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Interventi e interviste

Interviste - Ministro Roberto Maroni

11.01.2010

Maroni: «Rosarno sia di lezione, adesso fermiamo il lavoro nero»

Intervista di Massimo Martinelli al ministro dell'Interno apparsa sul quotidiano 'Il Messaggero'

Adesso che l'ha vinta, la battaglia di Rosarno, Roberto Maroni non ha nessuna voglia di festeggiare. E nemmeno di rispondere alle schermaglie politiche, inevitabili, che caratterizzano ogni momento della sua vita pubblica «C'è poco da cantare vittoria - dice il ministro dell'Interno - perchè pensare di aver risolto quella situazione con il manganello significa non aver capito la lezione di Rosarno».

Qual è la lezione di Rosarno?
«E' che ci sono due modi per affrontare questo tipo di emergenze. Il primo è intervenire con la polizia e ristabilire la calma. Ma il problema si risolve solo temporaneamente».

Il secondo?
«E' quello più costruttivo: ci si riunisce tutti insieme, governo, istituzioni locali, associazioni di categoria e imprenditori e si stabilisce un intervento complessivo che da una parte garantisca che i clandestini devono essere espulsi e dall'altra si stabilisca che coloro che hanno titolo per restare, cioè gli immigrati regolari e i richiedenti asilo, abbiano condizioni degne di un essere umano».

Questa fase passa obbligatoriamente per la lotta al lavoro nero.
«A Rosamo c'è una task force composta da esperti del Viminale, del Welfare e della Regione Calabria; hanno già parlato con le associazioni di categoria e con alcuni imprenditori del settore agricolo. E mi hanno già riferito che qualcuno, candidamente, ha detto che costa troppo mettere in regola gli immigrati».

E quindi?
«E quindi la morale in quella zona è che siccome costa troppo, assumono in nero. Io non ci sto, non si può più tollerare questo. Bisogna fermare il lavoro nero. Finora sono stati chiusi tutti e due gli occhi, per complicità e per connivenze a molti livelli. Adesso non dovrà più succedere».

E farete sgravi fiscali per assumere gli stagionali?
«Lo strumento esiste già, si chiama 'voucher', cioè 'buono lavoro', uno strumento ideato per il pagamento del lavoro occasionale introdotto dalla Legge Biagi: ha un costo minimo che sopportano i datori di lavoro per mettere in regola queste persone».

E i datori di lavoro lo sopporteranno?
«Se qualcuno pensa che neppure questo costo minimo sia sopportabile, allora dica chiaramente che vuole violare la legge. E non perché sono alti i costi, ma perché vuole sfruttare il lavoro in maniera schiavistica. Ma noi non accetteremo che ci sia sfruttamento del lavoro nero, perchè da questo sfruttamento derivano tutte le conseguenze che abbiamo visto in questi giorni a Rosarno. Ma che esistono anche altrove».

Chiederete ai datori di lavoro di usare il voucher?
«Non c'è bisogno di chiedere di utilizzare il voucher perché è già richiesto dalla legge. Devono applicarlo di loro iniziativa. Martedì al Senato lancerò un appello a tutte le componenti delle istituzioni a livello centrale e locale, affinchè si abbandoni la polemica e si faccia un grande sforzo comune, comprese le associazioni di categoria e imprenditoriali, affinchè siano garantite condizioni di lavoro e di permanenza umane per tutti coloro che vengono utilizzati in questo tipo di attività».

Secondo alcune ricostruzioni dietro la rivolta di Rosarno si allungano però le ombre della 'Ndrangheta.
«Dietro Rosamo c'è un'indagine in corso che dovrà accertare se, e in che misura, c'è la 'Ndrangheta. Io non mi pronuncio perché quando c'è un fenomeno del genere è facile attribuirlo alle cosche, così tutti se ne lavano le mani; tutti dicono che non è colpa loro perché dietro c'è la 'Ndrangheta e deve occuparsene il Viminale. Adesso io non escludo che ci sia la criminalità organizzata ma lasciamo il tempo ai magistrati di decifrare i fatti».

Gli immigrati potranno tornare a Rosarno?
«Di quelli che abbiamo portato via, circa 150 sono in regola, e possono andare dove vogliono, anche a Rosarno. Non nella bidonville, che abbiamo demolito; la task torce ha 1.900mila euro in cassa per creare condizioni di vita più umane per chi vuole tornare da quelle parti».

La lotta alla clandestinità, invece, come procede?
«Nel 2009 abbiamo ridotto gli sbarchi del 90 per cento rispetto al 2008; negli ultimi due anni abbiamo fatto 40mila rimpatri effettivi. C'è un bacino di irregolari molto vasto che si è accumulato e che noi stiamo svuotando. Questi sono i numeri, continueremo con questa politica».

In ogni caso, il contrasto alla criminalità mafiosa è nel suo programma di lavoro 2010. Ha annunciato una strategia in dieci mosse: ce ne dice almeno tre?
«Un paio dei punti sono già noti: quello del Codice Antimafia, una raccolta attualizzata di tutte le leggi sulla criminalità organizzata approvate da 65 anni ad oggi. E l'Agenzia per la gestione di beni sequestrati e confiscati alla mafia, che hanno avuto un'impennata nell'ultimo anno: siamo a 12mila beni mobili, immobili e aziende confiscati alla mafia».

Terzo punto?
«Intendiamo potenziare la capacitàoperativa della Superprocura Nazionale Antimafia, già egregiamente guidata da Piero Grasso. Daremo più poteri alla magistratura che indaga, più risorse, più strumenti e più magistati».

Risultati ottenuti finora?
 «Da quando siamo al governo abbiamo arrestati otto mafiosi al giorno, dei trenta più pericolosi ne abbiamo arrestati ventuno, undici dei quali in Calabria; abbiamo sequestrato beni per sette miliardi di euro. Non c'è un governo che ha fatto di più».





   
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