice and Peace in a press
release stated that the incidents that happened, raise serious
preoccupations on the way the county is behaving with illegal migrants
and their human dignity whilst they are detained at the various
detention centres.
The Commission said that every policy must be measured according to the
effect it will have on the human person, particularly the most
vulnerable. These violent incidents, the dangers which create racist
sentiments, as well as a plea for greater security for those who work
in these centres, call for the authorities to make decisions that
reflect social justice. The inquiry ordered by the Prime Minister is
the first step towards this social justice.
The acts of solidarity shown by the Maltese people in the last days
towards the victims of the tsunami, should now be repeated within our
country with these refugees said the commission.
PER
IL MINISTRO DEGLI INTERNI PISANU DIETRO LÕIMMIGRAZIONE CLANDESTINA IL
TERRORISMO ISLAMICO
Comunicato
stampa del 20/01/2005
"E assolutamente necessario proseguire con la massima determinazione le
attivit di contrasto all'immigrazione clandestina come premessa
indispensabile per governare efficacemente quella legale".
Il ministro dell'interno Pisanu si congratulato con il capo della
polizia per l'operazione che ha sgominato una banda internazionale
dedita al traffico di esseri umani.
Il ministro dellÕinterno on. Giuseppe Pisanu si vivamente
congratulato con il capo della polizia per lÕincisiva operazione che ha
sgominato una pericolosa banda internazionale dedita al traffico di
esseri umani ed allo sfruttamento dellÕimmigrazione clandestina.
LÕiniziativa rientra nel piano di interventi straordinari avviato
lÕestate scorsa contro le diverse forme di criminalit organizzata
operanti in Calabria e getta nuova luce su questi fenomeni.
Il ministro Pisanu ha sottolineato che Ņpreoccupa molto la capacit
dimostrata dai criminali di gestire i flussi migratori illegali in modo
da intasare il Centro di accoglienza di Lampedusa e determinare cos il
trasferimento dei cittadini in quello di Crotone, dal quale venivano
poi organizzate le fughe.
Peraltro le risultanze di queste indagini mettono bene in evidenza
tutti i drammatici risvolti dellÕimmigrazione clandestina, che ho pi
volte denunciato in Italia, in Europa e in diverse sedi istituzionali:
lo sfruttamento dei migranti alla partenza con lÕimposizione di
ŌtariffeÕ pesantissime per il viaggio; i rischi mortali delle
avventurose traversate di mari e deserti; la consegna nei luoghi di
arrivo al turpe mercato del lavoro nero e della manovalanza criminale.
Questo conferma Š ha sottolineato il ministro dellÕinterno Š che
assolutamente necessario proseguire con la massima determinazione le
attivit di contrasto allÕimmigrazione clandestina come premessa
indispensabile per governare efficacemente quella legale, facendo leva
sugli accordi di collaborazione con i paesi di origine e transito.
La catena di violenze va spezzata, possibilmente al primo anello, e
comunque contrastata in tutte le sue fasi con interventi appropriati
sul piano internazionale e sul piano interno. Per questÕultimo aspetto
ritengo indispensabile potenziare gli attuali centri di permanenza
temporanea e di accoglienza, trasformandoli in nuovi Ōcentri
polifunzionaliÕ, dedicati allo svolgimento delle attivit
amministrative e giurisdizionali previste dalla disciplina
dellÕimmigrazione e dellÕasilo.
Su questo tema i responsabili delle regioni e delle autonomie locali
sono chiamati ad una inevitabile assunzione di responsabilit: o
collaborare con lo stato favorendo la realizzazione dei centri, o
esporre le collettivit da loro amministrate ai rischi derivanti dalla
presenza incontrollata o difficilmente controllabile di immigrati
clandestini nei loro territori.
I FATTI PARLANO CHIARO : TERRORISTI O NAUFRAGHI ?
LA
SCHEDA / I precedenti
I
naufragi e le vittime
delle navi dei clandestini
ROMA - La 'rotta dei
clandestini' spesso teatro di sciagure. Quello avvenuto la scorsa notte
solo l'ultimo di una serie di incidenti che hanno coinvolto clandestini stipati
su imbarcazioni inaffidabili. Ecco un riepilogo dei pi gravi negli ultimi
anni:
- 25 dicembre 1996: la notte di Natale avviene l' incidente pi grave, rimasto per lungo
tempo nel mistero. Almeno 200 (ma forse pi di 300) immigrati clandestini
muoiono annegati nel tratto di mare tra Malta e la Sicilia, dopo lo scontro tra
il cargo libanese 'Friendship' e la motonave Yohan.
- 28 marzo 1997: il giorno di venerd santo, la nave albanese 'Kater I Rades' affonda
dopo una collisione con la corvetta della Marina militare italiana 'Sibilla'.
Sono tratte in salvo 34 persone e recuperati 4 cadaveri. Altri 52 corpi saranno
estratti dopo il recupero del relitto nel mese di ottobre.
- 21 novembre 1997: canale d'Otranto, 16 clandestini albanesi partiti da
Durazzo muoiono per lo scoppio del gommone.
- 9 febbraio 1998: Nel basso Adriatico affonda un gommone partito da Valona. Almeno
cinque i morti.
- 25 ottobre 1998: al largo di Valona, davanti all'isola di Safeno, un gommone esplode
nella collisione con un altro scafo che torna dall'Italia, sei i morti.
- 27 novembre 1998: un gommone affonda a largo di Brindisi dopo lo scontro
con un altro scafo di contrabbandieri. Sette i morti.
- 27 maggio 1999: al largo di Otranto (Lecce) un gommone di scafisti entra in
collisione con un natante della guardia di finanza. Cinque i clandestini morti,
tra cui due bambini.
- 15-16 agosto 1999: secondo alcune notizie, al largo delle coste
montenegrine sarebbe naufragata una 'carretta del mare' carica di famiglie Rom
che tentavano di giungere in Italia. Oltre un centinaio i morti.
- 1 novembre 1999: un gommone si schianta sulle secche di Torre Cavallo (Brindisi),
muoiono annegati i sei clandestini a bordo.
- 30-31 dicembre 1999: un gommone naufraga nel Canale d'Otranto causando 59
morti. La conferma avviene due settimane dopo. L'ipotesi del naufragio era
stata avanzata dai parenti delle vittime che ne avevano denunciato la
scomparsa.
- 4 maggio 2000 - a quattro chilometri dalla costa del Salento, un gommone carico di
immigrati sperona un'imbarcazione della polizia. Muoiono due immigrati e i
dispersi sono almeno dieci.
- 10 giugno 2001: un gommone di clandestini albanesi affonda al largo di Trani (Bari).
Alcuni raggiungono la riva a nuoto, altri sono salvati dai soccorritori. I
cadaveri trovati sono cinque, ma ci sarebbero altri sette dispersi.
- 7 marzo 2002 - Nel Canale di Sicilia, a circa 65 miglia a Sud dell' isola di
Lampedusa, naufraga un barcone di sette metri che trasportava decine di
immigrati clandestini. Il bilancio di 12 morti.
- 11 marzo 2002 - Un gommone naufraga in acque internazionali, a 20 miglia al largo
di Otranto (Lecce): sull' imbarcazione viaggiavano 28 clandestini, sei muoiono.
- 8 giugno 2002 - Finisce nel sangue l' ennesimo viaggio dei disperati: a poche
decine di metri della costa di Castro Marina, nel leccese, scafisti senza
scrupoli scaraventano in acqua una quarantina di clandestini ed accoltellano
quelli che oppongono resistenza. In mare sono recuperati quattro cadaveri.
(15 settembre 2002)
http://www.repubblica.it/online/cronaca/sbarco/precedenti/precedenti.htm
Canale di Sicilia Š migranti morti o dispersi nel corso del 2003 |
|||||
data ritrovamento |
localit pi vicina |
fonte della notizia |
cadaveri recuperati |
dispersi |
totale vittime |
16 giugno |
Lampedusa |
7 |
60 |
67 |
|
20 giugno |
Kerkenna (Tunisia) |
20 |
189 |
209 |
|
29 giugno |
Capo Bon (Tunisia) |
9 |
³ 0 |
³ 9 |
|
19 luglio |
Libia |
il manifesto |
21 |
³ 0 |
³ 21 |
18 agosto |
Lampedusa |
il manifesto |
1 |
0 |
1 |
3 ottobre |
Tunisia |
Televideo RAI, La Gazzetta di Parma |
1 |
0 |
1 |
17 ottobre |
Lampedusa |
la Repubblica, il manifesto |
1 |
7-10 |
8-11 |
19 ottobre |
Lampedusa |
la Repubblica, il manifesto |
13 |
52-72 |
65-85 |
22 ottobre |
Bou-Ficha (Tunisia) |
6 |
22 |
28 |
|
10 novembre |
Pantelleria |
il manifesto |
1 |
0 |
1 |
12 dicembre |
Tripoli (Libia) |
1 |
0 |
1 |
|
totale |
81 |
³ 330 |
³ 411 |
||
Tabella a cura di Paolo Cuttitta Š Universit di Palermo |
DATI AGGIORNATI AL 19.11.2004
Canale di Sicilia Š migranti morti o dispersi nel corso del 2004 |
|||||
data ritrovamento |
localit pi vicina |
fonte della notizia |
cadaveri recuperati |
dispersi |
totale vittime |
21 gennaio |
Lampedusa |
1 |
0 |
1 |
|
9 aprile |
Libia |
0 |
³ 30 |
³ 30 |
|
5 maggio |
Kerkenna (Tunisia) |
1 |
³ 0 |
³ 1 |
|
5 giugno |
Sfax (Tunisia) |
6 |
4 |
10 |
|
24 giugno |
Lampedusa |
il manifesto |
1 |
0 |
1 |
5-11 luglio |
Tripoli (Libia) |
5 |
³ 0 |
³ 5 |
|
agosto |
Zelid (Libia) |
la Repubblica |
18 |
23 |
41 |
5 agosto |
Lampedusa |
1 |
0 |
1 |
|
7 agosto |
Siracusa |
28 |
0 |
28 |
|
26 agosto |
Genova |
il manifesto |
1 |
0 |
1 |
22 settembre |
Zarzis (Tunisia) |
associated press |
4 |
0 |
4 |
1 ottobre |
Lampedusa |
0 |
30 |
30 |
|
2 ottobre |
Chott Meriem (Tunisia) |
22 |
42 |
64 |
|
14 ottobre |
Malta |
1 |
0 |
1 |
|
28 ottobre |
Licata |
1 |
0 |
1 |
|
14 novembre |
Malta |
0 |
³ 10 |
³ 10 |
|
totale |
90 |
139 |
³ 229 |
||
Tabella a cura di Paolo Cuttitta Š Universit di Palermo |
in corsivo i dati da verificare