Alla c.a. di Livio Quagliata

fax 6892600/68719573

1 pg da Sergio Briguglio 9424878 (casa), 94005534 (uff.), 0942-715266 (ferie: 10-20 agosto), 94005100 (fax), briguglio@frascati.enea.it

Il Ministro Napolitano, in un'intervista pubblicata dal Corriere della Sera, accusa il Manifesto di ospitare posizioni demagogiche sulla questione immigrazione. Fa anche menzione, a supporto della tesi secondo la quale solidarieta' non significa accogliere tutti, di colloqui avuti con Monsignor Luigi Di Liegro. Il Presidente del Consiglio Prodi, ospite anch'egli delle colonne demagogiche del Manifesto (da clandestino, probabilmente), ribadisce che l'Italia e' paese aperto all'immigrazione, ma che il Governo vuol difendere una linea di demarcazione precisa tra immigrazione regolare e immigrazione irregolare. Non so cosa avrebbe detto Don Luigi dei fatti di questi giorni. Non sono il portavoce di una persona bella che non c'e' piu', pur avendo avuto con il suo pensiero una frequentazione certamente piu' assidua di quella dei nostri governanti. Posso pero' cercare di dare qualche contributo al dibattito.

1) Dal 1986 non e' stata data agli stranieri alcuna possibilita' effettiva di migrare legalmente in Italia per lavoro. La nuova legge offre si' gli strumenti per creare questo canale di immigrazione legale (liste di prenotazione nelle ambasciate e nei consolati italiani, quote di immigrazione ammesse in Italia per cercare lavoro sul posto), ma finche' questi strumenti non verranno utilizzati l'immigrazione legale sara' impossibile. Il documento programmatico appena varato dal Governo rappresenta una timida (e incerta) premessa all'adozione delle misure necessarie, ma non offre, al momento, alcuna possibilita' per quanti aspirino, dall'estero, a migrare in Italia. Se il Governo ha bisogno di tempo - per istituire le liste di prenotazione, ad esempio - lo dica: avra' la comprensione di tutti. Ma non si parli di linea di demarcazione: non vi e', attualmente, alcun confine che separi comportamenti legali e illegali; tutto e' condannato a essere illegale, e l'unica faccenda che il Governo sta affrontando in questo frangente e' come trattare gli immigrati illegali.

2) Solidarieta' non significa accogliere tutti. Bene. Lasciamo da parte la solidarieta'. Di quanti immigrati per anno abbiamo invece, egoisticamente, bisogno? Golini e De Simone, demografi, affermano che, per il prossimo ventennio, i flussi saranno in grado di compensare solo assai parzialmente il forte calo della popolazione italiana "giovane", a meno che non si abbiano flussi straordinariamente intensi (decisamente superiori alla quota di ottantamila unita' per anno). Il Governo - si badi - ha fatto propria questa conclusione allegando lo studio dei due demografi al documento programmatico. Coerentemente, lo stesso Governo dovrebbe adoperarsi per garantire un flusso di immigrati di almeno - diciamo - centomila unita' per anno. Se costringiamo, invece, questo flusso a percorrere vie di ingresso illegale, questo corrisponde, se so fare ancora le divisioni, allo sbarco di poco meno di trecento clandestini al giorno. Conclusione: invece di espellerli, dovremmo accoglierli con la fanfara! Stanno solo tappando le falle della nostra esitante amministrazione.

3) Il Governo non vuol sentir parlare di sanatoria generalizzata. Pare che in tedesco l'espressione suoni volgare. Il rischio e' che dei due-trecentomila irregolari presenti, solo pochi possano ottenere un permesso di soggiorno. E gli altri? Li espelleremo? Per rimandarne indietro duemila in Tunisia, stiamo regalando a quel governo (non a quel popolo...) centocinquanta miliardi. Se so fare ancora le moltiplicazioni, e se i governi degli altri paesi si faranno furbi, in mancanza di sanatoria, di miliardi dovremo regalarne quindicimila.

4) Stiamo facendo la guerra a persone che, per lavorare da noi, sono disposte a rischiare la pelle e a spendere tutto quello che hanno. Non so se siano migliori dell'italiano medio, ma certo sono piu' intraprendenti. La malavita, che stupida non e' mai stata, lo sa. Non regaliamoglieli. E, soprattutto, non ammazziamoli.