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1 pagina da Sergio Briguglio (Caritas Diocesana di Roma)

L'esito della riunione di stamattina tra Governo e maggioranza sul ddl immigrazione ci lascia molto perplessi. Delle richieste avanzate ieri in un documento unitario presentato da tutte le associazioni e dai sindacati sembra sia stato recepito finora un solo punto, e in modo piuttosto incerto. Mi riferisco alla possibilita', per ogni straniero espulso, di far esaminare il proprio ricorso contro il provvedimento prima che questo sia stato eseguito. Nella versione originaria del ddl questo diritto fondamentale non era riconosciuto in tutti i casi in cui il prefetto potesse stabilire l'accompagnamento immediato alla frontiera. L'accordo raggiunto fornisce una soluzione "all'italiana": non viene stabilito un principio generale che faccia salvo il diritto, ma di fatto viene ristretta la casistica in cui sia possibile procedere all'accompagnamento immediato senza ricorso. In pratica, questo dovrebbe mettere a riparo dal rischio di abusi; desta pero' stupore che una maggioranza di centrosinistra sia cosi' poco attenta alle garanzie giuridiche, anche formali, per i deboli, mentre e' attentissima, in Bicamerale, a quelle per i potenti.

La stessa disattenzione Governo e maggioranza dimostrano in relazione ad altre questioni fondamentali poste dalle associazioni. Sembra infatti che non ci sia traccia, nell'accordo, del fatto che nell'esame del ricorso contro l'espulsione sia valutata la condizione di inserimento effettivo dell straniero.

Pare inoltre che non sia stata accolta la richiesta di rendere possibile il ricorso contro il respingimento alla frontiera (ogni anno circa sessantamila stranieri vengono respinti ai controlli di frontiera, senza che sia data loro la minima tutela), ne' quella di istituire effettivamente centri di assistenza alla frontiera che proteggano il potenziale richiedente asilo dal rischio di respingimento sommario.

Un'altra istanza respinta e' quella di escludere che il permesso di soggiorno possa essere revocato, mentre e' in corso di validita', per il venir meno dei requisiti (ad esempio il reddito) che ne hanno consentito il rilascio. Significa che lo straniero resta un sorvegliato speciale e che non puo' stare tranquillo neanche quando e' in piena regola.

Infine, non si vuole accettare che i requisiti per il rinnovo dei permessi di soggiorno siano stabiliti per legge. Si vuole lasciare la materia al regolamento di attuazione, che pero' non potra' essere esaminato con la dovuta accuratezza dal Parlamento: si rischia cosi' di lasciar prevalere una logica da pubblica sicurezza, laddove si dovrebbe varare una riforma che dia stabilita' al soggiorno regolare.

Ci auguriamo che Governo e Parlamento pongano mano a tutte le modifiche richieste da associazioni e sindacati e diano al testo in esame la dignita' necessaria a renderne auspicabile l'approvazione.