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Resoconti dell'Assemblea

Allegato B

Seduta n. 385 del 19/10/2010

TESTO AGGIORNATO AL 20 OTTOBRE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza nell'ottobre del 2008 ha dato avvio ad un'indagine conoscitiva per approfondire la condizione dei minori stranieri non accompagnati, ovvero dei minori immigrati nel territorio italiano ed ivi presenti in assenza di familiari, e per ricostruire il percorso di questi minori, una volta che abbandonano i centri di prima accoglienza per gli immigrati, dopo essere stati identificati come minori e, pertanto, esclusi dalla procedura di espulsione dal territorio italiano. Dall'indagine è emersa una situazione di grave allarme sociale; infatti, una larga parte dei minori che vengono rilasciati dai centri di prima accoglienza affrontano un destino incerto, allontanandosi in molti casi senza lasciare traccia dalle comunità alloggio che li ospitano ed esponendosi cosi a pericoli di sfruttamento da parte della criminalità organizzata o a gravi rischi per la loro stessa incolumità;
risulta, altresì, che molte giovani donne, giunte nel nostro Paese in stato di gravidanza a seguito delle ripetute violenze subite durante il tragitto, abbandonano il figlio nel centro di accoglienza dove sono ospitate;
le ragioni dell'allontanamento di questi minori dalle comunità ospitanti sono anche da ricondurre all'insufficienza delle risorse finanziarie a disposizione degli enti locali su cui insistono i centri di prima accoglienza; ai comuni sono, infatti, nella grande maggioranza dei casi affidati i minori con il provvedimento di tutela del magistrato, che segue alla prima accoglienza finanziata dal Ministero dell'interno;
in particolare, il terzo rapporto sui minori stranieri non accompagnati presentato dall'Anci rileva che il numero dei minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro Paese tra il 2006 e il 2008 risulta stabile, salvo una lieve flessione dell'8,3 per cento nel 2008, malgrado i minori romeni e bulgari siano nel frattempo divenuti comunitari. Tutto ciò a conferma della gravità della situazione;
sono, invece, aumentati i comuni italiani che hanno preso in carico questi ragazzi, offrendo loro servizi di prima e seconda accoglienza. 93 enti locali hanno assorbito l'85 per cento delle presenze, rispetto ai soli 39 tra i quali era distribuito nel 2006 il 75 per cento dei minori. 4.176 sono stati i minori stranieri inseriti in prima accoglienza e 3.841 quelli accolti in seconda accoglienza. Tra il 2006 e il 2008 si è registrato un aumento esponenziale dei minori afgani e di quelli che giungono da Paesi africani instabili o in conflitto;
l'indagine Anci rileva come quasi il 56 per cento del totale dei minori accolti in strutture di seconda accoglienza si trovi in Friuli Venezia Giulia, Lazio e Sicilia, la quale accoglie quasi il 29 per cento dei minori sul totale nazionale. In continuità con gli anni precedenti, l'aumento più significativo è stato registrato al Sud (+134 per cento), seguito dal Centro (+20 per cento), ma dopo la Sicilia le regioni nelle quali si rileva un aumento significativo dei minori accolti sono la Toscana, la Calabria, la Sardegna, la Basilicata, la Puglia e la Liguria, mentre al contrario le regioni Piemonte (-62,4 per cento), Lombardia (-47,7 per cento) ed Emilia-Romagna (-28 per cento) censiscono una sostanziale riduzione nel numero dei minori inseriti in seconda accoglienza;
dal rapporto Italia dell'European migration network su «Minori non accompagnati - rimpatri assistiti - richiedenti asilo» emerge che in Italia i minori stranieri non accompagnati, provenienti da 78 nazioni diverse, sono stati 7.797, di cui 4.828 segnalati nel corso dell'anno e 2.969 negli anni precedenti. Sempre secondo

l'European migration network, la maggioranza dei minori proviene da Marocco (15,3 per cento), Egitto (13,7 per cento), Albania (12,5 per cento), Palestina (9,5 per cento) e Afghanistan (8,5 per cento). Nei tre quarti dei casi hanno un'età compresa tra i 16 e i 17 anni (76,8 per cento). Mentre alla fine del terzo trimestre del 2009 la banca dati del Comitato per i minori stranieri registrava 6.587 ragazzi giunti da soli in Italia, di cui il 77 per cento non identificato;
purtroppo, però, i dati non possono essere considerati esaustivi rispetto alla reale consistenza del fenomeno, dal momento che da una parte non sono compresi i minori richiedenti asilo e quelli vittime di tratta, dall'altra non si tiene conto di tutti quelli che non sono mai entrati in contatto con il sistema nazionale di accoglienza. Inoltre, dal 2007 non vengono registrati quelli provenienti dalla Romania, da anni uno dei principali punti di partenza dei flussi migratori alla volta dell'Italia. La questione dei minori richiedenti asilo - si legge ancora nel rapporto - risulta poi particolarmente delicata, anche alla luce dell'elevato numero di ragazzi sbarcati nelle regioni meridionali e, in particolare, in Sicilia, dove nell'isola di Lampedusa nel corso del 2008 sono sbarcati 2.326 minori, di cui 1.948 non accompagnati. Nell'anno 2007, invece, erano sbarcati complessivamente 2.180 minori, di cui 1.700 non accompagnati. Mentre i minori approdati in Italia nel 2008 sono stati complessivamente 2.751, di cui 2.124 non accompagnati;
secondo l'organizzazione non governativa Save the children, la presenza dei minori stranieri non accompagnati in Italia è data in crescita, con una concentrazione nelle città con più di 100.000 abitanti, sebbene negli ultimi anni sia emersa una crescente preferenza dei minori per città più piccole (tra i 15.001 e i 100.000 abitanti);
alla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con la legge 27 maggio 1991, n. 176, si accompagnano due protocolli opzionali, che l'Italia ha ratificato con la legge 9 maggio 2002, n. 46: il Protocollo opzionale concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e il Protocollo opzionale sulla vendita, prostituzione e pornografia dei bambini;
la stessa Convenzione, agli articoli 22, 30, 32, 34, 35, 36, 38 e 39, prevede una tutela particolare a favore di alcuni gruppi di bambini e adolescenti in considerazione della loro maggiore vulnerabilità. Si tratta dei minori in situazione di emergenza, come i minori rifugiati e i minori nei conflitti armati, dei minori in situazione di sfruttamento economico, compreso il lavoro minorile, l'abuso e lo sfruttamento sessuale, delle vittime di tratta o di altre forme di sfruttamento e, infine, dei bambini e adolescenti di minoranze etniche o popolazioni indigene;
le rilevazioni effettuate sono allarmanti, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) dichiara che arrivano continue denunce di maltrattamenti e discriminazioni su minori e che essi, anche se non hanno commesso alcun reato, vivono sotto regime stretto di sorveglianza da parte dei loro tutori e in ambienti non adeguati. A volte manca un sufficiente grado di assistenza medica e l'accesso all'istruzione o alla formazione professionale;
anche la Commissione europea ha presentato, il 6 maggio 2010 a Bruxelles, un piano d'azione organico per affrontare il problema. In quella sede è stato varato un programma di emergenza, che racchiude norme comuni sulla tutela e la rappresentanza legale, con lo scopo di garantire che le autorità competenti a decidere del futuro di questi bambini e ragazzi si pronuncino quanto prima, preferibilmente entro i sei mesi, in merito alle soluzioni da adottare;
il nuovo piano d'azione europeo propone un approccio basato su tre linee guida: la prevenzione della tratta e della migrazione a rischio, l'accoglienza e le

garanzie procedurali nell'Unione europea, ma soprattutto la ricerca di soluzioni durature;
il fenomeno descritto presenta, altresì, preoccupanti connessioni con i flussi dell'immigrazione clandestina, gestiti dalla criminalità organizzata, spesso con base al di fuori del territorio italiano, a conferma dell'esistenza di gravi fenomeni di tratta di esseri umani, finalizzata allo sfruttamento di minori, soprattutto donne;
la gravità sociale dei fenomeni sin qui descritti e l'urgenza di individuare al più presto gli strumenti per un'efficace tutela di questi minori e per l'affermazione dei loro diritti, accertando tutte le eventuali responsabilità connesse, richiedono che, da parte del Governo, sia posta attenzione ad una politica di accoglienza in sintonia con il quarto rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia 2007-2008, pubblicato dal gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. In particolare, nel citato rapporto si raccomanda, in accordo con i principi e le disposizioni della Convenzione, soprattutto gli articoli 2, 3, 22 e 37, e nel rispetto dei bambini, richiedenti o meno asilo, che l'Italia:
a) incrementi gli sforzi per creare sufficienti centri speciali di accoglienza per minori non accompagnati, con particolare attenzione per quelli che sono stati vittime di traffico e/o sfruttamento sessuale;
b) assicuri che la permanenza in questi centri sia più breve possibile e che l'accesso all'istruzione e alla sanità siano garantiti durante e dopo la permanenza nei centri di accoglienza;
c) adotti, il prima possibile, una procedura armonizzata nell'interesse superiore del bambino per trattare con minori non accompagnati in tutto lo Stato parte;
d) assicuri che sia previsto il rimpatrio assistito, quando ciò corrisponde al superiore interesse del bambino, e che sia garantita a questi stessi bambini l'assistenza per tutto il periodo successivo;
a tale riguardo, sia il Comitato sui diritti dell'infanzia che la rete europea dei garanti dell'infanzia hanno raccomandato linee guida esplicite per la gestione delle operazioni di rimpatrio dei minori, secondo le quali il rimpatrio dovrebbe avvenire solo quando è rispondente al «superiore interesse del minore», ovvero dopo opportuna verifica dei fattori di rischio diretto o indiretto;
come la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha potuto accertare nel corso delle audizioni svolte nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui minori stranieri non accompagnati, molte famiglie già affidatarie sarebbero disponibili ad accogliere in affido temporaneo anche minori stranieri non accompagnati,

impegna il Governo:

a predisporre tutte le misure atte a far sì che la permanenza dei minori nell'ambito delle strutture di accoglienza che li ospitano, dopo il rilascio dai centri di prima accoglienza, non sia in alcun modo condizionata da valutazioni di convenienza economica delle strutture stesse, le quali potrebbero indurre i minori ad allontanarsi, favorendone lo stato di clandestinità;
a coordinare le opportune iniziative per instaurare una rete di comunità alloggio estesa al territorio nazionale, evitando la concentrazione in alcune regioni, attraverso la quale ospitare i minori stranieri non accompagnati all'atto delle dimissioni dai centri di prima accoglienza, per ripartire equamente il carico finanziario di tale ospitalità, valutando se porre a carico dello Stato le spese dell'accoglienza a lungo termine di questi minori;
a verificare se i criteri utilizzati per l'adozione dei provvedimenti di tutela dei minori stranieri non accompagnati siano omogenei su tutto il territorio nazionale;

ad adoperarsi, nell'ambito delle proprie competenze, affinché ogni intervento, anche normativo, che influisca sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati, risulti in armonia con i principi della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché con la normativa dell'Unione europea e con le indicazioni del Consiglio d'Europa in materia;
ad adoperarsi per rendere effettivo l'esercizio del diritto d'asilo dei minori stranieri non accompagnati;
a garantire ai minori stranieri non accompagnati uno status giuridico in grado di poterli maggiormente tutelare;
ad attuare tempestivamente il rafforzamento della protezione dei minori stranieri, nonché provvedimenti in linea con la Carta europea dei diritti fondamentali e con la Convenzione sui diritti del fanciullo, con particolare riguardo a quelli non accompagnati, che sono spesso le prime vittime dell'immigrazione clandestina;
ad avviare una strategia di intervento sul tema, in un'ottica di collaborazione tra amministrazione centrale ed enti locali, affrontando alcuni aspetti che hanno importanti ripercussioni sulle caratteristiche che il fenomeno assume in Italia, come l'accertamento dell'età e della nazionalità, l'identificazione, le indagini familiari, il rafforzamento delle capacità operative delle aree di ingresso;
ad adoperarsi affinché siano destinate adeguate risorse finanziarie a favore dei minori stranieri non accompagnati, anche per assicurare, in accordo con la Conferenza unificata, la prosecuzione dei progetti e delle iniziative già avviate, quali, ad esempio, il «programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati», che il Comitato per i minori stranieri gestisce con l'Anci;
a considerare la possibilità di assumere le necessarie iniziative per rilasciare il permesso di soggiorno anche per quei minori stranieri che abbiano raggiunto la maggiore età e che abbiano già intrapreso un percorso documentato di integrazione sociale e civile.
(1-00459)
«Capitanio Santolini, Zampa, Di Giuseppe, Mussolini, Mosella, Misiti, Iannaccone, Lussana, Delfino, Nunzio Francesco Testa, Compagnon, Tassone, Volontè, Naro, Ciccanti, Rao, De Poli, Ruvolo, Livia Turco, Lo Moro, De Torre, Cardinale, Zaccaria, Sbrollini, Touadi, Arturo Mario Luigi Parisi, Farinone, Schirru, Recchia, Siragusa, Bossa, Vannucci, Zucchi, Mattesini, Brandolini, Motta, Lenzi, Donadi, Mura, Palagiano, Favia, Borghesi, Evangelisti, Carlucci, Soglia, Mannucci, Bocciardo, De Nichilo Rizzoli, Marsilio, Paglia, Marinello, Toccafondi, Lo Presti, De Angelis, Di Centa, Cosenza, Calgaro, Tabacci, Brugger, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Belcastro, Gaglione, Milo, Sardelli, D'Ippolito Vitale, Pes».

Risoluzioni in Commissione:

L'XI Commissione,
premesso che:
la problematica della completa liberalizzazione in ambito europeo del lavoro subordinato per i cittadini rumeni sta assumendo una rilevanza particolare anche in Italia, soprattutto a causa della forte presenza di manodopera rumena sul territorio, significativamente specializzata in determinati settori produttivi;
a copertura dell'intero anno 2010, è stata emanata una circolare congiunta (numero 2/2010) del Ministero dell'interno e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che disciplina la proroga del regime

transitorio in materia di accesso al mercato del lavoro dei cittadini rumeni e bulgari;
alla luce della citata circolare, sino al 31 dicembre 2010, in vista della completa liberalizzazione del lavoro subordinato, viene pertanto confermato senza modifiche, per i cittadini «neocomunitari» di Romania e Bulgaria, quanto già disposto in materia, unitamente alle deroghe a tale regime per alcuni settori produttivi e per alcune professionalità (agricolo e turistico alberghiero; lavoro domestico e di assistenza alla persona; edilizio; metalmeccanico, dirigenziale e altamente qualificato, compresi i casi previsti dall'articolo 27 del testo unico su immigrazione e lavoro stagionale);
una decisione di liberalizzare completamente l'accesso al mercato del lavoro - quanto meno per i cittadini rumeni - rappresenterebbe il giusto riconoscimento del contributo fornito dalla comunità rumena allo sviluppo del mercato del lavoro italiano, nonché alla sua crescita economica e produttiva;
una decisione nel senso indicato avrebbe, inoltre, positive ricadute sui rapporti bilaterali tra Italia e Romania, favorendo lo sviluppo di tutte le iniziative comuni in tema di lavoro e previdenza;
peraltro, la liberalizzazione del mercato del lavoro per i cittadini rumeni potrebbe anche passare attraverso una fase sperimentale, che consenta di attivare i necessari meccanismi di valutazione degli effetti della misura stessa sul territorio italiano,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di sostenere - secondo le modalità che si riterranno più opportune - una decisione favorevole riguardante la completa liberalizzazione, a decorrere dal 1o gennaio 2011, del lavoro subordinato per i lavoratori romeni.
(7-00418) «Moffa».

La XII Commissione,
premesso che:
la Commissione europea ha designato il 2010 quale anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, intendendo ribadire l'impegno dell'Unione europea a svolgere un ruolo decisivo per l'eliminazione della povertà;
«la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale è uno degli obiettivi centrali dell'Unione europea e il nostro approccio congiunto è stato uno strumento importante per orientare e sostenere le azioni negli Stati membri» ha affermato Vladimír Špidla, commissario responsabile per gli affari sociali. «L'Anno europeo porterà avanti questo discorso facendo opera di sensibilizzazione tra il pubblico sul fatto che la povertà continua a incombere sulla vita quotidiana di tanti europei»;
ai giorni nostri, nonostante l'Unione europea sia una delle regioni più ricche al mondo, 78 milioni di persone, ovvero il 16 per cento della popolazione, sono a rischio povertà non disponendo di risorse;
tra i Paesi dell'Europa dei quindici, la situazione italiana è tra le peggiori, insieme a quella degli altri grandi Paesi mediterranei, con un livello di disuguaglianza più elevato e una situazione di gravità della povertà più marcata. In Italia, secondo l'Istat, le famiglie povere sono 2 milioni 623 mila, mentre gli individui poveri sono 7 milioni 537 mila;
la situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove il reddito delle famiglie è pari a circa tre quarti di quello delle famiglie del Centro-nord;
le famiglie numerose, i minori, la povertà femminile e le famiglie con anziani a carico sono le categorie più esposte a sprofondare sotto la soglia della povertà;
in relazione all'«anno europeo della povertà», il programma nazionale dell'Italia, elaborato dal Ministero del lavoro

e delle politiche sociali prevede l'aggiornamento della strategia di lotta alla povertà nel contesto dell'attuale situazione economico-sociale del Paese e del nuovo indirizzo delle politiche sociali del Governo;
il rapporto strategico nazionale 2008-2010 contro la povertà e il libro bianco sul futuro del modello sociale hanno posto l'accento sulle leve della partecipazione sociale, della responsabilità diffusa di tutta la comunità nella prevenzione e nel contrasto alla povertà, dell'attivazione dei processi di inclusione attiva;
nel Programma sono stati individuati questi obiettivi strategici:
a) il riconoscimento del diritto delle persone che vivono in condizione di povertà e di esclusione sociale a condurre una vita dignitosa e a svolgere un ruolo attivo nella società;
b) la responsabilità condivisa e la partecipazione nella realizzazione delle politiche di inclusione sociale attraverso l'impegno di tutti, soggetti pubblici e privati, nelle azioni di contrasto alla povertà ed all'emarginazione;
c) il rafforzamento dei fattori di coesione sociale, attraverso la sensibilizzazione della collettività rispetto ai vantaggi derivanti dalla riduzione delle situazioni di povertà ed esclusione sociale;
con la direttiva del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 5 maggio 2010 è stata prevista la presentazione di progetti, da realizzare su scala nazionale, finalizzati alla realizzazione del programma nazionale per il 2010, anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale e in base a tale direttiva sono poi stati finanziati 5 progetti presentati dai seguenti soggetti: Comunità di Sant'Egidio ACAP ONLUS; Fondazione banco alimentare ONLUSAICS - Associazione Italiana Cultura e Sport - Comitato Provinciale di Napoli, ACLI - Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani - Roma, Associazione Avvocato di Strada - Bologna;
se ciò è sicuramente un primo passo, non è certo sufficiente ad affrontare la povertà nel nostro Paese come non sono state sufficienti le misure sinora intraprese dal Governo come il bonus gas, il bonus per l'energia elettrica, i contributi per gli affitti, i libri scolastici gratuiti, l'assegno per la maternità, l'assegno per il nucleo familiare dal terzo figlio, la «carta acquisti», per altro finanziata solo per il 2009,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le misure atte a prevenire le condizioni di povertà assumendo come riferimento l'Agenda Sociale Europea i cui obiettivi indicati sono:
creare una strategia integrata che garantisca una interazione positiva delle politiche economiche, sociali e dell'occupazione;
promuovere la qualità dell'occupazione, della politica sociale e delle relazioni industriali, consentendo quindi il miglioramento del capitale umano e sociale;
adeguare i sistemi di protezione sociale alle esigenze attuali, basandosi sulla solidarietà e potenziandone il ruolo di fattore produttivo;
tenere conto del «costo dell'assenza di politiche sociali»;
a prevenire e a combattere tutte le forme di povertà incidendo su alcuni aspetti strutturali del nostro Paese attraverso: la buona e piena occupazione femminile; l'adozione di misure fiscali e monetarie a sostegno dei figli; l'elaborazione di politiche di conciliazione tra lavoro nel mercato e responsabilità di cura per donne e uomini; l'accesso ai servizi socio-educativi per la prima infanzia; l'adozione di misure per prevenire, rallentare, prendere in carico la non autosufficienza attraverso la piena, concreta e reale attuazione del fondo; una politica della casa a partire dagli affitti;
a definire, prima dell'entrata in vigore del federalismo fiscale, i livelli essenziali

delle prestazioni sociali (Lep) così come previsti all'articolo 22 della legge quadro n. 328 del 2000 e dall'articolo 117, comma 2, lettera m), della Costituzione ed ad assumere iniziative per integrare con risorse economiche adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali;
a coordinare e predisporre, insieme gli altri soggetti titolari, ognuno per le proprie competenze, una nuova carta sociale, in una logica di welfare locale e sussidiario, in linea con la riforma federalista dello Stato, che coinvolga tutti i cittadini residenti in Italia, compresi gli stranieri stabilmente presenti nel nostro Paese e che preveda l'integrazione delle prestazioni monetarie con la fruizione di servizi alla persona gestiti dai comuni;
ad assumere iniziative per l'istituzione di un fondo nazionale per il contrasto della grave emarginazione, attraverso il rifinanziamento dell'articolo 28 della legge 328 del 2000 dando così la possibilità di implementare il sistema dei servizi dedicati all'accoglienza, all'accompagnamento ed alla protezione delle persone in grave emarginazione, di contrastare il disagio nelle periferie urbane di migliorare il percorso e l'accoglienza umanitaria dei migranti alle frontiere soprattutto marittime;
a riferire sul rapporto annuale sulla strategia nazionale per la protezione sociale e l'inclusione sociale previsto dalla strategia di Lisbona e che il Governo stesso deve trasmettere a Bruxelles entro il 30 settembre 2008;
a promuovere ogni anno una tavola rotonda sull'inclusione sociale, analoga a quella europea, con il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali e gli attori sociali.
(7-00417)
«Livia Turco, Lenzi, Grassi, Farina Coscioni, Murer, Miotto, Burtone, D'Incecco, Bossa, Sbrollini, Sarubbi, Argentin, Pedoto».

La XIII Commissione,
premesso che:
il settore dell'agricoltura sta attraversando una profonda crisi, legata anche alla congiuntura negativa a livello internazionale;
quello del pomodoro da industria è un settore strategico per l'agricoltura italiana, soprattutto in alcune regioni, quali la Puglia e l'Emilia Romagna;
per le aziende agricole del Mezzogiorno, inoltre, la produzione di pomodoro rappresenta un vero e proprio valore aggiunto;
la crisi del pomodoro da industria è dovuta, in particolare, ad una inferiorità contrattuale nei confronti dell'industria, sia di quella di trasformazione, sia di quella legata alla grande distribuzione;
il 2010 è stata una annata particolarmente difficile e complessa per l'intera filiera, annata caratterizzata da diversi fattori negativi;
gli agricoltori, infatti, si sono visti rifiutare il prodotto, o accettarlo a prezzi molto ridotti da parte di molte industrie, nonostante i contratti firmati durante 2009;
tra i motivi che hanno provocato l'attuale difficile situazione del settore ci sono pure le conseguenze della sovrapproduzione del 2009, a livello nazionale e mondiale, che hanno comportato problemi di smaltimento delle giacenze di prodotto presso le industrie;
le elevate temperature climatiche hanno accelerato la maturazione del prodotto rispetti ai tempi previsti con l'industria conserviera, causando, di fatto, una sovrapproduzione difficile da smaltire;
uno degli elementi principali dell'attuale OCM dell'ortofrutta è il sussidio alla produzione per il pomodoro da industria;
l'Unione europea ha preso in considerazione la possibilità di ridurre e disaccoppiare tale sussidio;

dal 2011, gli aiuti della politica agricola comune per gli agricoltori saranno completamente disaccoppiati, con l'erogazione di un contributo ad ettaro indipendentemente dal prodotto coltivato e dalla resa del terreno,
impegna il Governo:

a convocare, in tempi rapidi, un tavolo di confronto tra tutti i soggetti della filiera per definire una programmazione degli investimenti agricoli e delle attività industriali;
ad adottare misure a sostegno dei produttori e ad intervenire, in maniera tempestiva per definire le regole per la prossima campagna del 2011, al fine di evitare ulteriori crisi del comparto pomodoro;
ad intraprendere le iniziative necessarie, al fine di salvaguardare il prodotto italiano e il made in Italy, di assicurare prezzi equi alle famiglie e di sostenere il reddito dei lavoratori del settore;
a sostenere e negoziare in sede europea, stante lo stato di crisi delle produzioni di pomodori, tempestive misure, anche di carattere straordinario, per assicurare ai produttori contributi economici e agevolazioni fiscali, finalizzati ad approntare una concentrazione di risorse finanziarie idonee a superare la grave crisi che il settore sta attraversando, e soprattutto per assicurare una prospettiva di futura ripresa per le produzioni di pomodori a partire dal 2011.
(7-00416) «Delfino, Volontè».

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