(*)

Tuttavia esse ammoniscono a non fondare la politica dell'immigrazione su una mera di fesa del livello di benessere acquisito nella nostra societa', che non tenga in alcun conto le necessita' di chi e' drammaticamente costretto a lasciare il proprio paese. E se, sul lungo periodo, va incrementata la cooperazione ai programmi di sviluppo dei paesi piu' bisognosi, nell'immediato va prestata la dovuta attenzione ai problemi dei migranti che sono tra noi e alla richiesta di inserimento di coloro che premono alle frontiere dei paesi industrializzati.

 

 

(**)

condizioni tali da mettere a repentaglio la loro stessa sopravvivenza.

 

 

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Fino ad oggi, invece, i decreti sui flussi hanno limitato, in sostanza, al meccanismo della chiamata nominativa le possibilita' di accesso regolare al lavoro per i cittadini stranieri extracomunitari.

La chiamata nominativa riguarda a rigore lavoratori residenti all'estero e non consente quindi, generalmente, l'incontro diretto tra lavoratore e datore di lavoro. Risulta percio' del tutto inappropriata per tutte le attivita' lavorative a bassa qualificazione (collaborazione domestica, assistenza domiciliare ad invalidi, etc.) fondate su un rapporto di fiducia che puo' instaurarsi solo attraverso un tale incontro.

Molte di queste attivita' rappresentano le principali possibilita' di impiego per i lavoratori immigrati, essendo accertata per esse l'indisponibilita' di manodopera italiana. L'esistenza di queste possibilita' ha fatto si' che un gran numero di immigrati, entrati regolarmente in Italia per motivi di turismo, trovassero inserimento nel mondo del lavoro sommerso, trattenendosi nel nostro Paese.

Con l'eccezione di coloro che, alle dipendenze di datori di lavoro scrupolosi, hanno potuto trovare regolarizzazione, seppure in modo improprio, intraprendendo il complesso iter burocratico della chiamata nominativa (che richiede un temporaneo ritorno del lavoratore nel paese d'origine), questi lavoratori sono stati condannati all'irregolarita' dalle limitazioni imposte dal decreto sui flussi e, pur contribuendo allo sviluppo economico del paese, restano totalmente esposti allo sfruttamento e privi delle piu' elementari forme di protezione.

Il fenomeno assume connotazioni ancora piu' preoccupanti laddove l'assorbimento di mano d'opera e' affidato ad attivita' di lavoro stagionale, dal momento che lo stato di irregolarita' induce i lavoratori a non fare ritorno in patria a stagione conclusa, ne frena la mobilita' territoriale e per lunghi periodi congela forza lavoro in condizioni di scarsa produttivita' e di esposizione alla contaminazione criminale.

E' evidente come l'incancrenirsi di situazioni di irregolarita' renda in pratica irrealizzabile la tutela di diritti fondamentali della persona in fatto di condizioni di lavoro, salute e integrita' del nucleo familiare; tutela che non puo' essere subordinata alla regolarita' della posizione a riguardo del soggiorno.

 

 

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procedere alla regolarizzazione.

 

 

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di quegli immigrati, anche irregolarmente presenti, che abbiano acquisito le capacita' tecniche necessarie per partecipare nel proprio Paese ad attivita' produttive.