Dopo cinque mesi – da quando, cioè, l’Aula decise di rimandare la cittadinanza in Commissione – si riapre lo sportello del freezer: oggi è la giornata delle audizioni. Tra associazioni ed esperti, sono stati convocati 45 soggetti interessati al tema: peccato che, anziché dividerli a gruppi di 5 in 9 sedute, dando loro il tempo necessario per farsi capire, si sia deciso di raggrupparli tutti in un unico giorno. Ma neppure se li avessero fatti intervenire di notte, con una patata in bocca, avrebbero potuto schiodarmi da questa sedia e da questa tastiera. Coraggio, si comincia!
9.21 – Donato Bruno, presidente della Commissione Affari Costituzionali, apre la seduta. Siamo in Sala del mappamondo perché sono molte le associazioni. Diversi hanno depositato memorie scritte: le leggerò e ve ne parlerò nei prossimi giorni.
9.23 – Il primo intervento è di Filippo Miraglia (Arci). Il responsabile immigrazione Arci ricorda che l’Italia è agli ultimi posti per l’acquisizione delle cittadinanze. Invoca più facilità e meno discrezionalità. Sì allo ius soli senza condizioni: chi nasce qui deve essere italiano, indipendentemente dalla famiglia. Più trasparente il processo anche per gli adulti, per i quali basterebbero 5 anni di residenza. Oggi c’è estrema incertezza nei tempi, nelle procedure e nelle modalità. L’ARCI è andata giù pesante con la linea dura. Buon inizio per la trattativa.
9.31 – Liliana Ocmin, responsabile immigrazione della Cisl, esordisce ricordando che società complesse come la nostra non possono non ragionare. La classe politica deve cogliere i cambiamenti, sapendo che oggi 800 mila ragazzi italiani a tutti gli effetti vivono in un limbo. Occorre rispondere, riconoscere a questi ragazzi uno status. Va bene anche qualche paletto, come il requisito che i genitori siano residenti, per la cittadinanza alla nascita; per chi non ha questo requisito, va bene anche prevedere il completamento di ciclo scolastico. Bisogna investire sulle seconde generazioni. Gli adolescenti hanno bisogno di punti di forza… se no, avremo conseguenze nefaste. La Cisl è stata più moderata dell’Arci, ma ha detto le cose molto chiaramente. Va nella direzione della Sarubbi-Granata.
9.38 – Parla Marco Angelelli, invitato come esperto di immigrazione. Cercate su google e scoprite un piccolo segreto: è un militante del Pdl. Ora ho capito: è vicino a Soad Sbai. Infatti difende la cittadinanza ai minori e chiede 8 anni di residenza per gli adulti. Cittadinanza a chi nasce qui e a chi compie un ciclo scolastico obbligatorio. Poi accusa il testo unico della Bertolini, che pecca di poco coraggio: bisogna osare di più! La seconda generazione è un dato di fatto, ora comincia a venire alla luce addirittura la terza. Angelelli è un pezzo di Pdl non finiano in senso stretto, ma insoddisfatto della legge attuale: il suo punto di vista mi sembra politicamente importante.
9.43 – Tocca a Maruan Oussaifi, dell’Anolf giovani (Cisl). Parte con l’apporto degli immigrati al Pil e con l’arricchimento culturale. I ragazzi di seconda generazione non sono stranieri, prosegue, ma lo diventeranno se non abbatteremo le barriere. Prosegue: la legge attuale è in contraddizione con i cambiamenti che l’Italia sta vivendo. Ci vuole un criterio moderno! La prima generazione ha ormai perso la speranza: pensiamo almeno alla seconda! Ci deve essere coincidenza fra cittadinanza formale e cittadinanza sostanziale, e per questo serve uno ius soli temperato… anche per evitare il rischio che chi si sente escluso finisca coinvolto negli estremismi. Chiude plaudendo alla posizione del presidente Napolitano. Lucido, chiaro, e mi ha fatto pure commuovere.
9.51 – Marina Porro, segretario confederale UGL, comincia ricordando che esistono innanzitutto i diritti della persona umana, che vanno riconosciuti. Poi apre alla cittadinanza: ci vogliono maggiori facilitazioni a chi si sente italiano; i 10 anni di residenza fissati nel 1992 sono abbreviabili, purché ci sia la volontà di restare in Italia; le procedure sono da snellire. Invita il Parlamento deve trovare una sintesi, perché è un argomento che non ha colore politico. È la posizione finiana.
9.56 – Tocca ora alla rete G2: Ezequiel Iurcovich G2 lancia un appello alla politica, molto toccante. “Noi ci consideriamo italiani! Dobbiamo essere cittadini, non ospiti temporanei e neppure ospiti permanenti! Non possiamo continuare ad essere alberi senza radici!”. Chiede una modifica sostanziale alla legge per i minori che ancora devono nascere: bisogna pensare al futuro! È italiano, conclude, chi nasce qui, chi va a scuola e cresce qui. La rete G2 ha portato la propria esperienza, ed è fondamentale: molti miei colleghi pensano di legiferare in astratto.
10.00 – Mons. Giancarlo Perego, direttore generale di Migrantes, è la voce ufficiale della Chiesa italiana. Bisognerebbe tornare ai 5 anni di residenza, sostiene, anche alla luce del nuovo piano per l’integrazione. Occorrono tempi brevi e standard oggettivi. Duro attacco al pacchetto sicurezza, che ha ulteriormente indebolito la cittadinanza: l’anno prossimo, sostiene, saremo l’ultimo Paese europeo per numero di concessioni. Lo ius sanguinis comporta l’esclusione di mezzo milione di bambini nati qui: è il tempo dello ius soli, come già avviene in molti altri Paesi! Può anche andar bene il requisito della conoscenza della lingua, ma allora – afferma – la politica avvii percorsi di alfabetizzazione e di advocacy, anziché lasciare gli immigrati soli! Stoccata a Sacconi. Servizio civile agli immigrati e voto agli immigrati, conclude, sono due strumenti importanti. La Cei, attraverso Migrantes, ha colpito duro. Una posizione chiarissima. Ora vediamo che cosa risponde questo governo così cattolico...
10.05 – Pietro Soldini, responsabile immigrazione della CGIL, loda il progetto di legge Sarubbi-Granata e si chiede come mai le nostre richieste non siano contenute nel testo Bertolini. Si augura che la Commissione possa trovare un’intesa più coerente con la proposta bipartisan, perché bisogna dare una risposta a 800 mila minori. Gli stranieri in Italia sono tanti, spiega, perché rimangono stranieri: in Francia, ad esempio, diventano francesi. Reputa strumentale la richiesta della lingua: “Non conosco un immigrato che rifiuti di parlare italiano: o lo parla o è disponibile a fare sacrifici per impararlo. Ma lo Stato in qualche modo lo aiuti!” Chiude con una valutazione sul percorso parlamentare: “Non nascondiamo un certo pessimismo, ma speriamo di essere smentiti”. La Cgil è stata molto critica con il testo Bertolini: finora è una seduta piuttosto imbarazzante per la relatrice.
10.11 – Tocca a Franca Di Lecce, direttrice del servizio rifugiati e migranti della Federazione Chiese evangeliche italiane. Anche gli evangelici si dicono molto critici sul testo base. Rifiutano l’espressione “frequentare con profitto la scuola”, non ritengono giusto concedere la cittadinanza solo a chi ha già la Carta di soggiorno, reputano pericoloso il riferimento al rispetto delle leggi in ambito familiare: come si misura? Occorre dunque modificare il testo. I minori sono l’anello cruciale su cui investire… anche perché, tra l’altro, la loro formazione è anche costata allo Stato: un altro motivo per legittimare il passaggio allo ius soli. Invoca, infine, una legge che vada al di là di ogni schieramento politico e possa diventare strumento di coesione e convivenza. Molto critiche anche le Chiese evangeliche.
10.16 – Andrea Giorgis, docente di Diritto Costituzionale a Torino, avverte che si soffermerà su un tema solo. Nella situazione attuale, spiega, ci sono persone che convivono, che sono sottoposte agli stessi regimi giuridici, ma che vivono status differenti: sembra il regime feudale! L’essenza del principio democratico è invece la corrispondenza tra essere sottoposti alla legge e poter partecipare alla sua definizione. La disciplina attuale fu pensata per una realtà diversa da quella attuale. Il popolo non è solo comunanza di passato, come nel paradigma ottocentesco: oggi bisogna insistere su un’idea di comunanza di futuro. Va bene dire che la cittadinanza è l’ultimo passo dell’integrazione, ma questa integrazione va perseguita! Il professore ha volato alto. Ma gira che ti rigira, la sostanza non cambia: anche da un punto di vista costituzionale, mi pare di poter ribadire che abbiamo ragione noi.
10.24 – Dell’Ucoii, l’Unione delle Comunità islamiche italiane, parleranno in due. Il primo è Ezzedin el-Zir, imam di Firenze: persona splendida. Attenzione a creare ghetti, esordisce, spiegando che con la cittadinanza i ghetti si evitano, mentre senza cittadinanza avremo in futuro culture ghettizzate. Lancia un appello al Parlamento perché vengano accolte queste istanze. Critica fortemente la richiesta di 1500 euro per le pratiche di cittadinanza, avanzata da alcuni (indovinate da chi?). Il secondo intervento per l’Ucoii è di Mohamed Nour Dachan, presidente onorario, che esordisce “nel nome di Dio” e poi rimane sullo spirituale: “Siamo nati in un unico pianeta. Ogni popolo vede il sole e pensa che sia il suo… ognuno nel suo stesso tempo è periodo. Facciamo in modo che il grande fiume della legalità, della condivisione e della pace scorra accanto a noi, rendendo fertile la vita”. Poi, dopo aver ribadito il valore della proposta presentata nel 1997 ad Amato, mostra una foto con la bandiera italiana alla Mecca. Discorso buono, nel complesso, ma temo che questo ultimo gesto possa costare caro in termini di propaganda.
10.34 – Gamal Bouchaib, presidente dei Musulmani moderati, inizia polemizzando con l’Ucoii perché aveva due rappresentanti. Sottolinea la risorsa rappresentata dagli stranieri in termini di natalità e di Pil. Loda l’integrazione sana, spiegando che la cittadinanza è destinata a chi si sente parte di una Nazione: non è un atto di pietà, ma il culmine di un processo di integrazione. Occorre una conoscenza delle regole, una fedina penale pulita… bisogna mostrare di meritare la cittadinanza. Va spostato il profilo dal cronologico-quantitativo al qualitativo, perché alcuni tempi sono troppo brevi per alcuni e troppo lunghi per altri. Sui minori, ammette, la disciplina attuale non va bene, perché li espone all’estremismo. Sugli adulti, chiede anche la revoca della cittadinanza. Nota di cronaca: i musulmani moderati sono il movimento più vicino a Souad Sbai. Chi è intervenuto, poi, è un militante del Pdl in Abruzzo. Così, per la precisione.
10.41 – Silvana Campisi, presidente di Prodomed (Progetto donne del Mediterraneo) sottolinea lo straordinario ruolo delle donne nella mediazione. Chiede percorsi certi e trasparenti per la cittadinanza, per la quale reputa importante la conoscenza della lingua e della cultura italiana. Lo Stato deve essere garante dei nostri valori culturali e pure dei simboli (credo si riferisca al crocifisso). Propone un modello di 4 anni per la Carta di soggiorno più altri 4 per la cittadinanza (che è il modello della proposta Sbai). Contesta l’idea fasulla di tolleranza e uguaglianza. Chiede la revoca della cittadinanza agli uomini violenti. È un’altra vicina a Souad Sbai, che stamattina ne ha portati parecchi.
10.46 – Tocca a Maria Carla Intrivici, responsabile del Centro studi di Nessun luogo è lontano. Non ha più senso – dice – ancorare i diritti di cittadinanza alla sola nazionalità di nascita: vanno legati alla partecipazione. La cittadinanza è il punto di arrivo di un cammino che deve essere accessibile ed effettivo. Occorre una revisione legge attuale, a partire dall’introduzione dello ius soli: la cittadinanza per i minori è importante, se no si rischiano processi di estraniazione e lo sviluppo di comportamenti ostili. Nessuno chiede un accesso più facile e generoso, ma piuttosto una riforma supportata con adeguate politiche sociali, nel lavoro e nella scuola. Resta importante il riconoscimento del diritto di voto amministrativo, attivo e passivo, per gli stranieri. L’approccio di Nessun luogo è quello di chi vive il contatto quotidiano con i minori stranieri. Spero che la relatrice li ascolti.
10.55 – È il turno di Vittorio Angiolini, docente di Diritto Costituzionale a Milano. Insiste sulla cittadinanza ai nati qui: non è tanto ragionevole l’idea di posticiparla alla maggiore età e neppure all’istruzione obbligatoria, perché in sostanza non è colpa del minore se i genitori non lo mandano a scuola. Secondo lui, insomma, bisognerebbe prevedere la cittadinanza alla nascita. Per gli adulti, sostiene, stiamo attenti a non moltiplicare i corsi e le prove di integrazione. E non capisce come mai tra i requisiti ci possa essere anche il pagamento delle tasse, che reputa su un piano diverso dalla cittadinanza. Così come è diversa, sostiene, la Carta di soggiorno, che non può essere dunque un requisito per avere la cittadinanza. L’approccio di Angiolini è giuridico, naturalmente, e non politico. Ma non credo che troverà molto ascolto nella maggioranza.
11.02 – Tocca alla Uil e parla Guglielmo Loy, segretario confederale. Ricorda che il fenomeno migratorio si è evoluto e dunque le regole vanno aggiornate. L’Italia lo ha vissuto in tempi brevi, ma ora deve adeguarsi. Ci sono persone, qui da anni, che rischiano di dover lasciare l’Italia se perdono il lavoro, perché non c’è un titolo diverso dal permesso di soggiorno. Bene lo ius soli, bene la riduzione dei tempi: non si tratta di cittadinanza facile, ma di cittadinanza equa e più certa. Occorre allungare il permesso di soggiorno per chi è qui da più tempo, migliorare la Carta di soggiorno e renderla più esigibile. Intervento molto pragmatico ed equilibrato.
11.09 – Paolo Morozzo della Rocca, della Comunità di Sant’Egidio, apre citando il documento della Cei per le settimane sociali. La Chiesa pone il problema della cittadinanza ai minori, ricordando che non andranno più via dall’Italia, né per scelta né per obbligo. Tra l’altro, aggiunge, i minori sono pure inespellibili… Sarebbe un grave errore, prosegue, negare la cittadinanza ai ragazzi che crescono da italiani. Un bimbo di 6 anni nato qui direbbe: “Io sono italiano, mia madre è peruviana”… ma cosa direbbe a 16 anni, se non sapesse ancora chi è? Il rischio di perderlo esiste. Come si può pensare di aiutare il senso di comunità, poi, se nelle classi avremo sempre meno cittadini italiani? Non si chiede un passaggio secco dallo ius sanguinis allo ius soli, ma piuttosto uno ius soli combinato con un requisito di stabile dimora per la famiglia. Un altro punto da cambiare è quello che oggi concede la cittadinanza al 18.esimo anno solo in caso di residenza ininterrotta: è una norma che funziona poco e malissimo. Su 100 nati qui, infatti, 42 rimangono stranieri. O perché non hanno la residenza ininterrotta, o perché non l’avevano 18 anni, quando magari i loro genitori erano irregolari. Invita ad evitare lacerazioni nel tessuto della società e rilancia l’appello firmato con Caritas, Migrantes, Acli, Centro Astalli e Papa Giovanni XXIII. Al di là del mondo cattolico, conclude, ci sarà una campagna d’opinione fortissima. La posizione di Sant’Egidio è molto netta, ed è esattamente quella proposta nella Sarubbi-Granata, quindi non commento per non sembrare ridicolo.
11.16 – Interviene a sorpresa Giorgio Stracquadanio (deputato del Pdl), che contesta alle associazioni l’approccio politico: “Non dovete spiegarci voi cosa fare, ma darci elementi di conoscenza!”. Siccome le associazioni intervenute finora stanno mettendo in difficoltà il Pdl, loro si difendono attaccando: è incredibile! Stracquadanio arriva a dire, pubblicamente, che le opinioni delle associazioni sono irrilevanti per quello che la Commissione deciderà. Controbatte con pacatezza il nostro Gianclaudio Bressa, ricordandolo che questa indagine conoscitiva è uguale alle altre. Ma è una pagina brutta di questa mattinata: se fossi stato nelle associazioni, mi sarei alzato e me ne sarei andato.
11.21 – Tocca a Carlo Panella, giornalista e scrittore. Su wikipedia, scoprite che scrive per l’Occidentale (organo della Fondazione Magna Carta, dunque del neoconvertito Quagliariello). Rimprovera al Parlamento di non sapere di cosa si parli, perché non esiste da parte dell’Istat un modello di rilevazione flussi. L’immigrazione in Italia, sostiene, è come quella in Germania, e siccome in Germania sono tornati a casa 26 milioni su 36, sarà la stessa cosa anche da noi: i numeri restano, cioè, ma le persone cambiano. Espone la tesi dell’immigrazione circolare, quella di Quagliariello, Sacconi e Giovanardi: pazienza se i dati la smentiscono, perché lui li contesta e risolve il problema. Siccome i rumeni prendono il mutuo per costruire casa in Romania, sostiene, significa che vogliono tornare a casa. Per quanto riguarda i minori, pone un problema costituzionale: come facciamo a dare la cittadinanza ad un bambino se i suoi non la chiedono? La tesi di Panella è quella classica dei falchi Pdl. Noto che non si tratta di un’associazione impegnata sul campo, ma di un ‘esperto’, che naturalmente dice di saperne di più.
11.28 – Antonio Russo parla a nome delle Acli e del Forum terzo settore. Uno straniero su 5, spiega, è minorenne; oggi siamo alla seconda generazione, forse anche alla terza. Gli studenti immigrati sono il 7% della popolazione scolastica. Dietro a questi dati, prosegue, ci sono le vite delle persone. E queste persone non conoscono altra lingua che l’italiano, sono la nostra speranza di futuro. C’è dunque forte attesa di una riforma della cittadinanza, che possa accompagnare gli immigrati verso l’inclusione: una riforma basata sullo ius soli e sullo ius domicilii (la residenza dei genitori). Oltre alla cittadinanza per i minori, invoca una naturalizzazione più agevole per gli adulti, senza imporre la rinuncia alla cittadinanza di origine. Le Acli hanno esposto tesi analoghe a Sant’Egidio e Migrantes: si sta facendo sentire il cartello delle organizzazioni cattoliche!
11.34 – Tocca a Sergio Belardinelli, docente di Sociologia politica a Bologna e – guarda caso – esponente anche lui della Fondazione Magna Carta. Non riusciamo più a padroneggiare il problema stando nei limiti del sangue, del suolo e della lingua, sostiene. E dice di fare attenzione alle richieste di assimilazione: non si può pretendere assimilazione nel contesto delle differenze in cui siamo. Va bene prendere dimestichezza con la lingua e la cultura italiana, ma sempre nel rispetto delle identità: occorre gettare ponti. Poi, dopo queste aperture, ammette di condividere il realismo della Bertolini: la cittadinanza non è un mezzo di integrazione, ma l’esito di un processo. Ancora un esponente di Magna Carta… ma la vicinanza alle posizioni della relatrice la vedo soprattutto su un punto: non ha detto mezza-parola-mezza sui minori!
11.40 – Tocca a padre Giovanni La Manna, presidente dell’Associazione Centro Astalli. Subito una stoccata ad un certo approccio del Centrodestra: “Venite a vedere come la cittadinanza incide sulla vita delle persone! Chi ha la responsabilità di governo deve fare i conti con la realtà!”. Poi un richiamo diretto al Papa: già nel 2006, durante la Giornata mondiale per i migranti, Benedetto XVI chiese un’attenzione particolare alle seconde generazioni. Infine, una domanda quasi retorica, perché la risposta purtroppo la sappiamo tutti: “Quanto stiamo investendo nell’integrazione?”. La riforma della cittadinanza – conclude -miri al bene delle persone straniere e non prevalga la paura. Altro conflitto di interessi: al Centro Astalli ho passato un pezzo della mia vita, dunque non posso commentare.
11.45 – Francesco Aureli è il responsabile Policy, advocacy e relazioni istituzionali di Save the Children. La normativa attuale, esordisce, non considera la situazione di centinaia di migliaia di minori, ritenendoli estranei. E si richiama subito alle convenzioni internazionali, che chiedono agli Stati di facilitare l’acquisizione della cittadinanza di chi è arrivato da minore. Critica il testo unico della Bertolini, ed in particolare il riferimento alla “frequenza scolastica con profitto” . Invoca lo ius soli e chiede di modificare la legge attuale, quella che fa saltare la cittadinanza ai diciottenni senza residenza ininterrotta. Save the children ribadisce l’approccio delle associazioni che si occupano di minori: partire dai loro interessi.
11.51 – Tocca a Ramona Badescu, delegata del sindaco di Roma per le comunità rumene. Reputa importante far capire a chi viene qui quali sono i doveri e i diritti e sostiene che la cittadinanza possa anche essere revocata a chi non lo capisce. Dobbiamo imparare dall’America, afferma, dove il termine “straniero” non esiste: chi nasce qui deve avere un’appartenenza. Va bene dunque la cittadinanza ai minori che nascono qui, perché sappiano chi sono. Anche l’approccio di Ramona Badescu è simile a quello della Sbai: è la parte del Pdl con cui si può ragionare ed accordarsi sui minori.
11.56 – Tommaso Frosini è docente di Diritto pubblico comparato al suor Orsola Benincasa di Napoli. Si dice incuriosito dall’affermazione di Panella secondo cui la cittadinanza ai minori sarebbe incostituzionale e promette di studiarci sopra: manderà un intervento scritto. Cittadinanza e immigrazione, dice, marciano in maniera autonoma: non vanno collegate, perché l’immigrazione è temporanea e la cittadinanza no. La cittadinanza è il momento ultimo dell’integrazione. Critica la doppia cittadinanza, che non riconosce in maniera univoca l’appartenenza. In Germania, ad esempio, è vietata la doppia cittadinanza, salvo casi eccezionali. In Gran Bretagna, poi, c’è una filosofia fondata sulla cittadinanza meritata. Ci invita a pensare alla cittadinanza a punti. Ecco, ora svela l’arcano: consegna un documento – indovina di chi? – della Fondazione Magna Carta! E siamo a tre! Tre esperti della stessa Fondazione chiamati a ripetere lo stesso concetto.
12.02 – Tocca ad un’altra persona vicina alla Sbai: Samira Chabib, presidente di Saadia (Associazione donne marocchine). Si concentra sui minori. I nati qui da genitori residenti non conoscono traumi; quelli arrivati qui con i genitori, invece, sì. Chiede la cittadinanza alla fine della scuola dell’obbligo per chi arriva qui da piccolo. Ma invoca anche un aiuto dello Stato. Sugli adulti, chiede un percorso limpido, passaggi chiari. Non bisogna accontentarsi di un criterio quantitativo, ma la cittadinanza è l’ultimo passo di un percorso qualitativo. Tutto sommato, il messaggio non contrasta con l’impostazione della nostra proposta bipartisan.
12.08 – Parla Khaled Fouad Allam, che nella scorsa legislatura era deputato Margherita/Pd ed ora insegna Sociologia del mondo musulmano a Trieste. “Quale sarà l’identità dell’italiano fra 20 anni?”, si chiede. “Mia figlia parla l’arabo e il giapponese, ma è italiana in tutto e per tutto”. Sostiene che l’Italia abbia difficoltà a trattare la cittadinanza perché non ha lavorato bene nella coesione sociale. L’identità nazionale – afferma – è un insieme di eterogeneità, all’interno di un patriottismo costituzionale. Si dice favorevole a 7 anni di residenza, per gli adulti. Conclude dicendo che la cittadinanza è un insieme di valori, non solo di diritti: è un patto. Intervento equilibrato. E piccola nota di cronaca: da quando si sentono voci più vicine al Pdl, Stracquadanio non si lamenta più.
12.15 – Saber Mounia, presidente dell’Associazione minori non accompagnati, parla di una categoria dimenticata dal legislatore: non c’è nessuna legge che si occupi di questo argomento. Molti ragazzi cresciuti qui rifiutano di tornare in patria con i propri genitori, ma non hanno cittadinanza. Troveremo nei prossimi 10 anni – denuncia – una generazione abbandonata sia dai genitori che dall’Italia. E pure a rischio estremismo. È incredibile quanto poco si parli di questo tema, davvero. Ma ha ragione da vendere.
12.21 – Tocca al presidente della Commissione welfare dell’Anci, Giacomo Bazzoni. I Comuni italiani non vogliono entrare nel merito, ma sono a favore di una riforma della legge, che è vecchia. Lasceranno un testo scritto. Bazzoni evidenzia l’impegno dei Comuni per la convivenza civile, chiede il diritto di voto amministrativo per gli immigrati residenti, definisce la cittadinanza per le seconde generazioni “un passaggio chiave per l’appartenenza alla comunità”. Questo documento che ci consegna – puntualizza - è stato approvato all’unanimità. Un bell’esempio di come si possano superare le divisioni politiche e lavorare insieme.
12.27 – Tocca a Bouchaib Khaline, presidente del Consiglio cittadini stranieri ed apolidi della provincia di Bologna. Distingue tra nati qui e arrivati qui da piccoli: bene la cittadinanza a chi nasce qui, ma alla fine dell’obbligo scolastico. Chi arriva da piccolo, invece, potrà averla dopo 5 anni di residenza o al raggiungimento dei 18 anni. Agli adulti propone la cittadinanza certa in 7 anni, aggiungendo che diventare cittadini non è un obbligo, ma una scelta personale.Ammette l’esistenza di persone che rischiano l’espulsione, persone che si sentono cittadini italiani al 100% ma hanno difficoltà. Si riconosce nella proposta Sbai. Mi pare troppo mettere la cittadinanza ai minori alla fine dell’obbligo scolastico: non vedo grande differenza tra 16 e 18 anni, anche perché il grosso – a livello di identità – si gioca prima.
12.33 – C’è ancora un intervento: è’ quello di Vincenzo Lippolis, docente all’Università San Pio V di Roma, che esordisce negando l’esistenza di un diritto alla cittadinanza. Lo ius soli, spiega, nasce solo in Paesi che hanno bisogno di attrarre immigrazione: è la tesi di Quagliariello. Mi viene allora un dubbio e guardo al volo su wikipedia: vuoi vedere che anche lui…? Sì, è così: anche Lippolis, indovina un po’, fa parte di Magna Carta. È il quarto! In Francia, prosegue, la cittadinanza si può ottenere a 18 anni: perché noi dovremmo concederla prima? Magari si tolga la residenza senza interruzioni, ma non di più. Per gli adulti, si dice d’accordo sul percorso di cittadinanza ed alla possibilità di accorciare i tempi per chi dimostra partecipazione attiva, tipo il volontariato o cose del genere. Il quarto della stessa Fondazione: basta, ora intervengo io!
12.45 Ho chiuso io, con un intervento, per togliermi due sassolini dalle scarpe. Il primo è che tutti gli intervenuti sono entrati nel dettaglio. Ognuno, dunque, ha avuto valutazioni politiche, da una parte e dall’altra. Non era il caso di intervenire per bloccarli. Il secondo punto che ho sottolineato è che ci sono stati quattro interventi di un’unica fondazione (Magna Carta, appunto). Mentre invece sarebbe stato più opportuno che parlasse uno solo a nome di quella fondazione. Come dire che non abbiamo l’anello al naso. Ai prossimi giorni per un commento più ragionato. Ma mi pare che sia già tutto abbastanza chiaro.
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Alcuni giorni fa mi sono recata all’Oratorio per iscrivere mio figlio al CRE estivo ed ho assistito ad una scena che mi ha colpita. Una bambina (lingua araba, ma non so dire di preciso da dove provenisse) chiedeva informazioni in un italiano perfetto e con lieve accento bergamasco, poi traduceva il tutto alla mamma che, evidentemente, non comprendeva del tutto la nostra lingua.
Questi bambini sono un ponte costruito fra mondi che non potrebbero dialogare fra loro: sono una risorsa in termini di cultura, di umanità, di integrazione. Perchè non possono sentirsi italiani al 100%?
ringrazio sentitamente l’on. Sarubbi per il live-blogging e sono contenta che da una mattina di audizioni sia uscita la convinzione che la cittadinanza ai minori sia un tema ineludibile. Speriamo che se ne accorgano anche i nostri amici di centrodestra, sono molto contenta per la mobilitazione del mondo cattolico, che già conoscevo dall’appello di Sant’Egidio, Acli, centro Astalli ed altri. Vedo molto attivi anche i sindacati oltre alla cisl (presente) anche la Cgil il cui segretario Epifani ha parlato del tema dello ius soli nell’ultima assemblea generale. Ci sono tutti i presupposti per una bella mobilitazione civile!
coraggio che c’è ancora tanto da fare, ma i resoconti di oggi danno speranza.
Apc-Immigrati/ Sarubbi (Pd): Cittadinanza è ormai un tema ineludibile
Scommettere su tanti ragazzi italiani di fatto
Roma, 11 giu. (Apcom) – “Sul tema della cittadinanza ai minori stranieri si possono fare tante riflessioni ma trarre una sola conclusione: è un tema ormai ineludibile”. Così Andrea Sarubbi (Pd), primo firmatario del testo bipartisan di riforma della cittadinanza, commenta le audizioni di questa mattina in commissione Affari Costituzionali sulla riforma della cittadinanza.
“Tutte le associazioni e le organizzazioni chiamate a dare il loro parere in Commissione, pur con sfumature diverse – afferma il deputato dei democratici – sono state concordi su questo punto. Le associazioni di ispirazione cattolica, a partire dalla stessa Migrantes che riflette la posizione ufficiale della Cei, sono state particolarmente risolute nel sottolineare la centralità del tema, come del resto lo è stato in più occasioni lo stesso Benedetto XVI”.
“Non è possibile – conclude Sarubbi – che tanti ragazzi, italiani di fatto, si sentano ospiti permanenti del loro stesso Paese. È un grosso pericolo oltre che una sconfitta culturale e civile; ma è anche un grandissimo investimento gettato via dall`Italia.
Dobbiamo avere il coraggio di scommettere su di loro, che saranno i mediatori culturali di un`Italia che è già nelle nostre strade e nelle nostre scuole. Non si tratta di Sarubbi e Granata, di Fini, Bossi o Veltroni: qui è in gioco il futuro di 900 mila ragazzi e la speranza di un`Italia migliore”.
Luc
111612 giu 10
Apc-Immigrati/ Sracquadanio:Audizioni su cittadinanza sequela di spot
“Sarubbi se la canta e se la suona da solo”
Roma, 11 giu. (Apcom) – Il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio critica le audizioni avvenute oggi in commissione Affari costituzionali a Montecitorio sulla riforma della cittadinanza, accusando le associazioni sentite di aver fatto “spot” e di non aver portato informazioni serie. Quindi attacca l’esponente del Pd Andrea Sarubbi che ha definito la legge “ineludibile”.
“Sarubbi – afferma Stracquadanio in una nota – cui non fa difetto certo entusiasmo, buona volontà e generosità intellettuale, se la canta e se la suona da solo. Perchè sostenere che il tema della cittadinanza ai minori è ineludibile solo perché oggi, in una anomala audizione parlamentare, le associazioni già vicine a Sarubbi e che sostengono la sua legge sono venute a ripetere, in modo molto ideologico e per nulla argomentato, la loro tesi pro cittadinanza automatica non ha spostato di nulla la situazione”.
Lo afferma il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio in una nota.
“Ed è definitivamente chiaro – prosegue – che la concessione della cittadinanza in modo automatico ai minori è un’idea fatta propria da una piccola minoranza degli italiani, altro che tema ineludibile. Sarebbe il caso, poi, che il Parlamento, quando convoca un’audizione, non sia investito da una sequela di spot (para)elettorali, ma riceva informazioni precise, puntuali e utili a deliberare”.
“Quanto alle tesi di Sarubbi – conclude Stracquadanio – occorre ancora una volta rilevare che l’idea delle cittadinanza automatica è un’idea che presuppone una volontà di annessione dello straniero nel proprio territorio e nella propria lingua, una sorta di Anschluss senza al quale lo straniero sarebbe non integrabile nella nostra società. Cosa che è palesemente smentita dai fatti”.
Luc
111707 giu 10
comunque risulta chiaro che quelli della Fondazione Magna Charta sanno di non essere convincenti a priori…. dover ripetere tre volte lo stesso concetto sotto mentite spoglie vuol dire avere grossi dubbi sulle proprie ragioni!
p.s ma Stracquadanio si sente quando parla?
Straquadanio si permette di considerare il tema della cittadinanza ai minori un problema politico eludibile in quanto di interesse “solo” di una minoranza di cittadini.
E questa affermazione stupida prima ancora che antidemocratica, è fatta da un importante rappresentante del Partito delle Libertà nonché ghostwriter di un Capo del Governo, che su temi di suo unico ed esclusivo interesse e su altri di interesse di cricche ristrettissime di portatori di privilegi vari (vedi la legge sulle intercettazioni) ha imbastito battaglie parlamentari all’ultimo sangue e all’ultima fiducia, in un clima da “Muoia Sansone con tutti i filistei”.
La democrazia non è una azienda in cui il consiglio di amministrazione dispone in base ai voleri della maggioranza, la democrazia è qualcosa che ha a che fare anche sulla tutela ed il rispetto del parere delle minoranze. QUella che lui ha in mente è la legge della giungla. È il darwinismo sociale. Paladini della Libertà? Maddeché?
Magna Carta ha dovuto parlare quattro volte perchè non c’è una associazione, una, che assecondi le posizioni blindate del governo Bossi-Berlusconi.
I neocon della fondazione di Quagliariello non hanno neanche pensato di scendere in strada e prendere una sciura Maria qualsiasi per farle dire parole di elogio verso la Bertolini…