Al prossimo
Consiglio dei Ministri il pacchetto sicurezza del ministro Maroni: limitazione
alle norme UE sulla libera circolazione, arresto immediato per gli immigrati
extra UE irregolari, loro reclusione nei Cpt fino a 18 mesi e poi espulsione;
pattugliamento preventivo in mare per evitare gli sbarchi; l'inasprimento delle
norme per la richiesta d'asilo e per i ricongiungimenti familiari e concessione
del permesso di soggiorno solo a chi ha un reddito sufficiente a mantenersi.
Immigrazione
irregolare: da anomalia amministrativa, a reato
di
Giuseppe Casucci, Coordinatore azionale
Dipartimento
Politiche Migratorie UIL
Roma, 13 maggio 2008 - Ogni promessa
debito. Questa massima potrebbe ben applicarsi alla filosofia del nuovo
Governo che a pochissime ore dal suo insediamento si appresta gi a mettere in
pratica quanto minacciato durante la campagna elettorale: usare la forza per
contenere la crescente ondata di ingressi migratori irregolari. Ma il
pacchetto sicurezza – che il nuovo Esecutivo potrebbe tradurre in
decreto gi dal Consiglio dei Ministri della prossima settimana - qualcosa di
pi: un insieme di norme che mescola linasprimento delle pene per i reati
contro la propriet e la persona, alla lotta contro limmigrazione (non solo
quella clandestina). In questa filosofia, lotta alla criminalit e lotta
allimmigrazione, sono dunque termini contigui quando non identici. In effetti
limmagine proiettata allesterno, con dovizia di mezzi mediatici a
disposizione, che a delinquere siano soprattutto gli immigrati. Non importa
se l'Istat, una settimana fa, ha contestato questo luogo comune, rivelando che
i reati nel Belpaese sono diminuiti e che
l'Italia di oggi non uno dei paesi pi insicuri d'Europa; non importa
se il tasso di devianza degli immigrati regolari risulta essere simile a
quello degli italiani, non importa se la condizione di irregolarit in gran
parte un prodotto dalla legge sullimmigrazione ancora in vigore. Quello che
conta far filtrare il messaggio che la lotta al lavoro nero immigrato non si
fa colpendo la nostra potente economia sommersa, non si fa favorendo
limmigrazione regolare, si fa semplicemente criminalizzando chi cerca un
legittimo miglioramento della propria misera vita. Daltronde questa politica
ha pagato bene in termini elettorali e cavallo vincente non si cambia. Che
lobiettivo sia limmigrazione in generale (non solo quella cosiddetta
clandestina) evidente da alcune delle misure annunciate: quote dingresso
sempre pi piccole, inasprimento delle condizioni per chiedere il
ricongiungimento familiare, irrigidimento delle norme per lasilo. E che si
tratti di una campagna dei media volta a consolidare consenso politico,
evidente dalla superficialit con cui si glissa sulle cause che stanno alla
base della crescente pressione migratoria: la domanda di lavoro nero immigrato
prodotta dal quarto sommerso della nostra economia, il calo demografico della
popolazione italiana, il divario crescente nello sviluppo tra Terzo Mondo ed
Europa ed infine la stessa globalizzazione che rende istantanea la divulgazione
delle notizie e rende pi facile viaggiare, oltre ad accrescere i divari
economici mondiali. Nella offensiva dimmagine, alla base di quanto sta per
essere varato, cՏ anche il proposito pi concreto di invertire leffetto
richiamo , spesso causato in Italia dalle interviste dei politici. Se i passati
annunci di riforma della legge sullimmigrazione di Paolo Ferrero, ad esempio,
stavano alla base delleffetto richiamo di parte dellondata migratoria, oggi quelli
di Maroni si propongono leffetto speculare: la desistenza per quanti ancora
sono in procinto di intraprendere il percorso migratorio. Il messaggio chiaro
quanto inelegante: non venite da noi, o finirete in galera. Quello che non
viene messo in conto il target a cui queste minacce vengono profferite: per
chi rischia la morte nellattraversare il deserto, ed ha parenti morti nella
attraversata del Mediterraneo, per chi non ha futuro e non ha nulla da perdere,
essere arrestati non fa molta paura: in effetti per chi ha dovuto sopportare i
campi di detenzione in Libia, i CPT o anche le carceri italiane sembreranno
comunque un miglioramento. A riprova di questa tesi, richiamo quanto accaduto
da noi dopo lintroduzione della legge 271/2004 , dispositivo con cui il
precedente Governo Berlusconi ha trasformato in reato la condizione di presenza
irregolare in Italia, punendo con la reclusione fino a 4 anni chi non obbedisce
allordine di espulsione. Cosa sia successo dopo ben noto a tutti: la
presenza degli irregolari da allora si comunque triplicata. Avranno maggior
successo oggi misure ancora pi draconiane? Molti esperti dicono di no. Per
Antonio Cassese, ex presidente del Tribunale penale internazionale dell'Aja e
professore di diritto internazionale, si tratta di misure di mero impatto
mediatico e psicologico. In effetti lallungamento a 18 mesi del periodo di
trattenimento dei CPT (che assomiglia sempre pi ad una detenzione, e che in
discussione anche in sede UE) rischia solo di mandare in tilt quelle strutture,
richiedendo per altro – per funzionare - una loro radicalizzazione nelle capacit e misure
costrittive. Se poi ci si propone di far scontare anni in galera a chi stato
condannato per clandestinit, baster leggere i rapporti del Ministero di
Giustizia sullo stato delle nostre carceri, per smettere di credere alle
favole. In quanto allespulsione, farla collettivamente proibito dalle
normative internazionali; farla individualmente e subito costa caro e presuppone una enorme capacit
logistica ed organizzativa, specialmente se deve essere moltiplicata per un
milione di unit. Inoltre spesso non si sa verso dove espellere gli
interessati, che i paesi di transito non rivogliono e quelli dorigine spesso
sono sconosciuti. Se ci si limita, infine, a consegnare allinteressato la
sentenza di espulsione, si otterr solo il suo rientro nella clandestinit.
Lascio da parte gli aspetti moralmente odiosi, insiti nella proposizione di
espellere centinaia di migliaia di persone, per altro gi occupati e funzionali
alla nostra economia e societ. Peggio ancora la situazione per i neo
comunitari. Bisogna ricordare che la moratoria per rumeni e bulgari riguarda
solo il permesso di lavoro, non la libera circolazione. La UE proibisce
lespulsione di comunitari per ragioni economiche, e per quanto riguarda i
motivi di grave pericolosit sociale, questi vanno provati con tre gradi di
giudizio, e quindi rischiano inevitabilmente un rinvio sine die. Noi della UIL
siamo convinti che nellinteresse di tutti una vera riforma della normativa
sullimmigrazione, cominciando da analizzarne le caratteristiche ed i
meccanismi che la creano e ne accentuano la irregolarit; siamo convinti che
rendere pi facile limmigrazione regolare e nel contempo colpendo la nostra
economia sommersa produrrebbe pi risultati di cento minacce di espulsione.
Siamo anche convinti che il continuare in questa situazione di non governo
della spinta migratoria finir solo per produrre maggiori lacerazioni dello
spirito di civile convivenza, come anche provano i sondaggi sullo stato danimo
dellopinione pubblica verso gli immigrati.