Il Governo ha segnalato al Parlamento, nella Relazione sulla presenza

straniera in Italia e sulle situazioni di irregolarita' presentata alla

fine di Maggio, come il bacino di immigrazione irregolare in Italia ammonti

a circa duecentotrentamila unita'. A questa cifra va sommata quella

relativa agli ingressi che, a dispetto dell'inasprimento delle norme su

respingimenti ed espulsioni, hanno avuto luogo da Maggio a oggi. Non sembra

irragionevole quindi ipotizzare che il totale di presenze irregolari

raggiunga oggi le trecentomila unita'. Come giustamente sottolineato in

piu' punti della Relazione, queste presenze corrispondono, per la grande

maggioranza, a esperienze migratorie finalizzate a un positivo inserimento

nel nostro tessuto sociale e nel mercato del lavoro. Si tratta poi di un

apporto indispensabile, secondo quanto affermato nello studio demografico

allegato dal Governo al Documento programmatico, ai fini di un

bilanciamento - sia pure parziale - dello scompenso provocato

dall'abbassamento del tasso di natalita' del nostro Paese.

Queste considerazioni, unitamente alle preoccupazioni di carattere

umanitario per la sofferenza che il permanere delle condizioni di

irregolarita' provoca nella popolazione immigrata, e a quelle relative alla

impraticabilita' e inopportunita' di provvedimenti massicci di espulsione,

inducono a ritenere che debbano essere adottate coraggiose misure

finalizzate all'emersione degli immigrati in condizioni irregolari. Misure

di questo genere non confliggono con gli obblighi che al nostro Paese

derivano dall'adesione all'Accordo di Schengen, giacche' tale Accordo e la

sua Convenzione di applicazione non pongono alcuna limitazione alla

liberta' di ciascuna Parte contraente nel rilasciare permessi di soggiorno

di lunga durata. Sembrano anzi doverose, proprio alla luce dei nostri

impegni europei, giacche' la stabilizzazione di presenze finora irregolari

nel nostro Paese agirebbe sicuramente come elemento di dissuasione rispetto

al loro trasferimento altrettanto illegale in altro Paese dell'Unione

europea.

E' infine da tener presente come l'accoglimento da parte del Governo

dell'ordine del giorno del Senato, l'affermazione contenuta nel Documento

programmatico riguardo alla volonta' di far emergere il bacino di

irregolarita' e le anticipazioni fornite dagli organi di stampa riguardo ai

contenuti del decreto sui flussi ora all'esame delle competenti commissioni

parlamentari hanno generato negli immigrati una enorme aspettativa,

testimone, tra l'altro, della lodevolissima aspirazione di approdare ad un

inserimento legale e sereno nella nostra societa'.

Sfortunatamente, al di la' delle intenzioni certamente positive da cui trae

origine, l'attuale formulazione delle disposizioni contenute nel decreto di

programmazione dei flussi non sembrano rispondere all'esigenza di procedere

ad una rapida ed efficace opera di regolarizzazione. Non ci si riferisce

qui alla preoccupazione - pure legittima - per la fissazione di un limite

superiore al numero di permessi di soggiorno stabili che possono essere

rilasciati entro il corrente anno, giacche' niente impedisce che con

successivi decreti per l'anno seguente sia ammesso il rilascio dei permessi

mancanti; ne' alla preoccupazione per l'individuazione di un termine

piuttosto ravvicinato (il 30 Novembre) per la presentazione delle domande,

dal momento che l'adozione di opportuni provvedimenti puo' favorire uno

snellimento delle procedure richieste per tale presentazione.

L'insufficienza del provvedimento deriva piuttosto dalla definizione di

criteri inutilmente restrittivi per l'accesso alla regolarizzazione. Ci si

riferisce qui alla limitazione della possibilita' di emersione

a) ai soli stranieri che siano entrati prima del 27 Marzo scorso (con

l'esclusione, quindi, di quanti non riescano a dimostrare il possesso di

tale requisito, o siano entrati successivamente a quella data, in una

situazione - si badi - di incompleta applicazione della nuova legge);

b) ai soli stranieri che possano dimostrare di disporre di un alloggio

(cosa spesso difficile persino per i cittadini italiani, data l'alta

percentuale di contratti d'affitto non denunciati);

c) ai soli stranieri che dimostrino la possibilita' di avviare attivita' di

lavoro autonomo in piena regola o di lavoro subordinato alle dipendenze di

un datore di lavoro (con l'esclusione, quindi, di coloro che abbiano

vissuto e continuerebbero a vivere di lavori leciti, ma saltuari o precari,

che costituiscono una via di mezzo, difficilmente classificabile, tra il

lavoro subordinato e il lavoro autonomo);

d) ai soli stranieri (regolarizzazione per motivi familiari) che rientrino

nelle previsioni di legge per il ricongiungimento familiare (con

l'esclusione, quindi, di tutti gli altri familiari conviventi, quali figli

maggiorenni, fratelli, cugini, etc.);

e) ai soli stranieri le cui condizioni non ostino all'ingresso in Italia

(con l'esclusione, quindi, di tutti coloro che siano stati oggetto, in

passato, di provvedimenti di espulsione amministrativa).

Tali restrizioni, unitamente al breve tempo disponibile e alla assenza di

certezza per coloro la cui domanda risulti in esubero rispetto alla quota

fissata per il 1998, rischiano di determinare, contro la volonta' del

Governo che lo adotta, il fallimento del provvedimento. Il fondato timore

di non riuscire a dimostrare il pieno possesso dei requisiti e di

incorrere, in definitiva, in una intimazione di espulsione, indurra'

infatti una larga parte della popolazione irregolare ad astenersi dalla

presentazione della domanda di regolarizzazione.

Ci sembra necessario, pertanto, provvedere a consolidare l'efficacia del

provvedimento con l'adozione e l'adeguata pubblicizzazione delle seguenti

modifiche essenziali:

1) sia previsto esplicitamente il rilascio di un permesso di soggiorno

provvisorio, utilizzabile per lavoro e per studio e rinnovabile fino a

regolarizzazione completata, a quanti presentino domanda, anche in mancanza

di documentazione completa o in pendenza di semplice espulsione

amministrativa, e non rientrino nella quota fissata per il 1998;

2) sia ampliato il novero dei requisiti sufficienti per la regolarizzazione

per lavoro, con l'inclusione dei lavori saltuari o precari, e di quella per

motivi familiari, con l'inclusione di figli maggiorenni, fratelli, etc., e

sia presa in considerazione la possibilita' di regolarizzazione per studio;

3) sia considerata positivamente, sia pure in subordine rispetto alla

posizione di quanti siano da tempo inseriti in Italia, la condizione di chi

e' entrato dopo il 27 Marzo.