INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO ALL
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALL'INCONTRO CON I "NUOVI CITTADINI"
Palazzo del Quirinale, 13 novembre 2008
Ai nuovi cittadini che sono oggi qui con noi dico semplicemente : vorrei che
sentiste questa cerimonia come un abbraccio festoso delle istituzioni per il
vostro ingresso nella nostra comunità nazionale.
Siamo felici di accogliervi in rappresentanza dei nuovi italiani, che sono stati
poco meno di 39 mila nel 2007. Ne siamo felici per una ragione fondamentale, che
dovrebbe ispirare e guidare le scelte della politica e, in concreto, le
decisioni legislative : questo afflusso di nuove energie, provenienti da ogni
parte del mondo e radicatesi nel nostro paese, è un fattore di freschezza e di
forza per la nazione italiana.
Il fenomeno dell'immigrazione ha conosciuto in Italia una crescita impetuosa, a
ritmo accelerato, negli ultimi dieci anni, avvicinandoci nella percentuale dei
presenti e residenti a grandi paesi europei divenuti prima o assai prima del
nostro paesi che includevano cospicue comunità straniere. Rispetto al momento,
1997-8, in cui toccò proprio a me, in altra veste istituzionale, portare
all'approvazione del Parlamento la prima legge organica sull'immigrazione, il
numero degli stranieri è più che triplicato.
E non potevamo allora immaginare come sarebbe presto divenuto rilevante il
problema non solo di garantire il loro migliore inserimento nel mondo del
lavoro, nell'attività economica e nella vita sociale del nostro paese, ma di
trarne nuova linfa per rafforzare la popolazione italiana, arricchendola di
apporti validi e di elementi preziosi di dinamismo. Dobbiamo procedere
decisamente in questa direzione, come hanno fatto attraverso vicende storiche
molto diverse dalla nostra - lo hanno fatto anche nell'ultimo decennio - paesi
quali non solo l'Inghilterra ma la Francia e la Germania. Si tratta di una
componente non trascurabile - rendiamocene conto - del peso di ciascun paese nei
confronti internazionali.
Occorre naturalmente procedere con serietà, evitando innesti frettolosi che si
rivelerebbero artificiali e fragili. Vogliamo accogliere nuovi cittadini
consapevoli, che siano riconosciuti e si affermino come tali. Ma il punto di
partenza non può non essere una presa di coscienza collettiva del carattere non
temporaneo che ha assunto il fenomeno dell'immigrazione in Italia, e dunque
della necessità di trarne le naturali conseguenze sul piano dello sviluppo
delle politiche d'integrazione e anche sul piano delle norme e delle prassi per
il conferimento della cittadinanza. E' essenziale che a tale presa di coscienza
giungano non solo le istituzioni, ma l'intera collettività nazionale, l'insieme
degli uomini e delle donne storicamente italiani, cittadini italiani da
innumerevoli generazioni, cittadini italiani per discendenza, per antiche
radici. Debbono cadere vecchi pregiudizi : occorre un clima di apertura e
apprezzamento verso gli stranieri che si fanno italiani - lavoratori, studenti e
ricercatori, imprenditori, sportivi, manager. E' in un clima siffatto che
possono avere successo le politiche volte a stabilire regole e a rendere
possibile non solo la più feconda e pacifica convivenza con gli stranieri ma
anche l'accoglimento di un numero crescente di nuovi cittadini.
Sin dalla legge approvata dieci anni orsono si è affermato il principio di una
netta distinzione tra immigrazione legale e immigrazione illegale, nel senso di
incentivare la prima pur sottoponendola a procedure che tengano conto di
necessità effettive e di ragionevoli limiti, e di contrastare risolutamente la
seconda, in nome della legge e della sicurezza, pur nel rispetto di elementari
diritti umani che non possono conoscere barriere. E lungo queste direttrici si
sta muovendo la politica di immigrazione dell'Unione europea, che tende a
divenire sempre di più - ed è tendenza che noi fortemente sosteniamo - una
politica comune.
Diritti e doveri da affermare contestualmente - senza un prima e un poi - nel
rapporto con gli immigrati e i residenti legali. E in questo quadro,
accoglimento, sulla base di corretti criteri, di nuovi cittadini.
C'è da procedere, lo ripeto, con la massima serietà. Non c'è dubbio che per
diventare italiani è necessaria una piena identificazione con i valori di
storia e di lingua, e con i principi giuridici e costituzionali che sono propri
della nostra nazione e del nostro Stato democratico (e che noi d'altronde
dobbiamo tendere a consolidare anche nella coscienza di quanti sono nostri
cittadini da sempre). Sulle disposizioni e sugli strumenti da adottare a questo
riguardo, la discussione è aperta. Osservo solo che più si mette l'accento su
forme di verifica dell'avvenuta piena adesione, da parte dei singoli stranieri,
al nostro sistema di valori e di principi, meno si può irrigidire il criterio
del tempo di residenza che si è trascorso in Italia.
Ma lasciate che io concluda esprimendo la mia soddisfazione e la mia emozione
per gli interventi dei nuovi cittadini che abbiamo ascoltato. Si tratta di
persone che ci danno tutte - nei campi più diversi - qualcosa di significativo
e di bello : apertura culturale e alta preparazione tecnica, sensibilità
spontanea per quella speciale espressione della nostra identità nazionale che
sono le Forze Armate, passione e dedizione per il nostro sport più popolare. Ci
date, voi tutti, sopra ogni altra cosa, un vivo messaggio di amore per la nostra
terra, per la patria italiana che ormai ci accomuna. E perciò vi ringrazio e vi
rivolgo un augurio affettuoso.
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