Immigrati
dĠItalia
Lavoro
e integrazione
di
Zeffiro Ciuffoletti
Tra il 1860 e il 1973 sono emigrati
dallĠItalia circa ventiquattro milioni di persone.
Un terzo delle quali si stabilito allĠestero
in maniera definitiva. Per cui lĠItalia
ha conosciuto tutta la catena della speranza e
della sofferenza legate allĠesodo, ma
non ha dovuto, come altri paesi, preoccuparsi
di regolare e disciplinare il fenomeno
inverso: quello dellĠimmigrazione. Quando
lĠemigrazione italiana cessata e lĠItalia
ha cambiato volto, diventando un paese, che
pur fra diversi squilibri, si collocato
fra i paesi pi industrializzati del mondo,
non era preparata ad accogliere il crescente
flusso di genti diverse che approdavano nella
penisola dalla terra e dal mare. In
pi lĠItalia, dopo il Òmiracolo economicoÓ ha
subito una rivoluzione demografica e
culturale di dimensioni semplicemente
straordinarie. In pochi decenni diventato
il paese pi vecchio dĠEuropa, il secondo al
mondo dopo il Giappone con 141 Òover
65Ó ogni cento giovani, con 71 pensionati ogni
cento occupati. La famiglia allargata
italiana si liquefatta. Dagli anni Settanta
in poi la fecondit in Italia scesa sotto
quello che i demografi definiscono il livello
di sostituzione, cio la soglia di due figli
per donna in grado di garantire la stabilit
della popolazione. Oggi siamo a poco pi
di 1,2 per donna in et feconda. Inoltre
lĠItalia ai primi posti nel mondo per la
graduatoria della speranza di vita: 78,3 anni
per gli uomini e 84 per le donne.
I pochi giovani italiani che studiano e
rimangono a lungo in famiglia, rifiutano molti
lavori e cos si aprono vuoti che
lĠimmigrazione in parte riempir, cos come molti
immigrati, donne specialmente, anche
irregolari, riempiono il vuoto di assistenza
agli anziani soli e spesso disabili a cui le
famiglie non possono prestare la continuit
di compagnia e di aiuto necessario. N le
strutture sociali riescono a fronteggiare la
domanda di assistenza agli anziani.
Le tesi favorevoli e contrarie
allĠimmigrazione, a volte non tengono conto delle
situazioni che spingono a emigrare, oggi rese
pi forti dallĠerosione culturale e sociale,
dalle guerre tribali, dalle malattie che
intervengono in molte aree di quello che
diventato il Òvillaggio globaleÓ nel pieno di
un processo di sviluppo e di espansione
dei mercati dĠintensit mai registrata in
precedenza. Cos come non si considerano
tutti i vantaggi che possono derivare
dallĠimmigrazione in paesi Òpost industrialiÓ a forte
calo demografico. Inoltre quello
dellĠimmigrazione un fenomeno che ubbidisce a leggi
complesse, che alimentano cicli di forte
intensit che difficile pensare di disciplinare.
LĠItalia, per ragioni geografiche facilmente
comprensibili, ma anche per la rapidit dei
mutamenti sociali e forse anche per una certa
contraddittoriet nella gestione dei flussi,
diventato uno dei paesi ad alta immigrazione
sia legale che illegale. Al primo gennaio
2006, gli stranieri presenti in Italia con un
regolare permesso di soggiorno erano due milioni
e 768mila, pari al 4,7% dei residenti
complessivi del paese, mentre per lĠimmigrazione
clandestina non si dispone di dati certi, ma
presumibilmente molto alta.
Due terzi di questi nuovi cittadini, prodotti
dallĠimmigrazione regolare, provengono da
15 paesi di ogni area del pianeta: un terzo
composto da rumeni (271mila), albanesi
(257mila), marocchini (240mila) e poi ci sono
i cinesi con pi di 100mila presenze.
Come ha scritto un noto sociologo (A.
Giddens), quasi tutti gli Stati europei vogliono
porre dei limiti al numero di lavoratori non
qualificati che entrano nei vari paesi e,
allo stesso tempo, cercano di incrementare il
numero dei lavoratori qualificati. Quasi
tutti hanno introdotto delle quote, ma quelle
dei lavoratori non qualificati vengono
regolarmente superate, mentre quelle inerenti
i lavoratori qualificati raramente
vengono raggiunte. Tuttavia, se si esclude
lĠimmigrazione clandestina che produce
fenomeni gravi in ogni campo della vita
sociale e rovina lĠimmagine dei lavoratori
stranieri regolari che vengono per cercare lavoro,
lĠimmigrazione porta benefici
economici alla societ ospitante. Gli
immigrati aumentano lĠofferta di manodopera
e molti di loro sono disposti a lavorare anche
in settori disagevoli, abbandonati dalla
manodopera domestica. Inoltre, il lavoro
rappresenta, come sanno tutti gli studiosi
dellĠemigrazione, un potente veicolo di
integrazione sia culturale che sociale, anche
se alcune comunit tendono a conservare la
loro specifica identit.
Oggi la questione dellĠidentit pu
rappresentare un problema ma tutte le identit non
sono n univoche, n immutabili, n quella
degli italiani, peraltro cos composita, n
quella degli stranieri. Tuttavia, non cĠ
dubbio che la cultura italiana e la lingua italiana
possono rappresentare nei loro connotati
umanistici e cristiani una grande risorsa
identitaria cos come i valori democratici
posti a base della costituzione repubblicana.
Quei principi e quei valori, basati sulla
centralit della persona umana e sulle regole
dello stato di diritto, costituiscono la base
della convivenza, cos come il lavoro e
lĠuguaglianza delle possibilit sono una delle
vie pi importanti dellĠintegrazione
sociale e culturale. La questione della
cittadinanza diventa fondamentale e lĠiter per
ottenerla dovrebbe essere severo
(diritti-doveri), ma anche relativamente chiaro e
breve, specialmente per i figli degli
immigrati, cio per quelli che vengono definiti di
prima generazione. Molti immigrati, quindi,
puntano sul lavoro e mirano a costituire
imprese familiari per realizzare le loro
aspettative e per accedere alla cittadinanza che
poi vuol dire accettazione dei valori e dei
principi della costituzione.
Negli ultimi anni si sono formate anche in
Italia molte piccole imprese, spesso familiari
(189mila dati ISTAT, 2005) gestite da
stranieri. In particolare queste imprese operano
nei settori del turismo, nella ristorazione,
nei servizi, specialmente quelli alla persona,
nel commercio, nelle pulizie ecc. Tutto questo
attesta un desiderio ed unĠetica del lavoro
di cui gli immigrati sono portatori e che,
spesso, manca ai giovani italiani o che simile
a quello che molte famiglie di italiani in un
recente passato avevano dimostrato.
Con le rimesse, poi, gli immigrati
trasferiscono circa tre milioni di euro (2004) nei paesi
dĠorigine, favorendone lo sviluppo e aiutando
molte famiglie ad uscire dalla povert o
alimentando il fenomeno del ricongiungimento
familiare in senso positivo. Persino
la lieve ripresa demografica di questi ultimi
anni si deve in gran parte agli immigrati
che garantiscono il 10% delle nascite in
Italia. Nel futuro dellĠItalia, come in quello
dellĠEuropa ormai inscritto il fenomeno
dellĠimmigrazione con tutti i problemi di
cultura e di identit che esso comporta, ma se
gli italiani e gli europei riusciranno a
guardare con equanimit a questo grandioso
fenomeno sociale si potranno trovare le
soluzioni politiche pi adeguate
allĠintegrazione e alla convivenza civile.
Raccontare visivamente lĠimmigrazione e gli
articolati e non lineari processi
dellĠintegrazione, visto che tutti i modelli
storici sono stati messi in discussione
dallĠirruzione delle paure indotte dal
fenomeno dellĠintegralismo islamico, non
facile. Tuttavia, non cĠ alcun dubbio che
dare visibilit agli aspetti meno noti e
clamorosi dellĠimmigrazione pu rappresentare una
sfida positiva.
Le stesse ambiguit che caratterizzano da
sempre lo statuto comunicativo della fotografia
possono assumere un valore emblematico nel
caso dellĠimmigrazione, che spesso viene
rappresentata dai media e dalla televisione
nei suoi aspetti pi drammatici e dolorosi.
Quello che con questo volume di fotografie
antiche e recenti si voluto fare, per
superare le ambiguit di cui parlavamo, di
restituire allĠimmigrazione il suo volto
pi umano, costruendo intorno allĠimmagine e
attraverso lĠimmagine, dei Òsistemi di
raccontoÓ che aiutino a narrare visivamente
questo importante fenomeno sociale.
Zeffiro
Ciuffolotti