DOCUMENTO SULLA POSIZIONE DELLíACNUR RIGUARDANTE IL TRATTAMENTO DEI RICHIEDENTI ASILO PROVENIENTI DAL KOSOVO

NEI PAESI DI ACCOGLIENZA

 

Linee-Guida Nella Valutazione Delle Domande Di Asilo Degli Albanesi

Del Kosovo Da Parte Dei Governi

 

Gruppi a rischio

1. Gi‡ prima dellíesplosione della violenza nei primi mesi del 1998, esistono fonti di informazione attendibili circa la repressione subÏta dagli albanesi del Kosovo e delle serie violazioni dei diritti umani a loro carico sulla base di motivazioni etniche e politiche. La guerra civile, provocata dalla recrudescenza generalizzata della violenza, non nega la sussistenza delle ragioni che la Convenzione del ë51 prevede come giustificative della fuga dei rifugiati. Infatti, le specifiche ragioni che inducono i richiedenti asilo a fuggire, sono, in alcuni casi, rafforzate dal conflitto. I due tipi di motivazioni giustificative dellíabbandono del luogo di origine - repressione per ragioni di appartenenza etnica e fuga dal conflitto, non si escludono a vicenda. Sfollati a causa di guerre o conflitti possono legittimamente temere persecuzioni. La guerra, anzi, puÚ rappresentare il metodo scelto dai persecutori - siano essi parte dellíapparato dello Stato o no - allo scopo di reprimere o eliminare interi gruppi umani a causa della loro appartenenza etnica o di alti tipi di affiliazione.

2. Alcuni gruppi incorrono in particolari rischi di persecuzione:

Uomini di etnia albanese, abili alla leva militare sono generalmente considerati, dalle autorit‡, almeno sostenitori dellíEsercito di Liberazione del Kosovo (KLA ñ Kosovo Liberation Army), se non proprio militanti attivi, soprattutto se provengono da zone delle province colpite dal conflitto. Queste persone sono state sottoposte a interrogatori, detenzione, percosse e altri maltrattamenti a volte fino alla morte;

La popolazione civile di etnia albanese residente nelle aree dove il KLA Ë attivo, viene considerata dalla autorit‡ come sostenitrice del KLA stesso. Le abitazioni civili e altre propriet‡ sono perciÚ destinate alla distruzione allo scopo di impedire al KLA di trarne vantaggio. Questo si traduce, per i civili, in persecuzioni generalizzate fino anche alla morte;

Parenti di combattenti certi o presunti del KLA, presi dome bersaglio dalle forze di sicurezza serbe;

Precedenti combattenti del KLA (che potrebbero tuttavia non essere considerati rifugiati, se rientrano nelle clausole di esclusione previste nell'art. 1 F della Convenzione del í51);

Dipendenti dei paralleli servizi medici kosovari ñ molti di loro sono stati molestati e, in alcuni casi, detenuti per sospetto aiuto medico e sanitario fornito al KLA);

Membri di comunit‡ di emergenza organizzate per líassistenza degli sfollati sono stati a loro volta presi di mira per gli stessi motivi dei dipendenti sanitari;

Intellettuali albanesi (compresi giornalisti, attivisti di organizzazioni per la tutela dei diritti umani, avvocati o politici) che vengono considerati simpatizzanti del KLA o della causa albanese. Il redattore capo del quotidiano in lingua albanese ìBjukuî Ë stato recentemente fermato e continua ad essere agli arresti.

3. Naturalmente questo elenco non esclude che altri individui o gruppi possano essere riconosciuti come particolarmente a rischio. Quelli qui riportati sono i gruppi che fino a questo momento sono stati individuati dallíACNUR.

 

Renitenti alla leva e Disertori

4. Mentre Ë ormai generalmente riconosciuto che la renitenza alla leva e la diserzione non costituiscono valide basi per il riconoscimento dello status di rifugiato, renitenti alla leva e disertori provenienti dallíEsercito Jugoslavo (VJ) possono, in realt‡, dimostrare la sussistenza di un fondato timore di persecuzione a causa del loro rifiuto di sottoporsi al servizio militare. Il fondamento del riconoscimento, in queste circostanze particolari, Ë da rinvenire in valide ragioni di coscienza, nei casi in cui:

sottoporsi al servizio militare Ë contrario a genuine convinzioni politiche, religiose o morali, in assenza di un servizio alternativo;

tale rifiuto e da mettere in relazione ad un'azione militare che Ë stata condannata dalla comunit‡ internazionale come contraria alle fondamentali norme di trattamento degli esseri umani.

Si render‡ necessaria, perciÚ, una seria valutazione condotta sulle ragioni del rifiuto, sulla genuinit‡ delle dichiarazioni del richiedente e sulle conseguenze che potrebbe subire (sia legali che extra-giuridiche). Rispetto a questa seconda serie di motivazioni ñ viste le modalit‡ con cui il presente conflitto viene condotto (vedi i dati relativi e i rapporti provenienti dalle organizzazioni per la tutela dei diritti umani) e le reazioni della comunit‡ internazionale ñ dovranno essere fornite serie motivazioni alla base del rigetto della domanda fondata sulla avversione a partecipare ad azioni contrarie alle fondamentali regole della condotta umana.

 

Altri Potenziali Gruppi a Rischio

5. Nonostante lo scopo di questo documento sia quello di fornire linee direttive nella valutazione delle richieste di asilo provenienti da albanesi del Kosovo, Ë necessario considerare che membri di altre comunit‡ possono rischiare persecuzioni, a volte per mano di agenti non statali. Il KLA, da parte sua, Ë anchíesso coinvolto in rapimenti, sottrazione di ostaggi e anche uccisione di persone di origine serba e rom, cosÏ come di albanesi sospettati di simpatizzare con le autorit‡ serbe nelle zone sotto il loro controllo. Si sono verificati rapimenti e sparizioni allíinterno della comunit‡ serba, albanese, rom e di altre etnie, per sospetto sostegno alle autorit‡ serbe.

 

Rientro dei Casi Respinti

6. Il 9 marzo 1998, líACNUR ha esortato i Governi Europei a sospendere il rinvio dei richiedenti asilo kosovari respinti verso la Repubblica Federale di Jugoslavia, per ragioni umanitarie, almeno fino a quando la situazione nella provincia non si sia stabilizzata. Verso la fine di aprile, líACNUR ha rinnovato la sua richiesta, affermando che nell'attuale esplosiva situazione, líACNUR ritiene che il rientro dei richiedenti asilo respinti dagli Stati europei, puÚ comportare rischi per líincolumit‡ dei rimpatriati, per la possibilit‡ di esporli a trattamenti vietati dagli strumenti internazionali di tutela dei diritti umaniî. LíUfficio ha dunque raccomandato di sospendere temporaneamente le misure di rimpatrio, fino a che non si verifichi un ìchiaro ed evidente progresso verso il dialogo e la tensione si sia allentataî.

7. Dal momento di questo rinnovato appello, la situazione in Kosovo Ë peggiorata in modo significativo. Nel suo ultimo Rapporto al Consiglio di Sicurezza, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha rilevato che ìil crudo diffondersi della violenza e líevidente uso eccessivo della forza da parte delle autorit‡ contro i civili, come parte della strategia del Governo contro il KLA, sono causa di allarme e preoccupazioneî. Si impone allíACNUR líesigenza di rinnovare líappello agli Stati affinchÈ sospendano temporaneamente il rimpatrio in Kosovo dei richiedenti asilo respinti sulla base di ragioni umanitarie. Tale richiesta Ë motivata dalla evidente recrudescenza del conflitto, dai rischi per la sicurezza dei rimpatriati e il rischio ulteriore che tali rimpatri possano oltremodo destabilizzare la situazione.

 

Status Umanitario

8. Data la situazione attuale di violenza, i profughi dal Kosovo che, in base a una rigida interpretazione, non soddisfano i criteri della Convenzione del í51 per il riconoscimento dello status di rifugiato, possono, nondimeno, necessitare protezione poichÈ vittime di conflitti e violenza. Per queste ragioni, non dovrebbero essere rimpatriati nellíarea in questione. Nellíinteresse di evitare uníindesiderata instabilit‡ sociale ed economica, líUfficio richiede agli Stati che ancora non lo fanno, di prendere in considerazione in questi casi una qualche forma di permesso di soggiorno per motivi umanitari per il tempo necessario ad assicurare protezione.

 

Sicurezza allíinterno della Repubblica Federale di Jugoslavia

9. Si tratta di una questione essenzialmente pratica e concreta, relativa alla efficacia e alla ragionevolezza di uno spostamento verso uníaltra localit‡ allo scopo di trovare protezione allíinterno del paese. Le circostanze considerate nel caso specifico saranno di importanza capitale. Per quanto riguarda la larga maggioranza delle richieste di albanesi del Kosovo ñ le quali sono basate su fondati timori di persecuzione condotta da agenti dello Stato che possono agire su tutto il territorio della Repubblica Federale di Jugoslavia (facendo parte della polizia, delle forze di sicurezza o militari jugoslave), si ritiene che non sia possibile offrire protezione allíinterno della stessa RFJ. Inoltre, la natura fluida e non prevedibile del conflitto in Kosovo, ha condotto a successivi spostamenti di persone dentro e fuori i confini del Kosovo, e indica una situazione chiaramente instabile e in rapido cambiamento nella regione. Violenza e persecuzioni interessano uníarea geografica via via sempre pi˜ estesa, esplodendo imprevedibilmente fino a varcare i confini della vicina Albania. Tale continua recrudescenza delle circostanze, la loro fluidit‡ e la loro diffusione geografica, ma soprattutto la loro imprevedibilit‡, comporta che, al momento attuale, ricercare protezione duratura allíinterno della RFJ non puÚ essere considerata una valida alternativa.

10. Per quanto riguarda le richieste di asilo non basate su un timore verso le autorit‡ dello Stato, ma, al contrario, nei confronti del KLA o di suoi simpatizzanti, la prima delle argomentazioni su riportate non preclude la presa in esame di alternative di ricollocamento allíinterno del paese. La seconda serie di considerazioni continua a trovare applicazione. Eí importante ricordare che líanalisi relativa alla ragionevolezza di tali trasferimenti risiede anche nelle circostanze esistenti nel luogo di accoglienza. Per quanto riguarda Serbia e Montenegro ñ per quelle richieste basate su persecuzioni provenienti da agenti non statali ñ líanalisi sulla ragionevolezza degli spostamenti in queste localit‡ deve tenere in considerazione non solo le condizioni degli individui coinvolti, ma anche quelle che si incontrano in loco. CiÚ includerebbe fattori come la limitata capacit‡ di accoglienza e di assorbimento delle strutture, considerazioni relative a ricostituzione ed equilibrio di gruppi etnici, riferimenti alla stabilit‡ politica e allíatteggiamento della popolazione locale.

11. Per quel che riguarda il Montenegro, la capacit‡ di accoglienza e assorbimento delle sue strutture Ë al limite, dal momento che sta gi‡ ospitando una popolazione di sfollati provenienti dal Kosovo, stimata intorno alle 31.000 unit‡, in aggiunta a qualcosa come 30.000 rifugiati da Bosnia Erzegovina su una popolazione totale di 644.000 persone. Sono sorte difficolt‡ nelle forniture di cibo e nel reperimento dei luoghi di accoglienza per gli sfollati, come denunciano le autorit‡ montenegrine nelle recenti settimane, sottolineando líimpossibilit‡ di assorbire ulteriormente altra popolazione, nonostante il paese abbia tentato di conservare una politica aperta verso i nuovi arrivi.

12. Il Segretario Generale ha puntualizzato che il crescente numero di sfollati e rifugiati nella regione ìpuÚ essere allíorigine di ulteriore instabilit‡î, e ha individuato in tali spostamenti che allontanano dalla necessit‡ di ricercare un compromesso sulla base di una comunit‡ multi-etnica come ìun elemento particolarmente pericolosoî nella situazione del Kosovo. Lo Stato del Montenegro conta una popolazione stabile di 40.000 persone di etnia albanese, e il numero degli sfollati al momento attuale ammonta a quasi il doppio. Ospitare un numero maggiore di persone potrebbe alterare gli equilibri interni e condurre ad instabilit‡ politica in Montenegro, destabilizzando ulteriormente líintera regione. LíACNUR ritiene che nellíattuale situazione, i principi di solidariet‡ internazionale e di condivisione richieda da parte dei paesi ospiti uníanalisi sulla ìragionevolezzaî di ulteriori spostamenti verso il Montenegro, alla luce delle considerazioni appena fatte. Imporre di sopportare altri oneri che potrebbero causare instabilit‡ nella regione, non Ë, nellíopinione dellíACNUR, nÈ appropriato nÈ ragionevole.

 

Ritorno dei richiedenti asilo in Albania

13. Líesperienza attuale ci dimostra che i richiedenti asilo di etnia albanese provenienti dal Kosovo non saranno rimpatriati dalle autorit‡ albanesi nÈ in Kosovo nÈ in qualche altra regione della Repubblica Federale di Jugoslavia, nÈ i loro diritti umani saranno deliberatamente violati dallo Stato. In realt‡, líACNUR ritiene che le autorit‡ in Albania stiano facendo del loro meglio per accogliere e proteggere coloro che hanno cercato rifugio nel paese. Comunque, per una serie di ragioni esposte nei paragrafi che seguono, i richiedenti asilo non potranno essere rimpatriati in Albania.

14. Non Ë possibile che le infrastrutture legali a tutela dei diritti dellíuomo e dei rifugiati siano adeguate, nonostante i sinceri sforzi delle autorit‡. LíAlbania Ë firmataria sia della Convenzione del ë51 relativa allo status di rifugiato sia della Convenzione Europea sui Diritti dellíUomo e le Libert‡ Fondamentali del ë50. Tuttavia la Convenzione del ë51 non Ë stata resa effettiva attraverso líadozione di una legislazioni specifica o tramite procedure o altre prassi amministrative. La legge sullíimmigrazione contiene numerosi articoli relativi ai rifugiati ma si Ë ancora lontani da un quadro normativo di riferimento completo e coerente. Eí all'esame un nuovo disegno di legge sullíasilo ma ancora deve essere approvato dal Parlamento e non si prevedono ancora coerenti piani di attuazione. In breve, non Ë riscontrabile una procedura per la determinazione dello status di rifugiato e dunque non Ë contemplato dalla legge uno status per i rifugiati del Kosovo. In effetti, la loro presenza Ë tollerata in Albania, ma non potendo godere di uno status specifico, la loro situazione Ë precaria. Questa assenza di una specifica tutela legale assume un significato ancora maggiore nelle attuali circostanze cosÏ mutevoli e incostanti.

15. LíAlbania Ë uno dei paesi pi˜ poveri díEuropa. Poco pi˜ di un anno fa il paese Ë stato scosso da cambiamenti radicali che hanno portato al collasso il governo e al prevalere del caos con conseguente distruzione di elementi significativi delle infrastrutture, saccheggio dei depositi di armi militari e la diserzione in massa dellíesercito. Al momento attuale il paese sta tentando di risollevarsi da questa situazione difficile, mettendo mano alla ricostruzione delle infrastrutture, fisicamente, economicamente e socialmente. Il conflitto nel vicino Kosovo preoccupa le autorit‡ in modo significativo e i recenti rapporti di incursioni nel territorio e nello spazio aereo albanese da parte di forze della RFJ rischiano di travolgere la stessa Albania nel conflitto. Gi‡ la capacit‡ delle autorit‡ di fornire accoglienza, cibo, lavoro e protezione alla popolazione nativa albanese Ë estremamente limitata senza dover considerare il nuovo afflusso di albanesi dal Kosovo. Le stesse autorit‡ sono le prime a riconoscere i loro limiti in questo senso.

16. In particolare, la situazione delle regioni settentrionali dellíAlbania, dove i kosovari si sono rifugiati, Ë notoriamente instabile e in crescente militarizzazione. In un tale contesto, i diritti umani fondamentali non possono essere adeguatamente assicurati sia per i cittadini stessi che per chiunque altro, inclusi i kosovari e gli operatori umanitari che intervengono per assisterli, nonostante i migliori sforzi del Governo albanese. Infatti, i luoghi di accoglienza del nord, per quanto inadeguati, sono disponibili appunto perchÈ i precedenti residenti hanno preferito abbandonare la regione a causa della sua instabilit‡ e mancanza di infrastrutture. La situazione si fa particolarmente difficile per quelle categorie maggiormente vulnerabili, come gli anziani, le donne o i bambini non accompagnati da un membro del gruppo familiare, i quali sono esposti ad abusi e sfruttamenti fisici e sessuali. Per gli uomini abili alla leva, il rischio di reclutamento coatto nelle fila delle forze combattenti del KLA diventa sempre pi˜ concreto con il permanere del conflitto. Anche in altre regioni dellíAlbania dove líACNUR sta attualmente tentando di trasferire alcuni rifugiati particolarmente vulnerabili, la capacit‡ di fornire protezione e assistenza alla popolazione rifugiata Ë seriamente compromessa, vista la carenza di adeguate infrastrutture fisiche per assorbire tale popolazione, la scarsit‡ di ufficiali di polizia o altre autorit‡ governative o militari adeguatamente preparati.

 

Ritorno dei richiedenti asilo in Bosnia Erzegovina

17. La Bosnia Erzegovina Ë un paese che sta risorgendo da un conflitto e si sta fortemente impegnando nel trovare la capacit‡ di assorbire il rientro dei precedenti residenti fuggiti a causa del conflitto dei primi anni ë90. PoichÈ il disegno di legge sullíasilo Ë ancora allíesame del Governo, ancora non Ë stata predisposta una procedura di riconoscimento dello status di rifugiato. Anche se líACNUR cerca attivamente di persuadere le autorit‡ in loco ad accogliere i richiedenti asilo kosovari e fornire loro protezione e assistenza, non ritiene che la capacit‡ di assorbimento e le strutture legali della Bosnia Erzegovina siano sufficienti anche per le esigenze di coloro che stanno rimpatriando da altri potenziali paesi di accoglienza.

18. LíACNUR riconosce che esiste una limitata capacit‡ da parte della Bosnia Erzegovina nellíassicurare la tutela dei diritti umani dei richiedenti asilo e dei rifugiati, e sottolinea che la comunit‡ internazionale ha richiesto al paese di votare la proprie forze allíattuazione, in primo luogo, delle previsioni dellíAllegato 7 dellíAccordo di pace di Dayton, relative al reinsediamento dei rifugiati e degli sfollati nazionali. Deviare líattenzione delle autorit‡ da questo obiettivo allo scopo di accogliere un seppur minimo numero di richiedenti asilo che potrebbero essere indirizzati verso altri paesi, potrebbe provocare un significativo rallentamento nel processo di rimpatrio della popolazione nazionale che Ë obiettivo non solo del Governo bosniaco ma dellíintera comunit‡ internazionale e particolarmente dei paesi dellíEuropa occidentale che hanno accolto per la maggior parte coloro che sono in attesa di poter tornare nel proprio paese.

 

La posizione dellíACNUR

19. Sulla base della suddetta analisi e delle informazioni a disposizione, líACNUR esprime la conclusione che la situazione nellíintero Kosovo Ë a rischio e instabile, che persecuzioni sulla base dellíappartenenza etnica sono un risultato di tale situazione - fenomeno, questo, per la verit‡ in crescita ñ che non Ë possibile assicurare protezione alla maggior parte degli sfollati dentro i confini della Repubblica Federale di Jugoslavia, che la prognosi prevede un ulteriore deterioramento della situazione e che líAlbania sta rapidamente giungendo al limite delle sue capacit‡ di paese ospite in termini di possibilit‡ di accoglienza, e per ciÚ che riguarda tolleranza e sicurezza. Di conseguenza, i paesi ospiti si confrontano con un gruppo di richiedenti asilo, di proporzioni ancora accettabili, la cui situazione Ë precaria e che non possono e/o non devono essere rinviati in patria. Tra loro vi saranno alcuni che presenteranno domande di asilo inequivocabili. LíACNUR lancia un appello perchÈ gli Stati di accoglienza si facciano carico delle loro responsabilit‡ verso i rifugiati e perchÈ la loro azione nei loro confronti si conformi a principi umanitari e di protezione.

 

 

 

 

 

 

Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

(ACNUR)

25 agosto 1998

 

 

Vedi vari rapporti delle Nazioni Unite redatti dal Relatore Speciale della Commissione dei Diritti Umani, Mr. T. Mazowiecki, Ms. E. Rehn e Mr. J. Dienstbier.

Vedi paragrafi 167-174 del Manuale ACNUR sulle Procedure e Criteri per la Determinazione dello Status di Rifugiato.

Rapporto del Segretario Generale redatto a seguito della Risoluzione 1160(1998) del Consiglio di Sicurezza, S/1998/712, par. 17.

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