Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata
alla data del 15 giugno 2010)
Camera: “migliorare la legge, i meccanismi dei flussi e dei
permessi di soggiorno agli stranieri”
Le
conclusioni dell’indagine sul lavoro nero della XI Commissione della Camera dei
Deputati
Sommario
o
Dipartimento Politiche
Migratorie – Appuntamenti pag. 2
o
Prima pagina: Camera
“migliorare flussi e permessi per gli immigrati” pag. 2
o
Prima pagina – Consulta:
“no all’aggravante di clandestinità”; Soggiorno, arriva test italiano pag. 3
o
Prima pagina – Consulta:
No a disparità su assegno di invalidità tra italiani e stranieri pag. 4
o
Approfondimento:
Immigrati, il giorno del giudizio pag. 5
o
Discriminazioni: sei
romeno? RC auto più cara pag. 7
o
Società: la
collettività del Marocco in Italia pag. 8
o
Società: Banche del
Tempo, tempo di reciprocità sociale pag.
9
o Scienza: il cervello dei xenofobi
funziona in maniera diversa? pag.10
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n.
281
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti
Roma, 16 giugno 2010, ore 11. Sede Aiccre
Incontro su immigrazione e programmi di ritorno volontario
assistito
(Giuseppe Casucci)
Napoli, 17 giugno 2010, sede UIL regionale
Proiezione del film: “non tutti i neri vengono per nuocere” e
Tavola rotonda.
(Guglielmo Loy)
Roma, 17 giugno 2010, ore 09.30, Ministero del Lavoro,
Auditorium Via Veneto
Convegno su “Immigrazione, percorsi lavorativi e mercato del
lavoro”
(Giuseppe Casucci)
Venezia, 21/06/2010, sede UIL regionale, ore 15
Riunione regionale con responsabili immigrazione
(Giuseppe Casucci)
Roma, 23 e 14 giugno 2010, ore 10.00 Capitale Lavoro
Ciclo di incontri: “Giovani immigrati ed apprendistato”
(Angela Scalzo, Marco Massera)
Roma, 24 giugno 2010, ore 10, Centro per L’impiego di Torre
Angela
Corso di formazione: “immigrazione e diritti di cittadinanza”
Prima Pagina
www.stranieriinitalia.it
Camera: "Migliorare flussi e permessi di soggiorno"
Le conclusioni dell’indagine sul lavoro nero.
Roma
- 14 giugno 2010 – Bisogna investire sulla regolamentazione delle forme
di impiego della manodopera straniera, poiché ''la presenza di
lavoratori extracomunitari risulta significativa proprio in quei settori
in cui si registra una percentuale più elevata di lavoro sommerso''.
E' quanto scrive la commissione Lavoro della Camera nel documento
conclusivo dell'indagine conoscitiva sul lavoro nero, presentato oggi a
Montecitorio. La commissione innanzitutto segnala come, a fronte di ogni
riflessione, figuri il ''dato inconfutabile'' che la richiesta attuale di
manodopera viene considerata come non adeguatamente soddisfatta. Le stesse
modalita' di ingresso nel Paese ''risultano spesso di non facile
applicazione e favoriscono il ricorso al lavoro sommerso (che riguarda
sicuramente gli immigrati irregolari, ma in misura maggiore quelli
regolari con lavoro stabile), ponendo con forza la questione relativa
alle modalita' di reclutamento di tale manodopera e a come regolamentarne
la permanenza nel territorio''. ''Nel corso dell'indagine si e' cosi'
prospettata la necessita' - si legge nel documento - di semplificare le
procedure per il rilascio del permesso di soggiorno in favore dei
lavoratori stranieri regolarmente presenti sul territorio italiano,
agevolando la tempistica e le relative procedure e mettendo, altresi',
a disposizione delle imprese una quota di ingressi piu' rispondente
ai bisogni delle stesse''. È emersa inoltre ''la preoccupazione di
rendere piu' costante e qualificata la presenza di lavoratori immigrati
sul territorio, estendendo il periodo di soggiorno per ricerca di lavoro,
in caso di sopravvenuta disoccupazione (oggi limitato a 6 mesi),
ricollegando la decorrenza di tale proroga non al giorno del licenziamento
bensi' a quello della scadenza del permesso di soggiorno e rendendo meno
probabile lo scivolamento di tali lavoratori verso condizioni di
irregolarita', anche attraverso il loro impiego in attivita' di
formazione'', scrive la commissione. ''Essenziale a tale
riguardo risulta l'avvio di politiche sociali di integrazione adeguate,
riguardanti gli alloggi, la formazione linguistica e scolastica,
nell'ambito delle quali gli enti locali dovrebbero assurgere al ruolo di
effettivi protagonisti'', raccomanda l’indagine. Sempre in
tema di semplificazione della normativa relativa al reclutamento della
manodopera straniera, nel documento si segnala poi l'esigenza di
''introdurre modifiche alla normativa dei rinnovi dei permessi di
soggiorno stagionali, attesa la particolare delicatezza di tali forme di
attivita' professionale, che, a causa dei periodi ristretti in cui si
esercitano, rendono ancor piu' problematica la tematica del reclutamento
e della permanenza dei lavoratori stranieri, spesso costretti a migrare da una
un territorio all'altro all'inseguimento delle campagne della raccolta''.
Scarica il resoconto dei lavori della
commissione ed il documento conclusivo approvato: http://documenti.camera.it/_dati/leg16/lavori/stencomm/11/indag/lavoro/2010/0526/INTERO.pdf
Roma,
10 giugno 2010 - La Corte Costituzionale avrebbe
deciso l'illegittimità dell'aggravante di clandestinità (pene aumentate di un
terzo se a compiere un reato è un immigrato presente illegalmente in Italia)
prevista dal primo 'pacchetto sicurezza' del governo 1,
diventato legge nel luglio 2008. Ma dalla stessa Corte sarebbe venuto un
sostanziale via libera alla legittimità del reato di clandestinità - punito con
l'ammenda da 5mila a 10mila euro - introdotto dal secondo 'pacchetto
sicurezza', nel luglio 2009 2. La decisione sarebbe
stata adottata a maggioranza nella camera di Consiglio della Corte tra ieri e
questa mattina. Le indiscrezioni sulla decisione sono in attesa di conferma
dalle motivazioni della decisione. Anche perché dalla Corte potrebbero venire
indicazioni restrittive sulla applicazione del reato di clandestinità: potrebbe
venire l'indicazione che spetta al giudice di pace valutare, caso per caso, la
grave entità del fatto, così da escludere eventuali giustificati motivi per cui
l'immigrato si sia trattenuto illegalmente in Italia. Certo
è che l'aggravante di clandestinità (art. 61, numero 11 bis, del codice penale
introdotto dalla legge 125 del 24 luglio 2008) sarebbe stata bocciata per
violazione degli articoli 3 e 25 della Costituzione. Per irragionevolezza
dunque, perché secondo i giudici della Consulta, in base al principio del 'ne
bis in idem' l'aggravamento della pena andrebbe a collidere con il reato di
clandestinità introdotto nel 2009 dal 'pacchetto sicurezza'. Inoltre, l'aumento
di pena violerebbe il principio costituzionale del "fatto materiale"
quale presupposto della responsabilità penale, nel senso che l'aumento di pena
sarebbe collegato esclusivamente allo 'status' del reo (il trovarsi
irregolarmente in Italia) e non alla maggiore gravità del reato, o alla
maggiore pericolosità dell'autore. Come nel caso dei recidivi o dei latitanti.
I giudici costituzionali avrebbero invece dato il via libera al reato di
clandestinità (art.10 bis del testo unico dell'immigrazione del 1998 introdotto
dalla legge 94 del 15 luglio 2009), dichiarando infondate diverse questioni di
legittimità sollevate dal Tribunale di Pesaro e da numerosi giudici di pace
(Orvieto, Lecco, Torino, Cuneo, Vigevano e Gubbio). Al 'pacchetto
sicurezza' erano state fatte dure critiche 3 dall'alto
commissario dell'Onu per i diritti umani, Navi Pillay, dai magistrati 4, secondo i quali il
provvedimento violerebbe anche i diritti dei clandestini e dei loro figli oltre
a portare alla paralisi degli uffici giudiziari. Contrari anche i Medici senza
frontiere, le Ong italiane 5 e da Famiglia
Cristiana che aveva definito 6 il pacchetto
"indegno di uno Stato di diritto".
(10
giugno 2010)
Carta di soggiorno, arriva il test di italiano
Bisognerà superarlo per avere il permesso di soggiorno Ce per
lungo soggiornanti. La novità da dicembre
Roma –
14 giugno 2010 - Dal prossimo dicembre, chi vorrà mettersi in tasca il permesso
di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo, l’ambita “carta di
soggiorno”, dovrà superare un test di italiano. Era già previsto dalla legge
sulla sicurezza, ma solo ora i ministeri dell’Interno e dell’Istruzione hanno
deciso come dovrà svolgersi il test e lo hanno messo nero su bianco in un
decreto arrivato venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale. La novità entrerà però
in vigore solo dal prossimo dicembre, quindi a chi ha già i requisiti per
chiedere la carta e vuole evitare il test conviene presentare subito la
domanda. Il test si farà in prefettura, presumibilmente presso lo Sportello
Unico per l’Immigrazione. Normalmente sarà informatizzato, ma si può anche
chiedere di sostenerlo per iscritto, e per guadagnarsi la promozione bisognerà
conquistare almeno 80 punti su 100. Gli bocciati possono riprovare, ma
comunque la prova non si annuncia particolarmente dura, dal momento che
bisognerà dimostrare una conoscenza dell’italiano a “livello A2”. Si tratta di
uno standard europeo che indica una padronanza della lingua abbastanza
elementare, non difficile da riscontrare in chi è in Italia regolarmente da
almeno cinque anni, uno dei requisiti per avere la carta di soggiorno. Non
tutti comunque, dovranno fare il test. Sono esentati: i figli minori di 14
anni; chi ha gravi problemi di apprendimento linguistico, per età, handicap o
patologie, certificati da un medico; chi ha già in tasca un certificato di
conoscenza dell’italiano a livello A2; chi ha conseguito in Italia un diploma
di scuola media o scuola superiore oppure frequenta un corso universitario, un
dottorato o un master; dirigenti, professori universitari, traduttori e
interpreti e giornalisti corrispondenti di testate straniere entrati in Italia
“fuori quota”.
Scarica
Ministero dell'Interno. Decreto
4 giugno 2010. Modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua
italiana, previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n.
286, introdotto dall'articolo 1, comma 22, lettera i) della legge n. 94/2009.
(GU n. 134 del 11-6-2010 )
Consulta: "No a disparità tra italiani e stranieri su
assegno di invalidità"
Dichiarato
illegittimo l'articolo 80 della legge 338 del 2000
Roma,
31 maggio 2010 - Sull'assegno di invalidità non possono esserci disparità di
trattamento tra cittadini e stranieri che soggiornano regolarmente in Italia.
Perchè non e' una erogazione destinata ad un minor reddito legato alle
condizioni soggettive ma punta a fornire un minimo di sostentamento finalizzato
ad assicurare la sopravvivenza. E perchè e' uno dei trattamenti previdenziali
che costituiscono diritti soggettivi.
Parola della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo l'articolo 80
della legge 338 del 2000 nella parte in cui subordina al requisito della
titolarità della carta di soggiorno la concessione dell' assegno mensile agli
stranieri regolari. Nel febbraio 2009 la Corte di Appello di Torino aveva
sollevato la questione, prendendo spunto dal caso di una donna romena, munita
del permesso di soggiorno e iscritta nelle liste speciali di collocamento dal
2005, alla quale l' assegno di invalidità era stato negato perchè non aveva la
carta di soggiorno. Il tribunale aveva accolto la richiesta solo a partire dal
1 gennaio 2007, data di ingresso della Romania nella Unione europea, ma non per
il periodo precedente. La donna ha fatto ricorso sostenendo che la sentenza
contrastava con la Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo, in particolare
con l' articolo 14 che vieta trattamenti discriminatori. L' Inps e la
Presidenza del Consiglio si sono costituiti nel giudizio davanti alla Consulta,
chiedendo che la questione fosse dichiarata inammissibile o infondata. E la
Consulta ha accolto le ragioni del ricorso. Non solo. Ricordando di essersi
espressa nella stessa direzione anche in tema di indennità di accompagnamento e
di pensione di inabilità, ha spiegato che la disparità di trattamento comporta
la violazione dell' articolo 117 della Costituzione in riferimento alle
previsioni della Convenzione dei diritti dell' Uomo. La Corte ha ribadito che
una volta che il diritto a soggiornare in modo non episodico e di breve durata
non sia in discussione ''non si possono discriminare gli stranieri , stabilendo
nei loro confronti, particolari limitazioni per il godimento dei diritti
fondamentali della persona, riconosciuti invece ai cittadini ''.
Scarica la sentenza: http://www.stranieriinitalia.it/briguglio/immigrazione-e-asilo/2010/maggio/sent-corte-cost-187-2010.html
La Cassazione concede le
attenuanti generiche, ma viene legittimato il reato di clandestinità
Secondo una recentissima sentenza della Corte di Cassazione
(Sent. n. 22212 del 10.6.2010) gli immigrati non integrati, che vivono in
condizioni socio-economiche disagiate, hanno diritto a vedersi riconosciute le
attenuanti generiche. In altri termini, ha diritto a uno
sconto di pena lo straniero che commette dei reati, vivendo in condizioni
disagiate.
È stata così confermata una decisione del Tribunale che aveva concesso le
attenuanti generiche a un algerino, accusato di resistenza a pubblico ufficiale
e danneggiamento.
Secondo l’accusa, “... le disagiate condizioni di vita non sono idonee ad
attenuare la portata dei reati contestati e quindi non possono essere poste a
sostegno della concessione della attenuanti generiche”. Questa
impostazione volta a negare l’applicazione delle attenuanti non è stata accolta
dalla Cassazione, che ha chiarito come “... il Tribunale non ha concesso le
attenuanti generiche per incensuratezza, ma per le disagiate condizioni di
vita. Si tratta di un parametro sicuramente rientrante nella previsione
dell’articolo 62 del codice penale“. Questa decisione non nemmeno in
contrasto con le norme sulla sicurezza approvate con la Legge n. 125/2008 (il
primo “Pacchetto sicurezza”).
La sentenza è pubblicata sul sito di Italia Oggi, nella sezione Documenti. Sullo
stesso tema, la Corte costituzionale ha stabilito che la clandestinità
non è un’aggravante. È quindi illegittima l’aggravante della
clandestinità (che prevede pene aumentate di un terzo se a compiere un reato è
un immigrato presente illegalmente in Italia), prevista dal primo “Pacchetto
sicurezza” del 2008. La stessa Corte avrebbe invece legittimato il
reato di immigrazione clandestina, punito con l’ammenda da 5mila a
10mila euro, introdotto dal secondo “Pacchetto sicurezza” del 2009.
Quanto all’illegittimità costituzionale dell’aggravante di clandestinità,
sarebbero violati i principi costituzionali fissati dagli articoli 3, 25 e 27
della Costituzione.
Secondo l’ex ministro Livia Turco, presidente del Forum Immigrazione del PD, si
tratta di “... una questione di grossolana incostituzionalità, di una norma
animata solo da furore ideologico ...“.
Le due sentenze saranno depositate nei prossimi giorni.
Fonte: Italia
Oggi n. 138/11.6.2010
Approfondimento
Discriminazioni
di Vladimiro Polchi
Roma,
31 maggio 2010 - "Insomma, facciamo più incidenti degli altri o siamo
considerati un popolo di truffatori?". Anna non se ne fa una ragione.
Mentre prepara i caffè, dietro il bancone del bar in cui lavora, dà sfogo alla
sua indignazione.
Polizza maggiorata per alcuni immigrati. È polemica. "Al momento del
rinnovo della polizza auto - spiega Anna - ho trovato un aumento di 250 euro.
L'assicuratore mi ha spiegato che per alcuni stranieri è prevista una sorta di
"rischio nazionalità" e che se fossi stata francese o tedesca non ci
sarebbe stato nessun aumento, ma essendo romena...". Anna vive e lavora in
Puglia, la sua agenzia è la Carige. Ma le "tariffe etniche" vengono
applicate su tutto il territorio nazionale. Basta fare un viaggio attraverso
call center e siti internet delle diverse compagnie. La Carige Assicurazioni,
innanzitutto. L'agenzia di Anna non ha fatto altro che applicare le tariffe
interne. Una verifica? Chiediamo un preventivo on-line. Maschio, residente a
Roma, nato il 24 febbraio 1973, operaio, dipendente del settore privato, auto
immatricolata a febbraio del 2000, benzina, 73 kw. Premio annuale (imposte
comprese): 1.962,58 euro. Questo in base al preventivo numero 364857, nel quale
ci siamo dichiarati di cittadinanza italiana. Ma se lasciamo tutto invariato e
cambiamo solo la cittadinanza del contraente, le cose cambiano. Se siamo
romeni, infatti, il premio sale a 2.257,50 euro (preventivo numero 364850). Un
caso isolato? No. La Carige non è infatti l'unica ad applicare un rischio
legato alla nazionalità. Basta fare un'altra prova, a caso. Chiediamo un
preventivo alla Zurich Connect. Contraente maschio, single, residente a Roma,
operaio, diplomato, nato il 24.02.1973. Auto Fiat 500 C1.2 Lounge benzina,
immatricolata a gennaio 2010, nuova, assicurata per la prima volta. Valore
dichiarato: 10.000 euro. Antifurto: assente. Il preventivo (datato 30 maggio
2010) varia a seconda della nazionalità che indichiamo: 1.040,76 euro se il
contraente è italiano, 1.040,76 euro per uno statunitense, 1.251,14 euro per un
romeno, 1.251,14 euro se a sottoscrivere il contratto è un marocchino. Insomma,
se gli italiani pagano come gli statunitensi, il premio sale di molto per chi
proviene dai Paesi tipici dei flussi migratori. Non tutte le assicurazioni,
però, applicano tariffe differenziate. Anche in questo caso basta chiedere dei
preventivi, prima come italiani, poi come romeni. La Genialloyd e la Milano
Assicurazioni (gruppo Fondiaria Sai), per esempio, non fanno distinzioni in
base alla nazionalità. Ma le "tariffe etniche" sono legittime?
L'Ania, Associazione nazionale tra le assicurazioni, risponde semplicemente che
"non ha né può avere i criteri di personalizzazione tariffaria delle rc
auto". L'Isvap, che ha il compito istituzionale di vigilare sulle
compagnie assicurative, sollecitata sul problema, preferisce tacere. E le
associazioni dei consumatori? "In base alla liberalizzazione del '94 -
sostiene Ivano Daelli di Altroconsumo - ogni compagnia ha diritto di applicare
proprie tariffe, depositandole all'Isvap. La compagnia dunque può anche
tariffare in modo diverso in base a una nazionalità, considerandola a maggior
rischio. Il cliente deve allora affidarsi alla libera concorrenza". Di
"grave disuguaglianza" parla invece l'avvocato Marco Paggi dell'Asgi
(Associazione di studi giuridici sull'immigrazione), perché "l'articolo 43
del Testo unico sull'immigrazione considera discriminatorio l'accesso
differenziato a un servizio, in base alla semplice nazionalità del
richiedente". Annuncia battaglia, infine, Eugen Terteleac, presidente
dell'Associazione romeni in Italia, contro quella che chiama "una palese
disuguaglianza".
Società
La collettività del Marocco
in Italia
Il numero
I marocchini all’estero sono
oltre 3,5 milioni, concentrati in 8 casi su 10 in Europa e per la restante
parte nei Paesi Arabi. Essi sono tra i primi e principali protagonisti del
fenomeno migratorio nel contesto europeo e anche in quello italiano a partire
dagli anni ’80. In Italia al 1° gennaio 2009 hanno raggiunto il numero di
403.592 residenti. A questi, vanno aggiunte le circa 36 mila domande di
emersione presentate a settembre 2009. In
effetti i cittadini di cittadinanza marocchina iscritti ai loro
consolati in Italia, superano il mezzo milione. Secondo alcune stime prudenti
della Caritas, andrebbero considerati almeno altri 100 mila cittadini del
Marocco presenti in Italia irregolarmente. E’ una comunità molto numerosa,
superata in Italia solo dai rumeni e dagli albanesi. In Europa sono più
numerosi solo in Francia e in Spagna. Nel corso dell’ultimo decennio, a fronte
di un peso specifico in calo degli immigrati africani, il Marocco ha sempre
mantenuto una percentuale superiore al 10% sul totale dei cittadini immigrati.
Storia ed percorso
d’integrazione
I primi marocchini ad inserirsi in Italia sono stati
braccianti agricoli e venditori ambulanti di tappeti e di prodotti artigianali.
Sono seguite diverse altre categorie di lavoratori non specializzati operanti
in diversi settori (piccola industria, agricoltura, servizi di pulizia,
distributori di benzina, commercio) e poi anche lavoratori provenienti dalle
città e, quindi, a più elevata scolarizzazione. Per lo più si è trattato di
maschi soli, o perché ancora non sposati o perché le famiglie erano rimaste in
patria. Sono arrivati anche gli studenti, attratti delle università italiane
essendo nel frattempo diventato difficile ottenere un visto per gli altri Paesi
europei. A partire dalla fine degli anni ’90, completata la fase di
stabilizzazione, sono iniziati i ricongiungimenti familiari, con conseguente
aumento dei minori nelle scuole e delle donne nelle famiglie. Le regioni
meridionali hanno operato come area di primo approdo per il successivo
trasferimento nel Settentrione, più promettente sotto l’aspetto occupazionale.
Quattro regioni del Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto)
totalizzano i due terzi dei marocchini, dei quali ora solo 1 su 8 si trova nel
Meridione.
Dove vivono
Le regioni meridionali hanno
operato come area di primo approdo per il successivo trasferimento nel
Settentrione, più promettente sotto l’aspetto occupazionale. Quattro regioni del
Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto) totalizzano i due terzi dei
marocchini, dei quali ora solo 1 su 8 si trova nel Meridione.
Dove lavorano
L’inserimento lavorativo (più di 200 mila occupati) è in
prevalenza maschile e, in più della metà dei casi trova sbocco nell’industria.
Grazie alla sua intraprendenza, questa collettività si è affermata al primo
posto per numero di aziende costituite (28 mila), superando gli stessi romeni.
In generale, la vivacità imprenditoriale degli immigrati
africani si diffonde in ogni ambito lavorativo ma si registra la presenza più
alta nel commercio, dove con 34.263, costituiscono il 54%. sul totale delle
aziende con titolare non comunitario presenti nel settore. Come possiamo notare
la percentuale è altissima: oltre la metà delle imprese con un titolare non
comunitario sono di proprietà di cittadini di origine africana. È importante
ricordare, anche in questo caso, la rilevanza che alcune collettività hanno
rispetto ad altre. Il Marocco da solo copre il 60,5 % del commercio africano
nel nostro paese. Le attività commerciali sono moltissime e spaziano da imprese
che offrono prodotti tipici del paese di origine, come le macellerie di carne
halal o bazar ad altre che offrono servizi come phone center ed internet point.
Il peso dell’Africa è notevole anche nel settore delle costruzioni. Su 72.764
aziende totali con titolare non comunitario, gli africani sono 16.654, il
25,6%.
Imprenditoria al femminile: dal focolare domestico
all’azienda
Nel mondo dell’imprenditoria
africana in Italia, la componente femminile investe un ruolo importante,
rappresentando l’11,29% delle imprese. Le donne, in alcune comunità, sono
addirittura il motore dell’imprenditoria. È interessante notare, la crescente
partecipazione delle donne del Magreb alla sfera produttiva nel paese di
arrivo: algerine, marocchine e tunisine costituiscono il 47,8% delle donne
africane imprenditrici in Italia. Il desiderio di valorizzare se stesse
attraverso l’indipendenza lavorativa, spinge molte immigrate a chiedere
finanziamenti ad associazioni che erogano microcrediti.
Integrazione
Diversi indicatori attestano la tendenza a un insediamento
stabile: l’aumento delle donne arrivate a incidere per il 40%, il ritmo
sostenuto dei ricongiungimenti familiari, il numero dei figli e la loro
frequenza a scuola (76.000), i casi di acquisizione di cittadinanza, la
tendenza ad acquistare la casa in Italia. Un indicatore negativo è, invece,
l’elevato numero di denunce penali (41.454, pari al 13,8% delle denunce contro
stranieri).
Banche del Tempo
“Tempo di
reciprocità e d’inclusione sociale”
Roma,
31 maggio 2010 - E’ questo il titolo
del convegno europeo promosso il 28 maggio scorso alla sede del Parlamento Europeo in Roma dalle Banche del
tempo italiane che ha visto
presenti realtà italiane ed europee, a confronto. “Nel
villaggio globale delle Banche del Tempo a Roma -Voci, suoni, saperi di donne e
uomini dei nostri tempi,” l’intervento della Responsabile delle Banche del
tempo Multiculturali, Angela Scalzo, in rappresentanza di tutte le banche
romane, ha offerto uno spaccato di
esperienze legato all’universo di correntisti ed operatori, italiani e
stranieri che vi operano attraverso lo scambio di saperi.
“Vivo a
cavallo di questi due quartieri - sono le parole di
Vittorio un professore di sociologia in pensione che si rivolge allo sportello multiculturale della banca
del tempo, all’interno del mercato coperto di via Catania a Roma - eppure non
mi sono mai sentito appartenente né all’uno, troppo popolare, né all’altro, troppo borghese, oggi,
però più che mai sento la solitudine e la mancanza di contatto umano…per questo
sono venuto da voi… ed ho ritrovato prima di tutto me stesso!”
“Questo
quartiere di Roma forse è il più
bello , di sicuro il più
vivo perché pieno di giovani studenti universitari e di tanti locali dove poter
ritrovarsi, eppure per me è stato
così difficile fare amicizie nuove- afferma Concetta, studentessa in psicologia
fuori sede proveniente dalla Calabria - avevo sentito parlare all’università della banca del tempo ma
ero sempre un po’ diffidente,
finché un giorno, mentre
facevo la spesa, mi sono imbattuta
in questo piccolo ufficio immerso fra frutta e verdura di ogni genere e mi si è
aperto un nuovo mondo, di amicizie
di tutti i paesi, di saperi nuovi,
di lingue e di sapori a me prima sconosciti, questo per me è stato l’incontro
con la banca del tempo multiculturale del terzo Municipio.”
“Aspettavate
braccia e sono arrivati uomini” – questa frase, a noi
così vicina- ribadisce A. Scalzo-
che ci ricorda il nostro vissuto migratorio in Europa e prima ancora
nelle Americhe, l’ha pronunciata Manolito, un ragazzo colombiano venuto nel
nostro paese con una laurea in legge nella sua tasca,
nel tentativo di trovare un lavoro qualificato…oggi lavora nel quartiere
come “badante” di una persona anziana – Vorrei - ci disse - aiutare voi ed i miei connazionali
e mettere a disposizione il mio
bagaglio che sembra non
interessare a nessuno in questo paese. A noi interessava molto, invece, ed oggi
Manolito, come ama farsi chiamare dagli amici, per noi cura lo sportello legale rivolto a tutti cittadini stranieri, insieme ai
mediatori culturali che ne fanno
parte da sempre!” Questo è quello che succede nel più piccolo
municipio di Roma, per estensione, in uno sportello di banca del tempo multiculturale che promuove inclusione
sociale fra tutti quei cittadini
che vi risiedono e vi operano,
siano essi italiani o stranieri, giovani o anziani, uomini o
donne , abili o diversamente abili – afferma la Scalzo! Tutto ciò accade
nella Capitale, in uno dei 24 sportelli
messi in rete dal Coordinamento delle Banche del tempo di Roma.
Ventiquattro sportelli che promuovono
socializzazione fra i
cittadini attraverso scambi di saperi in ogni municipio ed in molti quartieri, saperi anche
specialistici, come la banca del tempo del VI municipio dove la musica è il filo conduttore, o
l’artigianato dello sportello dell’XI con le sue bambole “Pigotte” destinate all’UNICEF, anche se tutti gli sportelli
hanno la loro specificità legata al contesto socio culturale di appartenenza ed all’associazionismo
di riferimento. La
coesione sociale è sempre stato un obiettivo importante della Comunità Europea,
espresso nei nostri sistemi inclusivi di assistenza e previdenza sociale. La
coesione sociale è sempre
stata anche il nostro obbiettivo e
lo abbiamo perseguito con lo strumento della Banca del tempo anche se oggi, sono ancora molti i gruppi di
persone in questa Unione che, per
motivi differenti, vengono colpiti dall'esclusione e dall’emarginazione
sociale. La moderna società dei consumi si caratterizza generalmente per un alto livello di interazione ,
soprattutto economica,
alla quale, paradossalmente
corrisponde una bassa qualità di socializzazione.
Ma il fenomeno
non riguarda solo la vita economica : si estende a tutti gli aspetti della vita
collettiva , della vita sociale, della vita relazionale. Basti pensare ai casi
di violenza contro le diversità, in generale: diversità fisica, culturale,
politica, religiosa, etnica, di genere che in questi ultimi anni hanno calcato
la scena sociale e le cronache dei
media, da nord a sud del nostro paese e della nostra capitale, cavalcando il
vento dell’individualismo e
dell’odio verso l’altro. Sembra, dunque, che nella società contemporanea, la rete relazionale diventi più superficiale e insignificante, nella misura in cui si estende, allora, il nostro compito è promuovere interazione sociale, innanzitutto fra i gruppi emarginati, socialmente ed economicamente, per poi estendere il diritto a tutti i
membri della collettività per promuovere quella cultura del benessere oggi indispensabile
alla costruzione di una società
non individualista ma
pluralista ed interculturale.
Per
questo al professor “Vittorio”
dice Angela Scalzo che aver
ritrovato se stesso rappresenta per noi il primo traguardo di un suo sereno rapporto all’interno del suo quartiere e con
i suoi concittadini, vincendo quella solitudine e
riappropriandosi della propria
vita in rapporto agli altri!
A Concetta,
studentessa universitaria fuori sede,
dice grazie per la sua ventata di freschezza e di fiducia che ci ha
concesso, certi che le sue nuove
amicizie di ogni parte del nostro
piccolo mondo, lasceranno nel suo cuore e nel suo sapere una impronta indelebile che potrà diffondere agli altri coetanei e non solo.
A Manolito,
immigrato nella nostra città, che nel suo lungo viaggio di speranza ha ripercorso a ritroso il
cammino che i nostri nonni fecero
- nel suo e in altri
paesi lontano - dico che la sua generosa
disponibilità, nei confronti di
chi per necessità o persecuzione lascia la propria terra, ed il suo grande bagaglio culturale ed esperienziale, per noi rappresenta quella speranza di civiltà, socialità e
interculturalità di cui questa società ha bisogno per ritrovare la fiducia oggi
disillusa.
Scienza
Di Francesca Fiorentino, Enxerio Channel,
28 maggio 2010
Quelli
“strani” sono loro, adesso è ufficiale. Stiamo parlando dei razzisti e in
maniera più allargata di tutti quelli che nutrono pregiudizi nei confronti del
prossimo. Secondo una ricerca condotta da un team di neuroscienziati italiani,
il cervello di queste
persone funziona in maniera diversa. L’indagine, i cui risultati sono stati
pubblicati sulla rivista Current Biology, si è avvalsa di esami molto
particolari. Ad un campione di 40 universitari, in parte bianchi e in parte
neri africani residenti in Italia, sono state mostrate delle immagini di alcune
persone a cui venivano conficcati degli aghi sul dorso delle mani. L’arto aveva
la pelle di diversi colori. Successivamente, gli studenti sono stati sottoposti
ad una speciale stimolazione che permetteva di catturare le reazioni di
empatia. In generale, molti di loro di fronte alla sofferenza degli altri hanno
reagito come se il dolore fosse il proprio. Di segno opposto però la reazione
di chi aveva mostrato atteggiamenti xenofobi inconsci: loro si sono dimostrati
indifferenti. Quale utilità abbia questo studio è presto detto. L’idea
dell’equipe di scienziati italiani è quella di rimarcare l’importanza
dell’educazione all’empatia per sconfiggere il razzismo. Leggi un abstract
dello studio: http://www.cell.com/current-biology/newarticles