Frascati, 15 Ottobre 1995

 

 

Caro Onorevole,

 

nel tentativo di seguire il suo suggerimento di ripartire da una attenta lettura del Vangelo allo scopo di meglio dirigere il cammino quotidiano, ho provato a ragionare spesso su quale fosse l'indicazione evangelica piu' appropriata alla situazione in questi non facili giorni.

Dico "non facili" perche' ho chiaro che sul problema degli immigrati si sta combattendo una deprimente battaglia, che con gi immigrati stessi non ha nulla a che fare. L'Italia sembra, a leggere i giornali e a guardare la TV, piombata in un'emergenza improvvisa, dalla quale e' urgente uscire con l'adozione rapida di misure drastiche - non importa se poco o niente affatto ponderate. Chi conosce in dettaglio il problema non ha in questo momento alcun mezzo per levare la propria voce in modo efficace in difesa della verita' e, soprattutto, a testimonianza della complessita' del fenomeno. Il motivo e' semplice: chi apprezza la complessita' dei fenomeni rifiuta di ridurre l'analisi dei problemi a slogan adatti ad essere gridati, e la sua voce e' sovrastata dall'urlo di chi non capisce neanche cosa significhi "analisi".

Triste per questa impotenza, mi sono cosi' chiesto se questo stato di cose fosse contemplato nel Vangelo e quali insegnamenti se ne potessero trarre. Bene: e' contemplato. Nei primi otto versetti del diciottesimo capitolo di Luca. La parabola e' quella della vedova importuna e del giudice iniquo. La vedova e' impotente a ottenere giustizia ed e' vessata da un avversario certamente piu' forte di lei. Chi puo' farle giustizia, chi ha in mano il potere di decidere della sua vita e' un giudice iniquo che non teme Dio. La vedova capisce che ha una sola arma nelle sue mani: l'insistenza. Un'insistenza ai limiti della sfacciataggine. E la vince.

Nell'imitare gli esempi del Vangelo ci troviamo inadeguati anche quando si tratta dei meno eroici. Cosi' mi trovo in difetto perfino quanto a doti di insistenza (se sapesse quante volte, in questi giorni, mi e' tornano in mente domande del tipo: "Ho telefonato a Usiglio? Ho mandato il tale documento a D'Onofrio? Mi saro' spiegato bene con la Jervolino? e con Maselli?...", e spesso la risposta intima e' "Non hai insistito abbastanza"). Ho pero' un vantaggio sulla vedova importuna: i miei interlocutori sono certamente migliori del suo.

Mercoledi' - se non sbaglio - scade il termine per la presentazione degli emendamenti del Testo Nespoli. E' un testo difficile da emendare, giacche' non e' frutto di studio. Come giustificare altrimenti il fatto, ad esempio, che nello stesso Testo si modifichi dapprima il comma 4 dell'articolo 5 della legge Martelli e, poco piu' giu', lo si sostituisca? Credo sia un record difficilmente eguagliabile di brevita' di sopravvivenza di una disposizione di legge. Con un lavoro paziente abbiamo, comunque, tentato di riportarlo a livelli accettabili. Le inviai il 26 Settembre ultimo scorso il testo di queste proposte di emendamento. Confido che lo abbia ricevuto. Nell'ipotesi contraria o, comunque, facendomi forte dell'esempio della vedova, provo a inviarglielo nuovamente.

Accanto a questo testo desidero sottoporre alla sua considerazione una serie di proposte (sotto forma di emendamenti aggiuntivi o sostitutivi) che farebbero fare un salto di qualita' all'intero dibattito e, se approvate, alla politica di immigrazione italiana. Sono frutto di una comune, lunga e - le assicuro - pacata discussione condotta nell'ambito del mondo variegato delle organizzazioni sociali impegnate nel settore. Molte delle idee contenute sono mutuate da una proposta di legge organica approntata dalla Commissione di esperti (giuristi e tecnici dei ministeri) istituita dall'allora Ministro Contri. Confido che in queste proposte ella possa ravvisare elementi capaci di contribuire a dare efficacia al governo del fenomeno, garantendo allo stesso tempo rispetto dei diritti fondamentali, sicurezza alle nostre citta', regolarita' al mercato del lavoro.

Gli elementi piu' qualificanti mi sembrano essere:

a) un meccanismo di programmazione dei flussi capace di rendere percorribile la via del'immigrazione regolare per lavoro;

b) una efficace regolarizzazione degli immigrati che una politica miope (quella fino ad oggi realizzata) ha condannato all'irregolarita';

c) un dispositivo di espulsione che salvi il diritto dello Stato di liberarsi delle persone pericolose o comunque indesiderate e, allo stesso tempo, il diritto dello straniero di far esaminare le proprie ragioni contro il provvedimento assunto a suo carico - quelle ragioni, in particolare in base alle quali il provvedimento possa risultare incongruo, ancorche' formalmente ineccepibile;

d) la previsione di un diritto permanente di soggiorno che faccia premio al solido radicamento dello straniero nella legalita';

e) un'organizzazione in materia di sanita' e studio che favorisca il rispetto di diritti basilari degli immigrati e dei cittadini;

f) un adeguamento della normativa al dettato costituzionale in materia di diritto di asilo.

Sono certo che ella non dovra' ricorrere agli argomenti usati dal giudice iniquo per dare risposta alla richiesta di giustizia. Confido anzi che ella stessa possa giocare il ruolo della vedova importuna qualora qualche giudice iniquo finisca per essere arbitro della questione. Resto cosi', armato di fiducia, a disposizione per qualsiasi chiarimento. Le porgo intano, con simpatia,

 

i migliori saluti

Sergio Briguglio