Comunicato stampa - 746(2010)

Le compagnie aeree non sono autorità preposte all’immigrazione

Strasburgo, 12.10.2010 – I paesi europei cercano di ridurre l’immigrazione, minacciando indebitamente di infliggere sanzioni alle compagnie aeree e ad altre aziende di trasporto. Per limitare gli ingressi nel loro territorio, trasferiscono pesanti responsabilità ai vettori, ha dichiarato il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, nell’ultimo articolo del suo “Human rights comment”, pubblicato oggi. Il personale delle compagnie aeree è pertanto costretto a decidere se autorizzare o meno una persona a imbarcarsi su un aereo o su una nave, pur non disponendo assolutamente delle competenze necessarie per garantire ai rifugiati i diritti loro riconosciuti dal diritto internazionale.

È un serio ostacolo per un rifugiato che ha bisogno di protezione internazionale, poiché gli è indispensabile entrare nel territorio di uno Stato per domandare ed eventualmente ottenere l’asilo. Le persone esposte al rischio di tortura, o che temono la repressione, non sempre dispongono di documenti di viaggio in regola, tanto più se hanno il timore di essere perseguitate dalle autorità nazionali, che controllano il rilascio dei passaporti e degli altri documenti di viaggio.

Questa politica crea inoltre altri problemi. Per raggiungere un luogo in cui potranno essere al sicuro, i rifugiati possono essere costretti a ricorrere ai servizi dei trafficanti di persone, che procurano loro documenti falsi per ingannare la sorveglianza dei vettori.

Un mezzo per prevenire i flussi migratori

Numerosi Stati europei hanno notevolmente inasprito le loro normative e le loro prassi in materia di asilo e di immigrazione, per tentare di ridurre i flussi migratori. Le responsabilità dei vettori e le sanzioni previste nei loro confronti in caso di inosservanza rientrano in tale approccio, come pure l’obbligo di visto. Le disposizioni relative agli obblighi imposti ai vettori sono stabilite in Europa dalla Convenzione di Schengen del 1985 e dalla Direttiva del Consiglio 2001/51/CE.

La regola è chiara: i vettori sono tenuti a prendere tutte le misure necessarie per accertarsi che uno straniero trasportato per via aerea o marittima sia in possesso dei documenti di viaggio richiesti per l’ingresso nello spazio Schengen. Se l’ingresso è rifiutato allo straniero, il vettore che lo ha condotto deve farsene carico immediatamente e provvedere in particolare a ricondurlo nel paese di partenza. Inoltre il vettore può essere passibile di una multa.

La direttiva dispone tuttavia che le sanzioni nei confronti dei vettori siano « dissuasive, efficaci e proporzionate» e che siano applicate « senza pregiudicare gli obblighi degli Stati membri in caso di richiesta di protezione internazionale da parte di un cittadino di un paese terzo».

Il personale degli aeroporti, assunto e formato per essere al servizio dei passeggeri aerei, non ha le competenze necessarie per garantire ai rifugiati i diritti loro riconosciuti dal diritto internazionale. In caso di dubbio, i vettori preferiranno rifiutare l’accesso a bordo di un aereo a un potenziale rifugiato, piuttosto di correre il rischio di pagare una multa e di farsi carico delle spese di soggiorno dell’interessato e del suo viaggio di ritorno.

La responsabilità di stabilire se questo o quel migrante debba avere o meno la possibilità di entrare nel territorio non deve gravare sulle spalle di un vettore pubblico o privato, perché chiaramente non è suo compito, né dispone dei mezzi per svolgerlo.

Rischio di violazione dei diritti umani

Tali pratiche rischiano di violare il diritto internazionale relativo ai diritti umani e al diritto dei rifugiati, che vieta agli Stati di rinviare una persona in un territorio in cui potrebbe essere esposta al rischio di tortura, o a serie minacce per la sua incolumità o la sua libertà. Possono pertanto provocare violazioni dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che vieta la tortura e le pene o i trattamenti inumani o degradanti.

La lotta contro l’immigrazione clandestina non deve essere condotta a scapito di coloro che hanno buone ragioni per cercare una protezione. È necessario che l’Europa modifichi completamente i propri meccanismi di controllo delle migrazioni.

Contatto stampa presso l’Ufficio del Commissario:

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