Il ruolo delle Organizzazioni internazionali nelle politiche di contrasto dellimmigrazione clandestina.

 

Ha destato scalpore un recente video, finanziato dallUnione Europea e dallOIM

( Organizzazione internazionale con le migrazioni), nel quale si sconsiglia ai migranti di raggiungere lEuropa ( la Svizzera, in particolare) perch qui li attenderebbe un futuro di fame e di emarginazione.  LEuropa che non stata capace di adottare una direttiva sugli ingressi legali per lavoro, che ha chiuso la porta in faccia ai potenziali richiedenti asilo e che ha armato le missioni dellAgenzia Frontex, per respingere a mare i migranti irregolari e per contribuire alla loro deportazione dai paesi di transito ai paesi di provenienza, promuove adesso campagne pubblicitarie allo scopo di dissuadere i viaggi della speranza.  La partecipazione dellOIM alla campagna pubblicitaria di dissuasione rivolta ai candidati allimmigrazione clandestina non che la punta delliceberg di un impegno complessivo di questa organizzazione a favore delle politiche di controllo dellimmigrazione clandestina poste in essere dai governi europei e dalle agenzie comunitarie come FRONTEX. E a tutti noto il coinvolgimento dellOIM nelle operazioni di rimpatrio forzato realizzate dal governo Berlusconi a partire dallottobre del 2004 da Lampedusa verso la Libia, operazioni censurate anche dal Parlamento europeo, dopo le quali centinaia di migranti deportati dallItalia sono morti in Libia  ( per dichiarazione dello stesso governo libico) abbandonati nei deserti al confine con il Niger e lAlgeria.  Negli ultimi anni, lattivit dellOIM si concentrata sulle operazioni di rimpatrio volontario assistito dai paesi di transito ai paesi di provenienza dei migranti, paesi assai diversi e lontani come il Bangladesh , il Ghana, il Mali, il Sudan, il Niger, il Togo o il Senegal. Diverse  le modalit dei rimpatri, alcuni per via aerea, altri su camion che attraversano il deserto in direzione sud, verso Agadez, la direzione opposta rispetto a quella seguita dai migranti irregolari per entrare in Libia.

 

Limpegno dellOIM va quindi inquadrato nellambito delle politiche dei principali paesi europei che hanno esternalizzato i controlli di frontiera coinvolgendo i paesi di transito nella lotta allimmigrazione clandestina, restringendo in questo modo le possibilit di accesso anche nei confronti dei potenziali richiedenti asilo. Per la piena attuazione di queste politiche di respingimento dei migranti irregolari, sia gli organismi comunitari che i singoli stati hanno cercato di ottenere – con diversi risultati- lappoggio di grandi organizzazioni umanitarie come lOIM e lACNUR ( Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati).

 LItalia, malgrado le linee programmatiche del governo Prodi, che avrebbe dovuto favorire la possibilit di ingresso legale e laccesso alle procedure di protezione internazionale, per quanto concerne la politica estera, rimasta in piena continuit con il precedente governo,  ed ha avuto un ruolo importante nel coinvolgimento dei paesi di transito, della Libia, dellEgitto, della Tunisia e dellAlgeria in particolare, nella guerra contro la cd. migrazione illegale, giungendo persino ad avallare frettolose comparazioni tra limmigrazione clandestina ed il terrorismo, nellalveo delle politiche securitarie dominanti a livello nazionale come in ambito comunitario.  Non sono ben noti i risultati effettivi della Conferenza ministeriale di Tripoli, su migrazione e sviluppo, del novembre 2006, fortemente voluta dal governo Prodi, seguita da numerose missioni del ministro DAlema e dei suoi tecnici in Libia nel corso del 2007. Di certo si sono instaurati stretti legami tra la politica di scambi commerciali tra i due paesi (gas e petrolio), il pagamento del cd. debito storico dellItalia verso la Libia, ancora una volta danaro sonante promesso per finanziare opere pubbliche , e la gestione dei controlli delle rotte dellimmigrazione illegale, nei deserti e nelle acque del Mediterraneo. 

 

Nel 2007 sono stati realizzati vari progetti a cui ha partecipato l'Italia, con il coinvolgimento dellOIM, sulla base di cofinanziamenti europei, che riguardano Paesi come la Libia, il Ghana, la Nigeria, il Senegal ed altri Paesi dell'Africa orientale.  Si tratta del programma Across Sahara 2, presentato dal Ministero dell'interno in partnership con la Libia e l'OIM, relativo ad azioni di assistenza tecnica in materia di immigrazione clandestina sulla frontiera libico-algerina; del programma East Africa migration route, presentato dal Ministero dell'interno britannico con la

partecipazione del nostro Ministero dell'interno, relativo alla cooperazione tra gli esperti di immigrazione  dell'Unione europea nell'Africa orientale e le autorit di tali Paesi; del programma Facilitating coherent migration management approach in Ghana, Nigeria, Senegal and Libia presentato dalla OIM, con la partecipazione dei nostri Ministeri dell'interno e della solidariet sociale, per promuovere la collaborazione operativa tra tali Paesi nella gestione delle migrazioni.
Adesso nelle dichiarazioni dei rappresentanti dellOIM non si parla pi di collaborazione ai rimpatri forzati, ma si sostegno delle operazioni di ritorno volontario, ma a leggere bene le direttive e le istruzioni operative impartite dalla Commissione e dal Consiglio dellUnione Europea il coinvolgimento che si richiede allOIM, ed in prospettiva anche allACNUR nella guerra allimmigrazione clandestina appare chiaro. Toccher poi a ciascuno stabilire quanto tutto questo corrisponda alla cd. mission dellorganizzazione o ai canoni etici della propria coscienza.

 

In numerosi documenti dellUnione Europea si auspica un maggiore ruolo dellOIM nella collaborazione alle operazioni di rimpatrio dei migranti irregolari bloccati nei paesi di transito. Analoghi tentativi erano stati operati per un maggiore coinvolgimento dellACNUR nei paesi di transito, al fine di garantire un maggiore controllo dei flussi migratori misti, composti da potenziali richiedenti asilo e da migranti economici, ma lAgenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, a differenza dellOIM, ha rifiutato fino a questo momento un coinvolgimento diretto. Persino il commissario Frattini aveva commesso in alcune occasioni pubbliche una apparente gaffe, richiamando lACNUR tra le organizzazioni che gi collaboravano con Frontex nelle operazioni di respingimento e di rimpatrio forzato. Aveva per confuso quanto da lui auspicato con la realt

E peraltro noto che proprio in Libia lACNUR, sempre a differenza dellOIM, non ha una rappresentanza operativa. La prima operazione di resettlement, con la liberazione di 40 rifugiati detenuti del carcere di Misurata ai quali si permesso di arrivare in Italia, operazione portata ad esempio dal Direttore del Dipartimento immigrazione dr. Morcone durante una recente audizione presso la Commissione Europea a Bruxelles, rischia quindi di restare un episodio isolato che non pu nascondere i gravissimi abusi commessi ancora oggi in quel paese ai danni di decine di migliaia di migranti, in buona parte potenziali richiedenti asilo, ancora detenuti in condizioni disumane nelle carceri libiche. Mentre lACNUR ha tentato di fare arrivare in Italia qualche decina di migranti che avevano gi ottenuto lo status internazionale di rifugiato ma che erano incarcerati in un centro di detenzione in Libia, lOIM collabora attivamente nelle politiche di ritorno volontario verso sud dei centinaia di migranti irregolari fermati dalla polizia libica.

 

E bene chiarire che cosa significa il ritorno volontario in un paese nel quale i diritti dei migranti irregolari valgono meno di niente, come confermato da anni dai rapporti di Amnesty International e di Human Rights Watch, oltre che da diverse visite di delegazioni del Parlamento Europeo. Possiamo facilmente immaginare in quali condizioni si formi la volont dei migranti di abbandonare il proprio progetto migratorio e di fare ritorno verso i paesi di origine, fuggendo da quella Libia che prima stata un miraggio, paese di emigrazione, ma anche paese di transito verso lEuropa, che poi si rivelata una trappola, anche mortale, per chi non aveva abbastanza denaro per corrompere, per comprare un passaggio verso la Sicilia. Il rimpatrio volontario assistito non quasi mai una libera scelta dei migranti che si rivolgono spontaneamente agli uffici dellOIM a Tripoli, ma costituisce una soluzione disperata che si pone a migranti gi arrestati dalla polizia libica. Eppure la Libia considerata un paese nel quale investire ingenti risorse comunitarie al fine di bloccare i movimenti dei migranti irregolari. E da alcune settimane questo stato ha persino ottenuto un seggio temporaneo nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, malgrado siano note a tutti le gravissime violazioni dei diritti umani, perpetrate dal regime di Ghedafi ai danni dei migranti.

 

LOIM ha richiesto allUnione Europea tre milioni di euro per finanziare, nel 2008, il rimpatrio assistito di almeno 2.000 migranti dalla Libia. Ad ognuno di loro saranno dati 300 euro per reinstallarsi (resettlement) nel proprio Paese. L"OIM presente in Libia dal 2005, con il programma Trim, un programma di "ritorno volontario finanziato dai fondi europei Aeneas e dal Ministero dellInterno italiano, per due milioni di euro. Lo stesso programma avrebbe dovuto consentire interventi di sostegno dei migranti trattenuti nei centri di detenzione libici. Proprio quegli stessi centri, finanziati in parte dal precedente governo italiano, nei quali si sono verificati i gravissimi abusi segnalati dai rapporti di Human Rights Watch. Dal 2006 lOIM ha partecipato al rimpatrio volontario assistito di 1.300 migranti dalla Libia in Niger. Senza attribuire alcun rilievo alla circostanza che nello stesso anno oltre 50.000 migranti sono stati arrestati e deportati dalla Libia, secondo un rapporto dellagenzia Frontex. Ancora nel maggio 2007 i migranti irregolari rinchiusi nelle carceri libiche erano 60.000.

 

Dalle testimonianze di migranti e giornalisti, dai rapporti delle agenzie umanitarie internazionali, documentati anche nel sito fortresseurope.blogspot.com,  emerge come i migranti  possano essere costretti al rimpatrio volontario assistito dalla brutalit del trattamento riservato loro dalle forze di polizia. Secondo testimonianze dirette, le stesse forze di polizia, una volta scaricato nel deserto un carico umano, ai confini con il Niger, il Chad e lAlgeria, accettano ingenti somme di denaro, che dividono con le organizzazioni criminali per chiudere un occhio sul rientro dei migranti appena espulsi , di nuovo in Libia. Un mercato ignobile sulla pelle di migliaia di uomini, donne e bambini, e chi non ha i soldi per pagare rimane esposto ad abusi di ogni genere come gli stupri sistematici delle giovani donne da parte dei trafficanti e talvolta anche degli agenti della polizia libica.

Oltre lottanta per cento delle donne arrivate questanno a Lampedusa hanno dichiarato di essere state stuprate in Libia. Alcune di esse sono in cura in Sicilia perch sieropositive o gi affette da HIV. Con questo sistema poliziesco-criminale non si possono avere rapporti di collaborazione.

 

Come non si deve collaborare con il governo libico nelle operazioni di deportazione camuffate come resettlement (reinsediamento) dei migranti irregolari, occorre evitare che agenzie umanitarie vengano coinvolte nelle operazioni di respingimento a mare dei migranti che riescono a lasciare linferno libico. Se si riconducono le cd. carrette del mare verso i porti di partenza, oltre alla crescita delle vittime dei naufragi, si allunga la lista delle persone a rischio di subire nelle carceri libiche abusi di ogni genere. Nella Comunicazione della Commissione al Consiglio dellUnione Europea del 30 novembre 2006 si sottolinea il ruolo dellOIM e dell ACNUR nel supporto delle attivit di Frontex nel contrasto dellimmigrazione irregolare allo scopo di Rafforzare la gestione delle frontiere marittime meridionali dell'Unione europea.

Secondo quanto affermato espressamente nella Comunicazione della Commissione Europea, a questo scopo FRONTEX dovrebbe dotare le sue sedi delle infrastrutture necessarie per un coordinamento immediato tra gli Stati membri (ivi comprese le comunicazioni con i proposti centri di comando regionali sulle frontiere marittime esterne meridionali), la Commissione e gli organi interessati dell'Unione e della Comunit europea, nonch possibili partner esterni, quali l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM).  E tutto questo dovrebbe avvenire senza controlli effettivi da parte degli organismi rappresentativi dellUnione, il Consiglio, la Commissione, il Parlamento, unico organo dotato di una qualche legittimazione popolare. 

Il quadro per la cooperazione tra FRONTEX e le organizzazioni internazionali di cui sopra potrebbe essere definito in un accordo di lavoro quale previsto dall'articolo 13 del regolamento (CE) n. 2007/2004 che istituisce FRONTEX. Nel caso dell'UNHCR e dell'OIM, gli accordi potrebbero comprendere la designazione di punti di contatto presso l'agenzia da parte di tali organi e potrebbero identificare, in particolare, le modalit e i settori della cooperazione e le mansioni assegnate a tali punti di contatto, assicurando al tempo stesso la completa riservatezza delle informazioni scambiate con l'ACNUR e con lOIM o ad essi comunicate.

Certo, quella stessa riservatezza che dovrebbe costringere al silenzio sugli abusi perpetrati in danno dei migranti irregolari. Adesso questi punti di contatto sono stati attivati, ma non si nulla, ufficialmente, dei risultati operativi di questa collaborazione. Le fonti di informazione a disposizione sono le testimonianze dei migranti e le corrispondenze dei giornalisti , confermano tuttavia una differente impostazione della attivit dell ACNUR e dellOIM, al punto che in alcuni paesi come la Libia lagibilit operativa dellAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati praticamente nulla.  Non ci si pu limitare, in ogni caso, ad auspicare una maggiore trasparenza, occorre modificare le politiche esclusivamente repressive che negano il diritto di asilo e costringono allimmigrazione irregolare. Altro che dissuadere dalla partenza i candidati dellimmigrazione clandestina!

 

Limpegno delle grandi agenzie umanitarie come lACNUR e lOIM dovrebbe essere rivolto allapertura di canali di ingresso legale ed alla salvaguardia assoluta dei potenziali richiedenti asilo e dei soggetti pi vulnerabili come donne e minori. Occorre che queste organizzazioni, con il supporto della politica estera dei paesi europei, riescano a liberare i migranti trattenuti in carceri ignobili e a fare arrivare in Europa coloro che hanno diritto a proporre una istanza di asilo. Se questi obiettivi non risulteranno perseguibili non si possono fornire alibi ai responsabili di gravi soprusi ai danni dei migranti, detenuti in luoghi indegni nei quali i soggetti pi vulnerabili come le donne ed i bambini rimangono esposti a violenze di ogni genere. Non si pu ritenere sufficiente ladesione alla Convenzione di Ginevra se poi i singoli stati si comportano in modo da violare i principi essenziali di quella convenzione, e neppure consentono il tempestivo intervento dei funzionari dellACNUR. In questo quadro, potrebbe costituire la premessa per gravi violazioni dei diritti fondamentali della persona il coinvolgimento dellOIM  nei rimpatri volontariverso il Niger, il Chad e lAlgeria, ed il coinvolgimento della stessa organizzazione nelle operazioni di pattugliamento congiunto a mare dellAgenzia Frontex.

 

Gli accordi di riammissione con i paesi nordafricani sono basati sul presupposto che questi paesi, ad eccezione della Libia, hanno aderito alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Quando poi si va a considerare la dimensione effettiva del diritto di asilo in questi stati si verifica come il diritto di asilo venga riconosciuti in poche centinaia di casi. In molti paesi, come lEgitto, i potenziali richiedenti asilo non hanno un accesso effettivo alla procedura.  Non si pu ritenere sufficiente ladesione formale alla Convenzione di Ginevra, se poi i singoli stati si comportano in modo da violare i principi essenziali di quella convenzione.

 Devono essere evitate pratiche  di polizia concretamente riconducibili al divieto di espulsioni collettive, sancito nella Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti delluomo e nella Carta di Nizza, vanno altres sospese le operazioni di rimpatrio volontario assistito al fine di evitare che dietro queste operazioni si celino respingimenti collettivi. La Libia deve sottoscrivere ed applicare effettivamente la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Occorre che lACNUR sia messo in condizione di operare anche in Libia, coerentemente con il suo mandato e che lOIM comunichi a questa organizzazione la presenza di potenziali richiedenti asilo. Vanno interrotti immediatamente i finanziamenti concessi dai governi europei ai paesi di transito o ad organizzazioni umanitarie per operazioni  di cd. resettlement che, in assenza di una efficace procedura di asilo, possono assumere il carattere di vere e proprie deportazioni, come rilevato, in Libia, in Algeria ed in Marocco, da Human Rights Watch, da Amnesty International e da diverse delegazioni del Parlamento europeo.

 

Fulvio Vassallo Paleologo

Universit di Palermo

Associazione studi giuridici sullimmigrazione (ASGI)