(Sergio Briguglio 20/9/1997)

ARTICOLO PER IL MANIFESTO

Domani si decidono le sorti del disegno di legge sull'immigrazione. Governo e maggioranza concorderanno la linea da tenere riguardo ad alcuni punti critici, messi in discussione da emendamenti presentati in Commissione Affari Costituzionali alla Camera.

Il disegno di legge in questione potrebbe diventare un'ottima legge, ma ha un formidabile bisogno di correzioni. Questo vale per numerosi aspetti, ciascuno dei quali, se trascurato, potrebbe tradursi in un ingiusto e inutile danno per intere categorie di stranieri (le piu' varie: studenti, professionisti, profughi, detenuti, invalidi). Ma vale soprattutto riguardo a due elementi essenziali: gli ingressi per lavoro e i provvedimenti di allontanamento dal territorio dello Stato (espulsioni e respingimenti alla frontiera).

Il primo di questi e' il nodo di ogni politica di immigrazione. Il disegno di legge prevede che lo straniero possa venire in Italia solo se assunto da un datore di lavoro, o se sostenuto da uno sponsor che ne copra le spese nella fase di ricerca di lavoro. Quest'ultima eventualita' e' resa estremamente improbabile dal fatto che non e' prevista alcuna lista in cui lo straniero possa iscriversi e alla quale l'aspirante sponsor possa fare riferimento. La prima anche dal fatto che nessun datore di lavoro assumerebbe alla cieca un lavoratore che non ha ancora messo piede in Italia. E' un quadro carente, non dissimile da quello che ha segnato la pessima applicazione della buona Legge Martelli, ed e' destinato a non funzionare. Va modificato, innanzi tutto, prevedendo l'istituzione obbligatoria di liste di prenotazione nei nostri consolati. In secondo luogo, stabilendo che, negli anni in cui il meccanismo della sponsorizzazione si riveli insufficiente a garantire i flussi auspicati dal Governo, sia consentito l'ingresso per ricerca di lavoro in loco degli iscritti nelle liste, fino a completamento della quota programmata. E' la sola via per impedire che i flussi migratori siano costretti a percorrere vie di clandestinita'.

Riguardo a espulsioni e respingimenti, l'aumento di severita' che ispira il disegno di legge e' accettabile solo se non comporta che diritti inalienabili risultino calpestati. Devono quindi essere corrette le norme che contemplano la possibilita' di procedere all'allontanamento (e allo sradicamento) dello straniero prima che il Pretore si sia pronunciato sull'eventuale ricorso. Deve essere poi stabilito che lo stesso Pretore esamini il provvedimento di espulsione non solo sul piano formale, ma valutandone la congruita', anche con riferimento alle condizioni di effettivo inserimento sociale dello straniero. Devono altresi' essere introdotte norme che tutelino i potenziali richiedenti asilo dal rischio di un respingimento alla frontiera troppo frettoloso o, addirittura, di un espatrio ostacolato, per evitare sanzioni economiche, dalla stessa compagnia aerea.

Su queste e su altre questioni il consenso della Commissione emerge chiaramente dal quadro di emendamenti proposti. Il consenso dei gruppi parlamentari di maggioranza e' stato dichiarato, nel corso di incontri con i rappresentanti di associazioni e organismi (Arci, Acli, Caritas, Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, Chiese Evangeliche), da tutti i capigruppo, coerentemente con quanto esplicitamente promesso dal programma elettorale dell'Ulivo (tesi n.77). Ma allora, perche' molti degli emendamenti migliorativi non sono stati approvati e altri, ancor piu' importanti, rischiano ora di cadere? Delle due l'una: o la tenace resistenza del Governo costringe la maggioranza a piegare la testa, o quei capigruppo assicurano una cosa alle associazioni e, un minuto dopo, ne fanno un'altra.

In questa situazione c'e' da chiedersi: conviene al Governo (e alla maggioranza che lo sostiene) sfidare quella parte della societa' che quotidianamente, per ragioni laiche o religiose, opera una scelta preferenziale per i piu' deboli, e che di governo e maggioranza ha costituito - fino ad oggi - la base naturale?