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Estero : UE: via libera alla blue card per attrarre "cervelli" in Europa
(24/10/08)

Nasce dalla considerazione che l’Europa sta invecchiando e ci sarà bisogno di nuovi cittadini e di manodopera qualificata la decisione dei rappresentanti dell'Unione Europea di accellerare il processo di adozione della "blue card": un permesso di soggiorno che faciliterà l'ingresso di lavoratori qualificati e permetterà di attrarre "cervelli" nel vecchio continente.



I rappresentanti dei 27 Paesi membri, incontratisi a Bruxelles lo scorso 22 ottobre, all'unanimità hanno convenuto di dare priorità all'adozione della "blue card": un permesso di soggiorno e lavoro che prevede vantaggi socio economici per i lavoratori. L'idea della "carta blu" è nata, ormai da oltre un anno, dalla considerazione della Commissione UE che l’Europa sta invecchiando e "rischia di trovarsi di fronte ad una vera e propria penuria di manodopera qualificata” e che “per rendere più dinamica la crescita in un’Unione sempre più vecchia, occorre far diventare l’Europa una destinazione interessante per i lavoratori altamente qualificati, che troppo spesso le preferiscono mete quali Stati Uniti, Canada o Australia”.

I lavoratori stranieri altamente qualificati rappresentano infatti solo l'1,7% circa dei lavoratori migranti nella Ue, rispetto al 9,9% dell'Australia, il 7,3% in Canada e il 3,2% negli Usa. La blue card, sulla falsariga della green card americana, servirà a rendere più competitiva l'Unione nella battaglia con gli Stati Uniti e altre società occidentali che vivono un fenomeno d'invecchiamento per i lavoratori più ambiti, quelli dei settori tecnologico e ospedaliero, che arrivano dai paesi in via di sviluppo e sempre più necessari per riempire i vuoti di manodopera.

La blue card garantirà maggiore mobilità all'interno della UE: dopo 18 mesi di lavoro con la "carta blu" in uno Stato dell'Unione, il cittadino straniero, dietro presentazione di apposita domanda nel nuovo paese di residenza entro un mese dall’arrivo, potrebbe trasferirsi insieme alla famiglia in un altro Stato membro.

Dovrebbe essere comunque garantita la possibilità da parte degli Stati membri di decidere il numero di lavoratori stranieri da ammettere sul territorio.


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