Chi ha paura del voto amministrativo agli immigrati?
Il II
congresso della Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione (FIEI) ha posto
tra gli obiettivi di maggior rilievo quello del voto amministrativo agli
immigrati. Si tratta di un impegno immediato ed urgente al quale sono chiamate
tutte le associazioni aderenti o che alla stessa fanno riferimento.
Analogo impegno stato ribadito dai recenti congressi dell'Istituto Fernando
Santi e della Filef.
Alcuni
comuni nel 2004-2005 hanno premuto sull'acceleratore per poter arrivare gi per
le amministrative del prossimo anno all'ammissione degli stranieri al voto.
Con la
modifica dello statuto comunale infatti possibile riconoscere il diritto di
voto sia attivo che passivo per i cittadini non comunitari ed apolidi: il che
significa che gli stranieri ammessi al voto potranno a loro volta candidarsi al
consiglio comunale.
Il
parere del Consiglio di Stato n. 8007 del 28.07.2004 reso alla Regione
Emilia-Romagna, ha sostanzialmente aperto la strada ai Comuni interessati
all'estensione del suffragio ai cittadini di Paesi terzi stabilmente residenti
nel nostro territorio, riconoscendo loro il potere (nella fattispecie si
trattava di Forl) di disciplinare autonomamente la partecipazione degli extra
comunitari alle elezioni degli organi circoscrizionali.
Il
successivo, contraddittorio, pronunciamento negativo del Consiglio di Stato, in
seguito al quale il Consiglio dei Ministri "per illegittimit ed a tutela
dell'ordinamento" ha annullato la delibera del Comune di Genova
sull'estensione del voto agli immigrati, fa capire che, anche nel caso di
Ancona, qualora gli amministratori procedessero nel loro proposito, si
ripeterebbero gli interventi del governo (anche se coesistono all'interno della
maggioranza di governo forze politiche favorevoli al voto amministrativo).
Il
Consiglio di Stato ha cos rovesciato un proprio precedente parere favorevole.
Il governo finge di ignorare la vera motivazione sottostante il parere negativo
del Consiglio di Stato, che riguarda esclusivamente l'attribuzione delle
competenze in materia: in sostanza, nel caso di Genova, non stato bocciato il
principio dell'accesso al voto da parte degli stranieri, ma si affermato che
la competenza di una decisione simile spetta allo Stato e non agli enti locali.
Nel merito tuttavia c' da dire che lo spirito e la sostanza dei processi di
partecipazione e di inclusione avviati a livello locale, tra i quali il diritto
di voto elemento cardine, sono invece legittimi e traggono forza dagli
articoli 48 e 51 della Costituzione i quali non solo garantiscono diritto di
voto e accesso agli uffici pubblici a tutti i cittadini, nessuno escluso, ma
anche lo incoraggiano nei fatti, nel caso degli immigrati, con una visione
inclusiva della cittadinanza.
Il binomio "partecipazione popolare" e "popolazione" va
letto con sguardo inclusivo: della popolazione locale fanno parte tutti i
residenti, cittadini italiani e non, ivi compresi gli stranieri che per ragioni
di lavoro vivono stabilmente nel territorio comunale e sono quindi pienamente
legittimati a far valere le proprie particolari esigenze connesse con il loro
radicamento nel territorio;
Evidenti sono i fondamenti giuridici e sociali, alla base di questo discorso:
Risoluzioni del Parlamento Europeo insistono per
creare una "cittadinanza civica" che permetta ai cittadini dei paesi
terzi di beneficiare di uno status di diritti e doveri di natura economica,
sociale e politica, incluso il diritto di voto per le elezioni municipali ed
europee.
In particolare il titolo V della Costituzione
italiana consente agli enti locali di disciplinare il voto amministrativo,
laddove all'art.114, secondo comma, recita: "i comuni, le province, le
citt metropolitane e le regioni sono enti istituzionali con propri statuti,
poteri e funzioni, secondo i principi fissati dalla Costituzione". Nella
prassi e nella norma consolidata lo statuto di un comune infatti l'atto che
stabilisce il patto di cittadinanza e le regole di convivenza. dunque dagli
statuti comunali che pu e deve venire quell'innovazione nel rapporto tra
istituzioni e "nuovi cittadini" che va nel senso dell'inclusione e
della partecipazione. Diversi sono i comuni che hanno deliberato per consentire
il voto amministrativo. Da ultimo il Comune di Venezia, di fronte alle
difficolt attuali derivate dall'iniziativa avversa del ministro degli Interni,
ha pensato di tentare un'altra strada, quella del voto per le municipalit: per
le elezioni degli organi di decentramento potrebbe venire dunque riconosciuto
il diritto all'elettorato passivo e attivo agli extracomunitari residenti nel
Comune di Venezia, nei termini e con le modalit previsti nell'apposito
regolamento approvato dal consiglio comunale.
Le Circoscrizioni, le Municipalit, i Quartieri,
ecc., rientrano tra l'altro nell'ambito dell'autonomie dei Comuni e la
concessione del diritto di voto una necessaria evoluzione dell'ordinamento
giuridico, verso l'accoglienza e l'integrazione degli stranieri;
evidente la modalit "ad ordine sparso"
con la quale viene affrontato un problema che, al contrario, andrebbe
affrontato in modo strutturale, con una scelta intanto da estendere e fare
propria da parte di tutti i partiti dell'Unione. Poche righe nei documenti
generali sono inadeguate a fronte di questioni di vitale importanza quali
l'integrazione e l'inclusione sociale, precondizioni della convivenza fra cittadini
residenti nello stesso territorio; L'una e l'altra passano anche attraverso il
riconoscimento del diritto di voto.
L'immigrazione un dato strutturale e, come tale
va assunto se si vuole divenire un paese socialmente maturo. Una decisione
favorevole al voto amministrativo ad opera del parlamento quanto di pi
auspicabile.
Il tema del riconoscimento del diritto di voto amministrativo ai cittadini
extra comunitari residenti stabilmente in Italia non pu essere di destra o
sinistra quanto, piuttosto, un problema di buon senso.
Mentre vengono avanti pronunciamenti favorevoli al
voto amministrativo regionale e locale esercitato dall'estero da parte di
italiani emigrati con cittadinanza italiana (integrati nei paesi d'accoglienza
e spessissimo del tutto ignari o interessati a vicende che si svolgono intorno
ai vecchi campanili) ,si intuiscono nei dibattiti pubblici delle associazioni
di migranti orientamenti e punti di vista mirati a rinviare a data da definire
il tema del voto agli immigrati.
Sembra quasi che l'imminenza delle elezioni nazionali spinga alcuni a separare
i temi quasi che il sostenere , come sostenuto dalla FIEI, che emigrazione ed
immigrazione sono due volti di una stessa medaglia e che occorre far votare,
come voteranno, gli italiani all'estero non meno che gli immigrati in Italia
alle amministrative, come sosteniamo da tempo, possa produrre una contrazione
di consensi elettorali fra gli italiani.
Osserviamo che mentre vengono poste in essere
decisioni da parte dei comuni per tenere alta la mobilitazione sul voto
amministrativo, contestualmente vengono perseguite proposte nazionali, come
quella annunciata dall'Anci o quella di molte associazioni di migranti romane
che hanno lanciato una campagna cittadina, con raccolta di firme, per l'introduzione
del diritto di voto per i cittadini stranieri alle elezioni comunali e
municipali. I promotori hanno evidenziato che la campagna cittadina ha come
obiettivo finale l'approvazione di una legge nazionale che, attraverso la
ratifica del capitolo C della Convenzione di Strasburgo, introduca l'elettorato
attivo e passivo alle elezioni comunali e municipali in tutto il territorio
italiano.
La
consapevolezza della difficolt di arrivare in tempi brevi all'approvazione di
una legge nazionale, ha spinto le associazioni romane a promuovere dal basso
una campagna che esorti il comune di Roma ad affiancare altri comuni (Ancona,
Genova, Brescia, Venezia) e a schierarsi in modo deciso con chi vuole la
garanzia piena dei diritti di cittadinanza per tutte le donne e gli uomini che
risiedono in un determinato territorio.
Questi
i punti qualificanti delle due delibere di iniziativa popolare:
La Consulta Nazionale dell'Emigrazione (CNE) della quale fanno parte le
associazioni "storiche" dell'emigrazione e che pi recentemente ha
visto l'adesione di altre associazioni per lo pi di riferimento di partiti e forze
politiche dell'attuale maggioranza di governo, dovrebbe farsi parte attiva per
una decisione del parlamento.
L'Italia non pu permettersi di restare indietro in materia di
integrazione degli stranieri nella comunit nazionale anche attraverso la loro
partecipazione politica.
Il Governo non pu continuare con le impugnazioni dei provvedimenti comunali.
Il parlamento deve poter discutere ed approvare senza indugi una legge
nazionale ordinaria che colmi un vuoto legislativo sul diritto di voto degli
immigrati alle elezioni amministrative. Ne trarr vantaggio tutto il paese.