Per le citt chiediamo un patto
di solidariet
Nel momento in cui vengono proposti
patti per la sicurezza tra governo e amministrazioni comunali, presentati
come rimedio al degrado delle citt, chiediamo agli amministratori delle nostre
citt di non abdicare al loro ruolo di governo del territorio, di non
rinunciare alle politiche inclusive e solidali che con fatica sono state
costruite in collaborazione con tante associazioni, di continuare a perseguire
una coesione sociale non fondata sullesclusione delle figure pi deboli e
stigmatizzate.
Le nostre citt non hanno bisogno di
patti che interpretino la sicurezza esclusivamente in chiave di controllo e di
criminalizzazione. La sfida da accettare piuttosto quella di mettere in campo
politiche urbane, abitative, sociali, culturali in grado di assicurare
solidariet, partecipazione e diritti, con procedure democratiche adeguate alla
diversit delle popolazioni che vi sono presenti.
E preoccupante la piatta adesione
di organi di stampa e forze politiche del campo della sinistra alla campagna su
ordine e sicurezza, preoccupante la volont di contendere alla destra il
primato dellintransigenza verso i capri espiatori di turno.
E preoccupante che si rinunci a
contrastare con la forza di proposte e di politiche inclusive i proclami
xenofobi e razzisti della destra che tenta di capitalizzare lindubbia presenza
di una fascia di cittadini ed elettori sensibili ai timori per la presenza di
stranieri sul territorio.
E leffetto perverso delle recenti
elezioni francesi che ha persuaso autorevoli rappresentanti di forze politiche
e intellettuali di riferimento che si possa interpretare meglio – o solo
pi facilmente – linquieta societ contemporanea assecondandone le ansie
e le paure (del futuro precario, del lavoro che manca, delle protezioni sociali
che diminuiscono, e forse anche dellimmigrazione) piuttosto che
affrontandone le cause, pi
complesse e difficili da risolvere.
Il prezzo da pagare a questo nuovo
realismo politico, incardinato sulla tolleranza zero, la cancellazione di
15 anni di impegno, di vertenze, di politiche per la convivenza, di faticosi
percorsi di inclusione di ormai
milioni di immigrati, per uno sviluppo democratico e interculturale della
societ italiana.
Il primo frutto velenoso di questa
campagna sono i patti per la sicurezza che il Ministero dellInterno sta
stipulando con alcune grandi citt italiane, in primis Roma e Milano. Infatti,
tra le misure previste da questi patti, oltre a consueti strumenti di lotta al
crimine come laumento dellorganico di polizia, figurano la delega ai prefetti
per la localizzazione dei campi nomadi, e nientemeno che la delocalizzazione
dei quartieri etnici.
Cosa centrino i cinesi di via Paolo
Sarpi a Milano, o di via Pistoiese a Prato o dellEsquilino a Roma, con la
lotta alla criminalit nessuno lo ha spiegato; e in quale misura
lallontanamento dei campi nomadi dalle citt verso improbabili campagne possa
favorire linclusione dei Rom (o, se si vuole, il loro rispetto delle
regole), anche questo nessuno si azzarda a motivarlo.
Se vero che sicurezza e legalit
non sono n di destra n di sinistra, va detto con chiarezza che anche il
razzismo non n di destra n di sinistra: razzismo e basta, e lapartheid
apartheid ovunque, anche nella nostra societ democratica.
Laccreditamento di un nesso tra
domanda di sicurezza e immigrazione, supportato dallutilizzo di una (presunta) scientificit di dati sulla
devianza degli immigrati, giocato sulleffetto-annuncio piuttosto che su una
attenta analisi delle cifre. Nessuno dei suoi propugnatori ha mai chiarito in
cosa effettivamente consiste questo bisogno di sicurezza e in che cosa questo
trovi motivazioni nellimmigrazione: piuttosto questa campagna ha utilizzato in
maniera enfatizzata alcuni piccoli o grandi episodi di cronaca, questioni
differenti e spesso indipendenti tra loro, artificiosamente e forzosamente
collegate, in un rapporto tra cause ed effetti che risponde non alla realt ma
ad una sua rappresentazione drammatizzata a fini politici e propagandistici.
Le citt sono oggi la frontiera
sulla quale si scaricano gli effetti delleconomia globalizzata, che le
politiche degli stati non riescono efficacemente a intercettare e regolare.
Sono lo spazio vissuto nel quale si rappresentano le contraddizioni che una
volta dividevano il mondo ricco da quello povero, e che nelle grandi aree
urbane devono trovare una forma di governo non autoritaria e non escludente. Le
citt sono cerniere tra economia e societ, tra culture e provenienze differenti;
sono luoghi di incontro e di scontro. La costruzione dei modelli di convivenza
non pu avvenire al prezzo della condanna a un destino di emarginazione per
individui e comunit che vi hanno radicato le loro speranze.
Arci Toscana
Cospe
Fondazione Michelucci