CASSAZIONE: IMMIGRATI; MATRIMONIO 'ROM' NON EVITA ESPULSIONE
RITO NOMADE DEVE ESSERE REGISTRATO DALLO STATO DI PROVENIENZA (ANSA) - ROMA, 13
mar - Gli extracomunitari nomadi che non sono in regola con il permesso di
soggiorno non possono evitare di essere espulsi facendo presente lo stato di
gravidanza della moglie sposata con rito 'Rom'. Lo sottolinea la Cassazione
(sentenza 5220) che ha accolto il ricorso del Prefetto di Pescara contro la
decisione con la quale il Tribunale di Pescara - il 17 agosto 2004 - aveva
annullato l'espulsione di un cittadino rumeno di etnia 'Rom', Drenko H., al
quale la magistratura aveva concesso di rimanere in Italia, anche senza i
documenti in regola, in quanto sua moglie era incinta.
In
particolare, il Tribunale aveva accolto il ricorso di Drenko - contro il
decreto di espulsione - rilevando che l'uomo era coniugato "sia pure con
il rito tradizionale 'Rom' " e che la legge sull'immigrazione, cosã come
modificata da alcune decisioni della Corte Costituzionale, consente di non espellere
i mariti 'clandestini' con mogli in gravidanza.
La
Cassazione - accogliendo il reclamo del Prefetto - non ha condiviso questo
punto di vista che rischia di "adottare una interpretazione
irragionevolmente estensiva della norma, a danno dell'interesse nazionale al
controllo dell'immigrazione".
Secondo
la Suprema Corte, il divieto di espulsione - in questi casi - deve essere
applicato al "rapporto che di fatto e di diritto possa qualificarsi come
coniugio". La sola "documentazione di matrimonio celebrato con il
rito 'Rom' " - dicono gli 'ermellini' - non ¶ sufficiente: il matrimonio
"deve trovare il suo riconoscimento nell'ordinamento giuridico dello Stato
di appartenenza". Solo cosã il marito nomade di una donna incinta, privo
di permesso di soggiorno, potrà restare in Italia. Adesso la vicenda torna al
vaglio del Tribunale di Pescara che dovrà seguire le indicazioni di Piazza
Cavour.
(ANSA).