Proposte per un'immigrazione regolata, per un patto di convivenza tra italiani e nuovi cittadini. (di Giannicola Sinisi e Livia Turco)

La presenza di oltre due milioni di persone straniere che vivono in Italia da oltre un decennio - per met donne, il 21% bambini e ragazzi, molte famiglie - sta cambiando la societ italiana. Gli immigrati non sono pi una societ a parte ma una parte della societ. Bisogna capire e governare questo cambiamento, perch esso non riguarda pi solo quali diritti riconoscere agli immigrati, ma quale convivenza costruire con loro.

In questa prospettiva necessario rovesciare il discorso pubblico sull'immigrazione, oggi concentrato esclusivamente e in modo ossessivo su sbarchi e clandestini, che costituiscono una piccola porzione del fenomeno dell'immigrazione irregolare. Secondo i dati forniti dal Ministro Pisanu al Senato il 29 giugno 2005, il 75% delle domande presentate in occasione dell'ultima regolarizzazione proveniva da persone entrate legalmente in area Schengen e poi rimaste illegalmente: stranieri entrati come turisti che si sono trattenuti oltre il termine del titolo di ingresso. II 15% dei presentatori era entrato in Italia in maniera fraudolenta e, di conseguenza, solo il restante 10% era arrivato da noi sbarcando sulle coste dei Meridione. Questo vuol dire che l'immigrazione clandestina via mare rappresenta, nelle migliore delle ipotesi, il 10% dell'immigrazione clandestina totale che si riversa sul nostro Paese. Le stesse analisi, ripetute su tutti i clandestini rintracciati in Italia nel 2004, hanno condotto alla seguente stima: i cosiddetti overstayers, cio i cittadini extracomunitari entrati a vario titolo e rimasti dopo la scadenza dello stesso titolo, sono il 67%; gli stranieri che hanno fraudolentemente attraversato i nostri confini sono il 29%, mentre gli sbarcati rappresentano il 4% del totale.

Alla luce di questi numeri dobbiamo cambiare agenda e dobbiamo farlo ora, in questo momento drammatico, perch di fronte al terrorismo, i soliti imprenditori della paura tornano a iniettare nella societ - sulla base della falsificazione della realt - il virus dell'intolleranza, della separazione, dello scontro, fingendo che si tratti di uno io strumento di iegittima difesa.

Dobbiamo mettere al centro del dibattito pubblico e dell'agenda politica nuove domande: quale convivenza costruire tra noi e loro? Come far convivere persone e gruppi con culture, storie e religioni diverse? Quale sar la societ italiana di domani? Su quale patto democratico si fonder?

Dobbiamo muoverci in questa direzione anche per rispondere alla brutalit del terrorismo che, per essere sconfitto, oltre a misure efficaci di contrasto e di repressione, richiede siano attivati il dialogo, la conoscenza e il reciproco riconoscimento. Richiede alla democrazia la capacit di mantenere fede al suo ideale di promozione umana e sociale, offrendo a tutti pari opportunit di partenza. Per questo cruciale costruire un dialogo con l'Islam affinch diventi protagonista della vita politica del Paese e perch sia al fianco delle nostre istituzioni nella lotta al terrorismo.

Se in questo frangente vediamo minacciata la sicurezza del Paese dobbiamo capire che la sicurezza si conquista anche costruendo convivenza.

Per questa ragione vi sono alcune priorit inderogabili per il centrosinistra: riforma della legge sulla cittadinanza, diritto di voto agli stranieri, legge sulla libert religiosa, legge sul diritto d'asilo, oltre che abrogazione della Bossi-Fini, devono costituire obiettivi imprescindibili del centrosinistra nei suoi primi cento giorni di governo.

II progetto di una serena convivenza, di un patto di reciproco riconoscimento, di diritti e doveri tra noi e loro chiama in causa la politica europea dell'immigrazione, che non pu limitarsi agli accordi per il controllo delle frontiere. L'Europa, a partire dall'impostazione contenuta nel Documento del Vertice di Tampere (1998), deve considerare il governo dei flussi migratori come parte integrante di una politica estera di pace e di cooperazione. Deve dotarsi di una politica comune in materia di ingressi (soprattutto l'ingresso per lavoro) e di dirtti (a partire dal diritto d'asilo). Deve rilanciare - su basi nuove, forti ed efficaci - politiche di cosviluppo soprattutto con i Paesi dell'Africa subsahariana. Deve adottare nella sua Costituzione il principio della "cittadinanza civile europea" che potrebbe permettere ai cittadini dei Paesi terzi che risiedono legalmente nell'Unione europea di beneficiare di diritti e doveri economici, sociali e politici, incluso il diritto di voto a livello europeo. Si tratta di un passo in avanti rispetto al Trattato di Maastricht che riconosce alcuni diritti fondamentali solo ai cittadini comunitari.

La sfida della lotta all'immigrazione clandestina si vince innanzitutto rendendo efficace e conveniente l'ingresso regolare. A partire dall'ingresso regolare per lavoro. Su questo punto sono state molto importanti le innovazioni introdotte dalla legge dell'Ulivo che, attraverso il sistema delle quote, rese permanente l'apertura dell'ingresso per lavoro, favor il lavoro autonomo e quello stagionale, introdusse la ricerca di lavoro attraverso lo sponsor. Alla luce dell'esperienza degli ultimi dieci anni, riteniamo che sia necessario abrogare le norme della legge Bossi-Fini che, accanendosi sul rapporto permesso di soggiorno/contratto di lavoro, hanno aumentato il fenomeno degli irregolari e precarizzato la presenza degli stranieri in Italia. AI contempo necessario migliorare il sistema previsto nella stessa legge dell'Ulivo. Indichiamo qui alcune proposte:

rendere pi efficace la politica dei flussi e il sistema delle quote superando il tetto annuale e prevedendo che l'indicazione degli ingressi sia contenuta nel documento di programmazione triennale;

          eliminare dalle quote alcune categorie di lavoratori: colf, badanti, lavoratori occupati nella sanit e nei servizi sociali, stagionali;

          fissare la quota degli stagionali dopo la consultazione delle categorie interessate, -

          consentire la conversione di permessi brevi (turismo, studio, visite ai familiari) in permessi di lavoro;

          reintrodurre il permesso per ricerca di lavoro attraverso la figura dello sponsor che andrebbe molto potenziata;

          promuovere il lavoro qualificato e prevedere investimenti adeguati per la qualificazione del lavoro degli stranieri, al pari degli italiani, -

          procedere a una radicale semplificazione delle procedure di ingresso attraverso lo sportello unico;

          istituire un meccanismo di regolarizzazione permanente ad personam per gli stranieri entrati con visto turistico che ottengono un contratto di lavoro a tempo indeterminato e hanno tenuto una buona condotta morale.

Per quanto riguarda la promozione dei diritti e l'accesso al welfare, riteniamo si debbano apportare delle innovazioni alla legge dell'Ulivo per rendere effettive le norme in essa contenute e davvero fruibili le opportunit che mette a disposizione. Partendo della constatazione che quelle norme in materia di diritti sociali restano tra le pi elevate d'Europa. L'innovazione principale in questa materia dovrebbe riguardare la carta di soggiorno. Proponiamo che essa sia concessa dal sindaco all'interno di una vera e propria cerimonia laica in cui i cittadini stranieri e il sindaco sottoscrivono la Costituzione Italiana e la carta di soggiorno, la quale dovrebbe essere riconosciuta sulla base di requisiti coerenti con il dettato costituzionale: 5 anni di soggiorno regolare, assenza di condanne penali, lavoro.

Relativamente al controllo delle frontiere, l'esperienza del governo Berlusconi, con le sue leggi ed i suoi provvedimenti, e con la sua cultura intollerante ed inutilmente autoritaria, consente oggi di affrontare il tema con pi solide e sperimentate convinzioni. In primo luogo, la sicurezza delle frontiere ed il controllo delle presenze straniere sul territorio nazionale non possono essere affrontati concentrando l'attenzione sulla sola repressione. In secondo luogo, la comprensione dei fenomeni migratori e la capacit di prevenirli sono il cuore delle politiche di controllo delle frontiere.

Inoltre, la denunzia del Ministro dell'Interno nel corso della festa della Polizia, e cio che oltre il 50% dei reati accertato a carico di extracomunitari, il frutto di un'analisi maldestra delle cause, che non tiene conto della minorata difesa degli stranieri e del disagio sociale in cui versano i clandestini e gli irregolari.

Le questioni di maggiore evidenza dentro le politiche di sicurezza finalizzate al contrasto dell'immigrazione clandestina, ma anche le pi controverse, sono costituite dai centri di permanenza temporanea (CPT) e dal contrasto alle frontiere marittime.

Quanto ai CPT vanno esaminati alcuni dati statistici:

2001                           2002                                       2003

Trattenuti                                         14.993                        18.625                                    13.863

Rimpatriati                                       4.437                          6.372                                      7.012

Dimessi (scadenza termini)              6.893                          5.927                                      3.668

Dimessi (altri motivi)                                   3.500                           5.196                                      2.957

Allontanatisi arbitrariamente       163                             167                                         225

 

L'effetto della Bossi-Fini, con l'aumento dei tempi di trattenimento da 30 a 60 giorni, lo possiamo quantificare in meno del 16,4% di incremento di efficacia, ma in termini assoluti di 640 unit (senza tenere conto che le disposizioni hanno operato anche nell'ultimo quadrimestre del 2002, e quindi che l'indice di incremento andrebbe ridotto di 1/3). In termini puramente numerici si tratta di una cifra irrisoria rispetto ai soggetti allontanati nello stesso periodo dal territorio italiano (rispettivamente 77.699-88.501-65.153), ed a quelli che sono stati ammessi con la regolarizzazione del 2002, 705.133 domande  che hanno cambiato la geografia delle presenze straniere in Italia, visto che la popolazione di origine rumena diventata la prima comunit straniera presente in Italia, con 143.947 domande rispetto a 95.834 gi residenti al 31.12.2002, mentre la presenza Ucraina passata da 14.035 a 120.956 con un incremento del 761,8%, seguita dalla Moldavia che passata da 6.861 a 38.078 presenze con un incremento del 455%.

Per quanto riguarda il contrasto dell'immigrazione clandestina in alto mare, la Bossi-Fini vi ha dedicato l'art. 11 della legge, ed il Governo un paragrafo del documento di programmazione triennale. Non si tenuto conto che - considerato il fenomeno degli overstayers prima richiamato - i mezzi pi utilizzati per entrare irregolarmente in Italia sono l'autobus ed il treno.

Le regolarizzazioni sono state 641.599: quindi abbiamo oltre 60.000 persone clandestine per mancanza di regolarizzazione, che si sommano ai nuovi clandestini ed a coloro che hanno perso il titolo che legittimava il loro soggiorno legale perch hanno perso il posto di lavoro, o perch scaduto. 17.012 stranieri trattenuti nei centri nel 2003 rappresentano poco rispetto a queste cifre, ma in termini di carico di violazione di diritti rappresentano una enormit.

Dobbiamo promuovere soluzioni affinch i diritti della persona e l'efficacia dell'azione dello Stato possano coesistere con successo. Non possiamo immaginare di tornare alla legge Martelli, ed alla assolutamente inefficace e puramente simbolica intimazione a lasciare il territorio dello Stato. Ma non possiamo neppure consentire che i diritti delle persone trattenute nei CPT siano affidati a regolamenti, circolari, disposizioni personali, invece che alla legge e prima ancora alla Costituzione; n che vi accedano tutti senza una valutazione individuale della inidoneit di ogni altra misura, come il rimpatrio volontario ed assistito, l'elezione di domicilio, la sorveglianza speciale, secondo un principio di gradualit che faccia del trattenimento dei centri una misura residuale.

 

L'attuazione del principio di gradualit richieder la definizione delle misure alternative ai CPT; il rimpatrio volontario, l'elezione di domicilio e la sorveglianza speciale. Nel primo caso si tratterebbe di ovviare al deficit di informazione degli immigrati che giungono clandestinamente in Italia sulla possibilit di ingresso legale, con la restituzione ai Paesi di provenienza, accompagnata da misure premiali, come l'iscrizione nelle liste per i flussi di ingresso regolari e la non applicazione del divieto di ingresso in Italia che consegue all'espulsione. Nel secondo caso, l'elezione di domicilio presso privati garanti, o associazioni accreditate, potrebbe riguardare tutti coloro che non destano particolari preoccupazioni, per le qualit personali o per i comportamenti in concreti tenuti, in ordine alla inosservanza degli obblighi. Nel terzo caso la sorveglianza speciale potrebbe rafforzare la elezione di domicilio, qualora si ravvisi l'esigenza di una sorveglianza rafforzata sul fedele adempimento degli obblighi, o del rispetto di eventuali prescrizioni.

I centri di permanenza temporanea ed assistenza andrebbero riservati a coloro che, sulla base di un provvedimento del prefetto, siano ritenuti pericolosi, per i quali le altre misure siano ritenute inadeguate, ovvero che non hanno osservato le misure di minore afflittivit, ovvero hanno violato le prescrizione impostegli.

Vanno, quindi, ricostruite le basi giuridiche sulle quali trovano fondamento i CPT, e va ridefinita la loro funzione, e soprattutto stabiliti con legge i diritti esercitabili al loro interno e le regole di funzionamento e di gestione. L'unica libert degli stranieri che pu essere legittimamente compressa quella di circolare nel territorio italiano qualora non vi siano stati regolarmente ammessi. La restrizione di qualsiasi altra libert arbitraria, tanto pi se riguarda, come accaduto, l'accesso all'interno dei CPT di organizzazioni umanitarie.

Questa opera di ricostruzione delle regole, e di ripristino dei diritti debbono operare dentro una efficace azione di prevenzione, fatta di monitoraggio dello scen .rio internazionale, di cooperazione internazionale per lo sviluppo. di cooperazione internazionale per la sicurezza, di migliore definizione delle opportunit di ingresso legale, e di politiche europee coerenti con questa impostazione

Ci che ci unisce la convinzione che senza rispetto delle persone non v' civilt, e che lo Stato di diritto sa operare con efficacia, con un supplemento di impegno, senza rinunciare al pieno riconoscimento dei diritti umani. La condivisione di questi principi, consentir di riprendere il lavoro cominciato con la legge Turco-Napolitano e di avanzare verso nuove intese, che rafforzino la capacit di governo del fenomeno dell'immigrazione, ed il rispetto delle libert di ciascuno.