Audizione del Ministro dell'interno, Roberto Maroni, in merito alle misure avviate per migliorare l'efficacia della normativa in materia di immigrazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno
reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della
Camera dei deputati, del Ministro dell'interno, Roberto Maroni, in merito alle
misure avviate per migliorare l'efficacia della normativa in materia di
immigrazione.
Ricordo che sono presenti la dottoressa Daniela Propersi, l'avvocato Sonia
Viale e il dottor Marco Villani, rispettivamente capo della segreteria
particolare del Ministro, capo della segreteria tecnica e consigliere
diplomatico.
Questa audizione, signor Ministro, ritenuta di grandissimo rilievo in quanto
costituisce la prima occasione per il Comitato di essere informato sullo
sviluppo e sul dibattito circa la normativa nazionale sull'immigrazione,
attraverso un'analisi delle misure avviate per migliorarne l'efficacia.
In primo luogo, il Comitato vorrebbe avere maggiori elementi di conoscenza
circa le misure recentemente varate nell'ambito del cosiddetto pacchetto
sicurezza che riguardano i temi dell'immigrazione.
In secondo luogo, vorremmo conoscere la sua opinione circa l'imminente approvazione
da parte del Consiglio europeo in corso a Bruxelles oggi e domani del Patto
europeo per l'immigrazione, che un atto di indirizzo politico della
Presidenza dell'Unione che riassume la politica europea in materia di
immigrazione e asilo di questi ultimi anni; non ancora, come sappiamo, una
vera e propria politica dell'immigrazione europea in senso stretto, per credo
che costituisca un importantissimo passo avanti in quella direzione. Con la
recente normativa che ha trasformato gli ex centri di permanenza temporanea ed
assistenza (CPTA) in centri di identificazione ed espulsione (CIE) si sono
anche modificate le funzioni di questi centri; vorremmo sapere quali lei
ritiene possano essere le prospettive dei centri alla luce della proposta di direttiva
dell'Unione europea sui rimpatri e in particolare l'eventuale aumento del
periodo di permanenza nei centri, che potrebbe provocare anche un sensibile
aumento dei costi.
Saremmo inoltre interessati ad avere un primo bilancio dell'operazione di censimento
dei campi nomadi avviato nelle scorse settimane, in particolare nelle tre
grandi citt di Milano, Napoli e Roma.
In ordine alla norma che stabilisce l'acquisizione delle impronte digitali sui
documenti di identit a partire dal 2010, ci risulta che un centinaio di comuni
italiani abbiano avviato gi da tempo la sperimentazione di un progetto pilota
finalizzato al rilascio di una vera e propria carta d'identit elettronica che
dovrebbe gradualmente sostituire i tradizionali documenti cartacei. Ritiene
dunque possibile che da qui al
2010 si possa estendere questo sistema di identificazione,
oltre che a tutti i cittadini italiani anche alla popolazione immigrata
regolare, ai fini dell'accesso semplificato ai servizi connessi allo status di
immigrato, quali il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno, o
correlati al rapporto di lavoro, come il versamento dei contributi
previdenziali?
Quanto alla rilevazione dei dati biometrici, che dovrebbe diventare
obbligatoria per il rilascio del passaporto ai cittadini comunitari a partire
dal giugno 2009, ritiene opportuno un coordinamento tra l'iniziativa italiana e
quella comunitaria, anche ai fini di un pi efficace controllo degli ingressi
illegali?
Sarebbe inoltre di grande interesse per il Comitato avere notizie circa la
politica del Governo nei confronti della programmazione transitoria dei flussi
di ingresso dei lavoratori extracomunitari. Il ricorso ad accordi bilaterali
risultato essere uno strumento fondamentale per i controlli dei flussi; ci
potrebbe dire come procede l'attuazione degli accordi in atto, soprattutto
quelli con la Libia?
Infine, vorremmo sottoporre alla sua attenzione l'annosa questione della
mancanza di una normativa nazionale sull'asilo, tanto pi necessaria in quanto sembra
in netto incremento negli ultimi tempi la percentuale di ingressi da parte di
cittadini extracomunitari provenienti da aree di crisi e richiedenti protezione
umanitaria. Anche a tale riguardo risulterebbe di estrema utilit la
presentazione annuale al Comitato della relazione in materia di immigrazione ed
asilo, secondo quanto disposto dall'articolo 37 della legge n. 189 del 2002.
Nel ringraziarla per aver accettato il nostro invito, le do immediatamente la
parola.
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Grazie, presidente. Risponder alle questioni poste dal Comitato nell'ordine indicato nel suo intervento.
La politica dell'immigrazione italiana, sia per le norme adottate che per
l'attivit svolta, in linea con la politica dell'UE. Lo scorso settembre, il
Consiglio giustizia e affari interni (GAI) dell'Unione europea ha approvato il
Patto europeo sull'immigrazione e sui diritti d'asilo, che viene esaminato
proprio oggi nel corso del vertice dei Capi di Stato e di Governo; non ho dubbi
che verr approvato anche in questa sede. Il documento contiene, tra l'altro,
regole comuni che vanno nella stessa direzione delle iniziative adottate dal
Governo italiano, quali la regolamentazione dell'immigrazione legale in base ai
bisogni e alle capacit di accoglienza di ogni Stato membro; l'inasprimento
della lotta all'immigrazione clandestina, ad esempio portando il periodo di
detenzione nei CIE fino a 18 mesi; il rafforzamento dei controlli alle
frontiere dell'Unione europea e la creazione di una collaborazione con i Paesi
di origine e di transito degli immigrati.
Il Patto europeo contiene inoltre l'invito a tutti i Paesi membri a non
procedere in futuro a sanatorie o a regolarizzazioni generalizzate di immigrati
clandestini.
Il Governo ha approvato, nel corso del primo Consiglio dei ministri, il
cosiddetto pacchetto sicurezza composto da un decreto-legge, tre decreti
legislativi e due disegni di legge , di cui uno di adesione al Trattato di
Prm, che prevede l'istituzione di una banca dati europea del DNA. Questi
provvedimenti hanno superato tutti l'iter parlamentare, tranne il disegno di
legge sulla sicurezza, che in discussione in questo momento al Senato, e
quello sulla ratifica del trattato di Prm.
Con il primo decreto-legge n. 92 del 2008, convertito in legge 24 luglio 2008,
n. 125, sono stati modificati alcuni articoli del codice penale. Le modifiche
consentono l'espulsione dal territorio dello Stato dello straniero condannato a
due anni di reclusione, invece dei dieci precedentemente
previsti. Si stabilisce anche la reclusione da uno a quattro
anni per chi trasgredisce l'ordine di espulsione emesso dal giudice.
Il provvedimento aggiunge una nuova circostanza aggravante relativa alla
commissione del reato da parte di chi si trova illegalmente sul territorio
nazionale. Viene inoltre prevista una nuova fattispecie delittuosa per chi cede
a titolo oneroso un immobile ad un cittadino straniero privo del titolo di
soggiorno e vengono aggravate le sanzioni penali per il datore di lavoro che
impiega stranieri irregolari e per coloro che agevolano la permanenza illegale
dello straniero.
I tre decreti legislativi riguardano i ricongiungimenti familiari dei cittadini
stranieri, il riconoscimento e la revoca dello status di rifugiato politico e
la libera circolazione dei cittadini comunitari.
I primi due provvedimenti, dopo aver acquisito il parere delle competenti
Commissioni parlamentari, sono stati inviati informalmente per un preliminare
esame alla Commissione europea, la quale non ha ravvisato problemi di
compatibilit con il diritto comunitario. L'invio dei provvedimenti non era un
atto dovuto, ma abbiamo voluto farlo perch su questi temi intendiamo garantire
un confronto costante e aperto con la Commissione europea. Attualmente i due
decreti legislativi sono stati portati per l'adozione definitiva in Consiglio
dei ministri e sono in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Il decreto legislativo sui ricongiungimenti ha introdotto alcune condizioni
limitative dell'esercizio del diritto al ricongiungimento nei confronti del
coniuge, dei figli maggiorenni e dei genitori. Si prevede, inoltre, la
possibilit del ricorso all'esame del DNA per l'accertamento del rapporto di
parentela laddove non ci sia modo per l'autorit consolare di stabilire questo
rapporto in modo inequivocabile.
Con il secondo decreto legislativo sul riconoscimento e la revoca dello status
di rifugiato politico, si vuole evitare l'uso strumentale delle richieste di
asilo. Viene, in particolare, affidato al prefetto il compito di stabilire un
luogo di residenza o un'area dove il richiedente asilo possa circolare e viene
disposto che il richiedente asilo, gi destinatario di un decreto di
espulsione, permanga nel Centro di identificazione ed espulsione (CIE) in cui
si trova. Viene mantenuto peraltro l'effetto sospensivo automatico del ricorso
giurisdizionale contro la decisione di rigetto della commissione territoriale,
con alcune eccezioni, tassativamente indicate.
Anticipo ci che dir dettagliatamente in seguito sul tema dello status di
rifugiato politico: tra i principali Paesi europei l'Italia ha la pi alta
percentuale di accettazione delle domande che vengono presentate. Nel 2007, a
fronte di 13.509 domande ne sono state accolte oltre il 59 per cento, rispetto
al 36 per cento della Germania, al 48 per cento dell'Inghilterra, al 22 per
cento della Francia, all'8,5 per cento della Spagna; ma il Paese che batte
tutti la Grecia, che su 25 mila domande circa non ne ha accolta nessuna e non
credo che fossero tutte domande non degne di accoglimento. Il dato
particolarmente rilevante perch come sapete, in base alla normativa europea,
il Paese dove viene presentata la richiesta di asilo il Paese che deve
mantenere chi viene accolto a seguito dell'accettazione della domanda.
Anche il terzo decreto legislativo relativo al diritto di libera circolazione
dei cittadini dell'Unione europea e dei loro familiari e ai requisiti per poter
risiedere stabilmente nei Paesi membri, stato inviato informalmente alla
Commissione europea. In questo caso, la Commissione europea ha sollevato delle
questioni che ci inducono a soprassedere per il momento alla sua approvazione
definitiva.
Il testo da noi proposto modificava il decreto legislativo n. 30 del 2007, il
cosiddetto decreto Amato, introducendo una procedura di espulsione immediata
per i cittadini comunitari che non avessero i requisiti necessari per risiedere
stabilmente in Italia, previsti dalla direttiva n. 38 del 2004. Su questo punto
la Commissione ha espresso parere contrario, ritenendo eccessiva la sanzione
dell'allontanamento e chiedendo di sostituirla con un semplice invito ad
abbandonare il territorio nazionale. Nello spirito di intensa e costante
collaborazione tra il Governo italiano e la Commissione ho accolto la
richiesta, pur non condividendola, con la conseguenza per che il testo cos
emendato del nostro decreto alla fine non avrebbe comportato modifiche al
decreto Amato del 2007 tali da giustificarne l'approvazione definitiva e abbiamo
deciso per il momento di soprassedere.
Il quarto provvedimento del pacchetto sicurezza il disegno di legge atto
Senato 733, recante Disposizioni in materia di sicurezza pubblica,
attualmente in corso di esame presso le Commissioni riunite 1a e 2a del Senato.
Il provvedimento contiene due disposizioni in materia di immigrazione:
l'estensione fino a 18 mesi del periodo di trattenimento in un CIE del
cittadino straniero da rimpatriare e l'introduzione del reato di ingresso
illegale nel territorio dello Stato.
La prima disposizione anticipa il contenuto della proposta di direttiva europea
recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di
cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente, in fase di definitiva
approvazione. Si molto polemizzato su questo termine; attualmente il termine
in Italia di 2 mesi e la direttiva europea lo uniforma a 18 mesi. In alcuni
Paesi europei come l'Inghilterra, la Danimarca e la Svezia non c' un termine
massimo, per cui un cittadino extracomunitario pu essere detenuto in un
centro temporaneo sine die, e ci
sono altri Paesi come la Germania dove il termine gi 18 mesi. Altri paesi
ancora, come la Francia o l'Italia, hanno un termine inferiore.
Il termine di 18 mesi il nuovo termine europeo, per cui nel disegno di legge
che abbiamo approvato il 21 maggio 2008 abbiamo anticipato il disposto della
direttiva europea che sarebbe stata approvata un mese dopo. Nel disegno di
legge peraltro non si prevede, come nella direttiva, che il termine di 18 mesi
sia relativo non solo all'accertamento dell'identit del cittadino, che a
nostro avviso il motivo del trattenimento nei CIE, ma che anche dopo
l'accertamento dell'identit gli Stati membri possano trattenere i cittadini
extracomunitari fino a che lo Stato di origine non accetti il rimpatrio, cosa
che in moltissimi casi significherebbe il trattenimento per 18 mesi senza
alcuna possibilit di rimpatrio perch con alcuni Stati non ci sono accordi
bilaterali. Francamente mi sembra una forzatura, perch il trattenimento
diventa una sorta di carcere preventivo sapendo che non ci sar la possibilit
di rimpatrio e per questo motivo nella normativa italiana non previsto.
Ritengo che questa norma della direttiva europea possa valere limitatamente ai
Paesi con cui c' un accordo bilaterale; sapendo che il cittadino sar
rimpatriato, dopo l'accertamento si pu pensare di trattenerlo per il tempo
necessario affinch si concludano le pratiche burocratiche, ma quando ho la
certezza che lo Stato di origine non lo accetter mai, tenerlo 18 mesi come
prevede la direttiva europea francamente mi sembra una forzatura.
L'altra disposizione prevista riguarda il reato di ingresso illegale nel
territorio dello Stato. Su questo secondo punto il Governo insiste, pur
prevedendo una pena pecuniaria e non detentiva, perch la direttiva europea
stabilisce che la regola per l'allontanamento dei cittadini extracomunitari
sar l'invito
ad andarsene e non l'espulsione, a meno che il provvedimento
di espulsione sia conseguenza di una sanzione penale. Noi quindi vogliamo
disegnare il reato di immigrazione clandestina o di ingresso illegale puntando
principalmente sulla sanzione accessoria del provvedimento giudiziale di
espulsione emanato dal giudice, piuttosto che sulla sanzione principale che
sar una sanzione pecuniaria. In questo modo possiamo procedere all'espulsione
immediata con un provvedimento del giudice, applicando la direttiva europea ma
eliminando l'inconveniente che ne pregiudicherebbe l'efficacia, perch come ha
dimostrato l'esperienza italiana l'invito ad andarsene significa che nessuno
verrebbe pi espulso.
Gli stranieri titolari di permesso di soggiorno in corso di validit, al 30
settembre 2008, sono 1.924.906, di cui 455.938 minori iscritti sul titolo del
genitore o affidatario. Rilevante il dato relativo all'afflusso di stranieri
irregolari, con riguardo agli sbarchi di clandestini. I dati complessivi
riferiti al 9 ottobre di quest'anno, registrano arrivi sulle coste italiane per
27.417 unit, mentre nel 2007, alla medesima data, erano 17.264. Ricordo che
alla fine dello scorso anno gli sbarchi sono arrivati a 20.455. Il sensibile
aumento deriva dalle ottimali condizioni climatiche e dalla diminuzione dei
controlli da parte delle autorit della Libia, Paese di prevalente partenza dei
flussi, nonostante due accordi: il primo, del dicembre 2007, concluso dal
Ministro Amato prevedeva il pattugliamento congiunto davanti alle coste libiche
con sei motovedette, che il Governo italiano ha gi approntato, con equipaggi
misti italo-libici; il secondo accordo quello di amicizia firmato dal
Presidente del Consiglio Berlusconi il 30 agosto di quest'anno e richiama
l'accordo del dicembre 2007. Se venissero attuati
tali accordi, gli sbarchi a Lampedusa provenienti dalla Libia
si ridurrebbero sostanzialmente fino a cessare del tutto, ma al momento la
Libia non ha ancora dato esecuzione.
Nei primi quattro mesi del 2008, su 50 sbarchi avvenuti a Lampedusa, Linosa e
Lampione, 45 provenivano dalla Libia; nel periodo 1o maggio-9
ottobre, su 275 sbarchi, 261 hanno avuto origine dalla Libia. Tra le mete
prescelte per gli approdi, spicca Lampedusa che costituisce la destinazione
naturale delle consistenti migrazioni che originano o transitano dalle aree del
Maghreb e dall'Africa subsahariana. Dal 1o gennaio al 9 ottobre
2008, sul totale di 27.417 clandestini sbarcati, 22.454 sono approdati a
Lampedusa e zone limitrofe. Per stabilizzare la gestione del flusso migratorio
irregolare, le strategie recentemente attuate, supportate da mirati
provvedimenti governativi, tra cui i due decreti del Presidente del Consiglio
dei Ministri del 14 febbraio e del 25 luglio 2008 in tema di Proroga dello
stato di emergenza per proseguire le attivit di contrasto all'eccezionale
afflusso di cittadini extracomunitari, hanno evitato riflessi negativi sotto
il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica.
L'attivit di contrasto al fenomeno dei flussi migratori clandestini stata
consistente. Nel 2008, fino al 30 settembre, sono stati registrati i seguenti
provvedimenti: 6.553 espulsioni effettivamente eseguite (il 28,1 per cento in
pi rispetto all'anno precedente), 729 respingimenti del questore (il 24,6 per
cento in pi rispetto all'anno precedente), 6.124 riammissioni in base agli
accordi bilaterali (il 6,1 per cento in pi rispetto all'anno precedente). Gli
allontanamenti adottati nei confronti dei cittadini comunitari, secondo le
previsioni del decreto legislativo 28 febbraio 2008, n. 32, sono stati 591,
fino al 30 settembre 2008.
Quanto alle strutture destinate ad ospitare a diverso titolo i clandestini,
alla data del 10 ottobre 2008, nei 10 Centri di identificazione ed espulsione
attivi sul territorio nazionale risultavano presenti 930 persone, a fronte di
una capienza complessiva di 1.177 posti. Presso i Centri di accoglienza e i
Centri di accoglienza per richiedenti asilo risultava, alla stessa data, una
presenza di 10.400 persone a fronte di una capienza di 8.799 posti, ai quali si
devono aggiungere gli 804 di Lampedusa, che portano la capienza massima a 9.603
posti. Complessivamente, quindi, a livello nazionale, sono disponibili 10.780
posti. Questi dati tengono conto anche delle strutture aperte in via d'urgenza,
in base alle due ordinanze di protezione civile che ho citato, per accogliere
il massiccio afflusso di clandestini, gran parte dei quali richiedenti asilo.
Il decreto legge n. 92, convertito con modificazioni dalla legge n. 125 del 24
luglio 2008, il primo provvedimento del pacchetto sicurezza, ha innovato la
denominazione dei Centri di permanenza temporanea e assistenza, ora Centri di
identificazione ed espulsione, senza introdurre modifiche alle funzioni. La
politica europea in materia di immigrazione richiede agli Stati membri interventi
rapidi nella predisposizione degli strumenti necessari a combattere la
clandestinit. Per assicurare la funzionalit delle procedure di espulsione e
garantire il ritorno nei Paesi di origine o il transito degli stranieri in
posizione irregolare, il Governo ha ritenuto necessario avviare un piano
straordinario di ampliamento della ricettivit dei CIE esistenti.
Una prima proposta in tal senso contenuta nel disegno di legge del pacchetto
sicurezza atto Senato 733, dove - in relazione al prolungamento del periodo
massimo di permanenza dei clandestini nei CIE - si prevedono nuove costruzioni
e ristrutturazioni dei centri gi esistenti per la realizzazione
di 4.640 posti. Ci comporter una spesa pari a euro
233.160.000, da ripartire come segue: 46.632.000 euro per l'anno 2008,
93.264.000 euro per l'anno 2009, 93.264.000 euro per l'anno 2010. Sommando a
tali importi i costi derivanti dalla prolungata permanenza degli stranieri nei
CIE, occorreranno in totale: 47.014.800 euro per il 2008, 103.248.700 euro per
il 2009, 152.183.300 euro per il 2010. A decorrere dal 2011, le spese annuali
saranno pari a 93.148.000 euro. Tutte queste risorse sono state previste nel
disegno di legge.
Nelle more dell'esame del disegno di legge da parte del Parlamento, il Governo
ha adottato, lo scorso 2 ottobre 2008, il decreto-legge n. 151, recante Misure
urgenti in materia di prevenzione e accertamento dei reati, di contrasto alla
criminalit organizzata e all'immigrazione clandestina, che consente di
anticipare immediatamente la realizzazione di nuovi centri con la
corrispondente dotazione finanziaria: 8 milioni di euro per il 2008, 32.500.000
euro sia per il 2009 che per il 2010. Voglio anticipare al Comitato che nelle
regioni nelle quali attualmente non esistono CIE abbiamo individuato nei mesi
scorsi le strutture che potrebbero ospitare i nuovi centri, le stiamo valutando
dal punto di vista dell'immediata disponibilit e dello stato dei luoghi,
ovviamente per spendere il meno possibile nella ristrutturazione, e penso che
entro un paio di settimane sar in grado di definire le nuove strutture in
queste dieci regioni. Sono scelte che naturalmente verranno fatte sentendo le
regioni e gli enti locali interessati, perch voglio che siano scelte
condivise.
Circa le operazioni di censimento dei campi nomadi la Commissione europea,
anche sulla base del rapporto inviato il 1o agosto scorso al
commissario Barrot, ha approvato l'azione del Governo italiano e ha
riconosciuto che le iniziative adottate per i campi nomadi sono in linea con la
normativa europea.
Contrariamente a quanto apparso sui giornali, questa
approvazione si riferisce all'originaria ordinanza di protezione civile,
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 31 maggio
2008 e mai modificata, che stabilisce cosa bisogna fare nei campi nomadi, come
viene fatto il censimento e quali sono le azioni da intraprendere per le tre
realt di Roma, Milano e Napoli.
Oggi scade il termine per completare le operazioni di censimento, la prossima
settimana previsto un incontro con i tre commissari che presenteranno un
rapporto definitivo sulle rilevazioni fatte, che trasmetter al Comitato per
conoscenza. In seguito sar avviata la fase della elaborazione dei dati, al
fine di predisporre tutti quegli interventi mirati a garantire le previsioni
dell'ordinanza del 31 maggio nei campi regolarmente autorizzati - mentre quelli
abusivi verranno chiusi -: i livelli minimi delle prestazioni sociali e
sanitarie, con particolare riguardo alla scolarizzazione dei minori, all'avviamento
professionale e alla tutela della salute. Alcune iniziative, le pi urgenti,
sono state gi avviate dai commissari delegati che hanno anche formulato alcune
proposte, attualmente allo studio, unitamente ai dati. Ricordo che il
censimento stato fatto con l'accompagnamento della Croce Rossa, che stata
sempre presente e ha rilasciato addirittura le tessere sanitarie.
Contestualmente al censimento dei nomadi sono stati avviati diversi interventi
di integrazione sociale e di tutela sanitaria. Oltre alla scolarizzazione, le
iniziative riguardano la partecipazione alle attivit sportive del
doposcuola, nonch l'incentivazione alla prosecuzione degli studi attraverso
la concessione di borse di studio. anche all'esame un piano di potenziamento
dei servizi destinati alla scolarizzazione, con il finanziamento dei mezzi di
trasporto.
Per l'avviamento al lavoro sono stati individuati due percorsi: il primo
riguarda il coinvolgimento dei nomadi nella costruzione di nuovi villaggi,
anche attraverso l'apertura di un cantiere scuola (peraltro finalizzato al
conseguimento di una qualifica in campo edile). Il secondo prevede la
costituzione di cooperative di servizi, sempre utilizzando il canale della
qualificazione regionale. Voglio citare un'iniziativa che in corso a Napoli
nel campo dello smaltimento dei rifiuti e della raccolta differenziata: il
prefetto di Napoli ha stipulato un accordo con alcuni residenti nei campi
nomadi, che si sono impegnati ad attuare, attraverso la costituzione di una
cooperativa di servizi, un'attivit parallela a quella del commissario
Bertolaso per lo smaltimento dei rifiuti tossico-nocivi ancora presenti in
Campania.
Quello che abbiamo in mente sono i campi attrezzati, come quello di Voghera che
rappresenta una best practice a livello europeo; ce
ne sono anche altri, ma cito Voghera perch essendo in Lombardia quello che
conosco meglio. Quel campo una specie di condominio orizzontale con un
amministratore di condominio. Il campo dispone, e paga per questo, delle
forniture che hanno tutte le case di civile abitazione come acqua, gas e luce,
organizza la raccolta differenziata, possiede delle parti comuni e delle parti
di propriet dei singoli. Esso rappresenta, dunque, un esempio di perfetta
integrazione di un insediamento nomade in una citt, con reciproca accettazione
e anzi con vantaggi reciproci. Questo il modello che vogliamo attuare quando
parliamo di campi autorizzati e ci comporta la rimozione e la chiusura di
tutti i campi non autorizzati.
Riguardo alle impronte digitali sui documenti, la carta d'identit elettronica
stata introdotta nel 1997, almeno sulla carta, al fine di semplificare il
rapporto tra cittadino e
pubblica amministrazione. L'intento del legislatore era quello
di introdurre su tutto il territorio nazionale un documento che fosse utile ai
fini dell'identificazione e che permettesse anche la fruizione da parte dei
cittadini di tutti i servizi di e-government
centrali e locali. Una buona idea, anzi un'ottima idea che ha anticipato le
esperienze di altri Paesi europei che pur iniziando successivamente l'hanno
attuata veramente. Noi siamo arrivati prima, nel 1997, ma siamo ancora nella
fase sperimentale.
Il rilascio del documento elettronico, a seguito della sperimentazione avviata
nel 2002, in atto da parte di circa 130 comuni, tra i quali numerosi
capoluoghi di provincia. Ad oggi sono state emesse quasi 2 milioni di carte
d'identit elettroniche. Il decreto interministeriale dell'8 novembre 2007
sulle Regole tecniche sulla carta d'identit elettronica definisce il modello
organizzativo di emissione, i ruoli di tutti i soggetti coinvolti nel processo
del suo rilascio, e detta le regole tecniche e di sicurezza. In tema di
impronte digitali, gi precedentemente previste per la carta d'identit
elettronica, il Ministero dell'interno si confrontato con l'Autorit garante
per la privacy che, il 1o agosto 2007, ha espresso parere favorevole
alla proposta di memorizzare nel chip della carta
d'identit elettronica il template -
rappresentazione numerica dell'impronta calcolata secondo algoritmi standard -
di due impronte digitali. In questi termini il decreto ha definito le
caratteristiche di acquisizione e memorizzazione delle impronte con modalit
sicure, in modo da evitare contraffazioni. Gli aspetti tecnici della carta
d'identit elettronica e le modalit di emissione sono stati studiati e
realizzati in modo da garantire la sicurezza dei dati personali e biometrici
del cittadino. Il Centro nazionale dei servizi demografici del Ministero
dell'interno garantisce l'autenticazione in rete e il
controllo della validit della carta. Presso i comuni
sperimentatori del progetto carta d'identit elettronica, il sistema di
identificazione esteso alla popolazione immigrata regolare, ai fini
dell'accesso semplificato ai servizi connessi allo status di immigrato.
Ricordo infine che il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito in legge lo
scorso mese di agosto, prevede che le carte d'identit in formato cartaceo che
saranno rilasciate a decorrere dal 1o gennaio 2010 dovranno
contenere, oltre alla fotografia dell'interessato, le impronte digitali.
Mi auguro davvero che prima di quella data si possa passare completamente alle
carte di identit elettroniche; non c' motivo per cui dopo undici anni la
carta di identit elettronica rimanga ancora un test. Ho verificato nei mesi
scorsi lo stato di avanzamento del progetto e devo dire con rammarico che esso
bloccato. Esiste addirittura un contenzioso dinanzi al TAR tra il Poligrafico
dello Stato, che il soggetto che doveva gestire il processo, e Finmeccanica,
che uno dei partner del progetto stesso. Questo contenzioso blocca ogni
attivit. Ho pensato di riprendere l'iniziativa anche attraverso un
procedimento legislativo per attuare il progetto nella sua completezza, non
solo dunque carta di identit elettronica, ma anche carta dei servizi che sia a
disposizione delle regioni e degli enti locali per inserirvi tutti i dati
utili. Un esempio potrebbe essere quello dell'accesso al trasporto urbano
secondo certe caratteristiche definite dal comune di residenza, non certo dal
Ministero dell'interno. un progetto ambizioso, ma un progetto che alcuni
Stati europei hanno gi varato e che non accettabile che sia bloccato per un
contenzioso legale. Non escludo che nel prossimo disegno di legge sulla
sicurezza, o addirittura nel decreto legge, il
Governo, per il mio tramite, presenti un emendamento per
risolvere tali questioni e dare il via finalmente alla fase dell'implementazione
totale dopo la sperimentazione.
Riguardo ai passaporti, il loro rilascio avviene gi con modalit conformi alle
disposizioni internazionali ed in particolare alle norme comunitarie sulle
caratteristiche di sicurezza e sugli elementi biometrici dei passaporti e dei
documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri, contenute nel regolamento
CE n. 2252 del 2004.
In armonia con le previsioni comunitarie, il decreto del Ministero degli affari
esteri del 29 novembre 2005 sul cosiddetto passaporto elettronico ha previsto
l'inserimento nella copertina del passaporto di un microchip destinato a
memorizzare in modalit criptata l'immagine del volto e le impronte digitali
del dito indice di ogni mano. Tali elementi biometrici, in base all'articolo 2
del decreto ministeriale, sono finalizzati solo a verificare l'autenticit del
documento e l'identit del titolare, ma non prevista la loro conservazione in
banche dati. Con decisione della Commissione europea del 28 giugno 2006,
stata resa obbligatoria, dal 28 giugno 2009, la memorizzazione aggiuntiva di
due impronte digitali sul chip del passaporto da proteggersi con una tecnologia
pi avanzata e sofisticata di quella utilizzata per la protezione degli altri
dati inseriti sul microchip. In questo modo saranno pi difficili le
contraffazioni dei documenti e ci costituir un ulteriore strumento di
controllo sulla regolarit della presenza degli stranieri sul territorio
nazionale.
Peraltro, a livello europeo in corso un'ulteriore revisione del regolamento del
2004, finalizzata ad armonizzare le necessarie deroghe volte ad esentare
dall'obbligo di rilevamento delle impronte digitali i bambini al di sotto dei
sei anni e le persone per cui tale rilevamento fisicamente impossibile,
nonch ad introdurre, come raccomandato dall'organizzazione
per l'aviazione civile internazionale, il principio una persona, un
passaporto, finalizzato a prevenire la tratta dei minori. In vista
dell'approssimarsi della data del 28 giugno 2009, sono attualmente in corso i
necessari approfondimenti tecnico-amministrativi, a cura delle amministrazioni
interessate, per il completamento dell'iniziativa e l'inserimento delle
impronte digitali nel supporto di memoria del passaporto elettronico.
emersa tuttavia qualche difficolt nell'esecuzione della seconda fase del
progetto. Infatti, anche se il Ministero degli affari esteri e il Ministero
dell'interno hanno gi definito gli standard tecnici relativi agli apparati di
acquisizione delle impronte e ai software collegati, l'Autorit di vigilanza
sui contratti pubblici ha censurato le modalit seguite dall'Istituto
poligrafico e Zecca dello Stato per la stipula dei contratti concernenti la
prima fase del progetto. In particolare, l'Autorit ha eccepito che la
procedura di affidamento stata effettuata senza avere bandito gare pubbliche
d'appalto a livello europeo.
L'Istituto poligrafico ha fatto presente che, qualora si dovesse ricorrere per
la fase 2 ad una gara pubblica europea e non ad un affidamento diretto come per
la fase precedente, i tempi di realizzazione non consentirebbero il rispetto
della scadenza del 28 giugno 2009. In tale prospettiva il Ministero degli
affari esteri, d'intesa con il Ministero dell'interno, ha chiesto al
Poligrafico di conoscere le iniziative che intende adottare per far fronte alla
situazione venutasi a determinare al fine di rispettare la suddetta scadenza.
Vorrei fare un breve cenno ai fondi europei per l'immigrazione, che spesso
vengono dimenticati, ma che sono invece piuttosto cospicui.
Nel quadro degli interventi promossi dal Ministero dell'interno per rafforzare
le politiche di inclusione e di integrazione sociale degli immigrati, si
segnalano le attivit previste dal Piano di azione per la gestione
dell'impatto migratorio predisposto in relazione al Programma operativo
nazionale Sicurezza per lo Sviluppo-Obiettivo convergenza, 2007-2013 (PON
Sicurezza), che ha una dotazione di oltre un miliardo e 200 milioni di euro.
Queste iniziative concernono il miglioramento della gestione dell'impatto
migratorio nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, perch solo a
queste quattro regioni destinato il PON sicurezza.
Il PON mira ad effettuare interventi volti a migliorare i livelli di
accoglienza e di integrazione degli immigrati, per esempio progetti di
riqualificazione di strutture preposte all'accoglienza, progetti di
riconversione di strutture gi esistenti sul territorio e realizzazione di
centri specializzati dedicati ai minori non accompagnati richiedenti asilo. Particolare
attenzione verr riservata ai progetti dedicati alla formazione professionale,
iniziale e successiva degli operatori di settore coinvolti nelle varie
attivit.
Importanti sono, altres, i fondi europei per i rifugiati, per i rimpatri e per
l'integrazione. Il fondo europeo per i rifugiati stato istituito con
decisione n. 573/2007/CE e consentir di fruire, per il periodo 2008-2013, di
complessivi 19.440.520,30 euro.
Sono stati gi presentati sia il sistema di gestione e di controllo, sia i
programmi annuali e pluriennali relativi alle azioni in favore dei richiedenti
destinatari di protezione internazionale.
In considerazione dell'emergenza collegata al fenomeno degli sbarchi, a seguito
dei quali particolarmente incrementata la richiesta di asilo, stata
inoltrata alla Commissione
europea una richiesta di finanziamento delle spese sostenute
in emergenza. Anche tale istanza attualmente al vaglio della Commissione.
Il nostro Paese si posto come obiettivo generale quello di ricondurre a
sistema le varie misure di accoglienza presenti sul territorio (Servizio
protezione richiedenti asilo e rifugiati - SPRAR, Centri assistenza richiedenti
asilo - CARA, Centri polifunzionali metropolitani ed ogni altra risorsa
disponibile).
Tra i programmi che sono stati sviluppati e studiati possiamo ricordare i
progetti di formazione specifica, rivolti al personale dei centri per
immigrati, nonch al personale delle ASL territorialmente competenti; la
realizzazione di progetti (anche sperimentali) per implementare misure di
supporto e di riabilitazione di vittime di tortura, nonch misure specifiche di
supporto alle donne (sia singole che in famiglia) che contemplino anche
specifici interventi di mediazione e accompagnamento, volti all'emersione di
eventuali violenze subite. Infine, vi stato l'allestimento, presso tutti i
centri per richiedenti protezione internazionale, di uffici di contatto.
La previsione finanziaria di tali progettualit stata calcolata per il
quinquennio in 17.830.000,00 euro.
Il fondo europeo per i rimpatri, istituito con decisione n. 575/2007/CE del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 maggio 2007, assolve all'obiettivo
generale di sostenere l'impegno degli Stati nella gestione dei rimpatri.
Per l'anno 2008 la Commissione europea concede all'Italia l'importo di
5.867.478,00 euro (che costituisce il 50 per cento degli interventi finanziari
che il Governo italiano attua), e sono in previsione ulteriori stanziamenti
annuali per un totale di 71.063.478,00 euro nel periodo 2008-2013.
Per quanto riguarda i programmi che saranno finanziati mediante questi importi,
tuttora in via di approvazione da
parte della Commissione europea (li abbiamo definiti e inviati
alla Commissione e siamo in attesa che li approvi), essi hanno per obiettivo,
tra gli altri, quello di agevolare l'accesso e promuovere un ricorso pi ampio
all'opzione del Ritorno volontario assistito (RVA) per specifici gruppi
vulnerabili di immigrati, quali vittime del traffico di esseri umani, richiedenti
asilo respinti in Italia, migranti titolari di permesso di soggiorno per motivi
umanitari e rifugiati. Il progetto ha un costo pari a circa 1.336.000,00 euro
su base annua.
Ulteriore obiettivo quello di implementare le operazioni di rimpatrio sotto scorta,
con voli nazionali sia commerciali che charter, ove consentito da specifici
accordi bilaterali. Infatti esistono paesi che consentono il rimpatrio con voli
charter e paesi che non consentono il rimpatrio di pi di due cittadini alla
volta. Ci comporta difficolt e costi enormi in quanto i rimpatri devono
essere effettuati sotto scorta, mediante l'accompagnamento da parte di agenti
di polizia. Le operazioni di rimpatrio riguardano soprattutto i cittadini
africani sbarcati sulle coste italiane o intercettati sul territorio
(principalmente egiziani, algerini, marocchini, tunisini e nigeriani). Il
progetto ha un costo pari a circa 7.079.560,00 euro su base annua. Il fondo non
stato ancora attivato dalla Commissione.
Il Fondo europeo per l'integrazione stato istituito con decisione del
Consiglio n. 2007/435/EC del 25 giugno 2007. L'obiettivo generale quello di
supportare gli Stati membri nelle politiche d'integrazione dei cittadini
provenienti da paesi terzi.
Sono state inviate alla Commissione europea, nel termine prescritto del gennaio
2008, la programmazione pluriennale
2007-2013 e le programmazioni annuali 2007 e 2008. Purtroppo,
si ancora in attesa dell'approvazione definitiva da parte della Commissione.
Per il Ministero dell'interno particolare rilevanza assume il Progetto per
facilitare le procedure d'ingresso regolare e l'integrazione dei cittadini
extracomunitari per un costo complessivo pari a circa 5.500.000,00 euro, fino
alla conclusione prevista per il 31 dicembre 2009. Il progetto prevede la
diffusione dell'insegnamento della lingua italiana, l'educazione civica e la
formazione professionale per chi entra nel nostro Paese.
Nel 2007 il Parlamento europeo ha istituito il Fondo europeo per le frontiere
esterne (EBF) per il periodo 2007-2013, il cui scopo principale quello di
rafforzare il controllo del perimetro delle frontiere esterne e dei flussi di
persone che si presentano alle frontiere stesse.
Il Fondo ha lo scopo di sostenere finanziariamente quei Paesi che hanno
maggiori difficolt nell'attuare queste misure. Il Fondo, che adotta la formula
del co-finanziamento, richiede allo Stato membro una corrispondente
partecipazione finanziaria per programmi, progetti o attivit ispirate alle
seguenti cinque priorit: graduale organizzazione di una comune gestione
integrata delle frontiere; sviluppo e realizzazione delle componenti
nazionali del sistema di sorveglianza europeo delle frontiere esterne e della
rete di pattugliamento europeo; rilascio dei visti e contrasto all'immigrazione
illegale; realizzazione di sistemi IT per l'incremento degli strumenti
legislativi comunitari nel settore dei visti e delle frontiere esterne (SIS
-Schengen - VIS); efficace ed efficiente applicazione degli strumenti giuridici
comunitari nell'ambito dei controlli alle
frontiere esterne e del rilascio dei visti con riferimento al
manuale comune per le Guardie di frontiera e all'istruzione consolare comune.
Nel piano di ripartizione dei fondi agli Stati membri, anche all'Italia sono
state assegnate delle risorse: per l'anno 2007 quasi 25 milioni di euro, per il
2008 e per il 2009 poco pi di 17 milioni di euro. Le programmazioni per le
annualit 2007 e 2008 sono state gi completate ed inviate per un esame
preliminare alla Commissione europea, con la quale stata avviata una fase
negoziale che si stima di chiudere entro pochi giorni. Per i progetti ed i
programmi del 2009, sono stati gi pianificati gli incontri con i partners
istituzionali in vista del completamento della relativa procedura.
Per quanto riguarda la programmazione transitoria dei flussi, secondo la
vigente normativa, la programmazione annuale dei flussi di ingresso viene
effettuata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sulla base
dei criteri generali individuati dal documento programmatico triennale,
relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri nel territorio dello
Stato. Per il triennio 2009-2011, la procedura di adozione del documento gi
stata avviata. Il 30 ottobre dello scorso anno, non essendo stato emanato il
documento programmatico relativo al triennio 2007-2009, stato adottato da
parte dell'allora Presidente del Consiglio dei Ministri un decreto recante la
programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori non stagionali,
fissato in 170 mila unit. Alla data del 10 ottobre 2008, in relazione a quel
decreto, a quel flusso, a quei limiti e a quella programmazione, sono pervenute
ben 740.600 domande di nulla osta. Tra queste, ne risultano definite 150.000,
di cui 88.045 con esito positivo. La percentuale dei rigetti pari a circa il
40 per cento, sostanzialmente in linea rispetto al precedente decreto flussi.
Con l'introduzione dell'innovativo sistema di invio e ricezione delle domande,
cosiddetto click day, stata operata una radicale
trasformazione delle procedure che fanno capo agli sportelli unici per
l'immigrazione, che ha consentito di eliminare alcune criticit emerse nelle
precedenti esperienze. Significativa appare l'introduzione della modalit
esclusivamente informatica di inoltro delle domande di competenza dello
sportello unico. altres stata semplificata la modulistica.
Sono attualmente in corso, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli
incontri tra le amministrazioni interessate, tra cui il Ministero dell'interno,
per definire il decreto flussi per l'anno 2008.
Per quanto riguarda gli accordi bilaterali, fin dal 1991 - ne sa qualcosa il
presidente - l'Italia ha avviato intese bilaterali con 30 Stati, dalle quali
sono scaturiti 32 accordi di riammissione, gi sottoscritti. Sono tuttora in
corso di negoziato 14 accordi, tra cui si evidenziano quelli con i paesi
rivieraschi del Mediterraneo (Libano, Siria e Turchia), e quelli con Paesi
sub-sahariani, quali il Ghana, il Niger e il Senegal, da cui potrebbero
originare, e stanno originando, flussi migratori importanti. L'entrata in
vigore degli accordi di riammissione rende possibile l'attivazione delle
procedure per l'identificazione, attraverso i canali diplomatici o consolari, della
nazionalit degli immigrati irregolari e il conseguente rimpatrio. Gli accordi
bilaterali sono quindi alla base di ogni politica di rimpatrio degli immigrati
che non hanno il diritto di rimanere in Italia. Particolare attenzione
dedicata ai rapporti con la Libia, con la quale sono stati stipulati protocolli
di cooperazione e tecnico-operativi. Detti protocolli prevedono l'esecuzione di
pattugliamenti marittimi in acque internazionali e
libiche con l'uso di unit navali della Guardia di finanza,
cedute temporaneamente dall'Italia, e la costituzione di un Comando operativo
interforze.
Da un punto di vista operativo, lo scorso aprile durante un incontro con
esperti libici, sono stati definiti i dettagli tecnici per l'attuazione di tali
protocolli e sono state concordate iniziative per l'addestramento e la
formazione della polizia libica nonch per la cessione e la manutenzione di
imbarcazioni destinate ai pattugliamenti. Tali accordi, sebbene arrivati alla
definizione tecnica, tuttavia faticano a decollare - sarebbe meglio dire
faticano a lasciare il porto, trattandosi di navi - nonostante le continue
sollecitazioni italiane, in particolare da parte del Ministro dell'interno, e
l'impegno profuso a livello sia tecnico sia politico. Su questo tema stanno
naturalmente lavorando intensamente sia la Farnesina sia la Presidenza del
Consiglio.
Il tema dell'immigrazione stato infatti affrontato dal Presidente del
Consiglio lo scorso 27 giugno durante un incontro con il Premier libico
Gheddafi e il 17 luglio in occasione di un colloquio tra Berlusconi e il Primo
Ministro libico. Il 5 settembre, durante un colloquio avvenuto al Viminale con
l'ambasciatore libico Gaddur, sono stati approfonditi i temi legati alle
relazioni bilaterali, con particolare riferimento al Trattato di amicizia e
cooperazione firmato tra Roma e Tripoli lo scorso 30 agosto, che dovr essere
ratificato dal Parlamento, mi auguro molto rapidamente.
Desidero inoltre informare che nel quadro della riorganizzazione del sistema di
controllo e di contrasto dell'immigrazione proveniente dalla Libia, mi recher
a Malta il 27 ottobre prossimo per meglio definire con quelle autorit le
attivit di intervento nelle rispettive aree di competenza territoriale.
Colgo l'occasione per aggiornare il Comitato anche sul Progetto europeo
Frontex. Nell'ottobre 2004, come noto, stata creata un'Agenzia per la
gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri
dell'Unione europea, denominata Frontex. Tra i compiti dell'Agenzia, che
dispone per il 2008 di un budget di circa 70
milioni di euro, vi sono quelli di coordinare la cooperazione operativa tra gli
Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne, di assistere gli
Stati membri in materia di formazione del corpo delle guardie di confine, di
monitorare l'evoluzione delle ricerche in materia di controllo e sorveglianza
delle frontiere esterne e di fornire il sostegno necessario per organizzare
operazioni di rimpatrio congiunte.
Per quanto attiene alla formazione, voglio ritenere soddisfacenti i risultati
sin qui conseguiti e, a questo proposito, voglio sottolineare l'importante
apporto fornito dall'Italia attraverso le scuole della Polizia di Stato di
Cesena e della Guardia di finanza di Gaeta. Per quanto riguarda il controllo
delle frontiere, teso a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina,
stato lo stesso responsabile della Frontex, in una recente dichiarazione, a
definire assolutamente insoddisfacenti i risultati sin qui conseguiti.
Altrettanto insoddisfacenti appaiono le attivit svolte da Frontex per
assicurare ai Paesi membri l'assistenza per l'organizzazione delle operazioni
per il rimpatrio di cittadini clandestini. Nel 2007 sono stati organizzati due
soli voli charter per la Nigeria e per il 2008 un solo volo charter da parte di
Frontex, che costa 70 milioni di euro all'anno. al momento in corso la
verifica periodica prevista ai sensi del regolamento istitutivo dell'Agenzia.
Tale verifica consiste in una valutazione esterna indipendente sui rapporti
costi-benefici dell'Agenzia stessa, anche sulla base dei pareri dei soggetti
interessati, tra cui il Governo italiano.
Nel parere che dovr inviare in sede di valutazione formuler delle critiche,
ma anche precise proposte tese a rendere pi efficace ed incisiva la
cooperazione operativa alle frontiere esterne dell'Unione. In queste condizioni
Frontex pu risultare utile. stata un'esperienza molto utile sicuramente per
la Spagna, nel contrasto all'immigrazione clandestina dalle coste marocchine
alle isole Canarie, ma si trattato di una situazione logistica geografica ben
precisa. Per quanto riguarda il Mediterraneo, invece, l'efficacia
praticamente nulla.
Un ultimo punto riguarda la normativa sull'asilo. La questione relativa alla
mancanza di una legge organica sul diritto di asilo - come ha ricordato il
presidente - previsto dall'articolo 10, comma 3, della Costituzione, stata
pi volte discussa, ma la Corte di cassazione ha affermato che il diritto di
asilo ha ricevuto attuazione e va esercitato nell'ambito del quadro normativo
esistente, costituito dalle leggi in materia di rifugio politico vigenti nel
nostro ordinamento. Tuttavia la normativa in materia stata di recente
parzialmente modificata ed integrata attraverso l'adozione di due decreti
legislativi di attuazione di altrettante direttive comunitarie.
Si tratta in particolare del decreto legislativo n. 251 del 2007,
sull'attribuzione della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti
bisognosa della protezione internazionale (i cosiddetti soggetti vulnerabili:
anziani, disabili, donne in stato di gravidanza) e del decreto legislativo n.
25 del 25 gennaio 2008 sulle norme minime per le procedure applicate negli
Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di
rifugiato. Tali provvedimenti hanno sviluppato le disposizioni gi presenti
nella legislazione nazionale.
Il nuovo sistema amplia complessivamente le garanzie per i richiedenti asilo,
sia sotto il profilo contenutistico della protezione riconosciuta che sotto il
profilo procedurale. Infatti,
in aggiunta allo status di rifugiato, fondato sul timore di
persecuzione, viene previsto lo status di persona ammessa alla protezione
sussidiaria (cosiddette persone vulnerabili), basato sul rischio effettivo che
corre lo straniero di subire un danno grave alla persona in caso di rientro nel
Paese di origine. Vengono anche ampliate le garanzie per i richiedenti asilo
nella fase procedurale. La Commissione territoriale per il riconoscimento della
protezione internazionale, qualora non riconosca lo status di rifugiato o
quello di persona ammessa alla protezione sussidiaria, pu tuttavia chiedere al
questore il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Quindi
c' un'ulteriore estensione del livello di accoglimento per queste persone.
Sulla materia hanno inciso anche, recentemente, le disposizioni contenute nel
pacchetto sicurezza, di cui si trattato all'inizio dello svolgimento della
mia relazione.
Nel settore della protezione internazionale si registra un costante incremento
delle istanze. Vengono in rilievo i numeri che ho gi citato inizialmente
sottolineando come l'Italia abbia la pi alta percentuale di accoglimento delle
domande di asilo.
Sono altres aumentate le richieste della Commissione per il rilascio di un
permesso di soggiorno per motivi umanitari, che sono passate da 4.338 del 2006
a 6.318 del 2007, con un incremento del 46 per cento. Per il corrente anno si
conferma il trend in ascesa, con l'emanazione al 30
settembre di 5.116 provvedimenti di riconoscimento della protezione
internazionale e di 1.430 di richieste al Questore di rilascio del permesso per
motivi umanitari. Sulla base di questi dati, risulta evidente che l'Italia, con
il 59 per cento di domande accolte nel 2007, assicura un livello di protezione
pi alto rispetto agli altri Paesi europei.
Come richiesto dall'articolo 37 della legge n. 189 del 2002, il Governo
chiamato a presentare annualmente al Comitato parlamentare di controllo
sull'attuazione dell'accordo di Schengen una relazione per consentire lo
svolgimento dei compiti di indirizzo e vigilanza sulla concreta attuazione
della legge, degli accordi internazionali e della restante legislazione in
materia di immigrazione ed asilo. Finora questo obbligo non mai stato
rispettato; mi impegno affinch venga data attuazione al dettato della legge.
PRESIDENTE. Signor Ministro, a
nome del Comitato, la ringrazio: le siamo molto grati per la sua amplissima e
ricchissima relazione.
Sappiamo che alle 15,30 il Ministro dovr allontanarsi. Ritengo quindi che se
riuscissimo a contenere ogni intervento in pochi minuti potremmo ascoltare la
replica del Ministro, altrimenti dovremmo pregarlo di ritornare in un'altra
occasione da concordare con i suoi uffici.
D'altro canto, lo stesso Ministro ha citato molti dati straordinariamente
interessanti, che ci fanno comprendere come l'immigrazione in Italia, che ormai
ha compiuto 25 anni, rappresenti un fenomeno di particolare complessit che
merita tutta la nostra attenzione.
Do quindi la parola ai colleghi che intendano porre domande o formulare
osservazioni.
SANDRO GOZI. Signor presidente, cercher di rispettare i tempi ma, come pu comprendere, oggi si tratta di un esercizio particolarmente difficile perch la relazione del Ministro, che anch'io voglio ringraziare, stata veramente molto dettagliata e ha coperto tutte le grandi priorit. Avrei voluto parlarne pi lungamente, ma rispetto i tempi indicati dalla presidenza.
Signor Ministro, vorrei tornare sulla questione relativa ai rapporti tra le
direttive comunitarie e il pacchetto sicurezza. Devo constatare - e lo dico con
soddisfazione, vista la battaglia condotta in Parlamento - che avete preso atto
del fatto che le modifiche che avreste voluto apportare alla normativa
attuativa della direttiva 2004/38/CE, sulla libera circolazione dei cittadini
comunitari, non sono compatibili con il diritto comunitario. Mi sembra una
decisione saggia e mi sembra un dato positivo che abbiate avviato un dialogo
informale su una materia cos delicata. Al momento, o si modifica la direttiva,
che presenta aspetti che, tra l'altro, a volte possono essere discutibili,
oppure non possibile introdurre n quei criteri di automaticit n le altre modifiche
da voi auspicate.
In qualit di Partito Democratico, nelle Commissioni competenti avevamo
presentato un parere contrario; ora constatiamo che la vostra posizione molto
vicina, anzi identica, a quella che noi stessi abbiamo assunto alla Camera.
Vi anche un altro aspetto, sul quale vorrei richiamare la sua attenzione, che
riguarda la parte gi in vigore del pacchetto sicurezza. Mi riferisco, in
particolare, alla circostanza aggravante che consiste nella condizione di
irregolarit per il cittadino comunitario e alla possibilit, prevista per lo
straniero, dell'espulsione automatica in caso di condanna a pena detentiva
superiore ai due anni. Signor Ministro, so che siete in contatto permanente con
Bruxelles e con la Commissione europea, ma questo aspetto - gi in vigore e per
il quale quindi possibile una procedura di infrazione formale - mi sembra a
rischio, proprio perch equipara giuridicamente lo straniero e i cittadini
comunitari. A nostro parere, invece, occorre distinguere le due figure.
Riteniamo che l'aggravante della clandestinit - che riteniamo inopportuna
nello spazio europeo - non sia giuridicamente
possibile per i cittadini comunitari. Nutriamo anche forti
dubbi circa l'automatismo dell'espulsione per gli stranieri condannati a pena
superiore ai due anni.
Per quanto riguarda il patto sull'immigrazione, mi sembra che parli molto in
francese, ma ci non mi sorprende, considerata la sua origine. In materia di
asilo, il patto prevede una procedura singola da attuare entro il 2012. A noi
sembra che si tratti di un passo indietro, perch il pacchetto dell'Aja - di
cui stato protagonista l'attuale Ministro degli esteri Frattini - faceva
riferimento ad un sistema di asilo comune da attuare entro il 2010.
A mio parere, alla luce anche di quanto lei stesso ha affermato, al di l della
giurisprudenza della Cassazione, poich in Italia non esiste una disciplina
giuridica organica che regoli la materia, sarebbe opportuno - anche se forse
non possibile adesso - ritornare su questo tema. Infatti credo sia interesse
nazionale avere un sistema di asilo comune a livello europeo e non solamente
una convergenza di procedure, anche alla luce delle divergenze molto forti, cui
lei stesso ha accennato, tra la Grecia e l'Italia. Credo quindi che su questa
tematica il patto compia un passo indietro e vorrei invitare il Governo a
riesaminare la parte relativa all'asilo.
Per quanto riguarda la direttiva rimpatri, cui lei stesso ha fatto riferimento,
essa prevede che gli Stati membri non la utilizzino per introdurre nel proprio
sistema norme pi restrittive rispetto a quelle vigenti al momento della sua
adozione. Non tanto nello svolgimento della sua relazione quest'oggi, ma nel
dibattito italiano, la direttiva stata spesso invocata per giustificare
misure pi restrittive. Vorrei quindi delle rassicurazioni da parte sua a tale
riguardo.
Inoltre, lei giustamente ha fatto riferimento ai fondi europei. Non credo che
oggi disponga dei dati per rispondere alla
mia domanda, ma ritengo che sarebbe interessante per il
Comitato avere a disposizione un quadro che indichi, in percentuale, la parte
dei fondi destinata alle misure necessarie, di controllo e di sicurezza, e
quella disponibile per le politiche di integrazione, per vedere quale importo,
sotto il cappello dell'immigrazione, che materia trasversale, destinato
alla sicurezza e all'immigrazione.
L'ultimo punto sul quale vorrei soffermarmi riguarda la Libia. Sono d'accordo
con quanto lei ha affermato quest'oggi, manifestando una certa sorpresa per il
dato politico, in quanto, nonostante tutti gli accordi conclusi anche di
recente, la Libia continua a non cooperare. Il Ministro Frattini, rispondendo
ad una mia domanda, ha affermato che necessario attendere la ratifica
dell'accordo, in mancanza della quale non si pu fare nulla. Credo invece che
sin d'ora, senza attendere la ratifica, dovremmo insistere con la Libia per un
suo impegno politico pi forte.
MAURO DEL VECCHIO. Signor
Ministro, la ringrazio per la sua relazione, che anch'io giudico estremamente
articolata e incisiva, in quanto ha affrontato problemi delicati e complessi
che, a mio modo di vedere - cos come ha affermato anche il nostro presidente -
meritano una riflessione attenta.
In primo luogo, mi permetto di far presente che probabilmente, dopo un esame
approfondito della sua importante relazione, cercheremo di ascoltarla
nuovamente in audizione proprio per poter chiarire quegli aspetti che, in
questa circostanza, non possibile sviluppare in modo dettagliato.
Vorrei brevemente riallacciarmi alla problematica, anch'essa particolarmente
delicata, relativa ai centri di identificazione ed espulsione. Sulla base dei
dati che lei stesso ha fornito, abbiamo preso atto che la capienza non
elevatissima e che in corso un progetto di ampliamento che, naturalmente,
richieder dei tempi di attuazione. Il periodo di permanenza nei centri stato elevato a 18 mesi perch spesso era molto difficile effettuare l'identificazione. Ma se non riusciremo a limitare l'afflusso degli immigrati - lo abbiamo visto di recente nel viaggio a Lampedusa - come potremo garantire una permanenza nei centri rispondente alle loro esigenze di vita per un tempo cos lungo?
PIERGIORGIO STIFFONI.
Ringrazio sentitamente il Ministro per essere venuto e vorrei chiedergli se
l'attenzione dell'Unione europea nei nostri confronti sia identica a quella che
presta agli altri Stati membri.
La scorsa estate siamo stati ripetutamente attaccati da parte di esponenti del
Governo spagnolo, che si sono scagliati contro di noi perch avremmo voluto
attuare alcune misure di contrasto all'immigrazione clandestina. Ricordo come
in Germania, non molto tempo fa, siano stati instaurati controlli pi rigorosi
riguardo al ricongiungimento familiare tra cui, ad esempio, un esame di lingua
tedesca che ha ridotto del 60 per cento il ricongiungimento dei cittadini
turchi. Se adottassimo anche questo tipo di misure, probabilmente gli spagnoli
o qualcun altro, si scaglierebbero contro di noi.
Il CIR dovrebbe collaborare con le nostre autorit di confine, ci non sempre
avviene. Infatti, nei porti dell'Adriatico, al momento dell'identificazione dei
clandestini che vengono poi rimpatriati, abbiamo spesso notato che si manifesta
una tendenza ad indirizzarli verso la richiesta di asilo e protezione.
Ritengo inoltre che sia un'ottima iniziativa quella volta ad attivare e
sviluppare il fondo per le frontiere esterne, soprattutto verso la Grecia. Mi
riferisco, in particolare, al problema dell'Adriatico, che ormai diventato un
colabrodo.
In relazione al rimpatrio dei detenuti stranieri - anche se non si tratta
propriamente di una materia di competenza del Ministero dell'interno - so che
recentemente anche in Romania si sono tenuti degli incontri e sono stati conclusi
degli accordi con il Governo rumeno, per far s che i detenuti stranieri
scontino la pena nei paesi di origine. Ci avrebbe anche l'effetto di limitare
il sovraffollamento nelle nostre carceri, considerato che ormai, soprattutto al
nord, i detenuti sono in maggioranza stranieri ed extracomunitari.
IVANO STRIZZOLO. In
precedenza abbiamo audito il Ministro Frattini, oggi il Ministro dell'interno,
Maroni. Ebbene, dobbiamo esprimere apprezzamento per i dati forniti e le
trasformazioni elencate. Ovviamente, dobbiamo anche approfondire e valutare
l'enorme mole di dati resi noti oggi dal Ministro.
In particolare, devo riconoscere che il Ministro Maroni, rispetto ai messaggi
che hanno enfatizzato l'ultimo incontro avvenuto il 30 agosto tra il nostro
Primo Ministro e il Primo Ministro della Libia, che sembrava dovesse risolvere
tutti i problemi riguardanti l'immigrazione proveniente da quel Paese, ha
ammesso che purtroppo le cose non solo non sono migliorate ma, nella sostanza,
presentano qualche ulteriore elemento di preoccupazione.
Vorrei quindi sapere - riservandomi di approfondire altre questioni, insieme ai
colleghi, in un momento successivo - se al Ministero dell'interno risulti che
in Libia siano presenti decine di migliaia di clandestini pronti ad attraversare
il Mediterraneo, magari in forma contingentata, provenienti anche da altri
Paesi, soprattutto dalla zona subsahariana.
Inoltre, mi chiedo se, successivamente alla ratifica dell'accordo sottoscritto
da Berlusconi e Gheddafi, le cose miglioreranno o se, invece, occorra qualche
ulteriore iniziativa da
parte del nostro Governo, anche mediante un coinvolgimento dell'Unione europea.
PRESIDENTE. Signor Ministro,
vorrei porle alcune domande, ma prima vorrei fare una premessa. Si tratta di una
preoccupazione che credo sia condivisa non soltanto da molti membri del
Comitato ma anche da numerosi italiani e riguarda la credibilit delle cifre
sull'immigrazione in Italia, spesso molto difformi tra loro. Mi chiedo allora:
non sarebbe opportuno fare un censimento molto pi serio e pi rigido di quanto
avvenuto finora? Infatti, ovvio che per risolvere un problema importante
conoscerne le reali dimensioni.
Fatta questa premessa, in primo luogo, per quanto riguarda il ricongiungimento
familiare vorrei conoscere meglio le norme che devono essere introdotte, non
tanto per allargare indiscriminatamente le maglie ma, innanzitutto, per
combattere il fenomeno della poligamia, introdotto nei Paesi europei e quindi
anche in Italia attraverso il ricongiungimento familiare, fenomeno che sta
diventando abbastanza frequente.
Inoltre, mi chiedo se non sia il caso di valutare la possibilit, magari
realizzando un progetto pilota, di fare giungere in Italia, con regolare
permesso di soggiorno, persone, lavoratori o lavoratrici, insieme alle loro
famiglie, cos come avveniva nell'antica emigrazione italiana di due secoli fa
e come sta avvenendo in alcuni Paesi europei, per una maggiore e pi immediata
integrazione dei nuclei familiari.
Un'altra domanda riguarda l'azione del programma Frontex, che lei stesso ha
ritenuto insoddisfacente. Sebbene non sia una fanatica ammiratrice delle norme
europee, credo che molto spesso, considerati i fondi erogati per questioni di
tale delicatezza, sarebbe necessario un maggiore trim lining, altrimenti tutto finisce per disperdersi in rivoli e rivoletti, senza
riuscire a raggiungere l'obiettivo con efficacia.
L'ultima questione riguarda la Libia, della quale crediamo di sapere quasi
tutto. Abbiamo visitato Lampedusa, la prossima missione riguarder un fronte di
cui si parla molto poco, ma dal quale probabilmente giungono molti immigrati
clandestini: i paesi di nuovo ingresso come la Romania e quelli dell'area
balcanica. La visita che faremo a Gorizia probabilmente ci riserver delle
sorprese proprio dal punto di vista statistico, perch credo che da quella
parte d'Europa arrivi il maggior numero di immigrati clandestini.
Signor Ministro, non so quanto sia il tempo ancora a sua disposizione.
Nell'ipotesi in cui non le sia possibile completare la replica ai quesiti che
le sono stati posti, ci auguriamo che possa tornare nuovamente.
ROBERTO MARONI, Ministro
dell'interno. Per quanto riguarda le questioni poste
dall'onorevole Gozi, la procedura di attuazione della direttiva n. 38 del 2004
stata fatta, come ho ricordato, con un decreto del precedente Governo, che ha
introdotto il principio dell'espulsione anche per i cittadini comunitari per
imperativi motivi di ordine pubblico. Nella nostra proposta, abbiamo
specificato che tra i motivi imperativi di ordine pubblico, che determinano
l'espulsione e non solo l'invito ad andarsene, possa rientrare la violazione
delle condizioni previste dalla direttiva n. 38 del 2004.
Un cittadino comunitario pu rimanere regolarmente in Italia se ha i requisiti
che la direttiva europea prevede: un reddito minimo, l'iscrizione al servizio
sanitario, e cos via. Dal mio punto di vista, senza questi requisiti previsti
dalla direttiva non si pu rimanere in Italia e se un cittadino straniero non
pu rimanere, lo Stato membro ha il diritto di accompagnarlo fuori dei confini
nazionali, prendendolo e portandolo fuori a seguito di un provvedimento di
espulsione. La Commissione europea non ritiene contraria alle norme europee, ma
ritiene
eccessiva questa sanzione di accompagnamento coatto, cio di
espulsione, per un cittadino comunitario anche in presenza di una violazione
della direttiva europea. Personalmente non sono d'accordo e credo che la
violazione della direttiva europea consenta a uno Stato membro di
riaccompagnare alla frontiera il cittadino comunitario cos come fa con il
cittadino extracomunitario. Rispetto l'opinione del commissario europeo, anche
se non la condivido, e quindi evito di modificare il decreto del 2007 semplicemente
per dire che tra gli imperativi motivi di ordine pubblico la violazione della
direttiva n. 38 del 2007 non comporta l'espulsione ma il semplice invito ad
andarsene. Mi sembra francamente un lavoro superfluo.
Su questo punto accettiamo la richiesta della Commissione europea, che non
una censura ma un invito. Tuttavia, voglio sottolineare che per tutti gli altri
provvedimenti del pacchetto sicurezza, il decreto-legge, gli altri due decreti
legislativi e tutta la procedura che abbiamo messo in atto con le ordinanze di
protezione civile sui campi nomadi, il parere della Commissione europea stato
inequivoco sul fatto che del tutto conforme alle direttive europee. Mi piace
sottolinearlo, perch su questo punto si scatenata una polemica furibonda nei
mesi precedenti l'estate, polemica che per ha portato, rispondo anche
all'osservazione del senatore Stiffoni, a una censura del Parlamento europeo.
Il senatore Stiffoni sostiene che l'attenzione dell'Unione europea sull'Italia
non uguale ad altri Paesi; secondo la mia esperienza l'attenzione della
Commissione europea uguale ed ugualmente corretta. Abbiamo sviluppato un
dialogo molto intenso e corretto con la Commissione europea e con il
commissario Barrot che ha portato a richieste di informazioni, a invio di
documentazione e alla fine all'approvazione pressoch integrale delle misure
del pacchetto sicurezza con l'unica eccezione che ho citato,
l'invito a soprassedere a introdurre una norma che secondo me invece
assolutamente legittima e conforme alle direttive europee.
Voglio peraltro anticipare che mi giunta voce che la Commissione europea,
proprio sul provvedimento di attuazione della direttiva europea da parte del
Governo Prodi, potrebbe aprire una procedura di infrazione perch riterrebbe
che gli imperativi motivi di ordine pubblico, limitando il diritto di
circolazione, siano anch'essi un provvedimento eccessivo nei confronti dei
cittadini europei.
Al momento non ho evidenza di questa procedura di infrazione, ma se cos fosse
la procedura riguarderebbe ci che ha fatto il Governo precedente e non il
Governo Berlusconi. Non mi compiaccio di questo, perch ritengo che la
possibilit di introdurre gli imperativi motivi di ordine pubblico sia un
diritto di ogni Stato e di ogni Governo, anche in presenza del principio di
libera circolazione. Non posso tollerare che in Italia possa rimanere un
terrorista, o presunto tale, anche se un cittadino europeo.
In tema di asilo, sempre rispondendo all'onorevole Gozi, abbiamo sviluppato una
best practice a livello europeo, ma ci non toglie
che sia opportuno un intervento del Parlamento per introdurre una normativa
sull'asilo.
Sulle politiche europee non so francamente cosa sia meglio, ma so che qualunque
cosa succeder in Europa, noi che abbiamo sviluppato le politiche di asilo di
maggiore accoglienza non abbiamo nulla da temere, perch le politiche europee
non potranno essere pi ampie di quelle che gi attuiamo oggi in Italia.
Saranno eventualmente gli altri Paesi, come la Grecia, la Germania o la
Francia, a dover modificare le loro politiche aumentando i livelli di
accoglienza al livello
italiano. L'Italia aveva chiesto, insieme a Malta e a Cipro,
un intervento dell'Unione europea su questo tema, perch i richiedenti asilo
devono rimanere sul territorio dello Stato nel quale richiedono asilo. Per
l'Italia i numeri che ho citato non sono cos elevati da creare problemi: 13-14
mila, 8-9 mila persone l'anno che accogliamo e a cui diamo una sistemazione.
Un problema serio invece riguarda Malta e Cipro: chi arriva a Malta perch
vuole vivere in Europa, qualora richieda asilo deve rimanere necessariamente a
Malta. In questo caso necessaria una politica europea che consenta all'Europa
di accogliere gli immigrati senza obbligare gli Stati che, per semplice
condizione geografica, sono gli Stati di approdo a tenere tutti i richiedenti
asilo sul proprio territorio. Su questo devo dire che con mia grande sorpresa i
Paesi dell'Europa del nord, sempre pronti a dare lezioni all'Italia in materia
di solidariet e di accoglienza, hanno detto no, grazie dal momento che gli
immigrati che arrivano in Italia devono rimanere sul territorio italiano.
Questo per l'Italia non un problema perch siamo un popolo tradizionalmente
generoso, ma mi ha molto meravigliato che la risposta di alcuni Paesi
dell'Unione europea alla richiesta di solidariet in materia di asilo sia stata
negativa.
Sui Fondi per le politiche di integrazione non sono in grado di fornire in
questo momento tutti i dati, ma li invier presto.
Con riguardo alla Libia, esiste un accordo che risale al dicembre del 2007,
attuato nei dettagli nell'aprile del 2008, riconfermato con l'accordo di
amicizia del 30 agosto 2008 il quale si configura come un Trattato
internazionale e quindi richiede l'approvazione del Parlamento. Non penso che
anche in presenza di questi accordi nulla cambi sul piano giuridico, quando
l'accordo sar ratificato ci saranno degli obblighi che i due Paesi dovranno
applicare. Certamente mi aspettavo che,
anche nelle more dell'adozione, ci fosse un maggior impegno da
parte libica, ma era solo una aspettativa, legittima ma non basata su un
accordo. Su questo insisto naturalmente e per questo motivo ho chiesto al
Presidente del Consiglio e al Ministro degli esteri di portare rapidamente in
Parlamento la ratifica del Trattato.
Gli stanziamenti per i nuovi Centri di identificazione ed espulsione sono
definiti dal disegno di legge, 233 milioni e 160 mila euro sia per la
realizzazione dei nuovi che per il prolungamento nella permanenza dei nuovi
centri fino a 18 mesi. La permanenza fino ai 18 mesi stata decisa anticipando
quello che contenuto nella direttiva europea sui rimpatri. Tale permanenza
finalizzata all'identificazione e non anche per aspettare i tempi che
occorreranno al Paese di origine per riprendere gli immigrati clandestini.
Penso che questo prolungamento sia utile. Voi ricorderete che quando i CIE sono
stati introdotti dall'allora Ministro dell'interno Giorgio Napolitano la
permanenza era limitata ad un mese, quando stata raddoppiata sono pi che
raddoppiati i casi di identificazione e di riconoscimento. Ci avvenuto
perch se si ha la prospettiva di dover rimanere nei centri un mese si resiste,
due mesi gi pi difficile, mentre credo che nessuno possa pensare di non
farsi riconoscere e resistere per 18 mesi. La prospettiva di portare la
permanenza a 18 mesi molto utile per ottenere il riconoscimento che prelude
al rimpatrio con tutte le difficolt che ho citato per quanto riguarda gli accordi
bilaterali, che non ci sono o sono molto restrittivi in alcuni casi. La
permanenza fino a 18 mesi non a discrezione dell'organo amministrativo, nella
nostra legge si prevede che il magistrato, dopo un certo numero di mesi,
verifichi se ci sono ancora i requisiti perch il cittadino extracomunitario
possa restare nei CIE.
Le risorse saranno a disposizione, entro una decina di giorni, due settimane al
massimo procederemo all'individuazione dei nuovi centri.
Per rispondere alle domande in tema di asilo del senatore Stiffoni e del
presidente Boniver, vorrei dire che abbiamo introdotto la nuova normativa
proprio per evitare gli abusi, che consistono nella richiesta di asilo anche
quando non ci sono le condizioni. I richiedenti asilo, infatti, non vengono
messi in un centro di identificazione ma in un albergo o in una struttura
requisita e hanno libert di circolare; l'unica sanzione che rischiano che se
decidono di rendersi irreperibili, la loro domanda di asilo pu essere
processata anche senza sentirli. La normativa che intendiamo introdurre stata
approvata dal Governo, passata dal Parlamento per il parere delle
Commissioni, tornata al Governo che l'ha approvata definitivamente ed in
attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Essa prevede misure pi restrittive proprio per evitare gli abusi; non
abbassiamo i livelli di accoglienza ma modifichiamo le procedure per evitare
che attraverso la procedura di asilo si possa entrare irregolarmente in Italia
abusando di questa procedura per poi allontanarsi. In questa normativa, ad
esempio, previsto che il prefetto possa stabilire che il richiedente asilo
venga messo in un centro in attesa della verifica della domanda e abbia
l'obbligo di residenza con un controllo da parte della polizia.
In tema di detenuti stranieri, l'Italia ha concluso due accordi con la Romania
e con l'Albania; quello con la Romania in particolare stato firmato nel 2003
dall'allora Ministro Castelli e prevede che ci sia il rimpatrio dei detenuti
rumeni anche senza il consenso dei detenuti stessi. Questo accordo si fonda su
una direttiva del Consiglio d'Europa che prevede gi che i Paesi membri del
Consiglio d'Europa debbano riaccogliere
i propri cittadini detenuti. Si richiede in questi casi il
consenso del detenuto, salvo che, come dice la direttiva, ci sia un accordo
bilaterale tra gli Stati. L'accordo con la Romania del 2003 entrato in
vigore, dopo molte fatiche, nel 2006 e non mai stato sostanzialmente attuato,
tranne forse tre o quattro casi. Ne abbiamo discusso all'ultimo vertice con i
colleghi rumeni e c' un impegno formale del Governo rumeno a dare attuazione a
quest'accordo.
La nostra preoccupazione tuttavia non solo quella di ottenere dalle autorit
rumene di poter trasferire i detenuti nel loro Paese, ma anche che vi rimangano
a scontare la pena in carcere. Se sono rimandati in Romania e per qualche
motivo vengono rimessi in libert, rischiamo di ritrovarceli sul territorio
italiano, per di pi fuori dalle galere e francamente questa non una cosa che
noi auspichiamo.
Il presidente Boniver chiedeva le cifre sull'immigrazione e posso assicurare
che, tra le tante che girano, le uniche attendibili naturalmente sono quelle
fornite dal Ministro dell'interno! Sull'immigrazione irregolare si possono solo
fare delle stime. Su alcune realt specifiche, come i campi nomadi, abbiamo
iniziato a fare un vero e proprio censimento per capire chi e quanti sono
coloro che ci vivono: ci sono rom, sinti, di nazionalit rumena, italiana o
magari di altri Paesi che non esistono pi, come la Jugoslavia. In quest'ultimo
caso si crea un problema in pi: qual la nazionalit di un bambino che viene
da un Paese che non esiste pi? In base ai primi dati che emergono dai
censimenti che abbiamo fatto ci sono cittadini extracomunitari e cittadini
italiani che si rifugiano nei campi nomadi perch non hanno altro posto dove
andare. Met sono minori, e ci pone un problema rilevante perch non detto
che l'altra met siano i loro genitori, e solo il 20 per cento di questi minori
ha avuto una qualche precedente
esperienza di scolarizzazione. Stiamo studiando con l'UNICEF
un piano di intervento per tutelare i minori dai rischi di traffico di organi,
prostituzione, accattonaggio, eccetera. Ribadisco comunque che sulle cifre
ufficiali in tema di immigrazione, quelle a cui potete fare riferimento certo
sono quelle del Ministero dell'interno.
Sui ricongiungimenti familiari colgo il suggerimento del presidente di far
venire i nuclei familiari assieme ai lavoratori, ma la mia personale opinione
che noi dobbiamo scoraggiare l'arrivo di cittadini extracomunitari. Quelli che
vengono regolarmente devono essere perfettamente integrati e su questo voglio
ricordare che la tanto vituperata legge Bossi-Fini prevede, da questo punto di
vista, un istituto che non mai stato efficacemente applicato da chi poteva
farlo e cio la possibilit di realizzare nei Paesi di origine delle strutture
finanziate dal Governo italiano per la formazione e la selezione dei
lavoratori; formazione e selezione che consentirebbero di eliminare tanti
problemi sui ritardi nell'emanazione dei visti, dei permessi. Questo percorso
potrebbe essere realizzato dalle aziende, dalle associazioni di categoria,
dalle universit, dai sindacati, dalle ONG, ma finora nulla stato fatto.
Forse se si iniziasse a dare attuazione anche a questa parte della legge
Bossi-Fini, molti problemi si risolverebbero.
Infine, circa i fondi a disposizione la preoccupazione certamente quella che
lei, presidente, ha esposto e cio evitare di distribuirli in tanti piccoli
interventi. una cosa che noi stiamo facendo con il PON sicurezza. Come sapete
esiste un Comitato di controllo sul PON sicurezza, per la gestione un miliardo
e 250 milioni di euro, che sviluppa degli interventi secondo progetti specifici
e rilevanti nelle quattro regioni interessate. Ci sono, inoltre, i fondi
europei che sono decisi
dall'Europa: non sono nella nostra disponibilit e non possiamo intervenire per modificarli, possiamo solo presentare dei progetti da sottoporre alla approvazione.
PRESIDENTE. Ringrazio
sentitamente il Ministro per questa relazione e tutti i colleghi intervenuti.
Dichiaro conclusa l'audizione.