09 ottobre 2014

Allarme immigrati  E Europa "scheda"  tutti i clandestini 
Iniziativa coordinata dall`Italia: fenomeno fuori controllo 
La Stampa, 09-10-14
GUIDO ROTOLA 
ROMA- L'hanno battezzata "Mos Maiorum", letteralmente  "costume  degli antenati",  con riferimento a un principio  cardine della morale tradizionale  degli antichi romani. Partirà  lunedì prossimo e durerà  fino al 26 ottobre. Il tempo necessario  per avere un quadro  reale del fenomeno. E una  grande operazione di polizia  sugli immigrati irregolari,  clandestini, in attesa di asilo politico. Una schedatura di  massa per trasformare i clandestini  in cittadini in attesa di  lavoro, di assistenza umanitaria del paese che accetta di accoglierli. 
Per la prima volta, le polizie  degli Stati membri della Comunità Europea, coordinate  dall`Italia, lanceranno una offensiva comune contro i trafficanti  di immigrati. Al termine  di «Mos Maiorum», si dovrebbe  avere «un quadro chiaro e  aggiornato della situazione riguardante  l`area operativa, il  modus operandi, le tendenze  principali e i possibili cambiamenti  rapidi del fenomeno». 
Sempre di più la gestione  dei flussi migratori irregolari  sta diventando un problema  che coinvolge anche i paesi del  Nord Europa, non solo quelli  rivieraschi, come l`Italia, che  fronteggiare in prima linea i  flussi migratori che arrivano  dall`Africa o dal Medio ed  Estremo Oriente. 
Proprio nelle settimane  scorse il governo tedesco ha  fatto sapere di aver raggiunto  il tetto massimo dell`accoglienza  per i rifugiati politici,  chiedendo agli altri Paesi europei  di farsi carico del problema.  Mentre paesi come l`Italia chiedono  alla Comunità Europea di  affrontare insieme il problema  dell`accoglienza dei clandestini. Che stanno quasi per raggiungere la soglia dei 150.000 (sono  145.381) giunti in Italia dal primo  gennaio di quest`anno a ieri. 
La decisione di dar vita a «Mos Maiorum», attività di «prevenzione, repressione, e  analisi», nasce dalla necessità  di riempire un vuoto di conoscenza.  Con l`apertura delle  frontiere dentro i confini dell`Europa  di Schengen, la dimensione  della mobilità interna di  uomini e donne è un dato empirico,  mancando punti di riferimento  reali per determinare la  dimensione quantitativa del fenomeno. 
Le operazioni di polizia che  partiranno da lunedì serviranno  appunto a riempire questi  vuoti. E dunque, assisteremo  ad «operazioni di controllo lungo  le principali rotte di immigrazione  illegale (all`interno  dello spazio Schengen e alle frontiere». 
Nei documenti di «Mos Maiorum» vengono elencate le informazioni  che dovranno essere  raccolte: «Dove e a che ora  sono stati intercettati ì clandestini. Eventualmente su quali  mezzi di trasporto si trovavano.  Quali nazionalità dichiarano.  L`età, il sesso e quando è attraverso  quale frontiera sono entrati  in Europa». E ancora: «Bisogna  specificare se i clandestini  hanno esibito documenti falsi-falsificati  di viaggio poi sequestrati.  O se hanno chiesto  asilo». E sul viaggio di trasferimento, occorre raccogliere il  maggior numero di informazioni  sulle organizzazioni di trafficanti  di clandestini, sul prezzo  del biglietto di viaggio pagato  per raggiungere l`Europa». 
Un database utile per la comprensione  del fenomeno, ovvero  per le politiche da adottare per  fronteggiare l`emergenza dei  flussi migratori che continuano  a premere sull`Europa. I teatri  di guerra e di conflitti che si avvicinano  sempre di più all`Europa,  come la Siria, l`Iraq e la  Turchia che producono centinaia  di migliaia di profughi che  cominciano a premere per trasferirsi  in Europa. 
Il Corno d`Africa e la fascia  subsahariana del continente  nero stanno trovano nella Libia  che rischia di diventare territorio dell`islamismo terroristico e  integralista, rappresentano la  tenaglia che rischia di stringersi  sull`Europa. 
 
 
 
Treviso chiude le porte ai profughi: «Non ne possiamo più accogliere»
Incontro con i sindaci in Prefettura, esclusa la soluzione caserme
La Caritas: ci prenderemo cura dei 34 che lasceranno il dormitorio
TREVISO - Non c'è alcuna possibilità di accogliere nuovi profughi in provincia di Treviso. È questa la sintesi dell'incontro svoltosi oggi in Prefettura con i primi cittadini della Marca. E Pietro Signoriello, viceprefetto vicario, alla fine ha sintetizzato: «Non c'è più modo di prestare alcun genere di accoglienza». Tutto questo mentre fuori una cinquantina fra venetisti ed esponenti di Forza Nuova contestavano le politiche che hanno portano in Veneto altri profughi.
Alcuni sindaci hanno chiesto che fossero messe a disposizione alcune caserme, anche attive, ma dalla Prefettura è arrivato un no: è una soluzione non praticabile. Finiranno quindi per strada i profughi che stanno per arrivare? «È una delle nostre preoccupazioni» ha concluso Signoriello.
Giovedì, intanto, 34 di loro saranno costretti a uscire dal dormitorio cittadino perché il Comune deve ospitare i senza dimora. Altre 34 persone che non sapranno dove andare? Don Davide Schiavon, direttore della Caritas di Treviso, ha scongiurato il rischio, almeno per questa volta: «In qualche modo troveremo una soluzione, ma è l'ultima volta».
 
 
 
Mare nostrum ha i giorni contati. L’Italia: nessuna convivenza con Triton
Alte fonti diplomatiche affermano a Bruxelles la linea del nostro paese: la nuova operazione di Frontex, che partirà a novembre, comporterà lo smantellamento di quella della Marina, dopo un naturale periodo di ''phase out''
Redattore sociale, 09-10-14
BRUXELLES - Se c’erano ancora dubbi sulla volontà dell’Italia di porre fine presto all’operazione Mare Nostrum, ora non ne rimangono più. Alte fonti diplomatiche hanno infatti confermato oggi a Bruxelles che l’operazione della marina militare italiana non potrà coesistere con Triton, la missione di Frontex che partirà da novembre e pattuglierà le coste del sud e sud-est dell’Italia.
Tutto porta quindi a pensare che dopo un logico periodo di tempo in cui ci sarà un “phase out” di Mare Nostrum, ovvero un passaggio di consegne alla nuova operazione dell’agenzia di controllo delle frontiere esterne, finiranno i pattugliamenti italiani che si spingono ora fino praticamente alle coste libiche.
Quello che invece non si sa è quali saranno le conseguenze della fine di Mare Nostrum. “Non solo nessuno ci ha sostenuto in questa operazione - spiega la nostra fonte - ma siamo stati anche criticati perché accusati di far aumentare gli arrivi di migranti irregolari in Europa, perché i trafficanti hanno cominciato a mettere in mare barconi sempre più fatiscenti e senza carburante o rifornimenti di cibo e acqua, sperando nei soccorsi italiani. Ora con Triton c’è un approccio comune, anche se ovviamente il mandato, le modalità e l’area di pattugliamento della nuova operazione Frontex sono diversi da quelli di Mare Nostrum”.
Tradotto in parole semplici: l’Italia si è sentita isolata e l’Europa, per aiutarla, scommette che riducendo l’ambito delle perlustrazioni in mare a solo trenta miglia dalle coste del nostro paese, scoraggerà gli scafisti dal mettere i migranti su vere e proprie zattere. Una scommessa piuttosto azzardata però, anche perché ci si chiede qual è il numero di morti che potremmo permetterci, in caso gli sbarchi non diminuiscano al diminuire delle operazioni di soccorso e salvataggio.
“L’Italia era pronta a un’operazione di più larga portata rispetto a quella messa in piedi con Frontex - afferma la fonte - altri Stati membri non lo erano altrettanto”.
Le stesse fonti diplomatiche sono molto chiare: “Non è un problema che l’Italia può risolvere da sola. Quindi non possiamo far durare questa operazione per sempre, oltretutto contro la volontà del resto dell’Ue”.
Per quanto riguarda Triton, intanto, arriva il sostegno - seppur ancora non ufficiale - della Svezia e della Finlandia, che vanno ad aggiungersi a Spagna, Germania e Francia e a Malta, con cui i negoziati sono agli ultimi dettagli.
Intanto domani a Lussemburgo, i ministri della Giustizia e degli Interni torneranno a discutere su come migliorare l’aspetto della responsabilità condivisa delle politiche migratorie all’interno dell’Unione Europea, e dall’Italia c’è la sensazione che si sia finalmente capito che il problema non riguarda solo questo o quello Stato membro, ma è un problema comune che necessita risposte comuni. (Maurizio Molinari)
 
 
 
Accoglienza - La questione profughi, a Bologna e non solo...
Melting pot Europa, 09-10-14
Alessandro Albergamo, operatore SPRAR
Recentemente e anche forzatamente sono arrivati, all’attenzione di tutti, i temi delle migrazioni e delle richieste di asilo. 
Sui social, sulla carta stampata, nelle televisioni, oppure dal barbiere, in fila alla cassa del supermercato, al bar, impazzano da qualche mese Mare Nostrum e Frontex Plus (ora Tritone), sbarchi e barconi, profughi e clandestini. 
Queste righe sono per raccontare di una situazione diffusa in tutta Italia, cercando di rispondere a domande quotidiane partendo dai fatti concreti che accadono a Bologna, dalla realtà di chi lavora a contatto con le persone di cui si parla, e non con le notizie più o meno fondate che, invece, si pubblicano.
Chi sono le persone che arrivano in Italia con Mare Nostrum?
Il flusso di famiglie e singoli che scappano da paesi in cui la loro incolumità o le loro prospettive di una vita dignitosa sono messe a rischio, è incessante. Anche Bologna, in sintonia con quanto espresso dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati, non si è sottratta a questo fenomeno, accogliendo diverse centinaia di persone. Non tutti sono rimasti: alcuni sono stati trasferiti in altre città della Regione, altri hanno deciso di transitare in Italia, di farne solo un’altra, ennesima, tappa del proprio progetto migratorio, cercando di approdare in Europa del Nord per ricongiungersi ad amici o familiari. 
Sono soprattutto uomini, di età non troppo elevata (sono infatti molti i minori non accompagnati), provenienti dalle coste della Libia ma lì giunti dopo un lungo percorso soprattutto dall’Africa Occidentale (Nigeria, Gambia, Mali, Senegal, Costa d’Avorio), Orientale (Eritrea, Somalia, Etiopia, Sudan), dal Medio Oriente (Siria, Palestina), e Asia (Pakistan).
Perché vengono pericolosamente in Italia via nave? Perché c’è Mare Nostrum?
La maggior parte delle persone che sbarcano a Lampedusa (e non che arrivano, perché molte di loro non si sentono arrivate in Italia) proviene dai Paesi con il più alto il tasso di diniego dei visti che permettono la libera circolazione in Italia: per questo motivo l’entrata via mare è l’unica percorribile anche se pericolosa e, secondo la Bossi-Fini, illegale. 
Fortress Europe (una delle fonti più attendibili del settore) sostiene che negli ultimi 25 anni siano morte lungo le frontiere europee almeno 20mila persone (ma di molti naufragi non si è avuta nessuna notizia). La maggior parte è annegata nel Mediterraneo. I pattugliamenti hanno allungato le rotte, esponendo ancora di più i migranti alla morte in mare. Ma allora perché continuano a partire? La ragione non è da ricercarsi in Mare Nostrum, ma nello sfacelo della tenuta demografica, economica e politica del Corno d’Africa, del vicino Medio Oriente e di quei Paesi del Nord Africa in cui il processo post dittatura è ancora lontano dall’obiettivo finale.
È ragionevole sostenere che sia un’invasione islamica mascherata?
I dati degli ultimi anni sugli ingressi per motivi di lavoro di cittadini stranieri, ingressi richiesti dai recenti governi italiani di ogni schieramento, dicono che per ogni persona che arriva a Lampedusa ce ne sono altre 10 “convocate” o “sanate” dall’Europa dell’est per sopperire al fabbisogno di manodopera nelle fabbriche e famiglie italiane. Ciò vuol dire che solo il 10% degli immigrati presenti in Italia in maniera regolare o irregolare passa da Lampedusa e proviene da quei Paesi islamici che tanto terrorizzano chi fa leva sulla minaccia di scontri e guerre culturali-religiose per cercare di aumentare le restrizioni imposte dall’Europa sui visti per i cittadini di questi Paesi.
È possibile che tra loro si nasconda un terrorista? 
Molti sono di una religione diversa da quella cristiana, non tutti sono però musulmani, mentre nessuno è militante dell’ISIS. Tra loro non si nascondono terroristi: le maniere per entrare in Europa sono tante, quella meno sicura è proprio via mare, su un barcone, insieme ad altre centinaia di persone. Una persona che ha in mente di progettare attentati può entrare in Europa in maniera molto più sicura e perfino legale, senza rischiare la vita. Ciò non vuol dire che tra chi arriva non ci possa essere, potenzialmente, una persona avvicinabile, coinvolgibile, malleabile da parte di chi fomenta odio e cerca adepti utilizzando la religione come variabile di una follia che nessuna religione può mai giustificare, ma bisogna rammentare che le persone più inclini al reclutamento, da parte soprattutto della microcriminalità più che del terrorismo, sono proprio quelle più escluse socialmente, quelle più isolate, e quindi quelle più vulnerabili e fragili.
Gli stranieri che sbarcano sul nostro territorio portano malattie da tempo debellate in Italia? 
A compiere i “viaggi della speranza” sono soprattutto uomini giovani, in forza, sani, proprio perché dovevano garantire con la propria robustezza fisica la buona riuscita di un investimento economico (il viaggio) che la famiglia compie indebitandosi pesantemente con usurai del posto di origine e molto spesso anche con aguzzini dei posti di passaggio. Le malattie più diffuse tra chi arriva sono malaria, scabbia e TBC: mentre la prima non è una malattia contagiosa, ed è quindi criminoso creare allarmismi per la malaria, le seconde due sono facilmente individuabili con gli idonei screening sanitari e facilmente curabili, con rischi di contagio molto bassi per la popolazione. L’allarmismo che da oltre 6 mesi si è creato intorno a un potenziale risveglio di malattie da tempo debellato era stato ridimensionato con forza dalle autorità sin dal suo inizio, ed è ora smentito dai fatti.
È vero che percepiscono 30/33/35 euro al giorno? 
Il dibattito che più interessa tutti è sicuramente “quello dei soldi”. Iniziamo quindi smentendo subito un luogo tanto comune quanto falso: a ogni profugo non viene concessa una cifra che varia dai 30 ai 35 euro al giorno (a seconda delle convenzioni firmate dalle Prefetture italiane con gli enti gestori). Le cifre riportate si riferiscono a quello che viene assegnato all’ente gestore per ciascun profugo accolto. I soldi ricevuti servono per pagare gli stipendi degli operatori, le tasse e l’I.V.A. dei servizi offerti, i servizi offerti stessi (vitto e kit igienici e sanitari). A Bologna, a ciascun profugo è riconosciuta sì una cifra personale giornaliera, ma che varia dai 1,5 ai 2,5 euro al giorno: cifre che servono per rispondere ai loro bisogni quotidiani cui il sistema dell’accoglienza non provvede, e che neppure loro possono esaudire per se stessi dal momento che, dato il loro status di richiedente asilo, non possono lavorare durante i primi 6 mesi di permanenza sul suolo italiano. E se non possono lavorare, non guadagnano, e se non guadagnano non sono liberi: lavoro nero, sfruttamento, illegalità, sono solo alcuni dei rischi che si corrono.
Che tipo di servizi e prestazione prevede il sistema dell’accoglienza?
A Bologna, l’ente gestore, firmando la convenzione con la Prefettura, si impegna a gestire l’accoglienza sin dal primo concitato momento dell’arrivo fino al termine del contratto di permanenza in struttura. 
Ecco in poche parole cosa viene loro offerto: fornitura dei generi di prima necessità igienica e di pulizia (asciugamani, spazzolino, dentifricio, anti scabbia, sapone); cambio degli abiti con cui hanno fatto il viaggio in mare: maglie, pantaloni, ciabatte e/o scarpe, biancheria intima; biancheria per i letti. Inoltre, sottoscrivendo contratti con le ditte di ristorazione o assumendo cuochi che lavorino in loco, vengono loro quotidianamente forniti alimentari per colazione, pranzo e cena. Hanno a disposizione una piccola farmacia per le medicazioni più comuni, e un medico dell’ASL territoriale che regolarmente monitora la situazione sanitaria degli ospiti. L’ente gestore, inoltre, cura il monitoraggio delle presenze da inviare alla Prefettura, i rapporti con gli enti ASL e del Comune per il rilascio delle tessere sanitarie provvisorie e infine collabora con la Questura perché tutti siano fotosegnalati, forniti di un documento provvisorio, interrogati dalla Commissione Territoriale per la loro istanza di protezione internazionale.
Infine, l’ente gestore si avvale delle collaborazioni di operatori ed educatori diurni e notturni che facciano portierato sociale e gestiscano il lavoro quotidiano con gli ospiti.
È vero che soggiornano in alberghi a 3 o 4 stelle?
Anche qui è necessario subito smentire un altro mito: può essere capitato che per alcuni giorni i profughi abbiano trovato posto in alberghi piuttosto che in strutture dell’accoglienza, ma sono stati casi sporadici e di breve durata, comunque rimborsati all’albergatore. 
A Bologna e Provincia, i posti dell’accoglienza di Mare Nostrum (Villa Aldini è forse il più famoso) non sono alberghi lussuosi né villette accessoriate come sostiene chi mai li ha visitati. A questi si aggiunge il Centro Mattei, meglio conosciuto come ex CIE, sito in via Enrico Mattei e ad oggi centro di smistamento sull’intera Regione. In tutti i casi si tratta di strutture private che erano in disuso e che sono state messe a disposizione (a rimborso delle spese per le utenze) al fine di accogliere i profughi. Dal momento che erano in disuso, quindi, avevano problemi strutturali e di pulizie che sono stati immediatamente affrontati dagli enti gestori, ma necessitano quotidianamente di manutenzione e sistemazione. Si condividono, nel rispetto di norme e prassi di igiene e convivenza, stanze, servizi igienici, mense, luoghi comuni.
Perché l’Europa non fa di più per non lasciare da sola l’Italia?
Nel 2013 l’Italia ha accolto solo il 10% di tutti i rifugiati politici riconosciuti nei vari Stati dell’Unione Europea, ed in particolare ha accolto la metà dei rifugiati accolti in Svezia e in Germania. In Siria si sta combattendo una delle guerre civili più sanguinose degli ultimi anni, nell’indifferenza di tutta la Comunità Internazionale, eppure solo una piccolissima parte di loro chiede rifugio in Italia, preferendo i Paesi del Nord Europa o i campi profughi nei paesi confinanti la Siria, sperando che finisca presto la guerra per tornare nelle proprie case. 
Esistono altre forme di accoglienza per i richiedenti asilo?
Mare Nostrum ha portato all’attenzione di tutti il tema dell’accoglienza e protezione dei rifugiati. Ma non è l’unica, e nemmeno la più strutturata e datata, forma di asilo per i richiedenti. Anche a Bologna è attivo da anni il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Si tratta di un articolato progetto del Ministero dell’Interno (circa 13.000 posti finanziati nel 2014) costituito dalla rete degli enti locali e del Terzo Settore che – per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. La grossa differenza con Mare Nostrum è che i progetti dello SPRAR garantiscono interventi di "accoglienza integrata" che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.
 
 
 
Migranti come turisti? 
Panorama, 09-10-14
Il Gazzettino.it, 08-10-14
Andrea Russo 
La Boldrini ha criticato la  contraddittorietà degli italiani,  che ai ricchi turisti offrono  un`ospitalità di lusso e ai poveri 
migranti un`ospitalità, come  essa dice, miserevole. Ma ve  l`immaginate che cosa succederebbe  se ospitassimo ogni  famiglia di migranti in alberghi  a più stelle, in residence con  vista mare, in villaggi vacanze  o in villette unipersonali  con posto macchina? Avremmo  non più una sia pur consistente  migrazione, bensì un  vero e proprio trasferimento  dell`intera Africa nell`Italia,  nuovo paese del Bengodi; «Mare nostrum» diventerebbe  il «mare loro» brulicante non  più di gommoni o carrette ma  di transatlantici sbarcanti ogni  giorno migliaia di migranti. Ma  nell`affermazione della Boldriní  c`è un`inesattezza di fondo, che la rende addirittura improponibile:  in realtà ai turisti noi  non «offriamo» assolutamente  niente, perché sono loro che comprano e pagano di tasca  propria la nostra ospitalità,  mentre ai migranti siamo noi  che «offriamo» ospitalità. Naturalmente quella che possiamo  con i nostri mezzi limitati, e  siamo noi che gliela paghiamo  di tasca nostra. 
 
 
 
Ebola. Lorenzin: "Il virus non arriverà in Italia sui barconi"
stranieriinitalia.it, 09-10-14
Il ministro della Salute: "I viaggi della speranza sono lunghi, se uno è malato si vedrebbe e comunque facciamo molti controlli. Serve più attenzione sui viaggi aerei"
Roma – 8 ottobre 2014 - Se arriverà in Italia, l'Ebola non viaggerà sui barconi dei profughi. Più probabile che giunga in aereo, dopo aver contagiato persone che volano  tra l'Europa e l'Africa Occidentale, magari proprio perchè impegnate nella lotta al virus.
La Lega Nord rilancia i soliti allarmi, ma il ministro per la salute Beatrice Lorenzin continua a mettere faticosamente i puntini sulle i. “La malattia può arrivare con i migranti, come teme qualcuno?” chiede oggi Repubblica. “Improbabile” risponde lei.
“Chi viene nel nostro Paese via mare – spiega Lorenzin - affronta un viaggio lungo, durante il quale se la malattia c’è dovrebbe manifestarsi. Inoltre tutti coloro che arrivano vengono visitati, e poi stanno nei centri. Sono molto controllati”.
La ministra della salute chiede all'Europa “controlli più stringenti” su chi viaggia in aereo. “E’ necessario che le procedure adottate sui voli e negli aeroporti ci diano una maggiore certezza dei giri che fa chi arriva dai Paesi a rischio. Se una persona partita dalla Liberia passa da Londra e Francoforte e poi arriva in Italia perdiamo le sue tracce”.
“Il livello epidemico - aggiunge - sta aumentando e presto crescerà il numero dei occidentali impegnati in Africa per combattere l’epidemia. Di conseguenza saranno molte di più le persone che viaggeranno da e per quei Paesi. Così dobbiamo stringere le maglie. Non ci dimentichiamo che in Italia, a Roma, ci sono la Fao e altre organizzazioni internazionali”.
“Escludo assolutamente – precisa però il, ministro della Salute - la possibilità che si possa verificare un’epidemia da noi. Proprio in ragione dell’aumento della malattia in Africa e del numero degli operatori che vengono qui da tutto il mondo, però, il caso sporadico non si può escludere nel futuro, così come d’altronde potrebbe non verificarsi mai. Ma il nostro sistema è ben organizzato”
 
 
Cie: rimpatriati meno della metà degli stranieri. Attivi 5 centri a regime ridotto
Ultimo rapporto di Medici per i diritti umani. I reclusi sono in maggioranza marocchini e tunisini tra gli uomini, mentre le donne sono soprattutto nigeriane. Il maggior numero di trattenuti è a Ponte Galeria. E solo il 45% rimandato in patria
Redattore sociale, 8-10-14
ROMA - Sono in maggioranza tunisini e marocchini, i migranti rinchiusi nei Cie italiani. Mentre tra le donne la gran parte è costituite da nigeriane e da persone provenienti dall’Est Europa. Il Cie che ha ospitato il maggior numero di trattenuti è stato quello di Ponte Galeria, mentre i rimpatriati sono stati meno della metà dei reclusi. Sono questi i principali dati dell’ultimo report sui Cie diffuso oggi da Medu (Medici per i diritti umani), che completa così l’ultimo aggiornamento dei febbraio scorso.
Secondo il rapporto tra i 5.431 uomini reclusi nei dieci Cie operativi nel corso del 2013, i principali Paesi di provenienza sono stati la Tunisia (1.470), il Marocco (1.020), l’Albania (439), la Nigeria (371), l’Egitto (334), la Romania (314) e l’Algeria (314). Tra le 585 donne trattenute nei centri di Roma-Ponte Galeria, Torino e Bologna, le nazionalità più frequenti sono state la nigeriana (207), la rumena (81), la cinese (51), l’albanese (48) e l’ucraina (43). Mentre il tasso di migranti effettivamente rimpatriati sul totale dei trattenuti è stato del 45,7 per cento, risultando fortemente disomogeneo tra le varie nazionalità: tra i dieci principali Paesi di provenienza si passa dal 28 per cento dell’Algeria all’80 per cento dell’Albania. Inoltre, sottolinea Medu, tra i dieci Cie attivi nel corso del 2013, Ponte Galeria a Roma è stata la struttura che ha ospitato il maggior numero di trattenuti (1.287), seguita da Trapani Milo (1.166) che è anche risultato il centro più inefficace ai fini delle espulsioni con il 17 per cento di stranieri effettivamente rimpatriati e il 60 per cento di reclusi che si sono allontanati dalla struttura.
Il rapporto mette in luce anche che  nel 2013 c’è stato un nuovo caso di decesso all’interno del Cie, nella struttura di Crotone, che ha riguardato un giovane marocchino, morto dopo essere stato colto da un improvviso malore. La morte dell’uomo ha scatenato una violenta protesta da parte degli altri migranti trattenuti che ha portato alla totale inagibilità del centro e alla sua chiusura. Attualmente secondo il sito del ministero dell’Interno, aggiornato il primo ottobre 2014, in Italia sono attivi soli cinque centri di identificazione  ed espulsione (Torino, Roma- Ponte Galeria, Bari, Trapani Milo e Caltanisetta) rispetto ai dieci indicati nella precedente scheda pubblicata a marzo del 2014. Nei mesi di luglio e di agosto di quest’anno le strutture di Milano e Bologna sono state, infatti, convertite pro tempore in centri di prima accoglienza per migranti mentre  i Cie di Brindisi, Crotone e Gorizia sono temporaneamente chiusi per lavori o perché in attesa che ne venga aggiudicata la gestione.
“Non è chiara quale sarà la destinazione d’uso che il Viminale assegnerà al centro di Palazzo San Gervasio, chiuso dal 2011 e attualmente in ristrutturazione – sottolinea Medu -  Del resto, i dati del ministero dell’Interno relativi al primo semestre del 2014 confermano la tendenza alla riduzione del numero dei trattenuti registrata nell’ultimo biennio e rilevano un tasso di efficacia intermedio tra i due anni precedenti: 1.036 migranti rimpatriati pari al 48,8 per cento dei 2.124 stranieri trattenuti. Per converso è da segnalare che tra le strategie che andrebbero incentivate e promosse in alternativa al trattenimento, la misura del rimpatrio volontario assistito è andata progressivamente assumendo maggior rilievo negli ultimi due anni, passando, secondo i dati del ministero dell’Interno, dai 773 rimpatri del 2012, ai 1.036 del 2013 mentre nel primo semestre del 2014 essi sono stati già 612. I cinque centri ad oggi funzionanti operano inoltre a regime ridotto rispetto alla loro capienza effettiva. Secondo quanto riportato dalla commissione Diritti umani del Senato, il 4 marzo di quest’anno, all’interno dei Cie erano presenti 469 stranieri trattenuti a fronte di una capienza effettiva delle cinque strutture funzionanti di 849 posti – si legge ancora nel rapporto -  Il Cie di Ponte Galeria a Roma, ad esempio, ospita attualmente (6 ottobre) 121 migranti in presenza di una capienza complessiva di 360 posti”.




Profughi: dopo il permesso di soggiorno, la strada
Ottenuto il permesso devono lasciare il centro, ma non conoscono la lingua e non sanno dove andare. Frascaroli (Bologna): “Non abbiamo risorse per percorsi di integrazione”. La 3 febbraio raccoglie firme per chiedere alle istituzioni di affrontare la situazione
Redattore sociale, 08 10-14
BOLOGNA – Un permesso di soggiorno in tasca e un destino incerto fuori dalla porta dei centri d’accoglienza per migranti. Non sanno dove andare e come muoversi, parlano poco o nulla l’italiano e sono spaventati da quello che li aspetta. Sono i pensieri che ogni giorno affollano la mente dei profughi presenti nelle diverse strutture a Bologna e provincia. “Una volta che mi avranno dato il  permesso dovrò lasciare la casa dove mi trovo, ma non so dove andare – racconta Dembele, uno dei ragazzi del Mali fuggito dalla guerra in corso nel suo Paese – Io voglio cercare un lavoro e vivere qui solo che il permesso non mi basta se non ho anche il documento d’identità”. Molti dei suoi connazionali, fuggiti come lui, sono stati mandati a Bologna, e una volta ottenuto il permesso sono dovuti uscire dalle strutture di accoglienza e hanno iniziato a vagare in cerca di lavoro. “Non è facile muoversi in un posto che non conosci – dice Sako, che ha da poco ottenuto il permesso – molte delle persone che erano con me sono andate in giro in cerca di un impiego, ma non hanno trovato nulla. Alla fine ti rivolgi ad associazioni e volontari per avere una mano. Non è vita questa”.
In base alla legge, infatti, chi ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari o sussidiari ha 20 giorni di tempo per lasciare la struttura di prima accoglienza. Cosa ben diversa dall’assegnazione dello status di rifugiato. In quel caso si accede al progetto Sprar, sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che consiste in un percorso, finanziato attraverso fondi ministeriali, che prevede un accompagnamento del beneficiario verso forme di autonomia lavorativa e abitativa. “Noi cerchiamo di dare a chi arriva nei diversi centri tutte le informazioni e l’assistenza legale di cui hanno bisogno – spiega Mirta Soverini, responsabile della cooperativa LaiMomo che gestisce l’accoglienza, insieme al consorzio Arcolaio, delle strutture di Bologna e provincia – Li aiutiamo a preparare la pratica per la richiesta di protezione e ad affrontare l’audizione in commissione. Gli diamo anche consigli pratici su come muoversi al di fuori della struttura e a chi rivolgersi in caso di necessità. Più di questo non riusciamo a fare anche perché la legge stabilisce che devono lasciare il centro dopo 20 giorni che hanno ritirato il permesso”.
Ma che cosa succede a quelli che lasciano i centri? Dire che sono abbandonati a loro stessi senza che nessuno se ne curi è forse eccessivo, ma di certo non hanno grandi prospettive. Con qualche indicazione fornitagli all’uscita del centro si rivolgono ad associazioni o parrocchie per avere un aiuto e cercare di capire come muoversi. Molti di loro non hanno nessuno e quando provano a cercare lavoro si scontrano con la difficoltà non solo della lingua ma anche della mancanza di documenti adeguati. La legge consente di avere un lavoro con il solo permesso di soggiorno, ma spesso le agenzie per l’impiego o chi offre lavoro richiede anche altri documenti di cui non sono quasi mai in possesso. “Non mi piace stare senza far niente – dice Cisse, un ragazzo in attesa del permesso – voglio lavorare, mi piacerebbe fare il netturbino. Solo che ho paura ad avere il permesso perché una volta ottenuto dovrò lasciare la casa dove sono e non ho un posto dove andare. A questo punto meglio non averlo”.
Una situazione drammatica a cui il Comune sa di non poter porre rimedio vista la difficoltà a reperire risorse per attivare percorsi successivi ai passaggi dei centri di seconda accoglienza. “Capisco le difficoltà ma noi non possiamo fare nulla di più di ciò che stiamo già facendo – dice Amelia Frascaroli assessore alle politiche sociali del Comune di Bologna – Non si riescono ad attivare dei percorsi d’integrazione perché non abbiamo le risorse economiche e le strutture per farlo. Adesso stiamo cercando di trovare un po’ di soldi da dare come buonuscita per aiutare le persone a muoversi all’inizio”.
Intanto l’associazione 3 febbraio ha attivato una raccolta di firme per chiedere al Comune di Bologna di convocare un incontro tra istituzioni locali, associazioni, volontari e parrocchie che sul territorio aiutano i migranti. “Chiediamo che le istituzioni convochino un tavolo con tutti i soggetti che prestano assistenza – dice Michele Giammario dell’associazione 3 febbraio – in questo modo cerchiamo di capire quali sono le risorse che ognuno di noi può mettere in campo. Dovremmo lavorare tutti insieme per affrontare questa emergenza”. (dino collazzo)
 
 
 
Newsletter N. 105- 08 ottobre 2014
Appuntamenti:
Presentazione del Terzo libro bianco sul razzismo in Italia!
Lunaria invita alla presentazione di "Cronache di ordinario razzismo Terzo libro bianco sul razzismo in Italia”.Vi aspettiamo giovedì 16 ottobre, ore 17.45, nell’ambito del Salonedell’Editoria Sociale (16-19 ottobre), Porta Futuro (Testaccio), ViaGalvani 108 Roma.
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Primo piano
Controlli, identificazioni e arresti: al via Mos Maiorum, operazioneeuropea di polizia con a capo l’Italia
Si chiama Mos Maiorum, inizierà il 13 ottobre e a guidarla saràproprio l’Italia: è l’operazione di polizia organizzata a livelloeuropeo, con l’obiettivo dichiarato di “indebolire la capacitàorganizzativa del crimine organizzato nel favoreggiamentodell’immigrazione illegale”. E’ quello che si legge nella nota n. 11671/14, emanata il 10 luglio
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Il razzismo va in onda
La sera del 6 ottobre va in onda la trasmissione Piazza Pulita,sull’emittente televisiva la7. Ospiti di Corrado Formigli, in studio, Daniela Santanché, Khalid Chaouki, Alan Friedman, Carlo Freccero e Luca Casarini. Il titolo dato alla trasmissione è già significativo: “L’assedio”. Si parla, in un gran calderone, di Isis, moschee, terroristi Leggi tutto ...
 
Trani, in classe ci sono due bambini rom: famiglie trasferiscono i figli
Ennesimo caso di razzismo nelle scuole italiane. Questa volta la discriminazione è avvenuta a Trani, in Puglia, nella scuola elementare Beltrani, dove quattro famiglie italiane hanno chiesto il trasferimento dei propri figli. Il motivo: la presenza in classe di tre bambini rom. “Il primo l’abbiamo accettato, il secondo proprio no”: queste le parole rivolte dai genitori alla Leggi tutto ...
 
Omicidio di Torpignattara, l’autopsia: Shahzad fu ucciso con più colpi alla testa
A uccidere Muhammad Shahzad Khan, il 28enne pakistano morto il 18 settembre scorso sul marciapiede di via Ludovico Pavoni, nel quartiere
romano di Torpignattara, non è stato un solo pugno: una serie di colpi diretti alla testa gli hanno provocato un’emorragia interna. A dirlo sono i primi risultati dell’autopsia eseguita dall’istituto di medicina legale della Sapienza, che parlano di “un 
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Antirazzisti in movimento
Palermo: ultimi giorni per iscriversi ai corsi per donne “I saperi per l’inclusione” Ci sono ancora pochi giorni per iscriversi ai corsi organizzati dal
Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Palermo, in collaborazione con il Comune di Palermo e con diverse associazioni presenti sul territorio. Promossi nell’ambito del progetto cofinanziato dal Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di paesi terzi “I saperi per l’inclusione”, i corsi, rivolti a donne
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Dossier Statistico Immigrazione 2014
L’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) presenta il “Dossier Statistico Immigrazione 2014. Dalle discriminazioni ai diritti”.
Il Rapporto, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, espone le questioni legate alle presenza migrante in Italia: attraverso i dati aggiornati sui flussi migratori, sugli inserimenti nel mondo del lavoro, sul nuovo
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Il razzismo quotidiano
2/10/2014 Torino TO Piemonte
“In Spagna ai clandestini mandano segnali ben precisi, infatti ieri mattina ne hanno respinti 200. Alla frontiera di Melilla dall’inizio dell’anno hanno provato a passare in 16.000, ci sono riusciti in 1.900. Da noi con Mare Nostrum invitiamo tutti, li stipendiamo, li alloggiamo”. Lo scrive su Facebook il segretario nazionale della Lega Nord Piemonte, Roberto Cota. “Poi qualcuno si stupisce che si parli di immigrazione come un problema …”.
Fonte: 12alle12.it
 
4/10/2014 Roma RM Lazio
“Decapitazioni: legge del taglione. L'Isis continua, con le sue barbariche decapitazioni, ne:la sua allucinante logica del terrore ed el terrorismo. A un brigante si deve rispondere con un brigante e mezzo. L'occidente dovrebbe leggere e valutare il "codice di Hammurabi" ossia la cosiddetta legge del taglione. Occhio per occhio, dente per dente. Con le chiacchiere e la semplice diplomazia i pazzi non si fermano”. Lo dichiara Roberto Calderoli, vicepresidente della Lega Nord al Senato.
Fonte: cronachediordinariorazzismo.org
 
7/10/2014 Roma RM Lazio
“L'allarme Ebola preoccupa”, dichiara il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Parlando ai corrispondenti della stampa estera in Italia, il leader del Carroccio racconta di avere assistito a uno sbarco di migranti sulle coste italiane: “Dicono che i controlli ci sono ma io ho visto due poveri medici per millecinquecento persone, non capisco di che controlli parlino. Forse li guardano in faccia”.
Salvini sottolinea, poi, che “i dati ci dicono che negli ospedali italiani sono tornati la tubercolosi e la scabbia”.
Fonte: Asca
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Legal point
Ci capita spesso di ricevere telefonate di persone che chiedono informazioni su sportelli di orientamento e assistenza legale rivolti a migranti e richiedenti asilo presenti a Roma, ma anche in altre città. Abbiamo così pensato che potesse essere utile mettere a disposizione on line una mappatura degli sportelli legali rivolti a migranti e richiedenti asilo presenti nelle diverse regioni. Si tratta di un lavoro necessariamente parziale e che richiederà molto tempo per la sua realizzazione.
Abbiamo arricchito la mappatura con le regioni PUGLIA e CALABRIA! Visualizza la mappatura completa di Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana, Veneto! 
 
 
La galleria degli orrori
Non potevamo chiamarla diversamente. Si tratta di manifesti e volantini utilizzati dai partiti, prevalentemente di destra, che fanno ricorso alla peggiore iconografia per alimentare l’odio razzista, oppure di scritte fotografate sui muri delle nostre città. Una galleria commentata per un’analisi in prospettiva storica della simbologia e dei principali “temi” che caratterizzano l’iconografia dei materiali raccolti. Visualizza la galleria ...
 
 
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