immigrazione & diritti

Immigrazione libera!

 

Benefici per tutti, datori di lavoro e lavoratori extracomunitari. E con un vantaggio non da poco: niente più immigrazione illegale.

Possibile? Sì, accettando di abbattere l'Europa fortezza

di Sergio Briguglio*

La nuova legge sull'immigrazione era stata presentata, dai ministri che l'avevano sponsorizzata, come una sapiente miscela di apertura e rigore: l'apertura riguardava i diritti dell'immigrato regolare, il rigore l'atteggiamento verso l'immigrato irregolare. I fatti di agosto, con la detenzione degli immigrati sbarcati sulle coste siciliane, hanno chiarito in modo lampante come, essendo ben distinti i destinatari di apertura e rigore, quanti incappino nella parte del rigore possano, con quella sapiente miscela, farci la birra.

Di fronte a una politica prioritariamente imperniata su una smania di respingimento, si sono registrati, nel mondo tradizionalmente aperto ai problemi dell'immigrazione, due diversi atteggiamenti. La maggior parte dei soggetti (inclusa la quasi totalità delle istituzioni religiose) ha taciuto. Al massimo, qualche blando fervorino con l'invito a essere un po' più buoni: nessun corteo, nessun anatema, a dispetto del centinaio di immigrati uccisi dalla solerzia con cui si sono difese le frontiere. Qualcuno ha protestato e continua a protestare in questi giorni. In particolare, la protesta riguarda i cosiddetti centri di permanenza temporanea. Al di là della valenza simbolica di norme che prevedono la limitazione della libertà di persone che non hanno recato danno a nessuno, la preoccupazione è fondata su questioni tecniche niente affatto trascurabili.

FAVORISCA

I DOCUMENTI

La custodia dello straniero da espellere o da respingere è finalizzata all'identificazione dello straniero e del suo Paese d'origine, indispensabili per eseguire il rimpatrio. A questo scopo possono tornare utili gli accordi bilaterali che il Governo ha stipulato, sulla base di una disposizione della nuova legge, con diversi Paesi non appartenenti all'Unione europea. Con tali accordi quei Paesi si impegnano, in cambio di altri benefici, a collaborare alla riammissione dei propri cittadini che debbano essere allontanati dall'Italia e, in alcuni casi, all'ammissione di cittadini di Paesi terzi che si trovino nella medesima situazione.

Il rischio per lo straniero interessato, anche per via dei tempi ridotti in cui devono svolgersi le procedure di identificazione e allontanamento, è triplice: che sia rinviato in un Paese che con troppa facilità l'ha riconosciuto come proprio cittadino; che sia rinviato (direttamente o "di rimbalzo") in un Paese dove possa correre pericoli per la propria vita o libertà personale; che, pur avendone i requisiti, non sia messo nella condizione di presentare una domanda di asilo. Il miglior modo per cautelarsi da questi rischi consisterebbe, per un verso, nel monitorare l'applicazione degli accordi bilaterali, per l'altro, nel consentire i contatti tra lo straniero trattenuto e i rappresentanti di organismi di tutela dei diritti dell'uomo. Fino a oggi c'è stata una fortissima resistenza da parte delle amministrazioni di fronte a quest'ultima possibilità, mentre la prima non sembra sia stata neanche presa in considerazione.

La protesta del 24 ottobre ??? potrebbe indurre il Governo a rivedere sia il contenuto degli accordi sia lo schema di regolamento attuativo della nuova legge, in fase di completamento. Ritengo però che si tratti comunque di una battaglia di retroguardia. Si configura infatti come il tentativo di temperare, con un più attento rispetto dei diritti fondamentali, una visione dell'immigrazione indiscutibilmente negativa a causa degli alti livelli di disoccupazione nei Paesi europei. Su tale visione convergono, in tutta Europa e al di là dei linguaggi usati, tanto le forze politiche di destra quanto quelle di sinistra. La destra condisce queste idee con argomenti di stampo xenofobo o, nei casi migliori, con lo slogan ; la sinistra con quello di una parificazione pressoché perfetta dell'immigrato regolare al cittadino nativo (si vedano le proposte di modifica della legge sulla cittadinanza in Germania e in Italia). Entrambi gli approcci tuttavia hanno in mente la sostanziale, progressiva sparizione della figura dell'immigrato regolare.

UGUALI

SUL MERCATO

Credo che sia giunto il momento di procedere a una sorta di rivoluzione copernicana. Il punto di partenza è dato dall'osservazione che una liberalizzazione dei movimenti migratori e del mercato del lavoro - sia pure in un contesto di rigido controllo sulle condizioni di sicurezza fisica e morale del lavoratore - conducono a un indiscutibile beneficio per i datori di lavoro (secondo la legge economica che l'aumento dell'offerta abbassa il costo del lavoro) e per i lavoratori stranieri (che, nel caso di frontiere chiuse, resterebbero irrimediabilmente esclusi dal mercato). Tale liberalizzazione porta, però, a uno svantaggio per i lavoratori nazionali, che subiscono la concorrenza degli stranieri e il conseguente abbassamento dei salari. Si può tuttavia dimostrare come il vantaggio ottenuto dai datori di lavoro sopravanzi il danno subito dai lavoratori nazionali. å possibile, quindi, con opportune misure di ridistribuzione della ricchezza (quali-come????), riportare i lavoratori nazionali alla condizione originaria a spese dei datori di lavoro, senza però che questi vedano sparire tutto il vantaggio ottenuto con l'apertura delle frontiere. In tal modo si ottiene una condizione in cui tutti i protagonisti del mercato - datori di lavoro e lavoratori nazionali e stranieri - ottengono vantaggi o, almeno, non subiscono alcuno svantaggio.

Una ricetta di questo genere ha il grande pregio di fare piazza pulita, in nome del beneficio generale che produce, di tutto il capitolo sulla repressione dell'immigrazione illegale. Non esisterebbe più, infatti, alcuna immigrazione illegale. Tutto risolto? Tutto, tranne un punto: per riportare il sorriso tra i lavoratori nazionali si dovrebbe dare vita a una politica ridistributiva di cui i lavoratori stranieri non beneficerebbero (avendo già avuto un copioso vantaggio dall'apertura delle frontiere). Questo rappresenta, da un punto di vista astratto, una forma di discriminazione. E tutti oggi, in Europa, sono disposti a strapparsi le vesti di fronte alla più piccola parvenza di discriminazione. Si finisce così per preferire la logica del tenere fuori gli immigrati - liberi di crepare nel Paese loro - pur di non vederli discriminati nella nobile Europa. Fioriscono centri di permanenza temporanea accanto a proposte di legge per la cittadinanza e per il diritto di elettorato attivo, passivo e riflessivo.

In una sapiente, stupidissima miscela.

* Esperto Caritas in materia di immigrazione