Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni sullo sbarco e
sull'accoglienza degli immigrati nelle regioni meridionali
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interogazioni
sullo sbarco e sull'accoglienza degli immigrati nelle regioni meridionali.
Ha facoltà di parlare il senatore Bettamio per svolgere l'interpellanza 2-00623.
BETTAMIO. Signora Presidente, signor Sottosegretario, l'interpellanza nasce dal famoso
buon senso, insieme però anche alla preoccupazione che esso non sia ascoltato.
La preoccupazione cioè nasce dal fatto che l'afflusso di decine di milioni di pellegrini a Roma
per l'inizio del Giubileo, ciò che da un punto di vista religioso è un fatto positivo e gioioso,
si combini con un fatto traumatico, questa volta negativo: il persistere dell'arrivo massiccio
di immigrati clandestini nel nostro paese. Si tratta di una preoccupazione che - come
sappiamo - è comune anche alle autorità dei paesi membri dell'Unione europea, perchè è
noto che, per effetto del Protocollo di Schengen, se un cittadino non comunitario riesce ad
arrivare in Italia ha poi libera circolazione negli altri 14 paesi dell'Unione.
Ora, il nostro Governo non è ancora riuscito a gestire l'afflusso di immigrati irregolari
provenienti dall'Est e dal Sud del mondo e, a mio modo di vedere, se la nuova compagine
governativa continuerà la linea seguita dai predecessori, il problema degli immigrati
clandestini nel nostro paese non troverà mai soluzione.
Ho già detto in altra sede che quando la quantità di immigrati è tale da sembrare più un
trasloco di alcune nazioni verso altre che non un flusso migratorio vero e proprio, volersi
opporre con guardiacoste e con leggi frutto della mentalità, in qualche modo distorta, di
alcuni burocrati significa gettare mezza Europa in subbuglio, con una buona dose di
colpevole dabbenaggine. Qui occorre uno sforzo di fantasia e di volontà per dar vita ad un
vero e proprio patto sociale, vista la dimensione del fenomeno, che impegni i paesi ricchi e
industrializzati a creare sviluppo e ricchezza nelle parti più povere e quindi più esposte
all'emigrazione, cioè l'Est europeo ed il Nordafrica; altro che guardiacoste dei Carabinieri!
Ebbene, signor Sottosegretario, in occasione dell'inizio del Giubileo la nostra mancanza di
fantasia rischia di mettere il nostro e gli altri paesi dell'Unione europea in situazioni
pericolose. È stato calcolato, lei lo sa molto bene, che già alla fine del prossimo anno è
previsto un afflusso di circa 30 milioni di pellegrini. Ora, è da prevedere che questa sia
un'occasione molto ghiotta per gli organizzatori degli espatri per non essere colta e sfruttata
fino in fondo.
Dall'altra parte, mi sembra che vi sia un'Agenzia per il Giubileo che dovrebbe poi disporre,
o ha disposto, un piano per controllare con procedimenti informatici le entrate nel nostro
paese. Ora io chiedo: è tutto qui? È vero? Crediamo veramente che decine di milioni di
persone che arrivano per mare, per terra e per aria dall'Asia, dall'Africa, dall'America Latina
e così via possano poi essere schedate quando entrano per verificare, in un secondo
momento, se escono? Non sembra per caso più efficace individuare altre soluzioni per
gestire a monte questo problema? Cosa si intende fare per impedire che i nostri porti, gli
aeroporti, le ferrovie ed i posti di confine terrestre divengano teatri di scene purtroppo
pericolose, ma anche poco dignitose, che abbiamo visto fortunatamente su scala ridotta già in
altre occasioni?
Questo è il senso della mia interpellanza, che - vorrei sottolineare - ha una certa urgenza,
perché se vogliamo gestire il problema a monte siamo già in ritardo. Ora, poiché - secondo
me - il problema a monte si gestisce in sede di Unione europea e di G-7 e non in sede di
accordi bilaterali fra il nostro Governo ed alcuni Governi dei paesi di emigrazione, domando
se non sia il caso di fare qualcosa ovvero che cosa si pensi di fare nell'immediato. La
ringrazio.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Novi per svolgere l'interpellanza 2-00648.
NOVI. Signora Presidente, l'interpellanza da me presentata verte sui fatti drammatici,
dolorosi, che destano preoccupazione e angoscia nell'opinione pubblica e che riguardano il
traffico di ´carne umanaª dall'Albania verso l'Italia. È una nuova forma di schiavismo, che
tra parentesi vede l'Italia anche complice: non possiamo non sottolinare, infatti, che i
gommoni utilizzati per questo traffico di nuovi schiavi sono di produzione italiana e vengono
prodotti nelle Marche da un'industria che immette sul mercato mezzi che sono
particolarmente adatti a quel tipo di traffico. Quindi, iniziamo subito a chiarire che l'Italia è
complice di questo traffico, perché basterebbe bloccare il commercio e la produzione di
determinati tipi di gommoni, che quella industria precedentemente non ha mai prodotto, per
creare problemi ai mafiosi albanesi.
Ma c'è anche un altro dato allarmante. In Albania, in realtà, da un anno esiste un sistema
politico-mafioso che si è installato al potere dopo una rivolta gestita dalla mafia di Valona che
fu sostanzialmente assecondata e trovò copertura politica da parte del Governo italiano. Tutti
noi abbiamo potuto constatare in televisione un anno fa che, quando l'allora presidente del
Consiglio Prodi si recò a Valona, fu scortato da un capomafia locale, tale Zani, che era anche
uno dei capi della rivolta valonese. Non si era mai assistito nella storia del nostro paese ad un
fatto simile: un Presidente del Consiglio scortato da noti criminali. Non solo: l'attuale partito,
cosiddetto socialista, albanese - che poi è l'erede della vecchia struttura comunista albanese -
come tutti hanno potuto constatare, è dedito al terrorismo fuori e dentro il Parlamento.
Infatti, i killer di questo partito ammazzano i deputati dell'opposizione non solo fuori dal
Parlamento, ma anche al suo interno. Siamo dunque in presenza di un paese governato da
una cosca criminale politico-mafiosa, post-comunista, che ammazza gli oppositori dentro e
fuori dal Parlamento.
Ma assistiamo anche al fatto che i Ministeri dell'interno e della difesa italiani riorganizzano le
forze dell'apparato repressivo, al soldo di queste cosche politico-mafiose che governano
l'Albania; e tutti hanno potuto constatare che i cosiddetti uomini dei servizi speciali, ma
anche quelli della polizia albanese, svolgono la loro funzione di tutori dell'ordine pubblico
con i visi coperti dai passamontagna. In genere, sono i rapinatori che si coprono il viso con i
passamontagna, sono i criminali; in nessuna parte del mondo l'ordine pubblico è gestito da
uomini con il viso coperto da passamontagna. Soltanto in alcune azioni dei reparti altamente
specializzati nella lotta al terrorismo, quando i loro uomini devono muoversi contro gruppi di
terroristi, i volti degli appartenenti a tali reparti sono coperti da passamontagna; invece, a
Tirana e nelle altre città dell'Albania, le cosiddette milizie - perché tali sono - di questo
Governo di criminali mafiosi che guida l'Albania non agiscono a viso scoperto.
Ora, perché meravigliarsi poi se un'altra organizzazione criminale mafiosa comunista, questa
volta turca e anche curda, si serve dell'Albania per immettere nell'Occidente, quindi anche
nel mercato italiano, cocaina ed eroina e per far entrare in territorio italiano i cosiddetti
profughi turchi, che in realtà sono sono immigrati curdi che pagano questa organizzazione
comunista per essere trasportati in Albania, dove poi pagano la mafia albanese che li
trasporta in Italia, la quale, quando serve a guadagnare tempo e ad alleggerire la pressione
delle forze di contrasto italiano, getta a mare anche bambini di quattro o cinque anni?
Ci troviamo dunque di fronte ad uno Stato governato da un partito criminale colluso con la
mafia, anzi portato al potere dalla mafia valonese. Abbiamo questo Stato-partito criminale
che ammazza gli avversari politici in Parlamento e fuori dal Parlamento, che è collegato a sua
volta con una organizzazione criminale del Partito comunista curdo, il quale si finanzia con il
traffico di droga, che in Italia fa capo alle cosche pugliesi e calabresi, e anche con il traffico
di carne umana.
Mi chiedo allora: perché il Governo italiano non inizia a lavorare sul serio e soprattutto
perché ha permesso che per un anno l'Albania diventasse una sorta di terra della filibusta
internazionale, sotto gli occhi degli uomini che rappresentano il Governo italiano, sotto gli
occhi dei militari, dei carabinieri, dei funzionari del Ministero dell'interno? Oltretutto, un
certo tipo di intervento italiano in Albania risale nel tempo. C'è allora qualcosa che non
funziona, che va chiarito, anche per quanto riguarda i collegamenti che la sacra corona unita
ha con esponenti non di secondo piano, diciamo anche politici, pugliesi. Dovremmo chiarire
questi aspetti e ciò può avvenire soltanto con un'opera di intelligence, non facendo arrestare
i poliziotti che seguono queste piste, facendoli passare per mafiosi. Cominciamo a fare
chiarezza su questi aspetti; cominciamo a vedere quali sono i collegamenti fra questi pezzi
dello Stato albanese e pezzi di territorio italiano; facciamo un'analisi seria; facciamo
intervenire le strutture di intelligence e poi capiremo tante cose. Finora in realtà si è capito
ben poco; finora il nostro Governo, che ha contribuito a portare al potere queste cosche
criminali, che ha visto un suo Presidente del Consiglio scortato dai mafiosi di questa cosca
criminale a Valona, che ha assicurato totale impunità, sempre a Valona, a queste cosche
criminali, che non si è spinto a chiedere, a pretendere, ad imporre, se non tardivamente, il
rispetto della legge in quell'area dell'Albania, che in realtà ha trasformato la sua forza di
intervento in sostegno ad un Governo frutto di brogli elettorali ed infiltrazioni mafiose, di
fatto ha precostituito, con la sua complicità verso il cosiddetto Partito socialista albanese, che
come ho chiarito è l'ex Partito comunista trasformatosi in Partito criminal-politico, questa
situazione, sostenendo un regime criminale e ora tardivamente tenta di tamponare le falle
aperte pretendendo che perlomeno si salvi la faccia.
Secondo me, allora, il nostro Governo deve fare in modo che non vi sia più un supporto
logistico fornito dalle industrie italiane a questi criminali; deve imporre il rispetto della legge
anche nell'Albania meridionale, deve imporre al Governo albanese (e qualcosa negli ultimi
tempi si è fatto con la cacciata di Fatos Nano) un minimo di legalità, ma non si può
pretendere legalità da un paese che vede, pistole in pugno, esponenti della maggioranza
parlamentare ammazzare gli avversari dentro e fuori il Parlamento.
Inoltre, il nostro paese deve anche pretendere che le forze dell'ordine albanesi non si
comportino come milizie mercenarie e criminali perché, nel momento in cui ciò avviene,
diventa evidente che - come tutti sanno - il crimine organizzato in Albania è strettamente
legato a questi apparati dello Stato che dovrebbero reprimerlo.
O si fa chiarezza sulla situazione albanese oppure tamponeremo la falla che si è creata per
qualche mese e poi questa si riaprirà o, in alternativa, si troveranno altre aree di approdo ed
altri sistemi di trasporto.
PRESIDENTE. Il Governo ha facoltà di rispondere alle interpellanze testé svolte, nonché
alle interrogazioni all'ordine del giorno.
SINISI, sottosegretario di Stato per l'interno. Signora Presidente, signori senatori, se la
Presidente me lo consentirà, cercherò di districarmi nella materia e di fornire una risposta
complessivamente esaustiva sia alle due interpellanze che alle 13 interrogazioni che sono
state presentate sulla materia; vi prego pertanto di volermi anticipatamente scusare se, a tratti,
la mia esposizione non sarà chiara o sufficiente al riguardo; confido comunque di riuscire a
fornire specifica risposta a tutti i quesiti che sono stati posti.
Desidero iniziare dicendo che il braccio di mare che separa le coste meridionali dell'Italia da
quelle vicine dell'Albania è stato, di recente, nuovamente teatro di un episodio luttuoso
legato all'esodo dei cittadini di quella Repubblica verso il nostro paese. È uno scenario che si
ripropone ormai quotidianamente: disperati delle più varie etnie che cercano approdo sulle
nostre coste in vista di più lontani e sicuri miraggi. Ormai non si tratta più di migrazioni
spontanee, ma - diventa ogni giorno più evidente - di un'organizzazione criminale che
specula sulla sofferenza di queste persone.
L'episodio al quale ho fatto riferimento si è verificato proprio mentre era in via di definizione
la procedura parlamentare di fiducia al nuovo Esecutivo; martedì scorso, infatti, in sede di
replica, il presidente del Consiglio D'Alema ha manifestato proprio in quest'Aula la più
ferma determinazione del Governo per una lotta senza tregua a queste organizzazioni
criminali e ha invitato il ministro Jervolino ad avviare le necessarie iniziative con le autorità
albanesi per stringere, in maniera più efficace, tutti i necessari rapporti di collaborazione,
senza i quali il problema non può essere risolto.
Ho accompagnato personalmente il ministro Jervolino che, la settimana scorsa, si è
incontrata con il Ministro dell'interno albanese insediatosi di recente.
Si è tenuto, inoltre, a Vienna un vertice dei Ministri dell'interno dell'Unione europea, nel
corso del quale si è sottolineata l'esigenza di una soluzione congiunta fra tutti i paesi
interessati da questa emergenza, che non può essere lasciata alle responsabilità di un singolo
paese. Essa richiede, infatti, un maggior coinvolgimento, a livello politico, degli organismi
responsabili dell'Unione europea.
Riferisco al Senato poiché il ministro Jervolino mi ha specificamente incaricato di seguire i
complessi aspetti della questione. Il dibattito odierno trae origine da una serie di interpellanze
e di interrogazioni che concentrano l'attenzione sulle caratteristiche che il fenomeno
dell'immigrazione clandestina ha ormai raggiunto nel nostro paese, sulle dimensioni
dell'ondata migratoria e sulle iniziative da adottare, con particolare riferimento al
potenziamento dei centri d'accoglienza, al rafforzamento delle forze dell'ordine,
all'intensificazione dell'attività di vigilanza e di controllo della costa pugliese ed alle iniziative
di cooperazione in materia di polizia da promuovere direttamente con l'Albania in sede di
concertazione europea.
Ulteriori quesiti vengono posti relativamente all'azione di intelligence per l'informazione sui
flussi migratori, all'istituzione di banche dati alle frontiere in relazione al Giubileo, al
coinvolgimento dell'Unione europea, al riconoscimento della Puglia come regione di
frontiera, alla revisione della legislazione sugli stranieri ed ai problemi relativi al diritto
d'asilo. Infine, un quesito particolare riguarda il canale di Sicilia, con riferimento all'isola di
Pantelleria.
Cercherò di non tralasciare - come ho detto - nessuna delle questioni sollevate dai signori
senatori, ma desidero tuttavia svolgere una premessa. Come ho avuto modo di dichiarare in
altre occasioni, il problema dell'Albania è da tempo all'attenzione del Governo, non solo di
quello attuale, ma anche del precedente. Questo è dimostrato dall'impegno profuso per
l'approvazione della legge sull'immigrazione e l'iniziativa legislativa per il riordino del diritto
d'asilo, che attualmente è all'esame proprio di questo ramo del Parlamento. Né posso
omettere il riferimento al documento programmatico relativo alla politica dell'immigrazione,
con il quale ci si è dotati di uno strumento che consente di conoscere e governare i flussi.
Sotto il profilo, poi, direttamente operativo voglio ricordare l'attività di collaborazione con
l'Albania, a livello bilaterale, e il memorandum tra l'UEO e il Governo albanese, firmato il
24 giugno 1997.
Un primo momento di riflessione deve necessariamente partire dall'analisi del flusso
migratorio. Il fenomeno dell'immigrazione diretta verso le nostre coste, soprattutto della
Puglia, si è acuito negli ultimi tempi per una serie di fattori. In primo luogo, per la
conformazione e la posizione geografica dell'Italia che presenta la più estesa frontiera esterna
dell'Unione europea e si colloca al centro del Mediterraneo. In secondo luogo, per le
variazioni intervenute nella composizione dei flussi, che prima erano limitati ai soli cittadini
albanesi; ultimamente, invece, il flusso migratorio ha assunto una caratteristica netta di
multietnicità. Si è infatti registrata una diminuzione dell'etnia albanese, mentre è
notevolissimo il flusso di immigrati di etnia kosovara e curda, in particolare di iracheni.
Questi ultimi, peraltro, non cercano di sfuggire, ma si consegnano volontariamente
formulando istanza per la concessione dell'asilo politico.
Altro elemento fondamentale e destabilizzante è la presenza, sempre più massiccia, della
criminalità organizzata nella gestione dei flussi migratori. È infatti la criminalità albanese che
gestisce il traffico migratorio, soprattutto nel porto di Valona. L'assistenza fornita non si
esaurisce più con le sole operazioni di traghettamento ma, come si ricava da alcune
operazioni di polizia, sembra che si stia costituendo una struttura parallela per il trasferimento
degli irregolari effettuato a bordo di automezzi diretti dai luoghi di sbarco verso Nord o alle
stazioni ferroviarie. Quella attuale appare, peraltro, una situazione in continua e rapida
evoluzione, tenuto conto anche dei rilevanti interessi economici legati al traffico dei
clandestini.
Un capitolo a parte merita il traffico di sostanze stupefacenti provenienti dall'Albania.
Costituisce un dato preoccupante, infatti, l'aumento dei quantitativi di marijuana di
provenienza albanese sequestrati dalle forze di polizia. La droga arriva in parte con gli stessi
immigrati che portano al seguito pacchi individuali, da utilizzare come una sorta di carta di
credito da spendere per rendere più agevole l'inserimento nella nuova realtà. Un flusso così
consistente, oggi in parte diretto verso i gruppi criminali albanesi del Centro e Nord Italia,
non può non attirare l'attenzione di una criminalità agguerrita quale quella pugliese. È
proprio sulla droga che può crearsi una saldatura tra le varie organizzazioni criminali,
inducendo i clan locali non solo a stringere accordi occasionali, come forse è avvenuto
finora, ma anche a concludere intese stabili ed organiche per lo sfruttamento di un filone così
ricco.
La situazione viene fronteggiata con un piano coordinato a livello regionale che, avvalendosi
delle segnalazioni provenienti dalle unità della Marina militare in acque territoriali, ha
l'obiettivo di controllare un largo tratto delle coste pugliesi, concentrandosi, di volta in volta,
sui punti di probabile approdo segnalati. Su altro versante sono pienamente operanti i centri
di permanenza temporanea e di assistenza della Puglia.
Un particolare aspetto viene sollevato dai senatori Manfredi e D'Alì relativamente al Canale
di Sicilia, e in particolare all'isola di Pantelleria. Come è noto, sono stati stipulati con la
Tunisia e il Marocco degli accordi di riammissione che consentono, tra l'altro, il tempestivo
respingimento dei clandestini rintracciati sulle coste italiane. Le misure fissate in questi
accordi sono anche finalizzate a contenere gli sbarchi nell'isola e presso gli altri approdi sul
Canale di Sicilia. Un ulteriore potenziamento del presidio dell'Arma a Pantelleria non è al
momento in programma, anche perché all'occorrenza si provvederà con personale di rinforzo
nei mesi di maggiore afflusso, ove questo dovesse ripetersi nell'eccezionale misura della
scorsa estate. Né è prevista l'istituzione di un ufficio di polizia che costituirebbe una
duplicazione dei presidi esistenti che sono, infatti, sia una stazione dei carabinieri che una
brigata della Guardia di finanza.
Come ho già detto, le misure di contrasto sono attualmente imperniate su specifici piani
coordinati predisposti dalle prefetture e si avvalgono del concorso di tutte le forze di polizia,
oltre che delle capitanerie di porto e dei mezzi della Marina militare. Tali misure consentono
di sottoporre ad attento monitoraggio i circa 200 chilometri della costa pugliese, oltre ai
controlli che si svolgono a ridosso delle acque internazionali. A ciò si aggiungono i risultati
che potranno conseguire dalle iniziative avviate con il Governo albanese per il controllo del
territorio della vicina Repubblica.
Devo sottolineare l'estrema difficoltà del controllo in mare aperto dei natanti utilizzati per il
trasporto dei clandestini sia per il rischio, insito nelle manovre di avvicinamento, di porre in
pericolo le vite umane, operando perciò nel tratto di ritorno, sia per la capacità degli scafi,
una volta alleggeriti del carico umano, di sottrarsi alle intercettazioni, sfruttando le ridotte
dimensioni e l'elevata velocità.
Ciò non significa abbandonare il controllo in mare, perchè esso rappresenta ancora un
deterrente molto efficace e uno strumento molto utile per localizzare gli sbarchi.
Al dispositivo di controllo nel basso Adriatico e nel Canale d'Otranto partecipano, con spirito
di collaborazione, e secondo i piani coordinati ed adottati dal prefetto di Bari, unità di tutte le
forze di polizia e, in particolar modo, della Guardia di Finanza, che opera con cospicui mezzi
navali (51 unità, tra cui due pattugliatori d'alto mare, cui si aggiungono, all'occorrenza, altre
sei unità), muniti anche di radar in grado di identificare mezzi veloci e di ridotte dimensioni,
e con elicotteri, cui si aggiungono, con compiti di avvistamento e di allarme, ma anche di
soccorso, le unità della Marina militare e del Corpo delle capitanerie di porto.
Per quanto riguarda il potenziamento delle forze dell'ordine, auspicato da tutti gli
interroganti, debbo far presente che il Ministero dell'interno è attivamente impegnato in un
ampio programma di reclutamenti per il triennio 1998-2000, nell'ambito di quanto previsto
dalla legge n. 449 del 1997. A tali reclutamenti si provvederà utilizzando la graduatoria del
concorso pubblico a 780 posti di allievo agente, indetto l'8 novembre 1996, in fase di
espletamento, e che consente all'amministrazione di espletare concorsi triennali e utilizzare
nell'arco del triennio la graduatoria dei candidati idonei.
Analoghi potenziamenti sono stati effettuati e saranno ulteriormente curati per quanto
concerne la dotazione di mezzi.
In relazione agli specifici quesiti, posti dal senatore Manfredi e dal senatore Bucciero,
preciso che l'azione di controllo è coadiuvata anche dall'attività di intelligence a cura dei
Servizi di informazione e di sicurezza, le cui segnalazioni sono tempestivamente inoltrate agli
organi di polizia per il necessario conforto probatorio, non sempre ovviamente raggiungibile.
Una collaborazione informativa di rilievo è prestata, inoltre, dai partner europei nell'ambito
dell'attività di EUROPOL.
In particolare, il SISDE segue con attenzione costante l'evoluzione della situazione albanese,
per le conseguenze e le ripercussioni che da essa possono derivare sulla sicurezza interna del
paese. L'attività di intelligence è riferita in particolare all'immigrazione clandestina, alla
criminalità albanese e alle sue collusioni con quella italiana.
Le risultanze di tale attività vengono compendiate nelle informative che il Servizio trasmette
costantemente sia ai referenti istituzionali che agli organi di polizia. Dall'inizio del corrente
anno, sono state prodotte 91 informative in proposito.
Per quel che attiene alle attività di contrasto del crimine albanese a livello internazionale, il
Servizio ha instaurato un profondo interscambio informativo ed un'incisiva collaborazione
operativa con i Servizi collegati dei paesi nei quali il problema è emergente.
Un quesito particolare è stato rivolto dal senatore Bettamio, che lamenta l'insufficienza delle
misure di informatizzazione e dei controlli previsti dal piano predisposto per l'Agenzia del
Giubileo. Per l'espletamento dei controlli di frontiera, gli operatori di polizia in servizio
presso i valichi potranno avvalersi, come già avviene, oltre che dei collegamenti informatici
del Centro Elaborazione Dati Interforze, di quelli con il SIS (Servizio Informativo
Schengen).
Secondo quanto previsto dagli accordi di Schengen, si è già provveduto a realizzare una
complessa rete telematica articolata in postazioni fisse e mobili, interconnesse tra loro e
collegate con le banche dati europee che, sotto il profilo della potenzialità operativa, risulta
adeguata anche per far fronte all'imminente, massiccio afflusso di pellegrini previsto per il
Giubileo del 2000 e che, configurandosi quale sistema modulare aperto, può comunque
consentire, se necessario, nuovi interventi tecnici.
Inoltre, al fine di favorire l'assunzione di informative relative ai flussi collegati al Giubileo, il
Ministero degli esteri ha già intrapreso contatti con i rappresentanti della Santa Sede per
concertare con tutti gli enti interessati iniziative idonee a neutralizzare la possibilità, paventata
dal senatore Bettamìo, che, sotto falsi motivi, entrino e si trattengano in Italia persone che
non ne avrebbero altrimenti titolo.
Sono in corso le misure organizzative occorrenti per il potenziamento di tutti i servizi di
polizia, con particolare riguardo ai posti di frontiera e alle località interessate dai
pellegrinaggi, per garantire livelli adeguati di controllo e di sicurezza.
Un problema indubbiamente delicato è quello dei centri di permanenza temporanea e
assistenza. Al riguardo è stato costituito un gruppo di lavoro con il compito di realizzare la
programmazione dei centri e la definizione degli standard, tenendo conto dell'esistente e
delle disponibilità raccolte per il tramite delle prefetture.
Superati i momenti drammatici della scorsa estate, sui quali hanno influito negativamente,
oltre che l'eccezionale afflusso di clandestini sulle coste siciliane e delle isole minori, anche
le inevitabili difficoltà di prima applicazione di disposizioni fortemente innovative, nei centri
di trattenimento attualmente operanti, la presenza di clandestini in attesa di rimpatrio si aggira
intorno alle 300 unità (294, per l'esattezza, alla data del 2 novembre 1998, senza contare
ovviamente i richiedenti asilo bisognosi di assistenza).
Per quanto riguarda la Puglia, gli immigrati clandestini vengono di norma ospitati nei quattro
centri di permanenza temporanea e assistenza istituiti nelle province di Bari, Brindisi e Lecce,
mentre nelle fasi di maggiore afflusso gli immigrati trovano collocazione anche presso
strutture di altre province.
Va dato giusto riconoscimento al generoso, straordinario impegno delle associazioni e degli
altri organismi di assistenza operanti in quelle province, senza il quale le strutture stesse non
potrebbero funzionare, e che suppliscono spesso alle effettive carenze delle strutture, scelte,
peraltro, tra le migliori disponibili.
Peraltro, un grande senso di solidarietà ispira anche le Forze di polizia, che provvedono ai
primi soccorsi, e alla vigilanza dei centri, che sono composte da personale delle strutture
locali e da personale di rinforzo (per circa 500 unità), proveniente da reparti o battaglioni
mobili di stanza in Puglia e nelle province vicine. Per i centri siciliani e per quelli delle
province sono impiegate ulteriori 340 unità.
Il quadro che ho fornito non sarebbe completo se non desse adeguate informazioni all'Aula
anche dei risultati conseguiti nell'attività di contrasto. L'attività delle Forze dell'ordine,
soprattutto nelle province di Bari, Brindisi e Lecce, più interessate ai flussi migratori
provenienti dall'Albania, non ha mancato di ottenere risultati apprezzabili.
Sul fronte della lotta al narcotraffico, l'attività investigativa, tradottasi in un considerevole
numero di operazioni condotte nelle tre province (sono già 712 nell'anno in corso), ha
portato al sequestro di ingenti quantitativi di droga (oltre 14.360 chilogrammi nel corso
dell'anno) e alla segnalazione di oltre 1.200 persone all'autorità giudiziaria per reati connessi
con il traffico e lo spaccio di stupefacenti, di cui 719 arrestate.
Nel corso dell'anno sono state deferite all'autorità giudiziaria 693 persone nella provincia di
Bari, 219 in quella di Brindisi e 300 in quella di Lecce.
I risultati ottenuti nella lotta al narcotraffico in Puglia si sono positivamente riflessi anche sul
complesso delle attività svolte su scala nazionale contro i trafficanti di droga albanesi: nel
triennio 1996-1998 sono considerevolmente aumentati i quantitativi di droga sequestrati con
provenienza dall'Albania o in possesso dei cittadini albanesi presenti in Italia. Rispetto ai
2.500 chilogrammi sequestrati nel 1996, si è passati ai circa 14.000 chilogrammi sequestrati
nel 1997 e ai circa 9.330 sequestrati nel 10 mesi del 1998, nella quasi totalità costituiti da
cannabis e derivati.
Nell'ambito di tale attività di contrasto si inquadra l'operazione ´Tulipanoª, cui fa
riferimento il senatore Erroi, conclusasi il 24 novembre 1997 con l'emissione di 24
provvedimenti restrittivi del tribunale di Lecce a carico di altrettante persone ritenute
responsabili di traffico internazionale di stupefacenti.
Le indagini hanno consentito di accertare i contatti fra il gruppo dei Tornese di Monteroni
(Lecce), appartenente alla nuova ´Sacra corona unitaª e a elementi della criminalità albanese,
finalizzati ad un vasto traffico di stupefacenti interessante anche l'Olanda e l'Inghilterra.
Relativamente, poi, al ruolo svolto dall'organizzazione indipendentista curda PKK nella
gestione del traffico di stupefacenti, l'attività informativa ed investigativa finora svolta non
ha consentito di acquisire concreti elementi idonei a suffragare tale ipotesi.
Nell'ambito delle indagini svolte dal personale della polizia di Stato in stretta collaborazione
con la polizia francese, nel dicembre 1997 fu conclusa l'operazione ´Orient expressª, che
consentì di disarticolare un complesso gruppo criminale internazionale, con base a
Ventimiglia, dedito al favoreggiamento e allo sfruttamento dell'emigrazione di cittadini
turchi, iracheni e iraniani di etnia curda.
In tale occasione furono tratti in arresto in Italia alcuni dei componenti dell'organizzazione tra
cui 5 turchi, 2 iraniani e 4 algerini, mentre altre 7 persone vennero fermate in Francia. Fu
inoltre operato il sequestro di una copiosa documentazione riconducibile al PKK, del quale
però non fu acclarato alcun coinvolgimento nelle predette attività illegali.
Anche sul piano della lotta al traffico di armi, l'impegno investigativo non ha mancato di
produrre risultati positivi.
Oltre all'arresto, a Grottaglie, l'11 febbraio 1998, di tre albanesi trovati in possesso di armi
automatiche e munizioni, verosimilmente destinate ad elementi malavitosi della Basilicata e
della Calabria, debbo ricordare le indagini concernenti due operazioni di polizia che hanno
consentito, l'una, di disarticolare un gruppo criminale operante a Bari, con l'esecuzione di
nove ordinanze di custodia cautelare in carcere, l'altra di eseguire a Mesagne altri 21
provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettante persone affiliate alla Sacra corona unita,
per il reato di associazione di stampo mafioso, finalizzata al traffico di armi.
Importanti operazioni sono state concluse dalla DIA, in collaborazione con il personale di
polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, a carico di organizzazioni mafiose operanti nelle
province di Brindisi e Taranto, culminate con l'esecuzione di 11 ordinanze di custodia
cautelare in carcere.
Non minore attenzione è stata posta nell'attività di contrasto del contrabbando di tabacchi. Ai
controlli svolti assiduamente alle frontiere dalla Guardia di finanza si sono aggiunte
specifiche indagini finalizzate a colpire le reti organizzative dei gruppi delinquenziali che
gestiscono tali attività illegali. In questo contesto, di particolare rilievo sono le operazioni
´Crna Goraª e ´Priamoª, effettuate nel corrente anno dalla DIA allo scopo di colpire i
traffici tra l'Italia ed il Montenegro.
La prima iniziativa ha consentito di assicurare alla giustizia italiana quattro connazionali
rifugiatisi in questa regione e di arrestare, presso l'aeroporto di Brindisi, il capo della polizia
della città di Bar ed un suo assistente responsabile di averne favorito la latitanza. La seconda
operazione, nell'ambito della quale sono stati sequestrati beni per 500 milioni di lire e sono
state eseguite cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dall'autorità
giudiziaria di Bari, ha consentito di individuare i canali del riciclaggio dei proventi del
traffico di armi, stupefacenti e del contrabbando di tabacchi, utilizzati da un sodalizio
criminale pugliese.
Aggiungo infine che dal 27 marzo al 25 ottobre scorso sono stati adottati complessivamenbte
32.123 provvedimenti di espulsione, di cui 5.193 con accompagnamento immediato alla
frontiera, nonchè 26.498 provvedimenti di respingimento, di cui 16.175 alla frontiera e
10.323 adottati dai questori.
I respingimenti verso l'Albania hanno riguardato, dall'inizio dell'anno il 25 ottobre, 14.589
persone, di cui 12.548 dalla Puglia.
Come ho già accennato all'inizio del mio intervento è illusorio pensare di condurre la lotta
contro le organizzazioni criminali, che muovono il traffico di persone, ma anche di affrontare
razionalmente il problema dell'immigrazione senza un fattivo coinvolgimento delle istituzioni
dell'Unione europea e senza la collaborazione responsabile del Governo albanese.
A questo fine corrispondono le iniziative messe in campo già dal precedente Governo e
rinvigorite con la visita compiuta la settimana scorsa a Tirana dal ministro Jervolino.
Ho già detto dell'attività svolta in Albania nel quadro della Multinational Advisory Police
Element (MAPE), su mandato dell'Unione europea occidentale. A ciò deve aggiungersi
l'attività della delegazione italiana di esperti e la missione interforze di polizia, originata da
accordi intervenuti tra i due paesi, che hanno reso possibile una concreta collaborazione in
materia di polizia.
Nell'ambito della missione il personale fornisce assistenza, consulenza e addestramento alle
Forze armate e alle Forze di polizia albanese, rispettivamente per la riorganizzazione della
polizia militare e della polizia nei settori dell'ordine pubblico, della polizia stradale e di
confine, nonchè per la collaborazione alla lotta alla criminalità. Questa collaborazione ha già
dato qualche risultato positivo. Ricordo, per esempio, al senatore Novi - che lo ha ricordato
in maniera credo impropria - che è stato arrestato Zani Caushi, il quale, noto esponente
(Commenti del senatore Novi)... della criminalità albanese è stato tratto in arresto il 27
settembre 1997 a Valona.
NOVI. Perchè in maniera impropria?
SINISI, sottosegretario di Stato per l'interno. Senatore Novi, mi rendo conto di essere
troppo lungo; purtroppo le domande sono state tante; quindi, mi deve permettere di
proseguire.
NOVI. La prego, per carità.
SINISI, sottosegretario di Stato per l'interno. Sono tante le interrogazioni a cui devo dare
risposta. È stato un mio sottile giudizio quello espresso e, se mi permette, credo anche
garbato rispetto alle sue osservazioni; quello cioè di giudicare questa improprietà.
Quindi, Zani Caushi è stato arrestato il 27 settembre 1997 a Valona dalla polizia albanese e
per il tramite del servizio Interpol.
Anche nel corso della recente crisi albanese, la missione italiana in Albania, pur
circoscrivendo necessariamente la propria attività, non ha mancato di conseguire risultati in
collaborazione con la polizia albanese. Mi riferisco all'operazione del 17 settembre, nel corso
della quale è stata rintracciata e sequestrata una nave contrabbandiera ed arrestato il suo
equipaggio.
Devo ricordare che dei 60 miliardi messi a disposizione dalla legge n. 300 del 3 agosto 1998
per il finanziamento dei progetti finalizzati alla ricostruzione dell'Albania, al Ministero
dell'interno sono stati destinati 13 miliardi per consulenza, assistenza e addestramento delle
Forze di polizia albanesi. Le risorse sono state tutte impegnate, nonostante i tempi,
soprattutto per le attività di collaborazione operativa (per l'attività addestrativa sono stati
impegnati circa 600 milioni). Anche le risorse aggiuntive, definite con il decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 1998, pari a due miliardi di lire, sono
state destinate a tale attività.
Le specifiche iniziative concernenti la collaborazione con l'Albania si collocano in un
contesto più ampio di collaborazione con quel paese per la ricostruzione del suo tessuto
istituzionale ed economico. Tuttavia, come già sottolineato nel Documento programmatico
relativo alla politica dell'immigrazione e del trattamento degli stranieri, presentato alle
Camere il 26 giugno scorso, un'attenuazione dei flussi migratori clandestini non può essere
esclusivamente demandata ad una pur puntuale, costante, azione di controllo delle frontiere e
all'applicazione di strumenti repressivi, ma attivando soprattutto la collaborazione dei paesi
di emigrazione.
Il Governo, quindi, ha adottato una serie di iniziative diplomatiche con i paesi da cui partono
i predetti flussi migratori, che include in primo luogo la sottoscrizione di specifici accordi di
riammissione, accompagnati, ove possibile, da più ampie intese collaborative.
Per accrescere ulteriormente l'efficacia di tali accordi il Governo ha adottato un decreto
legislativo, emanato il 19 ottobre scorso ed in corso di pubblicazione, che, con un intervento
correttivo dell'articolo 11 del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina
dell'immigrazione, estende l'area dell'intesa anche alla collaborazione operativa con lo Stato
di origine, potenziandone le risorse materiali allo scopo di contrastare all'atto di partenza i
flussi migratori clandestini.
In tale prospettiva sono stati conclusi accordi di riammissione con l'Albania, facendo seguito
anche ad analoghe intese raggiunte con altri paesi dell'Europa centrale balcanica e con altri
paesi del Mediterraneo occidentale, come Tunisia e Marocco, che consentono, tra l'altro, il
tempestivo respingimento dei clandestini rintracciati sulle coste italiane.
La centralità delle intese bilaterali con i paesi europei confinanti e con i paesi di emigrazione è
stata riaffermata proprio in questi giorni dal Governo che, al fine di porre un argine al
traffico illecito e disumano di stranieri di diversa etnia provenienti dall'Albania, ha
ulteriormente intensificato i rapporti con le autorità di quel paese programmando una serie di
incontri, avviati, come ho ricordato, con la visita a Tirana il 28 ottobre del Ministro
dell'interno. In tale occasione sono state concordate specifiche linee di azione - che innovano
ed ampliano i termini delle proficue intese definite nel 1997 con il noto protocollo ed
aggiornate l'11 giugno scorso - volte tra l'altro ad estendere e rendere più penetranti i
controlli sul litorale albanese, in particolare nell'area di Valona e nello spazio marittimo
prospiciente le predette coste.
Anche nel corso della Conferenza internazionale dei paesi donatori, che si è tenuta a Tirana il
30 ottobre scorso con la partecipazione, per l'Italia, del Ministro degli affari esteri, si è posto
in evidenza l'apprezzamento ed il sostegno per quello che fino ad oggi sono riuscite a
realizzare le autorità albanesi, soffermando l'attenzione anche sulle questioni di ordine
pubblico e di sicurezza alle frontiere.
È lungo questa strada - che occorre proseguire e migliorare - che dovrà muoversi pertanto
tutta l'attività comune di collaborazione per portare all'interno del territorio albanese, nel
dovuto rispetto della sovranità di quello Stato, le necessarie forme di controllo e vigilanza,
indispensabili a recidere i collegamenti e le interferenze della criminalità di quel paese con
quella pugliese, all'origine dei traffici di droga e di armi.
In relazione ai quesiti dei senatori Lubrano Di Ricco e Boco preciso che il decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri del 16 ottobre 1998, concernente la quota integrativa di
permessi di soggiorno da rilasciare nel 1998, contiene espressamente una riserva di 3.000
permessi per i cittadini albanesi, di cui 1.500 a favore di quelli che hanno accettato il
rimpatrio dopo essere stati ospitati in Italia lo scorso anno per le note esigenze di protezione
temporanea. Tale decreto è operante. A tal fine sono state predisposte e impartite le istruzioni
applicative alle questure e alle direzioni provinciali del lavoro.
La dimensione assunta dal fenomeno dell'immigrazione clandestina, che travalica i confini
dei singoli paesi, pone altresì l'urgenza di sviluppare in questo settore una mirata politica
europea. È questa una priorità che il Governo ha espressamente indicato nel Documento
programmatico, che ha più volte ricordato, proponendosi di giungere ´in tempi accelerati ad
una comunitarizzazione spedita e quanto più vasta possibile delle politiche migratorieª,
secondo una linea già tracciata nel trattato di Amsterdam, nel quale si dà atto
dell'impossibilità di risolvere esclusivamente a livello nazionale i problemi sorti a seguito
dell'apertura delle frontiere in Europa.
In tale prospettiva, il complesso delle misure adottate in attuazione dell'Accordo di Schengen
costituisce una valida base di partenza per un rafforzamento delle intese, degli scambi
informativi e delle iniziative comuni.
Anche sotto il profilo dello sviluppo delle tecnologie più idonee all'impiego dei controlli di
frontiera, l'Italia ha proposto mirate iniziative nell'ambito dei programmi di assistenza e
sviluppo regionale promossi dalla Commissione europea, denominate ´Interreg II
Italia-Albaniaª e ´Italia-Greciaª, per le quali sono in corso le procedure di cofinanziamento.
Voglio solo ricordare al senatore Specchia e ai parlamentari pugliesi che hanno sollevato la
questione che quella è la sede di un tavolo comune tra la regione Puglia, il Governo
nazionale e l'Unione europea per trattare questioni di comune interesse e che riguardano
proprio la specificità della condizione frontaliera della Puglia.
Un'ulteriore significativa direttrice d'azione che vede impegnata l'Europa in uno sforzo
comune è quello della lotta alle organizzazioni che gestiscono le attività illecite connesse
all'immigrazione clandestina, che si è sviluppata nell'ambito di EUROPOL, sulla base della
Convenzione che è entrata in vigore il primo ottobre scorso.
Non sfugge, infatti, che numerose organizzazioni criminali internazionali affiancano ormai e
talvolta sostituiscono i tradizionali traffici di armi e droga e altri generi di contrabbando con
la tratta di esseri umani, lo sfruttamento della prostituzione, il trasporto di correnti
migratorie. In tale attività i sodalizi delinquenziali albanesi, assimilabili per la struttura ed i
loro metodi al modello mafioso, hanno raggiunto posizioni di rilievo.
Il grado di pericolosità raggiunto da tali gruppi malavitosi ha reso necessario attuare strategie
di contrasto in partenariato sia con i paesi dell'Unione europea che con quelli dell'Europa
orientale e d'oltre oceano. Su tali fenomeni sono stati già da tempo sensibilizzati gli
organismi di polizia aderenti al ´ªGruppo esagonaleª (Germania, Regno Unito, Stati Uniti,
Canada e Russia) e sono state avviate specifiche iniziative di collaborazione con Francia e
Spagna, paesi che appaiono, per diversi profili, particolarmente interessati a contrastare le
infiltrazioni delle organizzazioni mafiose dell'Europa orientale.
Un gruppo di lavoro sulla criminalità organizzata, chiamato ad occuparsi del narcotraffico,
dell'immigrazione clandestina e delle infiltrazioni della malavita nei processi di riconversione
economica dei paesi dell'Est, è stato costituito anche in seno all'organismo di cooperazione
intergovernativo denominato ´Iniziativa Centro Europaª (INCE).
Avviandomi alla conclusione, e chiedendo ancora scusa per la lunghezza di questo
intervento, desidero soffermarmi su qualche altro aspetto sottoposto alla nostra attenzione
dagli interroganti.
Il primo riguarda la revisione, in senso restrittivo, della legislazione in materia, auspicata dal
senatore Tabladini. Desidero in proposito sottolineare come proprio la considerazione di tutti
gli aspetti del delicato problema dell'immigrazione hanno indotto il Governo precedente a
porre le basi di un intervento legislativo più organico in materia di immigrazione e di
disciplina generale dei cittadini stranieri nel nostro paese.
L'opzione di fondo che ha condotto all'approvazione della legge n. 40 del 1998, ora Testo
unico, è stata quella di considerare l'immigrazione come una risorsa per il paese ospitante e
quindi anche per l'Italia, purché ricondotta entro un sistema di regole certe, nel quale,
soprattutto, fosse possibile determinare, in un quadro di governo delle compatibilità
economiche e sociali, i livelli quantitativi dell'immigrazione da accogliere, le regole
dell'accoglienza, sia in termini di opportunità di lavoro che di interventi sociali, di sostegno,
di integrazione, di rispetto delle diversità, ed i meccanismi di controllo.
Non va taciuto, infatti, riguardo a quest'ultimo punto, che il provvedimento ha introdotto
disposizioni volte a potenziare i controlli di frontiera e a contrastare con maggior rigore
l'immigrazione clandestina, sia sul fronte della repressione delle organizzazioni
delinquenziali che operano nel settore, sia su quello delle misure di allontanamento dei
clandestini.
L'altro aspetto riguarda la richiesta, avanzata dai senatori Specchia e Lisi, di riconoscere alla
regione Puglia il ruolo di regione di frontiera. Il Governo presta la massima attenzione a tale
richiesta, nella consapevolezza della delicata funzione che la regione Puglia oggi assolve sia
per la particolare situazione legata ai fenomeni migratori sia, più in generale, in quanto ponte
di collegamento tra le aree dell'Europa occidentale e le regioni dell'Est europeo.
Per questi motivi si è ritenuto di venire incontro a tali esigenze erogando tre dei quattro
miliardi messi a disposizione del Ministero dell'interno per il 1998 quale risorsa integrativa
per le politiche regionali di accoglienza ed assistenza. Al momento sono in corso
approfondimenti e contatti tra Governo centrale e governo regionale per chiarire l'esatta
portata della richiesta, i cui contorni e i cui significati peraltro non sono ancora ben definiti.
Aggiungo che nella giornata di ieri si è tenuto a Palazzo Chigi un vertice, presieduto dal
Presidente del Consiglio, cui ha partecipato il ministro Jervolino. La riunione dimostra la
serietà e la responsabilità con cui il Governo in tutte le sue articolazioni sta affrontando
questa situazione. La riunione è servita a fare il punto della situazione e degli impegni
immediati, tra i quali vi è l'intenzione di aderire alla richiesta albanese di rinnovare l'accordo
interforze, che scade il prossimo dicembre, per potenziarne l'efficacia ed estendendo
l'operatività della polizia anche alla costa meridionale albanese, come ho detto, con
particolare riferimento alla città di Valona e la realizzazione di una base operativa delle unità
navali nell'isola di Saseno. A questo impegno è chiamata anche la Guardia di finanza che
provvederà, con la presenza di propri uomini e mezzi, al controllo delle coste. Tutto ciò -
come ho detto - in pieno spirito di collaborazione con il Governo albanese e nel rispetto
assoluto della sua sovranità nazionale e delle prerogative dei suoi organi istituzionali.
Desidero concludere ribadendo che, pur nella consapevolezza delle difficoltà, vi è la ferma
determinazione del Governo di impedire l'immigrazione clandestina, non solo perché
costituisce una intollerabile fonte di profitti per le organizzazioni criminali, ma perché
comporta, come purtroppo abbiamo dovuto constatare, un sacrificio inaccettabile di vite
umane ed un sacrificio dei diritti fondamentali della persona che abbiamo tutti il dovere di
difendere e di far prevalere.
MANFREDI Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANFREDI. Signora Presidente, signor Sottosegretario, lo scopo della mia interrogazione,
firmata anche dai senatori D'Onofrio e Zanoletti, era quello di portare all'attenzione del
Parlamento e del Governo un fenomeno che, a nostro avviso, è ricorrente: i provvedimenti
che vengono presi dal Governo in merito al controllo dell'immigrazione clandestina, sono
presi a cose fatte, dopo che l'evento si è verificato massicciamente e quindi c'è quasi una
corsa ai ripari. Questo si è verificato durante le prime grandi immigrazioni dall'Albania, si è
verificato dal Nord Africa (e ricordo che la mia interrogazione è del luglio di questo anno), si
è verificato ancora adesso. Mi dichiaro quindi insoddistatto della risposta del Sottosegretario,
nonostante egli abbia citato ben 91 informative da parte dei Servizi di informazione, perché
ritengo che, nonostante la mia interrogazione fosse stata presentata a luglio, e quindi a
quell'epoca forse una risposta di quel genere poteva essere soddisfacente, essa è smentita dal
fatto che ancora adesso, ancora ad ottobre, ancora a novembre il controllo del fenomeno
dell'immigrazione clandestina, grazie alla sinergia tra i provvedimenti governativi e le
informazioni che devono essere fornite dai nostri Servizi segreti, non ha funzionato.
Compito del Governo è quello di prevedere e prevenire, io ritengo che questo non avvenga e
che, come si dice in gergo, si vada a rimorchio delle situazioni. Mi ha colpito una frase detta
dal Sottosegretario: ´sembra che si stia costituendoª. Sono preoccupato di fronte a
formulazioni come questa che denotano chiaramente che i nostri Servizi di informazione non
sono ancora in grado di fornire informazioni certe anche rispetto a paesi con i quali vi sono
rapporti così stretti - lo ha sottolineato il Sottosegretario - da poter pretendere di conoscere
addirittura ogni scafo, di sapere quando e da dove si muove ogni scafo dall'Albania. Sono
quindi più che mai convinto che o è mancata una azione del Governo per sapersi avvalere di
queste informazioni oppure i Servizi di informazione non funzionano. Vi sono disegni di
legge volti a modificare e a rinnovare radicalmente i Servizi di informazione e di sicurezza e
penso che questa occasione sia un motivo in più per indurci a farlo rapidamente.
Colgo l'occasione per ricordare, nel contesto di questo problema dell'immigrazione, che
sono previsti comitati provinciali per l'immigrazione. Il Sottosegretario non ne ha fatto
cenno, a noi risulta che non siano stati costituiti o lo siano stati solo sulla carta e che
comunque non funzionino.
Se il Governo non si è fatto carico di promuovere la costituzione di questi comitati
provinciali la cosa ci rammarica e come opposizione ci attiveremo in tal senso.
SPECCHIA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPECCHIA. Signora Presidente, colleghi, Sottosegretario, dichiaro la mia insoddisfazione
non tanto in relazione agli ultimissimi eventi, decisioni ed iniziative, ma per quanto
complessivamente è stato compiuto anche dal passato Governo, nel quale erano presenti
molti rappresentanti di quello attuale e che era sostenuto dalla maggior parte delle forze
politiche che sostengono l'attuale.
Quando ci trovavamo in piena crisi di Governo e sembrava che l'incarico dovesse essere
assegnato all'attuale presidente D'Alema, in mancanza di un Governo autorevole, ho scritto
al Presidente della Repubblica chiedendogli di sottoporre all'attenzione del Presidente
incaricato il problema dell'immigrazione clandestina, con particolare riferimento agli sbarchi
nella regione Puglia.
Ringrazio pubblicamente il Presidente della Repubblica che, attraverso il dottor Gifuni, mi ha
risposto qualche giorno fa, confermandomi di aver dato questo input all'attuale Presidente
del Consiglio.
Successivamente, con altri colleghi appartenenti al Gruppo Alleanza Nazionale, pugliesi o
comunque di altre zone meridionali, il 26 ottobre scorso ho presentato una mozione, poi
trasformata in interrogazione, proprio perché il problema era grave e costituiva un'emergenza
anche per quello che stava accadendo in relazione anche alla morte di alcuni bambini.
La mia insoddisfazione è legata ad alcune questioni particolari, con stretto riferimento a
quanto i senatori del Gruppo Alleanza Nazionale domandavano con l'interrogazione
3-02330. In essa chiedevamo innanzi tutto di ottenere il coinvolgimento dell'Unione europea
nella prevenzione e nella repressione dell'immigrazione clandestina: abbiamo ascoltato le
notizie su quanto è avvenuto nei giorni scorsi, ma notiamo che ancora vi è tiepidezza da parte
dell'Unione europea e di alcune nazioni in particolare; non vi è una consapevolezza piena del
ruolo forte che deve rivestire l'Unione europea, che non può lasciare l'Italia sola a risolvere
questo problema che è una questione - ripeto - di frontiera dell'Unione stessa. Il Governo,
quindi, deve incalzare ancora di più l'Unione europea perché si arrivi a fatti concreti e non
solo a dichiarazioni di buoni intenti.
Con l'interrogazione presentata chiedevamo inoltre di indurre le autorità albanesi ad
esercitare un effettivo controllo lungo le coste, anche mediante accordi di cooperazione
nell'attività di polizia: almeno su questo punto notiamo che il Governo ha tenuto conto dei
nostri suggerimenti perché si sta muovendo in questa direzione.
Chiedevamo inoltre di dotare la Puglia di adeguate strutture di accoglienza e di altri strumenti
per esprimere comunque umana solidarietà a quanti arrivano sulle nostre coste: su tale
aspetto si è verificato davvero il naufragio, la sconfitta della politica del Governo perché,
nonostante che questo sia un problema ormai presente da alcuni anni e nonostante si siano
verificate tante emergenze, sostanzialmente l'intervento è ancora limitato all'uso dei
container. Adesso si parla di un finanziamento di pochi miliardi che dovrebbe arrivare per
tale scopo: mi sembra assurdo che di fronte ad un problema di queste dimensioni, del quale
tutti stanno parlando (dall'Unione europea alla stampa), siamo ancora al livello di una lesina
di miliardi per fornire un'accoglienza concreta, lasciando in frontiera le associazioni del
volontariato, gli enti locali, la regione, eccetera.
Chiedevamo di stroncare i traffici illeciti di droga, di armi e di prostituzione e l'attività della
criminalità organizzata: ancora molto si deve fare, caro Sottosegretario, in questa direzione!
Le cifre che lei ci ha detto certamente noi le conoscevamo: sappiamo cosa fanno le nostre
Forze dell'ordine, ma a livello di accordi e di iniziative internazionali ci vuole un passo in
avanti, un salto di qualità per stroncare alla radice questi traffici.
Chiedevamo poi di dare più uomini e mezzi alle Forze dell'ordine della Puglia, del Salento,
di Lecce, di Brindisi. Qui non abbiamo ascoltato niente e delle due l'una: o le nostre Forze
dell'ordine, come lei giustamente ha detto, si sacrificano, e noi le ringraziamo, anche per
prevenire e reprimere l'immigrazione clandestina, e allora bisogna dare altri uomini per
l'attività normale di lotta alla criminalità in una zona ad elevato rischio sotto questo aspetto, o
diversamente siamo soccombenti, cioè risolviamo un problema e ne scopriamo un altro.
Nei mesi scorsi abbiamo ascoltato le promesse dell'allora ministro dell'interno Napolitano,
ma di fatti concreti non ne abbiamo visti fino ad oggi. Quindi insisto, egregio
Sottosegretario, perché ci siano più uomini e mezzi per le Forze dell'ordine, non solo per
l'immigrazione clandestina ma anche per altri compiti.
Infine, dulcis in fundo, chiedevamo di riconoscere alla Puglia il ruolo di regione di
frontiera. Le chiedo scusa e chiedo scusa alla Presidenza di questa Assemblea, ma mi sono
stancato di essere preso in giro, perché un anno fa quest'Aula ha approvato all'unanimità un
ordine del giorno per il riconoscimento della Puglia come regione di frontiera; parallelamente
un ordine del giorno simile è stato approvato dalla Camera dei deputati: il Parlamento ha
espresso una volontà. Non capisco come il Governo possa ancora attardarsi, caro
Sottosegretario, nel dire che sta approfondendo, che sta vedendo.
Come dicevo prima al collega Lisi, evidentemente per una esigenza che non è quella di avere
soldi, di avere benefici fiscali bensì quella di avere un ruolo forte perché è la Puglia che sta lì
e non altri, per questa esigenza vera si dice sì ma non si fa niente di concreto perché forse - e
ho concluso - la Puglia è governata dal Polo e allora non le si vuole riconoscere
concretamente questo ruolo.
MARCHETTI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCHETTI. Signora Presidente, desidero ringraziare anzitutto il rappresentante del
Governo per l'ampiezza delle informazioni fornite e per l'impegno assunto in particolare per
migliorare e potenziare la rete dei centri di accoglienza. Credo che questo sia un impegno al
quale occorra dare esecuzione con rapidità perché si misura anche su questo la coerenza
rispetto al principio di solidarietà che ispira e deve sempre più ispirare l'azione del Governo
sui problemi dell'immigrazione. Problemi che vanno affrontati con una visione lungimirante
nella consapevolezza che ci troviamo di fronte non ad una congiuntura che verrà rapidamente
superata, ma ad una crisi che segna il nostro tempo.
Masse enormi di diseredati, di veri e propri dannati della terra vivono in Africa e in altre parti
del mondo. Dai Balcani non cesserà facilmente il flusso verso l'Italia e verso altri paesi
dell'Europa più ricca. Sono necessarie nuove politiche che favoriscano lo sviluppo dei paesi
di provenienza degli immigrati per offrire ai popoli più poveri una prospettiva di soluzione
dei loro drammatici problemi.
È però evidente che l'afflusso verso l'Europa proseguirà per lungo tempo e che l'Europa
comunitaria sarà sempre più caratterizzata dalla presenza di persone di origine
extracomunitaria, con riflessi culturali e di costume assai rilevanti.
Le scelte di un Governo di Centro-sinistra non debbono essere influenzate dalle spinte alla
chiusura, alla xenofobia, che provengono da molti settori. E devo dare atto, sotto questo
profilo, dell'equilibrio che si riscontra nella risposta che il rappresentante del Governo ha qui
fornito e che fa sperare che la legge sull'immigrazione sarà applicata in coerenza con l'ordine
del giorno votato dal Senato, regolarizzando la condizione di tutte le persone presenti sul
territorio della Repubblica, con la sola esclusione di coloro che costituiscono un pericolo per
l'ordine e la sicurezza pubblica.
Costringere alla clandestinità significherebbe, infatti, favorire l'illegalità e la criminalità, cioè
operare in contrasto con l'interesse alla civile convivenza. Per questo è giusto stroncare -
come ha sottolineato anche in quest'Aula il Presidente del Consiglio e come è stato oggi
ripetuto - il traffico gestito da criminali, i quali speculano sulla miseria di tante popolazioni.
A questo scopo è certamente utile ricercare ogni forma di collaborazione con i Governi dei
paesi di origine degli immigrati, e appaiono anche apprezzabili le specifiche forme di
sostegno alle fragili istituzioni albanesi, forme che devono essere sempre concordate con le
autorità albanesi nel rispetto della piena autonomia e sovranità che il Sottosegretario ha qui
ribadito.
È di tutta evidenza, tuttavia, che la lotta al traffico criminale è soltanto un aspetto del
problema e avrebbe scarsa possibilità di successo se, di fatto, si precludessero le vie per
poter raggiungere legalmente il nostro paese. È quindi necessario, per esempio nel caso
albanese, che sia assicurata la possibilità di giungere da noi con regolari traghetti, utilizzando
le quote dei flussi migratori previsti per il 1998 e il 1999, anzitutto per affrontare le situazioni
più gravi, qual è quella dell'Albania.
Si deve però con urgenza anche riaprire una discussione sulla congruità delle quote previste.
Conosco la sensibilità del nuovo Ministro, come ho apprezzato l'impegno del suo
predecessore. Spero che già nei prossimi mesi, anche con l'approvazione rapida della legge
sul diritto di asilo, il Parlamento e il Governo possano essere di aiuto ai tanti extracomunitari
che lo chiedono.
C'è un dramma profughi che alimenta particolarmente il flusso dall'Albania. Il dramma dei
profughi che tentano con ogni mezzo di raggiungere le nostre coste non può essere affrontato
vanificando il loro diritto all'asilo. La lotta ai trafficanti non deve condurre alla negazione di
questo diritto, ma ad una maggiore e più effettiva tutela dello stesso.
Si tratta quindi di sottrarre al dominio dei trafficanti il flusso migratorio, compreso quello dei
profughi, per sostituire a questo dominio il ruolo delle istituzioni e il contributo del
volontariato per garantire l'effettivo esercizio di diritti scritti nella Costituzione e nelle
Convenzioni internazionali e scaturenti, prima di tutto, dal senso umanitario.
ERROI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERROI. Signora Presidente, onorevole Sottosegretario, innanzi tutto la ringrazio per la
risposta che lei ha dato alla mia interrogazione. Tra l'altro, ho avuto modo di conoscere e
apprezzare la quantità e la qualità del lavoro da lei svolto, sia con il precedente Ministero sia
con il nuovo Governo.
Comunque, vorrei sottolineare che la coltivazione della cannabis sativa ha raggiunto tali
livelli in Albania da doversi considerare un ´fenomeno di massaª, e pertanto a tale attività
criminale sono dedite migliaia di persone. Come giustamente rilevava il senatore Marchetti,
occorre attivare un vero e proprio servizio di monitoraggio su tutte le zone destinate alla
coltivazione di cannabis, o potenzialmente idonee ad essa, e quindi incentivarne la
conversione.
A tutt'oggi, contrariamente a quanto si crede, non risulta un collegamento vero e proprio tra
la criminalità albanese e quella pugliese, salentina in particolare. Non vi sono ´saldatureª di
tipo sistematico tra gruppi criminali albanesi, che preferiscono lavorare autonomamente, e
organizzazioni criminali salentine. Però, come lei ha ricordato, onorevole Sottosegretario,
con l'operazione ´Tulipanoª, si sono registrate avvisaglie di ´saldatureª, specialmente con il
Santolla (non so se ancora oggi sia latitante in Olanda, come si ritiene), persona
particolarmente pericolosa.
Per quanto riguarda l'accoglienza, chi non ha visitato i centri di accoglienza salentini, di
Lecce in particolare, non credo possa capire cosa significhi veramente immigrazione. Si parla
di centinaia e centinaia di persone: in una notte, come lei sa, onorevole Sottosegretario, sono
stati avvistati 32 bersagli, il che significa 32 gommoni con 20 persone ognuno - quindi fate
voi il calcolo - che arrivano in Puglia. Grazie alla civiltà della città di Lecce e al volontariato
dei cittadini, tutto il resto d'Italia non soffre, anzi non riesce neanche a sapere cosa succede
veramente in quelle zone.
Quello delle persone è ormai un traffico poco redditivo in termini finanziari; tra l'altro il 90
per cento viene respinto o espulso e quindi è costretto al rimpatrio.
A mio avviso, oggi il problema più grave è proprio quello della droga, legato al traffico delle
persone che portano con sè ´in doteª la droga: questa è la verità. L'argent de poche che un
tempo i genitori davano al figlio che andava a studiare, oggi è costituito dal borsone di droga
che l'immigrato albanese porta con sè sul gommone. Tra qualche giorno ci recheremo in
Albania con la Commissione antimafia proprio per visitare sia il porto di Valona che quello di
Saranda, nonché tutti gli anfratti.
Lei, onorevole Sottosegretario, ha citato una lunga serie di interventi realizzati atti a debellare
il malaffare del commercio di ´carne umanaª, perché di questo si tratta in buona sostanza.
Importante però è sapere questo: oggi in Albania può entrare chiunque. Certo, è un
paradosso ma la verità è questa: da tutte le nazioni si può entrare in Albania. Fra l'altro, tutti i
curdi, gli iracheni e quant'altri non sanno di venire in Puglia o comunque in Italia: sono
convinti di sbarcare in Canada o in America, comunque in paesi sicuramente più ricchi del
nostro paese, dell'Italia meridionale in particolare. Quindi, li si fa stare fino a 10 giorni
ammassati nelle stive, bambini con le mamme e vecchi; poi li si fa sbarcare. E appena arrivati
in Puglia, molti chiedono da che parte si trova Los Angeles, ma poi si accorgono che vi è
una realtà non molto differente dalla loro.
Quindi, secondo me, bisogna cominciare ad operare in una certa direzione, signor
Sottosegretario, per riuscire veramente a dare un aiuto concreto. Senza dubbio la sovranità
dell'Albania va rispettata - ci mancherebbe altro! - però, a parte il monitoraggio, bisogna
proporre allo Stato albanese di cominciare a controllare l'immigrazione veloce. Noi possiamo
salvare l'immigrazione che avviene sulle nostre coste cominciando a monitorare
l'immigrazione che avviene in Albania. È impensabile infatti che le frontiere di quel paese
siano aperte a tutto e a tutti; solo le frontiere con l'Italia sono sorvegliate: è stranissimo, è un
paradosso, come ho detto poc'anzi, ma è così.
Per quel che ci riguarda, cominciamo a monitorare i cantieri italiani, che forniscono i
supergommoni, perchè non capisco come si possano vendere ad un albanese come
imbarcazioni da diporto gommoni dotati di motori fino a 450 cavalli. Gallipoli e Lecce sono
mete quasi esclusive di questa gente; siamo soliti vedere questi supergommoni, assistere al
contrabbando di carburante: essi arrivano con bidoni enormi di benzina, anche se 60 miglia
di distanza sono poche, tutto sommato perchè devono essere in condizioni di compiere uno o
due viaggi per notte in modo che tale operazione sia remunerativa. Quindi rappresentano
potenziali bombe che possono esplodere da un momento all'altro, come è successo pochi
giorni fa, come lei sa, quando è stata sufficiente una scintilla perchè andasse in aria tutto
quanto. Innanzitutto, quindi, cominciamo a controllare i nostri cantieri: non capisco infatti
perchè si debbano vendere ai pescatori albanesi motori marini superiori a 20 cavalli; e poi che
si continui l'azione già intrapresa di sequestrare tutti gli scafi sospetti proprio nel porto di
Saranda. Prevenire l'immigrazione sulle coste pugliesi per chi non le conosce non è facile; vi
sono migliaia e migliaia gli anfratti e piccole spiagge che possono senz'altro accogliere questi
scafi. Prevenire è sicuramente meglio che curare.
Comunque, signor Sottosegretario, ribadisco il massimo apprezzamento per l'opera svolta
dal Governo, e voglio qui spendere una parola in favore del prefetto di Lecce poiché
finalmente vi è una persona di incredibile valore. Nel caso in questione, si è infatti
dimostrato attento e veramente capace.
PRESIDENTE. Senatore Erroi, la prego di avviarsi alla conclusione.
ERROI. Si, signora Presidente. Poichè siamo sempre tutti pronti a sparare a zero sui nostri
funzionari, quando vi è qualcuno che vale deve essere anche oggetto di plauso.
TABLADINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TABLADINI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, mi dispiace che non
vi sia il senatore Marchetti perchè onestamente non mi sento uno xenofobo e se il collega
fosse stato presente gli avrei spiegato, come del resto ho avuto modo di fare in un altro
intervento proprio al Senato, che esiste in ogni individuo, in ognuno di noi una forma di
razzismo che può essere più o meno latente: la vittoria - perchè di vittoria si parla - sta nel
controllare questa forma di razzismo; questo per smentire quanto diceva il senatore
Marchetti. Ognuno di noi poi, dicevo, riesce più o meno a controllarlo, e questi sono i dati
risultanti da studi di psicologi e di psichiatri; non me li sono di certo inventati io.
Ho ascoltato quanto detto dal Sottosegretario, e mi sono reso conto che forse, più che
all'immigrazione di clandestini il problema è legato al commercio di sostanze stupefacenti. Se
devo prendere per buoni i dati che mi sono stati comunicati, vi è stata una escalation di
questo tipo di traffico; addirittura lo stesso Sottosegretario ha dichiarato che questa gente si
fa trasportare portando con sè il pacchettino di droga, necessario per inseririsi in questa
nuova terra, la terra promessa: per loro questo rappresenta il nostro paese, complici in ciò i
nostri servizi televisivi che mostrano un idraulico in doppiopetto che si presenta con
un'automobile lussuosa ad aggiustare un rubinetto oppure i vari serial televisivi sul modello
di Beautiful, che nulla hanno a che fare con la reale società italiana. Qui si tratta quindi di
criminali e di criminalità.
Abbiamo assistito al fatto che questi signori, sui gommoni, in prossimità della riva, ma
spesso anche non in prossimità, arrivano al punto di prendere dei bambini - che sono leggeri
per cui si fa abbastanza in fretta - e di buttarli giù dal gommone; quello che può succedere
evidentemente poco interessa. Questa è una ferocia sconosciuta persino alle nostre forme di
criminalità! Quindi - ripeto - sono dei criminali.
Però devo anche prendere atto che questo flusso di gommoni è alternativo: quando il
Governo albanese deve fare una richiesta al Governo italiano, la anticipa con dei flussi di
gommoni; lo stesso avveniva con la Tunisia. Questa, più che una collaborazione, da me
viene definita un ricatto: un Governo che ricatta un altro Governo, perché la situazione è
proprio questa.
Signor Sottosegretario, io vado per mare - credo che lei lo sappia - non ho la barca del nostro
Presidente del Consiglio ma mi arrangio anch'io, conosco un pochino le regole della
marineria. Per carità, non sono un ammiraglio, però mi sono posto una domanda. Noi
spendiamo per le motovedette un miliardo e mezzo e oltre. Sono motovedette che possono
fare tranquillamente i 50 nodi, anche con mare un po' grosso; 50 nodi sono una bella
velocità. La mia domanda è la seguente. Io, pur non essendo un ammiraglio, manderei
innanzitutto due vedette di conserto incontro a questi gommoni, con un elicottero sopra, e
aspetterei naturalmente che buttino a mare i clandestini. A quel punto, farei fermare una
motovedetta per caricare a bordo i clandestini, perché un uomo in mare, anche se è il peggior
nemico, va sempre tolto dall'acqua - questo è un diritto in mare - ma poi non riesco a capire
perché successivamente l'altra motovedetta o l'elicottero non debbano inseguire questo
gommone, che spesso è ancora in acque nazionali, per affondarlo: si spari un primo colpo a
prua e il secondo colpo un pochino più arretrato. Mi rendo conto che con questo sistema,
uno alla volta, si chiude la marineria albanese.
Invece no, abbiamo preso le ´carretteª che sono arrivate, le abbiamo aggiustate, come si
dice, alla bell'e meglio, non so che spesa abbiamo sostenuto, e gliele abbiamo restituite.
Devo dire che questo paese, signori, è il Bengodi!
Io vorrei citare l'esempio dei greci, un popolo che ha duemila anni di civiltà più di noi, che
sono, devo dire, abbastanza simili ai meridionali di questa nazione, simpatici come loro e
forse, scusate il termine, un po' meno ´incazzevoliª. Si vive bene in Grecia, hanno
automobili forse un po' più scassate, un po' più piccole, ma sono tranquilli, viaggiano con
quel che hanno e non hanno fatto re o principe il signore del Piemonte, nostro collega, che
noi chiamiamo Gioanin Lamera. Questo popolo, che è simpatico, ha però pensato a come
risolvere il problema alla radice. Cosa ha fatto quando si è presentato il primo naviglio
albanese davanti alle proprie coste? Semplicemente l'ha fatto venire abbastanza vicino, poi lo
ha mitragliato nell'´opera vivaª - per chi non lo sapesse è la zona della carena - e affondato,
ha raccolto evidentemente coloro che erano finiti in acqua e li ha portati direttamente alla
frontiera: ha risolto, come dicevo, il problema alla base.
PRESIDENTE. Senatore Tabladini, la prego di avviarsi alla conclusione.
TABLADINI. Sì, signora Presidente, ancora due minuti.
I Greci dunque hanno risolto il problema alla base, perché ora questi signori sanno che se si
presentano davanti alle coste della Grecia, bene che gli vada, perdono il naviglio, ed io credo
che questo comportamento sia stato utile a persone che hanno, ripeto, duemila anni di civiltà
più di noi.
Non sono d'accordo, inoltre, con il Sottosegretario quando mi parla degli immigrati come
risorsa. Qui c'è un concetto delle ferriere, delle acciaierie, delle fonderie, dei laminatoi che è
antico di almeno 25-30 anni. Oggi, se entrate in un laminatoio, con una tuta bianca ed un
caschetto, ne uscite dopo otto ore di lavoro con la tuta bianca: questo perché c'è stata una
evoluzione. Qui si continua a parlare di fonderie e di acciaierie: ma siete mai entrati in una
acciaieria o in una fonderia? Perché è questo il problema. Forse ci saranno altri lavori
usuranti; siccome però viene citato sempre il caso dell'acciaieria e della fonderia, vorrei
portarvi a vedere delle acciaierie e delle fonderie e dimostrarvi che forse si fa più fatica a
lavorare nel campo della plastica che non in quello dell'acciaio.
Come dicevo, non sono d'accordo sul fatto che gli immigrati siano una risorsa, in quanto i
costi sociali che questa gente viene ad addebitarci sono talmente alti da poter tranquillamente
pagare ad una persona che lavora in fonderia o in acciaieria uno stipendio decisamente
superiore, tale da invogliarla ad andarvi.
PRESIDENTE. Senatore Tabladini, la prego di concludere perché ha raddoppiato il tempo a
sua disposizione. (Si ode lo squillo di un telefono portatile).
TABLADINI. Sono i telefonini che mi danno fastidio, signora Presidente, mi fanno perdere
il filo del discorso.
Il giornalista Costanzo ci ha presentato una volta una ragazzina, mi pare una zingarella, alla
quale, se ben ricordo, erano state rotte o slogate le braccia da un ´razzista romanoª; poi si
scoprì che non era stato il ´razzista romanoª, ma il suo papà. Però Costanzo fece questa
operazione. Lo stesso è avvenuto alla trasmissione ´Pinocchioª, dove un signore di colore è
andato a protestare affermando che un comune era razzista perché non gli assegnava la casa.
E allora sono andato ad informarmi - perché è un comune vicino a casa mia - sulla
situazione, e si è scoperto che la questione è molto diversa: che il signore da tre anni non
pagava l'affitto, che è andato in municipio e ha preso a calci le scrivanie, perché lui voleva la
casa e aveva diritto alla casa. Signori miei, credo che se continuiamo ad insegnare questo
tipo di arroganza sarà molto difficile riuscire a controllare l'immigrazione, che è già
incontrollata, perché lei sa benissimo, signor Sottosegretario, che i dati effettivi, anche quelli
della Caritas, non sono assolutamente realistici. Dobbiamo parlare qui in Italia di circa tre
milioni di immigrati tra regolari e clandestini: questo è il dato effettivo.
È quindi in quest'ottica, signor Sottosegretario, che non mi sento di condividere quanto lei
mi ha detto e concludo il mio intervento, scusandomi con la signora Presidente per essermi
forse un pochino dilungato.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Tabladini.
Vorrei chiedere agli altri colleghi che interverranno di stare nei tempi. Il Regolamento
assegna per gli interventi cinque minuti di tempo: mi rendo conto che quello in discussione è
un tema importante, che c'è la necessità a volte di argomentare il proprio ragionamento con
una particolare attenzione, però essendo tanti i colleghi iscritti a parlare non vorrei dover
richiamare altri al rispetto del tempo.
LISI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LISI. Signora Presidente, il collega Specchia, nel suo intervento, ha avuto modo di
esprimere al Sottosegretario tutta la sua insoddisfazione in ordine alla risposta del Governo.
Io vorrei aggiungere qualche altro elemento di riflessione, non perché non sia soddisfatto
dell'attività del Sottosegretario, per carità: ci risulta che stia lavorando, anche se ogni tanto
viene colpito dalla ´psicosi da partitoª e quindi, nel momento in cui affronta le pubbliche
platee (vedasi la trasmissione ´Pinocchioª) trova occasione, non dico per inveire perché
sarebbe pesante, ma per richiamare all'opinione pubblica nazionale la non attività della
regione Puglia, che notoriamente non è governata dalla sua parte politica. Ma questo credo
rientri un pò nel vezzo dei politici...
SINISI, sottosegretario di Stato per l'interno. Con garbo, però.
LISI.... e lei ora, e anche nel momento politico precedente rispetto a quello attuale, questo
vezzo lo ha sempre avuto, anche se è apprezzabile per il garbo con cui esplicita il suo modo
di pensare.
Non sono d'accordo con la vostra interpretazione e soprattutto, se mi consente, signor
Sottosegretario, ho l'impressione, anzi oggi la certezza, che al Ministero dell'interno le idee
le abbiate poco chiare in ordine al problema serio, molto poco chiare. Infatti, quando ci
venite a dire di essere riusciti a bloccare 9000 chilogrammi di marijuana e di altre droghe nei
primi otto mesi, a fronte dei 10.000 chilogrammi del 1997 e a fronte dei 3700 chilogrammi
del 1996, non ci avete fornito una risposta in ordine al problema che abbiamo sollevato,
perché io le dico che, a fronte di quei 9000 chilogrammi dei primi otto mesi, sono riusciti a
passare attraverso le maglie, che ci dovrebbero essere, ma che non ci sono sono o comunque
sono del tutto insufficienti, almeno altre decine e decine di migliaia di chilogrammi di quella
sostanza.
Il problema è politico, caro Sottosegretario, non è certamente di quantità. Il problema è di
volontà: alla base vi deve essere la volontà del Governo italiano di porre fine alla
importazione di droga che avviene quotidianamente, ora per ora, attraverso lo sbarco dei
clandestini. Non ci avete detto, non ci potete spiegare, né forse lo sapete esattamente che
cosa avviene in occasione degli sbarchi dei clandestini, quanti sbarchi avvengono di notte e
dove avvengono. Lei ha idea, per ogni cento fermati, quanti altri riescono a scappare, quanti
altri riescono a non farsi controllare; quanti altri riescono a non farsi vedere? Pochi istanti fa
il collega Erroi si è dichiarato soddisfatto: buon per lui. Ha detto che ci sono migliaia di
anfratti, migliaia di possibilità di sbarco, e lei lo sa meglio di me, perché sa perfettamente che
quanto è in mare non è sufficiente a fermare l'ondata degli sbarchi clandestini.
Ma vi è di più. Voi pensate che vi sia barba di comandante di nave italiana che possa essere
tranquillo nel momento in cui decide di agire o tenta quanto meno di fermare
un'imbarcazione senza sparare (non c'è il collega Tabladini, ma dobbiamo lasciare da parte
certi discorsi che non credo possano rientrare nella cultura del nostro paese)? Quale barba di
comandante si mette nelle ebentuali condizioni di finire sotto processo, così come è accaduto
quando una nave italiana ha cercato di fermare un'imbarcazione, quando si è detto che la
colpa è stata del comandante che è infatti sotto processo? Perché poi, in conclusione, in Italia
paga chi non dovrebbe pagare.
Una volta dimensionata sotto questo aspetto la conoscenza del Governo, signor
Sottosegretario, dovreste risponderci (e non lo avete fatto) ai seguenti quesiti: sapete qual è il
sistema per entrare in Italia oltre a quello ufficiale? Sapete quante persone vengono
identificate con un nome che non è il loro? Il Governo sa cosa c'è di fatto sotto questa
continua immigrazione?
Il senatore Marchetti qualche istante fa ha dichiarato che dobbiamo accogliere tutti, poiché si
tratta di brava gente e qualcun altro ha detto: ´Accogliamo i buoni e rimandiamo indietro i
cattiviª; per la precisione mi sembra di aver colto questo concetto nella sua risposta, signor
Sottosegretario. Ascoltando tali parole ho detto a me stesso che evidentemente qualcuno
dispone della capacità di guardare in una sfera di cristallo per verificare il comportamento chi
si è fatto identificare con un nome che, nel 92 per cento dei casi, non è il suo; in tale
percentuale, infatti, questi immigrati indicano nomi completamente diversi dai propri, si
fanno identificare con nomi inesistenti o addirittura - il che è ancora più grave - di altre
persone che già si trovano in Italia o che ancora devono venirvi e si trovano attualmente in
Albania.
Egregio Sottosegretario, processo per processo si ravvisa un altro dato negativo che
consegue dal precedente: lei sa perfettamente che difficilmente dai nomi dati si riesce a
risalire al responsabile di un eventuale trasporto di stupefacenti, o di donne da mettere poi
sulla strada o di quant'altro sia necessario trasportare, ivi comprese le armi.
Vi sono quindi idee poco chiare; ho ascoltato il 28 ottobre il ministro Jervolino al telegiornale
di Rai 2, la quale, il giorno dopo essere diventata Ministro (mentre lei si è dedicato a
´Pinocchioª, nel termine richiamato qualche istante fa; absit injura verbo, naturalmente
rispetto a quanto lei ha detto nella sua risposta), da Tirana, mentre stringeva la mano credo al
suo omologo (anche se poi si è detto che non si trattava del Ministro dell'interno, ma
dell'addetto all'immigrazione, o comunque del soggetto competente in materia), ha
dichiarato: ´Abbiamo risolto, o comunque stiamo risolvendo il problemaª ...
PRESIDENTE. Senatore Lisi, la invito a concludere.
LISI. Signora Presidente chiedo scusa, impiegherò qualche secondo ancora.
La nostra Ministro, quindi, stringendo la mano al suo omologo albanese, ha dichiarato che il
Governo è riuscito a fornire la dimostrazione del suo immediato intervento perché ha
convinto il Governo albanese a tenere qualche uomo in più a Valona. Signor Sottosegretario,
quella stessa sera lei alla trasmissione ´Pinocchioª ha detto che erano 100 gli uomini
destinati alla questura di Valona: mettetevi prima d'accordo; cercate di risalire piano piano
alle realtà di questo tipo di immigrazione e di comprendere che noi in Puglia viviamo
momenti difficilissimi.
Signor Sottosegretario, lei è pugliese, e sa quindi perfettamente, meglio di me, che in questo
momento non sto né esagerando né dicendo cose fuori della realtà. Qualcuno poco fa ha
dichiarato: ´Meno male che c'è il prefetto di Lecce!ª; posso anche concordare con questa
esclamazione, ma aggiungo: meno male che ci sono le associazioni di volontariato, che lei,
signor Sottosegretario, conosce benissimo e sa anche quanto gli arcivescovi di Otranto e di
Lecce hanno fatto per cercare di assicurare la prima accoglienza agli immigrati.
Signor Sottosegretario, sa dopo la prima accoglienza quante persone vanno via ogni notte dai
centri? Sa quanti spariscono dalla circolazione? Sa quante persone, oltre quelle identificate,
non si vedono più nei centri di accoglienza dopo 24 ore? Vanno al Nord, ma anche al Sud, in
Lucania; come può confermare il senatore Monteleone, sbarcano infatti anche nella piccola
costa della Basilicata.
Chiedo scusa alla Presidente per il mio lungo intervento, ma si tratta di vicenda di una
delicatezza unica ed estrema, che coinvolge ben altro che la nostra suddivisione in buoni e
cattivi: noi non siamo cattivi, vogliamo essere buoni e lo siamo, solamente non utilizziamo
questo argomento per fare propaganda elettorale. Noi non aspettiamo, come ha fatto la
ministro Turco ieri, di affermare: ´Daremo il voto a questa povera genteª; noi diciamo:
facciamoli prima mangiare, vediamo chi sono, cerchiamo di evitare che si imbarchino in
Albania. Tentiamo di condizionare gli aiuti economici dell'Italia a che il Governoalbanese si
metta di buzzo buono per sradicare tutte le piantagioni di cannabis che si vedono ad occhio
nudo. Io le ho viste, so dove stanno, le hanno viste tutti coloro che sono andati in Albania: si
sa perfettamente che ci vuole un intervento decisivo e deciso da parte del Governo.
Se le risposte sono quelle, giorni brutti ci attendono, caro Sottosegretario, giorni bui ancora
e non vedo alcun chiarore nella sua risposta e nelle intenzioni di questo Governo.
(Congratulazioni).
D'ALÌ. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ALÌ. Signora Presidente, devo ringraziare sia la Presidenza del Senato che il Governo per
la tempestività con la quale è stata messa all'ordine del giorno la mia interrogazione, ma temo
che anche la tempestività con cui è stata data risposta sia uno dei motivi per cui debba poi
rimanere insoddisfatto della stessa.
Infatti affrettatamente dire che non sono in programma rafforzamenti dei presidi esistenti
della Guardia di finanza, dei carabinieri e della capitaneria di porto in Pantelleria, né è
prevista l'istituzione di presidi che al momento non esistono, come quello di pubblica
sicurezza, è un po' voler disconoscere che in quell'isola che è parte integrante dell'Italia
esista un'emergenza clandestini, quando le cifre della scorsa primavera e della scorsa estate
evidenziano oltre 2.000 sbarchi avvenuti in quell'isola.
Questo significa che il Governo non riconosce l'esistenza di una situazione particolare di
pesantezza del fenomeno, di aggravio anche per le popolazioni locali, e si limita ad affidarne
la gestione alla lodevole, encomiabilissima presenza e operatività dei presidi ordinari, i quali
sopperiscono così anche al lavoro straordinario.
Mi sarei atteso, per la verità, non solo una risposta positiva nel senso di un incremento della
presenza delle forze armate sull'isola di Pantelleria, ma anche una risposta più confortante.
Per tale motivo mi riservo di presentare altre interrogazioni per quanto riguarda quegli
apprestamenti che il Trattato di Schengen prevede come obbligatori per l'Italia nella provincia
di Trapani, come la costruzione di una nuova caserma della polizia di frontiera e via dicendo.
In altre parole, mi aspettavo una risposta più esauriente per quanto riguarda quella parte del
territorio nazionale che io ritengo sia particolarmente esposta all'emergenza clandestini.
Per la prossima primavera, quando, attirati dalle sirene televisive, come dice il senatore
Tabladini, che non sono solamente le telenovelas, ma anche le fantasiose invenzioni del
ministro Ciampi sulla ripresa dell'economia e sulle condizioni di prosperità di questo paese,
quando, attirati da quelle lusinghe, a migliaia ancora una volta i clandestini dal Nord Africa si
riverseranno sulle coste siciliane e sull'isola di Pantelleria in particolare, dovremo
semplicemente sentirci dire che forse si potranno prevedere incrementi stagionali delle forze
dell'ordine esistenti sull'isola? Questo non è assolutamente sufficiente. Mi dichiaro pertanto
insoddisfatto nei contenuti e anche, purtroppo, nelle prospettive che la risposta del Governo
apre per l'isola di Pantelleria. Spero che il Governo voglia rivedere questa sua decisione e
attivarsi per aumentare sia numericamente sia nella pluralità dei corpi presenti su quell'isola
gli insediamenti e i presidi necessari a frenare l'emergenza clandestini.
LUBRANO DI RICCO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUBRANO DI RICCO. Signora Presidente, l'interrogazione urgente che ho presentato a
nome anche degli altri colleghi del Gruppo Verdi è motivata da tre questioni di grandissimo
rilievo. La prima riguarda l'incremento del traffico di vite umane nel Canale d'Otranto
dovuto anche all'esodo delle persone dal Kosovo prive di abitazione e di insediamento, certo
a causa dei drammatici eventi bellici accaduti in quella regione. Trattasi - voglio sottolinearlo
- di profughi e non di immigrati clandestini, come hanno dimostrato l'ACNUR, l'ICS, la
Caritas internazionale ed altre organizzazioni umanitarie generosamente impegnate in quei
territori a favore della popolazione civile. Una popolazione civile che vuole, vorrebbe tornare
a casa propria, ma che sovente non ha più il villaggio, la casa dove ritornare perché distrutti.
Ci sono anziani privi di tutto a conclusione di una vita di fatica. Ci sono bambini e genitori
che non sanno come ricominciare, in attesa che gli aiuti internazionali si possano sedimentare
in qualcosa di certo.
Sappiamo che nel territorio del Kosovo, grazie agli accordi intercorsi fra il mediatore
Holbrooke e il presidente Milosevic, è iniziato un percorso di demilitarizzazione e sono in
atto processi di reinsediamento della popolazione dispersa. Tuttavia siamo dell'avviso che, in
questa fase di delicatissima transizione e per evitare il traffico di vite umane, sia
assolutamente necessario consentire che eventuali richiedenti asilo temporaneo in Italia,
provenienti dal Kosovo o dai territori di insediamento della popolazione curda - altra entità
storica, sociale e culturale soggetta ad oppressione - possano chiedere un visto di ingresso
umanitario e temporaneo alle nostre rappresentanze diplomatiche in Albania.
E passo al secondo punto. I Verdi apprezzano decisamente le iniziative del presidente del
Consiglio D'Alema e degli altri esponenti del Governo, che hanno voluto evidenziare nelle
sedi internazionali e comunitarie, la necessità di un intervento corale specifico dei paesi
dell'Unione europea per quanto concerne soprattutto l'arrivo sulle coste italiane di persone in
fuga da situazioni di pericolo e di oppressione.
Quello messo in atto è un percorso giusto in quanto rende chiaro l'impegno dell'Italia per
governare fenomeni drammatici di movimenti di persone e, nello stesso tempo, rende
esplicita la richiesta di corresponsabilità di altri paesi nello sforzo che l'Italia sta compiendo.
I Verdi, quindi, chiedono assicurazione affinché l'iniziativa politica sul tema asilo e
immigrazione continui ad essere gestita in maniera efficace e aperta per quanto concerne il
rispetto dei diritti umani nello spirito della dichiarazione dell'ONU, di cui quest'anno si
celebra, con grande rilievo, in tutti i paesi democratici il cinquantenario.
Infine - e passo al terzo punto del mio intervento -, mi interessa mettere in rilievo
l'importanza che i Verdi attribuiscono alla gestione, amministrativamente adeguata, della
politica degli ingressi dei cittadini stranieri in Italia, le cui norme sono state recentemente
approvate dalla legge sull'immigrazione.
Ci rendiamo perfettamente conto che applicare tale normativa in un contesto complesso,
derivante anche dall'attuazione dell'Accordo di Schengen, implichi un approfondimento
politico ed anche organizzativo di grande rilievo per la nostra politica estera; tuttavia è
impensabile che le leggi nazionali non siano applicate.
I Verdi esprimono il loro dissenso circa la mancata applicazione degli accordi bilaterali in
tema di ingressi, che l'Italia ha negoziato con i paesi limitrofi, in primis l'Albania. I Verdi
valutano che la mancata attuazione dell'Accordo bilaterale sugli ingressi per il lavoro
stagionale sia uno dei motivi che rende ancora estremamente precario l'ingresso in Italia dei
cittadini albanesi e che permette, anche se imponderatamente, la possibile azione dei
trafficanti di esseri umani. Favorire gli ingressi per il lavoro stagionale, soprattutto in
agricoltura, ma non solo, sarà un modo molto più efficace rispetto alle attuali iniziative di
polizia, per governare il fenomeno immigratorio che dall'Albania si dirige verso il nostro
paese. Non solo, esso determinerà sicuramente un consenso da parte della popolazione
albanese verso una politica chiara degli ingressi decisi dall'Italia.
L'applicazione del decreto del Presidente del consiglio dei Ministri del 16 ottobre scorso, di
cui il Ministero dell'interno ha oggi fornito disposizioni attuative (siamo in possesso del
relativo provvedimento) prevede che nel 1998 siano definiti 3000 nuovi ingressi di albanesi
in Italia.
Chiediamo che al più presto tali ingressi siano resi effettivi, facendo accedere ai medesimi gli
albanesi rimpatriati nel 1997 a seguito della direttiva Prodi.
Presidenza del vice presidente ROGNONI
BOCO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCO. Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario per il suo intervento. Non è la prima
volta, e non sarà sicuramente l'ultima, che ci troviamo a discutere di questo argomento.
La discussione di stamani, oltre alle sue risposte, onorevole Sottosegretario, ha dato la
possibilità a molti colleghi di intervenire su un dibattito - ripeto - che non è la prima volta che
affrontiamo in quest'Aula, ma soprattutto nel nostro paese. Un dibattito, a volte, a parer
mio, preoccupante perché spesso contornato da certezze.
In questa mia interrogazione, onorevole Sottosegretario, a differenza di altre volte, ho voluto
mettere l'accento su un punto particolare della questione, su una preoccupazione, forse - se
mi posso permettere - su un dubbio: quello che, davanti a momenti difficili, a situazioni
delicate, indicando la luna con un dito, ci si soffermi a guardare il dito. Mi riferisco alla
difficile situazione di un paese che, quando è attraversato, direi, attaccato da negrieri, quando
navi o piccoli gommoni o comunque quando professionisti dell'assassinio, come i nuovi
negrieri che stanno commerciando in ´carne umanaª, arrivano sulle nostre coste, si
concentra su questo atto, lo guarda con attenzione e i giornali gli danno ampio risalto. E ci
fermiamo lì, ci fermiamo a vedere quell'atto efferato, quelle persone che riescono - e mi
domando come si possa fare - a gettare fuori bordo infanti, donne, anziani per non rischiare
di essere catturati o riconosciuti.
La mia preoccupazione non è nel trovare una soluzione a questo perché credo, purtroppo,
che sia difficile trovare soluzioni per quella che è l'emergenza di fuggire, di popoli che non
hanno patria, che vivono sotto le grandi minacce della guerra, della fame; il mercato che oggi
dalla Turchia porta un popolo come i curdi o i kosovari a cercare disperatamente di mettere
insieme poche lire per investirle nel pagarsi il viaggio purtroppo non avrà fine con la cecità
internazionale. Ma la mia preoccupazione è nel sottovalutare le nostre responsabilità,
onorevole Sottosegretario.
Bisogna considerare una dinamica come quella dell'organizzazione così capillare del traffico
sul canale. Noi ci siamo trovati a lavorare in quelle zone, ovviamente per sensibilità e doveri
diversi, e le riconosco una grande sensibilità, onorevole Sottosegretario, per cui mi permetto
di rinnovarle la mia grande fiducia sul lavoro da lei svolto. Ma vi è, ripeto,
un'organizzazione capillare di questo traffico, che non vogliamo vedere e accettare, che parte
da una complicità ormai esplicita con la nostra malavita organizzata.
Signor Sottosegretario, già molti mesi fa le ponevo una questione contenuta in questa
interrogazione. Anch'io, come hanno fatto negli anni molti altri cittadini, nel 1991-1992 ho
affrontato il viaggio inverso partendo dall'Italia, proprio dai porti della Puglia per andare a
portare modesti aiuti sanitari, quando l'Albania stava tentando di rinascere. Come non vedere
certe situazioni? Mi ricordo che, venendo dalla Toscana con un furgone di medicine, trovavo
a malapena posto nei traghetti che partivano dall'Italia perché erano tutti occupati e in gran
parte dalla malavita organizzata italiana, che prendeva l'80 per cento dei posti. Ho visto
costruire e cementificare soprattutto il Sud dell'Albania; ho visto fare grandi investimenti; ho
visto il tessuto malavitoso del nostro paese andare ad esportare là i propri saperi. Come non
vedere che, quando un gommone arriva, gli viene indicato il punto d'approdo via telefono o
via cellulare dalla nostra malavita? Come non mettere l'attenzione e puntare l'indice anche del
nostro paese su questo punto? Certo, facile indicarlo, difficile è risolverlo.
Signor Sottosegretario, quest'Aula ha già discusso una volta della miopia di non indicare. A
suo tempo, davanti a 20.000 albanesi che ci avevano invaso e che portò ad una pressione
nelle menti di tutta la nostra gente, ci sentimmo così invasi che ci furono di conseguenza
delle regole di ingaggio; ci fu di conseguenza un'attenzione emotiva che portò alla tragedia
vissuta in quello stretto; dopo quella notte, la mattina seguente un popolo si accorse di aver
sbagliato qualcosa.
I flussi dei disperati, signor Sottosegretario, non diminuiranno; la volontà malavitosa di
speculare sulla vita altrui non diminuirà nè si interromperà. Se spostiamo la nostra attenzione
sui veri gangli, sui veri problemi retrostanti al comportamento degli assassini come dei nuovi
negrieri, cercando anche di indirizzare la comunità internazionale ad individuare le
responsabilità di ciascuno, avremo allora la capacità di prevenire l'onda d'urto proveniente
dalla gente e di parlare ad una regione - hanno ragione alcuni colleghi - che vive delle
difficoltà ma non viene aiutata dalla stampa nè tanto meno dall'uso delle varie demagogie
solamente tendenti a mostrare l'altro come l'invasore e l'assassino. No, l'assassino lo
abbiamo in casa, perchè in parte le nostre organizzazioni malavitose sono sicuramente
presenti nella cabina di regia di questo traffico.
In conclusione, signor Sottosegretario, il mio problema non è relativo alla soddisfazione o
no rispetto alla risposta data, piuttosto concerne una preoccupazione da me precedentemente
evidenziata circa un quesito avanzato tempo fa: premesso che sono perfettamente a
conoscenza della delicatezza dei rapporti internazionali, non essere in possesso di un
censimento delle proprietà italiane in Albania è un buco enorme ed una enorme responsabilità
del nostro paese. Non ci vuole molto: ho avuto forse la sventura nell'arco di cinque o sei
anni di girare troppo quella nazione per vedere in cosa questi signori hanno investito e come
hanno costruito.
Tra gli importanti rapporti da tenere a cui l'Albania deve giustamente essere chiamata per
rispondere delle sue responsabilità così come ne abbiamo noi in questo stesso paese
nell'aiuto faticoso che stiamo dando, teso alla costruzione di una difficile democrazia come
quella albanese, mi permetto di dire che è opportuno conoscere i nostri concittadini; non
creare loro problemi ma conoscerli perché hanno, sì, aperto industrie, sulle quali si può
discutere e in merito alle quali molte discussioni politiche sono in corso, ma perchè ve ne
sono molti all'interno della stessa malavita organizzata e che, in rappresentanza di questa,
hanno riciclato denaro e così via e da lì dirigono il traffico della droga, delle armi e della
´carne umanaª.
È la seconda volta che le pongo, signor Sottosegretario, tale quesito e spero che sia l'ultima:
sono convinto che se non lasciamo questa traccia e perseguiamo questa possibilità,
compiremo un grande e ricca opera per aiutare le nostre regioni con il giusto inserimento di
molti albanesi o, in generale, di molti profughi; per rispondere ai problemi aperti tra Nord e
Sud del nostro pianeta ma soprattutto per dare dignità a tutto il nostro lavoro, al lavoro di un
paese che ha dei doveri verso l'Albania e verso le sue popolazioni. Non guardiamo solo chi
arriva ma anche come è possibile esportare la malavita. Se facciamo questo riusciremo forse
a guardare la luna senza fermarci a guardare solo il dito che la indica.
CURTO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CURTO. Signor Sottosegretario, in apertura del mio intervento debbo dichiarare la mia
insoddisfazione rispetto alle risposte che ella ha dato in questa circostanza; deve essere chiaro
però che la mia non è una insoddisfazione o una critica rivolta alle risposte date; è piuttosto
un'insoddisfazione ed una critica forte alla politica relativa all'immigrazione che il Governo
Prodi prima ed il Governo D'Alema poi stanno ponendo in essere nel nostro paese. Dovendo
motivare l'insoddisfazione rispetto alla politica sull'immigrazione degli ultimi due Governi,
non posso fare a meno di sottolineare come mi sarei aspettato qualcosa di diverso e qualcosa
di più. Mi sarei aspettato, ad esempio, che per quanto riguarda questo tema e questo settore
fossimo passati dalla politica dell'emergenza alla politica della normalità o della
normalizzazione. Mi sarei aspettato pertanto non interventi settoriali, assunti sulla base dei
fatti che quotidianamente accadono, ma una diversa programmazione di più largo respiro,
che potesse creare condizioni per comprendere come va affrontato questo problema, come va
analizzato e come va risolto, aggiungendo anche a questo deficit di analisi e di
programmazione la mancanza di interventi concreti che, a mio avviso, da soli possono
effettivamente invertire la tendenza.
Quindi, debbo sottolineare come questo obiettivo sia stato disatteso; ci aspettavamo delle
risposte completamente diverse che cercherò succintamente di rappresentare.
Credo che questo Governo, così come quello precedente, non sia assolutamente in
condizioni di conoscere la mappa dei flussi migratori in Italia e i collegamenti con degli stessi
con la criminalità, la quale, si badi bene, non è solamente albanese; guai ad affrontare il
problema dell'immigrazione come un problema essenzialmente albanese. Oggi dall'Albania
vengono certamente in Italia fasce notevoli di immigrati, ma è pur vero che attraverso
l'Albania pervengono sul nostro paese tantissime altre etnie e tantissime altre nazionalità, con
problematiche e costumi sociali completamente differenti, con uno stile di vita e con esigenze
di natura economica e sociale completamente differenti.
E allora non si può semplicisticamente parlare del problema albanese come del problema
dell'immigrazione; quest'ultima è una sfaccettatura, certamente tra le più importanti, di un
problema che probabilmente, se fosse stato affrontato già dall'inizio in maniera diversa,
avrebbe potuto dare risultati enormemente migliori.
Così come credo che sia importante una volta per tutte incominciare a pensare alla
razionalizzazione dei centri di permanenza temporanea e di assistenza, che, si veda, sono
stati indicati con un decreto inteministeriale, non so sulla base di quale programmazione e di
quale prospettiva, forse solamente sulla base dell'esistenza di alcune determinate strutture,
che potevano certamente essere utili, ripeto, nel momento emergenziale ma che poi, superato
questo, debbono rappresentare un insieme organico di interventi sulla base del quale creare le
condizioni per favorire il deflusso di queste ondate immigratorie.
Razionalizzazione dei centri vuol dire non solamente individuazione di altri centri, ma anche
preparazione di personale competente, con specifiche attitudini in materia; questo problema
dell'immigrazione non può essere affrontato con pressapochismo, con personale generico,
esclusivamente facendo poggiare sulle spalle del volontariato, che già svolge un opera
incomiabile, un ruolo, una prestazione, una posizione anche tecnica che ha bisogno di un
riguardo completamente differente.
Da questo punto di vista, noi notiamo che questa improvvisazione emerge già dai lavori delle
prefetture. Io ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del collega Erroi, che si è lanciato
in lodi abbastanza incisive nei confronti del prefetto di Lecce, che io non ho avuto occasione
e modo di poter giudicare direttamente, trattandosi di un'area, anche se vicina a quella cui
appartengo, quella brindisina, dove però in maniera diversa vengono valutate anche le azioni
dei vari prefetti. Posso però dire che all'interno dell'esame di questo problema se c'è
qualcosa che dobbiamo evitare è sostanzialmente l'atto di eroismo o di beatificazione del
singolo, perché è lo Stato, l'istituzione, la struttura globalmente intesa che devono dare
risposte e non l'uomo; qualsiasi evento sia collegato solamente alla capacità individuale
dell'uomo non può che essere legato, proprio in maniera molto contingente, ad un risultato
che è di grande prospettiva. Non vogliamo evidentemente smentire le affermazioni comparse
non solamente in sede politica ma anche sugli organi di informazione e nel mondo della
pubblica opinione, e cioè che il problema dell'immigrazione sarà il problema del 2000.
Se così è non si può affrontare il problema dell'immigrazione con le personalità individuali,
pur eccellenti che siano quando lo sono, ma bisogna affrontarlo in un contesto diverso, fatto
appunto di razionalizzazione e di programmazione.
Da questo punto di vista, mi sarei aspettato una verifica sui collegamenti non solamente con
gli aspetti sociali del problema: è indubbio, infatti, che i flussi migratori portano con sé
tantissimi profughi, tantissimi diseredati a cui dobbiamo necessariamente far sentire il calore
della nostra cognizione del diritto naturale più che del diritto positivo e quindi il radicamento
dei valori di dignità e di libertà dell'uomo; nel contempo, però, non c'è dubbio che i flussi
migratori portino con sé anche problemi completamente diversi. Ne voglio indicare quattro,
su cui non credo vi sia stata una verifica.
Vorrei sapere anzitutto se c'è stata una verifica, se vi sono azioni di contrasto riguardo al
problema della prostituzione, che ormai è il problema dei problemi per quanto riguarda la
criminalità albanese; c'è ormai un monopolio in questo campo da parte della criminalità
albanese e lei sa, signor Sottosegretario, che tutto ciò è emerso anche dalle audizioni e dai
documenti in possesso della Commissione parlamentare antimafia. E allora, da questo punto
di vista, poiché la prostituzione è uno degli anelli principali che può portare al salto di qualità
della criminalità comune trasformandola in criminalità organizzata, ci sarebbe stato bisogno
di una verifica e di una sensibilizzazione, anche alla luce degli ultimi, gravissimi fatti
accaduti, dove le tragedie si sommano alle tragedie, ma soprattutto le efferatezze si sommano
alle efferatezze.
Analogamente, avrei pure voluto una verifica riguardo al problema del caporalato, che con
gli immigrati assume una rilevanza completamente diversa che nel passato; anche qui non ho
bisogno di documenti, ho bisogno di comportamenti per potermi sentire appagato
politicamente da parte di chi afferma, ma solamente a parole, che bisogna essere solidali nei
confronti dei più deboli e poi non fa assolutamente nulla per fungere da azione di contrasto
rispetto ad uno sfruttamento che è capillare, è individuale e soprattutto incide sui diritti più
intimi della persona.
Prendiamo poi in considerazione un altro dato importante sul quale manca la verifica: il
traffico di armi che quotidianamente entrano in Italia attraverso i canali albanesi. Traffici di
armi che certamente sono una sorta di rifornimento per la malavita nostrana, ma anche per
quella internazionale. Non sfugge a nessuno, infatti, che la malavita internazionale - questa è
un'altra chiave di lettura che ci deve preoccupare - sta assumendo sempre di più un ruolo
importante in Italia, e qualora dovesse esservi un collegamento fra tutte queste varie
ramificazioni che con l'etnia del nostro paese non hanno assolutamente nulla a che spartire,
probabilmente ci troveremmo di fronte a realtà diverse che, allora, sarà difficile controllare.
L'ultimo problema, l'ultima verifica a cui volevo fare riferimento riguarda il problema delle
droghe leggere. Anche qui non ho bisogno di documenti, ma di comportamenti. Non solo, a
mio avviso, non si sta facendo assolutamente nulla e non si sta verificando assolutamente
nulla nell'ambito del fenomeno dell'immigrazione per bloccare i traffici innumerevoli,
cospicui, che portano in Italia ingenti quantità di droghe leggere la cui entità - ne sono certo,
come certamente lo sarà lei, signor Sottosegretario - è solamente in parte identificabile o
riconducibile alle operazioni di polizia che vengono svolte dalle forze dell'ordine (perché per
un quantitativo che noi riusciamo a controllare o comunque a sequestrare c'è un quantitativo
elevato all'ennesima potenza che non si riesce né ad individuare né a controllare). Ma tutto
ciò va collegato con un fenomeno sociale che esiste soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia e
nella nostra regione, la Puglia, in provincia di Brindisi, di Lecce, di Taranto, dove ormai le
droghe leggere rappresentano una costante, dove esiste un'assuefazione e una proliferazione
all'interno delle fasce giovanili. Anche questo è un problema che scoppierà con forza e su
cui, insieme alla verifica da parte del suo Governo, avrei voluto una posizione legislativa
chiara nello stesso momento in cui, invece, da parte di alcune forze politiche presenti nel suo
Governo ci si batte per la liberalizzazione delle droghe leggere. Ecco perché ritengo che ci
sarebbe bisogno di qualche cosa di più.
Per innalzare, se vogliamo, il livello del confronto, mi chiedo se è stato fatto - anche questa è
una domanda a cui non ho avuto assolutamente risposta - un coordinamento internazionale;
non per scaricare assolutamente su altri paesi quei problemi che affliggono l'Italia, che è
direttamente collegata all'Italia. Però, un fatto è certo: se il problema dell'immigrazione è
europeo e mondiale e sarà certamente il problema del 2000, al di là del fatto contingente che
oggi trattiamo riguardante l'Albania, c'è una corresponsabilità, comunque una
corresponsabilizzazione di tutti gli altri partner europei. Finora tutto questo non è stato fatto,
credo perché ci sentiamo ancora una volta una nazione di serie B rispetto agli altri partner
europei, non avendo una politica sociale estera, una politica economica estera, una politica
estera in generale, dove siamo soccombenti da moltissimo tempo, senza riuscire ad
imprimere un colpo di acceleratore rispetto a tutte queste problematiche.
Allo stesso modo mi pare non vi sia stata una verifica rispetto ad una questione importante,
quella sanitaria. Già il collega Monteleone ha avuto occasione e modo in più circostanze di
sottolinearla all'attenzione del Governo, ma ancora una volta mi pare sia stata disattesa e
anche in questo caso, se non si opererà in maniera preventiva, probabilmente cominceremo a
creare le condizioni per trovarci poi di fronte a bubboni difficilmente estirpabili.
Infine, signor Sottosegretario, abbiamo detto che bisogna creare le condizioni per la
solidarietà, per la fraternità, per l'accoglienza, ma non vi è stato alcun monitoraggio - come
ha richiamato qualche collega, anche se in maniera diversa - rispetto al numero delle imprese
italiane operanti in Albania. Perché non interveniamo in loco, se è solamente una questione
di miseria, una questione di livello e di dignità della vita? Perché non creiamo condizioni
certe perché si possa andare anche in Albania ad investire, facendo rimanere su quel territorio
i profitti del lavoro delle aziende, ma creando le condizioni perché queste aziende possano
avere una certa sicurezza? Di fronte a questo problema, non vi sono state assolutamente
risposte; addirittura, vi è stato un silenzio - e questo mi ha sorpreso - sulla specificità della
situazione brindisina che è di estrema gravità, e lei lo sa, signor Sottosegretario. Non vorrei,
così come ha fatto il presidente del Consiglio D'Alema, che si risolvesse tutto in uno slogan:
no ai mercanti di ´carne umanaª. Gli slogan in qualche occasione hanno una funzione, se
impegnano per il futuro ad agire con concretezza, con capacità e determinazione per superare
questi problemi, ma se rimangono slogan, rimangono fini a se stessi e non risolvono i
problemi.
Sono convinto - e concludo - che ritorneremo in quest'Aula, così come ritorneremo alla
Camera dei deputati, per discutere propositivamente questo problema, ma credo che
l'approccio non suo, signor Sottosegretario, ma del Governo complessivamente inteso,
debba essere diverso perché, altrimenti, riterremo di non essere stati compresi nel momento
in cui abbiamo sottoposto all'attenzione di tutti questi problemi in maniera positiva e
propositiva.
PRESIDENTE. Senatore Curto, lei ha parlato quindici minuti rispetto ai cinque previsti.
PAPPALARDO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAPPALARDO. Signor Presidente, desidero innanzitutto dichiararmi soddisfatto, anche a
nome degli altri firmatari dell'interrogazione 3-02349, della dettagliata ed esauriente
esposizione del rappresentante del Governo. Abbiamo discusso questa mattina di un
problema drammatico, molto complesso e del quale il nostro paese non sta facendo
esperienza per primo: tendiamo a dimenticarcene, ma dovremmo pensare a cosa è stata per
gli Stati Uniti l'immigrazione centroamericana e caraibica e di come quella immigrazione ha
cambiato il volto, la composizione etnica di intere metropoli e di interi Stati (si pensi alla
Florida e a Miami) e di quello che è stata l'immigrazione turca per esempio per l'allora
Germania Occidentale.
Invece, questa mattina abbiamo quasi ridotto il fenomeno dell'immigrazione ad un fenomeno
criminale; addirittura ho sentito alludere a complotti mafioso-comunisti internazionali, con
accenti che ricordavano un pò il Protocollo degli anziani di Sion; o addirittura ho sentito
parlare di ricorso alle armi, di mitragliamento dei gommoni. È chiaro che, se la mettiamo in
questi termini l'unica risposta è quella repressiva, è l'azione di polizia.
Abbiamo ancora confuso il fenomeno dell'immigrazione con i traffici illegali fra l'Italia e
l'altra sponda dell'Adriatico, fino ad ingenerare in me addirittura il dubbio che non ci fosse
circolazione di droga in questo paese prima che arrivasse dall'Albania, dimenticando che
esiste un'organizzazione criminale che si chiama mafia che ha realizzato profitti incredibili su
tale fenomeno o che non vi fosse traffico di armi prima che queste arrivassero dall'altra
sponda dell'Adriatico.
CURTO. Questa è la teoria degli opposti estremismi!
PAPPALARDO. La verità è che ormai l'Albania è diventata, per particolari situazioni
politiche e sociali, una sorta di porto franco delle organizzazioni internazionali del crimine.
Stiamo attenti, però, a non dichiarare di essere di fronte a novità sconvolgenti. Credo infatti
che dobbiamo tenere fermo un punto: siamo in presenza di migliaia di donne, uomini, vecchi
e bambini che fuggono dalla fame e dalla miseria, magari anche abbagliati dal mito di un
progresso e di un benessere illusori; fuggono dalla pulizia etnica e dalla guerra, sono
disperati, che non vanno confusi con la criminalità, di cui quest'ultima approfitta; sono
vittime della criminalità e non essi stessi criminali o con questi collusi.
Ritengo giusto che il Governo tenga ferma, al centro della sua azione, la difesa ed il sostegno
delle ragioni della civiltà dell'accoglienza che tra l'altro, come i colleghi pugliesi sanno bene,
sono profondamente radicate nelle popolazioni della regione Puglia che stanno da anni
sopportando questi flussi di immigrazione, ad ondate, con ritmi diversi a seconda delle
circostanze.
Ricordo che quando, in una giornata di agosto ormai di molti anni fa, attraccò a Bari una
nave carica di migliaia di albanesi, ci trovammo di fronte ad un fatto tanto inedito che ogni
misura di soccorso e di vigilanza saltò letteralmente; dovemmo persino rinchiuderli in uno
stadio, ricorrendo ad una pratica che ricorda altri regimi ed altri climi. In quella circostanza fu
la popolazione pugliese, la popolazione della città di Bari che si mobilitò e supplì una carenza
evidente dello Stato e della pubblica amministrazione.
Oggi ho sentito in quest'Aula descrivere la Puglia come una regione in una sorta di stato
d'assedio, attraversata da chissà quali sindromi di paura e di panico: non è così; riusciamo
ancora a reggere molto bene l'impatto del fenomeno e non vi sono manifestazioni non dico di
razzismo, ma neppure di xenofobia. I rari episodi accaduti, come quello di qualche giorno fa
a Barletta, stanno a dimostrare che solo di episodi si tratta e non di un clima che sta
insorgendo tra le nostre popolazioni. Certamente il problema esiste e mi ha fatto piacere che
l'onorevole Sinisi vi abbia accennato autocriticamente.
L'accoglienza però non può essere addossata quasi esclusivamente alle associazioni di
volontariato, alla generosità ed all'abnegazione delle forze dell'ordine, perché ormai vi sono
centri di prima accoglienza che scoppiano, vi sono problemi per l'ordine pubblico, per la
sicurezza dei cittadini ed anche per la tutela della dignità degli immigrati.
Lasciamo perdere la qualifica di ´regione di frontieraª, a tale scopo si può utilizzare lo
strumento dell'ordine del giorno, però non vorrei che rendessimo una formula il centro di
tutte le nostre attenzioni e del nostro dibattito. Fatto sta che un ritardo e delle inadempienze
nell'intervento dello Stato ci sono e credo vadano tempestivamente colmate; a tale scopo non
penso francamente che 3 miliardi di lire siano sufficienti.
Ritengo soddisfacenti le assicurazioni fornite riguardo alla lotta a quelli che sono stati più
volte definiti, nel corso di queste settimane, i ´mercanti di carne umanaª; credo che sia
giusto non contrastarli all'arrivo, ma impedire la partenza dei convogli guidati appunto da
questi nuovi negrieri della fine del XX secolo. Anche in questo caso, però, se non possiamo
impedire che sbarchino, molto possiamo fare attraverso un più attento controllo del territorio
per far saltare quella rete che poi consente alle organizzazioni criminali di far muovere su
tutto il territorio nazionale e anche oltre, verso l'Europa, questi gruppi di irregolari e di
clandestini.
Il Sottosegretario sa meglio di me che la campagna pugliese è piena di casali e di masserie
abbandonate; sa bene che quei casali e quelle masserie sono dei punti di ricovero nel calvario
di questi disperati verso una qualsiasi terra promessa. Ebbene, forse con un maggior
controllo si potrebbe quanto meno far saltare questa rete e rendere quindi la sorveglianza più
efficace.
Un'ultima questione e ho concluso. Vorrei capire - e in questo riprendo le osservazioni
anche di altri colleghi, per ultimo del senatore Curto - quale coinvolgimento degli organismi
internazionali e comunitari - coinvolgimento effettivo, non retorico - ci sia fino a questo
punto per quello che riguarda l'emergenza immigrazione. Continuo a credere che, tutto
sommato, questo sia un problema che è stato abbastanza disinvoltamente e cinicamente
delegato agli italiani perché se lo risolvano da soli. Questo è un atteggiamento che comporta
due conseguenze: innanzitutto l'assenza di una politica di cooperazione efficace che, se non
arresti, quanto meno freni i flussi migratori e, in secondo luogo, anche qui, una
interpretazione molto riduttiva, ancora una volta burocratica, del Trattato di Schengen.
Infatti, noi non abbiamo solo il problema di essere aiutati in quanto pugliesi, perché
soffriamo il primo impatto dei flussi di immigrazione; abbiamo soprattutto un altro problema
che non è solo dei pugliesi, è dell'intero paese ed è quello di controllare questi flussi, di
garantire non solo l'accoglienza ma, fin dove è possibile, l'inserimento e di evitare
soprattutto che le ragioni della solidarietà entrino drammaticamente in conflitto con le ragioni
della tranquillità, della sicurezza sociale e anche, in qualche caso, della ricerca di occupazione
e di lavoro. (Applausi dal Gruppo Democratici di Sinistra-L'Ulivo. Congratulazioni).
BETTAMIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BETTAMIO. Signor Presidente, cercherò intanto di stare nei cinque minuti concessi perché
vorrei sviluppare un ragionamento più che abbandonarmi a proclami o a grida populiste.
Non sono molto soddisfatto della risposta che ho ricevuto, ma non del sottosegretario Sinisi,
del quale vorrei salvare, anzi, la diligenza e l'operosità; egli ha l'ingrato compito di farsi
portavoce di una politica governativa che non c'è e - qui il senatore Pappalardo ha detto
molto bene poco fa - di una linea che stenta a venire fuori e che non viene fuori alla fine.
Quando il sottosegretario Sinisi ha detto che c'è un'azione dell'Unione europea su questo
fronte mi sono abbastanza illuminato, però poi, mano a mano che si svolgeva l'intervento,
ho capito che questa azione, se c'è, è molto ben nascosta, direi quasi invisibile. Per il resto,
ho sentito parlare di collaborazione bilaterale - ahimè - proprio con l'Albania, di cui
sappiamo l'affidabilità purtroppo, di trasferimento degli irregolari, di statistiche diligenti fatte
dall'Europol e dal Sisde, di carabinieri, di polizia, di capitanerie di porto, di prefetture, il
che, tradotto in italiano, parliamoci chiaro, vuol dire: che Dio ce la mandi buona!
Vorrei allora da qui in poi sviluppare qualche considerazione ulteriore. Credo che in questo
problema noi dobbiamo fare un salto culturale per operare un'inversione di tendenza. Fino
ad ora l'Occidente si è arricchito portando l'uomo là dove c'è il lavoro. Noi dobbiamo a
questo punto invertire la tendenza: dobbiamo portare il lavoro dove c'è l'uomo perché,
altrimenti, creeremmo sempre degli sbandati, delle persone sradicate dalla loro cultura e
immesse in un'altra, dove trovano enormi problemi - e non può non essere così - e se non
facciamo ciò non creeremo mai le condizioni affinché la gente non scappi dal proprio paese.
Non credo che gli albanesi, i sudafricani o altri popoli abbiano così piacere di andarsene dalle
terre dove sono nati e della cui cultura sono impregnati per venire a lavorare, come diceva il
poeta ´in un paese che gli vuol maleª. Non credo che abbiano questo desiderio. Il problema
è che noi li costringiamo a farlo, mentre dobbiamo creare le condizioni perchè non venga
fatto.
Quando parlavo poco fa di sforzo di fantasia e di volontà del Governo, intendevo questo:
porre in essere le condizioni per creare ricchezza nei luoghi dai quali la gente scappa per fare
in modo che non scappi più, affinché queste persone trovino in casa loro le condizioni per
svilupparsi, per emanciparsi ed evolversi in un contesto culturale che gli è proprio.
E allora mi domando: perché quando il presidente Clinton ha problemi monetari convoca il
G7 e il problema gli viene risolto? Perché quando le banche giapponesi abbandonano la linea
di governo convocano il G7 e i sette paesi più industrializzati del mondo risolvono il
problema?
Ma anche l'Unione europea ha un grosso problema e perché il nostro Governo - parlando a
nome dei 15 paesi, quindi con una sola voce - non si fa promotore dell'esigenza di affrontare
l'intera questione nell'ambito del G7, ossia tra i sette paesi più industrializzati del mondo,
che hanno tutti direttamente o indirettamente interesse a che questo problema venga risolto?
Se noi proponessimo di consacrare l'1 per cento del PIL di ciascuno di questi paesi per
pilotare degli investimenti, controllati dall'Unione europea, dal Consiglio d'Europa e dallo
stesso G7 in quei paesi, in sei sette anni creeremmo le condizioni per evitare lo
spopolamento - e ancora una volta mi rifaccio alle affermazioni del senatore Pappalardo - di
gente che grida miseria, non grida delitti. Siamo noi che a un certo punto facciamo in modo
che questa miseria si traduca, purtroppo, in azioni delittuose.
Non è con questa mentalità che deve cominciare la nostra azione. Se tutti i paesi
industrializzati realizzassero fra loro un patto sociale e destinassero - lo ripeto - l'1 per cento
del PIL al compimento, in questi paesi, di azioni pilotate e ragionate, credo che si sarebbe già
fatto un buon passo in avanti per creare le condizioni affinché non vi siano più fughe. Certo
se l'avessimo fatto tre anni fa oggi avremmo già i primi frutti; se lo facciamo adesso
probabilmente dovremo aspettare alcuni anni per vedere questi frutti.
Inoltre, non possiamo stabilire contatti bilaterali o pretendere che il problema
dell'immigrazione venga risolto soltanto attraverso contatti tra il nostro paese e quelli di fuga.
Dobbiamo chiedere alla Commissione europea di elaborare una legge a livello europeo in
merito al problema; una legge, elaborata di concerto tra i quindici Governi, che, all'unisono e
con la stessa finalità, regoli il problema dell'immigrazione. Infatti, l'ho detto anch'io ma è
stato affermato anche da altri, in virtù dell'Accordo di Schengen basta che un
extracomunitario metta piede in uno dei quindici paesi che non é più possibile prenderlo,
perché - come sappiamo - scattano le clausole dell'Accordo in base alle quali ha diritto di
cittadinanza in tutti gli altri paesi dell'Unione.
Se cominciassimo a svolgere questa azione nell'ambito del G7, se cominciassimo a chiedere
alla Commissione europea di elaborare una legge dell'Unione su tale problema, anziché le
tante leggine che ciascun paese (Germania, Belgio, Olanda o Italia) elabora per proprio
conto, avremmo già realizzato quelle riforme che, in definitiva, non costano. Occorrono
soltanto un minimo di volontà, uno slancio e un pizzico di fantasia.
Infine, vogliamo parlare di cacciatorpediniere e di scialuppe della Marina? Va bene, ma allora
proponiamo la creazione di una Guardia costiera europea, composta non soltanto da unità
della Marina italiana. Confondiamo le bandiere, facciamo in modo che anche gli altri paesi si
rendano conto che una Guardia costiera europea è più efficace di una Guardia costiera
spagnola che tutela le sole acque territoriali spagnole o di una Guardia costiera italiana o
greca, finalizzata ognuna a tutelare il proprio orticello.
Se riuscissimo a riflettere su queste che, in definitiva, sono riforme che non costano, accanto
alle leggi tampone che dobbiamo approvare per gestire l'emergenza - io ho sollevato quella
del Giubileo, ma tutti gli altri colleghi che hanno sollevato questioni che riguardano
Pantelleria, la Puglia e la Calabria hanno le stesse ragioni - avvertiremmo la necessità di
un'azione immediata. Ma non lasciamola isolata.
Oggi pomeriggio ci ´scanneremoª con centinaia di emendamenti su una legge che nel
momento in cui passerà - perché passerà - sarà già vecchia. Se continuiamo così, rincorriamo
il problema, non lo risolviamo a monte. Vorrei quindi cercare di portare a questa discussione
un contributo anche in termini di riflessione comune (d'altra parte, la platea in questo
momento incoraggia a fare riflessioni comuni e non proclami roboanti), affinchè
cominciassimo a ragionare su tale problema in termini non di nazionalità o di contatti
bilaterali, bensì di un contesto molto più vasto.
NOVI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NOVI. Signor Presidente, non posso certo dichiararmi soddisfatto della replica del
sottosegretario Sinisi, intervenuto in rappresentanza del Governo. Il sottosegretario Sinisi è
un magistrato per cui, anche per motivi di lavoro, conosce bene la situazione in Puglia e ha
avuto modo di conoscere molto bene la situazione che si è venuta a creare in Albania.
Quindi, sa che buona parte, se non la totalità - perché ognuno poi ha le sue idee - delle mie
affermazioni corrisponde a verità. Non può pertanto sostenere che mi sono inventato
qualcosa o che ho parlato di violenza politica in quel paese quando non ce n'è, ovvero di
rapporti incestuosi potere-mafia che - lo sanno tutti - esistono. Tutti sanno, ad esempio, che
il vero scandalo delle cosiddette piramidi, cioè delle società finanziarie, che poi sono crollate,
inizia non con la presidenza di Berisha ma con il Governo precedente, che era un Governo
post-comunista. Sono cose ormai assodate, che tutti conoscono. Tutti sanno anche che in
Albania è in atto uno scontro etnico tra l'etnia ghega e quella tosca, tra il Nord e il Sud.
Come d'altronde tutti quanti conoscono lo stretto legame che esiste tra criminalità organizzata
italiana e dirimpettai mafiosi albanesi.
In realtà, il nostro paese, che sta sempre a rivendicare una propria vocazione di grande
solidarietà e di grande accoglienza, poi non è solidale, né ha le strutture e la cultura
dell'accoglienza. Infatti, i cosiddetti campi di accoglienza questa estate si presentavano come
dei veri e propri lager in cui si moriva per le insolazioni per il caldo che arrivava a 45 gradi
all'ombra.
Come è anche chiaro che una questione così importante non può essere certamente affrontata
schierando i carabinieri, la polizia, le motovedette, militarizzando il paese e in particolare le
nostre coste. In realtà, una questione di tale gravità si affronta alla radice, cioè intervenendo
in questi paesi ma non facendolo solo con un sistema a rete di aiuti. Infatti, se non si
accompagna a questo tipo di intervento un'attenta analisi e una richiesta di garanzie ben
precise per quanto riguarda i gruppi governanti chiamati a gestire queste risorse, noi potremo
gestire anche il 2 per cento del PIL dei paesi industrializzati ma, di fatto, poi, andremo a
foraggiare le borghesie compradore e mafiose di quei paesi.
Quindi, se non abbiamo una garanzia di affidabilità da parte di questi paesi, non possiamo
far affluire immani risorse da parte dell'Occidente per finanziare in realtà i despoti di turno, i
gruppi criminali di turno, il dittatore di turno.
Quindi, bisogna, sì, intervenire però, nello stesso tempo, bisogna anche chiedere
determinate garanzie, altrimenti finisce come è accaduto in Somalia, per esempio, dove i
Governi italiani hanno impegnato centinaia, se non migliaia, di miliardi allevando dei
criminali, signori della guerra, che tuttora si stanno massacrando vicendevolmente, perché
questo è quanto è avvenuto in Somalia.
La stessa cosa è avvenuta in molti paesi dell'Africa centrale, come in molti paesi
sudamericani e asiatici. Quindi, attenti anche alle borghesie compradore, che sono
fameliche, rapaci e corrotte.
È necessario pertanto insistere nell'accompagnare questi interventi di sostegno alle economie
disastrate con garanzie ed impegni precisi, diretti ad impedire che continui il traffico non solo
di uomini ma anche di droga, il contrabbando e tutti quei traffici che si portano dietro una
scia lunghissima di presenza criminale e malavitosa.
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del
giorno è così esaurito.
Ricordo che il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica oggi, alle ore 16,30, con l'ordine
del giorno già stampato e distribuito.
La seduta è tolta (ore 13,42).
Licenziato per la stampa dal Servizio dei Resoconti parlamentari alle ore 18,20
Allegato A
INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI SULLO SBARCO E SULL'ACCOGLIENZA
DEGLI IMMIGRATI NELLE REGIONI MERIDIONALI
Interpellanze
(2-00623)
(16 settembre 1998)]
BETTAMIO. - Ai Ministri dell'interno e per il coordinamento della protezione civile e degli
affari esteri e per gli italiani all'estero. - Premesso:
che alla fine del prossimo anno, in occasione dell'inizio del Giubileo, è previsto un afflusso
di circa 30 milioni di pellegrini;
che il Governo italiano ad oggi non ha minimamente affrontato con concreta lungimiranza il
problema relativo all'immigrazione clandestina;
che la situazione politica di alcuni paesi confinanti con l'Italia (Albania, ex Jugoslavia) va
degenerando giorno dopo giorno;
constatato:
che nel piano predisposto dall'Agenzia per il Giubileo poco o nulla è dedicato
all'informatizzazione dell'afflusso di pellegrini nel nostro paese,
l'interpellante chiede di sapere se i Ministri in indirizzo abbiano provveduto alla creazione di
banche dati alle frontiere portuali, aeroportuali, ferroviarie che consentano una facile
identificazione del ´falso pellegrinoª che dopo il termine del Giubileo non sia transitato per
le frontiere.
(2-00648)
(29 ottobre 1998)]
NOVI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno e per il
coordinamento della protezione civile. - Premesso:
che la città di Valona da cui partono gli scafi dei mercanti di uomini è la stessa città che
accolse l'allora Presidente del Consiglio Prodi come un liberatore;
che tra le guardie del corpo del Presidente del Consiglio italiano erano presenti noti esponenti
della mafia albanese che attualmente è al centro del traffico dei clandestini che invadono le
coste pugliesi;
che il ministro Jervolino a Tirana sta trattando con un governo che è legato, a parere
dell'interpellante, ai mafiosi di Valona,
si chiede di sapere quali iniziative si intenda prendere a livello internazionale per bloccare la
colonizzazione mafiosa dell'Albania.
Interrogazioni
(3-02200)
(29 luglio 1998)]
MANFREDI, RIZZI, ZANOLETTI, D'ONOFRIO. - Al Presidente del Consiglio dei
ministri e al Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. - Premesso:
che le ondate migratorie degli ultimi giorni, provenienti dal Nord Africa, sono sempre più
consistenti e convulse;
che l'arrivo incontrollato di clandestini è affrontato, tra l'altro, senza disporre evidentemente,
in anticipo, di un quadro della situazione, che dovrebbe essere compito specifico dei servizi
d'informazione fornire;
che il fenomeno di carenza d'informazione è stato denunciato in un'interrogazione presentata
dal primo firmatario del presente atto (3-00927), a cui non è stata ancora data risposta,
si chiede di sapere quali provvedimenti siano stati presi e si intenda adottare per il futuro al
fine di garantire informazioni tempestive alle forze preposte all'intercettazione ed al controllo
dell'immigrazione clandestina.
(3-02330)
(27 ottobre 1998)]
SPECCHIA, MACERATINI, BUCCIERO, CURTO, LISI, MAGGI, PONTONE,
MONTELEONE, COZZOLINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro
dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. - Premesso:
che quotidianamente arrivano sulle coste pugliesi centinaia di immigrati clandestini albanesi e
di profughi turchi e del Kosovo;
che negli ultimi giorni ne sono arrivati oltre mille e circa ventimila soltanto nel 1998;
che le strutture esistenti non sono in grado di accogliere un numero così rilevante e continuo
di arrivi e vengono addirittura utilizzati dei container che certamente contrastano con
l'elementare dovere di umana solidarietà;
che le associazioni di volontariato e le forze dell'ordine sono ormai all'estremo dell'impegno
e del sacrificio e si sentono sostanzialmente lasciate sole dallo Stato e dal Governo centrale;
che mancano anche vestiario e generi di sostentamento;
che i veloci gommoni utilizzati per l'imbarco degli immigrati clandestini partono indisturbati
da Valona senza che le autorità albanesi frappongano alcun ostacolo;
che si è così creata una sorta di zona franca dove, davanti agli occhi dei militari e della polizia
albanese, sono accampati centinaia e centinaia di cittadini disperati che attendono il loro turno
per salpare verso le coste pugliesi;
che negli ultimi giorni questo vero e proprio ´traffico di carne umanaª ha determinato tragici
eventi lungo le coste pugliesi e albanesi, con morti e dispersi tra cui alcuni bambini;
che nella prevenzione e repressione dell'immigrazione clandestina sono impegnate le diverse
forze dell'ordine che vengono così sottratte agli altri compiti primari che riguardano l'ordine
pubblico e la criminalità organizzata;
che il fenomeno dell'immigrazione clandestina proveniente dall'Albania è legato anche ad
attività illegali e criminali con traffici di droga, di armi e di prostituzione e con rapporti stretti
tra la criminalità pugliese e quella albanese e delle altre nazioni vicine;
che il presidente della giunta regionale della Puglia ha ripetutamente lanciato un grido
d'allarme sottolineando la mancanza di concrete iniziative da parte del Governo centrale,
l'assenza dell'Unione europea e il mancato riconoscimento della Puglia come regione di
frontiera;
che richieste di sollecite iniziative sono venute anche dall'arcivescovo di Lecce, monsignor
Cosimo Francesco Ruppi;
rilevato che è necessario:
a) ottenere il coinvolgimento dell'Unione europea nella prevenzione e nella repressione
dell'immigrazione clandestina che investe la Puglia;
b) indurre le autorità albanesi ad esercitare un effettivo controllo lungo le coste per impedire
la partenza dei clandestini, anche mediante accordi di cooperazione nell'attività di polizia e
condizionando all'effettuazione di tali controlli il proseguimento dagli aiuti da parte
dell'Italia;
c) dotare la Puglia di adeguate strutture di accoglienza e di altri strumenti per esprimere
comunque umana solidarietà a quanti arrivano in Italia;
d) stroncare anche con accordi internazionali i traffici illeciti di droga, armi e prostituzione e
le attività della criminalità organizzata;
e) dare alle forze dell'ordine più uomini e più mezzi;
f) riconoscere concretamente alla Puglia il ruolo di regione di frontiera,
gli interroganti chiedono di sapere quali urgenti iniziative si intenda assumere.
(3-02333)
(28 ottobre 1998)]
MARCHETTI. - Al Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. -
Premesso che il problema dell'immigrazione deve essere affrontato ispirandosi ai principi
della solidarietà e dell'accoglienza delle persone che si trovano in condizioni spesso
drammatiche nei paesi d'origine, l'interrogante chiede di conoscere, anche in relazione ai più
recenti episodi di afflusso di persone disperate sulle coste italiane, quali iniziative il Ministro
in indirizzo abbia assunto e intenda assumere per garantire solidarietà ed accoglienza
dignitosa alle persone che si rivolgono alla nostra Repubblica per ottenere un aiuto che non
può essere rifiutato.
(3-02335)
(28 ottobre 1998)]
ERROI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno e per il
coordinamento della protezione civile. - Premesso:
che appare ormai improcrastinabile puntare l'attenzione sul traffico illegale di armi, droga e
persone che parte dall'Albania, soprattutto dal porto di Valona e comunque dal sud
dell'Albania;
che gli arrivi e le partenze dall'Albania non sono affatto controllati, sicché gli unici controlli
sono effettuati in Italia, con la genetica difficoltà di un'operazione di vigilanza di tipo
´asimmetricoª;
che, considerando l'enorme quantità di marijuana e hashish sequestrata nel 1997-98 in Italia
(pari a chilogrammi 16.681, quasi 16,7 tonnellate), è verosimile presupporre che almeno il
quadruplo di tale quantità sia sfuggita al sequestro e che pertanto sia circolata illecitamente;
che va inoltre notato che gli esperti delle forze dell'ordine hanno valutato ottima la qualità
della droga ed eccellente il livello dei principi attivi;
che dalle osservazioni militari e dall'analisi del dato sopra riportato si evince che, allo stato,
la coltivazione della cannabis sativa, in Albania, debba considerarsi un ´fenomeno di
massaª, un'attività criminale alla quale sono dedite migliaia di persone;
che il materiale stupefacente prodotto in Albania e sbarcato in Italia arriva in Olanda e viene
pagato mediante pasta di coca da raffinare; occorre notare peraltro che in Albania sono state
segnalate due raffinerie di coca e la potenzialità dei raffinatori è considerata eccellente; altro
punto di provenienza della coca è la Turchia: è, inoltre, notorio che il PKK si finanzi quasi
esclusivamente con la cocaina;
che, per ciò che riguarda i rapporti tra criminalità albanese e criminalità pugliese e salentina,
allo stato non risultano ´saldatureª di tipo sistematico tra gruppi criminali albanesi, che
preferiscono lavorare autonomamente, e organizzazioni criminali salentine; tuttavia, si sono
registrate preoccupanti avvisaglie di collaborazione: nell'ambito dell'operazione ´Tulipanoª
si è individuata in un certo Santolla (oggi latitante in Olanda) una soggettività altamente
pericolosa e già in rapporti particolari e preferenziali con la malavita albanese;
che il collegamento PKK - mafia turca risulta, poi, ormai accertato; elementi della mafia turca
collegati con elementi della mafia barese provvedono inoltre a far arrivare a Bari camion con
doppi fondi che contengono di tutto;
che d'altra parte il traffico portuale dello scalo barese risulta talmente rilevante che senza un
adeguato potenziamento delle forze di vigilanza allo stato non si potrà controllare alcuna
forma di contrabbando;
che oggi chiunque può entrare in Albania; infatti, la malavita albanese è divenuta il collettore
esclusivo della prostituzione proveniente dall'Est: in questo ruolo ha sostituito,
egregiamente, la 'ndrangheta calabrese, prima detentrice dell'attività di controllo e gestione
della prostituzione in Italia e in particolare al Nord; occorre sottolineare che allo stato, il
traffico di persone albanesi rende molto poco, in termini di redditività finanziaria, peraltro il
90 per cento degli albanesi che arrivano in Italia viene espulso e costretto al rimpatrio;
che oggi il grave problema è costituito dal fatto che la grande quantità di persone di
nazionalità curda, algerina, afghana, cinese e africana, che arriva incontrollata in Albania,
viene smistata sulle nostre coste (dopo aver passato dieci giorni nelle stive di una nave in
condizioni disumane) pensando di giungere in Canada o negli USA; è interessante descrivere
sommariamente le modalità delle operazioni di sbarco: le navi si fermano in acque
internazionali e scaricano via le persone (uomini, donne, bambini, anziani) su piccoli
gommoni che ad altissima velocità partono alla volta delle coste italiane, dove sino a ieri
scaricavano le persone a bordo prima di giungere a riva, mentre oggi le buttano direttamente
in mare, incuranti se adulti, donne o bambini, con efferata crudeltà;
che l'importanza e la gravità della situazione è rappresentata da alcune registrazioni radar
effettuate in periodi di mare calmo, quando sono stati riscontrati in una notte trentadue
bersagli;
che per quel che riguarda il traffico delle armi, che peraltro entrano in modo copioso, le forze
dell'ordine non sono riuscite ancora a stabilire le modalità di ingresso delle armi in Italia;
che nel Salento sono stati sequestrati solo 12 kalashnikov; a Durazzo, invece, è stata
sequestrata una nave carica di armi di fabbricazione dell'Est europeo e cinese; quindi,
presumibilmente, doveva trattarsi di un carico diretto in Italia, ma che è stato bloccato prima
dello sbarco;
che si ha notizia inoltre di un fiorente contrabbando di combustibile che serve appunto a
spingere i potentissimi motori degli scafi usati dai contrabbandieri; da notare, inoltre, che
nell'area pesarese alcune aziende costruiscono gommoni di dimensioni inusitate e volti
presumibilmente al trasporto illecito di persone; nel Montenegro risulta poi un proliferare di
finanziarie che svolgono la funzione di centrali di riciclaggio per ripulire i capitali di
provenienza illecita,
si chiede di sapere se non si ritenga necessario e urgente:
attivare un servizio di monitoraggio su tutte le zone destinate alla coltivazione della cannabis
ovvero potenzialmente idonee ad essa;
impedire la vendita ad albanesi, o quantomeno controllare attentamente la rispondenza alle
norme giuridiche che ne regolano la circolazione, di gommoni o scafi particolarmente adatti
al contrabbando o al traffico di persone e di motori marini con potenza superiore ai 20 CV;
potenziare l'organico in forza al porto di Bari e dotare lo stesso organico di unità cinofile
particolarmente addestrate al servizio antidroga;
proporre allo Stato albanese di sequestrare e comunque di monitorare tutti gli scafi sospetti
presenti nel porto di Valona e di Saranda;
nel quadro della collaborazione concessa allo Stato albanese, istruire le forze di polizia
albanesi sulle modalità di controllo delle frontiere;
sospendere ogni forma di aiuto o di collaborazione a favore dell'Albania in caso di mancanza
di volontà politica e istituzionale da parte dello Stato albanese. Ciò in quanto è legittimo
presupporre che, in un futuro non lontano, le bande criminali che operano indisturbate nel
sud dell'Albania possano trovare validi riferimenti nella malavita italiana e stabilire quindi
rapporti di collaborazione che sarebbe difficile contrastare, in quanto sia l'Albania che il
vicino Montenegro possono rappresentare zone franche di facilissimo accesso e costituire
vere e proprie roccaforti della criminalità.
(3-02336)
(28 ottobre 1998)]
TABLADINI, WILDE, DOLAZZA, BIANCO. - Ai Ministri dell'interno e per il
coordinamento della protezione civile e degli affari esteri e per gli italiani all'estero e al
Ministro senza portafoglio per la solidarietà sociale. - Premesso:
che il grave incidente verificatosi nel Canale d'Otranto - costato la vita a numerosi cittadini
albanesi - è riconducibile tanto allo stato di crisi permanente in cui versa il paese delle Aquile
quanto alle aspettative che l'Italia ha generato in ampi strati della popolazione residente oltre
Adriatico con atteggiamenti sostanzialmente permissivi nei confronti del fenomeno
dell'immigrazione;
che la Repubblica italiana si è da tempo impegnata - con onerosi accordi - a sostenere la
ricostruzione dell'Albania e, d'intesa con il Governo di Tirana, a controllarne le pressioni
migratorie;
che quanto è recentemente accaduto prova che i meccanismi preventivi e dissuasivi messi
finora in atto per reprimere il fenomeno dell'immigrazione clandestina non hanno funzionato,
gli interroganti chiedono di conoscere:
per quali ragioni gli strumenti di politica estera e di difesa - e segnatamente gli accordi stretti
con l'Albania per cooperare alla sua ricostruzione politica ed economica e per permettere a
distaccamenti militari italiani di presidiarne porti e coste - si siano rivelati inadeguati a
stroncare il traffico di ´carne umanaª in atto tra le due sponde dell'Adriatico;
perchè, in particolare, non sia stato finora possibile procedere all'individuazione ed al
sequestro delle precarie imbarcazioni con le quali i cosiddetti scafisti pongono a repentaglio
la vita dei migranti albanesi ed attentano quotidianamente alla disciplina che regola l'ingresso
ed il soggiorno in Italia di cittadini stranieri;
cosa osti alla predisposizione di un più efficace dispositivo di contrasto nei confronti dei
mezzi dei predetti ´scafistiª, che sia capace tanto di interromperne l'attività, anche con l'uso
della forza, quanto di prestare i soccorsi che si rendessero necessari in caso di incidenti simili
a quelli verificatisi nel Canale d'Otranto;
se il Governo non ritenga opportuno che si intervenga in senso restrittivo sulla legislazione
che attualmente disciplina il fenomeno dell'immigrazione in Italia, tenuto conto che non solo
la Puglia, ma l'intero territorio nazionale, ed in particolare le regioni settentrionali, sono
esposti a pressioni migratorie sempre più forti e che una percentuale notevole delle persone
che entrano clandestinamente in Italia finisce per dedicarsi ad attività delittuose;
ove il Governo non ritenga di dover proporre alcuna correzione alla legge n. 40 del 1998,
quale interesse sussista, infine, a tollerare le dimensioni che ha assunto il fenomeno
dell'immigrazione clandestina.
(3-02341)
(29 ottobre 1998)]
BUCCIERO. - Al Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. -
Premessa l'interrogazione 3-00985 del 6 maggio 1997, ancora oggi in attesa di risposta;
premesso inoltre:
che in Albania, grazie al lassismo e all'insipienza del Governo Prodi e del suo Ministro
dell'interno, si è consentito alla criminalità del luogo di organizzarsi in holding della quale il
settore più appariscente è la flotta di circa 100 gommoni superattrezzati e superpotenti;
che la mafia albanese opera alla luce del sole e che noti sono i suoi traffici di armi, droga e
clandestini;
che i cosiddetti ´serviziª italiani dovrebbero essere ormai stanziali in Albania,
si chiede di sapere:
se i ´serviziª italiani inviino regolari rapporti al Ministero sulle giornaliere partenze di scafi
dall'Albania verso la costa pugliese, sulla consistenza di detta criminalità albanese
organizzata e sulle modalità con cui opera;
in caso di risposta negativa, a cosa servano i cosiddetti ´serviziª, quanto costino al
contribuente, se non sia il caso di scioglierli, se non sia il caso di indagare sul perchè non
espletino il mandato loro affidato.
(3-02343)
(29 ottobre 1998)]
LISI, SPECCHIA. - Al Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. -
Premesso:
che sulle coste pugliesi, ed in particolare su quelle salentine, arrivano quotidianamente
centinaia di immigrati clandestini albanesi, di profughi turchi, del Kosovo e di altre
nazionalità;
che, nelle ultime ore, ne sono arrivati più di mille ed altre imbarcazioni in arrivo sono state
segnalate a poche miglia dalla costa;
che le associazioni di volontariato e le forze dell'ordine sono giunte all'estremo dell'impegno
e del sacrificio;
che le strutture utilizzate sono ormai insufficienti e mancano vestiario e generi di
sostentamento;
che da notizie che giungono dall'Albania si apprende che le autorità albanesi appaiono
impossibilitate ad impedire l'imbarco di centinaia e centinaia di cittadini che attendono il loro
turno per cercare di raggiungere le coste pugliesi e sono a conoscenza di tutti gli accadimenti
tragici, riferiti ai morti e dispersi, durante l'attraversamento del Canale di Otranto;
che è anche a conoscenza di tutti che il fenomeno di immigrazione clandestina è strettamente
legato ai traffici di prostituzione, droga ed armi;
che l'arcivescovo di Lecce monsignor Cosimo Francesco Ruppi ormai da tempo ha
evidenziato che, pur in presenza di una popolazione salentina impegnata allo spasimo,
attraverso le associazioni di volontariato tutte, occorre, senza ulteriore perdita di tempo,
investire del problema, in maniera più seria ed incisiva di quanto sinora è stato fatto, la
Comunità europea e quella internazionale;
che medesimo grido di allarme è partito dal presidente della giunta regionale della Puglia, che
ha richiesto il riconoscimento del ruolo di regione di frontiera;
che nel suo intervento di replica nel Senato della Repubblica, durante il dibattito sulla fiducia
al suo Governo, il presidente D'Alema ha rassicurato quanti erano intervenuti in tal senso
che il Governo italiano si sarebbe adoperato, nel più breve tempo possibile, a richiedere al
Governo albanese di provvedere, attraverso opportuni accordi, a raggiungere la soluzione
del problema, consentendo all'Italia un maggior controllo sulle coste albanesi e cioè, in
sostanza, per tentare di evitare l'imbarco dei clandestini e dei profughi;
che durante la trasmissione ´Pinocchioª del 28 ottobre 1998 in onda su RAI Due, il
sottosegretario per l'interno Sinisi ha sostenuto che il Governo avrebbe provveduto ad
inviare 100 uomini della polizia a Valona;
che lo stesso Sottosegretario, invece di fornire ulteriori e migliori delucidazioni in ordine alle
decisioni del Governo, ha utilizzato la stessa trasmissione per portare un attacco di
inopportuno tenore politico al presidente della giunta regionale pugliese, di una regione,
cioè, notoriamente governata da avversari politici dello stesso Sottosegretario;
che, sempre nella giornata di ieri 28 ottobre, nelle ore serali e durante la messa in onda del
telegiornale di RAI Due il Ministro dell'interno italiano onorevole Russo Jervolino rilasciava,
da Tirana, un'intervista in cui dichiarava che era stato raggiunto l'accordo con i
rappresentanti del Governo albanese, per l'invio in quella nazione di uomini della polizia
italiana per provvedere, unitamente alle forze dell'ordine locali, ad impedire l'imbarco di
clandestini;
che durante la stessa trasmissione il Ministro italiano, rispondendo alle domande dei
giornalisti, sosteneva di non potere indicare il numero degli uomini della polizia italiana da
inviare in Albania e che... ´lei non aveva prestato servizio militareª,
gli interroganti chiedono di sapere:
se il Ministro in indirizzo, e con esso il Governo, abbiano le idee chiare in ordine all'attuale
situazione con riferimento al gravissimo fenomeno dell'immigrazione clandestina che sta
investendo la Puglia ed in particolare il Salento;
se lo stesso Ministro non ritenga indispensabile condizionare all'effettuazione dei controlli
sugli imbarchi il proseguimento degli aiuti, anche economici, da parte dell'Italia;
se non ritenga, altresì, una volta sintonizzatosi con il suo Sottosegretario, di giungere ad una
migliore e maggiore esplicitazione della volontà governativa riguardo al numero degli uomini
da inviare in Albania, nonchè nel Salento, per affrontare al meglio non solo il fenomeno della
clandestinità ma anche quello dei traffici illeciti;
se non ritenga infine necessario chiedere al Governo il coinvolgimento effettivo, con uomini
e mezzi, dell'Unione europea, nonchè riconoscere alla Puglia, senza ulteriore perdita di
tempo, il ruolo di regione di frontiera.
(3-02344)
(3 novembre 1998)]
D'ALÌ. - Al Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. - Premesso:
che l'emergenza ´sbarchi clandestiniª in Sicilia, ed in particolare nell'isola di Pantelleria, è
ancora all'ordine del giorno, come dimostrano i recenti controlli effettuati da parte della
capitaneria di porto nell'isola (nel solo mese di maggio sono stati registrati all'arrivo più di
1.500 clandestini ed ormai se ne è perso il conto);
che è necessario dare una risposta alle numerose richieste formulate dagli abitanti dell'isola, i
quali assistono a sbarchi di clandestini ormai quasi giornalmente dal mese di maggio 1998;
che esiste la preoccupante possibilità che questi episodi arrivino a turbare l'ordine pubblico,
che gli abitanti stessi non potranno più mantenere se continuamente turbati dai gravosi
relativi disagi;
che la capitaneria di porto, la Guardia di finanza ed i carabinieri, i quali soffrono di una grave
carenza di organico poichè lo stesso è insufficiente, rappresentano sull'isola anche la polizia
di frontiera, risultando così, in relazione alla mole di sbarchi giornalieri, oberati di lavoro,
si chiede di sapere:
se non si ritenga di dover procedere ad un ragionato incremento della presenza del Corpo
della capitaneria di porto, nonchè di quelli della Guardia di finanza e dei carabinieri già
presenti nell'isola;
se il Ministro in indirizzo non intenda adottare provvedimenti e iniziative per rendere
possibile l'istituzione di un commissariato di polizia di Stato e polizia di frontiera nell'isola di
Pantelleria, allo scopo di salvaguardare e tutelare gli ormai ´stanchiª abitanti dell'isola.
(3-02345)
(3 novembre 1998)]
LUBRANO di RICCO, PIERONI, MANCONI, BOCO, BORTOLOTTO, CARELLA,
CORTIANA, DE LUCA Athos, PETTINATO, RIPAMONTI, SARTO, SEMENZATO. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli affari esteri e per gli italiani
all'estero e dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. - Premesso:
che l'intensificazione degli sbarchi sulle coste pugliesi di cittadini stranieri, in maggioranza
provenienti dalla regione del Kosovo, ma anche dai territori in cui vive la popolazione curda,
pone il drammatico interrogativo circa le persistenti cause che spingono alla fuga interi nuclei
familiari, con molti bambini;
che già nel documento del 25 agosto scorso sul Kosovo l'ACNUR esprimeva le proprie
preoccupazioni circa le reali possibilità di un solerte, rapido ristabilimento della convivenza
in quelle località;
che l'evidente stato di necessità di sopravvivenza, che costringe queste persone ad
abbandonare i territori dove hanno sempre vissuto e dove lasciano costumi, cultura, affetti e
storia comune, indica come si tratti di profughi, richiedenti asilo, e non di immigrati;
che fra gli stranieri che giungono in Italia sono anche presenti cittadini albanesi e di altri
paesi, che tentano l'immigrazione clandestina;
che questa domanda di sopravvivenza fisica ed economica trova, purtroppo, soddisfazione
soltanto nell'infame traffico di persone, in quanto i consolati non rilasciano visti d'ingresso
per motivi umanitari e, pare, neanche per lavoro subordinato;
che da tempo soggetti albanesi, verosimilmente collegati con organizzazioni malavitose,
anche operanti in Italia e ancora da identificare, stanno alacremente intensificando questo
traffico;
che l'efferatezza dei trafficanti è, in alcuni casi, giunta fino all'assassinio dei trasportati;
che il respingimento in mare dei cittadini stranieri, in molte sedi ipotizzato come un rimedio
risolutivo al traffico di persone e agli sbarchi, non è certamente una ipotesi praticabile,
perchè foriera di ulteriori conseguenze drammatiche;
che da più parti autorevoli, anche al massimo livello del nostro Governo e di esponenti
dell'Unione europea, è stato affermato che le conseguenze degli sbarchi non possono essere
sopportate solo dall'Italia ma devono essere affrontate in un concerto europeo, che
concretizzi la possibilità di assicurare il dovere dell'asilo e il diritto di opposizione
all'immigrazione clandestina,
si chiede di sapere:
se non sia opportuno predisporre - comunque - atti politici e disposizioni amministrative che
consentano di realizzare la possibilità per le persone delle popolazioni suindicate di chiedere
il visto di ingresso per asilo temporaneo umanitario presso la nostra rappresentanza
diplomatica o altre strutture ministeriali dislocate in Albania, al fine di impedire
concretamente il traffico di vite umane;
se non si ritenga che vadano rese al più presto effettive le disposizioni attuative dell'accordo
bilaterale in materia di lavoro stagionale, negoziato dall'Italia con l'Albania, e che debbano
essere al più presto facilitati i nuovi ingressi per lavoro subordinato, riservati a 3000 cittadini
albanesi dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 ottobre 1998, al fine di dare
equa soluzione alle aspettative dei cittadini albanesi, che hanno accettato di rimpatriare a
seguito degli affidamenti contenuti nelle due direttive del Presidente del Consiglio dei
ministri del 1997;
se i Ministri interrogati non ritengano che il Governo italiano debba farsi promotore di
un'iniziativa europea, indirizzata ai governi degli altri paesi dell'Unione e finalizzata a
concordare il possibile ingresso temporaneo per motivi umanitari per i provenienti dal
Kosovo e dai territori di insediamento della popolazione curda.
(3-02346)
(3 novembre 1998)]
BOCO. - Ai Ministri dell'interno e per il coordinamento della protezione civile e degli affari
esteri e per gli italiani all'estero. - Premesso:
che nelle ultime settimane si è registrato un fortissimo aumento nel numero di sbarchi
clandestini sulle coste pugliesi;
che numerose operazioni di sbarco clandestino si sono concluse tragicamente a causa della
violenza degli scafisti, con l'annegamento di uomini, donne e bambini, costretti a saltare in
mare contro la loro volontà;
che esistono già nella zona di Valona, in Albania, centinaia di cittadini albanesi e di varie altre
nazionalità che attendono di essere trasportati in Italia;
che appare chiaro ormai che le operazioni si sbarco clandestino non sono organizzate dagli
scafisti, che sono in realtà solo dei manovali, ma da potenti organizzazioni criminali, che
dirigono le operazioni, quali soprattutto l'organizzazione mafiosa Sacra Corona Unita, che
tra l'altro indica agli scafisti tramite cellulare su quale spiaggia pugliese portare gli immigrati;
che lo stesso ammiraglio Renato Ferraro, comandante generale delle capitanerie di porto
italiane, ha pubblicamente dichiarato che ´le operazioni di respingimento in mare non sono
un'ipotesi realistica e non servono a fermare i gommoni con gli immigrati, ma riescono solo
a mettere a repentaglio la vita dei clandestini, che vengono buttati a mare per assicurare agli
scafisti la fugaª;
che le operazioni di respingimento in mare sono condotte da appena un centinaio di uomini
delle capitanerie di porto insieme a unità della polizia e della guardia di finanza, che si
sfiancano giorno e notte, con il pericolo di causare contro la loro volontà nuove tragedie
come quella del venerdì santo dello scorso anno;
che esiste una vasta rete in Albania che organizza, favorisce e lucra sulla disperazione di
migliaia di persone, con l'ovvia connivenza di una parte delle forze dell'ordine di quel Paese,
nel quale esistono continui posti di blocco su tutte le strade, che in realtà servono spesso
soltanto ad estorcere alle persone in fuga una tassa illegale per ottenere il permesso di
passare;
che il traffico di immigrati è spesso collegato con il traffico di droga, che utilizza un numero
altissimo di minori non accompagnati utilizzati come corrieri ed inviati in Italia con i
gommoni dei clandestini;
che sul lato italiano in Puglia, esiste un'altrettanto capillare organizzazione pronta ad
accogliere gli immigrati clandestini, che li porta in case sicure per mezzo di taxi che esigono
prezzi altissimi, fin oltre 150.000 lire a persona, per brevi tragitti;
che l'infrastruttura sul versante italiano è capace di garantire ai clandestini alloggi, copertura,
disattenzioni e silenzi, il che evidenzia un funzionamento insufficiente da parte delle forze
dell'ordine in Puglia;
che non esiste alcun controllo sul numero e sull'attività degli italiani che vanno in Albania,
ma di cui si sa perfettamente che gestiscono attività criminali in Albania, quali la
prostituzione ed il riciclaggio di denaro sporco;
che in Albania è in corso, secondo i dettami della banca mondiale, un'affrettata
privatizzazione che attira gli appetiti di imprenditori d'assalto da ogni parte d'Europa, spesso
con connotazioni criminali;
che non esiste nè in Italia nè in Albania un registro degli italiani in Albania nè delle loro
attività;
che non esiste alcun controllo fiscale delle attività italiane in Albania;
che al di là dei rapporti ufficiali italo-albanesi, esiste una vasta zona d'ombra nei rapporti tra i
due paesi che include non solo la collaborazione fra organizzazioni criminali, ma anche una
vasta rete contigua ad esse, che fornisce su ambo i lati dell'Adriatico appoggio ad
un'operazione ormai capace di muovere quotidianamente ingentissimi capitali;
che i clandestini che vengono catturati nel nostro Paese dopo lo sbarco vengono spesso
imprigionati in cosiddetti centri di accoglienza in condizioni incivili di vita;
che il rilascio di permessi di soggiorno per lo svolgimento di lavori temporanei, così come
finalmente previsto dal decreto del Presidente del Consiglio del 16 ottobre 1998, sembra
ancora ben lontano dall'essere attuato;
che il problema dei clandestini che sbarcano sulle coste italiane riguarda anche il resto della
comunità europea, visto che spesso le destinazioni finali degli immigrati clandestini sono i
Paesi del nord Europa;
che il presidente Prodi già quasi due anni fa promise ai cittadini di Valona di aprire una sede
del consolato italiano in quella città,
si chiede di sapere:
se non si ritenga che esistano in Italia determinanti responsabilità riguardo allo sviluppo
dell'attività criminale legata allo sbarco dei clandestini nel nostro paese e alla rete di appoggio
di cui tale attività gode sui due lati dell'Adriatico;
se non si ritenga che gli scafisti forniscano soprattutto manovalanza riguardo al traffico dei
clandestini e che le dimensioni dell'operazione, la sua capacità finanziaria e il suo
coordinamento su ambedue le coste dell'Adriatico non svelino l'esistenza di una o più potenti
organizzazioni;
se non si ritenga necessario agire immediatamente in territorio italiano per investigare,
scoprire e distruggere l'infrastruttura illegale che si è creata nel nostro paese per sfruttare
questo intollerabile commercio di carne umana;
se non si ritenga necessario agire immediatamente contro le organizzazioni mafiose italiane
che vengono ormai ritenute le vere centrali del traffico in questione, in collusione con la
criminalità albanese;
se non si ritenga necessario esercitare un forte controllo fiscale sulle attività dei cittadini e
delle imprese italiane in Albania;
se non si ritenga necessario rafforzare al massimo la cooperazione italiana con le forze di
sicurezza albanese per investigare, scoprire e distruggere le reti criminali italiane e albanesi
che operano in Albania;
come si intenda procedere affinchè i centri di accoglienza per gli immigrati clandestini
rispettino giusti criteri di umanità e civiltà;
in che modo si intenda procedere perchè l'Europa cerchi una soluzione collettiva al problema
degli immigrati clandestini;
se non si ritenga necessario rendere operativo immediatamente il decreto del Presidente del
Consiglio del 16 ottobre 1998, in particolare per quanto riguarda i permessi di soggiorno
stagionali, così da ridurre i flussi di immigrazioni illegali;
se non si ritenga che l'apertura di un consolato italiano a Valona non sia un utile strumento
per rafforzare i rapporti commerciali tra i due Paesi e contribuire alla lotta contro
l'immigrazione clandestina, dato che alcuni cittadini che oggi sbarcano illegalmente in Italia,
come i Curdi e i Kossovari, dovrebbero comunque avere diritto di asilo in Italia.
(3-02347)
(3 novembre 1998)]
CURTO. - Al Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. - Per
conoscere:
quali iniziative intenda assumere per garantire la tutela fisica dei reparti di polizia italiana che
saranno, così come emerso da iniziative governative, impegnati a Valona;
quali iniziative intenda assumere per conoscere, d'intesa con le competenti autorità albanesi,
la mappa della criminalità di quel paese e i collegamenti con la criminalità operante sul nostro
territorio;
quali iniziative intenda assumere in rapporto al potenziamento degli organici, al
pattugliamento delle coste e al rafforzamento della guardia costiera;
quali iniziative intenda assumere per razionalizzare, e positivamente utilizzare, i centri di
permanenza temporanea ed assistenza, sino ad oggi condotti e gestiti con grande abnegazione
dai soggetti preposti ma anche con la più grande improvvisazione da parte delle autorità
disponenti;
quali iniziative intenda assumere per monitorare le migliaia di clandestini presenti sul
territorio nazionale e se non ritenga di costituire task-force mirate ad intervenire nei tre settori
principali in cui opererebbe la criminalità albanese: prostituzione, traffico d'armi, caporalato;
quali iniziative intenda infine assumere affinchè sia data vita ad un progetto europeo mirante
non solo a contenere i flussi migratori ma anche a determinare condizioni meno difficili e di
superamento del degrado per l'intero territorio albanese.
(3-02348)
(3 novembre 1998)]
MANIERI. - Ai Ministri dell'interno e per il coordinamento della protezione civile e degli
affari esteri e per gli italiani all'estero. - Premesso che l'arrivo di clandestini albanesi sulle
coste pugliesi sta assumendo in questi ultimi tempi proporzioni sempre più allarmanti,
nonostante i ripetuti interventi del nostro Governo presso il Governo albanese;
considerato altresì che oltre all'immigrazione clandestina nel nostro paese questa pratica
illecita, condotta da organizzazioni criminali, costituisce un commercio intollerabile e mette in
pericolo vite umane innocenti, in contrasto con i princìpi più elementari del diritto alla vita di
ogni essere umano;
considerata infine la posizione geografica del nostro paese e l'apertura delle frontiere con
l'unificazione dell'Europa,
l'interrogante chiede di conoscere se il Governo non ritenga opportuno riportare in sede
comunitaria tutte le questioni connesse al rispetto dei confini del territorio dell'Unione
europea dall'ingresso di clandestini, nonchè adottare le misure atte a prevenire il fenomeno,
anche per i risvolti umanitari che questo traffico comporta per coloro che si sentono costretti
ad abbandonare il loro paese.
(3-02349)
(3 novembre 1998)]
SALVI, BARBIERI, PAPPALARDO, BATTAFARANO, LORETO, PELLEGRINO,
VILLONE, D'ALESSANDRO PRISCO, BESOSTRI, BUCCIARELLI, GUERZONI,
PARDINI, PASSIGLI. - Ai Ministri dell'interno e per il coordinamento della protezione
civile e degli affari esteri e per gli italiani all'estero. - In relazione al notevole incremento
degli sbarchi di cittadini extracomunitari sulle coste pugliesi ed in generale sulle coste
meridionali del nostro Paese, nonchè al disumano fenomeno del comportamento criminale
degli intermediari in quello che appare un vero e proprio traffico di esseri umani, si chiede di
conoscere quale sia l'ampiezza reale del fenomeno e quali provvedimenti dovranno essere
adottati, in sede nazionale e nelle sedi comunitarie ed internazionali, per risolvere sia il
problema dell'afflusso che quello dell'accoglienza e dell'eventuale inserimento nelle forme e
nei limiti previsti dalla legislazione vigente, nonchè per tutelare la vita di uomini, donne e
bambini provenienti da altri paesi.