La
detenzione amministrativa dopo la Commissione De Mistura.
Le
conclusioni della Commissione De Mistura si collocano nellottica di una
razionalizzazione delle politiche migratorie italiane, dopo il fallimento
dellapparato repressivo basato sulla detenzione amministrativa, istituto che
ha attraversato due legislature. Ormai gli strumenti di contrasto
dellimmigrazione clandestina si vanno esternalizzando, con le operazioni di
pattugliamento congiunto e di respingimento a mare finanziate dal programma
europeo FONTEX e con la stipula di nuovi accordi di riammissione, da ultimo nel
gennaio scorso, con lEgitto. E noto a tutti, peraltro, che lItalia ha
finanziato ( o sta finanziando ancora ?) la gestione dei centri di detenzione
amministrativa in Libia e che la Spagna si comporta allo stesso modo con il
Marocco.
La
questione della chiusura o del superamento dei centri di detenzione
amministrativa rimane tuttavia centrale nella definizione delle politiche
migratorie di tutti i paesi europei, anche per il diffuso convincimento, non
del tutto fondato, che queste strutture sarebbero imposte dagli accordi di
Schengen.
La
relazione De Mistura riferisce solo alcuni degli abusi verificati nel corso
degli anni allinterno del sistema della detenzione amministrativa e propone il
superamento dei CPTA, attraverso il loro svuotamento, puntando sulla
differenziazione delle diverse categorie di trattenuti, e sul nuovo istituto
del rimpatrio consensuale. Si propone poi il trasferimento di molte competenze
decisionali sui provvedimenti di allontanamento e di trattenimento alla
magistratura ordinaria, riducendo i poteri degli organi di polizia ed
abbandonando finalmente lescamotage delle convalide, spesso puramente formali,
emesse dai giudici di pace sotto la pressione delle autorit amministrative. Si
cerca in questo modo di ritornare al disposto dellart. 13 della Costituzione,
nel rispetto delle decisioni della Corte Costituzionale n. 222 e 224 del 2004,
disattese dai successivi provvedimenti legislativi approvati nel corso del
governo Berlusconi.
La
stessa relazione appare per deludente se si considera che tra i compiti della
Commissione rientrava pure una indagine conoscitiva sulle condizioni di
sicurezza e di vivibilit dei CPT al fine di verificare se queste strutture
garantivano la tutela della dignit della persona e dei diritti
fondamentali. Le indagini saranno state certamente svolte, ma dalla relazione
finale sembrano cancellate con un tratto di penna tutte le frasi che potrebbero
individuare responsabilit precise.
Anche
alla luce delle documentate denunce presentate dalle ONG indipendenti nel corso
delle numerose audizioni con la Commissione si attendeva la proposta di una
immediata proposta di chiusura dei CPT di Trapani, di Ragusa e di Torino, dove erano
state riscontrate, anche dalla Commissione, situazioni assai critiche. E invece
la relazione contiene solo il riferimento a specifici suggerimenti che la
Commissione avrebbe rivolto dopo le visite effettuate in questi CPT alle
Questure competenti per consigliare quei mutamenti che risultavano possibili senza mutare la denominazione
( e la natura) delle strutture.
Troppo
poco, in assenza di effettivi controlli successivi, e per il permanere di una
cultura tendente a occultare anche i fatti pi evidenti avvenuti nei CPT, come
si pu desumere dalla scarsa collaborazione di Prefetti e Questori nel
trasmettere alla Commissione ministeriale i dati richiesti. E quanto tempo
passer ancora prima che le proposte della Commissione si traducano in
disposizioni di legge vincolanti per lautorit amministrativa ?
Il
rischio concreto che lintento di trovare un accordo su proposte generalmente
condivise allinterno della Commissione, nellottica di un mero superamento
degli attuali CPT, possa comportare un colpo di spugna sulle gravi
responsabilit delle autorit amministrative e degli enti di gestione,
responsabilit denunciate dalla stampa e accertate anche da organismi umanitari
come Human Rights Watch, che costrinsero il precedente governo alla chiusura
del centro di detenzione amministrativa in contrada San Benedetto ad Agrigento
e portarono alla condanna definitiva di Don Cesare Lo Deserto per le violenze
commesse sugli immigrati allinterno del CPT Regina Pacis di Lecce.
Entrando
nel merito di alcuni punti della Relazione della Commissione De Mistura,
sorprende come, dopo la rilevazione della mancata collaborazione di Prefetti e
Questori nella trasmissione dei dati richiesti, non vi sia stata la richiesta
di provvedimenti disciplinari, come se fosse normale che i dati relativi alle
espulsioni ed ai trattenimenti fossero destinati a rimanere per sempre negli
armadi degli uffici di polizia. Ci penser il Ministro Amato a fare un poco di
ordine nella sua amministrazione? Eppure gi nel 2004 la Corte dei Conti
rilevava la mancata risposte delle amministrazioni competenti alla richiesta di
chiarimenti sul sistema dei centri di detenzione amministrativa.
La
relazione richiama il numero dei migranti salvati nelle acque del canale di
Sicilia dalle unit navali italiane, ma non spende neppure una riga sulle
centinaia di morti e dispersi delle tante stragi dellimmigrazione clandestina.
Una clandestinit imposta assai spesso da leggi e prassi amministrative che
hanno ristretto le possibilit effettive di ingresso legale. Neanche una riga
sugli accordi di riammissione che costituiscono da sempre un elemento
complementare della detenzione amministrativa nel contrasto allimmigrazione
clandestina. Eppure sono proprio gli accordi di riammissione, che non
garantiscono effettivamente i diritti fondamentali dei migranti irregolari, a
rendere sempre pi drammatica la condizione di quanti sono trattenuti
allinterno dei centri di detenzione amministrativa, in particolare dei
richiedenti asilo, che possono essere visitati, interrogati e minacciati dai
funzionari consolari dei paesi di appartenenza.
La
Commissione De Mistura propone il superamento dei CPT attraverso il loro
svuotamento, con la uscita di tutti coloro per i quali non ricorre la
necessit o lutilit del trattenimento, con forme diverse di regolarizzazione
individuale per le categorie pi deboli,come le vittime della tratta o del
racket del lavoro nero, e con ipotesi di rimpatrio consensuale, riproponendo la
detenzione amministrativa per gli irriducibili che non collaborano alla loro
identificazione. Ma non si ricordano le difficili condizioni subite da molte
donne trattenute nei CPT , private del diritto ad accedere ai benefici
dellart.18, quando non collaboravano abbastanza con la polizia.
Non
ci si pu soffermare solo sulla prospettiva del rimpatrio consensuale senza
ricordare e sanzionare i numerosi
casi di immigrati vittima del racket, espulsi con accompagnamento immediato
senza potere neppure recuperare i loro miseri effetti personali e quanto guadagnato
in condizioni di estremo sfruttamento.
Per
riconquistare la fiducia dei migranti, per rendere effettive le condizioni di
un rimpatrio consensuale, occorrer mutare la mentalit che domina negli uffici
stranieri delle Questure, riconoscere maggiormente il ruolo delle associazioni
umanitarie e degli enti locali, trasferire le competenze sui permessi di
soggiorno ai Comuni, formare nei diversi uffici professionalit non
pregiudicate dalla necessit di fornire numeri sempre pi elevati di immigrati
espulsi o respinti. In una parola, occorrerebbe battere il diffuso razzismo
istituzionale.
Se si
sono poste alcune premesse per superare le gravissime violazioni costituzionali
derivanti dallavere affidato allautorit amministrativa competenze
decisionali sulla libert personale degli immigrati sottratte al controllo
della magistratura, se la proposta di chiusura dei Centri di identificazione
(chiusi) per richiedenti asilo, imposta peraltro dalla direttiva comunitaria
2003/9, potrebbe garantire un maggiore rispetto dei diritti dei richiedenti
asilo, sempre che i nuovi Centri di prima accoglienza ( sulla carta aperti ) non siano ancora sottratti al
controllo giurisdizionale, rimane una forte preoccupazione che le misure
legislative proposte dalla Commissione, anche se si tradurranno in legge,
consentano ai Questori ed ai Prefetti, proprio in materia di libert personale
degli immigrati, un esercizio della discrezionalit amministrativa ancora
troppo ampio, al punto da sfociare nellarbitrio e nella irregolarit. Da
questo punto di vista, appare ancora debole nella sua formulazione la proposta, assolutamente da
condividere, di abolire il cd. respingimento differito adottato dal Questore,
istituto che in passato, soprattutto in Sicilia ed in Puglia, ha consentito gli
abusi pi gravi , come le espulsioni collettive, e la negazione sostanziale del
diritto di asilo. Anche in questo caso manca qualunque riferimento alle gravi
responsabilit istituzionali della catena di comando che ha deciso e poi
eseguito nel 2004 e nel 2005 le espulsioni collettive verso la Libia. Forse
lennesimo prezzo pagato alla componente ministeriale della Commissione per
ottenere un minimo consenso sulle proposte tendenti ad un superamento dei
CPT.
Anche
i rilievi critici proposti dalla Relazione sui minori non accompagnati, se non
fossero seguiti da un mutamento delle prassi amministrative, oltre che della
normativa, non costituirebbero un miglioramento rispetto alla situazione
attuale che incentiva oggettivamente alla dispersione ed alla clandestinit,
situazione che la Commissione ha segnalato, ma di cui tace i responsabili, da
individuare tra coloro che ritardano le procedure di identificazione dei
minori, omettono di trasmettere gli atti relativi ai tribunali minorili,
contrastano lapertura delle tutele, ritenute istituto troppo favorevole quando
il minore raggiunge la maggiore et. In questo caso solo la presenza di un
tutore pu garantire la possibilit di convertire il permesso di soggiorno
senza rischiare di essere espulso al compimento del diciottesimo anno, come in
questi anni successo di frequente.
Appare
assai importante la proposta della Commissione De Mistura volta a garantire
laccesso nei CPT ad associazioni diverse dagli enti gestori, anche senza
convenzioni onerose con le Prefetture, in modo da distinguere il vero
volontariato dalle scelte di mercato di tante associazioni che nella detenzione
amministrativa hanno trovato un business assai proficuo. Grazie alle gare a
licitazione privata gestite dalle Prefetture con poche associazioni amiche
si prodotto uno sperpero di milioni di euro sul quale neppure la Commissione
De Mistura riuscita a fare luce. Speriamo che almeno la Corte dei Conti
riesca nelle prossime relazioni annuali a fare luce su questo intricato groviglio
di interessi.
Dalle conclusioni della Commissione,
sostanzialmente concidenti con quanto anticipato in parlamento, alcuni mesi fa,
dal ministro Amato, e adesso gi recepite dal progetto di legge Livi Bacci,
emerge come il superamento dei CPT non potr che arrivare allinterno di una
modifica profonda della normativa in materia di immigrazione ed asilo, con una
diversa formulazione degli accordi
di riammissione. Ma non si potr certo aspettare che questo governo, con
le contraddizioni che porta al suo interno, esplose adesso sulla vicenda della
base americana di Vicenza, vada oltre il programma elettorale e realizzi la
chiusura dei CPT. Sono a tutti note le dichiarazioni di Rutelli e di Amato
favorevoli al mantenimento dei centri di permanenza temporanea, seppure per un
numero pi limitato di immigrati. Ed a tutti evidente che la debolezza
parlamentare del governo, soprattutto al Senato, stia consigliando gli
strumenti della legge delega e del decreto legge per intervenire in materia di
immigrazione ed asilo, al di l della mera attuazione delle Direttive
Comunitarie, sulle quali il governo Berlusconi era stato censurato anche a
livello europeo per i ritardi e le inadempienze. Ma anche lo strumento della
delega presenta gravi rischi perch - come insegna lesperienza del passato-
permette alle burocrazie ministeriali di definire le parti pi importanti della
disciplina. E questo potrebbe avvenire, immaginiamo con quali risultati, anche
a proposito della detenzione amministrativa. Tutto potrebbe cambiare, senza che
nulla cambi.
I CPT
potranno essere chiusi soltanto da un forte movimento antirazzista, composto da
italiani e da immigrati, che imponga tempi e contenuti delle modifiche
legislative e contrasti giorno per giorno, luogo per luogo, le prassi amministrative
che violano i diritti fondamentali della persona. Come successo in Sicilia
nel 2000, a Termini Imerese, vicino Palermo, e poi a Trapani, in diverse
occasioni, dopo la strage del Vulpitta, e poi ancora ad Agrigento, con la
chiusura definitiva nel 2004. E lo stesso era avvenuto in precedenza in via
Corelli a Milano e in via Brunelleschi a Torino. Solo se ci sar una pressione
continua da parte dei movimenti antirazzisti, con un coordinamento anche a
livello europeo, solo se si supereranno divisioni e sterili protagonismi, sar
possibile chiudere definitivamente la pagina nera dei centri di permanenza
temporanea. In Italia ed in Europa, senza stare ad attendere che dallalto
venga calata una riforma che corrisponda pienamente alle attese di quanti si
battono contro le varie forme, in continua mutazione, di detenzione
amministrativa.
Fulvio Vassallo Paleologo - Universit di Palermo