7 dicembre 2007 - Daniela Pierini (Direttore di Servizio Sociale -
Prefettura di Firenze)
Abdalla somalo. Vive a Firenze ormai da tempo ed ha un permesso di
soggiorno per motivi umanitari; a Mogadiscio vivevano i suoi quattro figli
aspettando che lui portasse a termine la procedura per chiedere il
ricongiungimento familiare. Al SUI di Firenze, infatti, prima dell'entrata
in vigore del decreto che recepiva la direttiva europea sui ricongiungimenti
familiari, anche le persone con permessi di soggiorno per motivi umanitari
potevano tranquillamente presentare la domanda, quando erano in possesso dei
requisiti di reddito e alloggio. Anche Abdalla ha presentato la domanda ma
troppo tardi ed abbiamo dovuto dirgli di no perch con le nuove disposizioni
non era pi possibile per lui fare la richiesta di ricongiungimento
familiare.
Nel dicembre del 2006, ho partecipato ad un incontro organizzato dall'Arci
fiorentino durante il quale ho sommessamente polemizzato con il
Sottosegretario con delega all'Immigrazione del mio Ministero, On. Lucidi,
suggerendo che forse sarebbe stato pi corretto recepire insieme alla
direttiva sui ricongiungimenti familiari, anche la direttiva europea sulla
protezione sussidiaria in modo da continuare a garantire una serie di
diritti anche alle persone con permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Mi fu fatto presente quanti problemi portano queste persone, che "non
lavorano, bivaccano alle stazioni e fanno venire anche la famiglie".
Dimostrando cos, oltre al fatto che se bivaccano alle stazioni forse
dipende dal fatto che non sappiamo fare integrazione vera, anche di non
avere molta dimestichezza con le leggi specifiche della propria materia di
intervento.
Oggi stiamo ancora aspettando la pubblicazione di due decreti legislativi
che recepiscono le direttive europee sulle procedure e sugli status di
rifugiato e di soggetti con la protezione sussidiaria.
Stamani Abdalla tornato nel mio ufficio, come periodicamente fa per sapere
se ci sono novit e se si sbloccato qualcosa; una persona estremamente
riservata, piena di dignit e con un grande pudore dei propri sentimenti.
Per questo mi sono stupita quando ha cominciato a piangere davanti a me;
dopo mi ha spiegato che se mai riusciremo a fare questa domanda di
ricongiungimento familiare non sar per quattro figli ma solo per due,
perch gli altri due sono morti a Mogadiscio, due mesi fa, mentre ancora
aspettavano. Aspettavano che il loro pap li chiamasse e gli dicesse che
finalmente potevano scappare e attraversare un confine chiuso (quello con il
Kenya) per poter andare alla nostra Ambasciata a Nairobi a prendersi un
regolare visto di ingresso.
S, Nairobi, anche se forse sarebbe pi logico e forse pi semplice scappare
verso l'Etiopia (che fra l'altro ha occupato militarmente la Somalia) e
raggiungere Addis Abeba. In effetti nei primi mesi dopo il nuovo scoppio
della guerra e l'intervento militare dell'Etiopia, i somali scappavano in
questo Paese e il nostro SUI mandava i nulla osta per i ricongiungimenti
familiari di chi aveva lo status di rifugiato alla nostra Ambasciata di
Addis Abeba. Un bel giorno arrivata una circolare del Ministero
dell'Interno che trasmetteva per gli adempimenti del caso una circolare del
Ministero degli Esteri che vietava, di fatto, di continuare l'invio dei
nulla osta per i somali all'Ambasciata italiana in Etiopia con la
motivazione che l'unica rappresentanza accreditata era quella in Kenya.
Io non sono un esperta di geo-politica, guardo internet ed i telegiornali e
leggo i quotidiani e soltanto sulla base di questo sapevo che il Kenya aveva
chiuso il confine con la Somalia per cui io, nelle vesti di pubblico
ufficiale, avrei dovuto suggerire alle persone che presentavano la domanda
di ricongiungimento di far fare ai propri congiunti un'azione illegale e
pericolosa per la loro vita. L'origine di tutto questo stata una lettera
del nostro Ambasciatore in Etiopia che lamentava l'aumento del numero delle
richieste dei visti di ingresso nella propria Ambasciata.
Allora ricapitoliamo: ad Abdalla sono morti due figli in attesa che il
nostro governo si decidesse a recepire le direttive europee sulla protezione
sussidiaria (credo che per questa abbiamo avuto anche una procedura di
infrazione dall'UE) e comunque se un giorno consegner il nulla osta ad
Abdalla per il ricongiungimento con i due figli superstiti dovr dirgli di
farli scappare in Kenya con il rischio di farsi sparare addosso.
Lo so che tutti hanno le loro ragioni e spiegazioni per tutto questo, quello
che nessuno sembra avere sono le responsabilit. In tutti questi anni di
lavoro (ormai sono quindici) con richiedenti asilo, rifugiati e rom non so
pi quante volte mi sono trovata a confrontarmi con la morte: la morte di
bambini rom di polmonite nei campi nomadi di Firenze, mentre i genitori
aspettavano che il Comune e la Provincia finissero di litigare su chi doveva
pagare l'adeguamento dell'alloggio che era stato individuato per loro
(queste morti non sono eclatanti, non appaiono sui giornali ed in
televisione per cui come se non esistessero); la morte di un intera
famiglia kossovara che avendo avuto il rifiuto dello status di rifugiato
perch le loro motivazioni erano ritenute "carenti", ed essendo personcine
ligie alle leggi, non sono rimasti qui irregolarmente ma hanno regolarmente
ottemperato al decreto di espulsione, sono tornati in Kossovo il marted e
sono morti, uccisi, in cinque, il venerd, dimostrando che le motivazioni
all'asilo c'erano eccome ma ormai... la morte dei figli di Abdalla, che
solo l'ultima di una lunga serie.
Questo ufficio si sta riempiendo di fantasmi e se non trovo il coraggio di
rendere testimonianza alla loro vita ed alla loro morte, soffoco io e
saranno dimenticati loro.
Note:
La dott.ssa Daniela Pierini lieta di confrontarsi con chiunque vorr
farlo, ma soprattutto - in questo momento - desiderosa di scoprire intorno
a se persone che non hanno dimenticato cosa significano i termini
"giustizia" e "persone", prima di cominciare a catalogare tutto e tutti in
categorie quali "gli altri, gli stranieri, le diversit culturali e via
dicendo".