MARONI INSISTE E RILANCIA. LA COMMISSIONE
EUROPEA CHIEDE CHIARIMENTI. I RESPINGIMENTI IN LIBIA RIMANGONO PRIVI DI BASI
LEGALI.
1. Dopo lultimo respingimento collettivo
di 75 migranti, in prevalenza somali, verso Tripoli, nel corso del quale,
secondo un giornalista della BBC, i militari della Guardia di finanza si
sarebbero macchiati di gravi violenze ai danni dei migranti che rifiutavano il
trasbordo sulle motovedette libiche e insistevano per chiedere asilo in
Italia, il ministro dell'Interno,
Roberto Maroni ribadisce i termini degli accordi con la Libia e lancia nuove
intimidazioni, facendo appello alla prudenza sulla diffusione di notizie
sull'origine dei respinti, che potrebbe risultare determinante per il
riconoscimento dello status di rifugiati. Un attacco violento, ancora una volta
nei confronti dellAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati,
colpevole secondo il ministro di diffondere notizie che metterebbero in luce la
violazione del diritto di asilo sancito dalla Convenzione di Ginevra e la illegalit
interna ed internazionale delle prassi operative di respingimento poste in
essere dal Ministero dellInterno con la collaborazione delle unit militari di
stanza nel canale di Sicilia.
Secondo Maroni sono state messe in giro - informazioni
sbagliate sul respingimento di ieri. In Libia presente una sede del 'Unhcr' e
il respingimento di ieri avvenuto in acque internazionali". "Non so
chi abbia diffuso notizie sull'origine di queste persone. passato che fossero
tutti profughi del Corno d'Africa, ma prima bisognerebbe accertarlo. Se no
finisce come l'altro caso dei 75 immigrati che per la stampa erano tutti curdi
iracheni, ma dopo le verifiche si sono rivelati egiziani. Maroni dimentica che anche in acque
internazionali incombono sugli stati specifici doveri di protezione, per il
salvataggio della vita umana in mare, oltre che per laccesso alla procedura di
asilo di quanti si trovano su una imbarcazione militare battente bandiera dello
stato.
Appare evidente il richiamo pretestuoso ad
un caso isolato, riguardante alcune decine di cittadini presumibilmente
egiziani, un caso che non pu
essere strumentalizzato per smentire le testimonianze precise e concordanti dei
superstiti e soprattutto i poveri resti dei cadaveri o lidentit dei feriti
recuperati dalle unit militari maltesi nelle ultime settimane.
La maggior parte degli ultimi casi di
respingimento ha riguardato cittadini eritrei e somali, persone che avrebbero
avuto diritto di essere accolte in Italia, e tra questi anche donne vittime di
abusi e minori non accompagnati. Se le autorit internazionali non riusciranno
ad ottenere dal governo italiano le informazioni richieste ( ne dubitiamo),
presto le famiglie delle vittime reclameranno i corpi dei loro congiunti o
chiederanno notizie dei loro parenti dispersi nei centri di detenzione in Libia
dopo essere stati respinti dai mezzi militari italiani. E solo questione di
tempo e la verit verr fuori, quali che siano le censure o le autocensure
imposte ai pescatori ed ai militari che operano nel Canale di Sicilia.
2. Maroni ha poi ricordato che i
respingimenti non costituirebbero altro che l'attuazione di un accordo firmato
dall'allora ministro dell'Interno, Giuliano Amato, con il governo di
centrosinistra. Un affermazione in palese malafede, quella malafede che Maroni
rimprovera ai suoi critici. Basta leggere il testo dellaccordo firmato a
Tripoli da Amato nel dicembre del 2007 ed il protocollo operativo allegato
firmato dal capo della polizia Manganelli per verificare, documenti alla mano,
che nulla di quanto commesso illecitamente dalle unit militari italiane in
occasione dei respingimenti in Libia di migranti intercettati in acque
internazionali trova una base
giuridica nelle clausole degli accordi del 2007,.
Il Protocollo firmato a Tripoli nel
dicembre del 2007 dallallora ministro degli interni Amato non fa riferimento
alla riconsegna di migranti imbarcati su unit italiane con il trasbordo su
unit libiche, o addirittura con lingresso in un porto libico ( come avvenuto il
7 ed 8 maggio scorso), e anzi richiama espressamente come limite invalicabile
il rispetto dei diritti fondamentali della persona sanciti dalle Convenzioni
internazionali.
E sarebbe ancora vano ricercare una base
giuridica dei respingimenti collettivi verso la Libia nel Trattato di amicizia
tra Italia e Libia, firmato nel 2008 da Berlusconi con Gheddafi, nel quale, in
materia di contrasto dellimmigrazione irregolare a mare, ci si limita a fare
richiamo ai protocolli sottoscritti a Tripoli nel dicembre del 2007 da Amato e
da Manganelli.
Basta rileggere le cronache dei
respingimenti collettivi di questi mesi, in particolare di quelli praticati nei
giorni 7 e 8 maggio dalla Marina Militare ( per i quali pendente un ricorso
alla Corte Europea dei diritti dellUomo) e poi dalla Guardia di Finanza in
collaborazione o su segnalazione delle unit maltesi o delle unit operanti
nelle attivit di FRONTEX, in particolare il 1 luglio 2009 , e poi ancora in
pi occasioni fino alla tragedia degli eritrei, il 23 agosto , fino allultimo
respingimento violento del 31 agosto scorso, per verificare le gravi violazioni
dei diritto internazionale ( e del diritto interno) di cui si sono rese
responsabili le autorit politiche e militari italiane, non meno delle autorit
maltesi alle quali spetterebbe il coordinamento delle azioni di salvataggio
nella vasta zona SAR che Malta pretende ancora come appannaggio del passato.
Per queste violazioni lASGI ( Associazione
studi giuridici sullimmigrazione) insieme ad altre associazioni ha presentato
esposti alla Commissione Europea ed alla Procura della Repubblica di Roma, che
ancora non si sono pronunciate. Adesso, la richiesta di informazioni da parte
della Commissione Europea, piuttosto che costituire un atto di ordinaria amministrazione,
come sostenuto da Maroni, se lItalia non fornir una documentazione esaustiva
ed una giustificazione legale dei casi di respingimento, potrebbe avere come
conseguenza lapertura di una procedura di infrazione per violazione del
diritto comunitario delle frontiere da parte dellItalia, oltre che della
normativa comunitaria ed interna in materia di asilo.
3. In realt lattacco di Maroni allAlto
Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati .ha avuto un secondo
risvolto. "In Libia - ha aggiunto Maroni - c' la sede dell'Alto
Commissariato e l'ultimo respingimento stato fatto in acque internazionali. LACNUR
in sostanza non avrebbe titolo a denunciare i respingimenti nel Canale di
Sicilia perch comunque avrebbe una sede in Libia alla quale potrebbero
rivolgersi coloro che la guardia di finanza italiana riconsegna ai militari
della Grande Giamahiria. Maroni
finge di dimenticare, o cerca di non fare sapere agli italiani, che la Libia
non ha firmato la Convenzione di Ginevra, che in Libia centinaia di migranti
che hanno fatto richiesta di asilo tramite una rappresentanza temporanea
dellACNUR, che ha potuto visitare solo pochi dei numerosi centri di detenzione
nei quali sono rinchiusi i migranti irregolari, continuano ad essere detenuti e
a subire violenze e ricatti di ogni genere. Se il problema principale di
Maroni, di Berlusconi e dei militari che ne attuano le direttive il contrasto
dellimmigrazione clandestina, cerchino almeno di usare gli ufficiali di
collegamento che lItalia ha piazzato in Libia per scoprire le collusioni tra
trafficanti e alte gerarchie della polizia libica, e per offrire a tutti i
migranti irregolari trattenuti in quel paese un accesso effettivo alla
procedura di asilo o il supporto per un ritorno dignitoso e volontario nei
paesi di provenienza.
Il recente accordo tra IOM ed ACNUR,
sottoscritto a Tripoli il 26 luglio scorso, per un avvio della collaborazione
nella gestione delle richieste di asilo in Libia, rester come lettera morta
fino a quando i libici non consentiranno la libera circolazione dei richiedenti
asilo, e soprattutto fino a quando tutti i numerosi centri di detenzione,
creati anche con il supporto finanziario dellEuropa e dellItalia, non saranno
accessibili alle agenzie umanitarie, agli avvocati ed ai giornalisti. In nessun
caso questo accordo pu diventare un alibi per giustificare respingimenti
sommari in acque internazionali, che violano il divieto di respingimenti
collettivi ed il principio di non refoulement ( respingimento) affermato dalla
Convenzione di Ginevra. Anche se la Libia sottoscrivesse domani la Convenzione
i respingimenti resterebbero illegali fino a quando non fosse stata provata la
condizione di luogo sicuro per i richiedenti asilo.
Non si pu confondere strumentalmente la questione
dei richiedenti asilo con il problema dellimmigrazione irregolare, che
comunque in aumento malgrado i respingimenti verso la Libia. Chi utilizza
questo espediente per allarmare gli italiani e metterli contro i profughi che
si rivolgono al nostro paese, smentito dalla circostanza che lItalia uno
dei paesi europei con il numero ( percentuale) pi basso di rifugiati rispetto
alla popolazione. A differenza di altri paesi europei lItalia non partecipa
pi ad operazione di resettlement ( ridistribuzione di richiedenti asilo) e
dunque non ha titolo per invocare la solidariet europea. Malgrado i richiami
europei per sospendere i respingimenti sommari dai porti adriatici verso la
Grecia, questi respingimenti collettivi continuano anche ai danni di minori non
accompagnati. Gli appelli allEuropa da parte del governo italiano servono
soltanto per distrarre lopinione pubblica dalle gravissime conseguenze degli
errori e degli abusi commessi dallo stesso governo e dai suoi agenti in materia
di immigrazione ed asilo.
4. Non difficile prevedere che lItalia
risponder i modo evasivo alle richieste della Commissione Europea, come non
rispetta pi, da oltre un anno, le decisioni di condanna o di sospensione delle
espulsioni comminate dalla Corte Europea dei diritti dellUomo. Quanto
affermato dalle autorit di Bruxelles in ordine ai principi ai quali dovrebbero
attenersi gli stati nellesercizio dei loro poteri sovrani nellesercizio dei
controlli di frontiera sconfessa gi oggi loperato del governo italiano e
potrebbe costituire il precedente, in assenza di una tempestiva giustificazione
legale fornita dal ministero dellinterno, per una condanna esemplare. Crediamo
in ogni caso che a Bruxelles comprenderanno bene la distanza dai protocolli
operativi ( gi criticabili) firmati a Tripoli nel 2007 da Amato e Manganelli e
le prassi operative imposte direttamente dal Ministero dellinterno alla Marina
Militare ed alla Guardia di Finanza, a partire dal 15 maggio 2009.
"La Commissione sottolinea che qualunque essere umano ha diritto di
sottoporre una domanda che gli riconosca lo statuto di rifugiato o la
protezione internazionale", ha aggiunto il portavoce della commissione
Abbot, ricordando poi quanto aveva gi affermato in proposito il commissario
alla Giustizia, libert e sicurezza, Jacques Barrot, in una lettera del 15
luglio scorso al presidente della Commissione europarlamentare Libert civili,
Lopez Aguilar: "Il principio di non-refoulement (non respingimento, ndr),
cos come interpretato dalla Corte europea dei Diritti dell'uomo, significa
essenzialmente che gli Stati devono astenersi dal respingere una persona
(direttamente o indirettamente) laddove potrebbe correre un rischio reale di
essere sottoposta a tortura o a pene o trattamenti inumani o degradanti".
"Inoltre - continuava il testo di Barrot - gli Stati non possono
respingere dei rifugiati alle frontiere dei territori in cui la loro vita o la
loro libert potrebbe essere minacciata a causa della loro razza, religione,
nazionalit, affiliazione a un gruppo sociale particolare, o della loro
opinione politica. Quest'obbligo deve essere rispettato durante l'attuazione
dei controlli alle frontiere, conformemente al codice delle frontiere di
Schengen, anche per le attivit di sorveglianza in alto mare".
Il commissario Barrot nella lettera del 15 luglio sottolineava ancora che
"la giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell'uomo indica che
gli atti eseguiti in alto mare da una nave di Stato costituiscono un caso di
competenza extraterritoriale e possono impegnare la responsabilit dello Stato
interessato". Osservazioni queste sugli obblighi di protezione che
incombono agli stati appartenenti allUnione Europea che lItalia ha ignorato,
almeno a partire dal 15 maggio scorso, con conseguenze tragiche non dovute soltanto
alla cattiveria dei trafficanti, ma derivanti da un cinico calcolo di chi
rivestiva responsabilit di governo, con un numero di vittime che superiore,
in proporzione agli sbarchi, di quello verificatosi lo scorso anno. E per chi
sopravvive, come nel caso degli ultimi eritrei sopravvissuti alla strage per
omissione di soccorso, pronto il reato di immigrazione clandestina, insomma
si sanziona persino la colpa di essere sopravvissuti. Ed da dimostrare che la
strategia di Maroni abbia effettivamente ridotto il numero delle vittime. Per i
migranti in Libia si pu solo constatare in base alle denunce dei familiari che
molti risultano scomparsi nel nulla mentre, malgrado la rigida censura militare,
continuano a diffondersi notizie di altre possibili tragedie.
Non si hanno ancora notizie di una
imbarcazione in legno con circa 150 migranti che sarebbe partita alcuni giorni
fa dalle coste libiche. L'allarme stato lanciato da un immigrato somalo
rinchiuso nel centro di detenzione di Safi a Malta, che venerd 28 agosto ha
ricevuto una telefonata nella quale un migrante che si trovava
sullimbarcazione chiedeva soccorso. Le autorit maltesi hanno detto di non
avere intercettato fino ad ora sui radar l'imbarcazione. Si prospetta un'altra
tragedia coperta dal silenzio delle autorit di polizia.
5. LUnione Europea e la
Corte Europea dei diritti dellUomo, organismo che fa capo al Consiglio
dEuropa, se non prevarranno calcoli di natura politica, dovranno sanzionare
lItalia e Malta per la grave violazione dei doveri di protezione loro
incombenti nei confronti di quanti sono intercettati, o meglio salvati, in
acque internazionali, e che in ragione della loro provenienza o delle loro
condizioni attuali non possono essere respinti verso la Libia. Non si tratta
soltanto di richiedenti asilo, ma di tutte quelle persone che -se respinte in
Libia- potrebbero essere esposte ad un trattamento disumano o degradante ,vietato
dallart. 3 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti delluomo.
Lart. 12 del Codice delle
frontiere Schengen prevede che le autorit di polizia possano bloccare i
migranti che tentano di entrare nel territorio di uno stato Schengen, ma secondo
la giurisprudenza della Corte di Giustizia questo potere non pu essere esercitato
in contrasto con i diritti fondamentali della persona umana, tra i quali va
annoverato il diritto di chiedere asilo ed il diritto a non subire
respingimenti collettivi. Chiunque venga raccolto a bordo di una unit battente
bandiera italiana in attivit di controllo delle frontiere marittime, si trova
in territorio italiano e se fa richiesta di asilo, o se si tratta di un minore,
non pu essere riconsegnato alle autorit di un paese terzo come la Libia,
soprattutto quando non pu essere stabilita la esatta provenienza delle persone
raccolte in mare. Chi contravviene queste regole viola il diritto
internazionale e questa stessa violazione andrebbe sanzionata anche dal giudice
penale italiano quanto meno come abuso di ufficio, se non come omissione di
soccorso o vero e proprio sequestro di persona.
La direttiva comunitaria
sulle procedure di asilo e la normativa italiana di attuazione, il decreto
legislativo 25 del 2008, pur modificato dal decreto Maroni dello stesso anno, impediscono alla
autorit di polizia di frontiera, e dunque anche ai militari imbarcati sulle
motovedette che effettuano i pattugliamenti nel canale di Sicilia, qualunque
valutazione sulla ammissibilit delle persone alla procedura di asilo. Chiunque
manifesta intenzione di chiedere asilo in territorio italiano, come lo sono le
unit militari italiane in servizio in acque internazionale, deve essere
condotto in un posto sicuro in Italia, avere un interprete, ricevere le
informazioni sul diritto di asilo ed essere ammesso alla procedura. Sar poi la
commissione territoriale competente che riconoscer il diritto di asilo, la
protezione sussidiaria o la protezione temporanea, oppure pronuncer un diniego
contro il quale linteressato potr comunque fare ricorso al giudice e chiedere
che questo ricorso abbia effetto sospensivo delleventuale allontanamento.
Lart. 10 del Testo Unico
sullimmigrazione prevede che non pu essere respinto chi per esigenze di
soccorso viene ammesso nel territorio nazionale , come lo sono le unit
militari battenti bandiera italiana ovunque operino, oppure quando si
manifesti con qualunque modalit
la volont di chiedere di asilo. E che non si ripeta ancora la solita menzogna, contenuta in tante
relazioni di servizio della polizia di frontiera, che in mare nessuno fa
richiesta di asilo, perch dai racconti di decine di naufraghi si pu ricavare
come questi manifestino subito
dopo il salvataggio, in modo inequivoco, la volont di entrare in Italia per
presentare richiesta di asilo, ma sono invece le autorit militari che ignorano
queste richieste, magari approfittando dellassenza di interpreti ufficiali, e riconducono in Libia persone che in
quel paese ritorneranno a subire abusi e violenze di ogni genere.
Il principio di non refoulement ( non respingimento), sancito dalla Convenzione di Ginevra, vale
anche in acque internazionali, ed anche quando cՏ il rischio che le persone
respinte verso un paese terzo come la Libia siano successivamente deportate
verso i paesi di origine nei quali possono subire arresti arbitrari, torture o
altri trattamenti disumani o degradanti. Come noto il leader libico Gheddafi
un grande amico ( oltre che di Berlusconi) del dittatore eritreo e la Libia
deporta in Eritrea centinaia di giovani fuggiti per sottrarsi al carcere a
tempo indeterminato che in quel paese sanziona chi non vuole subire la leva
obbligatoria ( anche per le donne). Carcere e torture sono confermati dai
giovani della diaspora eritrea che hanno raggiunto lEuropa ed hanno ottenuto
il riconoscimento dello status di asilo.
Le autorit italiane hanno
dimostrato di non essere in grado di garantire in alcun modo il rispetto dei
diritti umani dei migranti nei paesi di transito in Nord-africa ( dunque anche
in Algeria, Tunisia ed Egitto, oltre che in Libia), ed il viaggio di Berlusconi
da Gheddafi, proprio nel giorno dellennesimo respingimento illegale verso la
Libia conferma la complicit , se non la diretta partecipazione, del governo
italiano e di suoi agenti istituzionali agli abusi subiti dai migranti in quel
paese.
Invitiamo tutti, ancora una volta, a leggere ed a diffondere il contenuto
vincolante degli accordi internazionali in materia di diritto del mare, le
norme del diritto comunitario sulle frontiere e sul diritto di asilo, il testo
dei trattati e dei protocolli firmati dallItalia con la Libia. Non occorre
essere giuristi per comprendere quali e quanto gravi siano state le violazioni
poste in essere dalle autorit italiane, che in collaborazione con le forze
armate maltesi e libiche hanno condotto in questi mesi una guerra spietata nei
confronti dei migranti in fuga dalla Libia, in particolare ai danni di potenziali richiedenti asilo, tra
questi donne vittime di abusi ed in stato di gravidanza, e minori non
accompagnati. Neppure le linee operative delle missioni FRONTEX prevedono la
riconsegna in mare dei migranti alle autorit di polizia di paesi di transito
che non riconoscono i diritti dei richiedenti asilo come la Libia. Le autorit
italiane che operano nel Canale di Sicilia su ordini del ministero dellinterno
agiscono al di fuori della legalit internazionale o costituzionale, sulla base
di intese operative segrete, che sono ben distanti dagli accordi sottoscritti e
che sono frutto di una continua negoziazione. Questa la cooperazione pratica
di polizia che appare lultima risorsa per il contrasto dellimmigrazione
irregolare da parte di una Unione Europea sempre pi divisa tra le diverse
esigenze dei 27 stati che ne fanno parte. Ed su queste divisioni che le
autorit italiane contano ancora una volta di fare gioco, ottenendo lennesima
assoluzione, come successo dopo la visita di Barrot a Lampedusa nel febbraio
del 2009.
Attendiamo che i giuristi che decidono,
quelli che operano nelle corti internazionali, e, sarebbe tempo, qualche
magistrato italiano, trovino la forza e la coerenza per comminare al governo
italiano una condanna esemplare. Condanne
e procedure di infrazione che non scardinerebbero certo il consenso elettorale
di chi si ormai imposto con la menzogna ed il controllo dei mezzi di
informazione, ma che costituirebbero almeno un qualche (tardivo) riconoscimento
per le vittime, e la riaffermazione dello stato di diritto contro il diritto di
polizia. Questa volta in gioco non solo la democrazia in Italia ma la stessa credibilit
dellUnione Europea, troppe volte messa in crisi dai voltafaccia e dagli
opportunismi che piegano la difesa dei diritti della persona migrante al
bilanciamento dei rapporti diplomatici ed alle esigenze di blocco indiscriminato
delle frontiere. Anche a costo di cancellare il diritto di asilo.
Fulvio Vassallo Paleologo
Universit di Palermo