e-rassegna periodica di
agenzie e notizie
(aggiornata al 27
febbraio 2007)
Infortuni: più rischi sul lavoro per gli stranieri
A cura del
Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna ad
uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
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142
Nuova direttiva del Viminale
Pieni diritti per chi attende il permesso di soggiorno
Chi ha
già firmato il contratto di soggiorno e chiesto il permesso entro 8 giorni
dall'ingresso "può esercitare tutti i diritti derivanti e lavorare”
Il Governo prosegue nella strategia
dei “piccoli passi”, adottati negli ultimi mesi in materia di immigrazione per
logorare la Bossi-Fini senza dover passare dal Parlamento. L’ultimo in ordine
di data, è una direttiva in materia di diritti dello straniero emanata in data
20 febbraio 2007, che l’On.
Giuliano Amato ha emanato nelle
more del rilascio del titolo di soggiorno per lavoro subordinato. Con tale
provvedimento si è voluto rispondere alle numerose richieste
pervenute al Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione relative alla
possibilità di svolgere attività lavorativa da parte dei lavoratori
extracomunitari in attesa del rilascio del primo permesso di soggiorno per
lavoro e di esercizio dei diritti connessi al possesso del medesimo permesso.
Per accedere ai benefici di cui alla direttiva, gli stranieri, che abbiano
presentato domanda di rilascio del permesso di soggiorno allo Sportello Unico
dell´Immigrazione entro 8 giorni dall´ingresso nel territorio
nazionale e abbiano sottoscritto il contratto di soggiorno, devono essere
in possesso di copia del modello di richiesta di permesso di soggiorno
rilasciato dallo Sportello Unico dell´Immigrazione e della ricevuta
attestante l´avvenuta presentazione della richiesta rilasciata dall´Ufficio
postale abilitato.
Gli Sportelli Unici dell´Immigrazione
dovranno provvedere, pertanto, alla consegna, oltre che di copia del
contratto di soggiorno sottoscritto dalle parti, anche della copia del modello
di richiesta del permesso di soggiorno.
Sul sito www.uil.it/immigrazione Il
testo completo della direttiva
Più rischi sul lavoro per gli
stranieri
I lavoratori
stranieri sono più esposti degli italiani al rischio di incidenti sul lavoro
e malattie professionali. I settori più a
rischio sono le costruzioni (16.4%),
l'industria dei metalli (9.4%), le pulizie (8.8%), i trasporti (7.9%). Giovani
maschi marocchini, albanesi e romeni sono i più
colpiti
(AGI) Roma, 23
febbraio - Di come sta cambiando il mondo del lavoro in rapporto al fenomeno
dell'immigrazione in Italia ha parlato in un'intervista Marta Petyx,
Ricercatrice dell'Ispesl - dipartimento di Medicina del lavoro. La presenza
straniera nel mercato del lavoro italiano, nel corso degli ultimi anni, è
divenuta sempre più rilevante: i dati Istat mostrano che il numero degli
immigrati regolari in Italia ha superato la soglia dei 2,7 milioni pari ad
oltre il 4% della popolazione complessiva. I lavoratori immigrati stanno
esercitando un peso crescente sul mercato lavorativo: 1 occupato ogni 10 è nato
in un paese non appartenente all'Unione Europea. Nel 2005 sono stati assunti
per la prima volta nel mercato occupazionale italiano 173.000 nuovi immigrati;
tali assunzioni sono avvenute per il 9.2% in agricoltura, per il 27.4%
nell'industria e per la restante quota nei servizi. I settori prevalenti sono
l'informatica e i servizi alle imprese (16.1%), le costruzioni (13.6%), gli
alberghi e ristoranti (11.9%) e le attività svolte presso le famiglie (10.2%).
Per quanto riguarda le aree di provenienza, si registra una netta preponderanza
di lavoratori provenienti dall'Europa dell'Est (Romania, Albania, Polonia) e
dal Nord Africa. I settori produttivi più rilevanti nell'ottica della tutela
della salute dei lavoratori immigrati sono quelli che presentano evidenti
fattori di rischio per la salute: in base ai dati Inail 2005, i settori di
attività economica nei quali si sono concentrati maggiormente gli infortuni
degli extracomunitari sono stati le costruzioni (16.4%), l'industria dei
metalli (9.4%), il servizio alle imprese e pulizie (8.8%), i trasporti (7.9%),
seguiti dall'agricoltura (4.1%). Purtroppo è consolidata l'abitudine di adibire
gli immigrati ai lavori più sporchi, più pericolosi e più faticosi. "In
questo contesto – ha detto Petyx - è evidente il sottodimensionamento degli
infortuni rilevati a causa della percentuale di lavoro sommerso; inoltre ci
sono settori in cui risulta difficile effettuare una stima precisa, basti
pensare al lavoro domestico". Petyx ha poi sottolineato i diversi fattori
coinvolti: maggiore presenza di lavoratori extracomunitari in attività
pericolose, giovane età (inesperienza, superficialità, scarsa attenzione),
minore cultura della prevenzione, assenza di una formazione "ad hoc".
A pagare il tributo più elevato sono i lavoratori di Marocco, Albania e
Romania, soprattutto di sesso maschile, che da soli contano più del 40% degli
infortuni occorsi a extracomunitari. La più ridotta quota di infortuni delle
donne è legata soprattutto alla minore presenza e al tipo di attività nelle
quali sono impiegate, rientranti di solito nell'ambito domestico con
l'assistenza ad anziani. L'analisi per età segnala una marcata dominanza di
infortuni tra i giovani, riguardando per la quasi totalità lavoratori con meno
di 50 anni; lo stesso vale per i casi mortali. Le indicazioni provenienti dai
dati Inail 2005 relative al trend infortunistico appaiono in leggero miglioramento
mostrando un calo del 5% rispetto al 2004. Analogo discorso per i casi mortali,
scesi dai 175 casi del 2004 ai 138 del 2005. Se il trend infortunistico dei
lavoratori extracomunitari sembra essersi invertito o quantomeno assestato, non
è così per le malattie professionali che, nell'ultimo quinquennio, sono passate
da 676 a 1069 denunce con un incremento che sfiora il 60%. Si tratta di un
fenomeno che se da una parte è da ricondurre alla precarietà delle condizioni
lavorative e al tipo di attività svolta (settore costruzioni, metalli, servizi
alle imprese,e trasporti o agricoltura), dall'altra sembra essere anche un
segnale positivo, di una crescita dell'integrazione dell'immigrato, che
acquisisce sempre maggiore consapevolezza dei propri diritti. La malattia
professionale più denunciata sono i disturbi dell'udito che rappresentano il
41% delle denunce, seguiti da malattie cutanee col 26%. "Sul fronte dei
lavoratori extracomunitari – ha concluso Petyx - è necessario intervenire sui
fattori responsabili del più elevato tasso di infortuni fra gli stranieri,
principalmente attraverso la formazione”. La giovane età, le difficoltà
linguistiche, il livello di conoscenza e di sensibilità del lavoratore
extracomunitario relativamente a tematiche quale la sicurezza e la prevenzione
sono solo alcune delle cause che sono alle base di molti degli infortuni. Per
questo appare prioritario, ha detto la ricercatrice, “investire su una
formazione "ad hoc" che vada oltre la semplice comprensione della
segnaletica e della cartellonistica, sviluppando strumenti comunicativi per
raggiungere popolazioni e realtà culturali molto diverse tra loro".
Rifugiati: entro l'anno un "pacchetto"
sull'asilo?
Gli esiti di un incontro tra il CIR ed il Ministro dell’Interno,
in materia di riforma organica del diritto d’asilo
Roma, 26 febbraio - Entro il 2007
anche l'Italia potrebbe avere una vera normativa sul diritto d'asilo, grazie
all'attuazione di due direttive europee e a un disegno di legge ad hoc. È lo
scenario delineato venerdì scorso durante un incontro tra Savino Pezzotta e
Christopher Hein, Presidente e Direttore del Consiglio Italiano per i
Rifugiati, il Ministro dell'Interno Giuliano Amato e la Sottosegretaria
Marcella Lucidi. Nel corso dell’incontro – richiesto da tempo dal Consiglio
Italiano per i Rifugiati - Il CIR, ha insistito sul principio di una legge
organica sul diritto di asilo, anche in attuazione dell’Articolo 10 della
Costituzione, ricordando la propria proposta articolata (testo consultabile al
sito www.uil.it/immigrazione
) ed il documento congiunto del Tavolo Asilo. Amato ha accolto il principio di
normative separate per l’immigrazione e l’asilo, prospettando di arrivare
sull’asilo ad una specie di Testo Unico composto essenzialmente da 3 elementi:
a. la trasposizione della Direttiva europea sulle qualifiche di rifugiato e la
protezione sussidiaria per la quale esiste già una delega da parte del
Parlamento, che deve consumarsi entro agosto 2007; b. la trasposizione della
Direttiva europea sulla procedura d’asilo, ugualmente su base di una delega del
Parlamento già esistente, da consumarsi entro dicembre 2007; c. la
presentazione di un disegno di legge limitato alle materie non contemplate
dalle due Direttive. Secondo quanto riportato dal CIR, per il Ministro Amato i
tre elementi legislativi dovrebbero essere presentati congiuntamente e quindi,
di fatti, configurarsi come un pacchetto unico. Il sottosegretario Lucici, non
per la prima volta, ha sollevato due problemi che, secondo lei, nel passato
hanno impedito l’approvazione della legge asilo: a. Il concetto molto ampio di
diritto d’asilo contenuto nell’Articolo 10 della Costituzione; b. i costi
dell’attuazione di una riforma organica. Sulla prima perplessità il CIR ha
ribadito come la Costituzione vada attuata, a meno che il Governo non intenda
proporre una modifica dell’Articolo 10, ipotesi da escludere. Hein e Pezzotta
hanno aggiunto che la proposta del CIR già prevede una limitazione del campo di
applicazione dell’Articolo 10 nel senso che il richiedente, per poterne
usufruire, deve comunque poter dimostrare una avvenuta grave violazione dei
diritti umani fondamentali, elencando anche le forme che possono assumere gli
atti che nel paese di origine impediscono l’effettivo esercizio delle libertà
democratiche. In quanto alle materie non contemplate dalle Direttive europee,
Pezzotta e Hein hanno innanzitutto sollevato la questione dell’arrivo legale e
protetto in Italia di rifugiati e richiedenti asilo, Amato ha accolto con
grande interesse il punto e ha
parlato, come esempio, della situazione di rifugiati eritrei che si trovano in
campi di raccolta in Libia. Ha menzionato anche in questo contesto il rischio
di refoulment. Inoltre ha detto che solo meccanismi di arrivo legale e
protetto potrebbero giustificare operazioni congiunte di sorveglianza e
intercettazione nell’ambito di Frontex, i quali
rischiano di intercettare ed eventualmente respingere indiscriminatamente anche
persone con necessità di protezione internazionale. Parlando delle effettive
lacune nel sistema attuale, l’On. Lucidi ha menzionato la situazione di un gran
numero di rifugiati e rifugiati umanitari che non trovano né accoglienza né
misure di integrazione, prospettando una collaborazione con il CIR in questo
ambito.
In
conclusione Amato, ha spiegato il CIR - ha detto di condividere la necessità di
arrivare in tempi brevi ad una legge organica sul diritto d'asilo,
sottolineando che comunque il governo dovrà entro quest'anno rispondere agli
obblighi comunitari e quindi attuare due importanti direttive UE in materia,
per le quali esiste già una delega del Parlamento: una sulle qualifiche di
rifugiato e la protezione umanitaria e l'altra sulle procedure d'asilo".
Ricordiamo
che fine novembre scorso il Cir ha presentato una proposta di legge organica che definisce
il campo di applicazione dell'asilo politico, identificando autori, vittime e
situazioni concrete in cui vengono negati i diritti fondamentali e prevede
protezione temporanea anche per gli sfollati, che sono scappati a guerre e
violenze. Il testo illustra una procedura univoca per l'esame delle domande
d'asilo ed esclude qualsiasi forma di trattenimento dei richiedenti che verrebbero
accolti in strutture aperte affidate a Comuni.
Linea soft della Cassazione
sull’affitto ai clandestini
di Gabriele
Mastellarini, Il sole 24 Ore del 24 febbraio 2007
Roma - Linea morbida
della Cassazione sul favoreggiamento dell'immigrazione. Se manca il
conseguimento di un «ingiusto profitto», va assolto il padrone di casa che
fornisce un alloggio all'extracomunitario senza il permesso di soggiorno. Per
evitare la pesante sanzione penale (fino a quattro anni di reclusione) la
Cassazione ritiene sufficiente che l'appartamento «non sia in condizioni
disumane», che sia ceduto ad un prezzo «non esorbitante» e che il contratto
abbia un termine congruo e non indeterminato. «L'ingiusto profitto», riferisce
la Suprema Corte (I sezione penale, sentenza 40398/06), scatta se l'affittuario
ha indotto lo straniero a stipulare un contratto più oneroso rispetto a quello
di locazione «a prezzi di mercato» o se ha concesso l'alloggio mediante un
comodato senza scadenza prefissata. La Cassazione ha così annullato la condanna
comminata dal Tribunale di Perugia e confermata dalla Corte d'appello della
stessa città per un datore di lavoro che aveva favorito la permanenza in Italia
di due clandestini rumeni, assumendoli nella sua impresa con un retribuzione
inferiore ai cento euro mensili e fornendogli anche l'alloggio nel quale poter
dormire. La norma (articolo 12 comma 5 del decreto legislativo n. 286 del 1998)
parla chiaro: «Chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla
condizione di illegalità dello straniero, favorisce la permanenza di questi nel
territorio dello Stato in violazione delle norme del Testo unico
sull'immigrazione, è punito con la reclusione fino a quattro anni e con la
multa fino a 15.493 euro». Eppure, per la Cassazione, se il soggiorno avviene
in un alloggio decoroso, il proprietario della casa non può essere accusato di
favoreggiamento alla clandestinità. «Il fine di ingiusto profitto non risulta
provato», si legge ancora nella recente decisione depositata nella cancelleria
di Piazza Cavour che annulla senza rinvio la parte principale della sentenza
d'appello, anche se deve essere precisato che l'impunità non è totale. La
Cassazione, ha ravvisato una violazione di minore entità, quella prevista
nell'articolo 22 dello stesso Testo unico sull'immigrazione, «per aver occupato
alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno».
In questo caso la pena è molto più mite rispetto al favoreggiamento ed è
possibile cavarsela con un'ammenda da 1.032 a 3.096 euro. Nel caso in esame
sarà la stessa Corte d'appello di Perugia a determinare la pena, senza
concedere le attenuanti generiche.
Unioncamere: nel 2006
record di nuove imprese extraUE
Agli
imprenditori di origine immigrata si deve un terzo dell'intero saldo attivo
(natalità/mortalità) delle imprese in Italia registrato lo scorso anno
Roma, 22 febbraio - Nel 2006 la vivacità
demografica del tessuto imprenditoriale del nostro paese ha registrato un
+1,2%, un dato positivo che segna però un lieve calo di ritmo rispetto al +1,6%
registrato nel 2005. Tra tutti i dati raccolti è soprattutto il contributo
fondamentale dato dall'imprenditoria extracomunitaria a saltare agli occhi.
Proprio agli extracomunitari si deve infatti poco più di un terzo dell'intero
saldo attivo delle imprese registrato nel 2006: 25.184 unità su 73.333, il
34,3%, oltre 9 punti percentuali in più rispetto al 2005. E' quanto emerge dai
dati diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione sul
movimento demografico delle imprese condotta da Infocamere. Lo scorso anno la
base imprenditoriale italiana si è accresciuta di 73.333 unità, risultato di
423.571 nuove iscrizioni e di 350.238 cancellazioni. Lo stock di imprese
iscritte alle Camere di Commercio è così arrivato a 6.125.514. "I dati -
commenta il presidente di Unioncamere Andrea Mondello - sono positivi. Il saldo
cresce meno che negli anni precedenti, ma è avvenuta una specie di selezione
darwiniana", in cui a vincere sono state "le imprese più forti, più
grandi, più efficienti e in grado di competere sui mercati
internazionali". La riduzione del tasso di crescita è infatti stata
determinata essenzialmente dall'accentuarsi del numero delle cessazioni (+7,9%
rispetto al 2005), non sufficientemente compensate da un incremento delle nuove
iscrizioni (+0,5%).
Imprese
extracomunitarie, è boom
Il numero assoluto delle imprese extracomunitarie attive in Italia è arrivato a
227.524 (più che raddoppiate rispetto alle 105.000 del 2001) e l'impatto è
ancora più evidente se si considera il forte rallentamento della dinamica delle
imprese individuali che, in assenza del contributo extracomunitario, avrebbe
fatto registrare una perdita secca di 23.366 unità (+1.818 il saldo effettivo
registrato). A livello territoriale il Lazio è la regione che presenta la
crescita più elevata (+2,41%), un valore doppio rispetto a quello della media
nazionale. E' stata in particolare Roma a registrare un aumento quasi
"anomalo", ha spiegato Mondello, con un aumento del numero delle
imprese del 2,9%. Tuttavia non é alla capitale che spetta il primato assoluto
tra le province: più di Roma è infatti cresciuta Prato, uno dei poli
manifatturieri principali del Paese (che sta peraltro cominciando ad accogliere
anche molte imprese extracomunitarie), con un +3,49%. Sopra il 3% anche la
crescita di Crotone.
L’IMPRENDITORIA EXTRA-COMUNITARIA
Altra conferma importante del 2006 è il ruolo di spinta
all’allargamento della base imprenditoriale che viene dai cittadini
extra-comunitari residenti nel nostro Paese. A loro si deve, infatti, poco più
di un terzo dell’intero saldo annuale delle imprese: 25.184 unità, il 34,3% di
tutto il bilancio attivo del 2006, oltre 9 punti percentuali in più rispetto al
2005. L’impatto di queste attività economiche (concentrate principalmente nel
commercio e nell’industria manifatturiera) è ancora più significativo se si
considera il forte rallentamento della dinamica delle imprese individuali che,
in assenza di questo contributo, avrebbero fatto registrare una perdita secca
di 23.366 unità.
Colf e badanti
Ecco le
nuove retribuzioni
I
nuovi minimi previsti dal Contratto Collettivo. Entrano in vigore dal 1 marzo
Roma, 23
febbraio - Dal primo marzo, con l'entrata in vigore del nuovo contratto del
lavoro domestico, cambieranno anche le retribuzioni minime di colf e badanti. I
valori che trovate nelle tabelle qui sotto, sono ordinati in base a una nuova
classificazione che parte dai collaboratori domestici alle prime armi (liv. A)
per arrivare a chi, dopo un'adeguata formazione professionale, assiste persone
non autosufficienti (liv. DS). C'è inoltre una distinzione tra i conviventi, i
conviventi part-time (una delle novità introdotte dal nuovo contratto), i
lavoratori a ore e quelli che assicurano assistenza o presenza notturna.
Dal primo marzo tutti lavoratori domestici saranno inquadrati in questa
classificazione, in base alle mansioni che svolgono. I conviventi che
percepiscono retribuzioni inferiori a i minimi previsti dal nuovo contratto
avranno diritto all'aumento che arriverà in busta paga per metà dal mese
prossimo, per il resto da gennaio 2008.
TABELLE
DEI MINIMI RETRIBUTIVI
TABELLA A - LAVORATORI
CONVIVENTI (valori mensili) |
||
A |
550,00 |
|
AS |
650,00 |
|
B |
700,00 |
|
BS |
750,00 |
|
C |
800,00 |
|
CS |
850,00 |
|
D |
1.000,00 |
+ indennità 150,00 |
DS |
1.050,00 |
+ indennità 150,00 |
|
|
|
TABELLA B -
LAVORATORI DI CUI ART. 15 - 2°CO.(valori mensili) |
||
B |
500,00 |
|
BS |
525,00 |
|
C |
580,00 |
|
|
|
|
TABELLA C - LAVORATORI
NON CONVIVENTI (valori orari) |
||
A |
4,00 |
|
AS |
4,70 |
|
B |
5,00 |
|
BS |
5,30 |
|
C |
5,60 |
|
CS |
5,90 |
|
D |
6,80 |
|
DS |
7,10 |
|
|
|
|
TABELLA D -
ASSISTENZA NOTTURNA (valori mensili) |
||
|
AUTOSUFF. |
NON AUTOSUFF. |
BS |
862,50 |
|
CS |
|
977,50 |
DS |
|
1.207,50 |
|
|
|
TABELLA E - PRESENZA
NOTTURNA (valori mensili) |
||
|
|
|
LIV. UNICO |
577,50 |
|
|
|
|
TABELLA F - INDENNITA'
(valori giornalieri) |
||
pranzo e/o colazione |
|
1,637 |
cena |
|
1,637 |
alloggio |
|
1,416 |
totale |
|
4,69 |
Stranieri e regole
Amato: cambiare la legge di cittadinanza
Di Cristiana Gamba e Marco Noci, il Sole24ore
Roma, 13
febbraio – Il Governo spinge per cambiare, con obiettivi ambiziosi: una nuova
legge sulla cittadinanza (l’ulteriore conferma che quella vigente è ormai
superata è arrivata ieri dal Ministro dell’Interno Giuliano Amato) e un disegno
di legge generale sull’immigrazione.
Ma la strategia degli ultimi mesi è stata anche quella dei piccoli
passi: interventi mirati per cambiare la Bossi-Fini. L’ultimo in ordine di
tempo è della settimana scorsa: un ritocco per consentire l’ingresso degli
stranieri in Italia con meno formalità, eliminando l’obbligo di permesso di
soggiorno per permanenze sotto i 90 giorni. L’ennesima modifica al decreto
legislativo 286/98. Un testo che, tra messe a punto per evitare le procedure
d’infrazione della Commissione UE e per appianare lo scontento delle parti
sociali, ha già cominciato a cambiare pelle, a partire dalle quote. Il 10
agosto scorso è apparso, infatti, in <Gazzetta Ufficiale> il Dpcm del 14
luglio 2006 che ha dato il via libera a 30 mila nuovi ingressi di lavoratori
stagionali extracomunitari. Che la manodopera straniera richiesta dalle imprese
italiane non sia sufficiente, rispetto alle quote stabilite per il 2006, viene
ulteriormente ribadito a ottobre con il varo del Dpcm 285/06 che stabilisce una
quota aggiuntiva di 350 mila ingressi di lavoratori non stagionali per il 2006.
Un numero straordinario, oltre il doppio degli ingressi stabiliti con il primo
decreto flussi del precedente Governo. <In realtà la questione delle quote
va affrontata in termini più realistici – spiega Michele Pellizzari, docente di
Economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano) – e alla radice. E’
necessario creare un sistema serio di monitoraggio della domanda di lavoro
altrimenti il ricorso all’illegalità sarà inevitabile: se la richiesta delle
imprese non è soddisfatta, prolifera il ricorso al lavoro nero>. Le quote,
tuttavia, non sono il solo meccanismo zoppicante dell’ingranaggio.
<Prevedere l’ingresso solo con un rapporto di lavoro già esistente –
prosegue Pellizzari – è un aspetto della Bossi-Fini inapplicabile. La realtà è
un’altra: gli stranieri giungono in Italia illegalmente e poi cercano lavoro.
Prova ne è il fatto che a fare la coda fuori dalle Poste per la consegna del
kit sono gli stranieri e non i datori di lavoro>. Quote eccessivamente
restrittive e modalità d’ingresso inapplicabili. Ma l’odissea dello straniero
che approda in Italia non si ferma qui. Una volta arrivato, deve fare i conti
con una burocrazia che non ha eguali. I tempi di attesa per il permesso di
soggiorno si dilatano inspiegabilmente fino a trasformare il documento in un
miraggio, penalizzando datori e lavoratori. Ed è guardando questi ultimi che
l’Inps, Ministero dell’Interno e del Lavoro, con lo strumento della circolare,
fissano alcuni paletti circa i diritti, e la loro garanzia, dello straniero
nelle “more” del rinnovo del permesso di soggiorno. L’8 agosto l’Interno ha
previsto che nel periodo necessario alla Amministrazione per portare a termine
le procedure di rinnovo, lo straniero potrà contare sulla piena legittimità del
soggiorno e continuerà a godere dei diritti ad esso connessi. In materia di
tutela dei diritti, il 17 novembre, il Governo ha dato poi via libera alle
nuove norme di tutela dei lavoratori stranieri ridotti in schiavitù che vengono
riprese dalla Finanziaria 2007 dove, per la prima volta, ai fini della lotta al
sommerso, lo straniero senza permesso cessa di essere considerato “fantasma” e
rientra nella conta dei lavoratori irregolari. Infine, le ultime novità: due
decreti legislativi (3/07 e 5/07) su ricongiungimento familiare e permesso di
soggiorno per soggiornanti di lungo periodo.
Regione Liguria
Una legge sull’immigrazione per favorire
l’integrazione
Genova, 24 febbraio - Il Consiglio
regionale approva una legge sull'immigrazione: in 29 articoli le norme per
l'accoglienza e l'integrazione sociale degli immigrati. Una legge per favorire
l'integrazione e garantire l'accesso ai servizi sociali per i cittadini
extracomunitari in Liguria. Il Consiglio regionale ha approvato la legge che
stabilisce le Norme per l'accoglienza e l'integrazione sociale delle cittadine
e dei cittadini stranieri immigrati: con questo provvedimento la Regione si
impegna a proseguire nella sua politica di affermazione e difesa dei diritti
della persona e nella lotta allo sfruttamento e alla discriminazione nei
confronti di immigrati, apolidi, rifugiati e persone che fanno richiesta di
asilo. Accanto all'affermazione dei diritti, tra i quali particolare attenzione
è rivolta al riconoscimento e alla valorizzazione della parità di genere e alla
tutela di donne e minori, la legge opera per promuovere la consapevolezza dei
doveri connessi alla condizione di cittadino straniero immigrato. Sul piano
operativo, la nuova legge stabilisce la stipulazione di un Piano regionale
triennale che contenga le linee guida per l'attuazione degli interventi
previsti dalla legge, la costituzione di una sezione dedicata all'immigrazione
all'interno dell'Osservatorio delle politiche sociali e di una Consulta
regionale per l'integrazione dei cittadini stranieri immigrati. Il testo
prevede, tra l'altro, la promozione di politiche abitative (centri di
accoglienza, alloggi sociali collettivi, accesso ad alloggi di edilizia
residenziale pubblica a cittadini immigrati regolari), l'accesso ai servizi
sanitari per gli immigrati regolari, ma anche le cure ambulatoriali e
ospedaliere urgenti o essenziali per malattia e infortunio per immigrati
irregolari. Sono inoltre previsti molti interventi per favorire l'integrazione,
dagli interventi di prima accoglienza alla mediazione linguistico-culturale,
dall'assistenza e tutela legale in casi di discriminazione alla promozione di
scambi interculturali e di iniziative di incontro.
Migranti: la mappa della loro presenza ad Arezzo
“Uno studio sul
fenomeno per poter individuare le strategie d’intervento”
La
Commissione politiche sociali presieduta del consigliere Cristiano Rossi, in
collaborazione con l’assessorato alle politiche per l’integrazione del Comune,
ha effettuato uno studio del fenomeno dell’immigrazione per conoscere la realtà
che riguarda il territorio aretino e conseguentemente intervenire sul tema
delle politiche per l’integrazione. “Sono dati inediti e dettagliati – ha
ricordato Cristiano Rossi – che individuano la presenza di cittadini stranieri
delle varie nazionalità quartiere per quartiere, scuola per scuola e che
rivelano anche la presenza di attività commerciali e call center gestiti da
stranieri. La Commissione si è incontrata con le comunità di migranti e le
Associazioni che lavorano nel settore: la prossima settimana sottoporremo il
nostro lavoro anche ai dirigenti scolastici. Questo studio rappresenta un
contributo che vogliamo offrire per individuare proposte utili ad una reale
integrazione tra tutti i cittadini di Arezzo”. Dai dati analizzati i cittadini
stranieri residenti nel Comune di Arezzo, risultano essere 6.786 e
rappresentano il 7,6% degli abitanti in città. Le cittadinanze presenti nel
territorio aretino sono ben 91 e tra queste le più numerose sono la Romania con
1.805 rappresentanti, l’Albania con 870 e il Bangladesh con 846 unità. Gli uomini
prevalgono nella comunità pakistana, bengalese, marocchina e albanese, mentre
le donne sono più numerose tra la popolazione polacca, russa, dominicana,
filippina e rumena. La ricerca ha anche evidenziato che i quartieri a maggiore
prevalenza di stranieri sono il centro storico, il quartiere san Donato e di
San Marco oltre alla zona a nord di via Marco Perennio fino a viale Santa Margherita,
al quartiere dell’Orciolaia e alla zona di via Malpighi. “Sono dati
interessanti – ha rilevato l’assessore alle Politiche per l’Integrazione Aurora
Rossi – perché ci consentono una conoscenza capillare dell’immigrazione nella
nostra città e, di conseguenza, uno studio mirato sulle strategie di
intervento. Ad Arezzo non abbiamo un’emergenza stranieri e non si rilevano
particolari conflitti ma è nostro compito puntare su una sempre maggiore
integrazione: lo stiamo già facendo attraverso corsi di formazioni che hanno
avuto grande partecipazione sui temi della conoscenza della lingua italiana,
del territorio e dei diritti e doveri dei cittadini. Continueranno con progetti
formativi rivolti ai consiglieri di Circoscrizione, ai Vigili di Quartiere e a
quanti si sono dimostrati interessati a questo lavoro. Il mio proposito è
quella di trovare uno spazio permanente per la formazione rivolta alle comunità
straniere”. Sul settore scolastico, sono stati registrati 1.248 alunni
stranieri pari all’8,6% degli iscritti; 58 bambini nei nidi comunali pari al
15,1%, 79 bambini nelle scuole dell’infanzia comunale cioè il 12,1% e 69 nelle
scuole dell’infanzia statali equivalenti al 6,6%. Per quanto riguarda le scuole
statali primarie i bambini stranieri sono 393 il 10,4% e il maggior numero di
iscritti è relativo alla scuola Chimera e alla scuola Sante Tani. Infine nelle
scuole Medie statali l’8,9% sono i bambini stranieri con 215 iscritti e nelle
scuole superiori gli studenti di un altro paese sono 511 ovvero il 7,4%. La
commissione ha anche voluto monitorare le attività commerciali, di ristorazione
e i bar gestiti da stranieri. La mappa delineata secondo i dati
forniti dall’ufficio per il commercio di Arezzo ha accertato 27 bar, 31
alimentari e 53 esercizi commerciali. Tali attività sono svolte in locali
situati prevalentemente nelle zone centrali della città in particolar modo nei
pressi di Piazza Guido Monaco e nelle assi viarie limitrofe a via Petrarca, via
Guido Monaco, via Madonna del Prato, lungo via Vittorio Veneto e negli isolati
sud-est del quartiere di Saione. La ricerca ha infine sottolineato che gli
alimentari sono gestiti principalmente da bengalesi e pakistani, i bar
prevalentemente da rumeni
redazione@arezzonotizie.it - Comune
di Arezzo
Malaysia,
i migranti non potranno mai uscire dal quartiere
dove lavorano
(AsiaNews/Hrw),
Jakarta 23 febbraio – La Malaysia vuole introdurre una legge per proibire ai
lavoratori migranti di allontanarsi dal luogo di lavoro o dal quartiere. Lo
denuncia la ong per la tutela dei diritti Human Rights Watch, che
auspica un intervento del governo dell'Indonesia, luogo di provenienza della
maggior parte dei migranti. In Malaysia si stimano essere 2,5 milioni di
lavoratori migranti (almeno 700 mila senza permesso di soggiorno) che lavorano
nei campi, nelle opere edili e nelle case. La nuova legge (che Datuk Seri Radzi
Sheikh Ahmad, ministro degli Interni, vuole presentare a marzo) impedirebbe
loro di allontanarsi dal luogo del lavoro. A vigilare sono chiamati i datori di
lavoro, ritenuti responsabili per i movimenti dei dipendenti e si teme che
ciò possa anche favorire abusi e sfruttamenti di vario tipo. Il governo
giustifica la proposta con l’esigenza di combattere il crimine. Tan Chai Ho,
vice ministro agli Interni, ha detto ieri che l’aumento di delitti è anche
dovuto all’arrivo di molti migranti e ha annunciato il divieto d’ingresso per
chi ha precedenti criminali. Tra i migranti ci sono circa 300 mila
collaboratori domestici (soprattutto indonesiani) che lavorano anche 16-18 ore
al giorno, 7 giorni settimanali, per meno di 25 centesimi di dollaro l’ora. La
legge non riconosce loro tutela. Hanno presentato migliaia di denunce per
abusi sessuali o psichici. Per trovare lavoro spesso è necessario rivolgersi a
intermediari, che chiedono alti compensi e prima costringono i migranti a
passare mesi in “centri di formazione” superaffollati. Nisha Varia, esperto di Hrw,
ritiene “allarmante che la Malaysia possa anche solo prendere in considerazione
una legge che autorizza i datori di lavoro a chiudere in casa i lavoratori”.
Indonesia e Malaysia nel maggio 2006 hanno sottoscritto un Memorandum di
intenti per regolare la situazione dei migranti lavoratori domestici, che
prevede anche l’istituzione di un contratto standard e la tutela per il mancato
pagamento del salario. Ma consente ai datori di lavoro di farsi consegnare e
trattenere il passaporto, proibisce ai lavoratori di sposarsi e non prevede un
salario minimo, un orario di lavoro e un controllo sulle agenzie per
l’occupazione. Varia osserva che “il lavoro migrante è utile per entrambi gli
Stati, poiché fornisce un importante servizio alla Malaysia e consente ai
lavoratori indonesiani di trovare lavoro. Ma, nonostante tale fenomeno sia
diffuso da tempo, i due Paesi ancora non assicurano ai migranti la protezione
di diritti fondamentali”.