Immigrazione: le prospettive di
crisi economica prolungata porteranno ad un blocco dei flussi legali dĠingresso?
Una riflessione a cura del
Dipartimento Politiche Migratorie della UIL
Roma, 14 novembre 2008 - La crisi finanziaria ed economica
internazionale avr pesanti effetti sullĠoccupazione, In Europa ed in Asia,
come negli Usa. E, generalmente, con i cicli di depressione economica ed
occupazionale, i primi ad essere colpiti sono gli anelli deboli della catena:
il che vuol dire nel nostro Paese certamente gli immigrati.
Per questi cittadini le cose non sono
facili gi da un poĠ di tempo. La crescente presenza dellĠimmigrazione
irregolare crea fenomeni di dumping sociale, sia sul fronte dellĠaccesso al
lavoro, sia su quello della fruizione di servizi basilari per lĠintegrazione,
quali la casa, lĠasilo per i figli, la sanit, il ricongiungersi con moglie e
figli per costituire qui il nucleo familiare. Se lĠimmigrato irregolare occupa un
posto di lavoro e viene pagato meno della met dello stipendio dato ad un
italiano, questo non produce solo un danno al lavoratore straniero, ma anche ai
suoi colleghi italiani. Il problema che spesso non cĠ scelta: se si lamenta,
perde il lavoro, se subisce un infortunio deve stare zitto, se denuncia il
proprio datore di lavoro, rischia lĠespulsione. Ma anche un immigrato regolare
quasi sempre pagato meno di un italiano e questo produce ÒdumpingÓ anche se
quel lavoro lĠitaliano non lo vuole fare. E poi, con la crisi di oggi,
continueremo ancora a lungo a non volerlo fare?
Questa situazione certamente uno
dei motivi alla base della crescente insofferenza di una parte degli italiani
verso un fenomeno che percepiscono come non governato. Un atteggiamento che
rischia di peggiorare con la crisi economica e con la fragilit della
situazione delle famiglie.
Che fare?
Circola sempre pi insistente, da
parte dellĠattuale maggioranza, lĠidea di sospendere le quote annuali che la
legge prevede per i migranti in arrivo, di chiudere le frontiere in attesa che
passi la burrasca. In questi giorni, nel dibattito al Senato sul ddl del
Governo n. 733 (decreto sicurezza), la Lega Nord ha formalmente presentato un
emendamento per la sospensione della durata di due anni dei flussi migratori in
ingresso. Il blocco dovrebbe andare in vigore dal 1Ħ gennaio 2009, salvando
dunque il decreto flussi 2008. Ma considerando che il decreto in pubblicazione,
semplicemente assorbe parte dellĠeccesso di domande presentate dai datori nel
2007 (oltre 740 mila), la proposta della Lega – se attuata – si
configura come una chiusura delle frontiere agli ingressi dallĠestero per
lavoro di tre anni.
Il blocco dei flussi dĠingresso: non
siamo certo i primi ad averlo pensato. In Spagna il Governo del socialista
Zapatero ha annunciato (anche se poi in parte ritrattato) di voler bloccare i
flussi dĠingresso nel 2009 a causa delle prospettive recessive dellĠeconomia
iberica.
In Gran Bretagna, il laburista Gordon
Brown ha chiesto agli imprenditori britannici di scegliere tra i disoccupati
locali, prima di chiedere lĠarrivo di nuovi immigrati.
Ed ancora, in Francia il Governo del
Presidente Sarkozy boccia lo strumento dei flussi dĠingresso per quote definito
ÒinefficaceÓ ai fini di una governance dellĠimmigrazione.
In Islanda la crisi finanziaria ha
portato il Paese sullĠorlo della bancarotta, tanto da costringere il Governo a
chiedere un forte prestito al FMI, mentre un islandese su tre si dichiara
pronto ad emigrare.
Intanto lĠEuropa vota la direttiva
sui rimpatri degli irregolari e promuove la permanenza nei Centri di detenzione
fino a 18 mesi.
In Italia, il Governo si prepara a
varare il decreto flussi 2008 (con un anno di ritardo). Sono previste 170 mila
quote che assorbiranno lĠeccesso di domande presentate nel corso dei click days
di 11 mesi fa, 100 mila andranno al lavoro domestico, mentre per le domande
presentate da datori di lavoro stranieri probabile che verr posta la
condizione dellĠaver diritto al permesso Ce di lungo soggiorno.
EĠ dunque molto probabile che si vada
ad una chiusura sine die degli ingressi regolari per lavoro in Italia (forse
con la sola eccezione dei flussi stagionali). Il motivo formale certo la fase di recessione economica e
la sua durata incerta, il motivo vero – nelle intenzioni dellĠattuale
Governo – probabilmente quello di dare in qualche modo un segnale di
governance della crescente pressione migratoria in arrivo, anche se questo si
esprime in una semplice negazione della stessa. Se questo sia il frutto di
unĠanalisi oggettiva fatta dal Governo sulle prospettive economiche prossime
future dellĠItalia o se non sia, invece, il segno del forte peso specifico
leghista allĠinterno della maggioranza, il risultato appare essere lo stesso:
un blocco prolungato degli ingressi regolari di migranti nel nostro Paese.
Bloccare i flussi non fermer gli
ingressi irregolari
Ma un bene tutto questo? E,
soprattutto: un blocco degli ingressi legali sar efficace a governare i flussi
migratori in arrivo? Noi crediamo di no . Proviamo a fare due conti: dal 2000
al 2008 lĠimmigrazione regolare passata da 1,3 ad oltre 4 milioni. Quasi
tutti sono entrati in forma irregolare (la maggioranza attraverso lo strumento
dellĠoverstaying: entrando con un permesso turistico per poi rimanere
irregolarmente); la regolarizzazione avvenuta solo a posteriori: 650 mila nel
2003 con una sanatoria, e poi con i successivi decreti flussi serviti a
regolarizzare chi gi stava in Italia e solo in minima parte chi stava fuori
(650 mila nel 2006, 740 mila nel 2007).
E in effetti la progressiva chiusura dellĠItalia
allĠimmigrazione regolare, degli ultimi anni, ha prodotto un solo risultato: la
triplicazione del numero degli irregolari, funzionali alla terza parte della
nostra economia (sommersa), lĠaumento degli sbarchi, lĠaumento del lavoro nero
e degli infortuni sul lavoro (spesso non denunciati).
EĠ indubbio allora che il blocco dei
flussi dĠingresso servir solo come misura propagandistica, ma non certo a
fermare gli ingressi irregolari in Italia che sono stati in media 400 mila
lĠanno nellĠultimo quinquennio raggiungendo nel 2007 – secondo il
rapporto Caritas – quota 500 mila.
Il rischio, allora, quello di una
crescita dellĠimmigrazione irregolare che finir progressivamente per assorbire
anche parte di quella regolare, visto il progressivo irrigidimento delle regole
imposto dalla Lega ed i tempi lunghissimi di rinnovo dei permessi di soggiorno.
Tutto questo porter anche ad una
crescita dellĠinsoddisfazione e dellĠirritazione degli italiani, che guardano
con preoccupazione alla crescente ingovernabilit della politica migratoria.
Ripetiamo quanto detto pi volte in passato: un Paese democratico non pu
tollerare a lungo una situazione di ingovernabilit, un alto grado di
discriminazioni nei confronti di una parte della popolazione, e una legislazione
speciale per i migranti, senza che questo si traduca in forti lacerazioni
interne al tessuto di convivenza civile.
La crisi economica pesa anche sugli
italiani. La fragilit dellĠeconomia delle famiglie, lĠimpressione che gli
immigrati siano dappertutto e probabilmente irregolari. Il luogo comunque che
siano pi delinquenti degli altri: tutto concorre a mettere noi contro di loro,
a pensare che occupino i nostri spazi (o quelli dei nostri figli). Ecco,allora,
che basta un episodio di cronaca – pompato da giornali e TV – per
scatenare campagne di avversione, che aprono spazio al razzismo. Perch questa
piaga non ( non solo) un fatto ideologico, basato sul credere nella superiorit di alcune razze rispetto ad
altre. EĠ soprattutto un prodotto della paura e dellĠinsicurezza, oltre che
sulla non conoscenza e sulla diffidenza.
Non cĠ dubbio che questo rischio di
frattura nella convivenza civile con una minoranza che si avvia allĠ8% della
nostra popolazione, diventer pi forte in presenza della crisi economica e
provocher pi danni a frontiere chiuse.
Che fare?
Non chiudendo le frontiere che si
arresta il flusso di ingressi irregolari; non con un crescendo di misure
repressive che si produce il matching tra domanda ed offerta di lavoro
immigrato regolare. Il governo dellĠimmigrazione un processo lungo che si
articola su pi fronti, tra cui: una vera lotta allĠeconomia sommersa, vero
Òpull factorÓ degli ingressi di irregolari; misure di sostegno e
semplificazione dei percorsi dĠingresso legali, monitorati e qualificati;
accordi con i paesi dĠorigine e di transito dei migranti; cooperazione
economica e sostegno allo sviluppo, a partire dai Paesi del Mediterraneo.
Noi della UIL siamo convinti che nellĠinteresse di tutti una
vera riforma della normativa sullĠimmigrazione; siamo convinti che rendere fluida
e monitorata lĠimmigrazione regolare, colpendo nel contempo con misure severe
chi sfrutta il lavoro nero, produrrebbe pi risultati di cento minacce di
espulsione.
Per questo motivo chiediamo agli organismi parlamentari di
Camera e Senato di essere ricevuti per unĠaudizione, al fine di poter esprimere
il nostro punto di vista sulle misure in approvazione e poter illustrare le
proposte del nostro sindacato.