Seduta n. 334 del 26/3/1998
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(Arresto di pacifisti italiani in Turchia)
PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Paissan n. 2-01000 e Mussi n.
2-01001 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
Queste interpellanze, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte
congiuntamente.
L'onorevole Leccese, cofirmatario dell'interpellanza Paissan n. 2-01000, ha
facoltà di illustrarla.
VITO LECCESE. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di
replica.
PRESIDENTE. L'onorevole Pezzoni, cofirmatario dell'interpellanza Mussi n.
2-01001, ha facoltà di illustrarla.
MARCO PEZZONI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di
replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri ha facoltà di
rispondere.
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Come è noto ai
colleghi, sabato 21 marzo tre italiani, facenti parte di una delegazione di
circa un centinaio di pacifisti, dei quali venticinque italiani, sono stati
fermati nella città di Diyarbakir nel corso di una festa curda, il Newroz,
nella quale sono accaduti incidenti con la polizia turca.
Come ho già detto, gli italiani erano parte di una delegazione di circa
cento pacifisti europei che partecipavano alla festa. Tra gli italiani vi
erano anche due deputati della Camera, gli onorevoli De Cesaris e Cangemi.
Domenica stessa, cioè il giorno dopo, il console italiano a Smirne, si è
recato immediatamente, su istruzione del Governo a Diyarbakir, per fornire
l'assistenza necessaria ai nostri concittadini.
Nel corso dell'istruttoria sono stati prosciolti due dei fermati, la
Chiarini ed il Musto, ed è invece stato rinviato a giudizio Damiano
Frisullo, segretario dell'associazione pacifista ´Senza Confineª e membro
del coordinamento antirazzista.
L'accusa che si rivolge al Frisullo è quella di istigazione alla violenza e
di attività contro l'integrità dello Stato. È un'accusa che, secondo voci
finora non confermate, si baserebbe su filmati e sul ritrovamento di scritti
sulla questione curda.
VITO LECCESE. Grave reato!
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Io riferisco
quello di cui si parla.
L'accusa che si rivolge al Frisullo comporterebbe una condanna ad una pena
da uno a tre anni, se venisse riscontrata effettiva.
Martedì 24 marzo la delegazione italiana è ripartita da Diyarbakir per
Instabul, in parte per via aerea e in parte via terra (perché non vi era
abbastanza posto), salvo il Frisullo, il quale tramite il suo avvocato ha
presentato ricorso contro il rinvio a giudizio. La decisione verrà assunta
entro tre giorni: se il processo dovesse svolgersi, passeranno però non meno
di venti giorni.
Vi è tuttavia un'altra complicazione. Il Frisullo, che ebbe occasione di
partecipare all'iniziativa denominata ´Treno della paceª, ha un processo in
corso che si celebrerà il 31 marzo.
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In questa situazione il ministro degli esteri Dini ed il Governo hanno dato
istruzioni perché venisse convocato l'ambasciatore turco a Roma. Ciò è
avvenuto il 24 marzo. In quella occasione il Governo ha espresso la
preoccupazione e l'attenzione dell'opinione pubblica sulla vicenda dei tre
italiani e, in particolare, di Dino Frisullo.
Il Governo italiano ha sottolineato alle autorità turche il fatto che la
Turchia è parte integrante del Consiglio d'Europa e delle Nazioni Unite, i
quali considerano i diritti umani ed i principi democratici come valori
fondanti della convivenza internazionale. Abbiamo altresì ribadito che la
stessa adesione all'Unione europea, cui aspira la Turchia, comporta
un'accentuazione ed uno sviluppo ulteriore del processo di piena espansione
dei diritti democratici, del rispetto delle minoranze e della libertà di
coscienza.
In questo quadro sia l'ambasciatore Vattani, segretario generale della
Farnesina, che per conto del Governo e del ministro ha incontrato le
autorità turche, sia il nostro ambasciatore ad Ankara nei suoi colloqui con
le autorità turche hanno sottolineato che l'impegno particolare dell'Italia
per favorire l'ingresso della Turchia nel concerto europeo, nell'Unione
europea, non vuole affatto sottovalutare la questione dei diritti umani e
dei diritti delle minoranze. Al contrario, sosteniamo questa linea, convinti
che il collegamento della Turchia con l'Europa e un domani anche il suo
ingresso in Europa possano favorire il pieno esplicarsi sul piano interno
dei diritti umani e dell'affermazione dei diritti delle minoranze (e della
stessa minoranza curda). D'altra parte la questione curda non può trovare
soluzione in misure di carattere militare o repressivo. Sul piano esterno,
poi, siamo convinti che questa linea possa favorire le relazioni tra la
Grecia e la Turchia ed anche la soluzione della questione di Cipro; in ciò
pensiamo che l'azione del Governo risponda pienamente alla risoluzione
recentemente approvata dal Parlamento italiano su questi problemi ed in
particolare sulla questione curda.
È evidente - come abbiamo sottolineato alle autorità turche - che episodi
come questo rischiano di contraddire e di mettere in discussione il processo
che ho richiamato. Ecco perché la vicenda in corso, riguardante Dino
Frisullo, ha suscitato la preoccupazione del Governo italiano.
L'immediato rilascio del Frisullo, come abbiamo richiesto, sarebbe un atto
importante, utile a favorire ed a rilanciare un clima positivo tra la
Turchia e l'Italia nonché tra la Turchia e l'Europa. Lo abbiamo sottolineato
e continuiamo a sottolinearlo alle autorità turche.
LUCA CANGEMI. La delegazione italiana è stata espulsa con la violenza. Non è
ripartita!
PIER PAOLO CENTO. C'è un decreto di espulsione!
LUCA CANGEMI. La polizia ha fatto irruzione nell'albergo e ha espulso gli
italiani.
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Mi consente,
Presidente?
PRESIDENTE. Senz'altro, signor sottosegretario. La dialettica è l'anima del
confronto parlamentare.
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. La cosiddetta
espulsione a cui fanno riferimento i colleghi riguarda un territorio che
oggi è soggetto a legge di emergenza da parte della Turchia. Ma la
delegazione italiana si è trasferita ad Istanbul ed una parte si trova
ancora oggi in città. Quindi si tratta di un'espulsione da quel territorio.
LUCA CANGEMI. Sta di fatto che è stata espulsa da Dyarbakir con la violenza,
con centinaia di poliziotti! Anche gli altri pacifisti europei sono stati
espulsi!
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. È esatto che è
stata
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espulsa. Non posso aggiungere altro. Noi non siamo informati di altro
rispetto all'espulsione. Ma questa riguarda un'area soggetta a leggi di
emergenza.
PRESIDENTE. È espulsa o no?
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, da
quell'area del territorio turco.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario.
L'onorevole Leccese ha facoltà di replicare per l'interpellanza Paissan n.
2-01000, di cui è cofirmatario.
VITO LECCESE. Signor Presidente, ovviamente i fatti sono di una gravità tale
da meritare una maggiore attenzione da parte del Governo e del Parlamento,
tanto più che il decreto di espulsione dall'area è stato rivolto anche a due
colleghi parlamentari che sono oggi in aula con noi (i colleghi Cangemi e De
Cesaris).
Credo di non potermi dichiarare interamente soddisfatto della sua risposta,
sottosegretario Serri, pur apprezzando gli sforzi che il Governo italiano
sta producendo nelle ultime ore per arrivare alla liberazione di Dino
Frisullo, ancora oggi detenuto nel carcere di massima sicurezza di Etipi
Cezaevi. Ovviamente a Dino Frisullo va la nostra solidarietà.
Credo sia apprezzabile la convocazione, da parte del segretario generale del
Ministero degli esteri, dell'incaricato di affari della Repubblica turca a
Roma, per rappresentargli, come lei ha detto, la preoccupazione e
l'attenzione con la quale l'opinione pubblica, il Governo ed il Parlamento
italiani seguono questa vicenda. Analogamente, è stato opportuno
sottolineare come per l'Italia sia inammissibile un simile comportamento e
come la libertà di manifestazione e di espressione non possano in alcun modo
essere sanzionate con la privazione della libertà personale. Nonostante
questo, purtroppo, le autorità turche hanno ribadito la loro vocazione alla
soppressione di ogni forma di libertà di opinione e di espressione, di
riconoscimento dei diritti fondamentali dell'uomo. Certo, è un atteggiamento
che noi conosciamo bene e che più volte, anche in quest'aula, abbiamo
denunciato al Governo italiano. Credo che dobbiamo continuare ad
intensificare le pressioni diplomatiche, fino a far paventare la rottura dei
rapporti tra i due paesi e la denuncia dei trattati vigenti.
Signor sottosegretario, lei ha ricordato una risoluzione approvata da questo
ramo del Parlamento: quei trattati sono condizionati da atti di indirizzo
nei quali noi chiediamo il rispetto dei diritti umani, dei diritti
fondamentali dell'uomo. Del resto, questo lo abbiamo ripetuto anche
ultimamente, nell'ambito del dibattito sulla politica estera in cui il
ministro Dini, pur richiamando i rapporti con la Turchia, non ha fatto alcun
riferimento alle condizioni interne di quel paese. Lo abbiamo detto
esplicitamente in quell'occasione: per noi verdi, la questione dei diritti
umani ed il rispetto delle minoranze devono essere criterio guida nei
rapporti bilaterali e multilaterali. Questa è anche la volontà del
Parlamento europeo, che con la risoluzione del 13 dicembre 1995, approvata
nel contesto del parere sull'unione doganale tra Unione europea e Turchia,
ha condizionato le nuove relazioni contrattuali con quel paese a due
obiettivi: la democratizzazione ed il rispetto dei diritti umani e la
risoluzione pacifica del problema curdo. Come si può pensare di avere, come
ha detto il ministro Dini l'altro giorno in quest'aula, una collaborazione
molto stretta, nel segno di una strategia di preadesione commisurata
all'importanza della Turchia, quando in quel paese si moltiplicano le
condanne nei confronti dei maggiori esponenti delle organizzazioni per i
diritti umani, quando il presidente dell'associazione per i diritti
dell'uomo viene condannato alla detenzione per avere - secondo le autorità
turche - incitato all'odio e alla divisione di classe, di razza e di origine
regionale, mentre è reo soltanto di aver auspicato la soluzione pacifica del
problema curdo!
In quel paese perdura la detenzione di oltre 12 mila prigionieri politici,
tra cui il
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premio Sakharov Leyla Zana, e i partecipanti europei - come lei stesso ha
ricordato quest'oggi -, turchi e curdi alla manifestazione del treno per la
pace sono stati fermati, percossi arrestati e rinviati a giudizio solo per
aver tenuto una conferenza stampa. Come si può pretendere di far partecipare
questo paese al processo di integrazione europea! Bisogna avere il coraggio
di dire che la politica di contaminazione democratica che ha perseguito fino
ad oggi il nostro paese, almeno con la Turchia ha fallito l'obiettivo e che
in futuro ogni rapporto diplomatico con la Turchia va subordinato alle
condizioni che questo Parlamento ha posto, tra cui la soluzione politica
pacifica del problema curdo.
Credo che su questo problema, signor sottosegretario, l'inerzia della
comunità internazionale stia determinando il consumarsi di un genocidio, con
le stesse modalità e gli stessi tempi con cui alla fine del secolo scorso si
arrivò allo sterminio degli armeni.
Ribadisco in conclusione, ricordando la risoluzione approvata dalla
Commissione esteri, che l'Italia deve farsi promotrice di una convocazione
del Consiglio di sicurezza dell'ONU che ponga finalmente all'ordine del
giorno il problema drammatico di un popolo, del rispetto della sua identità,
storia, tradizione e bandiera e che prospetti la costituzione di uno stato
curdo sovrano e indipendente (I deputati Leccese, Cento e De Cesaris
esibiscono una bandiera).
PRESIDENTE. Prego i colleghi di riporre quella bandiera (Proteste).
ALESSANDRO BERGAMO. Devono aspettare che la televisione li riprenda bene!
PRESIDENTE. Invito i commessi a ritirare quella bandiera (I commessi
eseguono l'ordine del Presidente). Colleghi, non opponete resistenza, si
tratta solo di ottemperare a quanto viene detto dal Presidente, il che vale
per qualsiasi forza politica, altrimenti trasformeremmo il Parlamento in una
sede comiziale, anziché in una sede di dibattito.
LUCA CANGEMI. Non è la bandiera l'elemento che turba, ma questo Parlamento è
turbato dalla vicenda di Frisullo!
PRESIDENTE. Non è la bandiera, in sé, onorevole Cangemi; le bandiere non
turbano mai: si tratta dell'utilizzo fuori delle sedi opportune! Mi pare che
siamo d'accordo su questo. Io censuro che un atto legittimo di
manifestazione del pensiero, delle proprie opinioni politiche o propensioni
personali diventi esibizione nell'aula parlamentare.
LUCA CANGEMI. Solo che in Turchia queste manifestazioni del pensiero non
sono permesse!
PRESIDENTE. Vi prego, onorevoli colleghi, di evitare questa situazione,
perché questo riguarda il Governo e i vostri rapporti, che avete diritto di
sollecitare nel modo migliore, ma non con esaltazioni di tipo
propagandistico, un po' ´piazzaioloª, se permettete!
PIER PAOLO CENTO. È un problema che riguarda l'Unione europea e la capacità
di intervenire e di dare forza all'iniziativa per consentire a Frisullo di
tornare nel nostro paese!
PRESIDENTE. Mi permetta di dirle che non le tolgo la parola, ma lei non la
tolga a me e così siamo pari. Non intendo sopraffare nessuno, ma soltanto
far rispettare il regolamento, da qualunque parte venga in ipotesi violato o
per lo meno superato.
L'onorevole Pezzoni ha facoltà di replicare per l'interpellanza Mussi n.
2-01001, di cui è cofirmatario.
MARCO PEZZONI. Dirò subito che concordo su molte cose dette dal collega
Leccese, soprattutto sulla grande attenzione che noi deputati della
Commissione esteri - e intendo dire tutti i deputati di
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tutti i gruppi politici - poniamo sulla questione dei curdi, dell'autonomia
curda. Addirittura, voi sapete che c'è stato una presa di posizione politica
della Commissione esteri della Camera alcuni mesi fa, che si spingeva anche
a prevedere la possibilità di arrivare all'indipendenza del popolo curdo.
Credo che oggi invece la questione centrale sia l'altra e cioè quella del
rapporto tra Italia e Turchia, tra Unione europea e Turchia, soprattutto
sulla frontiera principale del pluralismo interno, dei diritti umani e della
possibilità che in Turchia si affermi sempre di più un processo di
democrazia. Questa è la questione centrale, che richiede da tempo, signor
sottosegretario, una diversa e più forte attenzione da parte del Governo
italiano.
Quante volte, almeno da un anno a questa parte, noi parlamentari che ci
interessiamo della politica estera italiana abbiamo avanzato l'idea di
un'autorevole e forte iniziativa politica dell'Italia, ovviamente con
l'accordo di tutti i Governi europei, per svolgere una sorta di mediazione
riservata ma tenace tra Turchia e Unione europea, per quanto riguarda la
questione di una soluzione politica e pacifica dei diritti di autonomia del
popolo curdo. Credo che ci sia davvero un'insufficiente attenzione e
iniziativa della Comunità europea e della stessa comunità internazionale.
Tant'è vero che noi più volte abbiamo anche avanzato l'idea - certo, sapendo
che si può arrivare a questo tipo di strumenti quando ne siano state create
le condizioni politiche - di prevedere una qualche iniziativa
internazionale, come conferenze internazionali o strumenti simili, anche
sotto l'egida dell'ONU.
Comunque sia, manca ancora troppo l'Unione europea, nel suo livello più
alto, cioè quello delle iniziative dei Governi e di quella comune politica
estera e di difesa che dovrebbe essere in prima fila a trattare e a
discutere con la Turchia su questioni così delicate come la democrazia, il
rispetto dei diritti umani, il rispetto e il riconoscimento di elementari
diritti civili, quali per esempio l'identità culturale e l'uso della lingua,
che sono negati al popolo curdo.
Quindi, stiamo parlando di questioni fondamentali in questo 1998, l'anno in
cui tutti celebreremo il cinquantesimo anniversario della dichiarazione
universale dei diritti umani.
Il problema oggi, ovviamente, non è dichiararci soddisfatti o insoddisfatti:
riguarda invece una concertazione, un accordo, un concorso di iniziative a
più livelli - parlamentare, di Governo, diplomatico, di Unione europea - per
affrontare, nella fattispecie, questa vicenda. Sappiamo, come ha detto il
sottosegretario Serri, che il rischio che corre Dino Frisullo è oggi molto
alto, perché è già sotto processo per quanto riguarda il treno della pace,
un vecchio processo che risale ad avvenimenti dell'anno scorso e che si
svolgerà proprio il 31 marzo, quindi fra pochissimi giorni. Siamo inoltre
preoccupati perché da recentissime notizie ci risulta che si trova in un
carcere di massima sicurezza ed è in isolamento in una cella strettissima,
non può nemmeno dormire e sta probabilmente soffrendo anche la fame. Sembra
che i militari ed il Governo turco siano intenzionati a fare dell'arresto di
Dino Frisullo una vicenda esemplare: questo significa che entro 20 giorni vi
sarà il processo, ma anche che vi è una serie di elementi preoccupanti nelle
stesse motivazioni del rinvio a giudizio, che individuano addirittura un
nesso, un collegamento con il terrorismo (così il Governo e i militari
turchi giudicano il PKK).
Vi è quindi una situazione di estrema gravità e preoccupazione. L'isolamento
di Dino Frisullo, segretario dell'associazione Senza Confine è fonte di
particolare preoccupazione perché questo pacifista è stato in prima fila già
l'anno scorso nel denunciare, qui ed in Turchia, oscuri intrecci tra mafia
turca, parti politiche, complicità militari e commercio clandestino di
profughi. È quindi evidente che vi è una grande preoccupazione persino sulle
sorti di questo nostro concittadino: è allora evidente che dobbiamo fare in
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modo - già è stato fatto qualcosa, come è stato detto dal sottosegretario
Serri - di graduare la pressione che come Governo e come Italia stiamo
compiendo sui militari e sul Governo turco. Mi permetto di dire sui
militari, perché sappiamo che in Turchia i militari sono la parte forte del
Governo ma anche che vi è qualche dissenso, qualche posizione diversa tra
l'esercito e il Governo su alcune questioni.
Non dobbiamo allora dimenticare che la nostra iniziativa diplomatica deve
svolgersi con gradualità a più livelli e verso più direzioni. Ora è stato
fatto un primo passo, quello dell'incontro del segretario generale Vattani
con l'incaricato d'affari; apprezzo questo primo passo ma mi chiedo, e
chiedo al Governo: siamo sicuri che le cose che qui giustamente il
sottosegretario Serri ha ricordato, cioè il fatto che siamo tra i pochi
Governi e i pochi Parlamenti che hanno fatto ponte politico nei confronti
dell'Unione europea per non chiudere definitivamente la porta in faccia
all'inclusione della Turchia, non possa avere la sua importanza? Siamo
davvero convinti che l'ipotesi di un cambiamento di atteggiamento politico
dell'Italia, del suo Parlamento, del suo Governo arrivi a destinazione?
Siamo sicuri che i livelli di dialogo, pure importanti, che abbiamo attivato
tra le parti italiane e quelle turche siano sufficienti, adeguate? Pongo
queste domande perché chiedo di fare di più.
Chiedo cioè che nelle prossime ore ci sia un'accentuazione dell'iniziativa
diplomatica e di Governo del nostro paese proprio per far capire al Governo
e ai militari turchi che se vogliono trasformare la vicenda di Dino Frisullo
in un caso esemplare per scoraggiare l'attenzione internazionale, quella
europea e quella italiana, che sta dimostrando in questi mesi una ripresa,
una crescita di interesse sui diritti umani, sul pluralismo, sulla Turchia e
sulla causa curda, se pensano di trasformare questo in un caso esemplare per
scoraggiare questa attenzione e questa solidarietà crescente a livello
internazionale e italiano, ebbene allora noi siamo favorevoli a trasformare
democraticamente il caso di Dino Frisullo in un caso esemplare per quanto
riguarda l'iniziativa diplomatica, l'iniziativa di attenzione ai diritti
umani, alla democrazia e al rispetto della manifestazione del pensiero.
Ma perché dico questo? Lo dico perché devono capire che questa vicenda avrà
conseguenze sui prossimi atteggiamenti politici del Parlamento e del Governo
italiano.
I nostri colleghi parlamentari ci dicono - e questo è un fatto molto grave -
che sono stati espulsi di fatto dai militari, accompagnati ai pullman e poi
portati all'aeroporto senza che nemmeno potessero vedere (né sappiamo se
esista) un decreto di espulsione. A loro non è stato fatto vedere nemmeno un
pezzo di carta firmato da una qualche autorità giudiziaria. Potrebbe anche
essere accaduto che quella sia stata un'iniziativa autonoma dei militari.
Del resto è questa la situazione in Turchia! In realtà non conosciamo
nemmeno alcune questioni di fondo, mentre sappiamo che il console italiano a
Smirne si è impegnato e ha fatto persino cambiare l'avvocato difensore di
Dino Frisullo in quanto il primo avvocato difensore era diretta
´espressioneª delle esigenze politiche del popolo curdo; questo era stato
giudicato dal tribunale come un elemento che inficiava, diciamo così, la
credibilità di Dino Frisullo: ´Tu hai scelto per tuo difensore un curdo, un
avvocato che difende la causa curda dunque questa è ancora una nuova
testimonianza-prova evidente che sei complice della causa curda ma anche
della causa militare curda!ª. Voi capite che di fronte alle manifestazioni
di scarsa civiltà giuridica che si stanno avendo cresce la nostra
preoccupazione.
Infine, essendo entrato in contatto, tra ieri e oggi, con alcuni esponenti
dell'associazione Senza Confine, sono riusciti a vedere queste immagini così
incriminate. La comunità curda di Roma è riuscita a captare attraverso il
satellite le immagini televisive che praticamente continuano ad essere
trasmesse dai telegiornali turchi (oltre a quelle riportate sulla stampa).
Il che ci rende ancora più preoccupati; si
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vede infatti Dino Frisullo nel corso di una manifestazione pacifica e della
festa della primavera, che ha in mano un giornale dove c'è scritto a
caratteri grandi ´Newrozª (festa di primavera in curdo). Questa è la prova
che loro producono per dire che in quella manifestazione il segretario
dell'associazione Senza Confine era attore e provocatore oltre che complice
di non saprei dire quale incitazione alla violenza.
Nelle immagini trasmesse dalla televisione turca compare un cerchietto che
individua la figura di Dino Frisullo con in mano questo giornale. Tutto qui!
All'interno della Turchia sembra che stia montando una campagna con la quale
si cercano di creare dei ´solchiª nei confronti della sensibilità
democratica internazionale.
Dobbiamo fare della vicenda di Dino Frisullo un caso esemplare anche per
ragioni umanitarie. Infatti, conosciamo tutti quale impegno Dino Frisullo
abbia profuso nel campo della solidarietà umanitaria soprattutto nei
confronti del popolo curdo. Vorrei fare un inciso al riguardo. È noto,
infatti, che i Governi dei vari Stati non possono entrare in contatto né
offrire collaborazione al popolo curdo perché ciò è vietato, dal momento che
questo popolo non viene riconosciuto come tale dal governo turco. Pertanto,
la cooperazione, volta a far fronte alle esigenze umanitarie e sanitarie di
quella gente ed a fornire assistenza giuridica ai profughi curdi, si
realizza attraverso giri molto lunghi e tramite fondazioni in qualche modo
riconosciute dal Governo turco, perché non è possibile manifestare
solidarietà nei confronti del popolo turco in modo diretto.
Sono questioni gravi e preoccupanti. Si deve prestare maggiore attenzione
dal punto di vista politico alle esigenze di questo popolo, ma occorre che
il Governo italiano intervenga in modo graduale, facendo valere la sua
autorevolezza. Lo ripeto, dobbiamo trasformare la vicenda di Dino Frisullo
in un caso esemplare che investe il diritto internazionale e la tutela dei
diritti umani, che devono essere difesi ad ogni costo. Siamo, infatti,
consapevoli che questo è il compito che ci spetta come paese democratico e
civile (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo
- Congratulazioni).
PRESIDENTE. Dal momento che, nella mia veste di Presidente, ho dovuto
intervenire rispetto a quanto si stava verificando, desidero chiarire che il
mio intervento era determinato da esigenze regolamentari. La Presidenza,
infatti, si rende conto dell'importanza di quanto è stato detto nel
dibattito ed anche il Governo ha prestato a sua volta particolare attenzione
alle argomentazioni addotte dagli interpellanti.
Ritengo che nel Parlamento italiano debbano trovare un'eco positiva le
argomentazioni di chi crede che i principi del diritto e i principi posti a
tutela dei diritti dell'uomo debbano essere fatti valere senza frontiere ed
in qualsiasi circostanza, specie nelle più difficili (Applausi).
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del
giorno.
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